Visualizzazione post con etichetta Etiopia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Etiopia. Mostra tutti i post

martedì 30 giugno 2015

I conti col passato: l’Italia repubblicana e l’eredità coloniale / Seminario nazionale SISSCO

Cagliari, 2- 4 luglio 2015, seminario nazionale SISSCO: Colonialismo e identità nazionale. L’Oltremare tra Fascismo e Repubblica Seminario III. I conti col passato: l’Italia repubblicana e l’eredità coloniale Programma e maggiori info nel sito della SISSCO

mercoledì 22 aprile 2015

Seminario Sissco / I conti col passato: l'Italia repubblicana e l'eredità coloniale

Il programma completo sul sito della Sissco, mentre nella mia pagina personale in Academia. edu l'intervento che presenterò insieme a Elena Petricola e Andrea Tappi, Faccetta nera. La «Domenica del Corriere» e il colonialismo italiano.

mercoledì 25 febbraio 2015

Da/per Gabriella Ghermandi e Atse Tewodros Project

Avevo già segnalato qui, circa tre anni fa, Atse Tewodros, un bellissimo progetto nato dall'incontro ad Addis Abeba tra Gabriella Ghermandi - che molt@ di voi conoscono , se non personalmente sicuramente per il suo bellissimo Regina di fiori e di perle - e alcuni vecchi partigiani etiopici che avevano combattuto contro l'occupazione fascista. Sono stati loro a chiederle di far rivivere i canti della loro resistenza. Nasce così un disco (bellissimo) frutto del lavoro di musicist@ etiopic@ e italian@ e registrato grazie al sostegno dal basso di centinaia di persone che come me e tant@ altr@ hanno acquistato in anticipo una copia del disco stesso. Purtroppo, pur registrato, il disco non è mai stato distribuito. Ma ora c'è la possibilità per Atse Tewodros Project di essere distribuito in tutto il mondo grazie a una competizione musicale indetta da un grosso network, composto da più case discografiche, di world music. Si vince grazie ai voti espressi su questo sito, tramite il rating, cioè cliccando semplicemente su una (e solo una, a seconda del voto che si vuole esprimere) delle stelline presenti. Affrettatevi perché si può votare ancora solo fino a fine mese (e fate girare la notizia, please)

domenica 15 febbraio 2015

Archivi del futuro / Reminder

Velocissimo reminder del convegno di Postcolonialitalia, Archivi del futuro, di cui vi avevo già segnalato a suo tempo il cfp e poi il programma. Purtroppo, per sopraggiunti problemi personali non potrò, con mio grandissimo dispiacere, prendervi più parte e presentare il paper che avevo proposto e che vi copio incollo sotto anche se potete leggerlo, insieme a quelli degli altri interventi, anche nel sito del convegno // Fin dall'epoca liberale, il “meticciato” è uno dei “problemi” maggiori, ma anche di più difficile “soluzione”, che il razzismo coloniale italiano si trova ad affrontare. Dall'iniziale assenza di espliciti divieti, ai vani e confusi tentativi di porre un argine alle “unioni interrazziali” (per lungo tempo tollerate nella sola forma del cosiddetto madamato), fino alla condanna, con la proclamazione dell'Impero, delle “unioni di indole coniugale” tra “nazionali” e “suddite” (che introduce la questione dell'asimmetria dell'interrelazione tra razza e genere, cfr. Barbara Sòrgoni, 1998), il problema del “meticciato” cortocircuita continuamente con un immaginario collettivo, che lo stesso discorso razzista aveva contribuito a consolidare, profondamente intriso di metafore e rappresentazioni di genere (che Anne McClintock ha definito porno-tropics, 1995). Nel secondo dopoguerra, mentre la neonata repubblica si accingeva ad archiviare frettolosamente le brutture del colonialismo come parentesi e frutto della sola barbarie fascista, e un pesante silenzio calava anche sui/sulle bambini/e “meticci” abbandonati dai padri italiani in Africa (questione tabù ancora per tutti gli anni Cinquanta, cfr. Tatiana Petrovich Njegosh in Petrovich Njegosh e Scacchi, 2012) la nascita di bambini/e “mulatti” da donne “italiane” e soldati alleati non-bianchi, reintroduce il “problema” nel cuore stesso della metropoli. Con questo paper mi propongo (ricorrendo a documenti d'archivio, fonti iconografiche, letterarie e cinematografiche) di analizzare le strategie messe in campo per occultare queste unioni e la nascita di coloro che rappresenterebbero con “il colore italo-nero delle loro guance il senso di abiezione della Patria” (per usare le parole di un deputato italiano durante una seduta dell'Assemblea Costituente nel 1947). Analisi che fa emergere con violenza la persistenza nel dopoguerra di violenti rapporti di dominio contemporaneamente “razzizzati” e “genderizzati”, del resto ancora operativi nel nostro presente post-coloniale (Vincenza Perilli, «Il senso di abiezione della Patria». Unioni sessuali interrazziali, genere e razzismo nel secondo dopoguerra italiano)

