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domenica 29 marzo 2015

Roma con il sole ...

Riunione del Comitato di Coordinamento di Storie in movimento e poi anche un po' di sole ... A proposito: su Academia.edu nuova pagina di Zapruder / Sim (e a breve il nuovo sito)

giovedì 7 febbraio 2013

In morte di Chokri Belaïd / Un appello dell'Associazione delle donne tunisine

Pubblichiamo la nostra traduzione dell'appello - diffuso in Italia tramite la mailing list Coordita -, scritto da Radhia Belhaj Zekri a nome dell'Association des Femmes Tunisiennes pour La Recherche et le Développement (Associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo) della quale è presidente, in seguito all'omicidio avvenuto ieri a Tunisi di Chokri Belaïd, segretario del partito dei Patriotes Democrates Unifiés (Patrioti Democratici Uniti), la coalizione di sinistra attualmente all'opposizione: // "È con costernazione che noi, aderenti all'Associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo (AFTURD), abbiamo appreso la notizia dell'assassinio del nostro amico Chokri Belaïd, militante politico, grande figura della resistenza alla dittatura di Ben Ali e infaticabile difensore dei diritti umani. Esprimiamo la nostra pena e la nostra indignazione davanti a questo crimine politico odioso che denunciamo con vigore e fermezza. Constatiamo con grande amarezza che questo atto fa parte di una serie di azioni premeditate per zittire tutte le voci libere che si oppongono all'instaurarsi di una nuova dittatura. La sanguinosa repressione dei movimenti popolari nelle regioni, i tentativi di imbavagliare i media, le violenze fisiche e verbali nei confronti degli attivisti e dei militanti politici , le armi accumulate illegalmente da due anni alla luce del sole da un lato, l'agire in tutta impunità "delle leghe di protezione della rivoluzione", i discorsi al vetriolo su emittenti e media sociali da mesi, le voci intorno a misteriosi "campi di addestramento" ed un partito politico al potere lassista e complice dall'altro, sono altrettante inquietanti premesse dei pericoli che minacciano una Tunisia in transizione ed un popolo che aspira alla libertà ed alla dignità. Invitiamo tutte le associazioni e tutte le voci libere nel mondo a solidarizzare con le lotte delle tunisine e dei tunisini per l'uguaglianza, la democrazia e la giustizia sociale. Gridiamo a voce alta e forte a coloro che attraverso questo omicidio volevano instaurare il terrore nei nostri cuori, che le vie delle nostre città inondate dalla marea di tunisine e tunisini che urlano la loro indignazione contro queste pratiche terroriste estranee al nostro paese, sono la prova che il fascismo non passerà e che Chocri non è morto invano. Ci uniamo all'iniziativa dei partiti democratici e della società civile di organizzare una giornata di lutto, di sciopero generale e di esequie nazionali venerdì 8 febbraio" (Traduzione dal francese di Vincenza Perilli) // Testo originale: "C’est avec consternation que nous, adhérentes de l’Association des Femmes Tunisiennes pour La Recherche et le Développement (AFTURD), avons accueilli la nouvelle de l’assassinat de notre ami Chokri Belaïd, militant politique, grande figure de la résistance à la dictature de Ben Ali et infatigable défenseur des droits humains. Nous exprimons notre grande peine et notre indignation devant ce crime politique odieux que dénonçons avec vigueur et fermeté.Nous constatons avec beaucoup d’amertume que cet acte fait partie d’une série d’actions préméditées pour faire taire toutes les voix libres qui se mettent en travers de l’installation d’une nouvelle dictature : La répression sanglante des mouvements populaire dans les régions, les tentatives de musèlement des médias, les violences physiques et verbales à l’égard des activistes et militants politiques d’une part, les armes amassées illégalement depuis deux ans au vu et au su de tout le monde, l’agissement en toute impunité des « ligues de protection de la Révolution », les discours au vitriol sur les chaines et médias sociaux depuis des mois , les rumeurs autours de mystérieux « Camps d’entrainement » et un parti politique au pouvoir laxiste voire complice d’autre part sont autant de prémices inquiétants des dangers qui menacent une Tunisie en transition et un peuple qui aspire à la liberté et à la dignité .Nous appelons toutes nos associations partenaires et toutes les voix libre de par le monde à se solidariser aves les luttes des Tunisiennes et des Tunisiens pour l’égalité, la démocratie et la justice sociale. Nous crions haut et fort à ceux qui par ce meurtre, voulaient implanter la terreur dans nos cœurs, que les rues de nos villes inondées par des raz-de-marée de Tunisiennes et Tunisiens sortis crier leur indignation contre ces pratiques terroristes étrangères à notre pays sont la preuve que le fascisme ne passera pas et que Chocri n’est pas mort pour rien.Nous nous joignons à l’initiative des partis politique démocratiques et de la société civile d’organiser une journée de deuil, jour de grève générale et des obsèques nationales le vendredi 8 février". Si veda anche il sito del Cospe//

sabato 5 marzo 2011

Dal Medio Oriente al Nordafrica fino all'Italia: un otto marzo di lotta e rivolta senza fiocchi rosa!

