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mercoledì 7 maggio 2014

Noi che amiamo bell hooks

Via Sud De-genere, la traduzione di un'interessante intervista di Stephanie Troutman a bell hooks, pubblicata originariamente in thefeministwire il 14 marzo scorso. Buona lettura // Articoli correlati in Marginalia QUI

lunedì 30 settembre 2013

Libreria digitale femminista

Da poco attiva la libreria digitale femminista ebook@women nata da un progetto avviato per valorizzare il patrimonio storico-documentario della Biblioteca Italiana delle Donne e dell’Archivio di Storia delle Donne e sostenere studiose e ricercatrici nel processo di consultazione/diffusione di materiale documentario spesso di difficile e/o scarso reperimento. La prima rivista a disposizione nella sua intera collezione (1987 – 1996) è il periodico Lapis, diretto da Lea Melandri, a mia conoscenza una delle primissime riviste in Italia a pubblicare (tra gli altri) saggi di femministe africane-americane come bell hooks e Toni Morrison. Nell'attesa che gli scaffali della libreria si colmino di nuovi materiali e documenti buon lavoro (e grazie!) al gruppo di ebook@women

martedì 20 novembre 2012

Intersezionalità / Mappe e problemi

Condividiamo la bibliografia essenziale relativa all'incontro del 19 ottobre sul concetto di intersezionalità all'interno del seminario di autoformazione Dal femminismo agli “altri femminismi” // Liliana Ellena e Vincenza Perilli: Il concetto di intersezionalità: mappe e problemi // Alcuni testi fondamentali della genealogia del dibattito sull’intersezionalità all’interno dei movimenti statunitensi delle femministe nere: Davis, Angela (1971), «Reflections on the Black woman's role in the community of slaves», Black Scholar, vol. III, n. 4, pp. 3-15. Trad. italiana: «Riflessioni sul ruolo della donna nera nella comunità degli schiavi», in Ann Gordon et al., Donne bianche e nere nell’America dell’uomo bianco, La Salamandra, Milano, 1975 // Combahee River Collective, The (1977), The combahee river collective statement in Zillah Eisenstein (a cura di), Capitalist patriarchy and the case for socialist feminism (pp. 362-372), Monthly Review Press, 1979.Trad. Italiana: «Una dichiarazione di intenti di femministe nere», in Veruska Bellistri (a cura di), Sistren. Testi di femministe e lesbiche provenienti da migrazione forzata e schiavitù, autoproduzione, Roma 2005, pp. 9-14 // hooks, bell (1981), Ain't I a woman? Black women and feminism, South End Press, Boston.// Moraga, Cherríe e Anzaldúa, Gloria (a cura di) (1981), This bridge called my back: Writings by radical women of color, Persephone Press, Watertown // Davis, Angela (1981), Women, race and class, Random House, New York. Trad. italiana: Ead., Bianche e nere, Editori Riuniti, Roma, 1985 // Hull Gloria, Bell Scott Patricia e Smith Barbara (a cura di) (1982), All the women are White, all the Blacks are men but some of us are brave: Black women’s studies, Feminist Press, New York   // Mohanty, Chandra (1988), «Under western eyes: feminist scholarship and colonial discourses», Feminist review, n. 30, pp. 61-88 .Trad. italiana: «Sotto gli occhi dell'Occidente. Ricerca femminsita e discorsi coloniali», in Ead., Femminismo senza frontiere. Teoria, differenze, conflitti, Ombre Corte, Verona, 2012 // Testi principali in cui Kimberlé Crenshaw ha enucleato la sua proposta sull’intersezionalità: Crenshaw, Kimberlé Williams (1989), «Demarginalizing the intersection of race and sex: a Black feminist critique to antidiscrimination doctrine, feminist theory and antiracist politics», University of Chicago Legal Forum, 1989, pp. 139- 167 // Crenshaw, Kimberlé Williams (1991), «Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women of Color», Stanford Law Review, vol. 43, n. 6, pp. 1241-1299. // Alcuni testi sul dibattito critico sull’intersezionalità: Dorlin, Elsa (2009), (a cura di), Sexe, race, classe, pour une épistémolgie de la domination, Puf, Parigi // Bilge, Sirma (2010), «De l'analogie à l'articulation», L'Homme et la Société, n. 176-177, pp. 43-64 //  Helma Lutz, Maria Teresa Herrera Vivar and Linda Supik (2011), (a cura di) Framing Intersectionality. Debates on a Multi-Faceted Concept in Gender Studies, Ashgate, Farnham. // Perilli, Vincenza e Ellena Liliana (2012), Intersezionalità. La difficile articolazione in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma // Sabrina Marchetti (in corso di pubblicazione) , Intersezionalità. Per pensare la differenza, in Caterina Botti (Ed.), Etiche della diversità culturale, Le Lettere, Firenze // Infine, alcuni testi sul contesto italiano: Perilli, Vincenza (2007), «L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismi e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti», Zapruder, n. 13, pp. 9-25 // Bonfiglioli Chiara, Lidia Cirillo, Laura Corradi, Barbara De Vivo, Sara Farris R. e Vincenza Perilli (a cura di) (2009), La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, Alegre, Roma  // Chiara Bonfiglioli (2010), Intersections of Racism and Sexism in Contemporary Italy: A Critical Cartography of Recent Feminist Debates, in «DarkMatter», n. 6   // Ellena, Liliana (2011), «L’invisibile linea del colore nel femminismo italiano: viaggi, traduzioni, slittamenti», Genesis, vol.10, n. 2, pp. 9-31

