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mercoledì 9 marzo 2016

Angela Davis in Italia

Angela Davis dopo essere stata a RomaTre sarà anche all'università di Bologna con una lectio dal titolo The meaning of white supremacy today / Il significato della supremazia bianca oggi il 16 marzo (mentre il 15 è previsto un incontro con student@ all'università)!

venerdì 31 luglio 2015

Du côté obscur : féminismes noirs

Il primo numero di Comment S'en sortir, Du côté obscur : féminismes noirs (From The Dark Side: Black Feminisms), a cura di Keivan Djavadzadeh et Myriam Paris. Numero disponibile sia in versione cartacea che elettronìnica (ad accesso libero sul sito della rivista)

mercoledì 23 ottobre 2013

White Feminist Fatigue Syndrome

Negli ultimi giorni si è molto discusso in rete di un articolo di Nancy Fraser pubblicato lo scorso 14 ottobre da The Guardian, How feminism became capitalism's handmaiden - and how to reclaim it, tradotto da Cristina Morini con il titolo di Come il femminismo divenne ancella del capitalismo. In questo articolo Fraser constata come "la seconda ondata del femminismo è emersa come critica al capitalismo di prima maniera, ma infine è diventata ancella del capitalismo contemporaneo", questione che solleva, come è stato da più parte rilevato, tutta una serie di interrogativi indubbiamente urgenti da mettere a tema. Ma tra i contributi alla discussione che questo articolo ha suscitato mi sembra particolarmente utile e interessante il provocatorio intervento di Brenna Bhandar e Denise Ferreira da Silva, White Feminist Fatigue Syndrome, ora tradotto in italiano da Incroci De-generi (La sindrome del fardello della donna bianca). Bhandar e Ferreira da Silva, mettono in evidenza come l'articolo di Fraser "che ad una prima occhiata sembra una ragionevole auto-riflessione, una di quelle che si assume il carico e la responsabilità di passate alleanze e celebrazioni di mosse strategiche per il miglioramento della vita delle donne, ad una seconda occhiata rivela l’innata e ripetitiva miopia del femminismo bianco nell’accettare, conversare e riflettere con le femministe nere e del terzo mondo". Denunciano con forza l'utilizzo di un "noi" e del termine "femminismo" al singolare che finiscono ancora una volta per invisibilizzare la presenza di altri percorsi femministi (come il Black Feminism) che, fin dagli anni 70 "hanno sistematicamente costruito una critica femminista non solo al capitalismo di stato, ma anche al capitalismo globalizzato radicato nell’eredità del colonialismo". Mi sembra che questo testo possa contribuire ad aprire una discussione quanto mai necessaria, quindi copio-incollo di seguito la traduzione di Incroci De-generi (che ringrazio per il gran lavoro scusandomi se per mancanza di tempo e una conoscenza piuttosto rozza dell'inglese non ho potuto contribuire a una revisione del testo come auspicato, limitandomi a piccoli interventi). Buona lettura e riflessioni  // Nel suo recente articolo pubblicato sulla rubrica Comment is Free, Come il femminismo è diventato un’ancella del capitalismo – e come riprendercelo, Nancy Fraser traccia delle linee a partire dal suo lavoro di teoria politica per argomentare come, nella migliore delle ipotesi, il femminismo sia stato cooptato dal neoliberalismo e nella peggiore sia stato un elemento di compartecipazione capitalista del progetto neo-liberale. Quella che ad una prima occhiata sembra una ragionevole auto-riflessione, una di quelle che si assume il carico e la responsabilità di passate alleanze e della celebrazione delle mosse strategiche finalizzate al miglioramento della vita delle donne, ad una seconda occhiata rivela l’innata e ripetitiva miopia del femminismo bianco nell’accettare, confrontarsi e riflettere con le femministe nere e del terzo mondo. Dai primi anni 70 in poi, queste studiose ed attiviste hanno sistematicamente portato avanti una critica femminista non solo al capitalismo di stato, ma anche al capitalismo globalizzato radicato nell’eredità del colonialismo. Queste femministe non hanno dato la priorità al “sessismo culturale” sulla questione della redistribuzione della ricchezza. La letteratura è vasta, gli esempi sono miriadi ed è dunque ancora più fastidioso che le femministe bianche parlino della seconda ondata del femminismo come se fosse l’unico “femminismo” e usano il pronome “noi” mentre lamentano le sconfitte delle loro battaglie. Lasciateci almeno dire che non esiste nulla che si possa definire “femminismo” in quanto soggetto di qualsiasi proposizione che designa la singola posizione della critica al patriarcato. Per questa posizione c’è stata una frattura sin da quando Sojourner Truth disse “Non sono forse una donna anch’io?”