L'attenzione tutta concentrata sull'Italo da rottamare ha lasciato in ombra altri personaggi della campagna pubblicitaria del Pride nazionale di quest'anno (io non ho fatto eccezione, e me ne dolgo), come la Clara qui sopra che "pensa ancora che l'utero sia suo e della sua compagna".
Fortunatamente qualcuna (merci Séverine!) ha sollevato il problema nei commenti ad un altro post dedicato alla vicenda Italo e dintorni qui in Marginalia, aprendo una discussione (che ha coinvolto anche altre ed è felicemente proseguita anche via mail) importante, discussione che mi ripromettevo prima o poi di riaprire (ma i miei tempi lenti sono oramai noti).
Valeva infatti davvero la pena di domandarsi perché in tante non abbiamo speso una parola su Clara, una personaggia effettivamente ambigua, che macina e consuma lo slogan femminista "l'utero è mio e lo gestisco io" dimenticando l'altro "io sono mia". Si distrugge così la carica sovversiva di un lungo percorso di lotte e, nello stesso tempo, come suggeriva qualcuna, si "normalizzano" (anche) le lesbiche in un modello di famiglia patriarcale, nella logica, sempre più attuale, della "proprietà".
Fa veramente piacere allora trovare (e per di più il giorno di ferragosto, vacanziero e fatuo per definizione) un bell'articolo di Paola Guazzo su Liberazione, un'analisi della performance marginale ed "oscena" delle drag king di cui Clara rappresenta - "in una scena italiana da cui non possiamo astrarci" -, il "reperto contrario ": " la didascalia ci ammonisce che "l'utero è suo e della sua compagna". Con buona pace di quarant'anni di femminismo, il corpo in effigie di questa jeune-fille incinta indica il ritorno della proprietà biologico-riproduttiva anche nei luoghi più inaspettati: non solo nuda proprietà, ma comproprietà ed - eventualmente - multiproprietà".
E dalla sconfortante banalità di Clara alla banalità del male di arendtiana memoria in un'altra scrittura ferragostana, un sobrio post sui deliri nordico-padani a margine dell'evento sportivo dell'anno, le Olimpiadi di Pechino.
Ben inteso lo sport preferito e più praticato dagli uomini a livello internazionale sembra essere ancora quello dello stupro, sempre più saldo in tutta la sua banalità/normalità in un certo immaginario maschile. Alla vigilia di ferragosto in due hanno stuprato una ragazzina di quattordici anni, semi-incosciente dopo una sbornia: "Voi cosa avreste fatto al nostro posto?", sembra abbiano chiesto candidamente alla fine dell'interrogatorio.
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Fortunatamente qualcuna (merci Séverine!) ha sollevato il problema nei commenti ad un altro post dedicato alla vicenda Italo e dintorni qui in Marginalia, aprendo una discussione (che ha coinvolto anche altre ed è felicemente proseguita anche via mail) importante, discussione che mi ripromettevo prima o poi di riaprire (ma i miei tempi lenti sono oramai noti).
Valeva infatti davvero la pena di domandarsi perché in tante non abbiamo speso una parola su Clara, una personaggia effettivamente ambigua, che macina e consuma lo slogan femminista "l'utero è mio e lo gestisco io" dimenticando l'altro "io sono mia". Si distrugge così la carica sovversiva di un lungo percorso di lotte e, nello stesso tempo, come suggeriva qualcuna, si "normalizzano" (anche) le lesbiche in un modello di famiglia patriarcale, nella logica, sempre più attuale, della "proprietà".
Fa veramente piacere allora trovare (e per di più il giorno di ferragosto, vacanziero e fatuo per definizione) un bell'articolo di Paola Guazzo su Liberazione, un'analisi della performance marginale ed "oscena" delle drag king di cui Clara rappresenta - "in una scena italiana da cui non possiamo astrarci" -, il "reperto contrario ": " la didascalia ci ammonisce che "l'utero è suo e della sua compagna". Con buona pace di quarant'anni di femminismo, il corpo in effigie di questa jeune-fille incinta indica il ritorno della proprietà biologico-riproduttiva anche nei luoghi più inaspettati: non solo nuda proprietà, ma comproprietà ed - eventualmente - multiproprietà".
E dalla sconfortante banalità di Clara alla banalità del male di arendtiana memoria in un'altra scrittura ferragostana, un sobrio post sui deliri nordico-padani a margine dell'evento sportivo dell'anno, le Olimpiadi di Pechino.
Ben inteso lo sport preferito e più praticato dagli uomini a livello internazionale sembra essere ancora quello dello stupro, sempre più saldo in tutta la sua banalità/normalità in un certo immaginario maschile. Alla vigilia di ferragosto in due hanno stuprato una ragazzina di quattordici anni, semi-incosciente dopo una sbornia: "Voi cosa avreste fatto al nostro posto?", sembra abbiano chiesto candidamente alla fine dell'interrogatorio.
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5 commenti:
vedo che tu al contrario in vacanza/blog non ci vai. un salutone
Mi piacerebbe ragionare con te sul transessualismo...
per Sev. non ti ho nominata nell'articolo su liberazione perché per motivare una citazione dai commenti di marginalia avrebbe comunque dovuto implicare un giro di mail con te e vincenza ed avevo pochissimo tempo e spazio nel paginone che mi obbligava alla sintesi. ti ringrazio comunque qui per avere segnalato la cosa. appena posso lo faccio anche sul mio blog
Paola
Per Sparkaos: nel senso che per me il tempo di "vacanza" non coincide necessariamente con la "chiusura" di Marginalia e viceversa. Anzi, talvolta è il contrario. Probabilmente, come ho detto altre volte, perché non sono una blogger di professione e quindi un cartello di "chiuso per ferie" stonerebbe un po' ... Poi è vero che ogni tanto "sparisco" dalla blogsfera (e il misero numero dei miei post mensili e annuali lo testimoniano), ma sparisco per tanti motivi diversi: per superlavoro intellettuale e non, perché sono nomade e sono spesso qui e là, perché semplicemente ho voglia di staccare la spina, perché talvolta comodamente a casa non ho niente da dire, altre volte invece anche se sono in luoghi sperduti e senza portatile al seguito, la voglia di dire c'è e sono disposta a farmi km per trovare un internet point ...
Per Alessandro: volentieri
Per Paola: grande Paola, questo è fare "rete".
Dimenticavo: un abbraccio a tutt* e tre!
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