giovedì 15 novembre 2012

Femministe a parole / Presentazione alla Bidd

Femministe a parole è un volume sulle questioni controverse che hanno attraversato il dibattito femminista nel corso degli ultimi anni: il multiculturalismo e i diritti delle donne, l’Islam in Europa e l’affaire du voile, la condizione postcoloniale e l’impatto delle migrazioni, il rapporto tra universalismo e relativismo culturale, il ruolo dei corpi e la performance dei generi. Intorno a questi temi, e molti altri ancora, nasce un dizionario ragionato delle contraddizioni, degli ossimori e delle domande complicate: un dizionario di «grovigli» redatto da 44 autrici, tutte femministe con percorsi ed esperienze diverse, che si cimentano nell’impresa non facile di fare i conti con le parole. La scrittrice afroamericana bell hooks ci ricorda che il linguaggio è «anche un luogo di lotta». Molto prima di lei Virginia Woolf si rammaricava del fatto che alle donne mancasse il tempo di coniare parole nuove, sebbene il linguaggio ne avesse veramente bisogno. Una delle più importanti lezioni che il femminismo ci ha trasmesso, infatti, è che il linguaggio non è affatto neutro, ma riflette e veicola rapporti di dominazione. E visto che le parole sono sempre state imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste, le femministe hanno costantemente sentito il bisogno di condurre delle battaglie contro e dentro il linguaggio.Per le femministe di oggi, però, prendere la parola sul mondo è diventato sempre più complicato. Che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Che dire di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Le identità sono un bene o un male? E le culture sono solo quelle «degli altri»? Le risposte non sono a portata di mano, ma grazie a questi interrogativi il pensiero delle donne è chiamato a riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, riscoprendo così la sua vocazione eterogenea e plurale. Ne discuteremo giovedì 15 dicembre alle ore 18, presso la Biblioteca Italiana delle Donne (via del Piombo 5 - Bologna). Oltre alle curatrici del volume - Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli -, saranno presenti alcune delle autrici delle singole voci: Elisa A.G. Arfini (Lesbica), Beatrice Busi (Modificazioni), Silvia Cristofori (Integrazione), Giulia Garofalo (Prostituzione), Gaia Giuliani (Bianchezza - Famiglie), Alessandra Gribaldo (Riproduzione assistita - Veline), Laboratorio Smaschieramenti (Uomo), Isabella Peretti (Donne di destra - Madre-patrie). Coordina Elda Guerra

martedì 25 settembre 2012

Cherríe Moraga / bell hooks

Stiamo festeggiando il compleanno di Cherríe Moraga e bell hooks - nate entrambe il 25 settembre 1952 -, con la lettura di brani sparsi da This Bridge called my Back a Ain’t I a Woman?: Black Women and Feminism ... Peccato che l'idea sia stata estemporanea, ma per l'anno prossimo si potrebbe pensare con un po' di anticipo di lanciare un party in rete

sabato 15 settembre 2012

bell hooks / Appalachian Elegy: Poetry and Place

L'ultimo libro di bell hooks, Appalachian Elegy: Poetry and Place. L'autrice non ha oramai bisogno di presentazioni (credo), per quanto invece riguarda il volume (che non ho letto), mi dicono sia bellissimo. Sul sito di Project Muse, un estratto poem #3.

venerdì 27 aprile 2012

Genere, linguaggio, culture / Conversazioni intorno al dizionario "Femministe a parole. Grovigli da districare"

