Visualizzazione post con etichetta Chandra Talpade Mohanty. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Chandra Talpade Mohanty. Mostra tutti i post

mercoledì 23 ottobre 2013

White Feminist Fatigue Syndrome

Negli ultimi giorni si è molto discusso in rete di un articolo di Nancy Fraser pubblicato lo scorso 14 ottobre da The Guardian, How feminism became capitalism's handmaiden - and how to reclaim it, tradotto da Cristina Morini con il titolo di Come il femminismo divenne ancella del capitalismo. In questo articolo Fraser constata come "la seconda ondata del femminismo è emersa come critica al capitalismo di prima maniera, ma infine è diventata ancella del capitalismo contemporaneo", questione che solleva, come è stato da più parte rilevato, tutta una serie di interrogativi indubbiamente urgenti da mettere a tema. Ma tra i contributi alla discussione che questo articolo ha suscitato mi sembra particolarmente utile e interessante il provocatorio intervento di Brenna Bhandar e Denise Ferreira da Silva, White Feminist Fatigue Syndrome, ora tradotto in italiano da Incroci De-generi (La sindrome del fardello della donna bianca). Bhandar e Ferreira da Silva, mettono in evidenza come l'articolo di Fraser "che ad una prima occhiata sembra una ragionevole auto-riflessione, una di quelle che si assume il carico e la responsabilità di passate alleanze e celebrazioni di mosse strategiche per il miglioramento della vita delle donne, ad una seconda occhiata rivela l’innata e ripetitiva miopia del femminismo bianco nell’accettare, conversare e riflettere con le femministe nere e del terzo mondo". Denunciano con forza l'utilizzo di un "noi" e del termine "femminismo" al singolare che finiscono ancora una volta per invisibilizzare la presenza di altri percorsi femministi (come il Black Feminism) che, fin dagli anni 70 "hanno sistematicamente costruito una critica femminista non solo al capitalismo di stato, ma anche al capitalismo globalizzato radicato nell’eredità del colonialismo". Mi sembra che questo testo possa contribuire ad aprire una discussione quanto mai necessaria, quindi copio-incollo di seguito la traduzione di Incroci De-generi (che ringrazio per il gran lavoro scusandomi se per mancanza di tempo e una conoscenza piuttosto rozza dell'inglese non ho potuto contribuire a una revisione del testo come auspicato, limitandomi a piccoli interventi). Buona lettura e riflessioni  // Nel suo recente articolo pubblicato sulla rubrica Comment is Free, Come il femminismo è diventato un’ancella del capitalismo – e come riprendercelo, Nancy Fraser traccia delle linee a partire dal suo lavoro di teoria politica per argomentare come, nella migliore delle ipotesi, il femminismo sia stato cooptato dal neoliberalismo e nella peggiore sia stato un elemento di compartecipazione capitalista del progetto neo-liberale. Quella che ad una prima occhiata sembra una ragionevole auto-riflessione, una di quelle che si assume il carico e la responsabilità di passate alleanze e della celebrazione delle mosse strategiche finalizzate al miglioramento della vita delle donne, ad una seconda occhiata rivela l’innata e ripetitiva miopia del femminismo bianco nell’accettare, confrontarsi e riflettere con le femministe nere e del terzo mondo. Dai primi anni 70 in poi, queste studiose ed attiviste hanno sistematicamente portato avanti una critica femminista non solo al capitalismo di stato, ma anche al capitalismo globalizzato radicato nell’eredità del colonialismo. Queste femministe non hanno dato la priorità al “sessismo culturale” sulla questione della redistribuzione della ricchezza. La letteratura è vasta, gli esempi sono miriadi ed è dunque ancora più fastidioso che le femministe bianche parlino della seconda ondata del femminismo come se fosse l’unico “femminismo” e usano il pronome “noi” mentre lamentano le sconfitte delle loro battaglie. Lasciateci almeno dire che non esiste nulla che si possa definire “femminismo” in quanto soggetto di qualsiasi proposizione che designa la singola posizione della critica al patriarcato. Per questa posizione c’è stata una frattura sin da quando Sojourner Truth disse “Non sono forse una donna anch’io?”