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martedì 21 agosto 2012

Le Pussy Riot e le Ma(donne)

Si è concluso il 17 agosto, con una condanna, il processo alle Pussy Riot, processo che avevamo seguito tramite GreatEastVibes, il blog moscovita di Lucia Sgueglia (1, 2, 3 ...). La condanna alle Pussy Riot - ree di aver cantato durante una performance punk nella Cattedrale di Cristo Salvatore nel febbraio scorso l'oramai celebre testo Madre di Dio, spazza via Putin -, arriva nonostante la mobilitazione di migliaia di attiviste e attivisti e la solidarietà internazionale anche di artiste/i e musicisti/e stranote/i, come la rockstar Madonna, che in questa occasione si è mostrata meno timida nel prendere posizione di quanto lo fosse stata solo qualche mese fa verso la politica di Tel Aviv. Primo miracolo dell'invocazione alla Madonna delle Pussy Riot? Intanto Christian Raimo traduce e pubblica le belle dichiarazioni finali al processo di Yekaterina Samutsevich, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova. Buona lettura

martedì 27 marzo 2012

Son tutte belle le mamme del mondo ...



Questo video (per la "storia": Giorgio Consolini primo classificato al Festival di Sanremo del 1954) è un affettuosamente ironico messaggio in codice per due neo-mamme (stra)fichissime che non vedo l'ora di poter stritolare di abbracci e baci cadendo in estasi davanti alle creature ;-)

martedì 11 ottobre 2011

martedì 21 dicembre 2010

Ma(donne) e crociate

Mi segnalano (grazie) un interessante articolo pubblicato su Cronache Laiche, Madonne a scuola: la crociata di Lady Mastella. La "lady" in questione è l’ex presidente del Consiglio regionale campano , Sandra Lonardo, moglie appunto di Clemente Mastella e con lui accusata di associazione a delinquere, tentata concussione, estorsione e truffa e ora animatrice di una crociata contro una dirigente scolastica di Benevento rea di aver rimosso dalla sua scuola alcune statuette ... Episodio sicuramente "minore", ma che ben illustra non soltanto il fatto che viviamo in un paese dove la laicità non ha la ben che minima cittadinanza, ma soprattutto che reati del genere per una certa casta sono oramai divenuti pratica corrente, consolidata: atti di ordinaria amministrazione, talmente ovvi quanto lo è la consapevolezza che alla fine si riuscirà in un modo o nell'altro a "farla franca", al punto che ci si può tranquillamente dedicare alle crociate in nome della "tradizione" e "dei valori" (religiosi e ... finanziari).

domenica 19 dicembre 2010

L'emancipazione malata. Sguardi femministi sul lavoro che cambia

L'emancipazione malata. Sguardi femministi sul lavoro che cambia è un volume collettivo da poco edito dalla Libera Università delle donne, chiuso dalla traduzione di alcuni stralci della bella intervista di Mathieu Trachaman a Paola Tabet (intervista che vi avevamo già segnalato in Marginalia esattamente un anno fa), La banalité de l'échange. L'emancipazione malata, raccoglie alcuni dei contributi (di Ornella Bolzani, Nicoletta Buonapace, Rosa Calderazzi, Maria Grazia Campari, Manuela Cartosio, Lidia Cirillo, Lea Melandri, Paola Melchiori, Cristina Morini, Liliana Moro, Daniela Pastor) nati dalle discussioni su donne e lavoro all'interno del collettivo Donne e Politica e nei seminari organizzati dalla Lud negli ultimi anni, contributi che si prefiggono, come si legge nella prefazione, di delineare "un femminismo di qualità diversa rispetto ad altri che pure si sono occupati dello stesso tema ... La diversa qualità consiste soprattutto nella consapevolezza che non è possibile comprendere il lavoro e le sue mutazioni, né quello degli uomini né quello delle donne, se non si posiziona il proprio angolo di visuale nell'intersezione genere/classe/cittadinanza. Non esiste una 'condizione femminile' uguale per tutte, esiste una molteplicità di posizioni femminili nella gerarchia sociale". Per una puntuale lettura del volume rinviamo alla recensione di Mariagrazia Rossilli, Femminilizzazione del lavoro: tra conflitto di classe e di genere.

(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:

Razzismo e sessismo nel mercato del lavoro in Italia
Prima le donne e i bambini (con riserva)
Per Fathia Fickri: morire di lavoro migrante
San Valentino a CasaPound
Lavorare stanca

giovedì 21 gennaio 2010

L'impronta dell'altra: natura morta con calchi, poltrona e quadro


Modena, settimana scorsa. I piedi che sono serviti per i calchi sono i miei, ma le mani che li hanno modellati sono di Gioraro. E la poltrona pure, come il quadro - con anche una Ma (donna) fuori fuoco -, sullo sfondo
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martedì 10 novembre 2009

Zena el Kahlil e il suo A’Salaam Alaykum troppo grande per la chiesa (cattolica)

Conosco poco Zena el Kahlil, artista di origini libanesi come Mona Hatoum (ma vi segnalo il suo sito ziggydoodle), nata a Londra ma che attualmente - dopo aver girato, studiato, vissuto e esposto in mezzo mondo dalla Nigeria agli Stati Uniti -, vive e lavora a Beirut. Mi sembra che il suo lavoro sia molto legato (e forse non poteva essere diversamente) ad un immaginario della guerra e dei conflitti e a un loro superamento (i soldatini in plastica come in Hatoum, pezzi di Barbie, armi ricoperte di fiori, lustrini e piume come i kalashnikov della The Kalashin' Series, soldati-Superman, Hezbollah, fionde, kefiah. veli e Madonne). Mi era dunque sembrata interessante la sua idea di esporre - durante la rassegna di arte comtemporanea che si è svolta nei giorni scorsi in strade e luoghi del quartiere di San Salvario di Torino, quartiere detto "multietnico"- la sua opera A’Salaam Alaykum (c'è bisogno di tradurre? ... La pace sia con voi) nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Largo Saluzzo. Sembra che il parroco don Gallo fosse d'accordo ma poi la Curia ha posto il veto giudicando la scelta non "opportuna". Ufficialmente si minimizza, dando la colpa alle dimensioni dell'installazione. In un certo senso non ho nessuna difficoltà a crederci: il nome di dio in arabo (Allah) ricoperto di specchi della grandezza di quattro metri e per giunta in movimento deve essere sembrato decisamente eccessivo alle gerarchie cattoliche. Infine è stata la chiesa valdese a non farsi spaventare da Allah akbar e ad ospitare l'opera nel suo tempio di corso Vittorio Emanuele II. Va detto: decisamente grandi i/le valdesi.
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sabato 5 settembre 2009

Ma (donne), madri, assassine ...


L'opera che riporto qui sopra si intitola Ferror, una delle sette Madonne riviste dalle artiste Lilia Chak e Galina Bleikn per la mostra Lady, Mother, Bloody Murder…, un progetto artistico sul "terrorismo al femminile". Se in questa tela (una rivisitazione della Madonna con bambino detta anche Madonna di Alzano di Giovanni Bellini), la Madonna ha il volto coperto da un velo nero, nelle altre (di Botticelli, Raffaello, Leonardo ...) le Madonne hanno il volto di altrettante donne terroriste palestinesi, autrici di alcuni attentati degli ultimi anni in Israele. La mostra, inaugurata il 3 settembre a Tel Aviv, è stata però già bloccata, dopo veementi proteste, poiché giudicata offensiva della sensibilità dei parenti delle vittime e del Cristianesimo. Ne parlano un articolo di oggi su L'Unità e Doriana Goracci nel suo Mattine e notti da Madonne, che riportano le scarne notizie diffuse da un comunicato dell'Ansa e tra queste una dichiarazione delle artiste che respingono ogni volontà di idealizzare la figura delle terroriste palestinesi, affermando "che al contrario intendevano mettere in guardia dalla terribile metamorfosi di coloro che, come donne dovrebbero essere figure materne, in terribili macchine di morte". Sarebbe forse bastato dare un'occhiata al video Ferror di Lilia Chak (costituito da sette frammenti, immagini dei luoghi dove ci sono stati i sette attentati fatti dalle terroriste rappresentate nei quadri, luoghi in cui l'artista ha raccolto zolle di terra poi poste ai piedi delle tele durante la mostra), per aprire su questo lavoro (non facile e sicuramente problematico) un dibattito certo difficile, ma forse illuminante, sulle ragioni e i costi di un conflitto. Conflitto nel quale (ma poteva essere diversamente?) sono coinvolte anche le donne, in maniere diverse, non sempre condivisibili nè rassicuranti.
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sabato 20 giugno 2009

Dopo le ma(donne) anche una Miss Tendopoli per l'Abruzzo. Ma questa volta senza viaggio premio a Villa Certosa

Quando, qualche giorno fa, avevo letto nella lista di discussione del Tavolo 4, che domani, domenica 21 giugno, si sarebbe svolto in Abruzzo il concorso Miss Tendopoli, ho creduto si trattasse di un'amara boutade. Invece è tutto vero, come racconta Doriana Goracci in Miss in Abruzzo. Sembra invece falsa la notizia di un viaggio (magari con volo di Stato) in una delle ville in Sardegna di Berlusconi come premio per la vincitrice. Probabilmente i recenti problemi del Presidente del Consiglio italiano (con la fuga di notizie e foto, nonostante il tentativo di censura, su feste a Villa Certosa e Palazzo Grazioli con ragazzine anche minorenni) invitano alla prudenza. Intanto nasce un comitato per dare il premio Nobel per la pace a Silvio Berlusconi. Suvvia, i tempi per il Nobel sono lunghi, facciamolo santo subito e non ne parliamo più. San Patriarca-premier-papi ... Sono nauseata. Sempre che si possa ancora dire ...

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mercoledì 10 giugno 2009

Cercasi altra Ma(donna) partigiana per l'Abruzzo


Girovagando ho ritrovato (e fotografato) la lapide commemorativa alla quale accennavo nel post Miracoli italiani sotto le macerie di Casa Nostra. E' a Roma, in una stradina del centro storico, via dei Pettinari. E' posta sotto un'edicola sacra del Trecento della Madonna del Divino Amore e recita (copio io per non farvi sforzare gli occhi sulla foto): " Il popolo del rione San Filippo innalza tra le sue case la Madonna del Divino Amore salvezza di Roma nel 1944 e di tutti i secoli dell'era di Cristo" ...
Nessuna salvezza invece in vista per l'Abruzzo, ma(donne) a parte. Le notizie sono drammatiche, alle già pessime condizioni si è aggiunta, in vista del G8, una pesante militarizzazione del territorio. Ma le lotte dei/delle terremotati/e sono determinate, e in prima fila ci sono le donne. Continuiamo a sostenerle, pur tra le tante scadenze e urgenze di questo periodo. Rinvio al documento L'Aquila e le altre contro il G8.

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giovedì 19 giugno 2008

Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne)

In questo santino un bell'esemplare (ma qui ne trovate tutta una galleria) della Madonna del Soccorso, che probabilmente ha fornito la base iconografica per la Madonna del Manganello.

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Della serie pubblicità&propaganda: domani cominciano le Giornate anticlericali a Ponticelli, all'interno delle quali, domenica pomeriggio, ci sarà una tavola rotonda dal titolo Eva colse la mela. Solo lei poteva farlo. Con Michela Zucca (Streghe e comunità rurali contro il potere nel Medioevo), Giusi Di Rienzo (Danzando tra le rovine: la trasmissione dei saperi femminili), Vincenza Perilli (Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne)).
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martedì 17 giugno 2008

La Madonna del Manganello

Sembra che anche gli Itali (e le Itale) abbiano una madonna a cui votarsi (sarà questo uno dei motivi che ne hanno evitato la rottamazione ?), precisamente La Madonna del Manganello (vago ricordo in Fascisti su Marte) che da quel che leggo in La Nuova Towanda (che rinvia a sua volta a Wikipedia) sembra essere una Madonna senza riconoscimento ecclesiastico ufficiale, ma che rientrò ugualmente in un insieme di rappresentazioni diffuse negli anni trenta, in sintonia con un certo spirito clerico-fascista che già aveva visto il prodursi di alcune "aberrazioni" quali San Francesco proclamato "precursore del Duce" nel 1926 ( sembra che Mussolini definì San Francesco "il più italiano dei santi, il più santo degli italiani", anche se altri attribuiscono la frase a Pio XII che lo proclamò patrono d'Italia nel 1939), o l'icona di santa Chiara in trionfo sui fasci littori. Una quasi omologa alla Madonna del Manganello sembra essere la Madonna del buon ritorno, immagine sacra creata da tal Don Gabriele Virgilio nel 1942 per i soldati in guerra (proclamata in seguito patrona dei dispersi e dei reduci). Sempre in questa corrente si inseriscono le numerose "preghiere per il Duce" composte in quegli anni, e che venivano divulgate proprio tramite il retro di questi santini.
La statua della Madonna del Manganello fu realizzata dallo scultore leccese Giuseppe Malecore come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, attuale Vibo Valentia, sembra su richiesta di un gerarca fascista locale, tal Luigi Razza (ma le mie ricerche sono ancora in corso...). La statua è stata poi distrutta verso la fine della seconda guerra mondiale (la data non è certa, c'è chi dice intorno al 1943). Leggo che "con essa svanì la sua venerazione", ma ci credo poco ... La statua, realizzata in cartapesta colorata, rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso (patrona di varie cittadine da Sciacca a Nicastro e che spesso viene confusa con la Madonna del Manganello vera e propria) che nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù mentre con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna un secondo bambino in piedi (mentre nella Madonna del Soccorso c'è un demone). Da questa rappresentazione furono in seguito realizzati dei santini, come quello riprodotto qui di fianco. L'immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a "patrona degli squadristi", poi a "protettrice dei fascisti". Asvero Gravelli, giornalista del regime, fascista intransigente e direttore della rivista Antieuropa, compose anche uno stornello come preghiera per il retro dell'immagine. Ecco il testo:

« O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo
O tu santo Manganello
Di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell'ora del periglio
batti i vivi e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà. »


La Madonna del manganello sarà sicuramente una delle figure al centro dell'intervento - titolo: Santa Madre Chiesa e le sue Ma(donne) - che sto preparando (tentando di) preparare per un incontro previsto domenica prossima (Eva colse la mela. Solo lei poteva farlo con Michela Zucca e Giusi Di Rienzo) all'interno delle Giornate anticlericali.
Qui, sommersa da santini e varie epistole apostoliche (Mulieris Dignitatem in primis), so di deludere profondamente quante (via mail e telefonicamente) mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sul Flat bolognese di quest'ultimo fine settimana ... Purtroppo non potrei parlare delle tante belle connessioni e tacere delle dis-connessioni (e delle miserie), quindi avendo attualmente poco tempo (e soprattutto voglia) rinvio a non so quando. Intanto il dossier si ingrossa.
In ogni caso presto saremo inondate dai report delle varie addette stampa e strateghe della comunicazione ...
E non ho nessuna ma(donna) a cui votarmi ...
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