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giovedì 13 giugno 2013

Guerre del sesso

Féminismes et «guerres du sexe». Autour de Gayle Rubin è la giornata di studio che si terrà all'Ehess (amphithéâtre F. Furet, 105 boulevard Raspail - Paris) venerdì 21 giugno, dedicata al lavoro di Gayle Rubin, antropologia e militante femminista che nel 1985 - con The Traffic in Women - getta le basi teoriche di un'articolazione tra sesso e genere e nel 1984 - con Thinking Sex. Notes for a Radical Theory of the Politics of Sexuality -, di una "teoria radicale della sessualità". In questo ultimo testo Rubin infatti ritorna criticamemte sullo stesso concetto di "sistema di sesso/genere" da lei elaborato in The Traffic in Women, sostenendo che è essenziale separare analiticamente il genere e la sessualità per meglio riflettere sulla loro esistenza sociale separata. Sono questi gli anni in cui, negli Stati Uniti, violenti dissidi esplodono all'interno dei diversi femminismi a proposito della prostituzione, della pornografia, delle relazioni sado-masochiste e dei ruoli butch/femme. In questo contesto Rubin - che è stata tra le fondatrici di alcuni tra i primissimi gruppi di femministe sadomaso negli Stati Uniti come Samois e qualche anno più tardi The Outcasts -, rifiuta di ridurre la sessualità alla dominazione e denuncia il moralismo e il puritanesimo di larghi settori del movimento femminista. Questa giornata di studi è l'occasione - a partire dal lavoro di Gayle Rubin - per riflettere sull'attualità delle "sex wars", ovvero di quei conflitti in cui l'oggetto dello scontro è la sessualità, conflitti che continuano a definire la politica femminista ancora oggi negli Stati Uniti come altrove. Con interventi di Gayle Rubin, Mathieu Trachman, Anne E. Berger, Éric Fassin e Elsa Dorlin (programma completo qui)

martedì 21 maggio 2013

CasinoPound

Nel corso del dibattito su L’ortodossia erotica come prassi per un turismo elitario, il candidato sindaco di CasaPound, Diego Gaglini, ha proposto che il referendum per l’abrogazione della legge Merlin e la riapertura delle case chiuse parta da Viterbo, città che CasaPound intende trasformare in "capitale dell'erotismo"... Da Giornalettissimo

venerdì 5 aprile 2013

L'inutilità degli studi di genere in Italia

Qualche mese fa un'intervista di Barbara Romagnoli a Serena Sapegno e Annalisa Perrotta in merito al corso di formazione per insegnanti Che genere di programmi? organizzato dal Laboratorio Sguardi sulle differenze, faceva emergere la "cancellazione del genere" dai programmi scolastici in Italia. La "cancellazione" arriva fino all'Università, dove tra i primi corsi a cadere sotto la mannaia dei cosiddetti "tagli" c'è il corso di Studi di genere tenuto da più di un decennio all'Università della Calabria da Laura Corradi, corso giudicato "superfluo" come la stessa docente racconta in un'intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano. Superfluo, quindi inutile. A futura memoria, ed esprimendo la nostra solidarietà personale e politica a Laura, pubblichiamo il bel programma del corso 2012-2013, corso che "si propone di presentare alle studentesse ed agli studenti la categoria sociologica di genere attraverso studi teorici ed empirici che riguardano la società contemporanea - in una vivace dimensione transculturale. La prospettiva adottata guarda al genere nella sua intersezione con altre categorie sociologiche: classe, razza/etnia, età, preferenze sessuali, religione". Programma del corso: 4 marzo - Introduzione al corso. Studi di genere e teoria intersezionale // 5 marzo - Genere, generazioni, orientamenti sessuali (C. Leccardi) // 7 marzo - Genere, generazioni e femminismo (M. Cacace) // 11 marzo - L'uso improprio del corpo della donna in pubblicità // 12 marzo - Il corpo della donna nei media (D. Preziosi) // 14 marzo - Femminismi, agency e leadership delle donne // 18 marzo - (Laboratorio) Donne disabili: salute, sessualità, leadership (N. Coppedè)// 19 marzo - (video) Ecofemminismo indiano - Vandana Shiva // 21 marzo - Le contadine e l'eco-femminismo indiano (B. Benedetti) // 25 marzo - (Laboratorio) Sessismo e razzismo in Italia (V. Perilli) // 26 marzo - Classe e genere nelle pubblicità (E. Chiodo) // 4 aprile - Problematiche di genere - pedofilia (T. Garistena)// 8 aprile - (Laboratorio) Problematiche di genere prostituzione e sex-workers (RhockHer) // 9 aprile - Sessismo ed ageism // 10 aprile - Giornata internazionale del social work // 11 aprile - Problematiche di genere prostituzione minorile // 15 aprile - (Laboratorio) Genere, maschilità e critica della violenza (S. Ciccone)// 16 aprile - Donne movimenti anticoloniali, donne migranti // 18 aprile - Femminismo transnazionale e Islam // 22 aprile - Donne e crisi economica (L.Cirillo)// 23 aprile - Genere, religioni, spiritualità // 29 aprile - (Intervista) Lavorare con le sex workers  // 30 aprile - Problematiche: genere, transessualità e transgender // 2 maggio - Donne e leadership nel servizio sociale (L. Nigri)// 6 maggio - Brainstorming, gruppi di lavoro, discussione guidata // 7 maggio - Genere, casta e leadership - Bandit Queen // 9 maggio - Problematiche di genere: anoressia (A. Gullo)// 13 maggio - Presentazione tesine // 14 maggio - Problematiche: omosessuali e religione // 16 maggio - Sessismo, eterosessismo, omofobia, transfobia // 20 maggio - Presentazione tesine // 21 maggio - Genere e sessualità (A.Tiano) 23 maggio - Ripasso concetti e problematiche - Conclusione corso - modalità d'esame