. Tuttavia esiste una posizione femminista soggettiva, quella che Fraser lamenta, che si è seduta molto comodamente al posto del soggetto auto-determinato ed emancipato. Quella ovviamente è la posizione che lei identifica come un contributo al neoliberalismo. Ma non c’è niente di cui meravigliarsi, dal momento che sia il suo femminismo che il suo neoliberalismo condividono la stessa anima liberale che le femministe nere e del terzo mondo hanno identificato e denunciato sin dai primi passi nella traiettoria dei femminismi. Il lavoro di Angela Y. Davis, Audre Lorde, Himani Bannerji, Avtar Brah, Selma James, Maria Mies, Chandra Talpade Mohanty, Silvia Federici, Dorothy Roberts e numerose altre hanno frantumato la natura limitata ed escludente delle strutture concettuali sviluppate dalle femministe bianche nel mondo anglofono. Queste studiose ed attiviste hanno creato strutture di analisi che simultaneamente eccedono una “sfida a” e forniscono un correttivo alla narrazione di entrambe le teorie del marxismo nero e dell’anticolonialismo che fondamentalmente non sono riuscite a teorizzare il genere e la sessualità, e del pensiero femminista marxista e socialista che continua a fallire, per molti aspetti, nel dar conto della razza, della colonizzazione e delle ineguaglianze strutturali fra gli stati nazione cosiddetti sviluppati ed in via di sviluppo. E certo, Mies, Federici e James sono bianche, ma i femminismi neri e del terzo mondo aspirano ad una solidarietà politica che attraversi la linea del colore. Le studiose di cui abbiamo parlato hanno coerentemente sviluppato delle critiche alle forme capitaliste della proprietà, dello scambio, del lavoro retribuito e non, insieme alle forme culturali strutturalmente incorporate nella violenza patriarcale. Prendiamo l’esempio dello stupro e della violenza contro le donne. In quel lavoro spartiacque che è Donne, Razza e Classe, Angela Y. Davis sostiene energicamente che molte delle più attuali e pressanti battaglie politiche affrontate dalle donne nere sono radicate nel particolare tipo di oppressione che hanno sofferto da schiave. Lo stupro e la violenza sessuale riguardano donne di tutte le classi, razze e sessualità, come Davis nota, ma c’è una valenza differente per uomini e donne nere. Il mito del violentatore nero e dell’uomo nero violentemente ipersessuale ha causato migliaia di linciaggi nell’anteguerra in America. Questo persistente mito razzista fornisce un valore esplicativo per la iper-rappresentazione di uomini neri in prigione condannati per stupro ed ha spinto una parte delle donne afro-americane ad essere riluttanti nel lasciarsi coinvolgere nel primo attivismo contro lo stupro che si focalizzava su un rafforzamento della legge e del sistema giudiziario. L’espropriazione del lavoro nero fondato sulla logica della schiavitù si ripete esso stesso nella espropriazione del lavoro del detenuto nell’era post-schiavista e oggi nel lavoro schiavistico endemico nel complesso industriale carcerario. La violenza sessuale è conseguentemente considerata come qualcosa che deriva dalla schiavitù e dalla colonizzazione, che colpisce sia gli uomini che le donne. La storia dei corpi di donne nere come oggetti di utilità da usare, violare per il piacere dell’uomo bianco rimane come traccia fisica, sociale, razziale nella società americana contemporanea. Per quanto riguarda le native americane, gli stereotipi dell’epoca coloniale della “squaw” continuano ad essere presenti nell’immaginario razzializzato della contemporaneità, rendendo le indigene vulnerabili alle forme di violenza sessuale che sono sempre già razziali, richiamando schemi di violenza emersi attraverso l’esproprio delle loro terre, linguaggi, risorse e, sì, anche pratiche culturali. Recenti proposte, secondo le quali le femministe dovrebbero rivolgere lo sguardo verso il lavoro non retribuito, di cura, sono state analizzate da Patricia Hill Collins in Il pensiero del femminismo nero: sapere, potere e coscienza. Collins enfatizza il fatto che il lavoro a casa delle donne afro-americane che contribuisce al benessere delle loro famiglie, può essere inteso da loro come una forma di resistenza alle imposizioni sociali ed economiche che colludono a danneggiare i bambini e le famiglie afro-americane. Le femministe nere hanno anche condotto la campagna per la retribuzione del lavoro domestico sfidando le norme borghesi dell’economia familiare. Seguendo A.Y. Davis notiamo che le femministe bianche hanno bisogno, quando intraprendono strategie politiche, di riconoscere che le femministe nere e del terzo mondo hanno già teorizzato e praticato a questo proposito da lungo tempo. Porre fine all’oppressione, alla violenza contro le donne, alla violenza contro gli uomini, particolarmente nella variante neoliberale, significa abbracciare il pensiero storico materialista e antirazzista delle femministe nere e del terzo mondo. Le femministe bianche che continuano ad agitare la parola “razza” e “razzismo” nel loro approccio diversamente sinistro-liberale sono ostinatamente cieche/sorde? Sono incapaci di cedere il passo al femminismo nero perché significherebbe la perdita di un certo privilegio razziale? Il persistente richiamo all’universalismo, che è il nucleo del femminismo bianco, continua ripetutamente a rendere invisibile le esperienze, il pensiero e il lavoro del femminismo nero e del terzo mondo. E’ ora!