lunedì 10 novembre 2014

Sbiancare un etiope

Giovedì 13 novembre, alle 10.15, all'interno del corso di Sociologia della letteratura del prof. Fulvio Pezzarossa (Aula di via s. Giacomo, 7 - Bologna), presentazione di Sbiancare un etiope di Federico Falloppa (Aracne, 2013) // Nell'immagine una delle cartoline della famosa serie di  Enrico de Seta (1935-1936).

sabato 25 ottobre 2014

Bus separati per "rom" e "residenti" / Una lettera di Giuseppe Faso

Bus separati per "rom" e "residenti" sulla linea n. 69, che da Torino porta nella cittadina di Borgaro: questa la proposta avanzata dal sindaco, Claudio Gambino (Pd) e da un assessore di Sel, Luigi Spinelli. La definiscono una "provocazione", forse ignari (come altri che prima di loro hanno avanzato simili proposte) del decreto del 19 luglio 1937 che all'interno della più ampia legislazione di segregazione razziale nelle colonie italiane in AOI, interdiceva "ai sudditi l'uso di autovetture in servizio pubblico guidate da nazionali" (cfr. La menzogna della razza, Grafis, 1994). Sulla vicenda pubblico una lettera che Giuseppe Faso (dell'associazione Straniamenti e autore, tra l’altro, di Lessico del razzismo democratico) ha inviato al sindaco di Borgaro Torinese. Per chi volesse imitarlo ecco la mail: sindaco@comune.borgaro-torinese.to.it . 
Egregio sindaco, Le chiedo col massimo rispetto un ripensamento rispetto alla Sua idea, se riportata senza forzature dalla stampa. Si possono senza dubbio capire e rispettare le Sue preoccupazioni e il Suo senso di responsabilità nei confronti di un problema la cui gravità non posso certo giudicare io da centinaia di chilometri di distanza. La soluzione prospettata da Lei, quale appare dalla stampa, preoccupa: non è possibile immaginare di distinguere l’utenza dei bus secondo una provenienza sociale, etnica, razziale e rivendicare una distanza dal razzismo. Abbia pazienza, ma il razzismo consiste proprio nel categorizzare le persone, e attribuire loro responsabilità o quozienti di inaccettabilità, in base semplicemente a una presunta origine. Lei probabilmente è piemontese, e io sicuramente meridionale: “piemuntisi” erano per i miei bisnonni truppe di occupazioni, che sulla base di presunta pericolosità di intere popolazioni hanno compiuto crimini di massa. E persone nate e vissute da ragazzi dove io sono nato e vissuto da ragazzo in Comuni non lontani dal suo hanno operato negli ultimi decenni secondo logiche mafiose – partendo dal movimento terra e inquinando a volte municipi interi -; impediranno a Lei e a me di rispettarci come individui, e come individui responsabili del loro operato, e non della loro più o meno presunta appartenenza, giudicarci? Spero di no. Lei ha una grande responsabilità amministrativa: non si faccia ricordare come chi ha attuato quanto i Suoi colleghi leghisti hanno più volte minacciato. Non penserei che Lei è un razzista, non attribuisco a nessuno etichette totalizzanti. Ma i gesti, le decisioni, i comportamenti, quelli sì, possono essere razzisti, e non dipendono dalle Sue intenzioni, ma dalle categorizzazione che metterà o no in atto. Se Lei adopererà una categoria razzizzata, avrà deciso da solo del razzismo della Sua decisione. Certo, molti Le daranno ragione. Non mi faccia operare paralleli storici poco lusinghieri per chi a suo tempo ha dato o avuto consenso su questi temi. Cordialmente, Giuseppe Faso 
(Photo credit: effetti sulla popolazione civile dei gas usati dagli italiani durante l'aggressione all'Etiopia 1936-1941, foto dal sito dell'Ecadf)

