Da: bell hooks, "Riflessioni su razza e sesso", in Id., Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Milano, Feltrinelli 1998, pp. 62-73, traduzione e cura di Maria Nadotti.
[...] Il saggio di Robin Morgan, The Demon Lover: On the Sexuality of Terrorism, parte dallo stupro. L'autrice analizza il modo in cui gli uomini, al di là di classe, razza e nazionalità, sono uniti tra loro da un'idea condivisa di maschilità che fa della mascolinità un sinonimo della capacità di affermare il proprio 'potere-su' attraverso atti di violenza e terrorismo. Poiché gli atti di terrorismo vengono commessi per lo più da uomini, Morgan vede nel terrorista "l'incarnazione logica delle politiche patriarcali in un mondo tecnologico". Non le interessa invece il sovrapporsi del discorso di razza e sesso, l'interrelazione di razzismo e sessimo. Come molte femministe radicali, Morgan crede che l'impegno con cui gli uomini mantengono il patriarcato e il dominio mascile diminuisca o cancelli la differenza.
Gran parte del mio lavoro nell'ambito della teoria femminista ha messo in rilievo quanto sia importante capire la differenza, quanto siano rilevanti i modi in cui status razziale e di classe determinano sino a che punto si possono affermare il dominio e il privilegio maschili e, ancor di più, in che forma razzismo e sessismo sono sistemi interconessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda. Molte femministe continuano a considerarle questioni del tutto distinte e a credere che il sessismo possa essere abolito anche se il razzismo rimane intatto o che le donne impegnate nella lotta contro il razzismo non stiano sostenendo il movimento femminista. Poiché la lotta di liberazione nera viene così spesso inquadrata in termini che confermano e sostengono il sessismo, non sorpende che le bianche si chiedano se la lotta per i diritti delle donne risulterebe sminuita qualora ci si concentrasse eccessivamente sulla lotta contro il razzismo, o che molte nere, schierandosi a fianco del movimento femminista, temano ancor oggi di commettere un atto di tradimento nei confronti dei loro uomini. Entrambe queste paure sono una risposta all'equazione liberazione nera/virilità [...] Dobbiamo respingere la sessualizzazione della liberazione nere in forme che sostengano e perpetuino sessismo, fallocentrismo e dominio maschile. Anche se in Black Macho and the Myth of the Superwoman Michele Wallace ha tentato di dimostrare quanto sia sbagliata l'identificazione tra liberazione nera e affermazione di una virilità oppressiva, i neri a cui il messaggio è arrivato sono molto pochi. Sviluppando tale critica in Ain't I A Woman? Black Woman and Feminism, ho scoperto che sempre più numerose sono le donne nere che vanno rifiutando questo paradigma. A non averlo ancora rifiutato sono invece la maggioranza dei maschi neri e in particolare i nostri leader politici. Finché i neri continuano a credere che il trauma della dominazione razzista coincide con la perdita della virilità nera, è per noi inevitabile investire nel copione razzista che perpetua l'idea che tutti i maschi neri sono degli stupratori, bramosi di usare il terrorismo sessuale per esprimere la loro rabbia contro la dominazione razziale.
Oggi si assiste a una riproposizione di tali narrative. Tornano alla superficie in un momento storico in cui i neri sono sottoposti ad attacchi razzisti sempre più aperti e vistosi [...]. I media commerciali fondati sulla supremazia dei bianchi fanno di tutto perché si creda che sulla sicurezza sociale nel suo insieme pesa la minaccia dei neri, che controllo, repressione e dominio violento sono i soli mezzi efficaci per affrontare la questione.