lunedì 7 ottobre 2013

«Non ci sono italiani negri». Il colore legittimo nell’Italia contemporanea

Via il prezioso blog di Sonia Sabelli condivido la notizia che nel numero di settembre di «Ritagli», la rassegna bimestrale di cultura della Camera dei deputati, è stato pubblicato (ed è online), il saggio «Non ci sono italiani negri». Il colore legittimo nell’Italia contemporanea, intervento introduttivo di Gaia Giuliani alla tavola rotonda da lei curata e pubblicata in «Studi culturali», dal titolo La sottile linea bianca. Intersezioni di razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale. Nello stesso numero di «Studi culturali» anche una bella "doppia" recensione di Cristina Demaria (al volume di Chandra Talpade Mohanty, Femminismo senza frontiere e al "nostro" Femministe a parole). Buone letture!

mercoledì 31 luglio 2013

Femminismo senza frontiere di Chandra Talpade Mohanty / Una recensione

Proprio nel luglio scorso avevo segnalato qui in Marginalia l'uscita del volume di Chandra Talpade Mohanty, Femminismo senza frontiere. Teoria, differenze, conflitti (ombre corte, 2012). Non so nel frattempo quante/i di voi l'abbiano poi letto, comunque sull'ultimo numero di Zapruder (dal titolo Pellicole di storia, qui l'indice) è ora stata pubblicata la mia  breve recensione al libro, che vi copio-incollo qui. Buona lettura! // A cura di Raffaella Baritono è ora accessibile al pubblico non anglofono, nell'accurata traduzione di Gaia Giuliani, una raccolta dei più importanti scritti dell'attivista e teorica Chandra Talpade Mohanty, «femminista del Terzo Mondo formatasi negli Stati Uniti, interessata alle questioni della cultura, della produzione di sapere, e dell'attivismo in un contesto internazionale» come lei stessa si definisce in uno dei saggi (Cartografie della lotta, pp. 63-114, p. 65). Tratti tutti – tranne l'ultimo – da Feminism without Borders: Decolonizing Theory, Practicing Solidarity (Duke University Press, 2003) e scritti in un arco temporale che va dal 1986 al 2003, i saggi presentati restituiscono alcuni dei nodi centrali della complessa riflessione di Mohanty «la necessità di rendere, esplicito, sulla scia dell'insegnamento di Audre Lorde (1984), il posizionamento come scelta teorica e politica del femminismo contemporaneo che non nega, ma allo stesso tempo non ipostatizza le differenze [...]; l'attraversamento dei confini intesi come linee mobili dello spazio geografico e politico; lo spostamento dei punti di vista e l'analisi critica del modo in cui sono state costruite categorie come quelle di Occidente e Terzo Mondo; la messa a fuoco del nesso differenze/agency al cuore della riflessione del femminismo postcoloniale» (Baritono, Introduzione, pp. 7-23, p. 7). Al tempo stesso, offrono preziose indicazioni metodologiche per un femminismo «senza frontiere», grazie anche all'insistenza sulla necessità di storicizzare e ri-pensare obiettivi e categorie d'analisi, nonché un linguaggio ancor oggi «impreciso ed inadeguato» e che dovrebbe «essere aperto al perfezionamento e all'indagine – ma non all'istituzionalizzazione» (pp. 184-185). Emblematico il saggio “Sotto gli occhi dell'Occidente” rivisto: solidarietà femminista e lotte anticapitaliste (pp. 176-215), in cui Mohanty riprende il suo celebre Under Western Eyes: Feminist Scholarship and Colonial Discourses (1986). Se all'epoca il perno era la denuncia «degli studi del “femminismo occidentale” che si occupano delle donne del Terzo Mondo colonizzandone discorsivamente le vite e le lotte» (p. 178), ora, a diciassette anni di distanza, Mohanty attua una sorta di autopsia analitica del testo, a partire da alcuni fraintendimenti che ne hanno accompagnato la diffusione e dal proprio mutato posizionamento – «Quando lo scrissi non avevo ancora finito i miei studi di dottorato, ed ora sono una professoressa in Women's Studies. “Sotto” ora è molto più “dentro”...» (p. 176) – e dal diverso contesto storico-politico, in cui cruciale risulta lo scarto tra Mondo dell'Un-Terzo e Mondo dei Due-Terzi, «tra “coloro che hanno” e “coloro che non hanno”» (p. 183). Emerge la necessità di immaginare, alla luce dei nuovi «processi di inclusione/esclusione posti in essere dal dominio capitalista, razzista, eterosessista e nazionalista» (p. 185), nuove forme di lotta e solidarietà transnazionali femministe, partendo dal presupposto che «forse, non si tratta più semplicemente della questione dello sguardo dell'Occidente, ma piuttosto di come l'Occidente sia interno e si riconfiguri continuamente a livello globale, razziale e in termini di genere. Senza riconoscere questo aspetto, il nesso necessario tra sapere femminista/cornici analitiche, da un lato, e organizzazione/attivismo, dall'altro, è impossibile» (p. 195). (Vincenza Perilli, in Zapruder, n. 31, 2013)