Chi segue da un po' Marginalia sa bene dell'allergia alle mimose che alberga in questo blog, della poca passione per la "festa" e i "miti" dell'otto marzo. Se poi, come sembra stia succedendo quest'anno, c'è chi pensa di addobbare questa ricorrenza con fiocchi rosa e appelli alle donne italiane, la nostra allergia rischia di trasformarsi in vero e proprio shock anafilattico. Ma l'adrenalina salva-vita viene dai segnali di lotta e rivolta che giungono dai paesi a sud del Mediterraneo, dall'appello che vi avevamo segnalato delle donne di Nasawiya per una International Women's Day in Lebanon, all'alleanza femminista Women United for Future of the Middle East (Donne unite per il futuro del Medio Oriente) messa in piedi dalle donne di Sawt al Niswa, che chiedono a tutte le singole e realtà femministe del Medio Oriente e del Nord Africa di fare fronte comune e alle donne di ogni parte del mondo di sostenerle. Ma tante (fortunatamente) sono anche le iniziative di lotta e rivolta senza fiocchi rosa che si stanno programmando per l'otto marzo qui in Italia (vorremmo potervi promettere presto un altro post che le segnalasse tutte, ma sapendo già che non ne avremo sicuramente il tempo, vi invitiamo a visitare i tanti siti femministi che abbiamo inserito nelle nostre sitografie da Femminismi a Razzismo_Genere_Classe passando per Movimenti lgbtq*). Ve ne segnaliamo solo una, un'iniziativa che riteniamo preziosa e nella quale siamo state felici di essere state coinvolte: No hagra! No tirannia!, un'intera giornata di solidarietà e di approfondimento riflessione sul ruolo delle donne nelle rivolte nei paesi a sud del mediterraneo che si svolgerà al Centro Zonarelli (via Sacco, 4 - Bologna) per l'appunto l'otto marzo. In programma, a partire dalle 11 del mattino: filmati da Egitto, Algeria, Tunisia, Palestina, Iran, Libia, esposizione di foto, documenti, disegni, oggetti, libri e bibliografia al femminile sul momdo arabo curata dal Centro Amilcar Cabral, Casa di Khaoula e altre boblioteche del quartiere, un angolo per la cura e la bellezza del corpo coordinato da Hend Hamed, frammenti di letteratura araba contemporanea letti da Fouzia, Mariem, Nada, Fatima, Asmaa, Samira, Agjba, Olfa, Soumya. E poi ancora collegamenti con Al Jazeera, presentazioni di libri sul femminismo islamico, dibattiti, interventi e per finire (ma abbiamo sicuramente dimenticato qualcosa) cena con the alla menta e al cardamomo e cous cous tunisino super-piccante ...

lunedì 17 gennaio 2011

New Dangerous Liaisons

New Dangerous Liaisons. Discourses on Europe and Love in the Twentieth Century, è un recente volume a cura di Luisa Passerini, Liliana Ellena e Alexander C.T. Geppert. Il libro indaga il ruolo svolto da ciò che definiamo "amore" (e/o dai "discorsi" su ...) nella costruzione dell'identità europea (della "Europeanness") nel ventesimo secolo, sia nella stessa Europa (ad esempio durante il nazismo) che nei contesti coloniali (nel sito dell'editore - Berghahn Books - per intanto trovate l'indice). E' uno dei volumi che vorremmo assolutamente trovare il tempo di leggere in questo 2011 ...

mercoledì 20 ottobre 2010

Challenging Italian Racism: Intersezioni tra razzismo e sessismo nell'Italia contemporanea. Una cartografia critica dei recenti dibattiti femministi

Intersections of racism and sexism in contemporary Italy: A critical cartography of recent feminist debates, è il titolo di un saggio di Chiara Bonfiglioli appena pubblicato sull'ultimo numero di Darkmatter, Challenging Italian Racism, con interventi, tra gli altri, di Sandro Mezzadra, Renate Siebert, Costanza Margiotta ... L'intero numero è online, il saggio di Chiara potete leggerlo qui, buona lettura e riflessioni.

domenica 17 gennaio 2010

La straniera a Torino


Martedì 19 gennaio a L'altramartedì - Circolo Maurice (via Stampatori, 10 - Torino), presentazione dell'ultimo volumetto della collana Quaderni Viola, La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo a cura di C. Bonfiglioli, L. Cirillo, L. Corradi, B. De Vivo, S. R. Farris e V. Perilli (Edizioni Alegre, 2009). Interverranno Liliana Ellena e Vincenza Perilli

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Per maggiori info sul Quaderno e sulla serata rinviamo a: Edizioni Alegre , Quaderni Viola blog, Osservatorio sull'immigrazione in Piemonte, Nuova Società, Circolo Maurice . . .
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martedì 1 dicembre 2009

Paola Guazzo: un mito, a suo modo

Ma proprio a suo modo, indubbiamente. Presentazione di Un mito a suo modo (il suo primo romanzo) domani, se memoria non mi inganna. Il post è forzatamente brachilogico, ma trovate tutto sulla Nuova Towanda, bien sûr
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martedì 1 settembre 2009

