La sera del 13 dicembre se n’è andato Mario Dondero. Lo vogliamo salutare rileggendo un suo intervento pubblicato su «Zapruder», n. 2 (settembre-dicembre 2003), Obiettivi bellici. Raccontare la guerra con le immagini.L'articolo è online sul sito di Sim: http://storieinmovimento.org/2015/12/15/ciao-mario/
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giovedì 17 dicembre 2015
martedì 27 ottobre 2015
Femministe / Presentazione al cinema Europa
Stasera, 27 ottobre 2015 alle ore 20, all'interno della rassegna curata da Kinodromo presso il cinema Europa (via Pietralata 55 - Bologna) presentazione della graphic novel di Antonella Selva Femministe. Una storia di oggi, pubblicata dalla casa editrice Nuova S1 nella collana Il Girovago. Per questo bel fumetto ho scritto la postfazione e stasera ci sarò, quindi spero di incontrarvi numeros@
venerdì 3 aprile 2015
La cataratta del cardinale
"La cataratta dell'ideologia del gender che impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale" (il cardinal Caffarra rivolto "ai giovani" nell'omelia della Veglia delle Palme di qualche giorno fa nella cattedrale di San Petronio a Bologna)
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giovedì 23 ottobre 2014
Il dilemma della pace / Femministe e pacifiste sulla scena internazionale 1914-1939
Sarà in libreria a fine mese, ma già disponibile sul catalogo della casa editrice, il nuovo volume di Elda Guerra, Il dilemma della pace. Femministe e pacifiste sulla scena internazionale 1914-1939 (Viella,2014). In attesa di finire di leggerlo, copio-incollo la scheda di presentazione presente sul sito dell'editore: "Quali dilemmi dovettero affrontare le protagoniste del movimento politico delle donne nei nuovi drammatici contesti novecenteschi? Esito di un’ampia ricerca, il volume affronta le vicende dell’associazionismo internazionale femminile nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, dagli schieramenti di fronte alla Grande guerra alla ricerca di politiche innovative negli anni Venti e Trenta nel dialogo con la Società delle Nazioni, al giudizio su fascismi e totalitarismi, fino alla scelta tra pacifismo e difesa della democrazia nel precipitare degli eventi nella seconda guerra mondiale. Viene così introdotto, sulla base di una rigorosa analisi delle fonti, uno sguardo innovativo sulla storia del secolo appena concluso grazie alla ricostruzione delle grandi questioni della cultura politica delle donne nelle sue tensioni tra affermazione della giustizia per entrambi i sessi, ricerca di politiche di pace e crescita dei diritti e delle libertà delle donne e di tutti gli esseri umani". Buona lettura!
mercoledì 1 ottobre 2014
Orizzonti migranti / Donne e guerra
All'interno della terza edizione del festival Orizzonti che, nei 100 anni dalla Grande Guerra e nei 70 anni dalla Resistenza vuole stimolare una serie di riflessioni sulle guerre di quest'ultimo secolo e sulle forme di resistenza che ogni conflitto porta con sé, questa sera, alle ore 20.30, presso il Centro Documentazione delle Donne (via del Piombo 5 - Bologna) incontro sul tema Donne e guerra. Stupro come arma di guerra / Cina Giappone Bosnia Congo. Intervengono Maria Clara Donato (storica), Maria Chiara Risoldi e Patrizia Brunori (psicoterapeute), Vincenza Perilli (InteRGRace). A seguire reading teatrale di Judith Moleko (Cantieri Meticci).
giovedì 21 novembre 2013
La Libia e i «costruttori di pace»
Riprendo da Il Manifesto del 19 novembre un articolo di Manlio Dinucci, Al via la nuova missione in Libia . Buona lettura // Dopo aver demolito lo stato libico con 10mila attacchi aerei e forze speciali infiltrate, Stati uniti, Italia, Francia e Gran Bretagna dichiarano la propria «preoccupazione per l’instabilità in Libia». La Farnesina informa che a Tripoli sono in corso violenti scontri tra milizie anche con armi pesanti e che sono stati danneggiati numerosi edifici, per cui la sicurezza non è garantita nemmeno nei grandi hotel della capitale. Non solo per gli stranieri, ma anche per i membri del governo: dopo il rapimento un mese fa del primo ministro Ali Zeidan dalla sua residenza in un hotel di lusso, domenica è stato rapito all’aeroporto il vicecapo dei servizi segreti Mustafa Noah. E mentre nella capitale miliziani di Misurata sparano su cittadini disarmati esasperati dalle violenze, a Bengasi prosegue senza soluzione di continuità la serie di omicidi di matrice politica.
