Da Incidenze un lucido necrologio di Pino Rauti, costruito contrappuntando le parole di "cordoglio" del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, con una serie di link che ricostruiscono la storia di una delle più losche figure del neofascismo italiano
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sabato 3 novembre 2012
venerdì 20 luglio 2012
Cinque anarchici del Sud. Una storia negata
In Cinque anarchici del Sud. Una storia negata - volume di qualche anno fa di Fabio Cuzzola, ora disponibile in copyleft -, si ricostruiscono le vicende che portarono alla morte, il 26 settembre 1970, di cinque anarchici calabresi, Gianni Aricò, Annalise Borth, Angelo Casile, Franco Scordo e Luigi Lo Celso. I cinque anarchici erano impegnati in una ricerca di contro - informazione su alcuni dei fatti che avevano scosso l'estate del 1970 : le cosiddette "Giornate di Reggio", rispetto alle quali denunciavano l'infiltrazione di neofascisti di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale, e il deragliamento del direttissimo Palermo-Torino avvenuto il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro, che sostenevano fosse stato causato da una carica esplosiva messa da neofascisti in collaborazione con la 'ndrangheta. Il 26 settembre i cinque si mettono in viaggio in auto verso Roma dove intendevano consegnare i risultati delle loro ricerche alla redazione di Umanità Nova, ma a pochi chilometri dalla capitale vengono travolti e uccisi da un camion con rimorchio. Inutile dire che i documenti che stavano portando a Roma non sono stati mai ritrovati e che questo - come tanti altri - non fu un "incidente".
giovedì 29 settembre 2011
L'Unità d'Italia e Salò
Una crociera sul lago di Garda, su di un piroscafo dal nome evocativo, con tappa in quel di Salò. La notizia non si ricava da qualche cronaca del Ventennio, ma è fresca-fresca: l'idea è del Pdl trentino per festeggiare il centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Il tutto è stato organizzato dal senatore Cristiano De Eccher, berlusconiano oggi ma leader nel Triveneto di Avanguardia nazionale quarant'anni fa, buon amico di Delle Chiaie, habitué delle inchieste sull'eversione nera. Per tutti i particolari rinviamo ad un articolo di Andrea Fabozzi su il manifesto
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giovedì 7 aprile 2011
Cadaveri migranti al largo di Lampedusa e l'indegna farsa dell'accoglienza
Un'altra tragedia migrante: al largo di Lampedusa un barcone con oltre trecento migranti (uomini, donne, bambine/i), per la maggior parte somali ed eritrei in fuga dalla Libia, è affondato. Da quanto leggiamo su Fortress Europe, i superstiti sono solo poche decine. Su queste ennesime vittime della Fortezza Europa e l'indegna farsa dell'accoglienza all'italiana rinviamo all'editoriale di Liberazione di qualche giorno fa, I fili spinati della nostra mediocrità di Annamaria Rivera.
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lunedì 7 dicembre 2009
Piazza Fontana: una strage lunga quarant'anni. Verso il 12 dicembre, un dossier per non dimenticare quarant'anni di violenze di stato
A quarant’anni dalla Strage di Piazza Fontana la violenza dello Stato cambia forme, ma non attenua la sua ferocia. Negli anni Settanta era un fenomeno anzitutto di vertici statali, di continuità istituzionali tra Fascismo e Repubblica, di tentati colpi di Stato, di bombe nelle piazze, di complotti e segreti nell’ombra. Adesso è invece un fenomeno diffuso, capillare, in gran parte alla luce del sole, articolato anzitutto sul razzismo e alimentato da tv, governi, rotocalchi, amministrazioni locali. Si consideri quanti vigili, poliziotti, carabinieri, consigli comunali sono stati protagonisti negli ultimi anni di aggressioni o provvedimenti razzisti contro rom e migranti: morti anomale, pestaggi, torture, arresti ingiustificati, intimidazioni, allontanamenti forzati, ordinanze antimigranti, prepotenze di ogni genere. Il razzismo in Italia assomiglia ormai a una Bolzaneto a cielo aperto. Ed è una «strategia della tensione» adattata ai tempi nuovi: non più di vertice, ma diffusa, a bassa intensità. Gli omicidi fascisti e razzisti sono ormai una strage a rate. Persone ignare e inermi, uccise per una parola, una sigaretta, un pacco di biscotti. Sono tante le iniziative in cantiere per il 12 dicembre, cortei sono previsti a Bologna, Milano, Venezia, Firenze (rinvio al sito dell'Aap). Intanto il 9 dicembre (alle ore 21 all'HUB, via Serra 2/c - Bologna) sarà presentato il dossier Piazza Fontana. Una strage lunga quaranta anni a cura della redazione di Contropiano
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giovedì 30 luglio 2009
Strage di stato del 2 agosto. Noi sappiamo. Noi non dimentichiamo
NOI SAPPIAMO. NOI NON DIMENTICHIAMO
«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle rime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.»