Dopo un' anteprima via radio (ieri pomeriggio ad Attica Blues) finalmente oggi, venerdì 27 aprile, alle ore 18.30 presso il Caffè letterario (Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19 - Roma), si svolgerà il tanto atteso incontro-dibattito con curatrici e autrici del dizionario Femministe a parole. Grovigli da districare, edito dalla casa editrice Ediesse nella collana sessismoerazzismo. Femministe a parole è un volume sulle questioni controverse che hanno attraversato il dibattito femminista nel corso degli ultimi anni: il multiculturalismo e i diritti delle donne, l’Islam in Europa e l’affaire du voile, la condizione postcoloniale e l’impatto delle migrazioni, il rapporto tra universalismo e relativismo culturale, il ruolo dei corpi e la performance dei generi. Intorno a questi temi, e molti altri ancora, nasce un dizionario ragionato delle contraddizioni, degli ossimori e delle domande complicate: un dizionario di «grovigli» redatto da 44 autrici, tutte femministe con percorsi ed esperienze diverse, che si cimentano nell’impresa non facile di fare i conti con le parole. La scrittrice afroamericana bell hooks ci ricorda che il linguaggio è «anche un luogo di lotta». Molto prima di lei Virginia Woolf si rammaricava del fatto che alle donne mancasse il tempo di coniare parole nuove, sebbene il linguaggio ne avesse veramente bisogno. Una delle più importanti lezioni che il femminismo ci ha trasmesso, infatti, è che il linguaggio non è affatto neutro, ma riflette e veicola rapporti di dominazione. E visto che le parole sono sempre state imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste, le femministe hanno costantemente sentito il bisogno di condurre delle battaglie contro e dentro il linguaggio.Per le femministe di oggi, però, prendere la parola sul mondo è diventato sempre più complicato: che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Che dire di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Le identità sono un bene o un male? E le culture sono solo quelle «degli altri»? Le risposte non sono a portata di mano, ma grazie a questi interrogativi il pensiero delle donne è chiamato a riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, riscoprendo così la sua vocazione eterogenea e plurale. Indice delle voci e delle autrici: Anticolonialismo (Anna Vanzan) – Autodeterminazione (Tamar Pitch) - Backlash (Jamila M.H. Mascat) – Bianchezza (Gaia Giuliani) – Biomedicina (Olivia Fiorilli) – Cittadinanza ( Alessandra Sciurba ) – Classe (Andrea D’Atri) – Colonizzatrici (Catia Papa) – Colore (Valeria Ribeiro Corossacz) - Cristiane (Sara Cabibbo) - Differenza ( Lea Melandri ) – Donne di destra ( Isabella Peretti e Barbara Mapelli ) - Europa (Enrica Rigo) – Famiglie (Gaia Giuliani) – Femminismo islamico (Renata Pepicelli) - Femminismo postcoloniale (Caterina Romeo) – Femminismo transazionale (Elisabetta Pesole) – Generazioni migranti ( Giulia Cortellesi ) – Globalizzazione (Laura Ronchetti) – Integrazione (Silvia Cristofori) – Intersezionalità ( Vincenza Perilli e Liliana Ellena) – Lesbica (Elisa A.G. Arfini) – Madre-patrie (Isabelli Peretti) – Mamme col fucile (Inderpal Grewal; trad. Ambra Pirri ) – Maternità surrogata ( Daniela Danna ) – Matrimoni ( Daniela Danna ) – Migranti (Francesca Brezzi) – Modificazioni (Beatrice Busi) - Multiculturalismo (Laura Ronchetti) – Neo-Orientalismo (Jamila M.H. Mascat) – Noir (Stefania Vulterini) – Omonazionalismo (Barbara De Vivio e Suzanne Dufour) – Poligamia (Maria Rosaria Marella) - Postporno (Rachele Borghi) – Prostituzione ( Giulia Garofalo ) – Queer (Monica Pietrangeli) – Razza (Valeria Ribeiro Corossacz) – Relativismo culturale ( Annamaria Rivera ) – Riproduzione assistita (Alessandra Gribaldo) – Serva & padrona ( Sabrina Marchetti ) – Sesso/genere (Liliana Ellena e Vincenza Perilli ) – Spazio (Rachele Borghi) – Subalterna (Angela D’Ottavio) – Sviluppo sostenibile ( Daniela Danna ) – Tricolore (Sonia Sabelli) – Uomo (Laboratorio Smaschieramenti) – Velate e svelate (Chiara Bonfiglioli) – Veline (Giovanna Zapperi e Alessandra Gribaldo) – Welfare transnazionale ( Flavia Piperno).

martedì 21 febbraio 2012

Un corso di italiano per / con donne migranti : quando anche la lingua è un terreno di lotta

