Visualizzazione post con etichetta lesbofobia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lesbofobia. Mostra tutti i post

domenica 20 ottobre 2013

Affaire Treccani: rassegna stampa

Ricorderete la lettera (che spero abbiate firmato tutte/i) che denunciava il sessismo e l'omo/transfobia di molte delle voci contenute nell'Enciclopedia Treccani scritta da un gruppo di studiose/i e attiviste/i presto definiti, insieme alle/ai tante/i firmatarie/i, come talebani del politicamente corretto da il Secolo d'Italia. Rassegna stampa in aggiornamento sul sito di Intersexioni, buona lettura

lunedì 23 settembre 2013

Talebani del politicamente corretto

Una notiziola per la quale vale la pena sfidare la tenosinovite: "Talebani del politicamente corretto", così il Secolo d'Italia definisce le/i firmatarie/i della lettera scritta da un gruppo di studiose/i per denunciare "il lessico impreciso e i contenuti stigmatizzanti" di alcune delle voci (transgender, omosessualità, lesbismo, intersessualità, gender) presenti nell’Enciclopedia Treccani. Maggiori dettagli sulla vicenda e aggiornamenti sul sito di Intersexioni.

mercoledì 15 maggio 2013

SFamily Day : oltre i modelli normativi, per altre forme di intimità e affettività

A cura di Kespazio! Per una ricerca queer e postcoloniale si terrà a Roma, il prossimo 25 maggio, la SFamily Day, un'occasione per condividere esperienze e sperimentazioni, relazioni e educazioni, fatti e diritti che coinvolgono le forme di intimità e di affettività, oltre i modelli normativi della famiglia e della coppia come unici luoghi di investimento emotivo e materiale. Sul tumblr di Kespazio! il programma completo della giornata alla quale parteciperanno, tra le altre Sara Garbagnoli, Gianfranco Rebucini, Gaia Guliani, Laura Corradi, il Laboratorio Smaschieramenti e tante altre favolosità ...

mercoledì 13 marzo 2013

Anonymous / Per farla finita con CasaPound

Tutte le sedi di CasaPound - organizzazione fascista, razzista, sessista e omofoba - vanno chiuse. Intanto un plauso ad  Anonymous che ne ha oscurato il sito e lancia una  nuova petizione per provare a farla finita, una volta per tutte, con questa banda di squadristi // Solo un link per memoria: Strage di Piazza Dalmazia. Ricordando Mor Diop e Samb Modou //

giovedì 15 novembre 2012

Femministe a parole / Presentazione alla Bidd

Femministe a parole è un volume sulle questioni controverse che hanno attraversato il dibattito femminista nel corso degli ultimi anni: il multiculturalismo e i diritti delle donne, l’Islam in Europa e l’affaire du voile, la condizione postcoloniale e l’impatto delle migrazioni, il rapporto tra universalismo e relativismo culturale, il ruolo dei corpi e la performance dei generi. Intorno a questi temi, e molti altri ancora, nasce un dizionario ragionato delle contraddizioni, degli ossimori e delle domande complicate: un dizionario di «grovigli» redatto da 44 autrici, tutte femministe con percorsi ed esperienze diverse, che si cimentano nell’impresa non facile di fare i conti con le parole. La scrittrice afroamericana bell hooks ci ricorda che il linguaggio è «anche un luogo di lotta». Molto prima di lei Virginia Woolf si rammaricava del fatto che alle donne mancasse il tempo di coniare parole nuove, sebbene il linguaggio ne avesse veramente bisogno. Una delle più importanti lezioni che il femminismo ci ha trasmesso, infatti, è che il linguaggio non è affatto neutro, ma riflette e veicola rapporti di dominazione. E visto che le parole sono sempre state imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste, le femministe hanno costantemente sentito il bisogno di condurre delle battaglie contro e dentro il linguaggio.Per le femministe di oggi, però, prendere la parola sul mondo è diventato sempre più complicato. Che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Che dire di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Le identità sono un bene o un male? E le culture sono solo quelle «degli altri»? Le risposte non sono a portata di mano, ma grazie a questi interrogativi il pensiero delle donne è chiamato a riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, riscoprendo così la sua vocazione eterogenea e plurale. Ne discuteremo giovedì 15 dicembre alle ore 18, presso la Biblioteca Italiana delle Donne (via del Piombo 5 - Bologna). Oltre alle curatrici del volume - Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli -, saranno presenti alcune delle autrici delle singole voci: Elisa A.G. Arfini (Lesbica), Beatrice Busi (Modificazioni), Silvia Cristofori (Integrazione), Giulia Garofalo (Prostituzione), Gaia Giuliani (Bianchezza - Famiglie), Alessandra Gribaldo (Riproduzione assistita - Veline), Laboratorio Smaschieramenti (Uomo), Isabella Peretti (Donne di destra - Madre-patrie). Coordina Elda Guerra

mercoledì 30 marzo 2011

R/esistenze a ... Salò

Del volume curato da Paola Guazzo, Ines Rieder e Vincenza Scuderi - R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista - avevamo già parlato qui in Marginalia in occasione del suo arrivo in libreria lo scorso anno (oltre ad aver partecipato ad una delle sue belle presentazioni/discussioni, ovvero quella organizzata all'interno dell'edizione 2010 del Festival delle Culture antifasciste. Ritorniamo sul volume, brevemente, per segnalare che il primo aprile, alle ore 21, ci sarà una nuova presentazione del libro, organizzata dalla sezione Anpi locale, presso il Centro Sociale Due Pini di Salò (non è un pesce d'aprile) .

mercoledì 23 febbraio 2011

Orgoglio e pregiudizio

Vi avevamo già anticipato l'uscita di Orgoglio e pregiudizio, il terzo numero della nuova collana dei Quaderni Viola. Il nuovo quaderno tra presentazioni e trasmissioni radiofoniche. è già noto alle più, comunque vi segnaliamo la prossima presentazione a cura delle Fuoricampo alle quali rinviamo per i dettagli della serata ;-)

venerdì 10 dicembre 2010

Orgoglio e pregiudizio: il nuovo numero dei Quaderni Viola

Dopo La straniera.Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, arriva finalmente il terzo numero dei Quaderni Viola, Orgoglio e pregiudizio. Le lesbiche in Italia nel 2010: politica, storia, teoria, immaginari (Edizioni Alegre, 2010). A differenza del numero precedente, Orgoglio e pregiudizio è stato costruito da una redazione (formata da Lidia Cirillo, Fabiola Correale, Paola Guazzo, Claudia Lopresti, Eva Mamini, Anna Muraro) con contributi di Paola Biondi, Laura Corradi, Daniela Danna, Rosanna Fiocchetto, MFLA radio Onda Rossa, Daniela Santoro e interviste a cura di Elena Biagini, Cristina Gramolini e Luki Massa. Per ulteriori info riviamo al sito dei Quaderni.

