mercoledì 9 giugno 2021
Parla, anzi taci. Saman Abbas e il "silenzio delle femministe"
mercoledì 27 novembre 2013
Violenza sessista: né rigurgito dell’arcaico, né anomalia della modernità
mercoledì 29 maggio 2013
Assassino è chi uccide. Ovunque
lunedì 27 maggio 2013
Cesare Lombroso e la specificità calabrese
lunedì 20 maggio 2013
La marcia per la vita e le madri snaturate
venerdì 25 novembre 2011
Violenza sulle donne / Appello per Adama: una storia, molte violenze
* Che significa: senza documenti giudicati validi nella Fortezza Europa.
mercoledì 13 luglio 2011
Femminicidio senza fine
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Meridionali e predisposizione genetica
Sarah e le pari opportunità
Per Faith, condannata a morte dallo stato italiano
Le femministe si uccidono mirando alla testa
sabato 25 giugno 2011
Il colore della violenza contro le donne / The Color of Violence Against Women
sabato 9 ottobre 2010
Sarah e le pari opportunità

L'immagine è un'opera dell'artista Jenny Holzer, qui in Marginalia via Gli occhi di Blimunda.
martedì 5 ottobre 2010
Matrimoni combinati tra sessismo e razzismo
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Economia politica dello stupro
No Trespassing
Sessismo e razzismo: informazione e deformazione
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venerdì 1 ottobre 2010
Teresa Buonocore e il silenzio sui femminicidi nostrani
lunedì 13 settembre 2010
Sakineh o della guerra in nome delle donne

lunedì 17 maggio 2010
Spettri di femminista
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Messaggio estivo per i soliti sessisti, razzisti, fascisti ...
Messaggio mattutino per sessisti, razzisti, fascisti ...
Messaggio domenicale per i soliti ...
Italian Graffiti
sabato 5 dicembre 2009
Le femministe si uccidono mirando alla testa
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venerdì 30 ottobre 2009
Gli standard giornalistici intrisi di razzismo e sessismo visti dalla Next Generation Italy
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giovedì 17 settembre 2009
Per Sanaa Dafani
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Ricordando Hina Saleem. E le altre.
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La "femme" e "le petit nègre"
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giovedì 13 agosto 2009
Ricordando Hina Saleem. E le altre
L'11 agosto di tre anni fa, a Sarezzo, veniva uccisa a coltellate e seppellita nell'orto di casa dal padre e da altri parenti maschi Hina Saleem. Era emigrata in Italia dal Pakistan per ricongiungersi alla famiglia nel 1999, a quattordici anni. All'epoca dell'omicidio era dunque poco più che ventenne, lavorava in una pizzeria a Brescia dove conviveva con il suo ragazzo (italiano). Ma probabilmente tutti questi particolari sono inutili, ricorderete tutte e tutti Hina Saleem: come avevo già sottolineato in Violenza sulle donne e razzismo il suo fu uno dei pochissimi "omicidi in famiglia" saltati all'onore delle cronache italiane, mentre le tante donne uccise da mariti, fidanzati, amanti, padri, fratelli e parentame vario a stento riescono a conquistare uno striminzito trafiletto nelle pagine di cronaca. Ma nel caso di Hina fu diverso, tutt* avevano il proprio "guadagno" (o tornaconto): la stampa che banchettò sul suo corpo martoriato, i sostenitori dello "scontro di civiltà" che nell'omicidio vollero vedere la prova dell'impossibile "integrazione" dell'Islam nella nostra cultura, le presunte paladine dei diritti e della libertà delle donne come l'onorevole Daniela Santanchè che colsero l'occasione per denunciare i "barbari costumi" della famiglia musulmana di Hina e il silenzio delle "femministe" ... In realtà tante voci di donne, di femministe, italiane e non, furono semplicemente ignorate. Qualcuna scrisse che Hina siamo noi, altre che il mostro è il patriarcato parlando con coraggio della propria personale esperienza di oppressione. Io, piena di rabbia e disgusto dopo aver letto che Hina era stata seppellita "con la testa rivolta alla Mecca, come vuole la tradizione musulmana", chiedevo provocatoriamente in che direzione era rivolta la testa di quella giovanissima donna uccisa, vicino Venezia, dal suo amante a calci e pugni e poi sepolta ancora viva, incinta di nove mesi. Di questa donna non conoscevo, mentre scrivevo, il nome, come non conoscevo il nome del suo assassino, un italiano, marito e padre. Ma appunto queste sono storie che si leggono solo nei trafiletti. Solo più tardi ho "scoperto" che la ragazza sepolta viva si chiamava Jennifer Zacconi e che del suo omicidio si era parlato molto nella stampa locale, ma anche in questo caso strumentalmente: l'enfasi era stata posta sul fatto che era incinta e che nonostante il suo amante non fosse d'accordo aveva insistito per "tenersi il bambino". La sua morte divenne il prestesto per osannare la maternità, discutere sulla capacità giuridica del feto/embrione e se l'assassino dovesse essere condannato per uno o duplice omicidio. Sembra che dietro ci fosse lo zampino del Movimento per la vita, ma la storia di Jennifer non ricevette l'attenzione morbosa riservata all'omicidio di Hina. Due storie diverse, (come ancora diversa è la storia della donna migrante uccisa qualche giorno fa dal marito italiano), ma accomunate dalla volontà da parte di organi di informazione e apparati di dominio/controllo di usare strumentalmente la violenza sulle donne. Dire che Hina e le altre sono state uccise da quel violento rapporto di potere chiamato sessismo che non tollera la libertà delle donne, non è permesso. O meglio, puoi dirlo ma faranno finta di non sentirlo. E' questo, in sintesi, il cosiddetto "silenzio delle femministe" di cui parlava Santanchè ...
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giovedì 21 maggio 2009
L'uomo bianco stupra. Lo stato bianco assolve
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Per ricostruire la vicenda:
Italian Graffiti
Lo stupratore non è un malato. E' il figlio sano del patriarcato
Women Declare War On Rape
Rompere il silenzio non è (mai) inutile
giovedì 16 aprile 2009
Quando antisessismo fa rima con razzismo ...

