Qualche giorno fa, pubblicando il testo Chi ha paura della donna nera?, auspicavamo l'invio di commenti e/o riflessioni per portare avanti la discussione. E' quindi con piacere che abbiamo letto, nel suo blog, questo intervento di Sonia Sabelli, che vi riproponiamo:" Leggendo i giornali all’indomani dell’insediamento del nuovo governo, ho visto che la neoministra italocongolese Cécile Kyenge è stata definita come la prima donna «di colore» [come se dire «nera» fosse un insulto e come se il bianco fosse un non-colore] ad assumere l’incarico di «ministro» [al maschile, come se un ministro non potesse essere una donna e come se la gente nera non avesse un sesso]. Mentre l’interessata si è ritrovata a dover ribadire di essere una donna nera e di esserne fiera, i commenti apparsi sulla stampa hanno dimostrato ancora una volta che, come ci hanno insegnato le riflessioni delle femministe e delle lesbiche afroamericane, sessismo e razzismo agiscono sempre simultaneamente. Ecco perché ho letto con interesse – e pure con un certo sollievo – l’articolo pubblicato su Migranda e Marginalia col titolo Chi ha paura della donna nera? Tra i commenti che ho letto finora, questo è l’unico che, invece di concentrarsi solo sugli insulti razzisti oppure esclusivamente su quelli sessisti, abbia tenuto conto delle intersezioni tra i due sistemi di potere"
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lunedì 13 maggio 2013
martedì 20 novembre 2012
Intersezionalità / Mappe e problemi
Condividiamo la bibliografia essenziale relativa all'incontro del 19 ottobre sul concetto di intersezionalità all'interno del seminario di autoformazione Dal femminismo agli “altri femminismi” // Liliana Ellena e Vincenza Perilli: Il concetto di intersezionalità: mappe e problemi // Alcuni testi fondamentali della genealogia del dibattito sull’intersezionalità all’interno dei movimenti statunitensi delle femministe nere: Davis, Angela (1971), «Reflections on the Black woman's role in the community of slaves», Black Scholar, vol. III, n. 4, pp. 3-15. Trad. italiana: «Riflessioni sul ruolo della donna nera nella comunità degli schiavi», in Ann Gordon et al., Donne bianche e nere nell’America dell’uomo bianco, La Salamandra, Milano, 1975 // Combahee River Collective, The (1977), The combahee river collective statement in Zillah Eisenstein (a cura di), Capitalist patriarchy and the case for socialist feminism (pp. 362-372), Monthly Review Press, 1979.Trad. Italiana: «Una dichiarazione di intenti di femministe nere», in Veruska Bellistri (a cura di), Sistren. Testi di femministe e lesbiche provenienti da migrazione forzata e schiavitù, autoproduzione, Roma 2005, pp. 9-14 // hooks, bell (1981), Ain't I a woman? Black women and feminism, South End Press, Boston.// Moraga, Cherríe e Anzaldúa, Gloria (a cura di) (1981), This bridge called my back: Writings by radical women of color, Persephone Press, Watertown // Davis, Angela (1981), Women, race and class, Random House, New York. Trad. italiana: Ead., Bianche e nere, Editori Riuniti, Roma, 1985 // Hull Gloria, Bell Scott Patricia e Smith Barbara (a cura di) (1982), All the women are White, all the Blacks are men but some of us are brave: Black women’s studies, Feminist Press, New York // Mohanty, Chandra (1988), «Under western eyes: feminist scholarship and colonial discourses», Feminist review, n. 30, pp. 61-88 .Trad. italiana: «Sotto gli occhi dell'Occidente. Ricerca femminsita e discorsi coloniali», in Ead., Femminismo senza frontiere. Teoria, differenze, conflitti, Ombre Corte, Verona, 2012 // Testi principali in cui Kimberlé Crenshaw ha enucleato la sua proposta sull’intersezionalità:
Crenshaw, Kimberlé Williams (1989), «Demarginalizing the intersection of race and sex: a Black feminist critique to antidiscrimination doctrine, feminist theory and antiracist politics», University of Chicago Legal Forum, 1989, pp. 139- 167 // Crenshaw, Kimberlé Williams (1991), «Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women of Color», Stanford Law Review, vol. 43, n. 6, pp. 1241-1299. // Alcuni testi sul dibattito critico sull’intersezionalità: Dorlin, Elsa (2009), (a cura di), Sexe, race, classe, pour une épistémolgie de la domination, Puf, Parigi // Bilge, Sirma (2010), «De l'analogie à l'articulation», L'Homme et la Société, n. 176-177, pp. 43-64 //
Helma Lutz, Maria Teresa Herrera Vivar and Linda Supik (2011), (a cura di) Framing Intersectionality. Debates on a Multi-Faceted Concept in Gender Studies, Ashgate, Farnham. // Perilli, Vincenza e Ellena Liliana (2012), Intersezionalità. La difficile articolazione in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma // Sabrina Marchetti (in corso di pubblicazione) , Intersezionalità. Per pensare la differenza, in Caterina Botti (Ed.), Etiche della diversità culturale, Le Lettere, Firenze // Infine, alcuni testi sul contesto italiano: Perilli, Vincenza (2007), «L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismi e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti», Zapruder, n. 13, pp. 9-25 // Bonfiglioli Chiara, Lidia Cirillo, Laura Corradi, Barbara De Vivo, Sara Farris R. e Vincenza Perilli (a cura di) (2009), La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, Alegre, Roma // Chiara Bonfiglioli (2010), Intersections of Racism and Sexism in Contemporary Italy: A Critical Cartography of Recent Feminist Debates, in «DarkMatter», n. 6 // Ellena, Liliana (2011), «L’invisibile linea del colore nel femminismo italiano: viaggi, traduzioni, slittamenti», Genesis, vol.10, n. 2, pp. 9-31
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domenica 21 ottobre 2012
Black Feminism
Dopo l'incontro dedicato al concetto di intersezionalità, il seminario di autoformazione Dal femminismmo agli "altri femminismi", propone - mercoledì 24 ottobre -, una discussione intorno al Black Feminism insieme a Sonia Sabelli e Barbara De Vivo. Segnate in agenda! Sul sito del Bartebly orari, aule e programma completo.
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venerdì 19 ottobre 2012
Dal femminismo agli "altri femminismi" / Il concetto di intersezionalità
Velocissimo reminder: questo pomeriggio alle 17 (Aula 1 - via Zamboni, 38 - Bologna) primo incontro del seminario di autoformazione Dal femminismo agli "altri femminismi" dedicato al concetto di intersezionalità.
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venerdì 13 luglio 2012
Donne di mondo / L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismo e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti
Tra i materiali del seminario di UniNomade di qualche settimana fa a Napoli, Composizione di classe e frammentazione nella crisi, il mio saggio L'analogia imperfetta. Sessismo, razzismo e femminismi tra Italia, Francia e Stati Uniti, originariamente pubblicato nel mitico numero di Zapruder Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Da qualche anno gli articoli dello parte monografica della rivista vengono inseriti dopo qualche tempo nel sito della rivista, ma all'epoca (2007) non era ancora così e dunque questo saggio è restato a lungo (benché spesso citato e utilizzato) di difficile consultazione per quante/i non avessero avuto la fortuna di acquistare il numero. Grazie dunque a UniNomade per averlo messo a disposizione in formato pdf (L'analogia imperfetta), mentre per chi volesse accaparrarsi uno degli ultimi numeri ancora disponibili di Donne di mondo, basta compilare questo form nel sito di Storie in movimento. Buona lettura!