giovedì 1 ottobre 2009

Stranabologna

"Non si tratta di una fiaccolata, né di una generica manifestazione contro le intolleranze: non potremmo tollerare al nostro fianco i nostri carnefici! Ripartiamo dalle nostre strade per riallacciare il filo della memoria e della solidarietà, in un percorso che riconnetta i luoghi segnati da aggressioni di natura diversa (Giardini Margherita, via Castiglione, piazza della Mercanzia..) ma tutte connesse dal filo nero della violenza con cui fascisti, sessisti e razzisti (istituzionali e non, organizzati e non) cercano di alimentare un clima di terrore" (uno stralcio del comunicato che indice la manifestazione di domani. Da non mancare).
.

martedì 29 settembre 2009

Stranabologna: in strada per spezzare il filo nero della paura

Dove? Quando? Perché? Cliccate QUI (e accidenti! ma stamani non ho neanche il tempo per fare un banalissimo copia-incolla ...)
.

Anna Paola Concia è conciata male ...

Così scriveva qualcuna/o a commento di un mio post sulla "fiaccolata" romana contro "l'intolleranza e i razzismi" della scorsa settimana. Non soddisfatta del teatrino allestito con il sindaco Alemanno e Imma Battaglia (due cuori e una celtica) nel post-fiaccolata, Anna Paola Concia ha accettato l'invito di CasaPound a partecipare ad un tavolo di confronto sui cosiddetti "diritti civili''. Cosa ne posso pensare si può dedurre da quello che ho scritto e ri-scritto qui e altrove (e non mi prendo neanche la briga di cercare tutti i link, troppi). Ma del resto non sono minimamente sorpresa. Lo "sdoganamento" di CasaPound a "sinistra" è cominciato da un po' (Italo docet). Del resto dialogare con la destra, anche quella estrema, è un vezzo (presumo giudicato trendy o trasgressivo) di parecchia gente (politicanti, artistucoli e intellettualoidi in cerca di un po' di notorietà o desiderosi di vendere qualche copia in più della loro mercanzia) e va avanti da un pezzo (anni 90?). Comunque, per tornare a Concia, non credo ci si potesse aspettare maggiore discernimento da una che mette la sua faccia (e anche qualcosa di più, come aveva celiato l'onorevole Jean Leonard Tuadì, suo compagno di avventura) in una campagna pubblicitaria che, amalgamando diversi e complessi rapporti (sociali, politici ed economici) di dominazione, discriminazione e sfruttamento, finiva per annullarne la specificità: la Lesbica (bianca) e l'Uomo di colore, vittime di un indistinto pregiudizio chiamato razzismo. Di qui al generico e vacuo rifiuto dell'intolleranza, vessillo della fiaccolata romana, il passo è stato breve. E il passo successivo, è stato facile: decidere di sedersi al tavolo di CasaPound in nome della condanna indeterminata di ogni forma di "intolleranza" e della "non-discriminazione". L'antifascismo - sconvenientemente dedémodé, se non nei proclami di circostanza - appare in quest'ottica il vero intollerante, colpevole di rifiutare quattro chiacchiere con i cosiddetti "fascisti del terzo millennio".
.

martedì 15 settembre 2009

Terrone sinonimo di maleducato ... Riflessioni solitarie a partire dal manuale di bon ton di un gay-friendly leghista

Credo che i fatti, dopo i tanti articoli, comunicati e prese di posizione, siano noti. Riassumo: la settimana scorsa, a Bologna, dopo una festa gay ai Giardini Margherita, un gruppo di almeno quattro persone aggredisce fisicamente un giovane omosessuale. Nel clima attuale, caratterizzato da una preoccupante escalation di aggressioni contro soggetti lgbt (pestaggi, accoltellamenti, locali dati a fuoco, bombe carta, minacce sui muri ...) l'episodio non poteva che destare legittima preoccupazione. Ma sulla stampa, dopo una dichiarazione della vittima (che avrebbe affermato di "fare fatica a definire omofobica l'aggressione, perché non sono state pronunciate parole di quel segno, ma è convinto che gli aggressori fossero eterosessuali"), l'aggressione viene presto derubricata come un banale litigio per futili motivi, sembra per una sigaretta negata. Inutile dire che nè la dichiarazione della vittima, nè il cosiddetto "futile motivo" (come dimenticare che anche Nicola Tommasoli è stato ammazzato per una sigaretta negata ?) sono parsi a molte/i motivi sufficienti per ritenere quanto accaduto "banale". Ma oggi sulla stampa mainstream la vicenda viene arricchita di un altro particolare: sembra che all'origine dell'aggressione non ci sia una sigaretta rifiutata ma un insulto che un amico dell'aggredito ha urlato agli aggressori, un gruppo di giovani napoletani. L'insulto è di quelli che ben conosco, terrone. E si da anche il caso che colui che l'ha proferito sia un militante della Lega Nord, un attivista "strutturato" del partito di Bossi e Salvini (quello di "Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”... ma ne hanno per tutti, migranti, islamici, meridionali in genere). Ci sarebbero tutti gli elementi per cogliere in questa vicenda la preoccupante e incrociata presenza di elementi sessisti e razzisti, ma la stampa riporta subito una dichiarazione del gay-friendly in camicia verde che rimette tutte le cose a posto. Giura "che quell'epiteto non è stato usato a scopo discriminatorio. Volevo solo dare del maleducato ad una persona ubriaca che mi aveva infastidito. Era solo un sinonimo, credo che nella cultura settentrionale quella parola venga usata spesso in questo modo. Nessuna discriminazione". E' alleggerisce anche le responsabilità degli aggressori: "Ho l'impressione che questa storia sia stata gonfiata ad arte. Nessuno di quei ragazzi ha pronunciato frasi anti-gay". Ma che bravi tutti, evviva! E probabilmente stupida io che sto qui a scrivere. Del resto non mi interessa (da tempo) chiedermi come si può essere gay e votare Lega o essere vittima di razzismo ed essere omofobo (ognuno si suicida come vuole), ma tornare a riflettere ancora una volta, e amaramente, sul fatto che essere "oppressi/e" non garantisce nulla, e per cominciare nessuna innocenza. Puoi essere gay ed essere razzista fino al buco del culo, essere un soggetto storicamente razzializzato (meridionale, nero, migrante ...) ed essere un omofobo o un sessista di merda. E , sia detto a scanso di equivoci, neanche essere donna preserva da simili derive. Donne lesbofobe. Donne lesbofobe e razziste nello stesso tempo. Solo razziste. Non lesbofobe, ma islamofobe . Una volta una si complimentò perché non avevo un "marcato accento meridionale" (ma questo non è razzismo! dicono). Ne ho conosciute fin troppe, molte delle quali si dichiarano anche femministe. O fanno finta di crederci. O hanno convinto qualcuna/o, non si sa bene come, di esserlo. Perché dichiararsi femministe, o antifasciste/i, antirazziste/i, antisessiste/i è un giochetto. "Esserlo" è un tantino più difficile, soprattutto è difficile essere tutte queste cose insieme. E così può accadere che sei gay ma strizzi l'occhio a CasaPound, che sei antisessista e antifascista ma poi fai il macho con la prima donna che ti capita a tiro, che sei femminista ma stigmatizzi altre donne perché portano la gonna troppo lunga e il velo (o la gonna troppo corta e le tette da fuori), che ti definisci antifascista e poi fai il quotidiano radical chic che ammicca ai fasciofuturisti ... E potrei continuare. Ma in questo modo quale mondo si spera di sovvertire?
.