mercoledì 10 luglio 2013

Audre Lorde e Chandra Talpade Mohanty / Cartografie della lotta

Avevo già pubblicato, esattamente un anno fa, questo frammento di poema di Audre Lorde (poi posto in epigrafe da Chandra Talpade Mohanty al suo Cartographies of Struggle) ma credo valga la pena ri-postarlo , buona lettura // Gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica sono i paesi più potenti nel mondo ma sono solo 1/8 della popolazione mondiale. Il popolo africano è anch'esso 1/8 della popolazione mondiale. Di questo 1/4 è nigeriano. 1/2 della popolazione mondiale è asiatico. 1/2 di esso è cinese. Ci sono 22 nazioni in Medio Oriente. La maggior parte delle persone nel mondo sono gialle, nere, marroni, povere, donne, non-cristiane e non parlano inglese. Entro il 2000 le 20 città più grandi del mondo avranno una cosa in comune nessuna di esse sarà in Europa nessuna negli Stati Uniti. (Audre Lorde, 1 gennaio 1989)

domenica 17 marzo 2013

Comment S'en Sortir ? / Rivista internazionale di filosofia femminista e teoria queer

È con vera gioia che annuncio la nascita di Comment S'en Sortir?, una rivista internazionale di filosofia femminista e teoria queer di cui sono molto felice di essere stata invitata a far parte del comitato di lettura. Di seguito la presentazione della rivista - che sono certa aprirà un nuovo spazio di discussione sui saperi disciplinari e indisciplinati - a cura della redazione di CSS (in italiano, francese, inglese e spagnolo). Buona lettura! // Abbiamo il piacere di annunciarvi il lancio della rivista Comment S'en Sortir ? (CSS). CSS è una rivista internazionale di filosofia femminista e teoria queer avente sede in Francia. Oltre al comitato di redazione, essa è composta da un comitato di lettura, incaricato della valutazione anonima dei contributi, e da un comitato scientifico. La rivista ha l’ambizione di sviluppare una doppia prospettiva femminista e queer sui e nei campi – disciplinari e indisciplinati – della filosofia, della teoria politica e degli studi di genere, così come degli studi marxisti, studi gay, lesbici e trans, studi postcoloniali e culturali. CSS pubblicherà, in versione multilingua, due numeri tematici all’anno. Il numero inaugurale – “Dal lato oscuro” – è previsto per l’autunno 2013 ed è oggetto di un call for abstracts disponibile sul sito. Troverete una presentazione più dettagliata della rivista sul nostro sito // Le comité de rédaction de la revue Comment S’en Sortir ? (CSS) a le plaisir de vous informer du lancement de cette nouvelle revue. CSS est une revue internationale de philosophie féministe et de théorie queer basée en France. Elle est composée d’un comité de lecture qui évaluera les contributions à l'aveugle et d'un comité scientifique. La revue a pour ambition de développer une double perspective féministe et queer sur et dans les champs – disciplinaires ou indisciplinés – de la philosophie, de la théorie politique et des études de genre, mais aussi des études marxistes, des études gaies, lesbiennes et trans, comme des études postcoloniales et culturelles. CSS publiera, en version multilingue, deux numéros thématiques