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domenica 13 novembre 2011
Femminismo nero e postcoloniale : una bibliografia
Una bibliografia che va ad aggiungersi ai nostri archivi (e magari anche ai vostri): quella del seminario su Femminismo nero e postcoloniale, tenuto da Sonia Sabelli all'interno del modulo Introduzione agli studi delle donne e di genere all'Università La Sapienza di Roma.
mercoledì 31 agosto 2011
La "differenza sessuale" e le altre / La "différence sexuelle" et les autres
A grande richiesta voilà il link dove è possibile leggere / scaricare il nostro articolo La "différence sexuelle" et les autre, a quanto sembra non facilmente reperibile nelle biblioteche nostrane. E di seguito anche i riferimenti bibliografici completi: Vincenza Perilli, La "différence sexuelle" et les autres, in Marc Bessin e Elsa Dorlin (a cura di), Féminismes. Théories, mouvements, conflits, in L'Homme et la Société, n. 158, 2005, pp. 145-168. Invece se vi interessa leggere tutto il numero, potete scaricarlo (ma purtroppo non gratis) dal sito de L'Harmattan. Buona lettura.
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giovedì 9 giugno 2011
Harriet Tubman sul fiume Combahee
Di Harriet Tubman - donna, nera, schiava fuggitiva, liberatrice di altri/e schiavi/e e femminista - abbiamo già scritto tante altre volte su queste pagine. Ma non temiamo le ripetizioni e ci piace continuare a seminare frammenti di storia che prima o poi, l'abbiamo già sperimentato, germogliano (anche se pochi/e si ricordano infine dell'ortolano/a). Così non possiamo non ricordare (amiamo tanto anche gli anniversari) quel giugno di quasi centocinquanta anni fa (era il 1863) in cui Tubman, con un'azione di vera e propria guerriglia, riuscì a liberare, attraversando il fiume Combahee, oltre 700 schiavi/e della Carolina del Sud. Ed è a questo avvenimento storico - la lotta di una donna nera contro il razzismo schiavista - che pensavano Barbara Smith e le altre donne del suo piccolo gruppo quando nei primi anni 70 fondarono il Combahee River Collective. Di queste lotta rivendicavano l'eredità. Consigliamo, prima di fare nanna, il loro manifesto, A Black Feminist Statement.
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lunedì 15 settembre 2008
Aspettando Sistren

E' prevista per fine ottobre l'uscita di Sistren, una raccolta che attraverso scritti (tra le altre) di June Jordan, Audre Lorde, Aishah Shahidah Simmons, Staceyann Chin, Lenelle Moise, Piper Anderson, Sashinka Gourguinpour, Lauren Jade Martin, Todd Michelle Christine Gonzales, Jane Jin Kaisen, Kim Thompson, Elitrea Frye, Esohe Agathise, Groupe du 6 Novembre, Kagendo Murungi ... si propone di esplorare l'intersezione tra razza, classe, genere e sessualità. Nell'attesa è possibile leggerne alcuni stralci in rete grazie al prezioso lavoro di Veruska, che trovate qui.
E intanto vi ri-segnalo (perché continuo a credere che repetita iuvant) qualche lettura che ritengo utile per una riflessione su queste questioni. Anzitutto il citatissimo (sicuramente da me) Cahiers du Cedref curato da Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud : (Ré)articulation des rapports sociaux de sexe, classe et "race". Repères historiques et contemporains, Mémoires du séminarie du Cedref 2005-2006, che contiene (tra l'altro) un bel saggio sul Combahee River Collective (di cui viene anche tradotto in francese il famoso manifesto, che a breve - grazie alla nuova ri-edizione di Sistren - potremo ri-leggere in traduzione italiana), un mio scritto sulla cosiddetta articolazione di sessismo e razzismo e un bell'intervento di Horia Kebabza sul "sistema dei privilegi" (alcuni estratti di questo saggio li trovate sul sito del Mouvement des Indigènes de la République). Ancora in francese vi ri-segnalo l'antalogia curata da Elsa Dorlin, Black Feminism. Anthologie du féminisme africain-américain, con testi (tra le altre) di Audre Lorde, bell hooks, Combahee River Collective, Barbara Smith, Michele Wallace, Hazel Carby ... Per chi ancora non lo avesse letto ricordo che Dorlin è anche autrice di La matrice de la race, volume illuminante sull'articolazione di sessismo e razzismo nelle imprese coloniali e sulla costituzione dello stato francese moderno e che ho recensito per il numero Confini senza fine di Zapruder (recensione che posterò presto qui in Marginalia, previa autorizzazione ovviamente!)