lunedì 7 settembre 2009

Omofobia non è un concetto neutro

In questi tempi di inutili (se non dannosi) chiacchiericci volentieri pubblico questa importante riflessione/contributo di Azione Gay e Lesbica di Firenze, che parteciperà dopodomani, mercoledì 9 settembre, al presidio contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia sui ponti di Firenze, assieme al Comitato Gay e Lesbiche Prato e ad altre associazioni glbt del territorio (appuntamento mercoledì alle 18 e 30 presso la sede di Azione Gay e Lesbica in Via Pisana 32r, Firenze e dalle 19 su Ponte Vecchio).

_____________________

Lesbiche, gay e trans osservano il mondo da una prospettiva obliqua, e in questo modo aggiungono al mondo stesso un punto di vista altro.
Siamo imprevisti/e/* come chi arriva da lontano, come chi arriva dalla povertà. Qualcuno/a odia noi perché in noi si rispecchia e cerca di distruggere con noi il suo desiderio che ha sempre represso, negato, nascosto, magari celandosi dietro uniformi, abiti talari o monacali, maschere neonaziste. Qualcuno/a freddamente ci nega, ci cancella dalla scena pubblica, perché vuole ri/costruire una società patriarcale e familista i cui pesi ricadano sulle donne prigioniere dei ruoli della tradizione; questo/a qualcuno/a vede nei gay, nelle lesbiche e nelle persone trans ostacoli al suo progetto reazionario. Qualcuno/a ci usa come capro espiatorio, come facile bersaglio perché una società impoverita, priva di diritti, ridotta a plebe cieca, possa sfogare la propria rabbia e le proprie frustrazioni. E’ già successo, settanta anni fa, e il gioco si sta ripetendo; di nuovo ci troviamo in compagnia di minoranze, immigrate/i, diverse/i a vario titolo. Qualcuno/a finge di prevederci, ma pretende che assomigliamo alla sua idea di noi e ci chiede di rinnegare dei pezzi di noi, in nome del quieto vivere e del decoro.
Qualcuno/a/* di noi finge di non essere imprevisto/a/*, cerca di passare inosservato/a/o, di scivolare con eleganza sulla scena senza turbare, senza spostare la polvere.
Qualcuno/a/* di noi cerca di vincere la paura mettendosi dalla parte degli aggressori, stabilendo gerarchie interne fra chi è più rispettabile e chi lo è meno, cercando attivamente di smarcarsi da altre vittime dell’odio. Qualcuno/a/* di noi non si meraviglia della violenza omofobica, ha fatto della paura un’abitudine. Qualcuno/a/* di noi si meraviglia della violenza omofobica, la vede come un prodigio cattivo senza cause riconoscibili, non legge la connessione fra le Svastichelle e la banalizzazione del neofascismo, fra l’estrema destra italiana e le croci celtiche nascoste dietro la rispettabilità delle cravatte. Qualcuno/a/* per darsi un ruolo fa spettacolo, fa la pagliaccia di lusso, il clown di regime, la trasgressione da fine settimana e rinnega la sua favolosità per un biglietto di seconda classe sul Titanic. Siamo tutte/i/* sul Titanic, la nostra società è il Titanic e la nostra società è anche l’iceberg contro cui il Titanic si schianterà. Lesbiche, gay e trans dall’Europa, dalle liberate città del possibile osservando un’Italia senza orgoglio civile, senza solidarietà sociale, senza difesa della laicità, senza memoria della sua storia resistente capiscono che in questo paese sfibrato lesbiche, gay e trans nel migliore dei casi saranno imprevisti/e/* e ignorati/e/*, nel peggiore aggrediti/e/* e cancellati/e/*. Lesbiche, gay e trans dall’Italia osservano i gommoni dell’immigrazione, sanno in cuor loro che chi odia quegli uomini e quelle donne imprevisti/e prima o poi se la prenderà con gli imprevisti/e della sua “etnia”. È già successo: i triangoli rosa di Auschwitz accanto alle stelle gialle ebraiche, ai triangoli neri asociali, ai triangoli scuri zingari. C’è chi lo rimuove, fra noi, c’è chi fa finta di niente, ma in cuor nostro tutti e tutte lo sappiamo.
Qua o ci salviamo tutti/e/* o non si salva nessuno-nessuna-nessun* Noi lesbiche, gay e trans sappiamo anche che i fondamentalismi e i clericalismi sono distruttivi: cambiano i nomi degli dèi, cambiano i paramenti dei sacerdoti, ma resta costante l’odio per chi è imprevisto/a/*. Contro lesbiche, gay e trans si cimentano improbabili alleanze, fra cattolicesimo e islamismo, fra stalinismo e ortodossia, fra neonazismo e pseudo psicanalisi. L’alleanza però che ci ferisce di più è quella fra la paura lgbt e l’opportunismo del potere.
Eppure noi ci siamo, continuiamo a vivere e a cercare la felicità, come tutti/e/*, come chi scappa e come chi arriva.

______________

Vedi anche Queer* against racism
.



mercoledì 25 marzo 2009

Fuori della norma

Qui di seguito la mia recensione a Nerina Milletti e Luisa Passerini (a cura di), Fuori della norma. Storie lesbiche nell'Italia della prima metà del Novecento (Rosenberg&Sellier, Torino 2007), publicata nell'ultimo numero di Zapruder. Storie in movimento (Riflessi incrociati. L'Occidente visto dagli altri, gennaio-aprile 2009).