Che fare? Il presidente Obama ha chiesto al premier Letta di «dare una mano in Libia» e questi ha subito accettato. La sua affidabilità è fuori discussione: nel 2011 Enrico Letta, allora vicesegretario del Pd, è stato uno dei più accesi sostenitori della guerra Usa/Nato contro la Libia. Sarà ricordata sui libri di storia la sua celebre frase: «Guerrafondaio è chi è contro l'intervento internazionale in Libia e non certo noi che siamo costruttori di pace». Ora, mentre la Libia sprofonda nel caos provocato dai «costruttori di pace», è arrivato il momento di agire. L’ammiraglio William H. McRaven, capo del Comando Usa per le operazioni speciali, ha appena annunciato che sta per essere varata una nuova missione: addestrare e armare una forza libica di 5-7mila soldati e «una unità più piccola, separata, per missioni specializzate di controterrorismo». Specialisti del Pentagono e della Nato sono già in Libia per scegliere gli uomini. Ma, data la situazione interna, questi verranno addestrati fuori dal paese, quasi certamente in Italia (in particolare in Sicilia e Sardegna) e forse anche in Bulgaria, secondo un programma agli ordini del Comando Africa del Pentagono. L’ammiraglio McRaven non nasconde che «vi sono dei rischi: una parte dei partecipanti all’addestramento può non avere la fedina pulita». È molto probabile quindi che tra di loro vi siano criminali comuni o miliziani che hanno torturato e massacrato (elementi che, una volta in Italia, potranno circolare liberamente). E tra quelli addestrati in Italia vi saranno anche i guardiani dei lager libici in cui vengono rinchiusi i migranti. Per il loro addestramento e mantenimento non basteranno i fondi già stanziati per la Libia nel decreto missioni all’esame del parlamento: ne occorreranno altri molto più consistenti, sempre attinti dalle casse pubbliche. L’Italia contribuirà in tal modo alla formazione di truppe che, essendo di fatto agli ordini dei comandi Usa/Nato, saranno solo nominalmente libiche: in realtà avranno il ruolo che avevano un tempo le truppe indigene coloniali. Scopo della missione non è quello di stabilizzare la Libia perché torni ad essere una nazione indipendente, ma quello di controllare la Libia, di fatto già balcanizzata, le sue preziose risorse energetiche, il suo territorio strategicamente importante. Ci permettiamo di dare un consiglio al governo Letta: l’Expo galleggiante della Cavour, rientrando nel Mediterraneo ad aprile dopo il periplo dell’Africa, potrebbe fare tappa anche in Libia per pubblicizzare i prodotti del Made in Italy. Come il cannone a fuoco rapido Vulcano della Oto Melara che, in mano ai libici che oggi mitragliano i barconi dei migranti, potrebbe risolvere il problema dell’emigrazione clandestina // Qualche articolo correlato in Marginalia: Tripoli bel suol d'amore. La guerra in Libia e il centenario dell'invasione italiana, Muammar Gheddafi, Silvio Berlusconi e l'italietta postcoloniale, Colonialismo italiano in Libia: dal "leone del deserto" al "colonnello".