Così incominciava il “Romanzo delle stragi” di Pasolini (1975). Ma in anni recenti, anche e soprattutto negli appelli alla verità fatti dai palchi e dagli scranni istituzionali, assistiamo al tentativo di trasformare la memoria delle stragi in una commedia, dove vengono messi in scena personaggi improbabili e continui depistaggi. Non potendo tutto negare, le dichiarazioni di rappresentanti di governo, così come i tanti libri recenti scritti da postfascisti e le cicliche rivelazioni giornalistiche al soldo del regime, tendono ad accreditare una verità dimezzata: furono alcune “menti bacate” neofasciste a promuovere la “strategia della tensione” e la violenza stragista degli anni Settanta.
Ma noi sappiamo qual'è il loro gioco: nascondere e far dimenticare imandanti e la finalità delle stragi, la loro genesi nelle istituzioni opache dello Stato italiano, dimostrata in tanti processi. Dalla strage di piazza Fontana del 1969 fino a quella di Bologna del 1980, l’Italia ha sperimentato infatti una lunga “strategia delle stragi” condotta da uomini degli apparati dello Stato e da neofascisti da essi personalmenteorganizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Quelle bombe contribuirono a reprimere il movimento operaio e studentesco: il loro scopo era quello di spaventare, di manipolare l’opinione pubblica, di promuovere con la violenza un “ritorno all’ordine”. E quei crimini sono effettivamente serviti per costruire un mondo più ingiusto, ipocrita e violento. Oggi è importante ricordare che lo stragismo fu di Stato. Non solo contro tutti i tentativi di depistaggio e di revisionismo, ma soprattutto perché la memoria diffusa è l’unico antidoto contro la possibilità che certi eventi possano ripetersi.
Per questo, in occasione dell’anniversario della strage di stato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, vogliamo ribadire, con Pasolini, che noi sappiamo e non dimentichiamo. Vogliamo ribadirlo soprattutto
oggi che la repressione della diversità, delle lotte sociali, dei desideri di liberazione, dei diritti delle persone si fa sempre più violenta. E non intendiamo essere complici di chi, ancora una volta, utilizzerà l’anniversario di una strage per sdoganare il proprio criminale revisionismo e negare le complicità con il fascismo di ieri e di oggi.
Invitiamo le donne e gli uomini che considerano la memoria e l’antifascismo valori etici irrinunciabili a lasciare, dopo il suono della sirena alle 10.25, il piazzale della stazione e proseguire con noinel “corteo della memoria” verso piazza dell’Unità.