In un articolo pubblicato qualche anno fa in questa rivista (Nerina Milletti, “La storia lesbica. Una storia oscena”, n. 9, 2006), veniva sottolineata la disattenzione della storiografia italiana (accademica ma anche femminista) alla storia del lesbismo: solo quattro i libri pubblicati sull'argomento negli ultimi vent'anni, : L'amante celeste di Rosanna Fiocchetto (1987), Ladies' Almanack di Giovanna Olivieri (1992), Amiche, compagne, amanti di Daniela Danna (1994) e Lo specchio incrinato di Paola Lupo (1998), ai quali possiamo oggi aggiungere il recente volume curato da Monia Dragone, Cristina Gramolini, Paola Guazzo, Helen Ibry, Eva Manini e Ostilia Mulas, Il movimento delle lesbiche in Italia.

In questo contesto Fuori della norma (libro “ben fatto, forte e coraggioso”, per riprendere le parole di Liana Borghi su Liberazione), viene a colmare un vuoto, essendo il primo libro – come sottolinea Milletti nel saggio introduttivo – sulla storia lesbica italiana del Novecento.

Il volume è una sfida alla repressione e negazione del lesbismo esercitata anche “attraverso il controllo della produzione e della conoscenza storica” (N. Milletti, Donne “fuori della norma”, p. 23), e la dimostrazione di come la riflessione su una categoria “specifica” possa divenire un utile strumento per indagare altri assi di differenziazione come il genere, la “razza”, la classe e la sessualità.

Attraverso i sei saggi che lo costituiscono, Fuori della norma offre un vasto e variegato spaccato del lesbismo nella prima metà del secolo scorso e delle problematiche ad esso connesse, poiché questo, in quanto “sovradeterminato da diversi ordini di discorso (religioso, giuridico, letterario, medico, psicanalitico), serve [...] egregiamente ad analizzare le tecnologie di controllo e le loro incoerenze, i meccanismi di resistenza e i diversi assi di potere che concorrono a costituire il genere” (Milletti, ibidem).

Un viaggio nel “corpo lesbico” cronologico, teorico e politico: dalle vicende “amorose” della poetessa Cordula (Lina) Poletti (1885-1971), amante dapprima di Sibilla Aleramo poi di Eleonora Duse, (Cenni), alle vite di quattro lesbiche alla ricerca di identità negli anni dell'avvento del fascismo fino al dopoguerra e oltre (Romano), dalle strategie di resistenza e sopravvivenza di sette donne, “giovani lesbiche nell'Italia di Mussolini” (Biagini), ai casi di condanna al confino durante il regime marcati dalle diverse collocazioni di classe (Milletti), alle notizie sensazionali e fantastiche di “matrimoni travestiti” su alcuni quotidiani tra il 1900 e il 1950 (Schettini), alla “disciplina della sessualità femminile nell’impero fascista”, attraverso La difesa della razza (1938-1943) e altre pubblicazioni del periodo (Poidimani).

Non resta che augurarsi un proseguo delle ricerche che getti luce su quelle zone d'ombra rappresentate dalle forme di partecipazione o consenso al regime, che del resto sono state, per lungo tempo, le “grandi assenti” anche nella ricerca e riflessione storica femminista.

.

martedì 7 ottobre 2008

CasaPound Superstar


Stamani su Il Resto del Carlino (ah! come potrei sopravvivere quando sono a Bologna senza Il Resto del Carlino?) leggo di un'improbabile denuncia del responsabile provinciale di CasaPound Bologna, Alessandro Vignani, che nella mappatura della presenza fascista in città pubblicata sul sito dell'AAP, vede "un'istigazione alla violenza". Cito: "E' chiaro che qualcuno, in questa città, vuole istigare alla violenza [...] A che cosa può servire una mappatura (peraltro correlata di invenzioni degne di un romanzo) se non a identificare e a promuovere azioni contro tali persone e luoghi? [...] Con questi mezzi cercano di intimorire". E invita "chi di dovere a intervenire, per evitare che qualche esaltato passi dalle parole ai fatti".
Ma caso vuole che, da un bel po' di tempo, gli "esaltati" sono stati (e restano) gli appartenenti alla cosiddetta "destra radicale" nella cui galassia si colloca CasaPound e relativo sito, "esaltati" che sono passati dalle "parole ai fatti" contro migranti, rom e sinti, compagni e compagne (o semplicemente persone reputate , per il loro aspetto, "irregolari" o "di sinistra"), omosessuali, trans, donne e lesbiche vittime di "stupri punitivi" ... Ed è proprio per contrastare la disinvoltura di queste aggressioni (in diverse circostanze mortali) che l'Assemblea Antifascista Permanente ha realizzato questa mappa, che ha uno scopo puramente difensivo, uno strumento "necessario per fini di tutela collettiva", come è stato ripetutamente precisato sia in forma scritta che in occasioni pubbliche (ed anche in un recente comunicato).
E basta leggere questi documenti per rendersi conto che non soltanto non ci sono "fatti" da imputare, ma neanche "parole". Gli stessi nomi e cognomi presenti nella mappa sono nomi già noti grazie a informazioni pubblicate dagli organi di stampa.
Ad esempio il nome di Vigliani non mi era ignoto, in quanto è intervenuto qui in Marginalia con un commento al post Italo da rottamare, per precisare il suo esatto cognome che compariva in forma errata in un passaggio che avevo ricopiato da un articolo del Corriere.
Ne ho tratto l'impressione, oggi confermata, che Vignani sia assillato dalla ricerca di un po' di notorietà. Alla storia di CasaPound nel mirino non ci crede nessuno e, come riferisce l'articolo del Carlino, non ci crede nemmeno la Questura (notoriamente non sempre tenera con gli/le antifascisti/e ...) ... Perché mai dovremmo crederci noi?
E no, questa storia non ce la beviamo. Figurarsi se ce la mangiamo ...

_______________________________

Non ricordo se ho segnalato già la mappa, comunque la trovate qui
Qui invece potete scaricare in pdf un utile dossier nel caso abbiate ancora qualche dubbio su chi è veramente CasaPound
... e grazie a L'Ombroso per la bella immagine che ho ripreso dal suo blog!