giovedì 5 settembre 2013
Neocolonialismo e postcolonialismo per capire le migrazioni
Capire le migrazioni dall'Africa a partire da Neocolonialismo e Postcolonialismo è il titolo del convegno organizzato da Le Mafalde in collaborazione con l'associazione A.C.S Camerun che si terrà il prossimo 14 settembre a Prato e al quale sono molto contenta di essere stata invitata a partecipare. Qui il programma dettagliato (con preghiera di diffusione!), mentre qui un video-documentario che mette in luce le pesanti responsabilità della Francia nella drammatica vicenda ivoriana, questione al centro del volume La Francia in Costa d'Avorio: guerra e neocolonialismo di Thierry A. Avi, che sarà tra i/le partecipanti all'incontro
lunedì 29 luglio 2013
Cécile Kyenge e le banane di Forza Nuova
Le manifestazioni di razzismo/sessismo contro la ministra Kyenge si susseguono con una tale frequenza (dall'orango di Calderoli all'istigazione allo stupro di Valandro), che diventa complicato anche solo tenerne il conto: l'ultimo episodio alla festa del Pd a Cervia qualche giorno fa. Dopo che Forza Nuova aveva disseminato la piazza di fantocci insanguinati e volantini contro lo ius soli con lo slogan "L'immigrazione uccide", c'è stato un lancio di banane verso il palco dove la ministra teneva il suo discorso. Come da copione questi episodi sono stati seguiti da una nuova ondata di messaggi di solidarietà bipartisan, anche da parte di personaggi come il leghista Luca Zaia, e dalla minaccia di querela da parte di Roberto Fiore per chi associa il lancio di banane a Forza Nuova. In questo modo, paradossalmente, sono proprio episodi come questi che vengono strumentalmente utilizzati per consolidare la riduzione del sistema sessismo/razzismo a qualche gesto imbecille di una minoranza indistinta, gesti nati dal nulla, senza significato e conseguenze, senza storia, senza nessun legame con leggi infami, centri di identificazione ed espulsione, accordi per il controllo alle frontiere e sfruttamento del lavoro, migrante e non. Nello stesso tempo tutto il paese, da destra a sinistra, si può così indignare, esprimere solidarietà alla ministra nera testimoniando così la propria fede "antirazzista" e "antisessista" ...
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giovedì 13 giugno 2013
Con (philo) Sophia
E dopo le altre non poteva proprio mancare Sophia Loren, anche perché qui in Marginalia le siamo affezionate...
Guerre del sesso
Féminismes et «guerres du sexe». Autour de Gayle Rubin è la giornata di studio che si terrà all'Ehess (amphithéâtre F. Furet, 105 boulevard Raspail - Paris) venerdì 21 giugno, dedicata al lavoro di Gayle Rubin, antropologia e militante femminista che nel 1985 - con The Traffic in Women - getta le basi teoriche di un'articolazione tra sesso e genere e nel 1984 - con Thinking Sex. Notes for a Radical Theory of the Politics of Sexuality -, di una "teoria radicale della sessualità". In questo ultimo testo Rubin infatti ritorna criticamemte sullo stesso concetto di "sistema di sesso/genere" da lei elaborato in The Traffic in Women, sostenendo che è essenziale separare analiticamente il genere e la sessualità per meglio riflettere sulla loro esistenza sociale separata. Sono questi gli anni in cui, negli Stati Uniti, violenti dissidi esplodono all'interno dei diversi femminismi a proposito della prostituzione, della pornografia, delle relazioni sado-masochiste e dei ruoli butch/femme. In questo contesto Rubin - che è stata tra le fondatrici di alcuni tra i primissimi gruppi di femministe sadomaso negli Stati Uniti come Samois e qualche anno più tardi The Outcasts -, rifiuta di ridurre la sessualità alla dominazione e denuncia il moralismo e il puritanesimo di larghi settori del movimento femminista. Questa giornata di studi è l'occasione - a partire dal lavoro di Gayle Rubin - per riflettere sull'attualità delle "sex wars", ovvero di quei conflitti in cui l'oggetto dello scontro è la sessualità, conflitti che continuano a definire la politica femminista ancora oggi negli Stati Uniti come altrove. Con interventi di Gayle Rubin, Mathieu Trachman, Anne E. Berger, Éric Fassin e Elsa Dorlin (programma completo qui)
venerdì 3 maggio 2013
Lo spazio Schengen e Aminata Traoré / Un'intervista
Qualche giorno fa vi avevamo segnalato come all'attivista e femminista maliana Aminata Traoré fosse stato negato, per intervento diretto della Francia, il visto per tutti i paesi Schengen. Su Il Paese delle donne potete ora leggere la traduzione dell'intervista rilasciata qualche giorno dalla stessa Traoré alla redazione di Cameroonvoice, una decisa condanna del sistema economico mondiale che ha posto cinicamente da tempo al centro della propria agenda politica la guerra e la militarizzazione per il controllo delle risorse dell'Africa // Articoli correlati pubblicati recentemente in Marginalia: Mali: non alle strumentalizzazione della violenza contro le donne, Donne del Mali: diciamo no alla guerra per procura!, Guerra in Mali / Un'intervista ad Angelo Del Boca
mercoledì 1 maggio 2013
Sublimazioni pulsionali
Dopo Vicky Lane, Nina Simone (magari ascoltando Dont't smoke in bed. Giusto per restare in tema ...)