"Ho lavorato per cambiare il mio modo di parlare e di scrivere [...], ho affrontato il silenzio e l'incapacità di essere articolata [...]. Spesso, parlando con radicalità di dominio, parliamo proprio a chi domina. La loro presenza cambia la natura e la direzione delle nostre parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Ero solo una ragazzina quando ho letto le parole di Adrienne Rich, 'questa è la lingua dell'oppressore, ma ho bisogno di parlarti'. Questa lingua che mi ha consentito di frequentare l'università, di scrivere una tesi di laurea, di sostenere colloqui di lavoro, ha l'odore dell'oppressore [...]. Noi siamo uniti nella lingua, viviamo nelle parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Avrei il coraggio di parlare all'oppresso e all'oppressore con la stessa voce? Avrei il coraggio di parlare a voi con un linguaggio che scavalchi i confini del dominio - un linguaggio che non vi costringa, che non vi vincoli, che non vi tenga in pugno? Il linguaggio è anche un luogo di lotta. Gli oppressi lottano con la lingua per riprendere possesso di se stessi, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare. Le nostre parole significano, sono azione, resistenza. Il linguaggio è anche un luogo di lotta". Dedico questi frammenti tratti da Elogio del margine di bell hooks a Shaimaa, Inaam, Joy, Caterina, Rahel, Hoda, Graciene, Tamanna, Elize, Samah e Ibtisam, per tre mesi e mezzo mie "allieve" in un corso di italiano, allieve dalle quali ho probabilmente imparato molto di più di quanto ho insegnato. Perché - seppur costretti spesso sotto la dicitura/etichetta di "corso di italiano per donne migranti" -, questi corsi possono realmente divenire momenti di mutuo-apprendimento e ricerca di orizzontalità, luoghi in cui cercare insieme di affinare le armi - anche linguistiche, ma non solo - per opporci ai rapporti di dominio esistenti e sperimentare un'altra lingua, una lingua attraverso la quale, come scrive bell hooks,riconoscerci e cominciare percorsi comuni di lotta e resistenza. Credo che sia quello che, in questi tre mesi e mezzo di corso, abbiamo tentato di fare, talvolta con un po' di fatica, ma sempre sostenendoci e "insegnandoci" l'un l'altra: per tutto questo (e tanto altro che resta senza parole) devo ringraziare, pubblicamente. Un grazie e un abbraccio dunque a tutte: a quelle fra loro che saranno dopodomani nuovamente "in aula" per cominciare un altro pezzetto di percorso insieme e a quelle che invece non ci saranno, alle quali auguro che tutto possa davvero essere come sperano e desiderano, e che - in un modo o nell'altro - le nostre strade si incrocino ancora.

domenica 13 novembre 2011

Femminismo nero e postcoloniale : una bibliografia

Una bibliografia che va ad aggiungersi ai nostri archivi (e magari anche ai vostri): quella del seminario su Femminismo nero e postcoloniale, tenuto da Sonia Sabelli all'interno del modulo Introduzione agli studi delle donne e di genere all'Università La Sapienza di Roma.

mercoledì 31 agosto 2011

La "differenza sessuale" e le altre / La "différence sexuelle" et les autres

A grande richiesta voilà il link dove è possibile leggere / scaricare il nostro articolo La "différence sexuelle" et les autre, a quanto sembra non facilmente reperibile nelle biblioteche nostrane. E di seguito anche i riferimenti bibliografici completi: Vincenza Perilli, La "différence sexuelle" et les autres, in Marc Bessin e Elsa Dorlin (a cura di), Féminismes. Théories, mouvements, conflits, in L'Homme et la Société, n. 158, 2005, pp. 145-168. Invece se vi interessa leggere tutto il numero, potete scaricarlo (ma purtroppo non gratis) dal sito de L'Harmattan. Buona lettura.

giovedì 25 agosto 2011

Libertà / Liberazione : la scuola estiva della Società italiana delle storiche

In extremis segnaliamo l'edizione 2011 della scuola estiva della Società italiana delle storiche, Libertà / Liberazione, che si terrà dal 28 agosto al primo settembre a Firenze. Con (tra le altre) lezioni di Raffaella Baritono (Cartografie della libertà), Sara Garbagnoli (Il dibattito sul matrimonio omosessuale in Italia), Renata Pepicelli (Altre storie di libertà e liberazione: il femminismo islamico) e riletture di bell hooks (Enrica Capusotti) e Carla Lonzi (Federica Giardini). Per maggiori informazioni, programma dettagliato e materiali rinvio al sito della Sis.

sabato 23 luglio 2011

Rappresentazioni visuali razziste e sessiste in un vademecum della polizia urbana

L'immagine, che "rubiamo" ad Antennaparabolica, è la pagina 11 del vademecum del regolamento di polizia urbana, presentato dai Sindaci dell'Assemblea dei Comuni del Distretto di Polizia Locale PD1A. Si riferisce ad una tra le tante cose "non consentite" al fine di "garantire qualità e sicurezza nell'ambiente urbano". La didascalia recita: "Fermarsi temporaneamente ed intrattenersi a concordare e contrattare prestazioni sessuali con soggetti che esercitano l'attività di meretricio su strada o aree pubbliche o aperte al pubblico". Ma certo, l'immagine dice molto più del testo sulla pervasività di un certo immaginario razzista e sessista ben radicato nel nostro paese e che bell hooks aveva così chiaramente individuato, durante un suo viaggio in Italia, semplicemente passeggiando per la strada. E sicuramente quest'immagine meriterebbe ben più di una segnalazione. Le piste di riflessione potrebbero essere tante, dalla relazione che intercorre tra un documento di questo tipo e le rappresentazioni visuali dei corpi femminili ad esempio, o ancora sul tipo di (in)sicurezza che riflette (e genera) un vademecum di questo tipo. Ma lasciamo eventuali approfondimenti a chi in questo momento ha più tempo. Da parte nostra ci limitiamo, come già tante altre volte, a dare semplicemente degli "imput", di cui ci piacerebbe poi ci tornassero indietro almeno dei feedback. Questi darebbero un senso non solo alle energie che spendiamo in questo blog, ma anche a parole (come "condivisione" e "riconoscimento del lavoro dell'altra/o") che sembra siano purtroppo, al di là dei frequenti proclami, ancora lontane dal farsi poi reale pratica, nel web come altrove (ma questo è un altro discorso).