venerdì 30 maggio 2014

Movimenti nel Mediterraneo

Con molta gioia annuncio l'uscita del 33esimo numero di Zapruder, a cura di Andrea Brazzoduro e Liliana Ellena, Movimenti nel Mediterraneo. Relazioni, scambi, conflitti. Di seguito trovate indice , mentre sul sito di Sim tutte le info per sostenere questo progetto che,val la pena ricordarlo, è frutto del lavoro di un gran numero di persone, interamente autofinanziato e dal quale nessun@ trae alcun profitto se non quello dell'esistenza di uno spazio di espressione autonoma. Buona lettura // EDITORIALE: Andrea Brazzoduro e Liliana Ellena, Rovesciare la carta. Giochi di scale / ZOOM: Ilham Khuri-Makdisi, Migranti, lavoratori, anarchici. La costruzione della sinistra in Egitto, 1870-1914 / Emmanuel Blanchard, Massacro coloniale alla Nazione. Parigi, 14 luglio 1953 / Natalya Vince, «È la Rivoluzione che le proteggerà». Movimenti delle donne e “questione femminile” in Algeria e Tunisia / IMMAGINI: Giacomo Mirancola, Il Mediterraneo dalla soglia siciliana (a cura di Ilaria La Fata) / Patrick Altes, Una storia di rivoluzioni / SCHEGGE: Stéphane Dufoix, Diaspora. Metamorfosi di una parola globale / Vanessa Maher, «New Times and Ethiopians News». L’antifascismo e l’anticolonialismo di Sylvia Pankhurst e Silvio Corio / Renata Pepicelli, Le donne nei media arabi a due anni dalle rivolte. Pluralità di modelli e molteplicità di sfere pubbliche / Nicoletta Poidimani, Ius sanguinis. Una sintesi di dominio maschile e dominio razziale / LUOGHI / Enrico Grammaroli e Omerita Ranalli, Il Circolo Gianni Bosio di Roma / ALTRE NARRAZIONI: Davide Oberto, L’immagine latente. Rappresentazione e memoria nel lavoro di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige / Jolanda Insana  , Giufà chi? / VOCI: Elisa A.G. Arfini, Paola Di Cori e Cristian Lo Iacono, Dialogo su questi strani tempi (a cura di Marco Pustianaz) / INTERVENTI : Vincenza Perilli, Desiring Arabs. L’occidente, gli arabi, l’omosessualità / Lia Viola, Utopie in movimento. Riflessioni sull’attivismo lgbti in Africa orientale / RECENSIONI: Fabrizio Billi (Margherita Becchetti, L’utopia della concretezza. Vita di Giovanni Faraboli, socialista e cooperatore), Salvatore Cingari (Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, Altri dovrebbero aver paura. Lettere e testimonianze inedite), Vincenza Perilli (Anna Curcio e Miguel Mellino, a cura di, La razza al lavoro) Renate Siebert (Quinn Slobodian, Foreign Front. Third World Politics in Sixties)

lunedì 17 giugno 2013

Colonizzatrici e colonizzate: le donne nell'Etiopia del 1936 negli scritti e nelle foto di Ciro Poggiali