Antifasciste e antifascisti
(riunite e riuniti in assemblea il 27 luglio)
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sabato 25 luglio 2009
Stragi di Stato. La memoria diffusa è l'unico antidoto contro la possibilità che certi eventi possano ripetersi
Nelle piazze degli anni Settanta si denunciavano le “stragi di stato” gridando slogan come “Le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni, le mettono i fascisti, le pagano i padroni” oppure “Piazza della Loggia, Piazza Fontana: mano fascista, regia democristiana”. Oggi solo la prima parte di questi slogan comincia a essere una verità riconosciuta – a denti stretti – dai governanti attuali. “Alcune di quelle bombe erano di destra”, ha dichiarato Maurizio Gasparri a fine maggio. Adesso che i conti giudiziari hanno visto archiviazioni e assoluzioni degli esecutori materiali, lo stato cerca di cancellare il ricordo dei mandanti. “In quella che è stata definita la galassia neofascista”, ha dichiarato ancora Gasparri, “c’era qualche mente bacata, che immaginando chissà quale palingenesi folle, pensava che si potesse realizzarla a colpi di scure”. Non dunque una strategia delle stragi, un uso calcolato della violenza, ma solo qualche “mente bacata”... Le dichiarazioni di Gasparri, così come tanti libri recenti scritti da postfascisti (ad es. Il sangue e la celtica di Nicola Rao o Io, l’uomo nero di Pierluigi Concutelli), tendono ad accreditare una verità dimezzata: furono alcune “menti bacate” neofasciste a promuovere la “strategia della tensione” e la violenza stragista degli anni Settanta. La posta in gioco è oggi quella di nascondere e far dimenticare i mandanti e la finalità delle stragi: la loro genesi nelle istituzioni opache dello Stato italiano, dimostrata in tanti processi. Dalla strage di piazza Fontana del 1969 fino a quella di Bologna del 1980, l’Italia ha sperimentato infatti una lunga “strategia delle stragi” condotta da uomini degli apparati dello Stato e da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Quelle bombe contribuirono a reprimere il movimento operaio e studentesco: il loro scopo era quello di spaventare, di manipolare l’opinione pubblica, di promuovere con la violenza un “ritorno all’ordine”. E quei crimini sono effettivamente serviti per costruire un mondo più ingiusto, ipocrita e violento. Oggi è importante ricordare che lo stragismo fu di Stato. Non solo contro tutti i tentativi di depistaggio e di revisionismo, ma soprattutto perché la memoria diffusa è l’unico antidoto contro la possibilità che certi eventi possano ripetersi. Crediamo pertanto che il 2 agosto sia importante una presenza di piazza autorganizzata e di base: o con uno spezzone nella manifestazione ufficiale, e/o con un’iniziativa autonoma il pomeriggio-sera come era stato proposto l’anno scorso. Crediamo che si tratti di ribadire la lunga storia della violenza statale soprattutto oggi che la repressione della diversità, delle lotte sociali, dei sogni di libertà, dei diritti delle persone si fa sempre più violenta. Per questo invitiamo tutt* – persone, collettivi, realtà sociali – a discutere in assemblea cosa fare il 2 agosto e come farlo. Proponiamo di trovarci lunedì 27 luglio alle ore 21 presso il Circolo Berneri di Piazza di Porta S. Stefano 1 a Bologna.
da Assemblea Antifascista Permanente
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da Assemblea Antifascista Permanente
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mercoledì 7 gennaio 2009
Lontano da Gaza, tra Gomorra e CasaPound
Non posso parlare di Gaza, non ancora, o posso parlarne solo come Viktor Sklovskij ha parlato d'amore senza parlare d'amore in Zoo o lettere non d'amore ... Ma mentre scrivo gli uomini, le donne, i/le bambin* dilaniat* li ho davanti agli occhi ...