PS: e per restare in argomento si veda il vademecum del Comune di Roma, Vivere sicuri si può

giovedì 5 maggio 2011

Christine Delphy: un'intervista sul numero 7 di xxd

E' online il numero 7 di xxd - Rivista di varia donnità. Come al solito potete scaricare, stampare e leggere comodamente dove volete il numero. Basta cliccare sul link che trovate in questa pagina insieme all'indice. Tra le altre cose vi segnaliamo la pubblicazione di alcuni stralci di una nostra lunga intervista (ancora in corso) a Christine Delphy, intervista che speriamo di poter presto pubblicare integralmente in un piccolo volume, sempre che l'affannosa ricerca di un editore disponibile vada in porto. Anzi: se qualcuna/o ha delle idee (concrete) batta un colpo. Scopriremo allora che forse continuare a sostenere la fatica aggiuntiva di questo blog serve effettivamente a qualcosa ...

(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:

Christine Delphy: Un universalisme si particulier
Christine Delphy in rete
Classer, dominer. Qui sont les "autres"?
Christine Delphy: Race, caste et genre
Sessismo e razzismo. Un convegno di NQF
Christine Delphy: una scheda bio-bibliografica

venerdì 17 dicembre 2010

Razzismi (e sessismi) natalizi / Mammy Venchi


Non c'è solo Zwarte Piet / Black Peter, purtroppo. La ceramica che vedete in questa immagine è una "biscottiera" (denominata "mami" nei siti che ne propongono la vendita online, come ad esempio questo), commercializzata in vari formati da una storica azienda torinese (la Venchi, nata nel 1878), azienda specializzata in cioccolatini e affini (la "mami" raffigurata contiene infatti i suoi deliziosi nougatine). Questa biscottiera rappresenta la versione italica, lanciata sul mercato per Natale, della cosiddetta "mammy", una delle maggiori icone culturali di un certo immaginario razzista statunitense, una sorta di versione femminile dello "zio Tom", figura stereotipata e razzista della cameriera / balia nera, grassa, servizievole e tutta dedita a servire i suoi padroni bianchi. Nata nel periodo della schiavitù negli Stati del Sud, si è diffusa poi massicciamente in tutto il paese grazie anche a spettacoli teatrali, televisivi, cinematografici e a un gran numero di campagne pubblicitarie, come quella che ha al centro una "mammy" famosissima e ancora presente sugli scaffali di molti supermarket Usa (pur se con qualche cambiamento atto a renderla più "moderna"), ovvero Aunt Jemima, icona di una serie di prodotti per la prima colazione (rinviamo al video Aunt Jemima and BlacK History nel sito del Jim Crow Museum of Racist Memorabilia). La figura della "mammy" si è poi diffusa, con tutto il suo immaginario razzista al seguito, un po' ovunque nel mondo, grazie anche al successo internazionale di film come Via col vento: chi ad esempio in Italia non ricorda i ricorrenti "Zi, mizz Rozella" (versione tutta al femminile di quei "Zi badrone" che abbiamo sentito in tanti altri film), attribuiti nel doppiaggio a Hattie McDaniel, l'attrice afroamericana che nel film interpretava la cameriera di Rossella O'Hara?


Se negli Stati Uniti, questa figura (seppure non scomparsa e ancora molto amata da nostalgici di vario tipo come mostra l'esistenza di un fiorente mercato di pezzi "vintage", i cui acquirenti non hanno che l'imbarazzo della scelta, vista la vastissima produzione nel passato di oggetti che riprendevano questo stereotipo razzista, dalle Mammy Cookie Jars a quelle stampate su cartoline e tovagliette da colazione), è sottoposta da tempo a critica (basti rinviare a bell hooks e ai tanti interventi pubblicati nel sito del già citato Jim Crow Museum of Racist Memorabilia) e nessuno/a, oggi, credo si sognerebbe di impostare una nuova campagna pubblicitaria riprendendo la figura storica della "mammy" (se non in forme "edulcorate" o "mascherate"), la Venchi sembra non porsi nessun problema. La sua "mammy" è una ripresa precisa e fedele dell'originale con tutto il suo carico di attributi stereotipanti e razzisti. Del resto anche i Nougatine Venchi sono confezionati in barattoli come quelli che vedete dietro la "mami" nella foto all'inizio di questo articolo, barattoli che esibiscono come decorazione tante "faccette nere". Poiché l'immagine non è leggibile ecco di seguito, per fugare ogni dubbio, alcuni nougatine sfusi, avvolti singolarmente in una carta che riprende il motivo del barattolo:


Qui stiamo pensando di scrivere alla Venchi.