Storia culturale e soggettività: percorsi di genere

Di seguito Storia culturale e soggettività: percorsi di genere, un saggio di Simona Troilo (del Dipartimento di Storia dell'Università di Padova e del Centro Interuniversitario di Storia culturale), saggio pubblicato già da un po' ma che leggo solo ora grazie alla segnalazione di un'amica. Buona lettura

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Nel 1994, in Becoming a woman Sally Alexander scrive: “La storia femminista cerca di identificare le interruzioni e i silenzi nella storia – non solo nella speranza di restituire un passato più pieno ma di scrivere una storia che cominci da un altro luogo. La soggettività potrebbe essere questo “altro luogo” non tanto e non solo nel senso che la soggettività è la sede della differenziazione sessuale, ma anche e soprattutto nel senso che essa collega il passato col futuro grazie alla memoria e all’immaginazione, e stabilisce un ponte tra realtà e fantasia, e che infine ha sempre una dimensione inconscia”. In questa breve citazione sono richiamati alcuni dei concetti più significativi della riflessione storica e storiografica sulla soggettività. Una riflessione che, a partire dagli anni ’70, attraversò ambiti diversi e diversificati, snodandosi a livello politico, teorico e specificamente disciplinare e immettendo nelle scienze sociali una spinta innovatrice di grande rilevanza. Differenza, memoria, oblio, immaginazione, inconscio divennero infatti, da allora, nodi della critica al sapere tradizionale discusso, decostruito, problematizzato da soggetti diversi e diversamente situati. Alcuni di questi nodi saranno oggetto della mia relazione che ripercorrerà, soltanto a grandi linee, temi e fasi del dibattito sulla soggettività così come andò riflettendosi ed evolvendosi in Italia, dove si sviluppò per alcuni versi in maniera del tutto originale. A questo breve schizzo seguirà l’indicazione di alcuni percorsi di ricerca attuali su un tema –quello appunto della soggettività- di estrema rilevanza nell’ambito della storia culturale, all’interno della quale i “percorsi di genere” assumono oggi una specificità da contestualizzare e analizzare. Ripercorrere, seppur schematicamente, alcuni aspetti della riflessione sulla soggettività in Italia negli ultimi decenni significa fare i conti con molte questioni, prima tra tutte quella relativa alla trasformazione dell’epistemologia della storia sollecitata parecchio tempo prima dell’incontro della soggettività con la storia delle donne, avvenuto negli anni Ottanta. È noto infatti come a partire dal decennio precedente molti interrogativi avevano attraversato il dibattito sulla pratica della storia, dibattito sviluppato sia sul versante dei “soggetti della scena storica” sia su quello delle modalità da impiegare nella loro analisi. È in questo decennio ‘60/’70 che viene a delinearsi la necessità di dare parola a soggetti, appunto, tradizionalmente privi di cittadinanza storiografica, marginalizzati in quanto “altri” rispetto ad un soggetto universale, maschio, eterosessuale, occidentale, bianco, di classe medio-alta. Lavoratori, neri, donne emergono allora dall’oscurità in cui erano stati confinati, rivelando una propria agency e contestando il carattere di alterità assegnato loro nei processi della storia e della sua indagine. Questa comparsa sulla scena produce il riconoscimento del valore della differenza, nei termini della pluralità di memorie, di storie e di culture da analizzare attraverso una pratica storiografica in grado di mettere in discussione anche le rilevanze e le gerarchie conoscitive accademiche. Lo studio di “nuovi” soggetti favoriva infatti l’affinamento degli strumenti della ricerca, l’arricchimento delle prospettive d’indagine, l’immissione di nuove angolature nella lettura e nell’interpretazione di processi antichi, recuperati ora nella loro complessità.

Continua QUI
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lunedì 17 novembre 2008

Dialoghi di frontiera: le parole tra noi difficili ... Non sempre


Grazie (Obrigada, Merci, Hvala, Ευχαριστώ! Mutumesc!, Благодарам!, Dziekuje, Spasiba, 谢谢!, Asante, Dèkui, Hvala Vam!, شك , Shukran, Спасибо!, Sipas dekem, D'akujem, Teşekkür ederim!, Thank you, Дуже дякую ...), ma davvero grazie a tutte tutte ...
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giovedì 13 novembre 2008

Dialoghi di frontiera

Domenica 16 presso la Residenza multidisciplinare per l'arte delle donne Villa 5 (Parco della Certosa di Collegno, Torino), si terrà - all'interno della rassegna Approdi 2008 -, il seminario Dialoghi di frontiera. Di seguito presentazione e programma.