par an. Le numéro inaugural - "Du côté obscur" - est prévu pour l'automne 2013 et fait l’objet d’un appel à propositions d’articles disponible sur le site dans la rubrique CfP. Vous trouverez une présentation plus détaillée de la revue sur notre site internet // It is with great pleasure that we announce you the launching of the journal Comment S'en Sortir ? (CSS). CSS is an international-oriented French peer-reviewed scientific journal. The journal is managed by an Editorial Board, a Review Board in charge of blind peer-reviews, and an international Scientific Committee. It aims to generate a perspective both feminist and queer on and within Philosophy, Political Theory and Gender Studies, as well as Marxist Studies, Gay, Lesbian and Trans Studies, Postcolonial and Cultural Studies. The journal is published in several languages two times a year. The inaugural issue of CSS - "From The Dark Side" - is set for Autumn 2013. You can find the Call for Abstracts on the website under the CfP section. For further information about the journal, please visit our website //Tenemos el placer de anunciarles el lanzamiento de la revista “Comment s’en sortir ?” (CSS) . CSS es una revista internacional de filosofía y teoría queer afincada en Francia. Además del comité de redacción, esta compuesta por un comité de lectura que evaluara las contribuciones a ciegas y de un comité científico. La revista tiene como ambición desarrollar una doble perspectiva feminista y queer sobre y dentro de los campos – disciplinarios e indisciplinados – de la filosofía, de la teoría política y de los estudios de género, así como de los estudios marxistas, estudios gays, lesbianas y trans, o estudios postcoloniales y culturales. CSS publicara, en versión multilingüe, dos números temáticos al año. El numero inaugural – "Del lado oscuro" – esta previsto para el otoño 2013 y es objeto de una presentación de propuestas disponible en la pagina internet de la revista, en el apartado “CfP”. Encontraran una presentación más detallada de la revista en nuestra pagina internet

lunedì 3 dicembre 2012

Whiteness / Bianchezza

Sarà centrato su di un concetto cruciale, quello di whiteness / bianchezza, il prossimo incontro del seminario Dal femminismo agli "altri femminismi" a cura del Laboratorio di autoformazione Bartleby. Con Gaia Giuliani e Valeria Ribeiro Corrosacz // Incontri precedenti: Intersezionalità, Black Feminism, Femminismo post-coloniale e Femminismo senza frontiere

martedì 20 novembre 2012

Femminismo senza frontiere. Riflessioni intorno al testo di Chandra Talpade Mohanty

Il volume Femminismo senza frontiere. Teorie, differenze, conflitti, recentemente pubblicato da Ombre Corte (e che raccoglie i saggi più significativi di Chandra Talpade Mohanty - attivista e teorica femminista indiana -, a partire dal celebre saggio del 1986, Under Western Eyes: Feminist Scholarship and Colonial Discourses), sarà domani pomeriggio al centro della lezione di Raffaella Baritono, curatrice del volume, all'interno del seminario Dal femminismo agli "altri femminismi" (21 novembre, ore 15-17, aula XI, via Zamboni, 38 - Bologna)

