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martedì 17 maggio 2011

Le forme del dominio. Razzismo e sessismo tra passato e presente

Le forme del dominio. Razzismo e sessismo tra passato e presente, è il titolo della discussione che si terrà venerdì prossimo (27 maggio 2011 - ore 18), presso la Libreria delle Moline (via delle Moline 3/a - Bologna) a partire dal volume di Alberto Burgio Nonostante Auschwitz. Il "ritorno" del razzismo in Europa (DeriveApprodi, 2010). Interventi di Vincenza Perilli (Razzismo e sessismo) e Mauro Raspanti (Razza, razzismo e neorazzismo). Seguirà dibattito con l'autore.

mercoledì 1 aprile 2009

Cacchine neofasciste

Talvolta capita che alcune notiziole, che pure avrebbero meritato un po' di spazio qui, vadano perse . Solo oggi, ad esempio, leggo dell'accoglienza riservata alla convention elettorale di CasaPound a Bologna a base di cacche varie. Ahimè, mi son detta, speriamo che nessun* sospetti che l'immagine qui di fianco, usata in Marginalia qualche tempo fa per illustrare un articoletto su CasaPound, fosse un'oscura allusione atta ad istigare il passaggio ai fatti. Qualcun* (forse) penserà che sono un tantino paranoica, invece vi assicuro che (purtroppo) non sono preoccupazioni peregrine. In un'epoca in cui la libertà d'espressione è invocata a gran voce per giustificare le peggiori nefandezze (dalle camere a gas "dettaglio della storia" alla riabilitazione della Repubblica di Salò), può capitare, ad esempio, solo per aver tirato fuori qualche scheletro dall'armadio de Il Resto del Carlino, di subire pesanti forme di mobbing inventivo ... Vista l'aria che tira e il poco tempo che (ancora forse) resta prima che ci mettano il bavaglio a tutt*, passo velocemente (di cacca in cacca) al convegno promosso da Forza Nuova a Milano per il prossimo 5 aprile. Dovrebbero colà intervenire tra i maggiori rappresentanti dei partiti neofascisti europei aderenti al progetto Fronte Nazionale europeo, da Bruno Gollnisch del Front National a Simon Darby del British National Party per arrivare a Stratos Karanikolau del greco-cipriota Proti Grammi (Linea di Fronte). Senza dimenticare Roberto Fiore, ovviamente.
In un articolo di Bruna Jacopino, vengono tratteggiati i ritratti di alcuni di questi personaggi, come il segretario generale dell’Npd tedesco, Ugo Voight sotto processo in questi giorni in Germania, insieme ad altri due suoi camerati, per “incitamento all’odio razziale” . O ancora Bruno Gollnisch del Front National, eurodeputato ed ex professore di diritto all’università di Lione, condannato, lo scorso anno, a cinque mesi di reclusione con la sospensione della pena e ad una multa di 5.000 euro per aver contestato nel 2004 l’esistenza delle camere a gas. Del resto Ugo Voight sogna di rifondare «una Grande Germania su principi nazionalisti e gerarchici» e recentemente ha stretto un’alleanza con i naziskin delle Skinheads Sachsiche Schweiz, che non sono precisamente delle mammolette. Di Gollnisch invece, ricorderei anche l'impegno con i fondamentalisti pro-life: lo scorso 20 gennaio era, ad esempio, in prima fila alla "marcia per la vita" che aveva radunato a Parigi circa quindicimila anti-abortisti provenienti da mezza Europa. E che dire del British National Party? Uno dei suoi "giovani" aderenti ha definito gli/le omosessuali "AIDS Monkeys", "bum bandits" e "faggots" ... (non credo ci sia bisogno di traduzione). E per chi non ha la memoria corta sono note le aggressioni razziste e sessiste di camerati di Forza Nuova a diversi soggetti "indesiderati", come le loro campagne islamofobe, anti-migranti/rom e contro l'autodeterminazione delle donne (quest'ultima presa di posizione è ben riassunta da "Aborto=omicidio", titolo di un documento del gruppo femminile di Forza Nuova Verona, Donne in azione, da non confondere con Donne e Azione di CasaPound ...)
Insomma, la crème de la crème della destra xenofoba, omolesbotransfobica, pro-life, fondamentalista, negazionista, suprematista e razzista, si riverserà a Milano il 5 aprile. Anch'io non credo che saranno tantissimi (qualche centinaio, forse?), ma non mi sembra comunque un segnale da sottovalutare. Non si tratta (solo) di nazistelli nostalgici con teste rasate e tatuaggi tipo Heil Hitler, ma di gente che ha rappresentanti nel Parlamento Europeo (come il Front National di Jean-Marie Le Pen) o nel Parlamento del proprio paese (come il British National Party) e che può impunemente presentare (come Forza Nuova) liste elettorali con personaggi del calibro di Don Giulio Tam, che si autodefinisce "crociato in lotta contro la decadenza, l'invasione islamica e le trame dei perfidi giudei" ... E non è neanche da trascurare che di fronte alle (legittime) proteste e alle (altrettanto legittime) richieste di impedire questa iniziativa (dall'Anpi a diverse realtà antifasciste), il sindaco Letizia Moratti abbia invocato la "libertà d'espressione". Ben conosciamo l'articolo 21 della Costituzione italiana, (quello che sancisce per l'appunto il diritto di tutt* di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione), ma invocarlo in difesa di chi viola i principi e le norme (anch'esse costituzionali) di libertà, democrazia e diritti umani per tutti e tutte, mi sembra (molto) pericoloso.
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martedì 10 febbraio 2009