Il seminario nasce dall'esperienza della giornata di studio Abitare la frontiera che si è svolta nella cornice dell'edizione 2007 di Approdi e ha visto dialogare alcune delle donne della rete Mujeres en lucha con attiviste in altri luoghi di frontiera. Lo scorso anno lo scambio aveva posto al centro le esperienze di resistenza e di autorganizzazione messe in campo dalle donne, ricavando in uno spazio disegnato da altri nuove possibilità di sopravvivenza, nuove pratiche, legami e solidarietà che attraversano i confini delle esperienze di ognuna.
Quest’anno vorremmo mettere a tema le modificazioni dei linguaggi e delle pratiche di ognuna che sono necessari per passare dall’abitare uno spazio comune a inventare relazioni capaci potenzialmente di trasformarlo. Dialoghi, in altre parole, che vorrebbero essere anche una prefigurazione del futuro e vedono protagoniste donne legate alla realtà dell’attivismo e del femminismo a partire da posizionalità diverse, legate alla dislocazione geografica, all’accesso alle risorse, così come a diverse esperienze di oppressione e liberazione.
Un passaggio che tocca aspetti diversi che vanno dalle forme di ‘traduzione’ politica dentro le reti transnazionali, alla necessità di modificare linguaggi e pratiche sedimentate nei diversi femminismi, per arrivare infine a mettere a fuoco un confronto sulle esperienze sedimentate di reti e di impresa sociale tra donne native e migranti.

Programma:

Domenica 16 Novembre 2008
h. 10.45 Introduzione di Liliana Ellena
h. 11.00 Mujeres en lucha. Scripta manent verba volant?, con Luisa Morfini (Rete Mujeres en Lucha, Milano) e Anna Nadotti (lettrice e traduttrice, Torino)
h. 13.00 Pausa pranzo
h. 14.30 Frontiere mobili: pratiche di resistenza alla guerra globalizzata, con Antonella Cunico e Nora Rodriguez (No Dal Molin, Vicenza) e Suad Omar (IIDA, Torino)
h. 16.00 Le parole tra noi difficili: femminismi oltre frontiera, con Vincenza Perilli (ricercatrice precaria, Bologna), Vesna Scepanovic (Alma Terra, Torino) e Sara Tagliacozzo (antropologa, Siena)


Info per partecipare al seminario: non è necessaria iscrizione ma ... il circolo ristorante di Villa 5 è chiuso perchè la sera prima ci sarà la festa di inaugurazione della nuova gestione, dunque è stato organizzato un catering per il pranzo e per chi volesse fermarsi è necessario prenotare entro venerdì (inviando mail a artedonne@villa5.it !). Il pranzo (lasagne vegetariane, dolce, acqua, vino e caffè) costa 10€. Per sapere invece come raggiungere Villa5, cliccate qui.

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Inoltre, per torines* e nomadiche/ci, ricordo che sabato 15 novembre, sempre a Torino, ci sarà un'assemblea promossa dalla Rete migranti torinese, una delle tante tappe verso lo sciopero del lavoro migrante. L'appuntamento è a partire dalle 15 alla Cascina Marchesa (v. Vercelli, 141/7)
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lunedì 3 novembre 2008

R-esistenze femministe



Venerdì 7 novembre alle ore 18 a XM24 (v. Fioravanti, 24 - Bologna), in occasione del 64° anniversario della battaglia di Porta Lame, il Laboratorio Femminista Kebedech Seyoum presenta all'interno della terza edizione di R-esistenze:

Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo tra resistenze, sopravvivenze e complesse complicità

Lidia Martin: Le poche feroci: donne in armi nella Resistenza
Paola Guazzo: Fuori e dentro la norma. Considerazioni sulla soggettività lesbica durante il nazifascismo
Graziella Bertozzo: presentazione della mostra Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafaggi, a cura di Azione Gay e Lesbica Firenze

Proiezione di alcuni estratti del documentario di Alessia Proietti Bandite (2008). Sarà presente la regista

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Durante la giornata in piazza dell'Unità e nel corso della serata a XM24 sarà allestito un book shop a cura del Laboratorio con pubblicazioni su antisessismo, antirazzismo, antifascismo nonchè sull'interrelazione di classe, "razza", genere e sessualità (da Zapruder a Controstorie e oltre ...). Lo spazio è disponibile per l'esposizione/diffusione di materiali sul tema proposti da chi partecipa. Contattateci. Al book shop sarà anche possibile acquistare i biglietti per la manifestazione romana del 22/11 contro la violenza maschile sulle donne ed aderire alla campagna Manette? No grazie, sto con Graziella.
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lunedì 15 settembre 2008