giovedì 13 maggio 2010

Noi/altre: sguardi incrociati su razzismo, sessismo e privilegio

"La definizione/percezione dell'“altro/a” è frutto di una storia e di specifiche relazioni e rapporti di potere tra soggetti in posizione di disuguaglianza economica, politica, sociale e culturale. Sono coloro che occupano una posizione di “dominio” a dire chi è (e come è o deve essere) “l'altro/a” (la donna, il/la colonizzato/a, l'immigrato/a ...) e il “posto” che deve/può occupare. Nella dicotomia “noi/loro”, dove il noi viene posto come neutro ed universale (maschio, bianco, eterosessuale, cristiano ...), i dominanti invisibilizzano e/o rendono opachi i violenti rapporti di potere e sfruttamento soggiacenti a questo processo e l'affermarsi di molteplici forme di resistenza. Con questo workshop ci proponiamo di rendere visibile il razzismo e il sessismo che costruiscono quella che è una delle figure per eccellenza dell'“alterità”, di volta in volta definita “immigrata”, “donna di colore”, “straniera”, individuando alcuni luoghi cruciali della sua costruzione e possibili strumenti per la sua messa in discussione. Se l'amnesia e l'oblio della specifica storia del razzismo italiano (colonialismo, razzismo antimeridionale, leggi razziali fasciste del 1938) è il luogo che maggiormente sembra aver contribuito ad una certa rappresentazione dell'“altra” (rappresentazione che l'attuale recrudescenza del razzismo mostra come ancora operante), uno dei momenti forti di una sua messa in crisi è lo smascheramento della presunta neutralità e universalità della “bianchezza” e la critica dello sguardo etnocentrico che ancora sembra contraddistinguere anche l'atteggiamento di molte donne/femministe occidentali nei confronti delle donne migranti e /o non occidentali, viste unicamente come vittime da salvare o redimere. Durante il workshop – che si strutturerà su tre incontri nel mese di maggio più uno conclusivo a settembre –, tenteremo, a partire dalle diverse posizionalità, esperienze e punti di vista di relatrici e partecipanti, di mettere in discussione le retoriche razziste e sessiste che costruiscono “l'altra” anche in opposizione a coloro che sono, contemporaneamente, “altre” e “noi” (le “donne native”, le “mogli e madri esemplari”, le “nostre donne”...) tentando di far emergere reciproche percezioni, privilegi, luoghi comuni, conflitti e rapporti tra diverse dinamiche di resistenze". Questa la presentazione del workshop che condurrò nell'ambito del Festival delle culture Divercity (Bologna 21, 22 e 23 maggio 2010)

Programma:

17 maggio, h 17-19
Retoriche razziste e sessiste e costruzione dell'altra
Centro Civico Lame/Sala Blu
via Marco Polo, 51

19 maggio, h 17-19
Femminismi e migrazioni
Interviene: Enrica Capussotti
Centro Civico Lame/Sala Blu
via Marco Polo, 51

22 maggio, h 16-19
Bianchezza e privilegio
Interviene: Liliana Ellena
Sala Il Cubo
via Zanardi 249

Settembre, data da definirsi
Discussione collettiva a partire dagli elaborati delle/dei partecipanti

Il workshop è gratuito, ma è richiesta l'iscrizione (divercity at alice.it). Negli Archivi la bibliografia consigliata. Alcuni dei testi proposti e ulteriori approfondimenti bibliografici saranno a disposizione delle/dei partecipanti durante il workshop.

lunedì 19 aprile 2010

La lingua è anche un luogo di lotta

"Ho lavorato per cambiare il mio modo di parlare e di scrivere [...], ho affrontato il silenzio e l'incapacità di essere articolata [...]. Spesso, parlando con radicalità di dominio, parliamo proprio a chi domina. La loro presenza cambia la natura e la direzione delle nostre parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Ero solo una ragazzina quando ho letto le parole di Adrienne Rich, 'questa è la lingua dell'oppressore, ma ho bisogno di parlarti'. Questa lingua che mi ha consentito di frequentare l'università, di scrivere una tesi di laurea, di sostenere colloqui di lavoro, ha l'odore dell'oppressore [...]. Noi siamo uniti nella lingua, viviamo nelle parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Avrei il coraggio di parlare all'oppresso e all'oppressore con la stessa voce? Avrei il coraggio di parlare a voi con un linguaggio che scavalchi i confini del dominio - un linguaggio che non vi costringa, che non vi vincoli,che non vi tenga in pugno? Il linguaggio è anche un luogo di lotta. Gli oppressi lottano con la lingua per riprendere possesso di se stessi, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare. Le nostre parole significano, sono azione, resistenza. Il linguaggio è anche un luogo di lotta"

bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, 1998. Traduzione di Maria Nadotti.