Avevo già segnalato che è da poco online il sito che raccoglie le registrazioni audio del convegno internazionale Femmes et genre en contexte colonial. Non so voi ma io - vista la cronica mancanza di tempo - sto procedendo abbastanza lentamente nell'ascolto degli interventi, ma per intanto oltre quello di Barbara Spadaro - di cui avevamo qui già pubblicato l'abstract - ho ascoltato e segnalo la relazione di Monica Di Barbora, Colonisatrices et colonisées : les femmes dans l’Éthiopie de 1936 à travers les écrits et les photos de Ciro Poggiali

mercoledì 5 giugno 2013

Sylvia Pankhurst / Ex-Italian Somaliland

All'interno del ciclo di incontri intorno alla storia e attualità della Somalia (e di cui vi avevamo già segnalato Haween, Percorsi e volti di donne nella storia della Somalia con Suad Omar)domani - giovedì 6 giugno 2013, ore 17,30 - a Torino (Sala Gandhi – Centro Studi Sereno Regis - Via Garibaldi 13), Vanessa Maher, antropologa,presenta e discute il libro di E. Sylvia Pankhurst, Ex-Italian Somaliland (1951). Il libro documenta con grande rigore un tentativo di influire sui destini della Somalia che nel 1950 le Nazioni Unite avrebbero dovuto decidere di affidare a un paese straniero (Italia o Gran Bretagna) per raggiungere l’indipendenza nel 1960. La Pankhurst argomenta contro l’affidamento ad uno dei due Paesi candidati con l’ausilio di una gran mole di testimonianze e documenti ufficiali sulla storia del colonialismo italiano e dell’amministrazione britannica nel Corno d’Africa, proponendo una terza soluzione. Sull'impegno anti-coloniale di Sylvia Pankhurst, in particolare in Etiopia, rinvio al saggio di Rita Pankhurst, Sylvia Pankhurst and Ethiopia .

sabato 25 maggio 2013

Donne e genere in contesto coloniale

Finalmente è online il sito dedicato al convegno Femmes et genre en contexte colonial che si era svolto a Parigi nel gennaio 2012 e del quale avevamo publicato anche uno degli abstract degli interventi, ovvero la relazione di Barbara Spadaro, The very enjoyment of Whiteness. Class, Gender and Italian bourgeois women between the metropole and colonial Libya (1900-1940). Il sito (http://genrecol.hypotheses.org/) raccoglie le registrazioni audio di quasi tutti gli interventi, della tavola rotonda finale e delle discussioni, accompagnate da rinvii a risorse e materiali attinenti al convegno e alle sue tematiche. Di seguito la  presentazione a cura di Pascale Barthélémy, Anne Hugon, Christelle Taraud et Fabrice Melka del sito, in francese ed inglese. Grazie a Monica Di Barbora per la segnalazione! // Nous avons le très grand plaisir de vous annoncer la création du site internet dédié au colloque « Femmes et genre en contexte colonial», qui s'est tenu à Paris en janvier 2012. Vous y trouverez les enregistrements audios de (presque) toutes les communications, de la séance plénière (table ronde) et des discussions, accompagnés d'un ensemble de liens vers des ressources ayant trait au colloque et à ses thématiques. Vous pouvez aussi faire vivre ce site en postant vos commentaires sur les différentes communications - n'hésitez  pas ! Merci de bien vouloir faire circuler aussi largement que possible cette information dans vos réseaux // We are pleased to announce the creation of a new website dedicated to the Conference "Women and Gender in Colonial Contexts" which was held in Paris in January 2012. On this website you will find a recording of all the papers given at the Conference, including the plenary session (round-table) and debates; as well as several links to other web resources on related themes. You are most welcome to take part in the life of the website by posting comments on the various presentations -- please, feel free to do so! Please circulate the information widely among your own networks