Auspicherei (per il ri-avvio di un dibattito quanto mai necessario) ulteriori prese di distanza critica su quanto accaduto, anche (o forse soprattutto) da parte delle relatrici invitate al convegno (credo ignare dell'immagine usata per publicizzarlo). Di alcune ben conosco e apprezzo il lavoro teorico e militante contro la violenza subita dalle donne e credo abbiano l'intelligenza e la capacità di porre al centro la necessità di riflettere su queste questioni. Da parte mia, come contributo al dibattito, oltre quanto già scritto qui e altrove, mi limito a copiare la scheda che accompagna il manifesto Difendila! del Nucleo Propaganda nel catalogo della mostra La menzogna della razza a cura del Centro Furio Jesi:
Ciò che veniva ovunque suggerito, prospettato, sottinteso, è messo in scena qui, con tutta l'enfasi del caso: chi ha progettato il manifesto riteneva che la raffigurazione dello stupro avrebbe guadagnato in atrocità proprio sottolineando la diversità etnica di chi lo perpetra. Così il soldato nero ha sguardo lubrico, bocca e labbra ingigantite, mani ad artiglio, è tutto proteso nella brama di possesso simboleggiata dalla vampa di fuoco che sembra emanare dal suo corpo, materializzazione dello smodato desiderio erotico che il pregiudizio razzista ha spesso attribuito alle genti di colore. La donna bianca viene rappresentata come il suo opposto speculare: il volto atteggiato a severo sdegno ma composto nella sua dignità ferita, la veste candida della purezza, il corpo disperatamente teso nel virtuoso sforzo della repulsione.
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martedì 17 febbraio 2009
Economia politica dello stupro
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La (sconfortante) banalità di Clara
No trespassing: the (endlessly) continuance
No trespassing
Sessismo e razzismo: informazione e deformazione
Sommovimento antirazzista e antisessista
Riflessioni dal margine su razzismo e sessismo
Lontano/vicino: Combahee River Collective
Autodifesa femminista ed altre alternative
Women Declare War On Rape
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