In italiano vi ri-segnalo (in ordine cronologico) tre libri, Traiettorie di sguardi. E se gli altri fosse voi? di Geneviève Makaping (di cui non posso dimenticare il bell' intervento di qualche anno fa a Informazione migrante) , Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi e, ultimo ad essere stato pubblicato, La pelle che ci separa di Kym Ragusa.
E infine, poichè ho citato Zapruder, non posso proprio evitare di ricordarvi ancora una volta (e chissenefrega se qualcun* malignerà a proposito di pubblicità&propaganda) il "mitico" numero Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Ma vabbè che è inutile, credo che questo lo abbiate letto proprio tutt*, no?
_____________________________
Mentre scrivo apprendo della morte di Abdul William Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso. Ucciso a sprangate - condite da insulti razzisti - dai gestori di un bar (padre e figlio) dove aveva rubato un pacchetto di caramelle.
.
E intanto vi ri-segnalo (perché continuo a credere che repetita iuvant) qualche lettura che ritengo utile per una riflessione su queste questioni. Anzitutto il citatissimo (sicuramente da me) Cahiers du Cedref curato da Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud : (Ré)articulation des rapports sociaux de sexe, classe et "race". Repères historiques et contemporains, Mémoires du séminarie du Cedref 2005-2006, che contiene (tra l'altro) un bel saggio sul Combahee River Collective (di cui viene anche tradotto in francese il famoso manifesto, che a breve - grazie alla nuova ri-edizione di Sistren - potremo ri-leggere in traduzione italiana), un mio scritto sulla cosiddetta articolazione di sessismo e razzismo e un bell'intervento di Horia Kebabza sul "sistema dei privilegi" (alcuni estratti di questo saggio li trovate sul sito del Mouvement des Indigènes de la République). Ancora in francese vi ri-segnalo l'antalogia curata da Elsa Dorlin, Black Feminism. Anthologie du féminisme africain-américain, con testi (tra le altre) di Audre Lorde, bell hooks, Combahee River Collective, Barbara Smith, Michele Wallace, Hazel Carby ... Per chi ancora non lo avesse letto ricordo che Dorlin è anche autrice di La matrice de la race, volume illuminante sull'articolazione di sessismo e razzismo nelle imprese coloniali e sulla costituzione dello stato francese moderno e che ho recensito per il numero Confini senza fine di Zapruder (recensione che posterò presto qui in Marginalia, previa autorizzazione ovviamente!)
In italiano vi ri-segnalo (in ordine cronologico) tre libri, Traiettorie di sguardi. E se gli altri fosse voi? di Geneviève Makaping (di cui non posso dimenticare il bell' intervento di qualche anno fa a Informazione migrante) , Regina di fiori e di perle di Gabriella Ghermandi e, ultimo ad essere stato pubblicato, La pelle che ci separa di Kym Ragusa.
E infine, poichè ho citato Zapruder, non posso proprio evitare di ricordarvi ancora una volta (e chissenefrega se qualcun* malignerà a proposito di pubblicità&propaganda) il "mitico" numero Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi, curato da Liliana Ellena e Elena Petricola. Ma vabbè che è inutile, credo che questo lo abbiate letto proprio tutt*, no?
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Mentre scrivo apprendo della morte di Abdul William Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso. Ucciso a sprangate - condite da insulti razzisti - dai gestori di un bar (padre e figlio) dove aveva rubato un pacchetto di caramelle.