domenica 10 marzo 2013

Femministe a parole / Una recensione di Graziella Gaballo

Sull'ultimo numero, il cinquantaduesimo, di Quaderno di storia contemporanea, è stata pubblicata una recensione di Graziella Gaballo, che ringraziamo , al nostro Femministe a parole. Grovigli da districare. Con il consenso dell'autrice la pubblichiamo, buona lettura! " Femministe a parole è un volume sulle questioni controverse (i “grovigli”) che hanno attraversato il dibattito femminista nel corso degli ultimi anni. Anticolonialismo,   biomedicina, femminismo islamico, globalizzazione, prostituzione, relativismo culturale, veline, welfare sono solo alcuni dei temi intorno ai quali quarantaquattro autrici - tutte femministe, ma con percorsi ed esperienze diverse - cercano di costruire un “dizionario ragionato”, facendo i conti, appunto, con le parole e invitando a continuare la discussione. L’obiettivo è sostanzialmente quello di fare luce su alcuni concetti chiave intorno ai quali si sono generati approcci teorico-femministi, di matrice prevalentemente anglosassone, quali l’intersezionalità, il pensiero post-coloniale, le teorie queer e l’etica del posizionamento, con la consapevolezza da una parte che il linguaggio non è affatto neutro, ma riflette e veicola rapporti di dominazione e che le parole sono sempre state imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste e dall’altra che non si è qui di fronte a questioni puramente lessicali, perché ogni parola “fa problema” - “groviglio”, appunto - all’interno di un recupero del pensiero della complessità. Nella lettura del libro ognuno può ritagliarsi – volendo - un proprio percorso, privilegiando alcune piste rispetto ad altre: ad esempio, il tema del post colonialismo può essere affrontato attraverso le voci Anticolonialismo. Tradite e traditrici (Anna Vinzan); Bianchezza. Il colore del privilegio (Gaia Giuliani); Colonizzatrici. Itinerari femminili nell’età dell’imperialismo (Catia Papa); Femminismo postcoloniale (Caterina Romeo); Neo-orientalismo. Il ritorno di Shahrazad (Jamila M.H. Mascat); Razza. Come liberarsene? (Valeria Ribeiro Corossacz); Relativismo culturale. Contro etnocentrismo e universalismo particolare (Annamaria Rivera); Subalterna. Ai margini del femminismo (Angela D’Ottavio); Velate e svelate. Gli imbrogli del colonialismo (Chiara Bonfiglioli). E tutto questo attraversando, per esemplificare in modo più concreto, le questioni relative al carattere plurisemico del velo islamico, che si pone all’intersezione tra identità di genere, religiosa e culturale, con le sue diverse interpretazioni a seconda dei contesti storici: simbolo di arretratezza e di barbarie, se visto con gli occhi dei colonizzatori europei; simbolo di resistenza al colonialismo e di opposizione all’imperialismo occidentale, se visto nel contesto dei movimenti di decolonizzazione; e ancora simbolo di agency - autonoma capacità di agire – se visto con gli occhi delle giovani donne di seconda generazione che si servono del velo anche per marcare la propria duplice appartenenza, ma anche con gli occhi di femministe e attiviste orientali che rispondono all’accusa per le donne islamiche di tradimento dei valori nazionali, religiosi e culturali autoctoni rigettando, attraverso una argomentata rilettura delle fonti sacre dell’islam, l’apparente contraddizione tra fede e femminismo. Oppure esplorando il rapporto troppo a lungo poco studiato tra donne europee e cultura coloniale, attraverso le numerose figure di donne che hanno popolato tra Ottocento e Novecento lo spazio coloniale, come mogli di coloni o amministratori, ma anche come viaggiatrici, geografe, missionarie, riformatrici sociali o percorrendo la riscrittura della grande narrazione del femminismo bianco, eterosessuale, di classe media e mettendo in discussione il concetto di sorellanza globale, esaminando le disuguaglianze tra donne che provengono da contesti geopolitici differenti. Perché, se dal relativismo culturale (inteso non come posizione dottrinale, ma come disposizione epistemica e postura metodologica) ha preso le mosse le critica femminista dell’ideologia universalista (nata da un frammento della filosofia europea e fondata su una sola cultura, per cui la vera umanità è bianca, maschile, europea), un orientamento in tal senso è però riemerso in ambienti femministi - ad esempio proprio a proposito dell’affaire del velo, ma non solo - ed è riconducibile al “fardello della donna bianca”, cioè alla presunta missione civilizzatrice che imporrebbe di emancipare anche contro la loro volontà le altre donne, ritenute vittime passive di oppressione. Credo possano bastare questi pochi rimandi a dare la misura dell’interesse e della complessità di questo lavoro a più mani intorno ai nodi tematici che maggiormente caratterizzano i saperi e le pratiche del femminismo" (Graziella Gaballo in Quaderno di storia contemporanea, n. 52, 2013)