giovedì 29 maggio 2008

Un Italo da rottamare


L'Italo qui sopra, che "odia i froci" ma "ama il suo camerata" è uno dei tanti supereroi della vita quotidiana , ideati da Lorenzo "Q" Griffi e Michele Soma, al centro della campagna comunicativa del Gay Pride bolognese del 28 giugno. Soprannominati puraido [1], "trasudano cultura manga ma ritraggono persone in carne e ossa, sono figure molteplici che abbattono ogni stereotipo, portando in pubblico ciascuna il proprio nome, età, esperienza".
Sarà, ma il camerata Italo credo proprio che vada rottamato [2], e cercherò di spiegare (dal mio punto di vista), perché. Non è semplice ovviamente, tant'è che questo post è stato in "quarantena" per giorni [3], volevo evitare un "commento a caldo", ma neanche mi sembrava eticamente corretto cavarmela con un freddo (ma sicuramente più elegante) "no comment". E purtroppo questi tempi bui ci costringono continuamente a sporcarci le mani.
A scanso di equivoci dico subito che non sono un'anima bella: ho sempre avuto ben chiaro che l' innocenza degli oppressi è poco più di una favola e che essere soggetti storicamente "dominati" e "inferiorizzati" (donne, gay/lesbiche, "neri/nere"...) non garantisce un "innato" (o "naturale" e "spontaneo") antifascismo, antirazzismo e antisessismo.
So benissimo che ci sono sempre stati gay di destra (e oggi GayLib ne è solo la faccia più presentabile), come anche gay nazisti, antisemiti, razzisti ... Per non parlare di quelli "islamofobi" [4]. Per inciso penso che questo sia vero anche per le lesbiche (e infatti non capisco, se si volevano rompere gli "stereotipi", perché Italo e non Itala ...) [5].
Quindi l'esistenza e la miseria dei gay di destra mi/ci sono note. Non è questo il punto. Le questioni sono altre. E secondo me piuttosto gravi.
In molt* [6] hanno preso le distanze da lettere e inviti di note organizzazioni lgbt ad Alemanno e ad altri esponenti della destra di governo, rifiutando l'ingiunzione "
al pragmatismo, alla ricerca del dialogo, anche con rappresentanti delle istituzioni che si ispirano ad ideologie fasciste". E' questo un "problema" che non riguarda solo il movimento lgbt: sappiamo che il "superamento" di destra e sinistra è uno dei leitmotiv della nuova destra, da tempo abbracciato anche da esponenti di sinistra, istituzionali e non.
Ma se è vero che questo paese sta accelerando la corsa verso una compiuta forma di fascismo (e credo che sia vero[7]), abbiamo la responsabilità - tutti e tutte - di vigilare e prestare maggiore attenzione critica (e autocritica).
E in questo scenario che il "camerata Italo" è tutt'altro che "
simpatico, sereno e tranquillizante" e non capisco quale sia, nel caso di questo puraido specifico, la capacità di "veicolare dei messaggi che, in questi giorni, trovo veramente fondamentali", come scrive qualcun*.
Per quanto mi riguarda - molto pragmaticamente -, i messaggi che veicola sono quelli che possiamo leggere di fianco alla (simpatica, beninteso) immagine:
"Essere maschio significa picchiare, soprattutto i froci, meglio se in tanti contro uno, perché l'onore virile deve essere difeso. Se poi ti accorgi che il sabato sera, a CasaPound, al concerto del tuo gruppo nazirock preferito la vista del tuo camerata a torso nudo ti eccita, ti racconti che non importa, perchè tanto tu e lui siete camerati, e poi non puoi essere frocio, perché non ti senti "sensibile", non vesti alla moda, non ascolti Madonna"[8].
Effettivamente CasaPound è
sbarcata a Bologna il 18 maggio con l'apertura di un "centro sociale" (CasaPound Italia Bologna) in via Toscana, alla periferia sud-est della città, in uno stabile in affitto dalla Fiamma Tricolore, tra manifesti di Iannone (creatore di CasaPound a Roma) e Radio Bandiera Nera.
Dal Corriere di Bologna: "si definiscono 'antimperialisti, anticlericali, fascisti e fieri di esserlo'. Revisionisti se - spiegano - per revisionismo si intende raccontare la verità sulle foibe [9]. 'A Bologna siamo all'inizio, nonostante sia una città a noi ostile, siamo convinti di poter fare molto', spiega Carlo Marconcini, ideatore del centro sociale e voce della radio insieme ad Alex Vignali, che aggiunge: 'CasaPound nasce anche per occupare, ma per farlo ci vogliono i numeri e noi, a Bologna, forse non siamo ancora abbastanza. Ci sono i transfughi di Azione Giovani, ragazzi che frequentano Forza Nuova, gli oramai ex Fiamma come noi, ci sono le ragazze di Donne Azione e quelli del Blocco studentesco'. In tutto, per ora, una trentina di camerati 'duri e puri', che rifiutano di avvicinarsi alla Destra di Storace, che definiscono 'amici con percorsi diversi' i militanti di Forza Nuova e che di Alleanza Nazionale sentenziano: 'sono nulli'".
Non so quant* hanno voglia di ritrovarseli vicini al Gay Pride. Dico così per dire, ovviamente. Perché - per intanto - i segnali di "dialogo" da parte di costoro mi sembrano veramente poco incoraggianti: alcuni manifesti con i puraido in bella mostra sono stati imbrattati con svastiche e scritte affatto dialoganti [10].



[1] Qui e qui trovate la spiegazione del termine puraido, se ho ben capito la translitterazione della parola katakana ovvero orgoglio (pride).
[2] Il concetto di "rottamazione" applicato al camerata Italo mi viene da Paola Guazzo, che ringrazio.
[3] E tra l'altro è stato scritto "a tappe" (cerco di chiuderlo oggi, venerdì 30): il solito poco - anzi pochissimo - tempo e tante altre spiacevolissime urgenze verso le quali ho cercato di convogliare le mie energie in esaurimento. L'ultima notizia è che i testimoni della morte di Hassan Nejl sono stati prontamente "rimpatriati" in Marocco con un volo dall'aeroporto di Malpensa.
[4] Ho sempre avuto delle grosse perplessità circa il termine islamofobia. Lo uso per semplicità, perché oramai è entrato nel dibattito corrente e tutt* ne capiscono il senso.
[5] Tutt'al più posso immaginare che le lesbiche, pur di destra, rifiutino il ruolo di madre, moglie, angelo del focolare con scopa e ramazza rivendicato, anche pubblicamente, da altre appartenenti al genere femminile. Se è una mia pia illusione non esitate a comunicarmelo.
[6] Ad esempio qui.
[7] Basti pensare all'omicidio di un ragazzo a calci e pugni ad opera di un gruppo di fascisti vicini a Forza Nuova fatto passare per atto di bullismo, al quasi linciaggio di alcune trans romane ad opera di una folla inferocita sotto lo sguardo compiacente della polizia, ad Almirante (antisemita, fucilatore di partigiani/e e terrorista) che diventa un "esempio da seguire", agli attacchi con bombe molotov ai cosiddetti "campi nomadi" in diverse parti d'Italia in seguito alla falsa notizia (strombazzata dalla maggioranza dei media) dell'ennesimo rapimento di un bambino da parte di una zingara, e infine alla morte di Hassan nel Cpt di Torino (che è solo l'ultima di una lunga serie) e al "rimpatrio" degli unici testimoni ...
[8] Probabilmente chi ha schizzato questo ritratto del "camerata Italo" non ha letto George L. Mosse, Sessualità e nazionalismo (1982).
[9] Peccato che la verità sulle fobie sia già stata raccontata. E bene. Vi invito a leggere l'articolo di Claudia Cernigoi, Il pozzo artificiale, pubblicato sull'ultimo numero di Zapruder (che ho segnalato
qui) e il sito La Nuova Alabarda, che trovate qui di fianco in Segnaletica.
[10] Qualcun* ovviamente potrebbe obiettarmi che non si tratta del manifesto con il camerata Italo. Content* voi ...
.