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lunedì 25 febbraio 2008
Una frase di Barbara Smith
Per quelle tra voi
che sono stanche
di sentir parlare di razzismo,
immaginate quanto noi siamo
stanche di subirlo
ed esauste di vederlo
costantemente nei vostri occhi
Barbara Smith
lesbica femminista nera americana del Combahee River Collective
(dai materiali del tavolo "Razzismo" in Flat)
___________________________
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Lontano/vicino: Combahee River Collective
Razzismo: un nodo da districare
.......
che sono stanche
di sentir parlare di razzismo,
immaginate quanto noi siamo
stanche di subirlo
ed esauste di vederlo
costantemente nei vostri occhi
Barbara Smith
lesbica femminista nera americana del Combahee River Collective
(dai materiali del tavolo "Razzismo" in Flat)
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(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Lontano/vicino: Combahee River Collective
Razzismo: un nodo da districare
.......
lunedì 29 ottobre 2007
Lontano/vicino: Combahee River Collective

Barbara Smith, Beverly Smith, e Demita Frazier del Combahee River Collective [1] partecipano alla manifestazione contro il silenzio e l'indifferenza di media e polizia di fronte allo stupro e all'omicidio di alcune donne nere nell'area di Boston nel 1979.
In soli quattro mesi, tra il 28 gennaio e il 30 maggio 1979, dodici donne nere sono uccise a Boston, per la maggior parte stuprate e poi strangolate. Il quasi silenzio della stampa locale, bianca e razzista, è rotto solo dal settimanale nero locale Bay State Banner. Il primo aprile circa 500 persone manifestano per le strade di Boston, ma gli interventi - quasi unicamente di uomini neri - si limitano a denunciare il carattere razzista degli omicidi, auspicando che le donne restino a casa sotto la protezione degli uomini [2].
Barbara Smith e Lorraine Bethel del Combahee River Collective, che partecipano alla manifestazione con altre componenti del gruppo e numerose femministe lesbiche nere, redigono un testo fortemente critico contro questa lettura riduttiva dei fatti, denunciando il carattere al tempo stesso razzista e sessista di questi omicidi e sottolineando l'urgenza di affrontare la questione della violenza anche all' interno della stessa comunità nera.
Il Combahee River Collective [3] era nato a Boston qualche anno prima (inizi 1974) su iniziativa di Barbara Smith che aveva partecipato al primo incontro della National Black Feminist Organisation a New York nel 1973 [4]. Nell'aprile del 1977 il gruppo scrive una sorta di manifesto programmatico [5], che ripercorre la genesi del Black Feminism, i problemi particolari ai quali sono confrontate le femministe nere, così come anche i loro temi e progetti privilegiati, e definisce la politica del gruppo come orientata alla lotta contro l'oppressione razzista, sessista, eterosessuale e di classe. Il Combahee River Collective indica quindi la necessità di un'analisi e una pratica basate sul fatto che i principali sistemi di oppressione sono articolati insieme e che come tali devono essere combattuti.
E in questo senso che (senza desolidarizzarsi da) le militanti del Combahee River Collective criticano la "sorellanza" naturalista-razzista di una (buona) parte del movimento femminista dell'epoca, così come la politica sessuale naturalista-nazionalista-patriarcale di una parte del movimento nero, ma anche l' omofobia/lesbofobia presente nei movimenti (da cui non erano esenti anche molte femministe nere), il rischio identitario, l'antisemitismo ...
Leggendo queste pagine non si può che restare meravigliat*, come ben scrive Jules Falquet [6], del coraggio, politico e personale, di queste militanti, che in un contesto storico particolarmente difficile, hanno saputo elaborare una politica propria, autonoma, lontana da ogni essenzialismo e proporre un progetto politico "che offre una sorta di sintesi che potremmo qualificare 'universalista' nel miglior senso del termine, poiché si tratta di rifiutarsi di sacrificare certe liberazioni ad altre" [7].