Per chi arriva in questi giorni a Napoli dalla stazione ferroviaria di Napoli Centrale non è possibile ignorare le centinaia di manifesti di CasaPound (per la casa, la giustizia sociale e la retorica strumentale di maggioranza e opposizione facce della stessa medaglia) . I manifesti sono affissi un po' ovunque, nell'adiacente piazza Garibaldi e giù per tutto corso Umberto, nonostante molti siano già stati strappati o ricoperti da altri manifesti, in specie funebri, perché da queste parti (dovrebbe essere notorio) si muore molto e i funerali solenni non si contano. Morti ammazzati a Capodanno come negli altri giorni, mort* di lavoro nei cantieri, al porto, nei laboratori ricavati nei sottoscala, donne ammazzate come nel resto d'Italia, mort* ammazzati* "apposta" o per sbaglio, per caso o fatalità, morti di camorra o di monnezza. Non la monnezza lasciata per le strade e che oramai fa tanto esotico (ho visto turist* fotografarla) ma quella tossica proveniente da tutta Italia, "intombata" per anni e anni nelle campagne qui intorno e che regala centinaia di tumori all'anno ... Un' altra manna per le agenzie funebri e non solo. Poi però girando per i vicoli, razzolando tra i libri nelle bancarelle di Porta Alba, tra una sfogliatella, una pizza da Michele, una frittatina in una friggitoria unta quanto basta di San Lorenzo (non necessariamente nell'ordine), di questi manifesti non se ne vedono affatto e mi sembra il minimo chiedersi perché. Saranno forse in poch* e il comitato accoglienza di CasaPound Napoli avrà ritenuto conveniente concentrare le forze in zona stazione ferroviaria? O piuttosto la concentrazione di manifesti in una sola zona è riconducibile alla non agibilità dei neofascisti in alcune zone e agibilità assoluta in altre? Ecco, qui mi manca tanto una bella mappatura della città, magari "incrociata" tra Gomorra (il riferimento è a Gomorra di Roberto Saviano, che aldilà del personaggio offre spunti interessanti) e CasaPound. Perché un legame tra queste "realtà", un legame quantomeno "ideale", c'è: durante i suoi numerosi arresti il boss della cosca del quartiere Sanità Giuseppe Misso - oggi pentito, autore qualche anno fa del volume I leoni di marmo e noto per essere da sempre vicino ai Nar e tra gli indagati per la strage dell’Italicus e quella della stazione di Bologna -, è sempre stato trovato in compagnia dei libri dei suoi autori preferiti, Julius Evola ed Ezra Pound ...
________________________
Le mamme di CasaPound
CasaPound Superstar
CasaPound: il volto attraente dei nuovi fascisti
Ave Italo!
Chi è veramente CasaPound
Un Italo da rottamare
Per chi arriva in questi giorni a Napoli dalla stazione ferroviaria di Napoli Centrale non è possibile ignorare le centinaia di manifesti di CasaPound (per la casa, la giustizia sociale e la retorica strumentale di maggioranza e opposizione facce della stessa medaglia) . I manifesti sono affissi un po' ovunque, nell'adiacente piazza Garibaldi e giù per tutto corso Umberto, nonostante molti siano già stati strappati o ricoperti da altri manifesti, in specie funebri, perché da queste parti (dovrebbe essere notorio) si muore molto e i funerali solenni non si contano. Morti ammazzati a Capodanno come negli altri giorni, mort* di lavoro nei cantieri, al porto, nei laboratori ricavati nei sottoscala, donne ammazzate come nel resto d'Italia, mort* ammazzati* "apposta" o per sbaglio, per caso o fatalità, morti di camorra o di monnezza. Non la monnezza lasciata per le strade e che oramai fa tanto esotico (ho visto turist* fotografarla) ma quella tossica proveniente da tutta Italia, "intombata" per anni e anni nelle campagne qui intorno e che regala centinaia di tumori all'anno ... Un' altra manna per le agenzie funebri e non solo. Poi però girando per i vicoli, razzolando tra i libri nelle bancarelle di Porta Alba, tra una sfogliatella, una pizza da Michele, una frittatina in una friggitoria unta quanto basta di San Lorenzo (non necessariamente nell'ordine), di questi manifesti non se ne vedono affatto e mi sembra il minimo chiedersi perché. Saranno forse in poch* e il comitato accoglienza di CasaPound Napoli avrà ritenuto conveniente concentrare le forze in zona stazione ferroviaria? O piuttosto la concentrazione di manifesti in una sola zona è riconducibile alla non agibilità dei neofascisti in alcune zone e agibilità assoluta in altre? Ecco, qui mi manca tanto una bella mappatura della città, magari "incrociata" tra Gomorra (il riferimento è a Gomorra di Roberto Saviano, che aldilà del personaggio offre spunti interessanti) e CasaPound. Perché un legame tra queste "realtà", un legame quantomeno "ideale", c'è: durante i suoi numerosi arresti il boss della cosca del quartiere Sanità Giuseppe Misso - oggi pentito, autore qualche anno fa del volume I leoni di marmo e noto per essere da sempre vicino ai Nar e tra gli indagati per la strage dell’Italicus e quella della stazione di Bologna -, è sempre stato trovato in compagnia dei libri dei suoi autori preferiti, Julius Evola ed Ezra Pound ...