Aspettando Sistren


E' prevista per fine ottobre l'uscita di Sistren, una raccolta che attraverso scritti (tra le altre) di June Jordan, Audre Lorde, Aishah Shahidah Simmons, Staceyann Chin, Lenelle Moise, Piper Anderson, Sashinka Gourguinpour, Lauren Jade Martin, Todd Michelle Christine Gonzales, Jane Jin Kaisen, Kim Thompson, Elitrea Frye, Esohe Agathise, Groupe du 6 Novembre, Kagendo Murungi ... si propone di esplorare l'intersezione tra razza, classe, genere e sessualità. Nell'attesa è possibile leggerne alcuni stralci in rete grazie al prezioso lavoro di Veruska, che trovate qui.
E intanto vi ri-segnalo (perché continuo a credere che repetita iuvant) qualche lettura che ritengo utile per una riflessione su queste questioni. Anzitutto il citatissimo (sicuramente da me) Cahiers du Cedref curato da Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud : (Ré)articulation des rapports sociaux de sexe, classe et "race". Repères historiques et contemporains, Mémoires du séminarie du Cedref 2005-2006, che contiene (tra l'altro) un bel saggio sul Combahee River Collective (di cui viene anche tradotto in francese il famoso manifesto, che a breve - grazie alla nuova ri-edizione di Sistren - potremo ri-leggere in traduzione italiana), un mio scritto sulla cosiddetta articolazione di sessismo e razzismo e un bell'intervento di Horia Kebabza sul "sistema dei privilegi" (alcuni estratti di questo saggio li trovate sul sito del Mouvement des Indigènes de la République). Ancora in francese vi ri-segnalo l'antalogia curata da Elsa Dorlin, Black Feminism. Anthologie du féminisme africain-américain, con testi (tra le altre) di Audre Lorde, bell hooks, Combahee River Collective, Barbara Smith, Michele Wallace, Hazel Carby ... Per chi ancora non lo avesse letto ricordo che Dorlin è anche autrice di La matrice de la race, volume illuminante sull'articolazione di sessismo e razzismo nelle imprese coloniali e sulla costituzione dello stato francese moderno e che ho recensito per il numero Confini senza fine di Zapruder (recensione che posterò presto qui in Marginalia, previa autorizzazione ovviamente!)
In italiano vi ri-segnalo (in ordine cronologico) tre libri, Traiettorie di sguardi. E se gli altri fosse voi? di Geneviève Makaping (di cui non posso dimenticare il bell' intervento di qualche anno fa a Informazione migrante) , Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi e, ultimo ad essere stato pubblicato, La pelle che ci separa di Kym Ragusa.
E infine, poichè ho citato Zapruder, non posso proprio evitare di ricordarvi ancora una volta (e chissenefrega se qualcun* malignerà a proposito di pubblicità&propaganda) il "mitico" numero Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Ma vabbè che è inutile, credo che questo lo abbiate letto proprio tutt*, no?

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Mentre scrivo apprendo della morte di Abdul William Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso. Ucciso a sprangate - condite da insulti razzisti - dai gestori di un bar (padre e figlio) dove aveva rubato un pacchetto di caramelle.
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giovedì 3 luglio 2008

Kebedech Seyoum

[...] Prima di andarsene verso la zona delle uova e delle galline, Saba si raccomandò a Etiè Elsa: "Le racconti bene dei nostri guerrieri". In più di un'ora Etiè Elsa mi fece il resoconto di tutti i gruppi che combattevano nello Showa, nel Minjar, nel Menz, nel Bagemader. Mi disse i nomi dei capi di ciasun gruppo, e alla fine della lunga lista pronunciò quello di Kebedech Seyoum. " Una donna? E come mai c'è un capo donna?", chiesi meravigliata. " Era la moglie di Aberrà Kassa. Dopo che gli italiani hanno ammazzato suo marito, lei, nascosta tra le montagne, ha preso il comando dell'armata. Sapessi [...], dicono che sia un capo migliore degli uomini. Una combattente senza eguali. I suoi uomini la venerano. Ogni imboscata della sua armata si conclude in una vittoria, e ad ogni vittoria i contadini e le genti del Selale lasciano le loro terre per unirsi a lei. Gli italiani la cercano, la cercano, ma ancora non sono riusciti a catturarla [...]. Da quel primo incontro con Etiè Elsa smisi di piangere la notte, e quando accadeva che mi svegliassi di soprassalto, in preda all'angoscia, rivolgevo il pensiero a Kebedech Seyoum. "Un giorno - dicevo a me stessa - ti raggiungeremo e diventeremo parte della tua armata". Era un pensiero che aveva il potere di calmarmi e infondermi coraggio, darmi la forza per riuscire a governare la mia vita in città, a servizio di un italiano. Un talian sollato.

da Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli 2007

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E' intorno alle suggestioni evocate dalla storia di Kebedech Seyoum che una rete translocale di donne si sta aggregando, con il nome di Laboratorio femminista Kebedech Seyoum. Abbiamo cominciato da tempo a confrontarci sui temi del sessismo e del razzismo attraverso diversi momenti ed esperienze, - da Donne di mondo al gruppo nato dal tavolo razzismo del Flat romano dello scorso febbraio, dal Sommovimento antirazzista e antisessista al confronto in occasione dell'ultimo Flat bolognese tra connessioni (soprattutto con le donne del Coordinamento migranti) e disconnessioni - e crediamo sia venuto il momento di dare ulteriore forma e forza alla nostra pratica teorica e politica. Alcune di noi saranno presenti - con uno striscione comune insieme ai collettivi Amazora e Figlie Femmine - alla manifestazione dei/delle migranti del 5 luglio a Bologna.
Perché la lotta delle donne contro il fascismo, il sessismo e il razzismo non ha confini.
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domenica 27 gennaio 2008

Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi


Elda Guerra e Stefania Voli
dialogano con

Liliana Ellena (curatrice), Paola Guazzo e Vincenza Perilli (alcune delle autrici) del numero 13 di Zapruder

Donne di Mondo.
Percorsi transnazionali dei femminismi

Giovedi 31 gennaio 2008, ore 18
Aula Magna, Convento S. Cristina - v. del Piombo, 5 - Bologna






Articoli correlati in Marginalia:

Donne di mondo. Una presentazione
Scambi di sguardi. Dimensioni transnazionali dei femminismi
Donne di mondo

Per ulteriori informazioni su questa presentazione bolognese:

Server Donne, La Nuova Towanda, Articolo 21, Zic.it e il sito di Zapruder. Storie in movimento.