Discriminazioni, persecuzioni e deportazioni

Discriminazioni, persecuzioni e deportazioni è il titolo dell'iniziativa (a cura di Salvatore Panu in collaborazione con Aned, Anpi, XM24, Quartiere Navile, Istituto Storico Parri e Archivio Storico del Canzoniere delle Lame) che si terrà giovedì 12 febbraio 2009 presso XM24 (via Fioravanti, 24 - Bologna, h 18). Di seguito il programma:

INTERSEZIONALITA'

Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano 1944-45


INTERSEZIONALITA'

Proiezione dei pannelli della mostra documentaria Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano 1944-45. Donne e uomini che si opposero alle SS (fino al 28 febbraio all'Istituto Storico Parri). Intervengono: Leonardo Visco Girardi (curatore della mostra), Luca Alessandrini (Istituto Storico Parri), Osvaldo Corazza (Aned Bologna, deportato a Bolzano e Mauthausen), Divo Capelli (Aned Bologna), Armando Sarti (Anpi Bolognina), Riccardo Iezzi (autore di una tesi su i musei della deportazione in Italia), Salvatore Panu (Archivio Storico del Canzoniere delle Lame).


Rom e Sinti: dai giorni della tragedia ai giorni della Resistenza

INTERSEZIONALITA'
Mostra documentaria in 20 pannelli di Mario Abbiezzi. Intervengono: Mario Abbiezzi (Cipes e Centro di documentazione Carlo Cuomo Milano), Milena Mignoni (autrice del romanzo Il circo capovolto). Letture da Il Circo capovolto con Yari (voce), Tore (fisarminica) e Duccia (arpa).

Le SS ci guardavano: per loro eravamo come scarafaggi

Proiezione dei pannelli della mostra sulle donne deportate (curata da Graziella Bertozzo per conto di Azione Gay e Lesbica Firenze), "Le SS ci guardavano: per loro eravamo come scarafaggi". Interviene Vincenza Perilli (ricercatrice precaria).
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martedì 27 gennaio 2009