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Le mamme di CasaPound
CasaPound Superstar
CasaPound: il volto attraente dei nuovi fascisti
Ave Italo!
Chi è veramente CasaPound
Un Italo da rottamare
venerdì 10 ottobre 2008
Ehi Mambro, mambo italiano, ehi Mambro, mambo italiano ...

Stridente associazione di idee : Mambo italiano cantata da Miranda Martino (o se preferite la versione inglese di Rosemary Clooney), l'omonima commedia del canadese Emile Goudreault sul coming out di un giovane gay di origini italiane (in very real&genuine&veracious famiglia italo-americana spaghetti-mamma-pummarò-pizza-San Gennaro ...) e le ultime esternazioni di Imma Battaglia, presidente di Di'Gay Project Onlus, che ha espresso solidarietà a Francesca Mambro, terrorista dei Nar, condannata per la strage della stazione di Bologna, ma che in questi giorni ha ottenuto la libertà condizionale ( e nel 2013 sarà libera ) *:
"Contrariamente alle polemiche innescate da Mario Adinolfi penso che da parte della Mambro e di Fioravanti ci sia stata una evoluzione positiva della loro esperienza. Mi piace ricordare che in occasione del Wolrd Pride del 2000 Mambro e Fioravanti hanno saputo dialogare con le posizioni più estremiste contrarie alla manifestazione gay, mostrando non solo coraggio, ma l’intelligenza di essere al corteo dell’orgoglio gay e di sapere parlare a tanti giovani di estrema destra o di destra, ma anche a tanti giovani di sinistra. Quindi rispetto alle polemiche di queste ore trovo giusto esprimere la mia solidarietà alla Mambro" (I. Battaglia, Solidarietà alla Mambro)".
Stridente associazione di idee offerta in meditazione a coloro che un mesetto fa, su un mensile molto gay-fashion (mi dicono), hanno definito "militonti sedicenti antagonisti" incapaci di "saper leggere i più elementari codici della comunicazione satirica" quant* avevano criticato la campagna pubblicitaria del Pride 2008 e in specie Italo.
E che ora si dicono "sdegnati" delle dichiarazioni di Battaglia.
A quale codice comunicativo risponde lo sdegno tardivo?
Elementare ...
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* Provvedimento che Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, ha definito "l'ennesimo premio all'omertà di stato".
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"Contrariamente alle polemiche innescate da Mario Adinolfi penso che da parte della Mambro e di Fioravanti ci sia stata una evoluzione positiva della loro esperienza. Mi piace ricordare che in occasione del Wolrd Pride del 2000 Mambro e Fioravanti hanno saputo dialogare con le posizioni più estremiste contrarie alla manifestazione gay, mostrando non solo coraggio, ma l’intelligenza di essere al corteo dell’orgoglio gay e di sapere parlare a tanti giovani di estrema destra o di destra, ma anche a tanti giovani di sinistra. Quindi rispetto alle polemiche di queste ore trovo giusto esprimere la mia solidarietà alla Mambro" (I. Battaglia, Solidarietà alla Mambro)".
Stridente associazione di idee offerta in meditazione a coloro che un mesetto fa, su un mensile molto gay-fashion (mi dicono), hanno definito "militonti sedicenti antagonisti" incapaci di "saper leggere i più elementari codici della comunicazione satirica" quant* avevano criticato la campagna pubblicitaria del Pride 2008 e in specie Italo.
E che ora si dicono "sdegnati" delle dichiarazioni di Battaglia.
A quale codice comunicativo risponde lo sdegno tardivo?
Elementare ...
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* Provvedimento che Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, ha definito "l'ennesimo premio all'omertà di stato".
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