martedì 17 febbraio 2009

Economia politica dello stupro

Di fronte agli stupri degli ultimi giorni accompagnati dal vergognoso rito delle strumentalizzazioni in chiave "anti-immigrati" e "sicurezza" (e con il solito contorno di decreti legge urgenti e istituzioni di ronde fasciste), mi chiedo se siamo condannate alla ripetizione, una ripetizione oramai logorante e che sembra smentire quel repetita iuvant che tante volte in questi anni mi sono ripetuta (e credo tante altre con me).
Mi chiedo (ma sia chiaro: con molta rabbia e nessuna rassegnazione) quante volte ancora sarà necessario denunciare quella che potremmo definire (parafrasando Christine Delphy) economia politica dello stupro? Quante volte ancora sarà necessario ripetere che gli stupri non sono prerogativa degli "stranieri" e che sono commessi anche (e in maggioranza) da "italiani"? Quante volte sarà necessario ripetere che gli stupri (per i quali si intende generalmente quelli che avvengono ad opera di "sconosciuti" e "per strada") sono solo una piccola parte delle violenze subite quotidianamente dalle donne? Quante volte sarà necessario ripetere che la violenza sulle donne si esercita per la maggior parte tra quelle che vengono definite (a mio parere impropriamente) "pareti domestiche" ad opera di uomini perfettamente conosciuti dalle vittime? Quante volte ancora sarà necessario ripetere che gli stupratori e i massacratori sono in primis padri, amanti, figli, fratelli, ex-fidanzati o "inconsolabili respinti"(italiani e non) ma anche datori di lavoro, insegnati, medici, preti e tutori delle forze dell'ordine (in questi casi quasi esclusivamente italiani)? Quante volte ancora saremo costrette a scrivere che rifiutiamo "la sciagurata equazione stupratore/immigrato", equazione che serve unicamente a fomentare il razzismo e la xenofobia, a giustificare la deriva securitaria pesantemente in atto e pratiche sempre più autoritarie e levise della libertà di tutti e tutte e in particolare proprio di quei soggetti che si vorrebbero "tutelare", cioè noi "donne" (e tra queste in particolare le migranti)? Quante volte ancora saremo costrette ad urlare "non in nostro nome"?
E quante volte ancora sarà necessario ripetere che la violenza sulle donne (native, migranti, lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe, lesbiche, etero, trans, vecchie e bambine, universitarie e analfabete) è frutto di un rapporto di dominio degli uomini sulle donne che è insieme sociale, economico e politico? E che è questo rapporto di dominio che va criticato, scardinato e distrutto? Quante volte ancora sarà necessario ripeterlo, scriverlo, urlarlo?
E in quante lingue?
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venerdì 13 febbraio 2009

Tecniche di bondage per resistere


Se avete cominciato a leggere sperando di essere istruit* su complesse tecniche di bondage (come il Karada), resterete, temo, delus*. Come spesso faccio, confondendo probabilmente anche i motori di ricerca, anche stavolta ho, nel titolo, giocato con le parole: il soggetto di questo post è la proposta, che mi viene da Samie, di un "incatenamento virtuale" (che spero possa ottenere risultati concreti) per rilanciare la circolazione delle informazioni su quanto accade in Palestina, ora che i media mainstraem - finita l'orgia di sangue e corpi sventrati -, si sono concentrati su altro.
Nel post che ha dato avvio a quello che chiamo un incatenarsi per resistere Samie infatti scriveva: "Con tutto quello che sta succedendo in Italia è facile perdere di vista ciò che sta accadendo a Gaza. All'improvviso non se ne parla più nei notiziari se non in maniera marginale. Ha smesso di essere il fatto del giorno ma, mentre i riflettori sono puntati altrove, gli illeciti, i sopprusi, le prevaricazioni continuano" e proponeva di creare "una catena tra i blog che si occupano della causa palestinese ... per non disperdere le notizie, per toccare con mano l'entità della partecipazione, per avviare concrete iniziative di aiuto e sostegno".
Marginalia si incatena (con tutti i dubbi sulle "catene"), rilanciando la necessità, già espressa in Gaza. Dei vivi che passano, di non lasciarci guidare nelle nostre pratiche di resistenza dalle "emergenze" dettate (molto spesso strumentalmente, quando una "notizia" serve a nasconderne un'altra) dall'esterno. Bisogna continuare, anche ora che l'eco del massacro di Gaza si è spento, a fare quanto è nelle nostre possibilità, per sostenere atti e azioni che possano contribuire alla fine del conflitto.
Penso soprattutto all'appoggio e al sostegno concreto (per me fondamentale) a quant* in Israele, rifiutano la politica neocoloniale del governo, come i/le obiettori/obiettrici di coscienza, (qui, ad esempio, un'iniziativa del Comitato Palestina e dell'associazione Sotto i ponti), i/le pacifist* da sempre attiv* in quel territorio (chi ricorda ancora Rachel Corrie? E Tali Fahima? E chi si sta mobilitando per Theresa McDermott attualmente rinchiusa nella prigione di Ramleh?), le tante associazioni femministe che lottano per una pacifica convivenza di israelian* e palestines* (come le donne di Isha L'Isha, delle quali avevo già parlato).
Nello stesso tempo però, vista la pesantissima situazione esistente anche nei "nostri confini" (situazione che si è aggravata con l'approvazione del disegno di legge 733 sulla sicurezza, sopratutto per migranti, rom e sinti, ma non solo), invito anche a prestare maggiore attenzione a quanto avviene "a casa nostra" (e per brevità rinvio al blogroll, alla rubrica Bacheca per gli appuntamenti come il presidio di oggi a Bologna contro l'ingiunzione alla delazione, e alla rubrica Urgenze per appelli e petizioni).
Dunque è muovendomi su questo doppio binario che "mi incateno" invitando tutt* ad aderire fattivamente all'iniziativa per la Palestina, scrivendo sul proprio blog/sito un post, rilanciando la "catena" con i primi "nodi" e segnalando qui il proprio link in modo che la catena possa essere continuamente aggiornata. Buon lavoro a tutti e tutte.