Per Donne di mondo rinvio alla recensione di Luisa Passerini:

Femminismo nel mondo? E' più vivo che mai, in Liberazione, 19 luglio 2007.

giovedì 27 settembre 2007

Donne di mondo: una presentazione

La critica all'universalismo del femminismo bianco occidentale mossa dal Black Feminism, dalle femministe diasporiche e dalle teoriche lesbiche ha inscritto nel dibattito pubblico e storiografico l'intersezione dei rapporti di potere di genere con quelli di "razza", di orientamento sessuale, di classe e di generazione. Come declinare sul piano storico la complessità del dibattito teorico sulle soggettività femministe? Da questa domanda ha preso forma questo numero, con l'obiettivo di indagare gli elementi relazionali della storia dei movimenti delle donne attraverso uno sguardo che esplora la porosità dei confini tra culture politiche diverse e privilegia i percorsi e le traiettorie trasversali.


Giovedì 27 settembre 2007 alle ore 18.30, all' Horus Occupato (piazza Sempione 4, Roma), il collettivo InfiniteVoglie presenta:


DONNE DI MONDO. PERCORSI TRANSNAZIONALI DEI FEMMINISMI
Zapruder, n. 13 (maggio-agosto 2007)

Intervengono le curatrici Liliana Ellena e Elena Petricola.
A seguire reading di Danila Bellino & proiezioni, aperitivo & dj set di eva contro eva.

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Su Donne di mondo vedi la recensione di Luisa Passerini in Liberazione e qui per il sommario.

lunedì 3 settembre 2007

Scambi di sguardi. Dimensione transnazionale dei femminismi

All'interno del Simposio estivo di storia della conflittualità sociale 07 (dal titolo Tra storia sociale e storia politica. Incroci, opposizioni, frammentazioni nella pratica storiografica), organizzato da Storie in movimento (SIM) e Zapruder (6-9 settembre 2007, Isola Polvese - Lago Trasimeno), sabato 8 settembre dalle ore 15.30 alle 19.00 si terrà il V dialogo: Scambi di sguardi. Dimensione transnazionale dei femminismi. Introducono Liliana Ellena ed Elena Petricola. Dialogano: Enrica Capussotti, Vincenza Perilli e Sara Tagliacozzo.

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Gli abstract degli interventi possono essere scaricati da Il paese delle donne, qui.

martedì 21 agosto 2007

Che cosa resta del femminismo?

Luisa Passerini, Femminismo nel mondo? E' più vivo che mai, in Liberazione, 19 luglio 2007