[...] Nella nostra cultura l'immagine del maschio nero stupratore, minaccia e pericolo per la società, ha da qualche tempo un corso spettacolare. La fissazione ossessiva dei media su tali rappresentazioni è politica. Il ruolo che essa gioca nel mantenere il dominio razzista è di convincere il pubblico che i maschi neri sono una grave minaccia, che va controllata con ogni mezzo necessario, inclusa l'eliminazione fisica. E' questo il retroterra culturale che ha plasmato la reazione dei media di fronte al caso di stupro in Central Park. E i media hanno avuto un ruolo di rilievo nel modellare la reazione del pubblico. Sono in molti a servirsi di questo caso per perpetuare stereotipi sessuali e razzismo. Ironicamente, gli stessi che dichiarano di essere traumatizzati dalla brutalità di questa vicenda non esitano ad affermare che i presunti colpevoli dovrebbero essere castrati o uccisi. Essi non vedono alcun legame tra il sostenere la violenza come strumento di controllo sociale e l'uso della violenza come esercizio di controllo da parte dei presunti colpevoli. La reazione pubblica a questo caso sottolinea la diffusa incapacità di comprendere il nesso razzismo/sessismo.
Molti neri, soprattutto molti maschi neri, servendosi del paradigma sessista secondo il quale lo stupro di una bianca da parte di un nero non è che una reazione al dominio razzista, considerano la vicenda di Central Park come una denuncia del sistema razzista.[...]. Molte bianche hanno reagito al caso concentrandosi esclusivamente sulla brutalità dell'aggressione e interpretandola come atto di dominio di genere, come espressione della violenza maschile contro le donne [...]. Le nere [...] si sono concentrate unanimamente sulla natura sessista del crimine, fornendo spesso esempi di sessismo maschile nero. Dato il lavoro svolto in ambito femminista dalle donne di colore per richiamare l'attenzione sule realtà del sessismo dei loro uomini, lavoro che generalmente suscita un interesse minimo o nullo oppure viene accusato di aggressività nei confronti dei maschi neri, è ironico che, per arrivare ad ammettere che nelle comunità nere il sessismo è un problema serio, si debba passare attraverso lo stupro brutale di una donna bianca da parte di un gruppo di ragazzi neri [...].
La reazione pubblica alla vicenda di Central Park rivela sino a che punto la cultura investe in quel genere di pensiero dualistico che aiuta a rinforzare e mantenere ogni forma di dominio. Perché dovremmo decidere se questo crimine è più sessista che razzista, come se si trattasse di forme di oppressione in concorrenza tra loro? Perché i bianchi, e in particolare le femministe bianche, si sentono meglio quando i neri e soprattutto le nere, per enfatizzare l'opposizione al sessismo maschile nero all'interno del patriarcato capitalistico fondato sulla supremazia bianca, prendono le distanze dalla condizione dei maschi neri? Le nere non possono continuare a preoccuparsi seriamente dell'effetto brutale del dominio razzista sui maschi neri e allo stesso tempo denunciare il sessismo dei loro uomini? E perché mai il sessismo dei maschi di colore viene evocato come se si trattasse di un disordine sociale di marca speciale, più pericoloso, più abominevole e minaccioso del sessismo che pervade la cultura nel suo insieme, o del sessismo che informa il dominio dei bianchi sulle donne? Queste domande riportano l'attenzione sulla logica e il modo di pensare binari, che sono il fondamento filosofico dei sistemi di dominio. Chi ha a cuore il nuovo deve dunque insistere [...] sulla complessità della nostra esperienza all'interno di una società razzista e sessista [...].
Gran parte del mio lavoro nell'ambito della teoria femminista ha messo in rilievo quanto sia importante capire la differenza, quanto siano rilevanti i modi in cui status razziale e di classe determinano sino a che punto si possono affermare il dominio e il privilegio maschili e, ancor di più, in che forma razzismo e sessismo sono sistemi interconessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda. Molte femministe continuano a considerarle questioni del tutto distinte e a credere che il sessismo possa essere abolito anche se il razzismo rimane intatto o che le donne impegnate nella lotta contro il razzismo non stiano sostenendo il movimento femminista. Poiché la lotta di liberazione nera viene così spesso inquadrata in termini che confermano e sostengono il sessismo, non sorpende che le bianche si chiedano se la lotta per i diritti delle donne risulterebe sminuita qualora ci si concentrasse eccessivamente sulla lotta contro il razzismo, o che molte nere, schierandosi a fianco del movimento femminista, temano ancor oggi di commettere un atto di tradimento nei confronti dei loro uomini. Entrambe queste paure sono una risposta all'equazione liberazione nera/virilità [...] Dobbiamo respingere la sessualizzazione della liberazione nere in forme che sostengano e perpetuino sessismo, fallocentrismo e dominio maschile. Anche se in Black Macho and the Myth of the Superwoman Michele Wallace ha tentato di dimostrare quanto sia sbagliata l'identificazione tra liberazione nera e affermazione di una virilità oppressiva, i neri a cui il messaggio è arrivato sono molto pochi. Sviluppando tale critica in Ain't I A Woman? Black Woman and Feminism, ho scoperto che sempre più numerose sono le donne nere che vanno rifiutando questo paradigma. A non averlo ancora rifiutato sono invece la maggioranza dei maschi neri e in particolare i nostri leader politici. Finché i neri continuano a credere che il trauma della dominazione razzista coincide con la perdita della virilità nera, è per noi inevitabile investire nel copione razzista che perpetua l'idea che tutti i maschi neri sono degli stupratori, bramosi di usare il terrorismo sessuale per esprimere la loro rabbia contro la dominazione razziale.