Aminata Traoré persona non grata in Francia
Aminata Traoré - di cui tempo fa avevamo pubblicato l'appello firmato con altre femministe maliane per protestare contro la strumentalizzazione della violenza sulle donne da parte della comunità internazionale per giustificare l'intervento armato in Mali (appello poi tradotto da Giovanna Romualdi per Il Paese delle donne) -, non ha potuto partecipare ad una serie di incontri in Europa ( e tra questi quello organizzato a Parigi presso l'Ageca, Non à la guerre au Mali ! Retrait des troupes !// No alla guerra in Mali! Ritiro delle truppe!), poichè il governo francese ha impedito che le fosse accordato il visto necessario per poter circolare liberamente nei paesi Schengen. Come non stabilire un collegamento - si chiedono i/le firmatari/ie di un appello diffuso in questi giorni - tra le convinzioni politiche di Aminata Traoré e il fatto che sia persona non grata alla Francia ?
mercoledì 17 aprile 2013
Studi di genere / Ancora su visibilità-invisibilità
Mentre la soppressione del corso di Studi di genere tenuto da Laura Corradi all'Università della Calabria porta ad una interrogazione parlamentare (di cui leggo in un articolo della giornalista Giovanna Pezzuoli pubblicato nel blog del Corriere della Sera che, sia detto en passant, cita anche un ampio stralcio del commento di Paola Di Cori sulla visibilità-invisibilità degli studi di genere in Italia, ma senza citare la fonte, ovvero questo blog, cosa che visto l'argomento dell'articolo fa riflettere), con tante in questi giorni ci stiamo chiedendo come costruire (a partire da questo episodio sintomatico sul quale auspichiamo si faccia chiarezza) un progetto politico collettivo e condiviso, che contribuisca non solo a rafforzare gli studi di genere in Italia e chi ci lavora ma anche a salvaguardarne la necessaria radicalità - che non possiamo mai dare per scontata neanche in questo campo -, contro processi di addomesticamento e neutralizzazione rafforzati da logiche baronali, riduzionismi burocratici e strumentalizzazioni politiche. Questione complessa e difficile che sarà possibile dipanare solo grazie alle riflessioni di tutte/i coloro che si occupano di studi di genere, dentro e fuori l'università, anche a partire da posizionamenti e percorsi diversi. Trovo preziosi in questo senso alcuni contributi che toccano aspetti cruciali, come il commento di Sara Garbagnoli al già citato intervento di Paola Di Cori e il testo del Centro di Women’s Studies dell'Università della Calabria “Milly Villa” pubblicato su Sud-DeGenere, il blog di Doriana Righini
giovedì 11 aprile 2013
Le confessioni di Marginalia
Ho più o meno smesso di fumare (passando alla e-cigarette) da una settimana, quindi mi sembra di andare un po' a rilento tra le (solite) mille cose da fare/chiudere/inviare ... Quindi siate clementi (e pazienti) almeno per quanto riguarda Marginalia, anche perché diversamente potrei mordere ... // Immagine: Vicky Lane via Flickr
martedì 5 febbraio 2013
Alice Walker / Non restare muti
Come per Angela Davis anticipiamo di qualche giorno gli auguri di compleanno ad Alice Walker (9 febbraio 1944), ripromettendoci di leggere il suo Non restare muti (Nottetempo, 2011) che attende su uno degli scaffali della nostra libreria da troppo tempo
domenica 3 febbraio 2013
Storie in movimento / Zapruder: per la Sezione storica della Biblioteca nazionale slovena
"Storie in movimento e la rivista Zapruder – che raccolgono ricercatori e ricercatrici, docenti, studiose e studiosi di storia in genere – sensibili e preoccupati per le vicende del patrimonio archivistico e documentario, la cui fruizione è sempre più esigua a causa dei tagli alla cultura, all'istruzione e alla ricerca, esprimono contrarietà alla chiusura della Sezione storica della Biblioteca nazionale slovena di Trieste. La Sezione storica costituisce un'importante e preziosa opportunità per tutti gli studiosi che si occupano del confine orientale italiano. A più riprese, in occasione delle nostre ricerche, il materiale presente e l'aiuto del personale della biblioteca sono stati degli strumenti indispensabili al buon fine del lavoro. Inoltre è l'unica istituzione storica transnazionale sul confine orientale dell'Italia; per questo svolge un ruolo indispensabile per coloro che intendono fare ricerche senza il paraocchi del nazionalismo, ed è anche un baluardo contro il sempre strisciante, a volte emergente, tentativo di defalcare la memoria ai popoli slavo e italiano confinanti. La sua
