sabato 29 novembre 2008

martedì 25 novembre 2008

Cartoline femministe transnazionali dalla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne

La mia Canon EOS350 (pubblicità gratuita, bien sûr), fa clic sempre più raramente, e quando capita significa qualcosa, come per la foto qui di fianco. Converrete con me che è carina, très sympa, e di questi tempi non mi sembra poco. In ogni caso è una delle poche immagini che ho riportato con me al mio rientro da Roma, da una manifestazione (quella di sabato) per tanti versi non proprio entusiasmante. E non è - banalmente - solo una questione "numerica", perché non siamo qui per "dare i numeri", ma possibilmente altro. Ad esempio, qualche buon motivo per diventare femminista. Perché se "donne non si nasce, ma si diventa" (come scriveva qualcuna una sessantina di anni fa in un libro che vale sempre la pena rileggere), anche diventare femminista non è né scontato né automatico, nonostante ci siano, ovviamente, un bel mucchio di motivi per decidersi a diventarlo. Basta leggere, per esempio, la bella cartolina delle a/matrix (vaganti per il corteo con splendidi cappellini, questa per inciso è una nota frivola), Diventa anche tu femminista!, cartolina che appena a casa ho salvato da un mucchio di volantini, molti dei quali non so se leggerò mai. Perché poi una volta che si è deciso di diventare femministe, non si può mica essere certe del risultato ...

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Mi sembra pazzesco doverlo specificare, ma i tempi ... : il libro al quale mi riferisco è Le Deuxième sexe di Simone de Beauvoir (della quale quest'anno si celebrano i cento anni della nascita) pubblicato nel 1949. Nell'introduzione al volume Cinquantenaire du Deuxième sexe (che raccoglie gli atti del convegno internazionale che si è tenuto a Parigi nel gennaio 1999), Christine Delphy e Sylvie Chaperon scrivono: "Attaquée de son vivant pour ses positions révolutionnaires sur tous les fronts, traitée de mauvaise femme pour avoir écrit Le deuxième sexe, et de mauvaise Française pour s'être opposée à la guerre coloniale que la France menait en Algérie, sa disparition n'a pas fait plus briller l'étoile de Beauvoir. Bien au contraire. Pendant la préparation du colloque, en 1998, combien de fois ne nous a-t-on pas fait entendre que Beauvoir était aujourd'hui 'dépassée'? En somme, elle serait passée sans transition du statut de 'trop en avance sur son temps' dans les années cinquante à celui de 'ringarde' aujourd'hui. A entendre certains, elle n'aurait jamais coïncidé avec aucun temps, ni le sien ni le nôtre".
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venerdì 21 novembre 2008

لنتحد جميعا : انتفاظة


ضد العنف الجنسي و العنصرية

ضد الفاشية الجديدة و القديمة

لنتحد جميعا : انتفاظة




Protiv rasnog e seksualnog nasilja
protiv starih i novih fasizama
Sve zajedno:pobuna!


Contra la violencia sexista y racista
contra los viejos y los nuevos fascismos
unàmosnos todas: revuelta!


Contre la violence sexiste et raciste
contre les vieux et les nouveaux fascismes
toutes unies : révoltons-nous!



CONTRA A VIOLÊNCIA SEXISTA E RAÇISTA
CONTRA VELHOS E NOVOS FASCISMOS
TODAS UNIDAS: REBELIÃO


Contro la violenza sessista e razzista
contro vecchi e nuovi fascismi
tutte unite: rivolta!



LABORATORIO FEMMINISTA KEBEDECH SEYOUM
ROMA 22 NOVEMBRE 2008
MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
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mercoledì 19 novembre 2008

Miserie femministe ...