martedì 30 aprile 2013

Donne, fotografia e colonialismo

Ho appena finito di leggere (e condivido volentieri con voi) un bell'articolo di Monica Di Barbora, Donne in Aoi: fotografie tra sguardo pubblico e privato, pubblicato sull'ultimo numero di Officina della Storia, dedicato a storia e fotografia. Vi trascrivo un breve passaggio dalla parte iniziale dell'articolo che mi sembra significativo delle cautele e del rigore metodologico adoperato dall'autrice nel trattare una materia oltremodo complessa: "La mia riflessione si concentrerà, in particolare, sulla rappresentazione fotografica delle donne in quei territori che, dopo la proclamazione dell'impero nel maggio 1936, avrebbero preso il nome di Africa orientale italiana, allargandosi alla rappresentazione delle donne bianche, percorso meno battuto dalla storiografia italiana. La generica categoria “donne” risulta utile, da un punto di vista operativo, all'interno di una riflessione che si concentra sui modelli socialmente e culturalmente imposti, per definizione schematici e destinati a produrre un ordinamento classificatorio. Si tratta, tuttavia, di una categoria che, anche utilizzata in questo senso ristretto, necessita di ulteriori specifiche. Se, infatti, restituisce la comune esposizione a rapporti di potere fortemente squilibrati, vigenti nei rispettivi ambiti di provenienza, comprende in sé tanto le colonizzate che le colonizzatrici. Donne, quindi, con posizionamenti assai diversi rispetto a colore della pelle, potere all'interno della società coloniale, credo religioso, appartenenza, spesso ceto sociale. Oltre che, naturalmente, diverse per i percorsi individuali di vita. Abbiamo a che fare, quindi, con una categorizzazione che si pone al centro di tensioni e linee di forza che vanno sempre tenute presenti". Potete leggere la versione integrale dell'articolo nel sito di Officina della storia

venerdì 15 marzo 2013

Orientalismi italiani / Una recensione

Nell'ultimo numero di Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale, dal titolo Primavere rumorose, a cura di Marco Armiero, Stefania Barca e Andrea Tappi, è stata pubblicata la mia recensione al primo volume, curato da Gabriele Proglio, del progetto Orientalismi italiani, di cui nel frattempo è stato pubblicato il secondo volume ed è in preparazione il terzo. Buona lettura // "Orientalismi italiani / 1 è il primo risultato di un progetto più vasto – di cui è imminente la pubblicazione di un altro volume alla quale seguirà presto un terzo – avviato più di un anno fa, con l'intento di far emergere le specifiche "geografie immaginarie" sul cosiddetto Oriente così come si configurano nelle narrazioni di molteplici soggetti italiani/e: viaggiatori e viaggiatrici, missionari, avventurieri, esploratori, militari, mercanti o anarchiche come la milanese Leda Rafanelli, figura al centro del saggio di Barbara Spackman. Se infatti, come scrive Proglio nell'introduzione, le ricerche sulla costruzione dell'immaginario europeo e dell'oriente si sono moltiplicate dal 1978, anno di uscita di Orientalism di Edward Said, ancora poco indagate risultano le fonti italiane, un aspetto che è indubbiamente indicativo della tardiva ricezione di questo filone di studi nel nostro paese dove, del resto, lo stesso volume di Said è stato tradotto e pubblicato, con un significativo ritardo, solo nel 1991. Il progetto si pone dunque l'obiettivo ambizioso di cominciare a colmare questo vuoto ma anche di superare alcuni punti di criticità dell'impianto saidiano, evitando sia di assumere il discorso "orientalista" come «statico, uniforme e semplicemente ripetitivo» (p. 10) che le trappole costituite da una lettura che, insistendo sulla ricerca di omogeneità, rischia continuamente di non mettere a fuoco «il nesso tra spazi ipotizzati e realmente occupati, i 'nostri' tanto quanto i 'loro'» (p.11). A partire dalla scelta del plurale del titolo, così come in quella di non porre confini sia temporali che geografici – si va ad esempio dal Seicento, con il saggio di Margherita Trento sull'opera di evangelizzazione dei gesuiti in India nel primi anni del XVII secolo, al periodo del dopoguerra con gli stereotipi presenti negli scritti di reduci del 'fronte orientale' russo-sovietico indagati da Simone Attilio Bellezza –, questo primo volume offre una panoramica non scontata delle diverse forme che il discorso "orientalista" ha assunto nel contesto italiano anche attraverso l'utilizzo – di fianco a tematiche "classiche" come quella del viaggio (come nel saggio di Francesco Surdich sul viaggio compiuto da Monsignor Bonomia Bonomelli alla fine dell'Ottocento o in quello di Anna Calia sui viaggiatori veneziani tra fine del quindicesimo e inizi del sedicesimo secolo o il saggio di Paolo Orvieto sull'"altro orientale") – di tematiche o contesti meno usuali, ad esempio la musica (al centro del saggio di Stefano A.E. Leoni), i giochi da tavolo italiani tra fine Ottocento e metà del Novecento presi in esame da Marta Villa o le reazioni al cibo locale di viaggiatori e residenti italiani in India tra 1860 e 1930 indagate da Antonella Viola. Contemporaneamente il volume esplicita chiaramente la necessità di cogliere le continuità e le discontinuità tra passato e presente delle diverse e articolate rappresentazioni stereotipe dell''oriente' anche coloniale – come l'Etiopia tratteggiata da Marco Demichelis o la Libia nel saggio di Luigi Benevelli –, mettendo in luce le trasformazioni di cui sono oggetto e le forme che assumono nell'attualità, questione che emerge con chiarezza in alcune riflessioni presenti nell'intervista di Simone Brione alla scrittrice Shirin Ramzanali Fazel, autrice di Lontano da Mogadiscio (1994), uno dei primi romanzi italiani della letteratura detta "di migrazione" (Vincenza Perilli, in Zapruder, n. 31, 2013)