chiusura, oltre a sottrarre risorse al panorama culturale e alla ricerca storica, rappresenterebbe un impoverimento della conoscenza comune dei due popoli. La Sezione storica si è sempre distinta per l'opposizione al nazionalismo e per l'impegno a fornire una visione rigorosa delle vicende di cui si occupa, scevra da ogni irredentismo e sciovinismo nazionale.La sua scomparsa, il licenziamento dei dipendenti, il ricorso al lavoro precario, si inseriscono in quel processo di svuotamento dell'identità culturale multinazionale della città di Trieste, le cui vicende hanno segnato la storia d'Italia e, pensiamo, di tutta l'Europa. Consegnano inoltre la memoria a un uso pubblico fattone da gruppi sciovinisti rivali, che se ne servono per seminare odi e sospetti nazionalistici, al di là della contingenza. E' anche da notare che, mentre si negano i finanziamenti a un'Istituzione così importante e prestigiosa, la Regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato ben 370.000 euro a beneficio di associazioni che propagandano l'odio razziale e l'irredentismo nazionalista.Chiediamo quindi che la Sezione storica della Biblioteca nazionale slovena venga riconsegnata in tutte le sue funzionalità agli studi storico-scientifici e siano ripristinate tutte le sue attività, che gli addetti vengano riconfermati nei loro ruoli, che si stanzino i fondi necessari al suo pieno funzionamento, perché possa proseguire nel suo compito di assistenza ai ricercatori e a tutti gli studiosi. Storie in Movimento / Zapruder"
venerdì 1 febbraio 2013
Guerra in Mali / Un'intervista ad Angelo Del Boca
A fine novembre dello scorso anno avevamo rilanciato qui l' appello di Aminata Traoré ed altre femministe maliane contro la strumentalizzazione della violenza contro le donne da parte della comunità internazionale per giustificare l'intervento armato in Mali, appello poi tradotto in italiano e pubblicato da Il Paese delle donne. A distanza di qualche mese la situazione in Mali è degenerata: l'11 gennaio il Presidente francese Hollande ha dato il via all'operazione militare Serval e l'Onu ha autorizzato un'azione militare internazionale mentre anche l'Italia si prepara a dare "supporto logistico" alla Francia. Rinviamo ad un'intervista ad Angelo Del Boca che offre alcuni elementi di lettura di questa nuova guerra neocoloniale, che definisce il "finale della guerra in Libia"
lunedì 10 dicembre 2012
Eastern Mediterranean Feminism / CfP
Call for Papers for an upcoming conference at Bogazici University,
Istanbul Turkey June 7-9, 2013. The conference is entitled: Changing Feminist Paradigms and Cultural Encounters: Women’s Experiencesin Eastern Mediterranean History in the Nineteenth and Twentieth Centuries. Changing feminist paradigms refers to a shift from a Turkish-oriented historiography of women’s experiences to an emphasis on diversity in both the late Ottoman Empire and the modern Middle East. Scholarship has come a long way in producing “women’s histories,” but feminist critiques of national historiography and challenges to the conventional periodization of Ottoman-Turkish historical narrative are tasks yet to be undertaken. With this conference, we encourage scholars to tackle these tasks and, in the process, to reconsider and reformulate key terms and concepts introduced by feminist scholars in North America. In addition, we hope this conference will rethink interactions between feminist activism and scholarship with the purpose of bringing new perspectives to women’s and gender history in the Middle East and around the world. We welcome papers on such topics as: efforts to canonize the field // challenges to existing chronologies of nationalist historiographies // links between and legacies of the Ottoman and post-Ottoman worlds // sources for researching women’s and gender history //the impact of emergent nation-states on diverse women’s // experiences in the region