venerdì 19 ottobre 2007

Sessismo e razzismo: informazione e deformazione

Il sessismo e il razzismo - nelle loro diverse forme: razzismo anti-migranti, lesbofobia, omofobia, transfobia, antisemitismo, razzismo anti-rom, violenza sulle donne ... - sono tra le più spietate modalità di dominio all'opera nelle società contemporanee con conseguenze drammatiche e talvolta micidiali sulla vita delle persone che ne subiscono gli effetti.
Affrontare questi fenomeni in termini di "emergenza securitaria" - anziché esplorarne le cause reali che sono attinenti ad un rapporto di potere di tipo sociale, economico e politico, nonchè culturale - si rivela utile solo a chi questo potere lo detiene come hanno dimostrato, dolorosamente, recenti fatti dall'omicidio di una donna nell'aula di tribunale che doveva sancire il suo divorzio da un marito violento agli ultimi suicidi di migranti nei Centri di permanenza temporanea.
In questo contesto, un ruolo determinante è svolto dall'informazione che spesso - volutamente o "spontaneamente" - riproduce moduli e criteri che non intaccano ma anzi rafforzano questi rapporti. E' sullo sfondo di queste (ed altre ...) riflessioni che ieri, leggendo su un quotidiano bolognese un articolo nelle pagine di cronaca, ho deciso di scrivere una lettera che ho inviato, oltre che allo stesso quotidiano, ad altri organi di informazione, amiche ed amici impegnati nella lotta contro il sessismo e il razzismo, gruppi ed associazioni femministe ed anti-razziste, operatrici/tori della comunicazione, studiose e studiosi del razzismo e/o del sessismo.
Quella che segue è una sorta di "cronaca nella cronaca" che pubblico sperando di sollecitare ed estendere una riflessione e una maggiore attenzione critica ed autocritica.
Ringrazio quant* hanno risposto al mio mail - offrendo ulteriori spunti di riflessione che invito a riproporre anche qui - e in particolare a Cristina Papa de Il Paese delle Donne che ha ripreso la notizia. Infine un grazie anche alla redazione de Il Bologna che ha pubblicato oggi la mia lettera: spesso lettere di questo tipo, ad altri quotidiani, vengono cestinate.


Lettera via mail a Il Bologna 18 ottobre 2007

Leggo sul giornale (Il Bologna) dell'ennessimo stupro avvenuto ieri in città. Una giovane migrante è stata stuprata da tre uomini che si erano introdotti per rapina in una villa dove la donna lavorava (sembra non in regola) come "colf". Rileggo più volte l'articolo, non riesco quasi a crederci. Il titolo in prima pagina è "Assalto in villa con stupro, ritorna l'incubo dei banditi". A pagina 20 l'articolo con un occhiello: "Ritorna la paura. Dopo diversi mesi di calma apparente, l'episodio di ieri mattina ha destato preoccupazione nella comunità: riecco i banditi".
Quindi questo non è l'ennesimo stupro, è l'ennesima rapina. Nonostante (come si evince dall'articolo) i rapinatori "non hanno portato via nulla", sono rapinatori non stupratori.
Quello che preoccupa ed importa è il tentativo di rapina, l'attentato alla "proprietà" e alla "sicurezza" dei proprietari (meglio se "autoctoni"). Lo stupro in questo caso è "un incidente di percorso".
Dopo "diversi mesi di calma apparente?"
Sono anni che si parla di "emergenza stupro" , ma quando "tra le pareti domestiche" viene stuprata una colf migrante l'accento è posto sull'"emergenza rapine".
Vincenza Perilli


Lettera via mail di un redattore de Il Bologna

Il riferimento ai mesi di calma apparente era alle rapine in villa, considerato che le ultime risalgono all'anno scorso e non agli stupri, numerosi in questi ultimi mesi e anche da noi documentati. La pagina 21 ripercorre infatti tutti i precedenti per rapina in zona. Il fatto che lei insinui che per noi la violenza sessuale su una straniera sia di minor conto, non può far altro che dispiacerci e indignarci
Distinti saluti
xy


Lettera via mail a xy, redattore de Il Bologna

Gentile xy,
io non "insinuo", mi limito a constatare che, in questo caso, l'episodio viene inserito nella serie "rapine" da cui l'accenno alla "calma apparente" che quest'atto avrebbe interrotto, e non nella serie "stupri".
L'occhiello al quale mi riferivo ( "Ritorna la paura") è a pagina 20, quella in cui, sotto il titolo di "Stuprata da banda di rapinatori colf sotto shock lancia l'allarme" vi è l'articolo annunciato in prima pagina con il titolo "Assalto in villa con stupro, ritorna l'incubo dei banditi".
Il fatto che nella pagina seguente all'articolo, vi sia un'altro articolo che ripercorre le precedenti rapine messe a segno in Emilia negli ultimi sette anni non fa che confermare la mia impressione.
Perché questa violenza diventa un capitolo della storia delle rapine e non della storia degli stupri?
Perché non cogliere l'occasione per un approfondimento sulla questione stupro? O lo stupro passa naturalmente in secondo piano rispetto ad altre "emergenze"?
Più precisamente: visto che spesso lo stupro viene mediatizzato e usato in chiave "anti-immigrati" perché non cogliere l'occasione per sottolineare che le donne migranti - non meno e forse più di altre - sono vittime di violenza, per strada, nelle proprie case ma anche sui luoghi di lavoro che molto spesso (come nel caso delle cosiddette "colf" e "badanti") sono le case di altri?
Più che il suo dispiacere e la sua indignazione io volevo provocare una riflessione (e tra l'altro avevo inviato questa lettera alla rubrica lettere sperando in una pubblicazione per sollecitare una discussione pubblica, non certo per ricevere una risposta in forma privata).
Ci tengo a sottolineare inoltre che il problema che pongo, non è specifico del vostro giornale (stamattina ho letto il vostro), ma riguarda in generale i criteri con i quali si fa informazione.
Auspicherei tra l'altro una maggiore riflessione sul linguaggio (termini quali ad esempio "banda di slavi" autori delle rapine nell'articolo a pagina 21) e sulle forme di stigmatizzazione etnica o razziale che rischia di riprodurre.
Distinti saluti
Vincenza Perilli


