martedì 7 marzo 2017
DomEQUAL ...
domenica 29 marzo 2015
Roma con il sole ...
giovedì 7 febbraio 2013
In morte di Chokri Belaïd / Un appello dell'Associazione delle donne tunisine
sabato 5 marzo 2011
Dal Medio Oriente al Nordafrica fino all'Italia: un otto marzo di lotta e rivolta senza fiocchi rosa!
lunedì 17 gennaio 2011
New Dangerous Liaisons
mercoledì 20 ottobre 2010
Challenging Italian Racism: Intersezioni tra razzismo e sessismo nell'Italia contemporanea. Una cartografia critica dei recenti dibattiti femministi
domenica 17 gennaio 2010
La straniera a Torino

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martedì 1 dicembre 2009
Paola Guazzo: un mito, a suo modo
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martedì 1 settembre 2009
Storia culturale e soggettività: percorsi di genere
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Continua QUI
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lunedì 17 novembre 2008
Dialoghi di frontiera: le parole tra noi difficili ... Non sempre

giovedì 13 novembre 2008
Dialoghi di frontiera
Il seminario nasce dall'esperienza della giornata di studio Abitare la frontiera che si è svolta nella cornice dell'edizione 2007 di Approdi e ha visto dialogare alcune delle donne della rete Mujeres en lucha con attiviste in altri luoghi di frontiera. Lo scorso anno lo scambio aveva posto al centro le esperienze di resistenza e di autorganizzazione messe in campo dalle donne, ricavando in uno spazio disegnato da altri nuove possibilità di sopravvivenza, nuove pratiche, legami e solidarietà che attraversano i confini delle esperienze di ognuna.
Quest’anno vorremmo mettere a tema le modificazioni dei linguaggi e delle pratiche di ognuna che sono necessari per passare dall’abitare uno spazio comune a inventare relazioni capaci potenzialmente di trasformarlo. Dialoghi, in altre parole, che vorrebbero essere anche una prefigurazione del futuro e vedono protagoniste donne legate alla realtà dell’attivismo e del femminismo a partire da posizionalità diverse, legate alla dislocazione geografica, all’accesso alle risorse, così come a diverse esperienze di oppressione e liberazione.
Un passaggio che tocca aspetti diversi che vanno dalle forme di ‘traduzione’ politica dentro le reti transnazionali, alla necessità di modificare linguaggi e pratiche sedimentate nei diversi femminismi, per arrivare infine a mettere a fuoco un confronto sulle esperienze sedimentate di reti e di impresa sociale tra donne native e migranti.
Programma:
Domenica 16 Novembre 2008
h. 10.45 Introduzione di Liliana Ellena
h. 11.00 Mujeres en lucha. Scripta manent verba volant?, con Luisa Morfini (Rete Mujeres en Lucha, Milano) e Anna Nadotti (lettrice e traduttrice, Torino)
h. 13.00 Pausa pranzo
h. 14.30 Frontiere mobili: pratiche di resistenza alla guerra globalizzata, con Antonella Cunico e Nora Rodriguez (No Dal Molin, Vicenza) e Suad Omar (IIDA, Torino)
h. 16.00 Le parole tra noi difficili: femminismi oltre frontiera, con Vincenza Perilli (ricercatrice precaria, Bologna), Vesna Scepanovic (Alma Terra, Torino) e Sara Tagliacozzo (antropologa, Siena)
Info per partecipare al seminario: non è necessaria iscrizione ma ... il circolo ristorante di Villa 5 è chiuso perchè la sera prima ci sarà la festa di inaugurazione della nuova gestione, dunque è stato organizzato un catering per il pranzo e per chi volesse fermarsi è necessario prenotare entro venerdì (inviando mail a artedonne@villa5.it !). Il pranzo (lasagne vegetariane, dolce, acqua, vino e caffè) costa 10€. Per sapere invece come raggiungere Villa5, cliccate qui.