// binaries between public and private, state and society, tradition and modern, etc., and the ways these binaries are reproduced or challenged by "emancipatory projects" // the interaction between women’s activism and scholarship on women’s history // historical patterns of women’s activism in the region // the potential of activism to bring new perspectives to women’s studies and vice versa // different forms of feminism in the history of the modern Middle East // rethinking women's “agency” in the realms of crime, health, sexuality, and urban life// . Because we are planning for discussions on the relationship between scholarship and activism, we also look forward to submissions from feminist activists in the wider region of the Middle East. If you would like to present at this conference, we ask that you submit a short summary of your proposed paper, or contribution, of around 1,000 words, along with an updated curriculum vitae by January 15, 2013. Submissions should be sent to the conference coordinator,
Professor Gulhan Balsoy, via email at gerkaya@gmail.com.We will be able to defray some travel and hotel expenses for conference participants but ask that each person chosen to participate seek other funding. Scholars with college or university appointments should, for example, request funds from their home institutions. We hope to publish select papers in a special issue of the Journal of Women’s History. Both the conference and the potential special issue represent a unique and pioneering collaboration between an American-based journal (one devoted to publishing the best work in the international field of women's history) and women's historians in the Middle East. //Gulhan Balsoy, Independent Scholar // Elisa Camiscioli, Binghamton University, New York, Book Review Editor, JWH // Arzu Ozturkmen, Boğaziçi University // Jean Quataert, Binghamton University, New York, co-editor, JWH // Benita Roth, Binghamton University, New York, Associate Editor, JWH // Basak Tug, Istanbul Bilgi University //Leigh Ann Wheeler, Binghamton University, New York, co-editor, JWH //
venerdì 7 dicembre 2012
Le domeniche di Migranda
Dopo la festa/assemblea del maggio scorso, Migranda ritorna con un nuovo appuntamento: una domenica al mese per continuare a discutere, a partire dalle nostre esperienze, in un momento in cui la crisi economica e la legge Bossi-Fini hanno effetti profondi anche su noi donne, migranti e non. Molte, soprattutto coloro che non lavorano, sono “rimandate” nei paesi di provenienza, spesso coi propri figli nati o cresciuti qui, per risparmiare sui costi della riproduzione. Altre si ritrovano a portare a casa l’unico salario, perché – da sempre più ricattabili alla luce del doppio carico di lavoro – le donne offrono una forza lavoro più “utile” in tempi di crisi, in quanto più disponibile. E intanto sempre più, proprio a causa della crisi economica, il lavoro domestico a pagamento sembra essere l’unica via d’uscita dalla disoccupazione anche per le donne italiane che, proprio “grazie” alle migranti, sembravano essersene liberate. Con Migranda vogliamo stabilire le condizioni per una comunicazione continua, per una presa di parola delle donne che rompa l’isolamento vissuto da molte, affinché l’esperienza di ognuna diventi un’esperienza condivisa. Per questo, a partire dal 9 dicembre, ci incontreremo una domenica al mese, alle ore 15, presso il Centro Sociale Montanari (via Saliceto, 3 - Bologna). Prossimi appuntamenti: 27 gennaio, 24 febbraio e 24 marzo 2013. Vi aspettiamo!
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