Angela Davis dopo essere stata a RomaTre sarà anche all'università di Bologna con una lectio dal titolo The meaning of white supremacy today / Il significato della supremazia bianca oggi il 16 marzo (mentre il 15 è previsto un incontro con student@ all'università)!
Visualizzazione post con etichetta Black Power. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Black Power. Mostra tutti i post
mercoledì 9 marzo 2016
domenica 20 gennaio 2013
Violenza politica / Da Frantz Fanon ai movimenti afroamericani
Ricevo e volentieri pubblico la notizia di un dibattito che si terrà domani - lunedì 21 gennaio 2013 - sul tema Violenza politica da Fanon ai movimenti afroamericani, organizzata da Il Caso S, al cui sito rinvio per ulteriori info sull'incontro. Colgo l'occasione di questo breve post per rilanciare l'appello del Centro Frantz Fanon, a rischio chiusura
martedì 29 maggio 2012
venerdì 27 aprile 2012
giovedì 19 aprile 2012
Elizabeth Catlett / Ad memoriam
A qualche settimana dalla morte un ricordo di Elizabeth Catlett (1915-2012), splendida artista/attivista, autrice tra l'altro di significative opere ispirate da celebri figure del movimento di lotta africano-americano come Harriet Tubman, Phillis Wheatley e Malcom X. Via Le Beau Vice, il bel blog di Elisabeth Lebovici. Grazie a Giovanna Zapperi (con baci) per la segnalazione.
martedì 20 marzo 2012
Angela (Davis)
La scorsa settimana, leggendo un articoli pubblicato in occasione della morte di Lucia Mannucci (voce "femminile" del Quartetto Cetra, gruppo che avevo sempre vagamente collegato alla canzoncina per bambine/i Nella vecchia fattoria), avevo scoperto, con immaginabile stupore, che nel 1971 il Quartetto aveva scritto una canzone dedicata ad Angela Davis. Cantata durante un programma della Rai, la canzone era valsa al gruppo una telefonata di pesanti minacce: "Dica al suo collega Savona di non fare il gradasso sul palcoscenico e di lasciar perdere la politica, di cantare Nella vecchia fattoria e di smetterla di sfruculiare con Angela Davis e tutto il resto... queste sono cose delicate, mi sono spiegato?") . Non trovando lì per lì traccia del brano in rete (testo, audio e/o video) avevo lanciato un s.o.s alle/ai frequentatrici / frequentatori di Marginalia. Grazie ad un commento di Angie ed altre piste suggerite via mail (grazie a tutte/i), la ricerca è approdata ad un sito (Grovenshark) con l'audio di Angela (che potete ascoltare cliccando sul riquadro alla fine del post). Tralasciando qualsiasi commento sulla qualità musicale e sul testo (un tripudio di rime tra amore e dolore su un'aria che oggi definiremmo melensa in cui infine Angela Davis è paragonata ad un fiore ...) riflettevamo su come anche questo piccolo frammento ( a suo modo "storico") contribuisca a complicare il quadro di quegli anni cruciali. Abbandonata l'ipotesi suggerita da qualcuno (e ovvero che le minacce al Quartetto Cetra fossero scatenate dall'evidente bruttezza musicale del pezzo), resta la difficoltà, la confusione, lo stupore. Com'era percepita in quel periodo dall'opinione pubblica (non quindi negli ambiti più o meno politicizzati) la figura rivoluzionaria di Angela Davis? Com'era il "clima" se addirittura cantare in Rai una canzone che oggi ci appare "inoffensiva" se non addirittura banalizzante del messaggio politico della vicenda, poteva provocare delle minacce? Quali furono, se ci furono, le reazioni del gruppo e/o della Rai? ... Mentre altri interrogativi ci frullano in testa vi lasciamo all'ascolto, magari tra qualche giorno se abbiamo tempo ci ritorniamo su.