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Inoltre, per torines* e nomadiche/ci, ricordo che sabato 15 novembre, sempre a Torino, ci sarà un'assemblea promossa dalla Rete migranti torinese, una delle tante tappe verso lo sciopero del lavoro migrante. L'appuntamento è a partire dalle 15 alla Cascina Marchesa (v. Vercelli, 141/7)
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lunedì 3 novembre 2008
R-esistenze femministe

Lidia Martin: Le poche feroci: donne in armi nella Resistenza
Paola Guazzo: Fuori e dentro la norma. Considerazioni sulla soggettività lesbica durante il nazifascismo
Graziella Bertozzo: presentazione della mostra Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafaggi, a cura di Azione Gay e Lesbica Firenze
Proiezione di alcuni estratti del documentario di Alessia Proietti Bandite (2008). Sarà presente la regista
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lunedì 15 settembre 2008
Aspettando Sistren

E intanto vi ri-segnalo (perché continuo a credere che repetita iuvant) qualche lettura che ritengo utile per una riflessione su queste questioni. Anzitutto il citatissimo (sicuramente da me) Cahiers du Cedref curato da Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud : (Ré)articulation des rapports sociaux de sexe, classe et "race". Repères historiques et contemporains, Mémoires du séminarie du Cedref 2005-2006, che contiene (tra l'altro) un bel saggio sul Combahee River Collective (di cui viene anche tradotto in francese il famoso manifesto, che a breve - grazie alla nuova ri-edizione di Sistren - potremo ri-leggere in traduzione italiana), un mio scritto sulla cosiddetta articolazione di sessismo e razzismo e un bell'intervento di Horia Kebabza sul "sistema dei privilegi" (alcuni estratti di questo saggio li trovate sul sito del Mouvement des Indigènes de la République). Ancora in francese vi ri-segnalo l'antalogia curata da Elsa Dorlin, Black Feminism. Anthologie du féminisme africain-américain, con testi (tra le altre) di Audre Lorde, bell hooks, Combahee River Collective, Barbara Smith, Michele Wallace, Hazel Carby ... Per chi ancora non lo avesse letto ricordo che Dorlin è anche autrice di La matrice de la race, volume illuminante sull'articolazione di sessismo e razzismo nelle imprese coloniali e sulla costituzione dello stato francese moderno e che ho recensito per il numero Confini senza fine di Zapruder (recensione che posterò presto qui in Marginalia, previa autorizzazione ovviamente!)
In italiano vi ri-segnalo (in ordine cronologico) tre libri, Traiettorie di sguardi. E se gli altri fosse voi? di Geneviève Makaping (di cui non posso dimenticare il bell' intervento di qualche anno fa a Informazione migrante) , Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi e, ultimo ad essere stato pubblicato, La pelle che ci separa di Kym Ragusa.
E infine, poichè ho citato Zapruder, non posso proprio evitare di ricordarvi ancora una volta (e chissenefrega se qualcun* malignerà a proposito di pubblicità&propaganda) il "mitico" numero Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Ma vabbè che è inutile, credo che questo lo abbiate letto proprio tutt*, no?
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Mentre scrivo apprendo della morte di Abdul William Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso. Ucciso a sprangate - condite da insulti razzisti - dai gestori di un bar (padre e figlio) dove aveva rubato un pacchetto di caramelle.
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giovedì 3 luglio 2008
Kebedech Seyoum
da Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli 2007
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Perché la lotta delle donne contro il fascismo, il sessismo e il razzismo non ha confini.
domenica 27 gennaio 2008
Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi

Aula Magna, Convento S. Cristina - v. del Piombo, 5 - Bologna
Donne di mondo. Una presentazione
Scambi di sguardi. Dimensioni transnazionali dei femminismi
Donne di mondo
● Per ulteriori informazioni su questa presentazione bolognese:
Server Donne, La Nuova Towanda, Articolo 21, Zic.it e il sito di Zapruder. Storie in movimento.
● Per Donne di mondo rinvio alla recensione di Luisa Passerini:
Femminismo nel mondo? E' più vivo che mai, in Liberazione, 19 luglio 2007.
giovedì 27 settembre 2007
Donne di mondo: una presentazione

DONNE DI MONDO. PERCORSI TRANSNAZIONALI DEI FEMMINISMI
Zapruder, n. 13 (maggio-agosto 2007)
Intervengono le curatrici Liliana Ellena e Elena Petricola.
A seguire reading di Danila Bellino & proiezioni, aperitivo & dj set di eva contro eva.