. Tuttavia esiste una posizione femminista soggettiva, quella che Fraser lamenta, che si è seduta molto comodamente al posto del soggetto auto-determinato ed emancipato. Quella ovviamente è la posizione che lei identifica come un contributo al neoliberalismo. Ma non c’è niente di cui meravigliarsi, dal momento che sia il suo femminismo che il suo neoliberalismo condividono la stessa anima liberale che le femministe nere e del terzo mondo hanno identificato e denunciato sin dai primi passi nella traiettoria dei femminismi. Il lavoro di Angela Y. Davis, Audre Lorde, Himani Bannerji, Avtar Brah, Selma James, Maria Mies, Chandra Talpade Mohanty, Silvia Federici, Dorothy Roberts e numerose altre hanno frantumato la natura limitata ed escludente delle strutture concettuali sviluppate dalle femministe bianche nel mondo anglofono. Queste studiose ed attiviste hanno creato strutture di analisi che simultaneamente eccedono una “sfida a” e forniscono un correttivo alla narrazione di entrambe le teorie del marxismo nero e dell’anticolonialismo che fondamentalmente non sono riuscite a teorizzare il genere e la sessualità, e del pensiero femminista marxista e socialista che continua a fallire, per molti aspetti, nel dar conto della razza, della colonizzazione e delle ineguaglianze strutturali fra gli stati nazione cosiddetti sviluppati ed in via di sviluppo. E certo, Mies, Federici e James sono bianche, ma i femminismi neri e del terzo mondo aspirano ad una solidarietà politica che attraversi la linea del colore. Le studiose di cui abbiamo parlato hanno coerentemente sviluppato delle critiche alle forme capitaliste della proprietà, dello scambio, del lavoro retribuito e non, insieme alle forme culturali strutturalmente incorporate nella violenza patriarcale. Prendiamo l’esempio dello stupro e della violenza contro le donne. In quel lavoro spartiacque che è Donne, Razza e Classe, Angela Y. Davis sostiene energicamente che molte delle più attuali e pressanti battaglie politiche affrontate dalle donne nere sono radicate nel particolare tipo di oppressione che hanno sofferto da schiave. Lo stupro e la violenza sessuale riguardano donne di tutte le classi, razze e sessualità, come Davis nota, ma c’è una valenza differente per uomini e donne nere. Il mito del violentatore nero e dell’uomo nero violentemente ipersessuale ha causato migliaia di linciaggi nell’anteguerra in America. Questo persistente mito razzista fornisce un valore esplicativo per la iper-rappresentazione di uomini neri in prigione condannati per stupro ed ha spinto una parte delle donne afro-americane ad essere riluttanti nel lasciarsi coinvolgere nel primo attivismo contro lo stupro che si focalizzava su un rafforzamento della legge e del sistema giudiziario. L’espropriazione del lavoro nero fondato sulla logica della schiavitù si ripete esso stesso nella espropriazione del lavoro del detenuto nell’era post-schiavista e oggi nel lavoro schiavistico endemico nel complesso industriale carcerario. La violenza sessuale è conseguentemente considerata come qualcosa che deriva dalla schiavitù e dalla colonizzazione, che colpisce sia gli uomini che le donne. La storia dei corpi di donne nere come oggetti di utilità da usare, violare per il piacere dell’uomo bianco rimane come traccia fisica, sociale, razziale nella società americana contemporanea. Per quanto riguarda le native americane, gli stereotipi dell’epoca coloniale della “squaw” continuano ad essere presenti nell’immaginario razzializzato della contemporaneità, rendendo le indigene vulnerabili alle forme di violenza sessuale che sono sempre già razziali, richiamando schemi di violenza emersi attraverso l’esproprio delle loro terre, linguaggi, risorse e, sì, anche pratiche culturali. Recenti proposte, secondo le quali le femministe dovrebbero rivolgere lo sguardo verso il lavoro non retribuito, di cura, sono state analizzate da Patricia Hill Collins in Il pensiero del femminismo nero: sapere, potere e coscienza. Collins enfatizza il fatto che il lavoro a casa delle donne afro-americane che contribuisce al benessere delle loro famiglie, può essere inteso da loro come una forma di resistenza alle imposizioni sociali ed economiche che colludono a danneggiare i bambini e le famiglie afro-americane. Le femministe nere hanno anche condotto la campagna per la retribuzione del lavoro domestico sfidando le norme borghesi dell’economia familiare. Seguendo A.Y. Davis notiamo che le femministe bianche hanno bisogno, quando intraprendono strategie politiche, di riconoscere che le femministe nere e del terzo mondo hanno già teorizzato e praticato a questo proposito da lungo tempo. Porre fine all’oppressione, alla violenza contro le donne, alla violenza contro gli uomini, particolarmente nella variante neoliberale, significa abbracciare il pensiero storico materialista e antirazzista delle femministe nere e del terzo mondo. Le femministe bianche che continuano ad agitare la parola “razza” e “razzismo” nel loro approccio diversamente sinistro-liberale sono ostinatamente cieche/sorde? Sono incapaci di cedere il passo al femminismo nero perché significherebbe la perdita di un certo privilegio razziale? Il persistente richiamo all’universalismo, che è il nucleo del femminismo bianco, continua ripetutamente a rendere invisibile le esperienze, il pensiero e il lavoro del femminismo nero e del terzo mondo. E’ ora!

venerdì 5 luglio 2013

Donne di tutti i gusti, anche di colore

Ispirata da un altro blog tempo fa avevo pubblicato Marginalia e le sue tag, ovvero un elenco di quelle parole o frasi che digitate nei motori di ricerca  conducono perfetti/e sconosciuti/e in un determinato sito/blog, nel caso specifico in Marginalia. Il risultato mi era sembrato allora "decisamente straniante e un po' inquietante". A più di un anno di distanza il monitoraggio delle tag, a partire dalla frase che da il titolo a questo post, non si discosta molto da quel primo risultato. Giudicate voi (anche stavolta lista ricopiata con errori inclusi): Sophia Loren stripping, tecniche bondage, Mona Hatoum, "différentialisme", femministe di parola, Magritte il barbaro, Angela Davis, razzismo antimeridionale, la Venchi fa schiavismo?, donne assassine erotiche, Vincenza Perilli curriculum, cartoline razziste Italia, Combahee essenzialismo, Duchamp in italiano, La pelle giusta riassunto, che genere di concorso?, cinque anarchici del Sud, Teresa De Lauretis, Vincenza Perilli Elsa Dorlen, donne islamiche, prostitute lager nazisti, il corpo della donna durante colonizzazione, colonialismo italiano, sex french soeur et frere, intersezionalità, musulmane rivelate commenti, Achille Mbenbe su Fanon, kill Barbie, anniversario 17 febbraio, il clitoride in castità, trama la pelle giusta Paola Tabet, donne meridionali unità d'Italia, intersezionalità riassunto, Vincenza Perilli analogia sessismo razzismo, il frutto proibito di Magritte, barbie pazze, trans nere, donne fighe, la grande migrazione, Luisa ermafrodita, globalizzazione e poligamia, colonialismo italiano riassunto, Barbie caffè, la difesa della razza, giochi sessisti per bambine, Black Piet cosa significa?, Femminsite a parole, Santanché razzista, Barbie nera, separatismo femminista, Duchamp rrose selavy, closed, Angela Davis gambe, corpi senza frontiere, Tripoli bel suol d'amore, femminismo italiano riassunto, Sofia Loren si toglie la calza, il sesso come problema politico, donne di tutti i gusti anche di colore, partigiani sempre, stranieri ovunque ...

lunedì 27 maggio 2013

Assata Shakur e Angela Davis al Mlfa

Riesco solo stasera ad ascoltare la trasmissione trasmessa qualche settimana fa dal Mlfa a proposito di Assata Shakur, militante delle Black Panther inserita recentemente nella lista dei terroristi più ricercati dell'Fbi. Con spezzoni di dichiarazioni della stessa Assata Shakur e un commento di Angela Davis, vengono ripercorse le tappe della vicenda che la vedono coinvolta  (dalla sparatoria durante un fermo di polizia all'arresto, dalle torture in carcere alla fuga grazie all'aiuto di alcune compagne fino agli anni come rifugiata politica a Cuba), mettendo in luce le poste in gioco dell'attuale inserimento del suo nome nella lista dei "terroristi". Potete ascoltare la trasmissione qui, grazie al Mfla per questo prezioso documento // La foto è un frammento di una circolare dell'Fbi via Daily News

mercoledì 3 aprile 2013

Angela Davis / Un simbolo da distruggere

In occasione dell'uscita del film di Shola Lynch, Free Angela & All Political Prisoners, è stata pubblicata da L' Express un'interessante intervista ad Angela Davis, J'étais devenue un symbole à détruire. Ho cominciato a tradurla, ma poiché la cosa rischia di andare un po' per le lunghe (il tempo a disposizione per Marginalia si restringe sempre più), intanto la segnalo per le/i francofone/i: potete leggerla qui

giovedì 21 marzo 2013

Free Angela and all political prisoners a Parigi

Vi avevamo già segnalato il film di Shola Lynch, Free Angela & All Political Prisoners,in occasione della sua presentazione al Toronto Film Festival a settembre. Ora, grazie alla nostra impagabile corrispondente Jamila Mascatsegnaliamo, per tutte/i coloro che attualmente sono parigine/i, la tavola rotonda intorno al film che si terrà a Parigi domani - venerdì 22 marzo 2013 - con la stessa Angela Davis. Da non mancare ...

martedì 5 febbraio 2013

Alice Walker / Non restare muti

Come per Angela Davis anticipiamo di qualche giorno gli auguri di compleanno ad Alice Walker (9 febbraio 1944), ripromettendoci di leggere il suo Non restare muti (Nottetempo, 2011) che attende su uno degli scaffali della nostra libreria da troppo tempo

mercoledì 23 gennaio 2013

Hommage à Angela Davis

Anticipo di qualche giorno l'usuale omaggio di Marginalia ad Angela Davis in occasione del suo compleanno in modo che se qualcuna/o vuole aggiungersi ai festeggiamenti virtuali può farlo. Cliccando - a fondo pagina - sulla parola chiave "Angela Davis" potete accedere a tutto ciò che abbiamo pubblicato su di lei negli ultimi anni, buona lettura/ascolto/visione!

martedì 20 novembre 2012

Intersezionalità / Mappe e problemi

Condividiamo la bibliografia essenziale relativa all'incontro del 19 ottobre sul concetto di intersezionalità all'interno del seminario di autoformazione Dal femminismo agli “altri femminismi” // Liliana Ellena e Vincenza Perilli: Il concetto di intersezionalità: mappe e problemi // Alcuni testi fondamentali della genealogia del dibattito sull’intersezionalità all’interno dei movimenti statunitensi delle femministe nere: Davis, Angela (1971), «Reflections on the Black woman's role in the community of slaves», Black Scholar, vol. III, n. 4, pp. 3-15. Trad. italiana: «Riflessioni sul ruolo della donna nera nella comunità degli schiavi», in Ann Gordon et al., Donne bianche e nere nell’America dell’uomo bianco, La Salamandra, Milano, 1975 // Combahee River Collective, The (1977), The combahee river collective statement in Zillah Eisenstein (a cura di), Capitalist patriarchy and the case for socialist feminism (pp. 362-372), Monthly Review Press, 1979.Trad. Italiana: «Una dichiarazione di intenti di femministe nere», in Veruska Bellistri (a cura di), Sistren. Testi di femministe e lesbiche provenienti da migrazione forzata e schiavitù, autoproduzione, Roma 2005, pp. 9-14 // hooks, bell (1981), Ain't I a woman? Black women and feminism, South End Press, Boston.// Moraga, Cherríe e Anzaldúa, Gloria (a cura di) (1981), This bridge called my back: Writings by radical women of color, Persephone Press, Watertown // Davis, Angela (1981), Women, race and class, Random House, New York. Trad. italiana: Ead., Bianche e nere, Editori Riuniti, Roma, 1985 // Hull Gloria, Bell Scott Patricia e Smith Barbara (a cura di) (1982), All the women are White, all the Blacks are men but some of us are brave: Black women’s studies, Feminist Press, New York   // Mohanty, Chandra (1988), «Under western eyes: feminist scholarship and colonial discourses», Feminist review, n. 30, pp. 61-88 .Trad. italiana: «Sotto gli occhi dell'Occidente. Ricerca femminsita e discorsi coloniali», in Ead., Femminismo senza frontiere. Teoria, differenze, conflitti, Ombre Corte, Verona, 2012 // Testi principali in cui Kimberlé Crenshaw ha enucleato la sua proposta sull’intersezionalità: Crenshaw, Kimberlé Williams (1989), «Demarginalizing the intersection of race and sex: a Black feminist critique to antidiscrimination doctrine, feminist theory and antiracist politics», University of Chicago Legal Forum, 1989, pp. 139- 167 // Crenshaw, Kimberlé Williams (1991), «Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women of Color», Stanford Law Review, vol. 43, n. 6, pp. 1241-1299. // Alcuni testi sul dibattito critico sull’intersezionalità: Dorlin, Elsa (2009), (a cura di), Sexe, race, classe, pour une épistémolgie de la domination, Puf, Parigi // Bilge, Sirma (2010), «De l'analogie à l'articulation», L'Homme et la Société, n. 176-177, pp. 43-64 //  Helma Lutz, Maria Teresa Herrera Vivar and Linda Supik (2011), (a cura di) Framing Intersectionality. Debates on a Multi-Faceted Concept in Gender Studies, Ashgate, Farnham. // Perilli, Vincenza e Ellena Liliana (2012), Intersezionalità. La difficile articolazione in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma // Sabrina Marchetti (in corso di pubblicazione) , Intersezionalità. Per pensare la differenza, in Caterina Botti (Ed.), Etiche della diversità culturale, Le Lettere, Firenze // Infine, alcuni testi sul contesto italiano: Perilli, Vincenza (2007), «L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismi e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti», Zapruder, n. 13, pp. 9-25 // Bonfiglioli Chiara, Lidia Cirillo, Laura Corradi, Barbara De Vivo, Sara Farris R. e Vincenza Perilli (a cura di) (2009), La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, Alegre, Roma  // Chiara Bonfiglioli (2010), Intersections of Racism and Sexism in Contemporary Italy: A Critical Cartography of Recent Feminist Debates, in «DarkMatter», n. 6   // Ellena, Liliana (2011), «L’invisibile linea del colore nel femminismo italiano: viaggi, traduzioni, slittamenti», Genesis, vol.10, n. 2, pp. 9-31

mercoledì 7 novembre 2012

Obama e le magliette con Malcom X

Sostanzialmente pensiamo ancora quanto scrivevamo il 5 novembre del 2008, il giorno che Barack Hussein Obama divenne il quarantaquattresimo presidente a stelle e strisce e questi anni hanno confermato - a partire dalla mancata chiusura di Guantanamo - che non c'erano troppe illusioni da farsi, come lucidamente ha ricordato recentemente anche Angela Davis. Resta il fatto che sono contenta, anche se probabilmente lo sono più della sconfitta di Romney - integralista, anti-immigrazione, anti-femminista, omofobo ...- che della vittoria di Obama. Per non parlare degli accoliti di Romney, alcuni dei quali durante questi mesi di campagna elettorale, hanno esibito magliette con frasi del tipo "Put the White back in the White House". E noi, se dobbiamo proprio scegliere,  preferiamo indubbiamente le magliette con Malcom X.

martedì 30 ottobre 2012

Angela Davis / Un'intervista

L'immagine è una foro "storica" di Angela Davis negli anni 70, l'intervista che invece vi segnaliamo è recentissima, essendo stata rilasciata in occasione della presentazione del documentario Free Angela & All Political Prisoners - di cui avevamo pubblicato tempo fa il trailer - al Toronto International Film Festival a settembre. Potete leggere l'intervista in traduzione italiana sul blog di Femministe senza Frontiere

domenica 21 ottobre 2012

Black Feminism

Dopo l'incontro dedicato al concetto di intersezionalità, il seminario di autoformazione Dal femminismmo agli "altri femminismi", propone - mercoledì 24 ottobre -, una discussione  intorno al Black Feminism insieme a Sonia Sabelli e Barbara De Vivo. Segnate in agenda! Sul sito del Bartebly orari, aule e  programma completo.

lunedì 10 settembre 2012

Free Angela & All Political Prisoners

 
Non mi sarebbe dispiaciuto affatto fare un salto al Toronto Film Festival per vedere il film documentario di Shola Lynch Free Angela & All Political Prisoners, ma dobbiamo necessariamente  accontentarci del trailer ...

martedì 20 marzo 2012

Angela (Davis)


La scorsa settimana, leggendo un articoli pubblicato in occasione della morte di Lucia Mannucci (voce "femminile" del Quartetto Cetra, gruppo che avevo sempre vagamente collegato alla canzoncina per bambine/i Nella vecchia fattoria), avevo scoperto, con immaginabile stupore, che nel 1971 il Quartetto aveva scritto una canzone dedicata ad Angela Davis. Cantata durante un programma della Rai, la canzone era valsa al gruppo una telefonata di pesanti minacce: "Dica al suo collega Savona di non fare il gradasso sul palcoscenico e di lasciar perdere la politica, di cantare Nella vecchia fattoria e di smetterla di sfruculiare con Angela Davis e tutto il resto... queste sono cose delicate, mi sono spiegato?") . Non trovando lì per lì traccia del brano in rete (testo, audio e/o video) avevo lanciato un s.o.s alle/ai frequentatrici / frequentatori di Marginalia. Grazie ad un commento di Angie ed altre piste suggerite via mail (grazie a tutte/i), la ricerca è approdata ad un sito (Grovenshark) con l'audio di Angela (che potete ascoltare cliccando sul riquadro alla fine del post). Tralasciando qualsiasi commento sulla qualità musicale e sul testo (un tripudio di rime tra amore e dolore su un'aria che oggi definiremmo melensa in cui infine Angela Davis è paragonata ad un fiore ...) riflettevamo su come anche questo piccolo frammento ( a suo modo "storico") contribuisca a complicare il quadro di quegli anni cruciali. Abbandonata l'ipotesi suggerita da qualcuno (e ovvero che le minacce al Quartetto Cetra fossero scatenate dall'evidente bruttezza musicale del pezzo), resta la difficoltà, la confusione, lo stupore. Com'era percepita in quel periodo dall'opinione pubblica (non quindi negli ambiti più o meno politicizzati) la figura rivoluzionaria di Angela Davis? Com'era il "clima" se addirittura cantare in Rai una canzone che oggi ci appare "inoffensiva" se non addirittura banalizzante del messaggio politico della vicenda, poteva provocare delle minacce? Quali furono, se ci furono, le reazioni del gruppo e/o della Rai? ... Mentre altri interrogativi ci frullano in testa vi lasciamo all'ascolto, magari tra qualche giorno se abbiamo tempo ci ritorniamo su.

Angela by Quartetto Cetra on Grooveshark

martedì 13 marzo 2012

Angela Davis e il Quartetto Cetra

Da uno degli articoli pubblicati in occasione della morte, avvenuta qualche giorno fa, di Lucia Mannucci (voce "femminile" del Quartetto Cetra, gruppo che avevo sempre vagamente collegato alla canzoncina per bambine/i Nella vecchia fattoria), scopro che nel 1971 avevano invece scritto (e presentato durante un programma della Rai, ricevendo poi pesanti minacce) una canzone dedicata ad Angela Davis. Non mi sembra però che di questo brano ci sia traccia (testo/audio/video) in rete ... Qualcuno/a può dirmi qualcosa di più?

lunedì 30 gennaio 2012

sabato 19 novembre 2011

Angela Davis a Occupy Philadelphia

Il Mfla ha mandato in onda (con traduzione) l'audio dell'intervento di Angela Davis a Occupy Philadelphia. Il video lo trovate invece su YouTube. Su Connessioni, infine, un intervento critico dell'attivista americano Joel Olson, del gruppo bring the ruckus, rete di attivisti impegnata nello sviluppo del movimento nato il 17 settembre con Occupy Wall Street a New York e che poi si è esteso rapidamente in altre città statunitensi, movimento detto anche del 99% dallo slogan "Noi siamo il 99%", ovvero (semplificando) noi siamo il 99% della società che lavora non l'1% dei superricchi che godono i frutti di questo lavoro.