Guardando alla situazione attuale dove, a una recrudescenza senza precedenti del sessismo e del razzismo nelle loro diverse e molteplici forme, [8] risponde un attivismo vario ed etorogeneo e in molti casi coraggioso (lotte dei/delle migranti, mobilitazioni delle donne contro la violenza maschile, lotte contro la lesbo/omofobia, per l'autodeterminazione, contro l'arroganza clerico-fascista e uno Stato sempre più poliziesco) ma spesso ancora incapace di cogliere - fino in fondo - l'articolazione tra i diversi sistemi di oppressione, mi chiedo: le azioni e le analisi del Combahee River Collective sapranno davvero ispirarci [9]?
NOTE:Barbara Smith e Lorraine Bethel del Combahee River Collective, che partecipano alla manifestazione con altre componenti del gruppo e numerose femministe lesbiche nere, redigono un testo fortemente critico contro questa lettura riduttiva dei fatti, denunciando il carattere al tempo stesso razzista e sessista di questi omicidi e sottolineando l'urgenza di affrontare la questione della violenza anche all' interno della stessa comunità nera.
Il Combahee River Collective [3] era nato a Boston qualche anno prima (inizi 1974) su iniziativa di Barbara Smith che aveva partecipato al primo incontro della National Black Feminist Organisation a New York nel 1973 [4]. Nell'aprile del 1977 il gruppo scrive una sorta di manifesto programmatico [5], che ripercorre la genesi del Black Feminism, i problemi particolari ai quali sono confrontate le femministe nere, così come anche i loro temi e progetti privilegiati, e definisce la politica del gruppo come orientata alla lotta contro l'oppressione razzista, sessista, eterosessuale e di classe. Il Combahee River Collective indica quindi la necessità di un'analisi e una pratica basate sul fatto che i principali sistemi di oppressione sono articolati insieme e che come tali devono essere combattuti.
E in questo senso che (senza desolidarizzarsi da) le militanti del Combahee River Collective criticano la "sorellanza" naturalista-razzista di una (buona) parte del movimento femminista dell'epoca, così come la politica sessuale naturalista-nazionalista-patriarcale di una parte del movimento nero, ma anche l' omofobia/lesbofobia presente nei movimenti (da cui non erano esenti anche molte femministe nere), il rischio identitario, l'antisemitismo ...
Leggendo queste pagine non si può che restare meravigliat*, come ben scrive Jules Falquet [6], del coraggio, politico e personale, di queste militanti, che in un contesto storico particolarmente difficile, hanno saputo elaborare una politica propria, autonoma, lontana da ogni essenzialismo e proporre un progetto politico "che offre una sorta di sintesi che potremmo qualificare 'universalista' nel miglior senso del termine, poiché si tratta di rifiutarsi di sacrificare certe liberazioni ad altre" [7].
Guardando alla situazione attuale dove, a una recrudescenza senza precedenti del sessismo e del razzismo nelle loro diverse e molteplici forme, [8] risponde un attivismo vario ed etorogeneo e in molti casi coraggioso (lotte dei/delle migranti, mobilitazioni delle donne contro la violenza maschile, lotte contro la lesbo/omofobia, per l'autodeterminazione, contro l'arroganza clerico-fascista e uno Stato sempre più poliziesco) ma spesso ancora incapace di cogliere - fino in fondo - l'articolazione tra i diversi sistemi di oppressione, mi chiedo: le azioni e le analisi del Combahee River Collective sapranno davvero ispirarci [9]?
[1] La foto è nel sito FemmeNoir.
[2] Per questa ricostruzione e per i successivi cenni storici sul Combahee River Collective faccio riferimento al documentato e bell' articolo di Jules Falquet, "The Combahee River Collective, pionnier du féminisme noir. Contextualisation d'une pensée radicale", in Jules Falquet, Emmanuelle Lada e Aude Rabaud, (Ré) articulation des rapports sociaux de sexe, classe et 'race'. Repères historiques et contemporains , Cahiers du Cedref, 2006, pp. 69-104.