Oggi si assiste a una riproposizione di tali narrative. Tornano alla superficie in un momento storico in cui i neri sono sottoposti ad attacchi razzisti sempre più aperti e vistosi [...]. I media commerciali fondati sulla supremazia dei bianchi fanno di tutto perché si creda che sulla sicurezza sociale nel suo insieme pesa la minaccia dei neri, che controllo, repressione e dominio violento sono i soli mezzi efficaci per affrontare la questione.
[...] Nella nostra cultura l'immagine del maschio nero stupratore, minaccia e pericolo per la società, ha da qualche tempo un corso spettacolare. La fissazione ossessiva dei media su tali rappresentazioni è politica. Il ruolo che essa gioca nel mantenere il dominio razzista è di convincere il pubblico che i maschi neri sono una grave minaccia, che va controllata con ogni mezzo necessario, inclusa l'eliminazione fisica. E' questo il retroterra culturale che ha plasmato la reazione dei media di fronte al caso di stupro in Central Park. E i media hanno avuto un ruolo di rilievo nel modellare la reazione del pubblico. Sono in molti a servirsi di questo caso per perpetuare stereotipi sessuali e razzismo. Ironicamente, gli stessi che dichiarano di essere traumatizzati dalla brutalità di questa vicenda non esitano ad affermare che i presunti colpevoli dovrebbero essere castrati o uccisi. Essi non vedono alcun legame tra il sostenere la violenza come strumento di controllo sociale e l'uso della violenza come esercizio di controllo da parte dei presunti colpevoli. La reazione pubblica a questo caso sottolinea la diffusa incapacità di comprendere il nesso razzismo/sessismo.
Molti neri, soprattutto molti maschi neri, servendosi del paradigma sessista secondo il quale lo stupro di una bianca da parte di un nero non è che una reazione al dominio razzista, considerano la vicenda di Central Park come una denuncia del sistema razzista.[...]. Molte bianche hanno reagito al caso concentrandosi esclusivamente sulla brutalità dell'aggressione e interpretandola come atto di dominio di genere, come espressione della violenza maschile contro le donne [...]. Le nere [...] si sono concentrate unanimamente sulla natura sessista del crimine, fornendo spesso esempi di sessismo maschile nero. Dato il lavoro svolto in ambito femminista dalle donne di colore per richiamare l'attenzione sule realtà del sessismo dei loro uomini, lavoro che generalmente suscita un interesse minimo o nullo oppure viene accusato di aggressività nei confronti dei maschi neri, è ironico che, per arrivare ad ammettere che nelle comunità nere il sessismo è un problema serio, si debba passare attraverso lo stupro brutale di una donna bianca da parte di un gruppo di ragazzi neri [...].