Che cosa resta del femminismo? - si chiedono le curatrici dell'ultimo numero di "Zapruder". Molto, posso rispondere come lettrice, dopo aver visto il fascicolo, evidentemente frutto di un lavoro lungo e meditato. Molto, perché nuove voci e nuovi punti di vista si sono manifestati negli ultimi tempi, da pubblicazioni provenienti dalla Società italiana delle storiche (come "Genesis" su femminismi e culture oltre l'Europa e Altri femminismi a cura di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio) all'insieme degli scritti raccolti ora in "Zapruder" - Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi , a cura di Liliana Ellena e Elena Petricola, Odradek, pp. 160, euro 10. Dopo e grazie a questi lavori, potremo riprendere in modo più meditato la riflessione su continuità e discontinuità del femminismo italiano. Alle origini di questo "Zapruder" sta l'intento delle curatrici - espresso nell'editoriale Femminismi di frontiera dagli anni settanta a oggi - di interrogarsi su temi come la discontinuità e l'eredità del neofemminismo, la dislocazione contemporanea delle soggettività femministe in nuovi contesti, e le diverse posizionalità all'interno del femminismo. Sebbene il taglio proposto sia apertamente decostruttivo - «ci ha guidate soprattutto il desiderio di mettere in primo piano quelle pratiche che hanno proposto, rivisto e scardinato le teorie elaborate negli ultimi trent'anni» - in realtà il fascicolo ha un carattere costruttivo rispetto all'intento di documentare i rapporti tra il femminismo occidentale e la nascita di movimenti femministi postcoloniali. Ciò è soprattutto evidente nella parte centrale, dedicata a due saggi rispettivamente sull'ecofemminismo in India, di Laura Corradi, e sulle biografie di tre femministe africane tra diaspora e afrocentrismo, di Sara Tagliacozzo. Questi scritti arricchiscono la nostra comprensione di tali realtà postcoloniali e contemporaneamente offrono spunti per aprire il dibattito su dilemmi e problemi che oggi ci interessano tutte e tutti. Il saggio di Corradi sul contrasto tra l'approccio essenzialista del femminismo indiano, che ha proposto il principio femminile come legame immediato con la natura dea-madre (per esempio: Vandana Shiva), da un lato, e l'approccio social-costruzionista, dall'altro lato. Questo secondo interpreta il rapporto donna-natura come una costruzione sociale e culturale, mentre accusa le essenzialiste di limitare la loro critica al colonialismo e alla globalizzazione, senza giungere ad attaccare a sufficienza l'oppressione patriarcale locale (per esempio: Bina Agarwal e Meera Nanda). A sua volta, Tagliacozzo mette in luce pensieri e attività di femministe africane che riprendono - in affascinanti utopie contemporanee - il retaggio delle società matriarcali pre-coloniali, rischiando tuttavia un "etnocentrismo invertito" che risulterebbe in una scorciatoia ideologica. Questa scorciatoia, che nasce in parte da una certa ostilità all'antropologia e alla storiografia femminista occidentali, ignora sul piano ideologico quello che le stesse intellettuali femministe africane - come la sociologa-etnografa nigeriana Ifi Amadiume, la scrittrice e drammaturga camerunese Werewere Liking, e la psicologa e teorica Amina Mama, attualmente direttrice dell'African gender institute di Cape Town - concorrono a mettere in luce, cioè che le loro realtà sono inserite a pieno titolo nei flussi transnazionali di persone e culture della modernità globale. E' un merito delle due autrici esporre con chiarezza questi dilemmi e problemi, senza nasconderli dietro un atteggiamento di mero ascolto, talvolta adottato - anche con buone ragioni - dagli intellettuali occidentali.
L'atteggiamento di ascolto è stata una giusta reazione alle precedenti posizioni eurocentriche, e per certi versi può essere tuttora valido. Tuttavia, ormai è tempo di riconoscere che dilemmi e conflitti intellettuali simili attraversano l'occidente che in passato fu colonizzatore e le aree che in passato furono colonizzate, che l'occidente non è affatto, e non lo è mai stato, un tutto unico e coerente, e che l'esito dei dibattiti che possono scaturire dal riconoscimento di diverse posizioni ci riguarda profondamente e da vicino. Tutto ciò mi sembra particolarmente vero per quanto riguarda il femminismo. Il solo ascolto è inadeguato non solo perché potrebbe nascondere un senso inconfessato di superiorità, ma anche perché i problemi in questione sono urgenti a livello globale: forme di essenzialismo femminista sono ancora diffuse ovunque, a vari livelli e in modi diversi, e altrettanto lo sono varianti dell'etnocentrismo, talvolta non bieche, ma ingenuamente ottimistiche nel rilancio di culture del passato. Per questo mi sembra più adeguata una conclusione problematica come quella di Sara Tagliacozzo che non quella più ottimistica di Laura Corradi. Un altro contributo importante di questo "Zapruder" è la rilevanza data alle immagini, in tutto il numero, ma soprattutto nell'inclusione di due dossier fotografici, l'uno di Marilaide Ghigliano sugli incontri femministi internazionali degli anni Settanta, e l'altro di Maila Iacovelli su donne del Mali in tempi recentissimi. In entrambi colpisce l'allegria di alcune donne al lavoro o in dialogo tra loro, ma soprattutto con entrambi si pone una sfida alla storiografia, di saper interpretare queste fonti, che rappresentano una nuova frontiera della ricerca storica.
Proprio sul piano storiografico, i due saggi che aprono il fascicolo sono consistenti e di notevole spessore critico. Vincenza Perilli ricostruisce con intelligenza e dovizia di documentazione la storia dell'analogia tra razza e genere, gettando nuova luce sulla storia del femminismo, e ricordando che questa analogia, "imperfetta", ha contribuito a rendere invisibili le donne non bianche. La sua analisi giunge a colpire il presente, nell'additare una certa "storiofobia" del femminismo italiano della differenza e soprattutto nel richiamare l'attuale dibattito sui-sulle migranti, che Perilli invita a maggior concretezza. Un filo comune a questo saggio e al successivo, di Paola Guazzo, è l'attenzione al linguaggio, una tradizione propria a molte ali del femminismo. Guazzo la declina con finezza a proposito della traduzione e ricezione di testi internazionali - come quelli di Adrienne Rich e Monique Wittig - nella riflessione dei gruppi lesbici italiani dagli anni Ottanta agli anni Novanta, con una rivisitazione che si rivela preziosa nel ripercorrere questa storia ancora insufficientemente conosciuta.