Etichette:
Angela Davis,
anni 70,
Black Power,
mass media,
memoria
venerdì 9 marzo 2012
Black fashion power
Una presa di posizione già vecchiotta per gli standard del web (pubblicato su Le Monde a fine gennaio fa riferimento ad un articolo pubblicato dal settimanale francese Elle il 13 dello stesso mese) e che per mancanza di tempo neanche traduco, quindi l'interesse per i/le più sarà probabilmente pari a zero. Ma non importa, oramai uso spesso Marginalia come "taccuino degli appunti" e magari a qualcuno/a prima o poi tornerà sicuramente utile. Nel caso però poi ricordatevi di ringraziare ;-)
lunedì 30 gennaio 2012
Angela Davis / Forever
Così, semplicemente perché qualche giorno fa è stato il suo compleanno. Happy Birthday, Angela Davis!
giovedì 13 ottobre 2011
Black Power : i pugni alzati di Tommie Smith e John Carlos
Ottobre 1968: Tommie Smith e John Carlos con i pugni alzati sul podio olimpico di Città del Messico. La foto è, mi sembra, molto celebre, ma forse non tutte/i ne conoscono la storia. Riprendiamo dunque un articolo dal sito InStoria, Tommie Smith. Un nero con il pugno alzato, che di questo avvenimento fa una breve ma insieme ricca sintesi. Pur se forse troppo centrato sul "mito" Tommie Smith, comunque offre elementi invogliando a letture e approfondimenti: "Appena la bandiera a stelle e strisce cominciò a oscillare nel vento di quell’estate messicana, Tommie Smith e John Carlos rimasero in piedi sul podio, con le loro medaglie al petto (per la cronaca, una era fatta d’oro e una di bronzo); abbassarono la testa e alzarono un pugno. Il destro Smith, il sinistro Carlos. Pugni evidenziati dai loro guanti di cuoio nero.Thomas Smith, meglio conosciuto come Tommie, era nato il 5 giugno del 1944, settimo di dodici figli. Da piccolo, dopo essersi salvato da un terribile attacco di polmonite, lavorò nei campi di cotone; ma presto, visto che il ragazzo era determinato e amava lo studio, si iscrisse all’università, dove ottenne due lauree. Oltre a ciò, visto che il ragazzo era determinato e amava correre... si portò a casa tredici record universitari nell’atletica leggera.Iniziò così la storia di uno dei più grandi sprinter dell’atletica leggera, Tommie Smith, tra i più forti di sempre nei 200 metri, specialità con cui trionfò nelle olimpiadi di Mexico City, nel 1968, con il tempo record di 19.83 secondi. Ma a questo punto, poco dopo il record, la storia di Tommie esce dai confini dell'attività sportiva.La sua premiazione divenne uno dei più grandi simboli per immagini di tutto il XX secolo, e si trattò senza dubbio della cerimonia di medaglia più popolare di tutti i tempi, nonché di un momento fondamentale per movimento di diritti civili. Ad accompagnare Tommie Smith nella Storia, il suo collega e amico John Carlos, medaglia di bronzo nella stessa gara.Smith disse più tardi a chi lo intervistò che il suo pugno destro, dritto nell’aria, rappresentava il potere nero in America, mentre il pugno sinistro di Carlos rappresentava l’unità dell’America nera. Con i loro pugni alzati, lì sul podio olimpico, Tommie Smith e John Carlos comunicarono al mondo intero la loro solidarietà con il movimento del black power, che in quegli anni lottava aspramente per i diritti dei neri negli Stati Uniti. In maniera non violenta i due stavano attuando quella disobbedienza civile che era stata auspicata da Martin Luther King, morto poco prima delle Olimpiadi. I loro occhi rivolti verso il basso (e non verso la bandiera americana), insieme al loro pugni foderati di cuoio nero, suscitarono enorme scalpore e polemiche.Un gesto silenzioso che scavò dentro molte coscienze. Questo gesto di portata mondiale spinse Tommie Smith nella ribalta come portavoce dei diritti umani, attivista, e simbolo dell'orgoglio