giovedì 21 febbraio 2013

Colonialismo e identità nazionale / Cfp

Segnaliamo il call for papers per il primo incontro del seminario nazionale Sissco sul tema Colonialismo e identità nazionale. L'oltremare tra fascismo e repubblica, che si terrà a Cagliari nella seconda metà di settembre. Il seminario intende censire lo stato della ricerca sul tema del colonialismo italiano, inteso non come corollario della storia unitaria, ma come elemento costitutivo dell’identità e della vicenda storica nazionali. In linea con gli ultimi sviluppi storiografici è interesse degli organizzatori promuovere una riflessione sul ruolo del colonialismo come processo politico e culturale in grado di agire all’interno dei confini nazionali e i cui effetti oltrepassino i limiti cronologici posti dalla mera occupazione effettiva dei territori africani. Le proposte di contributo dovranno pertanto interessare una di queste aree tematiche: La cultura coloniale del periodo fascista: i processi di formazione, i temi, la diffusione // La cultura coloniale ai tempi della Repubblica: istituzioni, partiti politici, associazioni, storiografia e letteratura di fronte al tema coloniale. Per ulteriori dettagli è possibile scaricare il pdf dal sito di Memorie coloniali

domenica 17 febbraio 2013

19 febbraio 1937 / Sema’etat Qen

In Etiopia il 19 febbraio è ricordato come Sema’etat Qen (Giorno dei martiri o Giorno della memoria), ovvero l'anniversario di uno dei più efferati massacri perpetrati dagli italiani durante l'impresa coloniale fascista in Etiopia: il 19 febbraio 1937, come rappresaglia per il fallito attentato contro il vicerè Rodolfo Graziani (che già si era distinto per la brutalità nell'occupazione della Libia, tanto da meritare l'appellativo di "macellaio del Fezzan"), si scatenò per le strade di Addis Abeba una vera e propria "caccia all'indigeno" , che non risparmiò nessuno - uomini, donne,bambini/e - e fu condotta "coi sistemi del più autentico squadrismo fascista", come ricorda uno dei testimoni di quella vicenda, il giornalista Ciro Poggiali. Dopo la guerra, su richiesta dell'Etiopia Graziani venne inserito dall'Onu nella lista dei criminali di guerra (per l'uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa), ma non venne mai processato per questi crimini. Da anni la comunità etiopica si adopera affinché anche in Italia - dove ancora è forte la resistenza a fare i conti con il proprio passato coloniale - il 19 febbraio diventi una data-simbolo. Pubblichiamo dunque l'appello diffuso in questi giorni per il Sema’etat Qen, invitando tutte/i a diffonderlo: "La data del 19 febbraio, rappresenta per il popolo etiopico il “Giorno della Memoria” in cui sono state commesse atrocità terribili durante il periodo dell’aggressione e dell’occupazione da parte dell’Italia fascista (1935-1941). Questa giornata è stata assunta a simbolo di tutti quegli anni in cui gli etiopi hanno dovuto