Lettera via mail di xy, redattore de Il Bologna

Non voglio innescare un botta e risposta infinito, ma:
1) la notizia di ieri era che tre persone, non certo per una visita di cortesia, si introducono in una casa e violentano una ragazza. Se poi non hanno trovato nulla da portar via, sempre un tentato furto o rapina rimane. Ergo: rapinatori e stupratori.
2) Se i rapinatori che hanno agito nel 2005, e arrestati poi dalle forze dell'ordine, sono di origine slava, come li dobbiamo chiamare?
Io come lei auspico che si inneschi un dibattito sulla sicurezza in generale in città, che si faccia luce sui casi di violenza domestica, violenza in strada e violenza al patrimonio


Lettera via mail a xy, redattore de Il Bologna

Neanch'io voglio innescare un botta e risposta.
Le scrivo solo per dirle che mi accorgo ora che ho inviato la lettera all'indirizzo della redazione (bologna@ilbologna.com e non a quello della rubrica Lettere ovvero lettori@ilbologna.com, provvederò subito), da qui forse le sue risposte private.
Comunque visto che lei mi chiede "come li dobbiamo chiamare" a proposito della "banda di slavi", le rispondo che potreste semplicemente chiamarli "banda di rapinatori".
Ancora distinti saluti
Vincenza Perilli


Lettera via mail, pubblicata oggi, alla rubrica Lettere de Il Bologna

Leggo sul giornale (Il Bologna) dell'ennessimo stupro avvenuto ieri in città. Una giovane migrante è stata stuprata da tre uomini che si erano introdotti per rapina in una villa dove la donna lavorava (sembra non in regola) come "colf". Rileggo più volte l'articolo, non riesco quasi a crederci. Il titolo in prima pagina è "Assalto in villa con stupro, ritorna l'incubo dei banditi". A pagina 20 l'articolo con un occhiello: "Ritorna la paura. Dopo diversi mesi di calma apparente, l'episodio di ieri mattina ha destato preoccupazione nella comunità: riecco i banditi".
Quindi questo non è l'ennesimo stupro, è l'ennesima rapina. Nonostante (come si evince dall'articolo) i rapinatori "non hanno portato via nulla", sono rapinatori non stupratori.
Quello che preoccupa ed importa è il tentativo di rapina, l'attentato alla "proprietà" e alla "sicurezza" dei proprietari (meglio se "autoctoni"). Lo stupro in questo caso è "un incidente di percorso".
Dopo "diversi mesi di calma apparente?"
Sono anni che si parla di "emergenza stupro" , ma quando "tra le pareti domestiche" viene stuprata una colf migrante l'accento è posto sull'"emergenza rapine".
Vincenza Perilli

[La "cronaca della cronaca" continua nei commenti ... ]

*Solo ora, alle 23.37 e a post pubblicato scopro che la mia lettera è stata ripresa nel suo sito anche da Franco Cilenti, giornalista pubblicista, che ringrazio.
________________________________________

* Stamani, 20 ottobre, ho appreso dai quotidiani che la giovane donna - di fronte agli accertamenti degli inquirenti -, ha ammesso di essersi inventata tutto. Sembra che (come riporta Il Resto del Carlino) lo abbia fatto per giustificare una gravidanza che la famiglia "musulmana come lei" (stralcio ancora da Il Resto del Carlino) non avrebbe accettato e tollerato perché fuori dal matrimonio. Il ritardo nella denuncia non sarebbe stato dunque motivato solo dalla paura della ragazza - non in regola con il permesso di soggiorno - ma dal timore che le indagini potessero portare a galla la verità.
Queste ed altri elementi emersoi dalla cronaca di oggi meriterebbero delle riflessioni ulteriori, ma mi limito semplicemente a sottolineare che la smentita del fatto non toglie nulla al senso e alla necessità delle mie critiche.
Nell'edizione odierna de Il Bologna sono state pubblicate due lettere che si riferivano alla mia di ieri. Francesca (che ringrazio e che ringrazierò a nome di tutt* inviando mail alla rubrica lettere del giornale) scrive:

Ale ieri chiedevi dove sono le femministe? La lettera di oggi sullo stupro di una giovane straniera mi sembra che risponda alla tua domanda. Piuttosto tu dov'eri quando le femministe si mobilitavano in città? Lo stupro non è colpa delle femministe!

Nell'altra lettera un certo ( o una certa) Via Lame scrive:

Cara Vincenza Perilli, ti ricordo che il 90% degli stupri è compiuto da extracomunitari su donne italiane. Ma per te è più importante il "politically correct" che il terrore e il degrado che hanno portato questi gentili "ospiti".

Non credo che Via Lame frequenti questo blog, quindi scriverò anche a lui/lei. Se qualcun* vuole farlo l'indirizzo è lettori@ilbologna.com

________________________________

Sessismo e razzismo: informazione e deformazione è anche in Kilombo, Indymedia, Reset, Fainformazione e diversi aggregatori di notizie quali Wikio. Grazie anche a Hamilton's Blog.

mercoledì 7 febbraio 2007

Marginalia

Marginalia prende questo nome all’inizio di gennaio 2007 e viene “inaugurata” il 27 dello stesso mese, nella Giornata della Memoria, ponendosi come una sorta di “allegato” al mio preesistente blog (Critica della ragion naturale, titolo che ho trasferito su di un'altra piattaforma, ma che non so se riuscirò a seguire ). In un tempo tutt’altro che “pacificato”, quel blog si è trovato via via coinvolto nelle diverse “emergenze”: le provocazioni razziste, sessiste, omo e lesbo – fobiche[1], il rifiuto dei fondamentalismi di matrice religiosa[2], la necessità di combattere i luoghi comuni razzisti e sessisti veicolati dai media e, purtroppo, a volte riprodotti acriticamente nei discorsi che si vorrebbero “altri”, la critica dei revisionismi e del negazionismo[3], la segnalazione e l’appoggio alle lotte contro la violenza sulle donne[4] e alle nuove manifestazioni “di massa” contro razzismo, fascismo, sessismo, omo- e lesbo- fobia, e contro l’ingerenza vaticana nella vita politica e sociale italiana[5], il rilancio di appelli e campagne italiani e internazionali su “casi” specifici legati ai temi trattati, la segnalazione di pubblicazioni, eventi,memorie[6], momenti di discussione pubblica.
Questo registro per così dire di “cronaca” ha coesisitito con un'altra dimensione, strettamente collegata, ma che procede con un ritmo e un respiro diversi: la pubblicazione di saggi, articoli, recensioni dedicati alla riflessione critica, all’approfondimento della dimensione teoria e/o storica degli stessi temi[7].
Con l’accumularsi dei materiali pubblicati, questi due registri sono diventati difficilmente distinguibili, e il blog vincenza perilli ha preso la forma di un sorta di deposito o di bacheca in cui si accatastavano un po’ alla rinfusa annunci o pezzi di “cronaca” e testi più “corposi”.
Una sorta di solaio, di bancarella informale, in cui rovistare alla ricerca di qualcosa che può interessare o incuriosire, nel piacevole disordine in cui spesso scopriamo qualcosa che ci cattura, ci colpisce o, più semplicemente, ci incuriosisce o “ci dice qualcosa”.
Ma questo felice stato originario di disordine fecondo, spesso non permette a chi legge, di identificare in modo chiaro ed efficace dove può trovare cosa.
Di qui la decisione di costruire una dimensione separata: una regione vicina e comunicante, dedicata ai saggi e alle recensioni, che stia a vincenza perilli un po’ come una rivista sta a un quotidiano. Il mio 2vecchio" blog funzionerà come una specie di bacheca, una rubrica di annunci e comunicazioni veloci, affiancato da una regione di riflessione a cui cercherò di dare forma:
è nata Marginalia.