mercoledì 27 febbraio 2013

Femministe a parole / Una recensione di Barbara Romagnoli

Segnaliamo con piacere la recensione di Barbara Romagnoli, che ringraziamo, al volume Femministe a parole. Grovigli da districare, appena pubblicata sull'ultimo numero del trimestrale Marea. Prima di lasciarvi alla lettura della recensione, vi ricordiamo che oggi è prevista una delle date del tour di Femministe a parole: saremo infatti a Perugia per una presentazione congiunta con il volume Lo specchio del potere di Alessandra Gribaldo e Giovanna Zapperi. Sperando di vedervi numerose/i vi lasciamo alla recensione di Barbara Romagnoli, buona lettura! // Scorri velocemente l’indice delle voci e quella che cerchi magari non la trovi. Ma questo non è un vero vocabolario, né un dizionario enciclopedico, piuttosto una guida ragionata ad alcuni concetti chiave del femminismo, un lessico scelto con molta cura che, inevitabilmente, ha potuto tenere dentro molto, ma non tutto. Parliamo di Femministe a parole. Grovigli da districare, volume scritto a tantissime mani perché l’idea è stata quella di coinvolgere donne con esperienze, età, provenienze, competenze e vedute diverse, invitandole a misurarsi con parole e argomenti complessi, molto noti per le addette ai lavori, un po’ meno a chi non frequenta pratiche e teorie femministe. Molte delle autrici si sono formate all’estero: “Una generazione di giovani studiose, tra i 30 e i 40 anni, andate via, tornate e poi magari partite di nuovo (oppure rimaste), che sono state in grado di creare un’osmosi tra quello che accade fuori e dentro l’Italia” – spiega una delle curatrici, Sabrina Marchetti. Leggendo il libro si percepisce questa contaminazione fra storie e culture diverse, fra storiche e più giovani, fra approcci classici e multidisciplinari, fra stili narrativi più divulgativi e altri più accademici. Uno dei pregi del volume è certamente l’incontro fra differenze che restituisce una ricchezza di punti di vista insieme a tantissimi spunti di riflessione. Dalla questione del colore della pelle al multiculturalismo, dai rapporti di potere alle donne colonizzatrici, dalle generazioni alla riproduzione assistita, dalla bioetica al welfare, dalla politica agli spazi pubblici, da una possibile liberazione della ‘razza’ ad un ragionamento sull’uomo, per comprendere meglio il maschile che abbiamo dinanzi. Non mancano ovviamente voci sulle donne migranti, le veline e le velate, le prostitute e una veloce storia del termine/soggetto queer. Qua e là si notano alcuni vuoti, come la mancanza della voce ‘corpo’ o, ad esempio, la voce ‘sessismo’. Il secondo caso è meno lampante perché di critica al sessismo è intriso l’intero volume, forse potrebbe esserne anche il sottile filo rosso che unisce le parole scelte. Eppure, un capitoletto a parte lo avrebbe meritato, sempre nell’ottica di offrire un ausilio a chi fatica a leggere il mondo a partire dal binomio sessismo/razzismo. Doveroso è un appunto sulla scrittura: alcuni contributi sono prigionieri di una scrittura troppo tecnica, fredda, a rischio autoreferenzialità, ed è un peccato perché il volume si presta ad essere un ottimo strumento di conoscenza e consultazione. Ma la sfida era grande ed è stata assolutamente ben raccolta. Volumi come questi sono preziosi per continuare a confrontarsi su esperienze, pratiche e teorie del variegato mondo dei femminismi, per prendere confidenza con parole difficili, come intersezionalità, per mettere a nudo le contraddizioni presenti nel pensiero delle donne e cercare di confrontarsi, sempre, con l’altra da sé (Barbara Romagnoli, Marea, febbraio 2013).