L'ultimo "Zapruder" contiene altri interventi più brevi su temi di notevole interesse, dalla questione del velo (Chiara Bonfiglioli) alla "questione femminile" in Antonio Gramsci (Martina Guerrini), dal pensiero di Mario Mieli (Cristian Loiacono) alle notizie sull'anagrafe dei partigiani e delle partigiane in Emilia-Romagna (Sara Galli), dall'Archivia della Casa internazionale delle donne a Roma (Emanuela Fiorletta) a una critica dei libri di testo sul concetto di totalitarismo (Gino Candreva) e a un pertinente bilancio dell'esperienza della "Feminist Review", che ha conosciuto conflitti laceranti, ma anche passi avanti significativi sul tema del rapporto tra razza e genere (Enrica Capussotti). Il fascicolo comprende anche tre belle interviste, la prima di Stefania Voli alla femminista storica Angela Miglietti, traduttrice di Noi e il nostro corpo ; la seconda di Silvia Bonanni a Gabriella Romano, regista e autrice che ha condotto e usato testimonianze di donne lesbiche per il suo lavoro; e la terza di Carla Pagliero ad Alina Marazzi, regista di documentari di natura storica e biografica di grande suggestione. Il fascicolo si chiude con un breve intervento a firma collettiva (una ben nota prassi dei movimenti delle donne) di A/matrix su biotecnologie, corpi e immagini. Mi rallegra udire questa voce che mi parla contemporaneamente da una vicinanza e una distanza. Riconosco (o ritrovo dopo lungo tempo, e apprezzo) la pervicacia nel voler «dire la nostra su tutto ciò che riguarda le nostre vite», il tono del dissenso radicale, la rivendicazione della politica come piacere, la volontà di autonomia ma anche di dialogo, la voglia di sovversione, l'interesse per l'immaginario e le parole da scegliere, nonché la passione per la performance di ispirazione situazionista. La lontananza non è sui temi, che reputo centrali e cruciali, e sui quali condivido le posizioni espresse («l'accesso per tutte e tutti alle nuove tecnologie» e la negazione della biologia come destino), ma - implicitamente - sul tema del limite. Un segno ne è la dichiarazione che «l'età ci interessa poco», il che può sembrare coerente dopo la negazione della determinazione biologica. Ma qui entra la consapevolezza del limite: a me l'età interessa invece molto, da qualche tempo, e in particolare la vecchiaia, proprio come tramite per toccare il limite, sia della vita sia della rivolta, limite che nessuna negazione del determinismo biologico può ignorare. Tuttavia mi piace che "Zapruder" si chiuda su questo rilancio al futuro e su questa apertura di una scommessa politica, apparentemente senza limiti.

giovedì 7 giugno 2007

Donne di mondo



Zapruder Storie in movimento

Rivista di storia della conflittualità sociale
Donne di mondo
Percorsi transnazionali dei femminismi
n. 13, maggio-agosto 2007



Editoriale

Liliana Ellena
ed Elena Petricola, Femminismi di frontiera dagli anni settanta a oggi


Zoom – Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi


Vincenza Perilli, L’analogia imperfetta. Sessismo, razzismo e femminismi tra Italia, Francia e Stati uniti
Paola Guazzo, Traduttrici e traditrici. Testi e ricezioni transnazionali nel contesto lesbo-femminista italiano dagli anni ottanta al 1990
Laura Corradi, Terra madre India. Pensiero e azione dell’ecofemminismo
Sara Tagliacozzo, Movimenti di pensiero. Biografie femministe africane tra diaspora e afrocentrismo

Le immagini

Marilaide Ghigliano, Scatti in movimento (a cura di Liliana Ellena)
Maila Iacovelli, Donne in Mali

Schegge

Chiara Bonfiglioli, La battaglia del velo. Laicismo e femminismi nella Francia post-coloniale
Martina Guerrini, Americanismo e fordismo. La «quistione sessuale» nei Quaderni di Gramsci
Cristian Loiacono, La gaia scienza. La critica omosessuale di Mario Mieli

In cantiere

Sara Galli, Identikit resistenti. Anagrafe dei partigiani in Emilia -Romagna

Voci

Angela Miglietti, Noi e il nostro corpo. Storia di una traduzione (a cura di Stefania Voli)

Altre narrazioni

Gabriella Romano, Ricordare attraverso il documentario (a cura di Silvia Bonanni)
Alina Marazzi, Una storica senza “note” (a cura di Carla Pagliero)

Luoghi

Emanuela Fiorletta, Storia, memoria e cultura femminista. L’Archivia della Casa internazionale delle donne

La storia al lavoro

Gino Candreva, Il fascino discreto del “totalitarismo”. Libri di testo e categorie storiografiche

Interventi

Enrica Capussotti, Femminismi e diaspore. Il caso della «Feminist Review»
A/matrix, Femminismi e pratiche dopo Genova 2001. Biotecnologie, corpi e immaginari

Recensioni

Emmanuel Betta (Alessandra Di Pietro e Paola Tavella, Madri selvagge); Elena Mazzini (Enzo Traverso, Il passato: istruzioni per l’uso); Giorgio Sacchetti (Encarnita e Renato Simoni, Cretas); Sandro Bellassai (Sara Galli, Le tre sorelle Seidenfeld); Dorena Caroli (Silvia Franchini, Diventare grandi con il «Pioniere»); Sabrina Michelotti (Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi e Francesca Lagorio, a cura di, Altri femminismi); Andrea Tappi (Piero Castello, Gianluca Gabrielli, Luigi Lollini, Alessandro Palmi, Renata Puleo e Stefania Santuccio, a cura di, Quando suona la campanella).

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Quadrimestrale – 160 pagine – euro 10,00
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