Una biblioteca della memoria

Questo blog è nato il 27 gennaio di tre anni fa, e non a caso. In quell'occasione avevo pubblicato un articolo scritto qualche anno prima con Toshi Kayano sulla vicenda delle donne coreane costrette alla prostituzione dall'esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale. Lo scorso anno invece sono stata coinvolta, insieme ad altr* blogger in una sorta di "catena per (o della ) memoria". Si trattava di scrivere un post, nel quale indicare un testo sulla Shoah (motivando ovviamente la scelta) e di rilanciare contemporaneamente la domanda ad altr* blogger. Stravolgendo un po' quanto mi si chiedeva, di libri ne avevo infine proposti diversi, insieme ad un film (perché oltre ai libri "parlano" anche le immagini, in movimento o no), ma senza rilanciare direttamente l'iniziativa ad altri (per i miei tempi lenti, mancanza di tempo eccetera) .
Rilancio quindi l'idea quest'anno a Urgence, Angelo del fango, Liberamente, Paolo Borrello, No(b)logo, Il Russo, Luki Massa e Ideadestroyingmuros, chiedendo di rilanciare la proposta ad altr* e tenendo come sfondo (in un confronto che può essere, ovviamente, anche critico) tre articoli: Riprendiamoci la giornata della memoria in Senza Soste, Gaza. Dei vivi che passano, pubblicato qui in Marginalia e l'intervista a David Bidussa pubblicata oggi da Il Manifesto, dove viene sottolineato come la Giornata (a nove anni dalla sua istituzione) sia in crisi, crisi dovuta al fatto che intorno a questa data (come anche ad altre) non sia cresciuta una vera coscienza pubblica (ma l'intervento di Bidussa andrebbe letto tutto).
Prendetevi tutto il tempo che vi serve, intanto vi lascio alle tante iniziative previste per oggi. Tra queste ne segnalo alcune: l'incontro organizzato da Fuoricampo Lesbian Group R/esistenze: figure di lesbice scomode durane il nazifascismo, quello organizzato in solidarietà all'Ambulatorio medico popolare di Milano Ma che razza di idee! Politiche razziali di ieri e di oggi e l'iniziativa prevista stasera al Tpo Chiudere CasaPound, perchè se posti come Conchetta vengono sgombrati mentre i cosiddetti "centri sociali" di destra si moltiplicano come funghi, quale memoria possiamo aspettarci?
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domenica 3 febbraio 2008

Una biblioteca della memoria

Qualche giorno prima della Giornata della memoria qualcuno [1] nella rete ha chiesto ad altri/e bloggers di indicare un libro sulla Shoah. A loro volta coloro che sono stati/e interpellati/e hanno posto la medesima domanda ad altri/e bloggers, in una sorta di "catena della (o per) la memoria". Sono stata coinvolta anch'io da Falecius, ma mi sono presa il tempo di "pensarci", senza farmi mettere fretta dalla scadenza imminente. In un commento a caldo indicavo, anziché un libro, un film: è Shoah di Claude Lanzmann.

Finalmente stasera un po' di tempo per Marginalia. Con il post "già scritto nella testa", mi sono collegata per digitarlo e postarlo. Cercando un link ho cominciato a seguire a ritroso la "catena della memoria" : da un blog/sito all'altro, attraverso libri, immagini, nomi. Ho deciso, infine, di buttare via quello che avevo pensato di scrivere. Tento invece di compilare (aggregando insieme alcune delle risposte che altri/e hanno dato alla domanda iniziale, cose pubblicate in rete in occasione di questa ed altre Giornate della memoria e alcuni dei volumi che mi circondano mentre scrivo) una sorta di "biblioteca della memoria". Non è una "bibliografia", ma per ora solo un insieme disordinato di titoli e suggestioni (talora discordanti e/o non condivisibili), che potrà forse (da qui a un anno) essere ordinato, ampliato, discusso. Per intanto, anche se la mia ricerca in rete non è stata esaustiva (non ne ho proprio il tempo), mi è sembrato comunque interessante cominciare a vedere cosa (e come) si legge intorno alla "memoria, le riflessioni che questi testi suscitano, e quelle che (eventualmente) questo post susciterà.


Il primo libro che voglio citare è Se questo è un uomo di Primo Levi. Sembrerà sicuramente "banale" come scelta. E' un libro, infatti, citatissimo e così noto che sembra quasi superfluo ricordarlo, eppure a volte ho il sospetto che sia citato senza essere neanche letto, almeno a leggerne certi usi [2]. E invece, è proprio partendo da una frase di Primo Levi: "E' successo, vuol dire che può succedere ancora", che chi mi ha passato il "testimone" ribadisce l'importanza di ricordare "l'orrore della Sho'ah", poiché "il Male Assoluto è sempre una possibilità dell'umano, e contro questo orrore occorre essere vigili"[3].


Ma il libro che propone infine Falecius è Il settimo milione di Tom Segev, giornalista e storico israeliano. Non un libro sul genocidio nazista ma un libro che "fa la storia della memoria della Sho'ah in Israele, e mostra come questa memoria abbia condizionato in maniera decisiva la storia d'Israele, e la percezione che gli israeliani hanno del proprio stato, ma in modi diversi e complessi, che forse non sospetteremmo".

In molti/e avvertono il pericolo che porre troppa "enfasi" "sulla memoria della Shoah [...] possa diventare un modo per renderla il più possibile inoffensiva", come scrive The Rat Race. Se non vogliamo "tradirla" questa memoria "deve restare *intollerabile*. Dev'essere qualcosa a cui si vorrebbe sfuggire — che si vorrebbe non aver presente — e che ci si costringe a tenere davanti agli occhi. Percio' niente letture confortanti, niente biblioteche virtuose, che ci facciano sentire meglio perche' assolviamo al compito nobile di non dimenticare. Eppure — abbiamo soltanto le parole — per non lasciare che la Shoah venga cancellata. E allora propongo gli autori forse piu' inconciliati con la realta' — quelli che meno di tutti hanno cercato di estrarre un qualche *senso* dalla Shoah". E sono due poeti,
Paul Celan e Dan Pagis.

Nel sito Ribat al mujahid, ritrovo ancora
Shoah di Lanzmann insieme a due libri, Israele e la Shoah di Idith Zertal e Uomini comuni di Christopher R. Browning, una trilogia che dovrebbe contribuire al difficile compito di "agire" la conservazione della memoria: "Il trauma della tragedia deve invocare un'autocritica incessante, essendo qualcosa che incessantemente ci riguarda. Il senso della memoria è la sua attualità, la responsabilità che quotidianamente ci delega, c'addossa, c'affida".


Anche Khadija, nel denunciare la "retorica della memoria" che ci vede tutti/e pronti a "piangere sul latte versato e a promettere 'mai più', ma assolutamente ciechi di fronte a quello che sta succedendo ancora, e ancora e ancora", ci riporta a questa responsabilità verso il presente. Il libro che propone è
Terrore e miseria del Terzo Reich di Bertolt Brecht, invitando insieme a firmare la petizione [4] per Abou Elkassim Britel :"Io preferisco denunciare quello che mi succede sotto il naso e non posso tollerare che ci si sgoli così tanto tutti insieme per 'ricordare', mentre di fronte agli orrori reali ci comportiamo esattamente come i personaggi di Brecht. Meno di mille adesioni per una campagna a sostegno dei diritti umani che ha fatto, ormai, il giro del web. E questo succede oggi e succede oggi perché oggi come allora la gente ha paura di mettersi dalla parte degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali e degli oppositori politici del Terzo Reich".

Rosa
propone invece
Intellettuale ad Auschwitz di Jean Amery: "Hans Mayer, austriaco di padre ebreo e madre cristiana, nato e vissuto senza alcun rapporto con la sua origine ebraica, viene deportato ad Auschwitz e diventa ebreo suo malgrado. Un ebreo - come si definisce - senza Dio, senza storia, e senza speranza messianica nazionale. Tradito e abbandonato dalla cultura che lo ha nutrito e gli ha dato una identità, a guerra finita rinuncia al suo nome tedesco, diventa Jean Amery e descrive la sua esperienza di deprivazione identitaria in Intellettuale ad Auschwitz [...] Ma la perdita di se' non è recuperabile, e Jean Amery muore suicida. Scelgo questa esperienza estrema e disperata perché Amery è mio fratello, perchè io stessa mi sento ebrea per condizione più che per scelta e nel contempo, grazie anche a lui, sono persuasa che sia non solo possibile ma necessario coltivare una identità ebraica pur essendo lontani dalla religione e dalla tradizione. E scelgo Amery perchè mi pare spazzi via a suo modo qualsiasi tentativo di "normalizzare" il crimine ideologico nazista, qualsiasi tentativo di dare senso. Quel crimine - ne sono convinta - è peculiare, speciale e diverso dai molti crimini che hanno fatto la storia e continuano a plasmarla".


Per finire propongo qualche testo in ordine sparso:


Nessuno/a mi sembra abbia accennato alla questione del negazionismo/revisionismo. Lo faccio io con Nadine Fresco, Fabrication d'un antisémite, un libro sul padre fondatore del negazionismo, Paul Rassinier. Nessuna traduzione italiana, ma rinvio a questa recensione in Incidenze.


Ancora un film di Claude Lanzmann, Un vivant qui passe. Auschwitz 1943-Theresienstadt 1944. E' possibile leggerne il testo, in italiano, in un volumetto (con una postfazione di Federica Sossi) di Cronopio, 2003. Una riflessione sulla "cecità", sul "non vedere" (ieri, oggi).


Non poteva mancare un libro che affronti la questione in una prospettiva di "genere". Non è l'ennesimo volume su "le donne e l'olocausto", ma un testo che interroga criticamente le analisi femministe del nazismo: Liliane Kandel (a cura di), Féminismes et nazisme. Anche in questo caso nessuna traduzione italiana, ma rinvio alla mia recensione qui.


Nell'imminenza di No Vat, mi sembra il caso di ricordare il ruolo del Vaticano nel genocidio nazista. Lo faccio con L'arcivescovo del genocidio di Marco Aurelio Rivelli. Questo libro ripercorre le vicende dello Stato indipendente di Croazia, voluto dai nazifascisti negli anni 1941-1945. Qui gli ustascia di Ante Pavelic, sostenuti da Hitler e da Mussolini, sterminarono centinaia di migliaia di serbo-ortodossi, ebrei e rom, in nome di una "soluzione finale" etnico-religiosa perseguita anche attraverso l'imposizione di "conversioni" di massa al cattolicesimo. In questo sterminio un ruolo decisivo lo ebbe l'arcivescovo di Zagabria, Alojzije Stepinac con l'avvallo decisivo del Vaticano. Nell'ottobre del 1998, Stepinac (definito dal dittatore Franjo Tudjman "martire del regime comunista) viene beatificato dal papa Giovanni Paolo II.


Sullo sterminio nazista di omosessuali e lesbiche rinvio al dossier pubblicato in Fuoricampo Lesbian Group.

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[1] Per mancanza di tempo non sono riuscita a risalire a chi ha dato via a questa "catena per (o della) memoria".
[2] Ad esempio ai tempi dello "scandalo" delle torture inflitte ai prigionieri di Abu Ghraib da parte (anche) di alcune soldatesse Usa, sono stati pubblicati ben due articoli intitolati "Se questa è una donna" che richiamavano il titolo del libro di Levi ma "rovesciandolo": non solo introducendo una connotazione di genere, ma ribaltando il soggetto, non più la vittima ma il carnefice. I due articoli possono essere letti nel dossier Dibattito sulle donne kapò (Qui dovrei aprire una lunga riflessione sull'uso di metafore che rinviano al nazismo, ma per intanto rinvio ai cenni alla questione nella mia recensione a Féminismes et nazisme ricordata in questo post).
[3] Sovente, nei brani che cito da altri blog/siti vengono usati (spesso indifferentemente) i termini "Olocausto" e "Shoah". In realtà non sono equivalenti o intercambiabili, mancando nel secondo termine il significato di punizione divina presente nel primo. Storicamente l'uso di Shoah ha preso forza a partire dal titolo del film di Lanzmann uscito nel 1985, che si proponeva esplicitamente di contestare il termine "olocausto" e la retorica che gli è associata. Personalmente, comunque, ricorro sovente al termine di genocidio o sterminio nazista ( di ebrei, "zingari" - rom e sinti -, omosessuali e lesbiche e altri esseri umani considerati "inferiori").
[4] Ho già da tempo firmato e segnalato nella rubrica Urgenze la raccolta firme per Kassim. In effetti, il numero relativamente basso delle firme, colpisce. E se provassimo a chiederci perché?