subire sofferenze, sacrifici e lutti indimenticabili. Gli accadimenti di quel giorno e di quelli immediatamente successivi riguardano in particolare la spietata e diabolica rappresaglia scatenata dai fascisti per vendetta, in seguito ad un attentato, compiuto dai patrioti etiopi, contro il viceré Rodolfo Graziani ed altri gerarchi del suo seguito ed avvenuto nella capitale Addis Abeba occupata e martoriata. Il 19–20 e 21 febbraio 1937 sono stati massacrati senza pietà alcuna più di 30.000 cittadini etiopi, quasi tutti civili, anziani, donne, bambini e mendicanti. Alcuni di loro furono addirittura bruciati vivi nelle proprie case, i tradizionali “tucul” di fango, legno e paglia, dove cercavano rifugio nascondendosi dai scatenati criminali militari e civili italiani che risiedevano nella capitale. Oltre ad essere ricordata nel nostro Paese, l’Etiopia, la ricorrenza è celebrata nelle maggiori città del mondo dove sono presenti e vivono numerosi cittadini della diaspora etiopica. Quest’anno la ricorrenza è particolarmente sentita, in particolare a dimostrazione della più assoluta condanna da parte delle comunità etiopiche, a causa dell’edificazione ad Affile, un paesino situato sull’altipiano di Arcinazzo, a 60 km circa da Roma, di un monumento in onore di colui che è definito il “macellaio d’Etiopia” e cioè proprio il generale Graziani, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite come criminale di guerra e responsabile, al pari di Mussolini e ad altri gerarchi ed ufficiali fascisti. Fra gli altri atroci e numerosi crimini ordinati dal Graziani, ricordiamo l’assassinio di più di 1.200 monaci e chierici cristiani, alcuni di questi giovani orfanelli, della più importante città conventuale dell’Etiopia, Debre Libanos, distante circa 100km da Addis Abeba. Vi invitiamo a partecipare ed a promuovere questa iniziativa, per dimostrare come gli onesti e democratici cittadini italiani non tollereranno mai che vengano onorati i criminali ed offese più di un milione di vittime, come i martiri e resistenti patrioti Etiopi"

venerdì 1 febbraio 2013

Guerra in Mali / Un'intervista ad Angelo Del Boca

A fine novembre dello scorso anno avevamo rilanciato qui l' appello di Aminata Traoré ed altre femministe maliane contro la strumentalizzazione della violenza contro le donne da parte della comunità internazionale per giustificare l'intervento armato in Mali, appello poi tradotto in italiano e pubblicato da Il Paese delle donne. A distanza di qualche mese la situazione in Mali è degenerata: l'11 gennaio il Presidente francese Hollande ha dato il via all'operazione militare Serval e l'Onu ha autorizzato un'azione militare internazionale mentre anche l'Italia si prepara a dare "supporto logistico" alla Francia. Rinviamo ad un'intervista ad Angelo Del Boca che offre alcuni elementi di lettura di questa nuova guerra neocoloniale, che definisce il "finale della guerra in Libia"