lunedì 15 settembre 2008

Aspettando Sistren


E' prevista per fine ottobre l'uscita di Sistren, una raccolta che attraverso scritti (tra le altre) di June Jordan, Audre Lorde, Aishah Shahidah Simmons, Staceyann Chin, Lenelle Moise, Piper Anderson, Sashinka Gourguinpour, Lauren Jade Martin, Todd Michelle Christine Gonzales, Jane Jin Kaisen, Kim Thompson, Elitrea Frye, Esohe Agathise, Groupe du 6 Novembre, Kagendo Murungi ... si propone di esplorare l'intersezione tra razza, classe, genere e sessualità. Nell'attesa è possibile leggerne alcuni stralci in rete grazie al prezioso lavoro di Veruska, che trovate qui.
E intanto vi ri-segnalo (perché continuo a credere che repetita iuvant) qualche lettura che ritengo utile per una riflessione su queste questioni. Anzitutto il citatissimo (sicuramente da me) Cahiers du Cedref curato da Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud : (Ré)articulation des rapports sociaux de sexe, classe et "race". Repères historiques et contemporains, Mémoires du séminarie du Cedref 2005-2006, che contiene (tra l'altro) un bel saggio sul Combahee River Collective (di cui viene anche tradotto in francese il famoso manifesto, che a breve - grazie alla nuova ri-edizione di Sistren - potremo ri-leggere in traduzione italiana), un mio scritto sulla cosiddetta articolazione di sessismo e razzismo e un bell'intervento di Horia Kebabza sul "sistema dei privilegi" (alcuni estratti di questo saggio li trovate sul sito del Mouvement des Indigènes de la République). Ancora in francese vi ri-segnalo l'antalogia curata da Elsa Dorlin, Black Feminism. Anthologie du féminisme africain-américain, con testi (tra le altre) di Audre Lorde, bell hooks, Combahee River Collective, Barbara Smith, Michele Wallace, Hazel Carby ... Per chi ancora non lo avesse letto ricordo che Dorlin è anche autrice di La matrice de la race, volume illuminante sull'articolazione di sessismo e razzismo nelle imprese coloniali e sulla costituzione dello stato francese moderno e che ho recensito per il numero Confini senza fine di Zapruder (recensione che posterò presto qui in Marginalia, previa autorizzazione ovviamente!)
In italiano vi ri-segnalo (in ordine cronologico) tre libri, Traiettorie di sguardi. E se gli altri fosse voi? di Geneviève Makaping (di cui non posso dimenticare il bell' intervento di qualche anno fa a Informazione migrante) , Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi e, ultimo ad essere stato pubblicato, La pelle che ci separa di Kym Ragusa.
E infine, poichè ho citato Zapruder, non posso proprio evitare di ricordarvi ancora una volta (e chissenefrega se qualcun* malignerà a proposito di pubblicità&propaganda) il "mitico" numero Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Ma vabbè che è inutile, credo che questo lo abbiate letto proprio tutt*, no?

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Mentre scrivo apprendo della morte di Abdul William Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso. Ucciso a sprangate - condite da insulti razzisti - dai gestori di un bar (padre e figlio) dove aveva rubato un pacchetto di caramelle.
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domenica 17 febbraio 2008

Riflessioni dal margine su razzismo e sessismo

Da: bell hooks, "Riflessioni su razza e sesso", in Id., Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Milano, Feltrinelli 1998, pp. 62-73, traduzione e cura di Maria Nadotti.