Intersezionalità / Mappe e problemi

Condividiamo la bibliografia essenziale relativa all'incontro del 19 ottobre sul concetto di intersezionalità all'interno del seminario di autoformazione Dal femminismo agli “altri femminismi” // Liliana Ellena e Vincenza Perilli: Il concetto di intersezionalità: mappe e problemi // Alcuni testi fondamentali della genealogia del dibattito sull’intersezionalità all’interno dei movimenti statunitensi delle femministe nere: Davis, Angela (1971), «Reflections on the Black woman's role in the community of slaves», Black Scholar, vol. III, n. 4, pp. 3-15. Trad. italiana: «Riflessioni sul ruolo della donna nera nella comunità degli schiavi», in Ann Gordon et al., Donne bianche e nere nell’America dell’uomo bianco, La Salamandra, Milano, 1975 // Combahee River Collective, The (1977), The combahee river collective statement in Zillah Eisenstein (a cura di), Capitalist patriarchy and the case for socialist feminism (pp. 362-372), Monthly Review Press, 1979.Trad. Italiana: «Una dichiarazione di intenti di femministe nere», in Veruska Bellistri (a cura di), Sistren. Testi di femministe e lesbiche provenienti da migrazione forzata e schiavitù, autoproduzione, Roma 2005, pp. 9-14 // hooks, bell (1981), Ain't I a woman? Black women and feminism, South End Press, Boston.// Moraga, Cherríe e Anzaldúa, Gloria (a cura di) (1981), This bridge called my back: Writings by radical women of color, Persephone Press, Watertown // Davis, Angela (1981), Women, race and class, Random House, New York. Trad. italiana: Ead., Bianche e nere, Editori Riuniti, Roma, 1985 // Hull Gloria, Bell Scott Patricia e Smith Barbara (a cura di) (1982), All the women are White, all the Blacks are men but some of us are brave: Black women’s studies, Feminist Press, New York   // Mohanty, Chandra (1988), «Under western eyes: feminist scholarship and colonial discourses», Feminist review, n. 30, pp. 61-88 .Trad. italiana: «Sotto gli occhi dell'Occidente. Ricerca femminsita e discorsi coloniali», in Ead., Femminismo senza frontiere. Teoria, differenze, conflitti, Ombre Corte, Verona, 2012 // Testi principali in cui Kimberlé Crenshaw ha enucleato la sua proposta sull’intersezionalità: Crenshaw, Kimberlé Williams (1989), «Demarginalizing the intersection of race and sex: a Black feminist critique to antidiscrimination doctrine, feminist theory and antiracist politics», University of Chicago Legal Forum, 1989, pp. 139- 167 // Crenshaw, Kimberlé Williams (1991), «Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women of Color», Stanford Law Review, vol. 43, n. 6, pp. 1241-1299. // Alcuni testi sul dibattito critico sull’intersezionalità: Dorlin, Elsa (2009), (a cura di), Sexe, race, classe, pour une épistémolgie de la domination, Puf, Parigi // Bilge, Sirma (2010), «De l'analogie à l'articulation», L'Homme et la Société, n. 176-177, pp. 43-64 //  Helma Lutz, Maria Teresa Herrera Vivar and Linda Supik (2011), (a cura di) Framing Intersectionality. Debates on a Multi-Faceted Concept in Gender Studies, Ashgate, Farnham. // Perilli, Vincenza e Ellena Liliana (2012), Intersezionalità. La difficile articolazione in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma // Sabrina Marchetti (in corso di pubblicazione) , Intersezionalità. Per pensare la differenza, in Caterina Botti (Ed.), Etiche della diversità culturale, Le Lettere, Firenze // Infine, alcuni testi sul contesto italiano: Perilli, Vincenza (2007), «L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismi e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti», Zapruder, n. 13, pp. 9-25 // Bonfiglioli Chiara, Lidia Cirillo, Laura Corradi, Barbara De Vivo, Sara Farris R. e Vincenza Perilli (a cura di) (2009), La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, Alegre, Roma  // Chiara Bonfiglioli (2010), Intersections of Racism and Sexism in Contemporary Italy: A Critical Cartography of Recent Feminist Debates, in «DarkMatter», n. 6   // Ellena, Liliana (2011), «L’invisibile linea del colore nel femminismo italiano: viaggi, traduzioni, slittamenti», Genesis, vol.10, n. 2, pp. 9-31

domenica 11 novembre 2012

Femminismo postcoloniale


Giovedì 15 novembre dalle ore 15 alle 17 si terrà il terzo incontro del seminario di autoformazione Dal femminismo agli "altri" femminismi. Tema dell'incontro Il femminismo postcoloniale, con Angela D'Ottavio e Jamila Mascat. Da segnare in agenda

lunedì 15 ottobre 2012

Dal femminismo agli "altri femminismi" / Seminario di autoformazione

Cogliamo il pretesto della pubblicazione del bel manifesto del seminario di autoformazione Dal femminismo agli "altri femminismi", per segnalarvi piccole variazioni nel programma rispetto a quello che avevamo pubblicato qui qualche giorno fa. Prendete nota!

sabato 13 ottobre 2012

Per una critica dell'identità: dal femminismo agli "altri femminismi"