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Su Donne di mondo vedi la recensione di Luisa Passerini in Liberazione e qui per il sommario.
lunedì 3 settembre 2007
Scambi di sguardi. Dimensione transnazionale dei femminismi
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Gli abstract degli interventi possono essere scaricati da Il paese delle donne, qui.
martedì 21 agosto 2007
Che cosa resta del femminismo?
Luisa Passerini, Femminismo nel mondo? E' più vivo che mai, in Liberazione, 19 luglio 2007
Che cosa resta del femminismo? - si chiedono le curatrici dell'ultimo numero di "Zapruder". Molto, posso rispondere come lettrice, dopo aver visto il fascicolo, evidentemente frutto di un lavoro lungo e meditato. Molto, perché nuove voci e nuovi punti di vista si sono manifestati negli ultimi tempi, da pubblicazioni provenienti dalla Società italiana delle storiche (come "Genesis" su femminismi e culture oltre l'Europa e Altri femminismi a cura di Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi, Francesca Lagorio) all'insieme degli scritti raccolti ora in "Zapruder" - Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi , a cura di Liliana Ellena e Elena Petricola, Odradek, pp. 160, euro 10. Dopo e grazie a questi lavori, potremo riprendere in modo più meditato la riflessione su continuità e discontinuità del femminismo italiano. Alle origini di questo "Zapruder" sta l'intento delle curatrici - espresso nell'editoriale Femminismi di frontiera dagli anni settanta a oggi - di interrogarsi su temi come la discontinuità e l'eredità del neofemminismo, la dislocazione contemporanea delle soggettività femministe in nuovi contesti, e le diverse posizionalità all'interno del femminismo. Sebbene il taglio proposto sia apertamente decostruttivo - «ci ha guidate soprattutto il desiderio di mettere in primo piano quelle pratiche che hanno proposto, rivisto e scardinato le teorie elaborate negli ultimi trent'anni» - in realtà il fascicolo ha un carattere costruttivo rispetto all'intento di documentare i rapporti tra il femminismo occidentale e la nascita di movimenti femministi postcoloniali. Ciò è soprattutto evidente nella parte centrale, dedicata a due saggi rispettivamente sull'ecofemminismo in India, di Laura Corradi, e sulle biografie di tre femministe africane tra diaspora e afrocentrismo, di Sara Tagliacozzo. Questi scritti arricchiscono la nostra comprensione di tali realtà postcoloniali e contemporaneamente offrono spunti per aprire il dibattito su dilemmi e problemi che oggi ci interessano tutte e tutti. Il saggio di Corradi sul contrasto tra l'approccio essenzialista del femminismo indiano, che ha proposto il principio femminile come legame immediato con la natura dea-madre (per esempio: Vandana Shiva), da un lato, e l'approccio social-costruzionista, dall'altro lato. Questo secondo interpreta il rapporto donna-natura come una costruzione sociale e culturale, mentre accusa le essenzialiste di limitare la loro critica al colonialismo e alla globalizzazione, senza giungere ad attaccare a sufficienza l'oppressione patriarcale locale (per esempio: Bina Agarwal e Meera Nanda). A sua volta, Tagliacozzo mette in luce pensieri e attività di femministe africane che riprendono - in affascinanti utopie contemporanee - il retaggio delle società matriarcali pre-coloniali, rischiando tuttavia un "etnocentrismo invertito" che risulterebbe in una scorciatoia ideologica. Questa scorciatoia, che nasce in parte da una certa ostilità all'antropologia e alla storiografia femminista occidentali, ignora sul piano ideologico quello che le stesse intellettuali femministe africane - come la sociologa-etnografa nigeriana Ifi Amadiume, la scrittrice e drammaturga camerunese Werewere Liking, e la psicologa e teorica Amina Mama, attualmente direttrice dell'African gender institute di Cape Town - concorrono a mettere in luce, cioè che le loro realtà sono inserite a pieno titolo nei flussi transnazionali di persone e culture della modernità globale. E' un merito delle due autrici esporre con chiarezza questi dilemmi e problemi, senza nasconderli dietro un atteggiamento di mero ascolto, talvolta adottato - anche con buone ragioni - dagli intellettuali occidentali.