La reazione pubblica alla vicenda di Central Park rivela sino a che punto la cultura investe in quel genere di pensiero dualistico che aiuta a rinforzare e mantenere ogni forma di dominio. Perché dovremmo decidere se questo crimine è più sessista che razzista, come se si trattasse di forme di oppressione in concorrenza tra loro? Perché i bianchi, e in particolare le femministe bianche, si sentono meglio quando i neri e soprattutto le nere, per enfatizzare l'opposizione al sessismo maschile nero all'interno del patriarcato capitalistico fondato sulla supremazia bianca, prendono le distanze dalla condizione dei maschi neri? Le nere non possono continuare a preoccuparsi seriamente dell'effetto brutale del dominio razzista sui maschi neri e allo stesso tempo denunciare il sessismo dei loro uomini? E perché mai il sessismo dei maschi di colore viene evocato come se si trattasse di un disordine sociale di marca speciale, più pericoloso, più abominevole e minaccioso del sessismo che pervade la cultura nel suo insieme, o del sessismo che informa il dominio dei bianchi sulle donne? Queste domande riportano l'attenzione sulla logica e il modo di pensare binari, che sono il fondamento filosofico dei sistemi di dominio. Chi ha a cuore il nuovo deve dunque insistere [...] sulla complessità della nostra esperienza all'interno di una società razzista e sessista [...].
7 commenti:
a contorno del margine:
in ambiente neocon va molto di moda attaccare le femministe occidentali e la Sinistra terzomondista sul loro (presunto?) buonismo verso il sessismo dei Paesi islamici.
Se in ambiente neocon viene visto come "odio di se stessi" (intesi come Occidente illuminista e talvolta cristiano)
negli ambienti di estrazione post(neo) fascista , dove è ancora più forte questa tematica, si pone invece l'accento sulla svirilizzazione del maschio occidentale "assediato" dal maschio nero e dalla donna "mascolinizzata" occidentale(vedi : Faye o Locchi)
il discorso potrebbe estendersi poi anche al duo Israele/Palestina e ricchi/poveri
ciao
Filomeno
(che eccezionalmente ti commenta sul blog )
se vai alla riunione del 23-24 ... spendi una buona parola per noi maskietti progressisti ;-)
(ri)ciao
filomeno
Si, ho avuto modo di "scontrarmi" con posizioni di questo tipo anche in rete. Un classico del genere - Il femminismo? Una quinta colonna per omosessualità e islam - a firma di tal Guglielmo Palombini (e pubblicato inizialmente sul Domenicale) ha fatto il giro tra i cosiddetti siti e blog amici ... Se ti capita una notte insonne te ne consiglio assolutamente la lettura (sempre che ovviamente non hai nulla di meglio da leggere o da fare ...)
Per Flat non è stato previsto un tavolo dove discutere la posizione dei "maskietti progressisti", sorry :-)
"Queste domande riportano l'attenzione sulla logica e il modo di pensare binari, che sono il fondamento filosofico dei sistemi di dominio."
Continua a scriverlo è qualcosa che nessuno (o pochi) vuole vedere. E' troppo più facile separare ogni singolo problema e pretendere che si possa risolvere isolatamente, mentre il razzismo, il sessismo, l'omofobia sono tutti aspetti di uno stesso modo di pensare semplificatorio che rifiuta la complessita del mondo e la realtà del dominio, che proprio quando penetra nel profondo impedendoci di vederlo nella sua interezza è più forte
P.S: credo che non ti funzionano gli RSS
ciao
"continua a scriverlo"
Continuiamo a scriverlo ... magari riusciremo infine a farlo entrare nelle teste di qualcuno/a in più.
Purtroppo non è solo più facile pensare in termini "binari", ma anche (o forse soprattutto)più "comodo"...
Stasera no perché sono distrutta, ma presto verrò a fare un giretto da te, grazie di esserti affacciato in Marginalia
v.
PS: Anche una mia amica del sito Il Paese delle donne, mi dice che c'è un problema con i feed RSS, cominciato da qualche mese. Lei non è riuscita a venirne a capo, io da parte mia con gli RSS non ci so parlare (ognuno/a ha i suoi limiti ...), tu hai un'idea più o meno brillante per risolvere la faccenda?
Per gli RSS non sono un esperto ma se vai su questo sito te li puoi fare nuovi(è semplice poi devi inserire un tasto sul tuo blog ma c'è spiegato)
feedburner.com/fb/a/home
Ci provo a scriverlo e anche a "discutere animatamente", ma boh non vedo tantissimi risultati.
ciao
Beh, almeno ci proviamo ...intanto provo a sistemare questi feed, grazie
v.
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