mercoledì 19 dicembre 2012

Colonialismo / Guerra, deportazione e campi durante l’impero fascista in Etiopia

Stavo cercando le corna e la coda, ma non le avevano, è il titolo del documentario di Roman Herzog prodotto da Audiodoc all'interno di un più ampio progetto di ricerca, I campi fascisti dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò, avviato nel novembre 2011 e che intende realizzare un centro di documentazione con la mappatura completa delle centinaia di diversi campi e luoghi di internamento fascisti attraverso la raccolta delle testimonianze di superstiti ex internati, di documenti storici e di fotografie. In questo contesto Stavo cercando le corna e la coda, ma non le avevano è la prima ricostruzione storica dei crimini commessi da civili, militari e squadristi italiani in Etiopia durante il fascismo in formato di documentario. Registrato in Etiopia, Germania e Italia, il documentario ricostruisce con testimonianze orali e documenti la storia della guerra e dell'occupazione italiana dell' Etiopia ed è diviso in tre parti: la prima affronta il tema della guerra e dei crimini commessi, la seconda l'internamento degli etiopi in Africa Orientale e la terza la deportazione degli intellettuali etiopi in Italia e gli avvenimenti del dopoguerra. A parlare sono soprattutto gli ex-deportati etiopi Yeweinshet Beshah-Woured e Imru Zelleke, e storici da cinque diversi paesi, fra di loro Angelo Del Boca, Aram Mattioli, Richard Pankhurst e Wolfgang Schieder. Ne esce un discorso corale e drammatico, fedele ai fatti storici indagati, asciutto nella narrazione, di 210 minuti. Con l'attacco all'Etiopia, il 3 ottobre 1935, il regime fascista italiano diede inizio alla prima guerra fascista d'aggressione da parte di un paese europeo. Dopo sette mesi di ostilità e la proclamazione dell'Impero, ebbero inizio cinque anni di una sistematica politica di terrore e di pulizia etnica, nel tentativo di creare nel paese occupato uno spazio vitale per gli italiani. Il bilancio dell'occupazione è pesantissimo, con un numero complessivo di oltre 400.000 vittime. Nessuno dei 911 italiani accusati di crimini contro l'umanità ha mai risposto davanti a un tribunale

mercoledì 7 novembre 2012

Italie coloniali

Segnaliamo il workshop Italie coloniali. Storie, Memorie, Rappresentazioni, su bilanci e prospettive del progetto Returning and Sharing Memories, che si terrà presso l'università di Modena e Reggio Emilia il 9 e 10 novembre. Segue Programma: // Venerdì 9 novembre (Aula Seminari, via Berengario 51 -Modena) ore 14.00 : Saluti ed introduzione // 14,10 : Lo stato dell’arte di RSM · Paolo Bertella Farnetti //14,30 : Le fonti etiopi dell’occupazione coloniale italiana · Shiferaw Bekele // 14,50 : Discussione · Silvana Palma e Adolfo Mignemi // 16,00 : Pausa caffè // 16,15 : Il recupero della memoria coloniale · Elisabetta Frascaroli // 16,35 : Il censimento dei fondi privati · Cristiana Pipitone // 17,00 : Discussione Chiara Dall’Olio, Valeria Deplano, Marzia Maccaferri // 18,30 : Trasferimento al CDMC : Centro Documentazione Memorie Coloniali // Aperitivo c/o CdC = Casa delle Culture (via Wiligelmo,80 - Modena) // 19,30 : Sala multimediale CdC : Performance di Gabriella Ghermandi // Sabato 10 novembre (Palazzo del Rettorato Aula 2 · via Università 4 - Modena) // 09,00 : Verso un progetto nazionale · Gabriele Proglio // 09,20 : Ritorni e sviluppi · Alessandro Triulzi // 09,40 : Discussione · Alessandro Pes e Augusta Castronovo // 10,40 : Il futuro di RSM · Adolfo Mignemi // 11,00 : L’oltremare francese · Sandrine Lemaire // 11,20 : Discussione · Shiferaw Bekele e Giulia Barrera // 12,40 : Chiusura lavori

martedì 25 settembre 2012

Atse Tewodros Project

Gabriella Ghermandi, già autrice di quel Regina di fiori e di perle - di cui tante volte abbiamo già parlato qui in Marginalia anche in relazione ad affascinanti figure di donne come Taitù Zeetiopia Berean e Kebedech Seyoum -, è alla prese con un nuovo progetto, l'Atse Tewodros Project, appunto. Non un nuovo libro, ma la creazione di un CD di musica Jazz Ethio-Italian composto ed eseguito in un incontro tra musicisti etiopi e italiani e che si propone di far conoscere e sostenere la musica etiope suonata con strumenti tradizionali anche in Occidente, dove è pressoché sconosciuta. Ma per realizzare questo progetto serve il sostegno di tutti/e, principalmente per finanziare il viaggio dei musicisti italiani in Etiopia dove insieme ai musicisti etiopi elaboreranno e registreranno i brani del CD. Come fare a sostenere il progetto è spiegato nel dettaglio nel sito di Produzioni dal Basso, dove è possibile anche guardare il trailer del progetto con la bellissima voce di Ghermandi come guida, trailer con il quale chiudiamo questo post. Buon ascolto / lettura: