Paola Tabet, insieme a Colette Guillaumin ed altre (più qualche raro altro) che ogni tanto fanno capolino anche qui, ha indubbiamente segnato, in un modo o nell'altro, il mio percorso, non solo teorico. Mi stupisce sempre come sia poco conosciuta (e dibattuta) la sua opera in Italia, poco noti ai "non addetti ai lavori" (e talvolta neanche a quelli/e) certi suoi scritti fondamentali come La construction sociale de l'inégalité des sexes. Des outils et des corps, mai tradotto in italiano o il bellissimo (e illuminante) La pelle giusta, che avevo recensito nel primo numero di Razzismo&Modernità, contribuendo (spero) a far conoscere un po' di più anche qui "da noi" la ricerca di Tabet (giustamente molto letta in Francia). Mi viene ora segnalata (grazie Valeria) un' intervista veramente molto interessante (pubblicata sull'ultimo numero di Genre, Sexualité&Société) a Tabet, nella quale si ripercorre il percorso teorico e personale che l'ha condotta a forgiare il concetto di scambio economico-sessuale. Tabet inserisce questa nozione nell'insieme dei suoi lavori sulla divisione sessuale del lavoro, la gestione della riproduzione, gli interventi sulla sessualità delle donne, ma si sofferma anche sugli usi della nozione e sui limiti che comporta un suo uso limitato principalmente a ciò che viene definito lavoro sessuale, e la difficoltà di pensare gli scambi economico-sessuali come un continuum. Un insieme portentoso di strumenti teorici e politici. L'intervista, La banalité de l'échange, può essere letta sul sito della rivista in francese e in inglese. E' il mio regalo di Natale a tutte/i.
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