[1] Tra gli altri: Meglio Vladimir che Mussolini, Quote di fascismo rosa, Per finirla con Fini …
[4] Oltre alla segnalazione di molteplici iniziative promosse dai centri antiviolenza (ad esempio i post in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne), ricordo l’appello di Usciamodal silenzio, Donne native e migranti prendono la parola e la proposta del termine “femminicidio” di Gd per indicare le diverse forme di violenza che subiscono le donne
[5] In particolare le manifestazioni proposte da Facciamobreccia, da Orgoglioso antifascismo alla manifestazione No Vat
[6] Ad un anno dalla morte di Riccardo Bonavita, ricordarlo attraverso una bibliografia
[7] Dalla recensione di La pelle giusta di Paola Tabet (già pubblicata nel n.1 di Razzismo&Modernità), alla presentazione del n. 25/2006 di NQF su sessismo e razzismo , alla recensione di Guerra e resistenza, alla segnalazione di uscite di testi quali Il femminismo degli anni 70 o Razzismo, meticciato, democrazia razziale
, alla riflessione critica su fatti di “cronaca” quali Provenzano: l’autunno del patriarca, ovvero dai benefici ai costi del lavoro di cura, Orgoglioso antifascismo , Il “qui ed ora” del patriarcato, L’altro nome della violenza sulle donne

mercoledì 13 settembre 2006

"Orgoglioso antifascismo": Catania 1939-2006

Mancano oramai pochi giorni alla manifestazione promossa dall’Open Mind, che si terrà a Catania il 16 settembre (potete trovare il documento di convocazione e l’indirizzo per aderire nel post "Orgoglioso antifascismo" del 27 luglio ) Ho ritenuto importante dare spazio e per questa via aderire all’iniziativa anche perché offre un terreno comune di lotta a tante soggettività diverse e mi sembra utile proporre qualche elemento di discussione in più. Il richiamo all’eliminazione di migliaia di omosessuali uccisi nei campi di sterminio nazisti presente nel documento è doveroso perché questo aspetto è spesso rimosso o sottovalutato, come pure l’uccisione di altri “non-uomini” (penso in particolare ai rom, i cosiddetti “zingari”). Certamente il richiamo ai campi di sterminio nazisti, provoca, tramite la forte carica simbolica legata a quei luoghi, una grande ed immediata adesione anche di tipo emotivo. Ma mi chiedo se non sarebbe più opportuno ( e forse anche più proficuo per trovare oggi efficaci strumenti di lotta contro l’omofobia, il sessismo e il razzismo professati da gruppi quali Forza Nuova) riflettere in questa occasione sulle modalità peculiari che assunse nell’Italia fascista la persecuzione degli omosessuali. Come argomenta Giovanni Dall’Orto nel suo “Il paradosso del razzismo fascista verso l’omosessualità” (in A. Burgio, Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d’Italia 1870-1945, Bologna, Il Mulino 1999) in Italia, a differenza che nella Germania nazista, non ci furono delle vere e proprie leggi anti-omosessuali, e questo per delle differenze sostanziali tra le due politiche razziste nei confronti dell’omosessualità. Per il programma razziale nazista, gli omosessuali costituivano un gruppo “degenerato” (similmente ad ebrei, zingari, “ritardati” mentali eccetera), e questa tara genetica prevedeva come conseguenza la loro eliminazione fisica, unico modo per “rigenerare” la razza tedesca da tutti i presunti geni difettosi. Significativo al riguardo è che il nazismo non faceva differenze tra omosessuali “attivi” e “passivi” o tra chi metteva in pratica l’atto o, semplicemente, lo fantasticava. Del tutto diverso l’approccio del fascismo italiano, dove l’omosessuale non è un gruppo sociale “tarato” e quindi da eliminare, ma qualcuno che “devia” dalla giusta via (quella eterosessuale), un malato che può essere curato e recuperato. Il manifesto di Forza Nuova citato nel documento di Open Mind (“L’omosessualità si cura non si manifesta”) mi sembra in perfetta continuità con questo tipo di approccio e a mio modo di vedere la dice lunga sulle radici storiche mai recise degli attuali gruppi neo-fascisti italiani.
Altra differenza spesso sottolineata è che la persecuzione anti-omosessuale fascista non assunse le proporzione anche numeriche di quella nazista (in Italia tra il 1936 e il 1939 furono mandati al confino meno di 90 persone). Elemento importante non per assolvere o sminuire le colpe del fascismo contro gli omosessuali, ma perché ci offre una chiave in più per comprendere anche il presente. Una persecuzione maggiore avrebbe significato “dare pubblicità” all’omosessualità, cosa che il fascismo italiano non poteva permettersi perché questo avrebbe incrinato il mito, caro a Mussolini e ai suoi gerarchi nonché a un buon numero di italioti anche odierni, del maschio italiano talmente virile da non poter essere omosessuale (tant’è che era considerato omosessuale solo chi indulgeva nel ruolo “passivo”, negli altri casi, essendo la virilità salva, non c’erano problemi). Ma l’aspetto che più mi preme sottolineare nell’imminenza della manifestazione di Catania è che ben 42 delle 90 condanne al confino promulgate dal fascismo furono opera di un unico questore: lo zelante questore Molina di … Catania.! Sarebbe forse il caso allora di fare circolare l’articolo di F. Goretti, “Catania 1939” (in E. Venturelli (a cura di), Le parole e la storia, Bologna, Il Cassero 1991) e rendere la cosiddetta “memoria storica” qualcosa di meno simbolico (e forse retorico). E se si titolasse una piazza o via di Catania alle vittime di Molina, costrette tra l’altro a subire durante il processo una visita all’ano per stabilire se fossero “passivi” o “attivi”?

(Questo articolo è stato anche pubblicato qui)