Fortunatamente (per me) il mio è elettrico ...
Ecco questo potrebbe essere un saggio commento per una salvatrice della patria.
Del resto anche rileggendo, in orario rigorosamente notturno, qualche pagina de L'arte delle guerra di Sun Tzu, mi è facile arguire che non è (ancora) il momento di "aprire gli archivi". Sicuramente si può aspettare ancora qualche giorno, o qualche mese. Magari anche qualche anno. Intanto il famoso dossier è sempre lì, e si ingrossa. paurosamente. Ogni tanto gli do un'occhiatina, così, giusto per essere sicura di non dimenticare qualcosa d'importante. Ma non troppo spesso perché alcuni "reperti" sono veramente disgustosi, indigeribili ... E che nessun* me ne voglia se risulto un po' criptica, ma visto che questo è il mio blog penso ogni tanto di potermelo permettere. Non ritengo neanche di dover esplicitare che le miserie non sono tutte e solo femministe, o forse non sono affatto femministe, ma solo "femministe". Ma che noia le polemichette.

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Per chiudere questa pagina con una nota positiva segnalo, per bolognesse e nomadiche, la serata a cura del collettivo Amazora e delle donne dell'Iqbal Masih che si terrà domani sera (giovedi 20 ore 21, presso il circolo Iqbal Masih, v. della Barca 24/3 - Bologna ), con proiezione di Girls Town di Jim McKay, una delle iniziative verso la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne di sabato a Roma.
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lunedì 17 novembre 2008

Dialoghi di frontiera: le parole tra noi difficili ... Non sempre


Grazie (Obrigada, Merci, Hvala, Ευχαριστώ! Mutumesc!, Благодарам!, Dziekuje, Spasiba, 谢谢!, Asante, Dèkui, Hvala Vam!, شك , Shukran, Спасибо!, Sipas dekem, D'akujem, Teşekkür ederim!, Thank you, Дуже дякую ...), ma davvero grazie a tutte tutte ...
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giovedì 13 novembre 2008

Dialoghi di frontiera

Domenica 16 presso la Residenza multidisciplinare per l'arte delle donne Villa 5 (Parco della Certosa di Collegno, Torino), si terrà - all'interno della rassegna Approdi 2008 -, il seminario Dialoghi di frontiera. Di seguito presentazione e programma.

Il seminario nasce dall'esperienza della giornata di studio Abitare la frontiera che si è svolta nella cornice dell'edizione 2007 di Approdi e ha visto dialogare alcune delle donne della rete Mujeres en lucha con attiviste in altri luoghi di frontiera. Lo scorso anno lo scambio aveva posto al centro le esperienze di resistenza e di autorganizzazione messe in campo dalle donne, ricavando in uno spazio disegnato da altri nuove possibilità di sopravvivenza, nuove pratiche, legami e solidarietà che attraversano i confini delle esperienze di ognuna.
Quest’anno vorremmo mettere a tema le modificazioni dei linguaggi e delle pratiche di ognuna che sono necessari per passare dall’abitare uno spazio comune a inventare relazioni capaci potenzialmente di trasformarlo. Dialoghi, in altre parole, che vorrebbero essere anche una prefigurazione del futuro e vedono protagoniste donne legate alla realtà dell’attivismo e del femminismo a partire da posizionalità diverse, legate alla dislocazione geografica, all’accesso alle risorse, così come a diverse esperienze di oppressione e liberazione.
Un passaggio che tocca aspetti diversi che vanno dalle forme di ‘traduzione’ politica dentro le reti transnazionali, alla necessità di modificare linguaggi e pratiche sedimentate nei diversi femminismi, per arrivare infine a mettere a fuoco un confronto sulle esperienze sedimentate di reti e di impresa sociale tra donne native e migranti.