[3] Il nome fa riferimento ad un fatto storico ben preciso, ovvero la liberazione di oltre 750 schiav* nel 1863 grazie ad un'audace azione di guerriglia di Harriet Tubman, militante abolizionista nera. In questo modo le militanti del Combahee River Collective ricordavano le lotte delle donne nere negli Stati Uniti e ne rivendicavano l'eredità.
[4] La NBFO.
[5] Pubblicato per la prima volta nel 1979 in una raccolta a cura di Zillah Einsenstein (Capitalist Patriarchy and the Case for Socialist Feminism, Monthly Review Press), il manifesto è ripubblicato nella celeberrima raccolta curata da Gloria Anzaldua e Cherrie Moraga, This Brigde Called My Back. Tradotto in spagnolo nel 1988 e in francese nel 2006 da Jules Falquet ("Déclaration du Combahee River Collective", in J. Falquet, E. Lada e A. Rabaud, (Ré) articulation des rapports sociaux de sexe, classe et 'race'. Repères historiques et contemporains, cit., pp. 53-67), questo manifesto è stato tradotto in italiano nell'antologia Sistren, presentata nel luglio 2005 presso Luna e le Altre a Roma. Pubblicazione militante, la raccolta Sistren è in via di revisione e sarà pubblicata come autoproduzione all'inizio dell'estate 2008. Ringrazio Barbara e Veruska per quest'ultima, preziosa, segnalazione.
[6] J. Falquet, "The Combahee River Collective, pionnier du féminisme noir. Contextualisation d'une pensée radicale", cit.
[7] Ibidem.
[8] Recrudescenza che si nutre e alligna nell'ignoranza proposta da politici e media, nell'estrema precarietà di settori sempre più ampi della popolazione, in un'ingerenza pesante del Vaticano che sprofonda l'Italia sempre più lontano da una cultura laica rispettosa delle unicità e delle differenze ... eccetera, eccetera.
[9] J. Falquet, chiudeva il suo articolo, augurandoselo.
[3] Il nome fa riferimento ad un fatto storico ben preciso, ovvero la liberazione di oltre 750 schiav* nel 1863 grazie ad un'audace azione di guerriglia di Harriet Tubman, militante abolizionista nera. In questo modo le militanti del Combahee River Collective ricordavano le lotte delle donne nere negli Stati Uniti e ne rivendicavano l'eredità.
[4] La NBFO.
[5] Pubblicato per la prima volta nel 1979 in una raccolta a cura di Zillah Einsenstein (Capitalist Patriarchy and the Case for Socialist Feminism, Monthly Review Press), il manifesto è ripubblicato nella celeberrima raccolta curata da Gloria Anzaldua e Cherrie Moraga, This Brigde Called My Back. Tradotto in spagnolo nel 1988 e in francese nel 2006 da Jules Falquet ("Déclaration du Combahee River Collective", in J. Falquet, E. Lada e A. Rabaud, (Ré) articulation des rapports sociaux de sexe, classe et 'race'. Repères historiques et contemporains, cit., pp. 53-67), questo manifesto è stato tradotto in italiano nell'antologia Sistren, presentata nel luglio 2005 presso Luna e le Altre a Roma. Pubblicazione militante, la raccolta Sistren è in via di revisione e sarà pubblicata come autoproduzione all'inizio dell'estate 2008. Ringrazio Barbara e Veruska per quest'ultima, preziosa, segnalazione.
[6] J. Falquet, "The Combahee River Collective, pionnier du féminisme noir. Contextualisation d'une pensée radicale", cit.
[7] Ibidem.
[8] Recrudescenza che si nutre e alligna nell'ignoranza proposta da politici e media, nell'estrema precarietà di settori sempre più ampi della popolazione, in un'ingerenza pesante del Vaticano che sprofonda l'Italia sempre più lontano da una cultura laica rispettosa delle unicità e delle differenze ... eccetera, eccetera.
[9] J. Falquet, chiudeva il suo articolo, augurandoselo.
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