afro-americano, a casa e all'estero. Nel frattempo Smith ha vissuto anche una discreta carriera come allenatore, educatore e direttore sportivo... Ma torniamo a quelle olimpiadi del '68. Il movimento dei diritti civili non aveva fatto molta strada nel tentativo di eliminare le ingiustizie subite dai neri d’America, e per attirare l'attenzione pubblica sulla questione, verso la fine del 1967, alcuni atleti neri avevano dato vita all’Olympic Project for Human Rights, OPHR, con il fine di organizzare un boicottaggio delle olimpiadi che si sarebbero tenute l’anno seguente a Città del Messico. Il leader del progetto era il dottor Harry Edwards. Edwards, pur appoggiato da Smith e da altri, non riuscì però a convincere gli atleti neri della nazionale olimpica a partecipare al boicottaggio. I due atleti sfruttarono quindi il palcoscenico offerto dalla premiazione per rovinare la festa ai connazionali e al mondo. Almeno un po'. Anche il terzo atleta, quello bianco con la medaglia d’argento, prese a suo modo parte all’evento: portava infatti sul petto un piccolo distintivo dove c’era scritto OPHR.La provocazione era completa. Il nome di quell’atleta è Pietro Norman, la nazionalità australiana. Un temporale di oltraggi fu quello che investì i ribelli Tommie e John: per vilipendio alla bandiera e ai Giochi Olimpici furono espulsi dalla squadra nazionale e addirittura banditi dal villaggio olimpico. Ma la loro leggenda era già iniziata, visceralmente legata, come molti fatti del '900, a un'immagine... una fotografia.
venerdì 7 ottobre 2011
The Black Power Mixtape 1967-1975
Kathleen Cleaver in una foto tratta dal film documentario The Black Power Mixtape diretto da Göran Olsson e premiato al Sundance Film Festival 2011. Con lei, tra le/gli altre/i, Danny Glover, Harry Belafonte, Erykah Badu, Ahmir-Khalib Thompson, Talib Kweli, Angela Davis, Bobby Seale, Stokely Carmichael
mercoledì 31 agosto 2011
La "differenza sessuale" e le altre / La "différence sexuelle" et les autres
A grande richiesta voilà il link dove è possibile leggere / scaricare il nostro articolo La "différence sexuelle" et les autre, a quanto sembra non facilmente reperibile nelle biblioteche nostrane. E di seguito anche i riferimenti bibliografici completi: Vincenza Perilli, La "différence sexuelle" et les autres, in Marc Bessin e Elsa Dorlin (a cura di), Féminismes. Théories, mouvements, conflits, in L'Homme et la Société, n. 158, 2005, pp. 145-168. Invece se vi interessa leggere tutto il numero, potete scaricarlo (ma purtroppo non gratis) dal sito de L'Harmattan. Buona lettura.
Etichette:
Angela Davis,
bell hooks,
bibliografie,
black feminism,
Black Panther,
Black Power,
Carla Lonzi,
Christine Delphy,
Colette Guillaumin,
Combahee River Collective,
sessismo e razzismo
martedì 31 maggio 2011
Il violento e coraggioso atto d'accusa alla società razzista bianca di Jean Genet e Carole Roussopoulos
Nel 1970 Jean Genet viene nvitato dalla televisione pubblica francese a parlare del recente arresto di Angela Davis. Sospettando che il suo intervento possa essere censurato, chiede a Carole Roussopoulos di accompagnarlo con la videocamera. Come previsto il filmato non andrà mai in onda. Questi pochi frammenti sono tutto quel che rimane del violento e coraggioso atto d'accusa alla società razzista bianca di Genet e, insieme, una formidabile denuncia dell'apparato televisivo, colto impietosamente dall'occhio - di cui sentiamo forte la mancanza - di Carole Roussopoulos. Pochi minuti colmi di rara passione intellettuale e politica che "doniamo" volentieri sperando possano ispirare per il presente.
lunedì 9 maggio 2011
Billie Holiday / Strange Fruit
Billie Holiday in una versione live di Strange Fruit, il mio "furto" di qualche giorno fa per Ladri di Bellezza.