Programma:

Domenica 16 Novembre 2008
h. 10.45 Introduzione di Liliana Ellena
h. 11.00 Mujeres en lucha. Scripta manent verba volant?, con Luisa Morfini (Rete Mujeres en Lucha, Milano) e Anna Nadotti (lettrice e traduttrice, Torino)
h. 13.00 Pausa pranzo
h. 14.30 Frontiere mobili: pratiche di resistenza alla guerra globalizzata, con Antonella Cunico e Nora Rodriguez (No Dal Molin, Vicenza) e Suad Omar (IIDA, Torino)
h. 16.00 Le parole tra noi difficili: femminismi oltre frontiera, con Vincenza Perilli (ricercatrice precaria, Bologna), Vesna Scepanovic (Alma Terra, Torino) e Sara Tagliacozzo (antropologa, Siena)


Info per partecipare al seminario: non è necessaria iscrizione ma ... il circolo ristorante di Villa 5 è chiuso perchè la sera prima ci sarà la festa di inaugurazione della nuova gestione, dunque è stato organizzato un catering per il pranzo e per chi volesse fermarsi è necessario prenotare entro venerdì (inviando mail a artedonne@villa5.it !). Il pranzo (lasagne vegetariane, dolce, acqua, vino e caffè) costa 10€. Per sapere invece come raggiungere Villa5, cliccate qui.

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Inoltre, per torines* e nomadiche/ci, ricordo che sabato 15 novembre, sempre a Torino, ci sarà un'assemblea promossa dalla Rete migranti torinese, una delle tante tappe verso lo sciopero del lavoro migrante. L'appuntamento è a partire dalle 15 alla Cascina Marchesa (v. Vercelli, 141/7)
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martedì 11 novembre 2008

Effetto Black Power

Leggo che dopo l'elezione di Barack Hussein Obama si moltiplicano negli Usa le proposte per versioni "black" di personaggi storici della storia del cinema. Dopo l'idea di uno 007 "nero", è la volta di Beyoncé (Giselle Knowles, non allarmatevi se il nome non vi dice nulla fino a poco fa non diceva nulla neanche a me, comunque è un'attrice, cantante e non so quant'altro, definita "donna più desiderata della terra" o qualcosa del genere) che si autocandida per una Wonder Woman "of color".

Beh, speriamo che l'effetto Obama non si riduca a questo ... E soprattutto non ci faccia dimenticare, da questa parte dell'oceano, il razzismo contro migranti e rom che passa in questi giorni nelle aule parlamentari con la discussione sul disegno di legge 733 sulla "sicurezza"...

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Rinvio a Obama: dal Black Power alla Black House e all'articolo che lì citavo di Lalla Fatma M'semer scritto prima dello scatenarsi del dibattito mediatico tra entusiast* e scettic*. Notevole, ma tutto da discutere, l'articolo di Judith Butler Ma non è la redenzione , pubblicato su Il Manifesto ma che io ho letto in Materiali Resistenti. Mentre sulla splendida Michelle Robinson in Obama, astronauta mancata, rinvio alla Nuova Towanda che quando non c'è manca ...
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domenica 9 novembre 2008

Classer, dominer. Qui sont les "autres"? Un nuovo libro di Christine Delphy

Ho da qualche giorno ricevuto (merci ...) l'ultimo libro di Christine Delphy Classer, dominer. Qui sont les "autres"? appena pubblicato da La Fabrique Éditions. Al taglio più "teorico" (e che teoria!...) dei due volumi de L'ennemi principal (Éditions Syllepse, Economie politique du patriarcat e Penser le genre, usciti rispettivamente nel 1998 e 2001) fanno eco qui degli interventi di taglio più "militante" (e che militante!...). Da leggere (e riflettere), assolutamente.
Ricopio traducendo (ma velocemente e senza avere il tempo materiale di ricontrollare. Mi scuso) dalla quarta di copertina di Classer, dominer: "L'ideologia dominante ci ingiunge di tollerare l'Altro. In questo libro si parla di diversi Altri, gruppi oppressi e stigmatizzati: le donne, gli omosessuali, gli Arabi, i Neri ... I modi attraverso i quali questi gruppi sono oppressi hanno un punto in comune: lo statuto inferiore di questi gruppi viene spiegato attraverso la loro alterità. Se essi sono dove sono - in basso - è perchè sono differenti. L'ingiunzione umanista a tollerarli è emanata dagli Uni, coloro che hanno il potere di nominare, classificare, di collocare degli interi gruppi in una categoria ideologica e materiale, quella che ingloba tutti gli Altri. La rivolta degli Altri è considerata una minaccia contro quell'universale che gli Uni - gli uomini bianchi eterosessuali - pretendono di incarnare, fondando attraverso esso il loro potere: l'oppresso/a è tollerabile a una sola condizione: mostrarsi discreto/a. La parità, le lotte di femministe e omosessuali, Afghanistan, Guantanamo, legge sul velo, Indigeni in una società postcoloniale: altrettanti marchi della dominazione, che questo libro decripta andando contro le interpretazioni convenute".