Di seguito il programma del seminario 2012-2013 organizzato dal Laboratorio autoformazione e dal Bartebly, che quest'anno ha il titolo di Per una critica dell'identità: dal femminismo agli "altri femminismi".Il primo incontro si terrà venerdì prossimo, 19 ottobre in Aula A (via Centotrecento, 18 - Bologna), per info: autoeffelab at gmail.com, mentre qui una bibliografia guida // CALENDARIO INCONTRI (Ogni incontro sarà preceduto da un laboratorio di discussione e preparazione per l’incontro seminariale successivo di durata di 2 ore (più informazioni sull’orario durante il primo incontro del seminario): 19 OTTOBRE Concetto di Intersezionalità – Vincenza Perilli e Liliana Ellena (17.00-19.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 24 OTTOBRE Black Feminism – Sonia Sabelli e Barbara De Vivo (15.00-17.00 @ Aula XI – via Zamboni 38) // 15 NOVEMBRE Femminismo postcoloniale - Angela d’Ottavio e Jamila Mascat (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 21 NOVEMBRE Femminismo senza frontiere: teorie, differenze, conflitti. Riflessioni intorno al testo di Chandra Talpade Mohanty – Raffaella Baritono (15.00-17.00 @ Aula XI – via Zamboni 38) // 6 DICEMBRE Whiteness – Gaia Giuliani e Valeria Ribeiro Corossacz (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 13 DICEMBRE Workshop* – Gaia Giuliani (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 7 FEBBRAIO Femminismo trasnazionale – Elisabetta Pesole (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 14 FEBBRAIO Critica Queer – Elisa Arfini e Renato Busarello (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 21 FEBBRAIO Workshop* con Vincenza Perilli (15.00– 17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 28 FEBBRAIO Ricerca e metodologia femminista – Sabrina Marchetti e Beatrice Busi (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18) // 7 MARZO Incontro sul presente, problema dell’identità e pratica politica - Laboratorio Smaschieramenti (15.00-17.00 @ Aula A – via Centotrecento 18)// *Durante i workshop ci dedicheremo all’analisi di pubblicità e film utilizzando gli strumenti critici acquisiti nel corso del seminario

sabato 1 settembre 2012

Femminismo senza frontiere di Chandra Talpade Mohanty / Una recensione

Dalla mailing list di Migranda ci segnalano una recensione di Paola Rudan - che potete leggere qui -, al volume di Chandra Talpade Mohanty Femminismo senza frontiere, recentemente tradotto in italiano e di cui avevamo già pubblicato un breve, ma significativo, frammento. Buona lettura

domenica 15 luglio 2012

Cartografie della lotta

Gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica sono i paesi
più potenti
nel mondo
ma sono solo 1/8 della popolazione mondiale.
Il popolo africano è anch'esso 1/8 della popolazione
mondiale.
Di questo 1/4 è nigeriano.
1/2 della popolazione mondiale è asiatico.
1/2 di esso è cinese.
Ci sono 22 nazioni in Medio Oriente.
La maggior parte delle persone nel mondo sono gialle,
nere, marroni, povere, donne, non-cristiane e non parlano inglese.
Entro il 2000 le 20 città più grandi del mondo avranno
una cosa in comune
nessuna di esse sarà in Europa nessuna negli Stati Uniti.
(Audre Lorde, 1 gennaio 1989)
[Frammento del poema letto da Lorde nel discorso pronunciato all'Oberlin College il 29 maggio 1989 e posto in epigrafe da Chandra Talpade Mohanty al suo Cartographies of Struggle, qui nella  traduzione italiana di Gaia Giuliani nel volume Femminismo senza frontiere, a cura di Raffaella Baritono].

domenica 1 luglio 2012

Femminismo senza frontiere / Feminism without Borders

Curato e introdotto da Raffaella Baritono è finalmente disponibile in traduzione italiana Feminism without Borders: Decolonizing Theory, Practicing Solidarity di Chandra Talpade Mohanty, attivista e teorica femminista indiana attualmente docente di women's studies presso la Syracuse University. Con una prefazione della stessa Mohanty, il volume - il titolo italiano è Femminismo senza frontiere. Teorie, differenze, conflitti -, raccoglie i saggi più significativi dell'autrice, a partire dal celebre saggio del 1986, Under Western Eyes: Feminist Scholarship and Colonial Discourses. Come introduzione alla lettura rinviamo all'intervista di Elda Guerra a Raffaella Baritono