sabato 5 febbraio 2011
Sister Outsider. La solidarietà è un'arma: dalle lotte di liberazione afroamericane alle lotte contro i Cie
Riceviamo da Amazora segnalazione dell'iniziativa Sister Outsider. La solidarietà è un'arma: dalle lotte di liberazione afro-americane alle lotte contro i Cie. L'iniziativa - con proiezione del film di Sonia DeVries Out: The Making of a Revolutionary , buffet benefit e incontro/discussione con Silvia Baraldini -, si sdoppierà, con lo stesso programma, in due date e luoghi distinti: presso il circolo Iqbal Masih(via della Barca 24/3 - Bologna) giovedì 10 febbraio alle 19.30 (serata solo per donne) e il giorno successivo al Circolo Pavese (via del Pratello, 53) alle 19 per tutti e tutte.
domenica 13 settembre 2009
venerdì 27 marzo 2009
Razza, privilegio e identità

A Bristol, il 24 e 26 aprile prossimi, si terrà un incontro, Race, Privilege & Identity, che mi sembra veramente interessante per le riflessioni che propone intorno a nodi ancora molto poco meditati (se non proprio ignorati) all'interno della teoria/pratica femminista e queer (soprattutto qui in Italia dove spesso emerge nei discorsi anche di "movimento" un incosapevole razzismo. Spiace dirlo). Riflettere intorno al concetto di "privilegio", su razzismo/femminismo, sulla necessità di una lotta (reale) che sia antisessista e antirazzista, mi sembra dunque esercizio utile e soprattutto necessario. Di questo incontro mi piace molto anche il manifesto: l'immagine che fa da sfondo è una foto di Olive Morris, militante femminista e squatter negli anni 70 in Inghilterra, attivista del Black Panther e del Black Power Movement inglese, tra le fondatrici del Brixton Black Women’s Group e dell' Owaad (The Organisation of Women of African and Asian Descent), morta tragicamente giovanissima, a soli 27 anni.
Credo che conoscere la storia di questa ed altre militanti, possa offrire validi spunti a quante sono ancora indecise su da che parte stare ... Da parte mia so già da che parte stare, perchè "La crisi colpisce duro, la crisi colpisce tutti: donne e uomini, italiani e migranti. Eppure, per rispondere alla crisi, il governo produce e sancisce differenze. È razzismo istituzionale: la legge Bossi-Fini e il "pacchetto sicurezza" inseguono il sogno di una forza lavoro usa e getta, vogliono ridurre i migranti e le migranti alla perenne espellibilità. Tutti i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione, sospesi dal lavoro e licenziati vedono ogni progetto di vita frantumarsi di fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i precari con contratti a termine e senza garanzie sono messi alla porta per primi. Tra i lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una minaccia più vicina, l'espulsione una possibilità sempre presente. Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE" (dall'appello Da che parte stare uscito dall'assemblea del 7 marzo scorso). Se ne parlerà, tra l'altro, questa sera a Bologna, nel corso di un incontro al quale mi dispiace molto non poter partecipare essendo altrove, Change Utopia! The migrant and/as the other. Migrazione, cittadinanza, esclusione.
___________________
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
La matrice della razza
Aspettando Sistren
Contro la violenza sessista e razzista
Sommovimento antirazzista e antisessista
"Sexe" et "race" dans les féminismes italiens. Jalons d’une généalogie
Una frase di Barbara Smith
Razzismo: un nodo da districare
A cosa miriamo? Per uno spostamento delle lotte dei (nei) femminismi
Lontano/vicino: Combahee River Collective
Scambi di sguardi. Dimensione transnazionale dei femminismi
La différence sexuelle et les autres
Donne di mondo
Per la libertà e i diritti delle/dei migranti
Basta aspettare!
Scuole matrigne
"Ora la parola ai migranti. Basta giocare con le nostre vite!"
.
___________________
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
La matrice della razza
Aspettando Sistren
Contro la violenza sessista e razzista
Sommovimento antirazzista e antisessista
"Sexe" et "race" dans les féminismes italiens. Jalons d’une généalogie
Una frase di Barbara Smith
Razzismo: un nodo da districare
A cosa miriamo? Per uno spostamento delle lotte dei (nei) femminismi
Lontano/vicino: Combahee River Collective
Scambi di sguardi. Dimensione transnazionale dei femminismi
La différence sexuelle et les autres
Donne di mondo
Per la libertà e i diritti delle/dei migranti
Basta aspettare!
Scuole matrigne
"Ora la parola ai migranti. Basta giocare con le nostre vite!"
.
Etichette:
antirazzismo,
antisessismo,
black feminism,
Black Panther,
Black Power,
donne migranti,
femminismi transnazionali,
femminismo anni 70,
Olive Morris,
postcolonialismo,
pratiche di resistenza
martedì 11 novembre 2008
Effetto Black Power

Beh, speriamo che l'effetto Obama non si riduca a questo ... E soprattutto non ci faccia dimenticare, da questa parte dell'oceano, il razzismo contro migranti e rom che passa in questi giorni nelle aule parlamentari con la discussione sul disegno di legge 733 sulla "sicurezza"...
______________________
Rinvio a Obama: dal Black Power alla Black House e all'articolo che lì citavo di Lalla Fatma M'semer scritto prima dello scatenarsi del dibattito mediatico tra entusiast* e scettic*. Notevole, ma tutto da discutere, l'articolo di Judith Butler Ma non è la redenzione , pubblicato su Il Manifesto ma che io ho letto in Materiali Resistenti. Mentre sulla splendida Michelle Robinson in Obama, astronauta mancata, rinvio alla Nuova Towanda che quando non c'è manca ...
.
mercoledì 5 novembre 2008
Obama: dal Black Power alla Black House

In realtà sono state già dette, si dicono e si diranno un sacco di altre cose. Personalmente penso che la White House resterà (più o meno) la stessa White House, e sarebbe rimasta tale anche con una riverniciata Pink, soprattutto se di una ex-first lady ... Nonostante la rottura simbolica che questa vittoria (definita epocale) rappresenta , so (sappiamo) che, tanto per cominciare, non finirà la politica imperialista statunitense. E non finiranno nè cambieranno un mucchio di altre cose. Ma non posso nè ignorare nè sentirmi distante dai festeggiamenti che in queste ore si stanno svolgendo in tutto il globo, soprattutto nei (cosiddetti) ghetti abitati da latinos, neri, asiatici e altre "minoranze" in tutti gli Stati Uniti, nei sobborghi di Londra e altre metropoli, nelle banlieues parigine, nelle favelas e nelle baraccopoli africane ...
So (sappiamo) chi è Obama e soprattutto cosa non potrà essere. Sappiamo che la "sua" vittoria, non è la vittoria tardiva delle Black Panther e neanche del Black Power ma dell'establishment americano e del suo potere. Eppure ... come spiegarsi questo eppure ... Non basta a spiegarlo solo il godimento di sapere quanto questa vittoria dispiaccia comunque a un sacco di gente, come ad esempio ai gruppi per il nazionalismo e la supremazia bianca che stanno spuntando come funghi in tutti gli Stati Uniti...
Ma non basta. Non basta a spiegare perché. Perché nonostante sappiamo, noi ( individu* per un motivo o per l'altro "ai margini", "fuori della norma", individu* razzializzati ) percepiamo questa vittoria come anche nostra. Mi chiedo ancora perché?
La risposta non può che essere quella, dolorosa, di Lalla Fatma M'semer, così lucidamente espressa nell'articolo scritto per il n° 13 de L'Indigène de la République, che si chiude con una frase di Angela Davis.
____________________
L'immagine l'ho presa dal sito Afroitaliani/e, a sua volta ripresa da qui, una risposta allo slogan razzista Keep the White House White ...
.
Iscriviti a:
Post (Atom)