Questo l'indice:

Les Uns derrière les autres
Pour l'égalité: action positive plutôt que parité
L'humanitarisme républicain contre les mouvements homo
Une guerre infinie?
Guantanamo et la destruction du droit
Une guerre pour les femmes afghanes?
Intervention contre une loi d'exclusion
Race, caste et genre en France
Un mouvement, quel mouvement?
Antisexisme ou antiracisme? Un faux dilemme
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venerdì 7 novembre 2008

Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo tra resistenze, sopravvivenze e complesse complicità



Qui di fianco la copertina del primo Quaderno del Laboratorio Kebedech Seyoum che abbiamo preparato in occasione dell'incontro Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo tra resistenze, sopravvivenze e complesse complicità, che si terrà questa sera a Bologna per il 64° anniversario della battaglia di Porta Lame (trovate il programma qui).
Nel Quaderno abbiamo raccolto alcuni materiali relativi alla serata, delle brevi bio-biblio-videografie delle partecipanti (Paola Guazzo, Lidia Martin, Graziella Bertozzo e Alessia Proietti), gli abstract dei loro interventi , oltre che una presentazione della mostra fotografica Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafaggi e una scheda del documentario Bandite. Per quant* non potranno esserci, posterò man mano qui i materiali di questo primo Quaderno. Per intanto ecco la presentazione del Laboratorio che abbiamo preparato per questa occasione.

Laboratorio Kebedeck Seyoum: una presentazione

Il Laboratorio è una rete translocale antifascista, antisessista e antirazzista, costituita da donne e lesbiche provenienti da pratiche, percorsi e “mondi” diversi, accomunate dalla consapevolezza che è quanto mai necessario oggi porre al centro della pratica teorica e politica le interrelazioni delle categorie (e dei rapporti) di classe, genere, “razza” e sessualità. Abbiamo cominciato a confrontarci da tempo attraversando spazi, momenti, luoghi ed esperienze molteplici: dalle riflessioni nate intorno al numero monografico Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi (Zapruder, n. 13 2007) all'imponente manifestazione dello scorso novembre a Roma contro la violenza sulle donne, dalle discussioni all'interno del Sommovimento antirazzista e antisessista nato dal Tavolo razzismo del Flat romano nel febbraio di quest'anno all'adesione e partecipazione al grande corteo dei/delle migranti del 5 luglio qui a Bologna.
Il nostro confronto si si è anche nutrito (e si nutre) delle lotte passate di donne e lesbiche contro il fascismo, il sessismo, il razzismo coloniale e post-coloniale, delle relazioni con donne impegnate attivamente su queste questioni in Italia e altrove e soprattutto delle elaborazioni ed esperienze concrete sviluppatesi anche in altri contesti nazionali, grazie alla presa di parola di donne migranti o appartenenti alle cosiddette seconde e terze generazioni. Di qui, la convinzione che l'interrogarci sull'interrelazione tra sessismo e razzismo (nelle loro differenti forme e manifestazioni: dal femminicidio alla violenza omo-lesbo-transfobica, dalla deriva securitaria contro prostitute e altr* soggetti “fuori della norma”, dalla persistenza dell'antisemitismo e del razzismo antimeridionale fino all'attuale virulenza razzista contro rom e migranti) sia oggi condizione imprescindibile per instaurare uno scambio ed un rapporto tra donne “autoctone” e “migranti”, “bianche” e “non-bianche”, europee e non europee, postcoloniali e diasporiche, per agire insieme una reale pratica antisessista e antirazzista.