giovedì 15 novembre 2012

Femministe a parole / Presentazione alla Bidd

Femministe a parole è un volume sulle questioni controverse che hanno attraversato il dibattito femminista nel corso degli ultimi anni: il multiculturalismo e i diritti delle donne, l’Islam in Europa e l’affaire du voile, la condizione postcoloniale e l’impatto delle migrazioni, il rapporto tra universalismo e relativismo culturale, il ruolo dei corpi e la performance dei generi. Intorno a questi temi, e molti altri ancora, nasce un dizionario ragionato delle contraddizioni, degli ossimori e delle domande complicate: un dizionario di «grovigli» redatto da 44 autrici, tutte femministe con percorsi ed esperienze diverse, che si cimentano nell’impresa non facile di fare i conti con le parole. La scrittrice afroamericana bell hooks ci ricorda che il linguaggio è «anche un luogo di lotta». Molto prima di lei Virginia Woolf si rammaricava del fatto che alle donne mancasse il tempo di coniare parole nuove, sebbene il linguaggio ne avesse veramente bisogno. Una delle più importanti lezioni che il femminismo ci ha trasmesso, infatti, è che il linguaggio non è affatto neutro, ma riflette e veicola rapporti di dominazione. E visto che le parole sono sempre state imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste, le femministe hanno costantemente sentito il bisogno di condurre delle battaglie contro e dentro il linguaggio.Per le femministe di oggi, però, prendere la parola sul mondo è diventato sempre più complicato. Che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Che dire di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Le identità sono un bene o un male? E le culture sono solo quelle «degli altri»? Le risposte non sono a portata di mano, ma grazie a questi interrogativi il pensiero delle donne è chiamato a riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, riscoprendo così la sua vocazione eterogenea e plurale. Ne discuteremo giovedì 15 dicembre alle ore 18, presso la Biblioteca Italiana delle Donne (via del Piombo 5 - Bologna). Oltre alle curatrici del volume - Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat e Vincenza Perilli -, saranno presenti alcune delle autrici delle singole voci: Elisa A.G. Arfini (Lesbica), Beatrice Busi (Modificazioni), Silvia Cristofori (Integrazione), Giulia Garofalo (Prostituzione), Gaia Giuliani (Bianchezza - Famiglie), Alessandra Gribaldo (Riproduzione assistita - Veline), Laboratorio Smaschieramenti (Uomo), Isabella Peretti (Donne di destra - Madre-patrie). Coordina Elda Guerra

venerdì 9 novembre 2012

Femministe a parole in tournée

Dopo le presentazioni che ne hanno accompagnato l'uscita (1, 2, 3 ...), per i prossimi mesi sono in programma nuove occasioni di incontro e discussione a partire dal volume Femministe a parole, pubblicato nella collana sessismoerazzismo dalla casa editrice Ediesse (a cura di Jamila M.H. Mascat, Sabrina Marchetti e Vincenza Perilli). Segnaliamo qui le prime date del tour, che a partire da questo (caldo) autunno si protrarrà fino ai primi mesi del 2013 (e speriamo anche oltre). Martedì 13 novembre Femminsite a parole sarà presentato a Trento, all'interno del ciclo di incontri De-costruzioni di genere: parole che contano, silenzi che parlano, a cura del Centro Studi interdisciplinari di Genere dell'Università di Trento. Ne discuteranno con una delle curatrici del volume Maria Coppola e Giulia Selmi. Il 15 novembre invece, alle ore 18, Femministe a parole sarà alla Biblioteca italiana delle donne di Bologna, per una presentazione corale. Oltre alle tre curatrici del volume saranno infatti presenti alcune delle autrici delle singole voci: Elisa Arfini (Lesbica), Gaia Giuliani (Bianchezza), Isabella Peretti (Madre-patrie), Beatrice Busi (Modificazioni), Giulia Garofalo (Prostituzione), Alessandra Gribaldo (Riproduzione assistita), Laboratorio Smaschieramenti (Uomo). Vi aspettiamo ;-)