Primi nodi della catena: Vittorio Arrigoni/Guerrilla Radio, Samie/The Observer, Mario Badino, Canesciolto, Gruppo Falastin, Iacopo Venier, Telepatti, Altrosud, Blog Without Frontiers, Secondo Protocollo, Pensiero Ruminante, Passatorcortese, Marginalia, Angelo del Fango,
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Articoli correlati in Marginalia:

Tra assordanti bla bla bla bla bla bla bla, pensando alle donne di Gaza ...
Over my dead body
Gaza. Dei vivi che passano
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martedì 10 febbraio 2009

Discriminazioni, persecuzioni e deportazioni

Discriminazioni, persecuzioni e deportazioni è il titolo dell'iniziativa (a cura di Salvatore Panu in collaborazione con Aned, Anpi, XM24, Quartiere Navile, Istituto Storico Parri e Archivio Storico del Canzoniere delle Lame) che si terrà giovedì 12 febbraio 2009 presso XM24 (via Fioravanti, 24 - Bologna, h 18). Di seguito il programma:

INTERSEZIONALITA'

Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano 1944-45


INTERSEZIONALITA'

Proiezione dei pannelli della mostra documentaria Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano 1944-45. Donne e uomini che si opposero alle SS (fino al 28 febbraio all'Istituto Storico Parri). Intervengono: Leonardo Visco Girardi (curatore della mostra), Luca Alessandrini (Istituto Storico Parri), Osvaldo Corazza (Aned Bologna, deportato a Bolzano e Mauthausen), Divo Capelli (Aned Bologna), Armando Sarti (Anpi Bolognina), Riccardo Iezzi (autore di una tesi su i musei della deportazione in Italia), Salvatore Panu (Archivio Storico del Canzoniere delle Lame).


Rom e Sinti: dai giorni della tragedia ai giorni della Resistenza

INTERSEZIONALITA'
Mostra documentaria in 20 pannelli di Mario Abbiezzi. Intervengono: Mario Abbiezzi (Cipes e Centro di documentazione Carlo Cuomo Milano), Milena Mignoni (autrice del romanzo Il circo capovolto). Letture da Il Circo capovolto con Yari (voce), Tore (fisarminica) e Duccia (arpa).

Le SS ci guardavano: per loro eravamo come scarafaggi

Proiezione dei pannelli della mostra sulle donne deportate (curata da Graziella Bertozzo per conto di Azione Gay e Lesbica Firenze), "Le SS ci guardavano: per loro eravamo come scarafaggi". Interviene Vincenza Perilli (ricercatrice precaria).
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sabato 7 febbraio 2009

Contro il tentativo di infoibare la verità. Presentazione di Fobie. Revisionismo di stato e amnesie della Repubblica

La storia - si legge nella quarta di copertina di Fobie. Revisionismo di stato e amnesie della Repubblica -, "viene usata per l'oggi, per le esigenze politiche attuali. Si tratta di una campagna di intossicazione delle coscienze con riscritture, reinterpretazioni e falsità belle e buone, funzionali, da una parte, alla mobilitazione nazionalista, alla diffusione di stereotipi sciovinisti e razzisti, assunti ormai anche da buona parte del ceto politico di sinistra; dall'altra, alla criminalizzazione di chi oggi non si piega alle compatibilità del sistema capitalista. Tale campagna si concretizza anche nella legittimazione dei fascisti odierni, che diventano portatori di una ideologia come altre. Una ideologia dell'ordine, della sicurezza, autoritaria, fatta propria da buona parte del ceto politico autodefinitosi democratico. In questi anni molti si sono resi conto del significato della Giornata del Ricordo e molte sono state le iniziative per combattere questa campagna di intossicazione. E’, però, necessario combattere con maggiore efficacia, unendo le forze e le conoscenze. Questo convegno vuole essere un contributo in tal senso, non solo per rintuzzare e sbugiardare le menzogne che vengono propagandate, ma anche per fare un passo avanti per riappropriarci, nella sua interezza, della nostra storia".
Ma la battaglia per contrastare questa "campagna di intossicazione" è violentemente osteggiata. In un articolo pubblicato lo scorso anno nel numero di Zapruder Confini senza fine, Claudia Cernigoi, testimoniava di questa difficoltà: "si è giunti al grottesco nell'individuare come 'negazionisti' (parificati a coloro che negano l'esistenza della shoah e dei crimini nazisti) gli studiosi (fra questi la sottoscritta) che hanno scoperchiato la scatola delle falsità finora dette, e, solo perchè le loro conclusioni (suffragate da documentazione accessibile a tutti, va precisato) contrastano con quella che potremmo definire la "mitologia delle foibe" finora divulgata, vengono attaccati pesantemente e condannati all'ostracismo, al punto che si sono attivate petizioni e campagne stampa per impedire loro di parlare in convegni pubblici".
Lo stesso destino non ha risparmiato il volume Fobie. Revisionismo di stato e amnesie della Repubblica (che raccoglie gli atti del convegno Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico al quale hanno partecipato alcun* tra i/le maggiori studios* del tema, e tra quest* la stessa Cernigoi): recentemente, ad esempio, l’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa, a nome dell’Amministrazione comunale, ha negato l’uso di una sala per la presentazione del libro.
A questo tentativo di infoibare la verità si oppone la presentazione degli atti del convegno proposta dall'Assemblea Antifascista Permanente per il 10 febbraio (sala del Barraccano, v. S. Stefano 119 - Bologna, h. 20.30). Intervengono Rudy Leonelli (Università di Bologna), Giorgio Riboldi (Comitato promotore del convegno), Sandi Volk (Università di Trieste) e Mauro Raspanti (Centro Furio Jesi).
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giovedì 5 febbraio 2009

Razzismo_Genere_Classe online


Marginalia aveva già dedicato qualche mese fa un post al primo numero della rivista ControStorie: Razzismo_Genere_Classe e in molt* mi avevano chiesto dove trovarla: note sono le difficoltà della distribuzione per una rivista "militante" e autoprodotta. Per ovviare, alcuni saggi erano stati pubblicati qui e altrove, ma finalmente adesso è possibile trovare online l'intero numero grazie al sito di Controstorie. Vi ripropongo il sommario, cliccando sui singoli articoli sarete rinviati al testo completo in Controstorie.org:

Editoriale

Alex Gaudillière, La nuova destra
Leila Soula, Scioperi per documenti
Nina Ferrante, Contro l'essenzialismo culturale
A. G, Angela Davis: la forza, l'intelligenza, l'energia che trasmette
Chris Harman, Schiavitù e razzismo (traduzione dall'inglese di Stefano Gioffrè)
Vincenza Perilli, Miti e smemoratezze del passato coloniale italiano
Valentina Quaresima, Laicità o persecuzione religiosa?
Barbara De Vivo, Velare, svelare: il razzismo nella Franca coloniale e postcoloniale

Altre storie

Mouvement des Indigènes de la République, Siamo gli indigeni della Repubblica (traduzione dal francese di Barbara De Vivo)
Elsa Dorlin, Performa il tuo genere, performa la tua razza! (traduzione dal francese di Brune Seban)

martedì 3 febbraio 2009

Tra assordanti bla bla bla bla bla bla bla, pensando alle donne di Gaza ...


Tra assordanti bla bla bla bla bla bla bla, pensando alle donne di Gaza, alle migranti in sciopero della fame a Lampedusa, a quelle che saranno espulse domani, a quelle che forse arriveranno e quelle che non arriveranno mai. Alle donne di qui e là. A me. Agli stupri e ai nuovi linciaggi, alla storia che sembra ripetersi. E alla nostra fatica.

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L'immagine è da una performance di Mona Hatoum, Road Works (1985). Articoli correlati in Marginalia:

Musulmane rivelate
Per non tornare alle Crociate
Over my dead body
Gaza. Dei vivi che passano
Sommovimento antisessista e antirazzista
Razzismo: un nodo da districare
Sessismo e razzismo: informazione e deformazione
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domenica 1 febbraio 2009

San Valentino a CasaPound, dove il nero si tinge di rosa ...

Il 14 febbraio prossimo CasaPound rilancia la campagna Tempo di essere madri, con una sorta di tournée lampo, dalle 15.30 alle 18, tra Bologna e Parma, di Maria Bambina Crognale e Francesca Giovannini. Poche ore per presentare il "progetto" che (come si può leggere nel sito della campagna e in diversi altri siti CasaPound-friendly) prevede la riduzione, per le donne con figli di età compresa tra 0 e 6 anni, dell'orario lavorativo da 8 ore a 6 ore al giorno, mantenendo invariata la retribuzione (l’85% sarà garantito dal datore di lavoro, il restante 15% sarà a carico dello Stato). A decorrere dal sesto anno di vita del bambino (in questi siti il neutro va da sé) la "mamma" potrà scegliere di continuare a lavorare 6 ore a giorno, rinunciando però al contributo statale del 15% o tornare al full-time qualora lo desiderasse. Insomma, un progetto che ha lo scopo di salvaguardare "il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime ..."
Non posso escludere che qualcun* si faccia annebbiare dal fumo e dalla retorica populista di Tempo di essere madri, ma inviterei a riflettere (oltre che sul fatto che per molte donne la maternità non è una priorità) sui dati inerenti all'occupazione/disoccupazione femminile in Italia (tasso di disoccupazione tra i più alti d'Europa, tra le occupate part-time e precariato fanno la parte del leone e, per quante fanno un* figli* , essere licenziate in tempi brevi è il minimo ... rinvio a questo dossier). In questa realtà poco è il margine per la "scelta" e il "desiderio", margine che si restringe ancor di più nel caso delle donne migranti che subiscono anche il pesante ricatto rappresentato dal legame tra lavoro e permesso di soggiorno. Che questo "progetto" sia rivolto a poche "privilegiate" e soprattutto privilegiate "italiane doc" è la prima cosa che bisogna avere ben chiaro, magari informandosi un po' su promotori e promotrici di quest'ultima iniziativa di CasaPound.
L'iniziativa è stata presentata già in varie città dove da tempo è iniziata la raccolta firme, come a Verona (con il supporto di Marcello Ruffo, Elena Giacomini e Andrea Miglioranzi, consigliere della tristemente nota lista Tosi) e a Sassari (dove sembra addirittura che il comitato Tempo di essere madri abbia aperto una sede in via degli Astronauti, dando ulteriore conferma all'ipotesi che avevo formulato a prima vista leggendo il progetto, ovvero che fosse stato messo a punto da abitanti di altro pianeta). A Bologna e Parma sarà presentata, come dicevo, da Francesca Giovannini (coordinatrice regionale di CasaPound Emilia-Romagna) e da Maria Bambina Crognale già portavoce del gruppo DeA e ideatrice del progetto (come si afferma nel manifesto della giornata, oggi irreperibile in internet ma che mi ero premurata di scaricare qualche giorno fa). Maria Bambina, del resto, è nella redazione di Occidentale. Rivista di critica radicale ("radicale" e "non conforme" sono i due termini-prezzemolo di CasaPound e affini, con tutto il mio rispetto per il prezzemolo).
Fondata più di trenta anni fa dal Circolo dei Selvatici, animato soprattutto da reduci della RSI, Occidentale si poneva come obiettivo prioritario la difesa delle "tradizioni dell'Occidente" e la lotta contro "le menzogne dell'Occidente" e tra queste le "menzogne di Norinberga". Oggi è investita "da un'ondata giovanile" che intende continuarne e arricchirne i temi (come si legge nel sito della rivista), ondata giovanile costituita, tra gli altri, da Bambina Crognale e Gianluca Iannone, che ne è il direttore.
Così, giusto per dare qualche elemento utile ad inquadrare la cornice in cui si pone Tempo di essere madri. Il nome della campagna tra l'altro riprende parzialmente - e non so quanto consapevolmente - il titolo del capitolo Essere madri del volume di Victoria de Grazia, Le donne nel regime fascista che invito a (ri)leggere, poiché nonostante il quadro descritto dall'autrice non sia, ovviamente, sovrapponibile a quello odierno, credo possa offrire ancora notevoli spunti di riflessione.
Insomma, mi sembra che ci siano cose più piacevoli e utili da programmare per il giorno di San Valentino, ad esempio una gita romana per il No Vat ...

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