L'iniziativa che presentiamo stasera è un'ulteriore tappa – per noi fondamentale – di questo percorso. Riteniamo infatti che la privazione della memoria delle lotte passate e contemporanee sia una forma di dominazione che ha investito (ed investe) soprattutto le lotte delle donne, come dimostra la partecipazione delle donne italiane alla Resistenza, per lungo tempo disconosciuta o ridotta in termini di "aiuto" e di "contributo" al movimento di liberazione (“maschile”).
Noi vorremmo invece restituire l'importanza, la ricchezza e la specificità della lotta delle donne nella Resistenza e durante gli anni del nazifascismo, e del prezzo che esse hanno pagato: da quelle che hanno combattuto, anche armi in pugno, a quelle che sono state perseguitate, imprigionate, torturate, massacrate, violentate, deportate. Ma vorremmo farlo rifiutando sia le letture in termini meramente agiografici della Resistenza (che spesso si concentrano su alcune figure “esemplari” in termini fortemente retorici), sia il mito del “siamo (state) tutte resistenti”, ricordando invece anche le “zone d'ombra”, il consenso o la partecipazione di altre donne a gruppi e organizzazioni fasciste durante il ventennio. Ci sembra questa l'unica maniera per dare veramente valore a quante hanno pagato in prima persona il loro impegno militante e, più in generale, il loro anelito di libertà, e anche smarcarci con forza da quant* oggi propongono (nel quadro di un più vasto progetto di “pacificazione nazionale”) l'equiparazione tra chi ha resistito e chi no e, in ultima analisi, tra partigiani/e e fascisti/e. Questa chiave di lettura ci sembra inoltre proficua per affrontare – come ci proponiamo per il futuro – altre forme, passate e contemporanee, di lotta delle donne: lotte che hanno subito (e subiscono) un vero e proprio processo di rimozione, soprattutto quando mettono in crisi un certo immaginario sessista e razzista con il quale non si è ancora riuscit* a fare completamente i conti. In questo senso, la figura di Kebedech Seyoum – una delle tante indomite resistenti all'invasione coloniale italiana degli anni 30 – ci è sembrata emblematica.
La conoscenza della storia, di queste ed altre “resistenze”, di un passato e un presente di lotte, che come donne ci ha viste e ci vede protagoniste o comunque coinvolte è essenziale per mettere a punto nuove pratiche di resistenza e combattere il razzismo e il sessismo, fattori strutturali dei vecchi e nuovi fascismi.


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Durante la giornata (in piazza dell'Unità) e nel corso della serata a( XM24) sarà allestito un book shop a cura del Laboratorio con pubblicazioni su antisessismo, antirazzismo, antifascismo nonchè sull'interrelazione di classe, "razza", genere e sessualità (da Zapruder a Controstorie e oltre ...). Lo spazio è disponibile per l'esposizione/diffusione di materiali sul tema proposti da chi partecipa. Contattateci. Al book shop sarà anche possibile acquistare i biglietti per la manifestazione romana del 22/11 contro la violenza sulle donne ed aderire alla campagna Manette? No grazie, sto con Graziella.