L'atteggiamento di ascolto è stata una giusta reazione alle precedenti posizioni eurocentriche, e per certi versi può essere tuttora valido. Tuttavia, ormai è tempo di riconoscere che dilemmi e conflitti intellettuali simili attraversano l'occidente che in passato fu colonizzatore e le aree che in passato furono colonizzate, che l'occidente non è affatto, e non lo è mai stato, un tutto unico e coerente, e che l'esito dei dibattiti che possono scaturire dal riconoscimento di diverse posizioni ci riguarda profondamente e da vicino. Tutto ciò mi sembra particolarmente vero per quanto riguarda il femminismo. Il solo ascolto è inadeguato non solo perché potrebbe nascondere un senso inconfessato di superiorità, ma anche perché i problemi in questione sono urgenti a livello globale: forme di essenzialismo femminista sono ancora diffuse ovunque, a vari livelli e in modi diversi, e altrettanto lo sono varianti dell'etnocentrismo, talvolta non bieche, ma ingenuamente ottimistiche nel rilancio di culture del passato. Per questo mi sembra più adeguata una conclusione problematica come quella di Sara Tagliacozzo che non quella più ottimistica di Laura Corradi. Un altro contributo importante di questo "Zapruder" è la rilevanza data alle immagini, in tutto il numero, ma soprattutto nell'inclusione di due dossier fotografici, l'uno di Marilaide Ghigliano sugli incontri femministi internazionali degli anni Settanta, e l'altro di Maila Iacovelli su donne del Mali in tempi recentissimi. In entrambi colpisce l'allegria di alcune donne al lavoro o in dialogo tra loro, ma soprattutto con entrambi si pone una sfida alla storiografia, di saper interpretare queste fonti, che rappresentano una nuova frontiera della ricerca storica.
Proprio sul piano storiografico, i due saggi che aprono il fascicolo sono consistenti e di notevole spessore critico. Vincenza Perilli ricostruisce con intelligenza e dovizia di documentazione la storia dell'analogia tra razza e genere, gettando nuova luce sulla storia del femminismo, e ricordando che questa analogia, "imperfetta", ha contribuito a rendere invisibili le donne non bianche. La sua analisi giunge a colpire il presente, nell'additare una certa "storiofobia" del femminismo italiano della differenza e soprattutto nel richiamare l'attuale dibattito sui-sulle migranti, che Perilli invita a maggior concretezza. Un filo comune a questo saggio e al successivo, di Paola Guazzo, è l'attenzione al linguaggio, una tradizione propria a molte ali del femminismo. Guazzo la declina con finezza a proposito della traduzione e ricezione di testi internazionali - come quelli di Adrienne Rich e Monique Wittig - nella riflessione dei gruppi lesbici italiani dagli anni Ottanta agli anni Novanta, con una rivisitazione che si rivela preziosa nel ripercorrere questa storia ancora insufficientemente conosciuta.
L'ultimo "Zapruder" contiene altri interventi più brevi su temi di notevole interesse, dalla questione del velo (Chiara Bonfiglioli) alla "questione femminile" in Antonio Gramsci (Martina Guerrini), dal pensiero di Mario Mieli (Cristian Loiacono) alle notizie sull'anagrafe dei partigiani e delle partigiane in Emilia-Romagna (Sara Galli), dall'Archivia della Casa internazionale delle donne a Roma (Emanuela Fiorletta) a una critica dei libri di testo sul concetto di totalitarismo (Gino Candreva) e a un pertinente bilancio dell'esperienza della "Feminist Review", che ha conosciuto conflitti laceranti, ma anche passi avanti significativi sul tema del rapporto tra razza e genere (Enrica Capussotti). Il fascicolo comprende anche tre belle interviste, la prima di Stefania Voli alla femminista storica Angela Miglietti, traduttrice di Noi e il nostro corpo ; la seconda di Silvia Bonanni a Gabriella Romano, regista e autrice che ha condotto e usato testimonianze di donne lesbiche per il suo lavoro; e la terza di Carla Pagliero ad Alina Marazzi, regista di documentari di natura storica e