[...] Il saggio di Robin Morgan, The Demon Lover: On the Sexuality of Terrorism, parte dallo stupro. L'autrice analizza il modo in cui gli uomini, al di là di classe, razza e nazionalità, sono uniti tra loro da un'idea condivisa di maschilità che fa della mascolinità un sinonimo della capacità di affermare il proprio 'potere-su' attraverso atti di violenza e terrorismo. Poiché gli atti di terrorismo vengono commessi per lo più da uomini, Morgan vede nel terrorista "l'incarnazione logica delle politiche patriarcali in un mondo tecnologico". Non le interessa invece il sovrapporsi del discorso di razza e sesso, l'interrelazione di razzismo e sessimo. Come molte femministe radicali, Morgan crede che l'impegno con cui gli uomini mantengono il patriarcato e il dominio mascile diminuisca o cancelli la differenza.
Gran parte del mio lavoro nell'ambito della teoria femminista ha messo in rilievo quanto sia importante capire la differenza, quanto siano rilevanti i modi in cui status razziale e di classe determinano sino a che punto si possono affermare il dominio e il privilegio maschili e, ancor di più, in che forma razzismo e sessismo sono sistemi interconessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda. Molte femministe continuano a considerarle questioni del tutto distinte e a credere che il sessismo possa essere abolito anche se il razzismo rimane intatto o che le donne impegnate nella lotta contro il razzismo non stiano sostenendo il movimento femminista. Poiché la lotta di liberazione nera viene così spesso inquadrata in termini che confermano e sostengono il sessismo, non sorpende che le bianche si chiedano se la lotta per i diritti delle donne risulterebe sminuita qualora ci si concentrasse eccessivamente sulla lotta contro il razzismo, o che molte nere, schierandosi a fianco del movimento femminista, temano ancor oggi di commettere un atto di tradimento nei confronti dei loro uomini. Entrambe queste paure sono una risposta all'equazione liberazione nera/virilità [...] Dobbiamo respingere la sessualizzazione della liberazione nere in forme che sostengano e perpetuino sessismo, fallocentrismo e dominio maschile. Anche se in Black Macho and the Myth of the Superwoman Michele Wallace ha tentato di dimostrare quanto sia sbagliata l'identificazione tra liberazione nera e affermazione di una virilità oppressiva, i neri a cui il messaggio è arrivato sono molto pochi. Sviluppando tale critica in Ain't I A Woman? Black Woman and Feminism, ho scoperto che sempre più numerose sono le donne nere che vanno rifiutando questo paradigma. A non averlo ancora rifiutato sono invece la maggioranza dei maschi neri e in particolare i nostri leader politici. Finché i neri continuano a credere che il trauma della dominazione razzista coincide con la perdita della virilità nera, è per noi inevitabile investire nel copione razzista che perpetua l'idea che tutti i maschi neri sono degli stupratori, bramosi di usare il terrorismo sessuale per esprimere la loro rabbia contro la dominazione razziale.
Oggi si assiste a una riproposizione di tali narrative. Tornano alla superficie in un momento storico in cui i neri sono sottoposti ad attacchi razzisti sempre più aperti e vistosi [...]. I media commerciali fondati sulla supremazia dei bianchi fanno di tutto perché si creda che sulla sicurezza sociale nel suo insieme pesa la minaccia dei neri, che controllo, repressione e dominio violento sono i soli mezzi efficaci per affrontare la questione.
[...] Nella nostra cultura l'immagine del maschio nero stupratore, minaccia e pericolo per la società, ha da qualche tempo un corso spettacolare. La fissazione ossessiva dei media su tali rappresentazioni è politica. Il ruolo che essa gioca nel mantenere il dominio razzista è di convincere il pubblico che i maschi neri sono una grave minaccia, che va controllata con ogni mezzo necessario, inclusa l'eliminazione fisica. E' questo il retroterra culturale che ha plasmato la reazione dei media di fronte al caso di stupro in Central Park. E i media hanno avuto un ruolo di rilievo nel modellare la reazione del pubblico. Sono in molti a servirsi di questo caso per perpetuare stereotipi sessuali e razzismo. Ironicamente, gli stessi che dichiarano di essere traumatizzati dalla brutalità di questa vicenda non esitano ad affermare che i presunti colpevoli dovrebbero essere castrati o uccisi. Essi non vedono alcun legame tra il sostenere la violenza come strumento di controllo sociale e l'uso della violenza come esercizio di controllo da parte dei presunti colpevoli. La reazione pubblica a questo caso sottolinea la diffusa incapacità di comprendere il nesso razzismo/sessismo.
Molti neri, soprattutto molti maschi neri, servendosi del paradigma sessista secondo il quale lo stupro di una bianca da parte di un nero non è che una reazione al dominio razzista, considerano la vicenda di Central Park come una denuncia del sistema razzista.[...]. Molte bianche hanno reagito al caso concentrandosi esclusivamente sulla brutalità dell'aggressione e interpretandola come atto di dominio di genere, come espressione della violenza maschile contro le donne [...]. Le nere [...] si sono concentrate unanimamente sulla natura sessista del crimine, fornendo spesso esempi di sessismo maschile nero. Dato il lavoro svolto in ambito femminista dalle donne di colore per richiamare l'attenzione sule realtà del sessismo dei loro uomini, lavoro che generalmente suscita un interesse minimo o nullo oppure viene accusato di aggressività nei confronti dei maschi neri, è ironico che, per arrivare ad ammettere che nelle comunità nere il sessismo è un problema serio, si debba passare attraverso lo stupro brutale di una donna bianca da parte di un gruppo di ragazzi neri [...].
La reazione pubblica alla vicenda di Central Park rivela sino a che punto la cultura investe in quel genere di pensiero dualistico che aiuta a rinforzare e mantenere ogni forma di dominio. Perché dovremmo decidere se questo crimine è più sessista che razzista, come se si trattasse di forme di oppressione in concorrenza tra loro? Perché i bianchi, e in particolare le femministe bianche, si sentono meglio quando i neri e soprattutto le nere, per enfatizzare l'opposizione al sessismo maschile nero all'interno del patriarcato capitalistico fondato sulla supremazia bianca, prendono le distanze dalla condizione dei maschi neri? Le nere non possono continuare a preoccuparsi seriamente dell'effetto brutale del dominio razzista sui maschi neri e allo stesso tempo denunciare il sessismo dei loro uomini? E perché mai il sessismo dei maschi di colore viene evocato come se si trattasse di un disordine sociale di marca speciale, più pericoloso, più abominevole e minaccioso del sessismo che pervade la cultura nel suo insieme, o del sessismo che informa il dominio dei bianchi sulle donne? Queste domande riportano l'attenzione sulla logica e il modo di pensare binari, che sono il fondamento filosofico dei sistemi di dominio. Chi ha a cuore il nuovo deve dunque insistere [...] sulla complessità della nostra esperienza all'interno di una società razzista e sessista [...].