mercoledì 5 novembre 2008

Obama: dal Black Power alla Black House

Da mesi c'era chi discuteva se la famosa quartina di Nostradamus (e sì, c'è anche chi ha il tempo di discutere di simili piacevolezze) "sarà l'eletto Grigio e Nero dalla grande compagnia di Gesù uscito", piuttosto che all'elezione di un Papa ("nero" dal "continente nero" come nella canzone dei Pitura Freska), potesse riferirsi invece a quella di un presidente degli Usa, massima "autorità" dei nostri tempi ... Ebbene da oggi Barack Houssein Obama è il 44esimo presidente a stelle e strisce, si dirà che Nostradamus ci aveva preso e che per il Papa nero dovremo aspettare ancora un po' ...
In realtà sono state già dette, si dicono e si diranno un sacco di altre cose. Personalmente penso che la White House resterà (più o meno) la stessa White House, e sarebbe rimasta tale anche con una riverniciata Pink, soprattutto se di una ex-first lady ... Nonostante la rottura simbolica che questa vittoria (definita epocale) rappresenta , so (sappiamo) che, tanto per cominciare, non finirà la politica imperialista statunitense. E non finiranno nè cambieranno un mucchio di altre cose. Ma non posso nè ignorare nè sentirmi distante dai festeggiamenti che in queste ore si stanno svolgendo in tutto il globo, soprattutto nei (cosiddetti) ghetti abitati da latinos, neri, asiatici e altre "minoranze" in tutti gli Stati Uniti, nei sobborghi di Londra e altre metropoli, nelle banlieues parigine, nelle favelas e nelle baraccopoli africane ...
So (sappiamo) chi è Obama e soprattutto cosa non potrà essere. Sappiamo che la "sua" vittoria, non è la vittoria tardiva delle Black Panther e neanche del Black Power ma dell'establishment americano e del suo potere. Eppure ... come spiegarsi questo eppure ... Non basta a spiegarlo solo il godimento di sapere quanto questa vittoria dispiaccia comunque a un sacco di gente, come ad esempio ai gruppi per il nazionalismo e la supremazia bianca che stanno spuntando come funghi in tutti gli Stati Uniti...
Ma non basta. Non basta a spiegare perché. Perché nonostante sappiamo, noi ( individu* per un motivo o per l'altro "ai margini", "fuori della norma", individu* razzializzati ) percepiamo questa vittoria come anche nostra. Mi chiedo ancora perché?
La risposta non può che essere quella, dolorosa, di Lalla Fatma M'semer, così lucidamente espressa nell'articolo scritto per il n° 13 de L'Indigène de la République, che si chiude con una frase di Angela Davis.

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L'immagine l'ho presa dal sito Afroitaliani/e, a sua volta ripresa da qui, una risposta allo slogan razzista Keep the White House White ...
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lunedì 3 novembre 2008

R-esistenze femministe



Venerdì 7 novembre alle ore 18 a XM24 (v. Fioravanti, 24 - Bologna), in occasione del 64° anniversario della battaglia di Porta Lame, il Laboratorio Femminista Kebedech Seyoum presenta all'interno della terza edizione di R-esistenze:

Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo tra resistenze, sopravvivenze e complesse complicità

Lidia Martin: Le poche feroci: donne in armi nella Resistenza
Paola Guazzo: Fuori e dentro la norma. Considerazioni sulla soggettività lesbica durante il nazifascismo
Graziella Bertozzo: presentazione della mostra Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafaggi, a cura di Azione Gay e Lesbica Firenze

Proiezione di alcuni estratti del documentario di Alessia Proietti Bandite (2008). Sarà presente la regista

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Durante la giornata in piazza dell'Unità e nel corso della serata a XM24 sarà allestito un book shop a cura del Laboratorio con pubblicazioni su antisessismo, antirazzismo, antifascismo nonchè sull'interrelazione di classe, "razza", genere e sessualità (da Zapruder a Controstorie e oltre ...). Lo spazio è disponibile per l'esposizione/diffusione di materiali sul tema proposti da chi partecipa. Contattateci. Al book shop sarà anche possibile acquistare i biglietti per la manifestazione romana del 22/11 contro la violenza maschile sulle donne ed aderire alla campagna Manette? No grazie, sto con Graziella.
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