biografica di grande suggestione. Il fascicolo si chiude con un breve intervento a firma collettiva (una ben nota prassi dei movimenti delle donne) di A/matrix su biotecnologie, corpi e immagini. Mi rallegra udire questa voce che mi parla contemporaneamente da una vicinanza e una distanza. Riconosco (o ritrovo dopo lungo tempo, e apprezzo) la pervicacia nel voler «dire la nostra su tutto ciò che riguarda le nostre vite», il tono del dissenso radicale, la rivendicazione della politica come piacere, la volontà di autonomia ma anche di dialogo, la voglia di sovversione, l'interesse per l'immaginario e le parole da scegliere, nonché la passione per la performance di ispirazione situazionista. La lontananza non è sui temi, che reputo centrali e cruciali, e sui quali condivido le posizioni espresse («l'accesso per tutte e tutti alle nuove tecnologie» e la negazione della biologia come destino), ma - implicitamente - sul tema del limite. Un segno ne è la dichiarazione che «l'età ci interessa poco», il che può sembrare coerente dopo la negazione della determinazione biologica. Ma qui entra la consapevolezza del limite: a me l'età interessa invece molto, da qualche tempo, e in particolare la vecchiaia, proprio come tramite per toccare il limite, sia della vita sia della rivolta, limite che nessuna negazione del determinismo biologico può ignorare. Tuttavia mi piace che "Zapruder" si chiuda su questo rilancio al futuro e su questa apertura di una scommessa politica, apparentemente senza limiti.
giovedì 7 giugno 2007
Donne di mondo

Zapruder Storie in movimento
Editoriale
Liliana Ellena ed Elena Petricola, Femminismi di frontiera dagli anni settanta a oggi
Zoom – Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi
Vincenza Perilli, L’analogia imperfetta. Sessismo, razzismo e femminismi tra Italia, Francia e Stati uniti
Paola Guazzo, Traduttrici e traditrici. Testi e ricezioni transnazionali nel contesto lesbo-femminista italiano dagli anni ottanta al 1990
Laura Corradi, Terra madre India. Pensiero e azione dell’ecofemminismo
Sara Tagliacozzo, Movimenti di pensiero. Biografie femministe africane tra diaspora e afrocentrismo
Le immagini
Marilaide Ghigliano, Scatti in movimento (a cura di Liliana Ellena)
Maila Iacovelli, Donne in Mali
Schegge
Chiara Bonfiglioli, La battaglia del velo. Laicismo e femminismi nella Francia post-coloniale
Martina Guerrini, Americanismo e fordismo. La «quistione sessuale» nei Quaderni di Gramsci
Cristian Loiacono, La gaia scienza. La critica omosessuale di Mario Mieli
In cantiere
Sara Galli, Identikit resistenti. Anagrafe dei partigiani in Emilia -Romagna
Voci
Angela Miglietti, Noi e il nostro corpo. Storia di una traduzione (a cura di Stefania Voli)
Altre narrazioni
Gabriella Romano, Ricordare attraverso il documentario (a cura di Silvia Bonanni)
Alina Marazzi, Una storica senza “note” (a cura di Carla Pagliero)
Luoghi
Emanuela Fiorletta, Storia, memoria e cultura femminista. L’Archivia della Casa internazionale delle donne
La storia al lavoro
Gino Candreva, Il fascino discreto del “totalitarismo”. Libri di testo e categorie storiografiche
Interventi
Enrica Capussotti, Femminismi e diaspore. Il caso della «Feminist Review»
A/matrix, Femminismi e pratiche dopo Genova 2001. Biotecnologie, corpi e immaginari
Recensioni
Emmanuel Betta (Alessandra Di Pietro e Paola Tavella, Madri selvagge); Elena Mazzini (Enzo Traverso, Il passato: istruzioni per l’uso); Giorgio Sacchetti (Encarnita e Renato Simoni, Cretas); Sandro Bellassai (Sara Galli, Le tre sorelle Seidenfeld); Dorena Caroli (Silvia Franchini, Diventare grandi con il «Pioniere»); Sabrina Michelotti (Teresa Bertilotti, Cristina Galasso, Alessandra Gissi e Francesca Lagorio, a cura di, Altri femminismi); Andrea Tappi (Piero Castello, Gianluca Gabrielli, Luigi Lollini, Alessandro Palmi, Renata Puleo e Stefania Santuccio, a cura di, Quando suona la campanella).
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