Visualizzazione post con etichetta donne fasciste. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta donne fasciste. Mostra tutti i post

martedì 19 febbraio 2013

Rachele Mussolini: "grandissima figura di donna italiana"

Michele Laganà, consigliere Pdl del quartiere Santo Stefano a Bologna, ha proposto di intitolare a Rachele Mussolini "grandissima figura di donna italiana" la sala del Consiglio. L'ordine del giorno sarà discusso il 27 febbraio. L'episodio mi sembra non vada sottovalutato o derubricato a insignificante nota di colore "locale". Grazie a Incidenze e alla mailing list dell'(ex) Assemblea Antifascista Permanente per la segnalazione

domenica 11 novembre 2012

Signore di destra

Anche Isabella Rauti indagata per concorso in abuso d'ufficio nell'ambito delle indagini sul cosiddetto Laziogate. Era forse questa la parità sostanziale a cui la signora Alemanno alludeva in una intervista con Marta Ajò in cui si blaterava di femminismo, futura classe dirigente femminile e "grandezza e civiltà nazionale"?

martedì 31 gennaio 2012

La vendetta del burqa ( ovvero come la "madam post - coloniale" Daniela Santanchè è stata infine rinviata a giudizio per diffamazione)

Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio per diffamazione dal gup di Milano per aver offeso "la reputazione e l'onore" (così si legge nel decreto che ne dispone il giudizio) di una donna italiana convertita all'Islam nel corso della trasmissione televisiva Iceberg, il 21 settembre del 2009. Il giorno prima, la stessa Santanchè aveva messo in scena una vera e propria cerimonia di svelamento post-coloniale, quando a Milano aveva tentato di strappare il velo ad alcune donne musulmane che si recavano ad una festa per i festeggiamenti di fine Ramadan, dichiarando poi di essere stata vittima di un'aggressione da parte dei "fondamentalisti islamici", notizia che, seppur smentita da un video, aveva generato titoli deliranti su molti quotidiani, come l'indimenticabile Per festeggiare il Ramadan picchiano la Santanchè (Il Giornale). Ora arriva questo rinvio a giudizio per diffamazione, che sebbene non annulli il pericolo enorme rappresentato dalla circolazione a piede libero di un simile personaggio, ci fa comunque piacere. In tempi di crisi bisogna sapersi accontentare.

sabato 5 marzo 2011

Femminismo latino (frammenti per una memoria critica femminista)

"Olga Modigliani, al pari di molte donne borghesi istruite [...], era un ottimo esempio della nuova sintesi politica che nell'Italia degli anni trenta andava sotto il nome di femminismo 'latino', 'nazionale' o 'puro'. Erano questi i termini adottati da donne un tempo attive nei movimenti emancipazionisti, nel tentativo di riconciliare fascismo e femminismo . Il loro femminismo era 'puro' in quanto non contaminato dall'esasperato livellamento del riformismo socialista, né dallo stridente individualismo del movimento per la parità dei diritti anglo-americano. Era 'latino' perché sosteneva comportamenti considerati peculiari alla femminilità italiana: la devozione alla famiglia, l'attaccamento alla tradizione, il rispetto per la razza. Era 'nazionale' in quanto riconosceva la necessità di subordinare le aspirazioni delle donne ai più alti interessi dello Stato e del popolo italiano. Cosa vi fosse di femminista nel femminismo latino era decisamente più problematico.[...]. In fondo quello che abbiamo chiamata la nuova sintesi del femminismo latino era il tentativo di conciliare due tradizioni politiche decisamente antagonistiche: l'una, l'eredità emancipazionista del movimento delle donne dell'Italia di inizio secolo, l'altra, la politica di massa del fascismo [...]. Le femministe borghesi [...] con la speranza che il fascismo avrebbe permesso alle loro iniziative caritative di sopravvivere e magari di prosperare [...], ridefinirono la posizione dei propri gruppi nei riguardi dello Stato. Presero le distanze dal movimento internazionale delle donne [...], riscrissero la propria storia condannando il 'vecchio' femminismo per l'inconcludente strepitare e l'incapacità di comprendere la vera natura della donna italiana, della famiglia, della nazione, della razza [...]. Le donne si univano ai reticoli solidaristici del proprio genere per promuovere quelle che consideravano le migliori virtù della femminilità italiana [...].Per molte l''Italia nuova' era motivo di orgoglio patriottico [...], la dittatura sfruttava questa identificazione emotiva con la nazione-Stato trasformandola in uno sciovinismo militaristico che si pretendeva giustificato e virtuoso, e che poteva legittimare qualsiasi sacrificio [...]. In questo senso, il femminismo latino era il discorso e la pratica di un movimento politicamente subalterno [...]. La complessa storia dell'adeguamento del femminismo italiano al fascismo non è priva di collegamenti con quella che Nancy Cott, in una convincente generalizzazione fondata sull'analisi dell'esperienza delle femministe americane dopo la prima guerra mondiale, ha individuato come 'un più diffuso processo di cancellazione della memoria, attraverso il quale il femminismo fu assimilato selettivamente e represso' [...]. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, il femminismo storico era stato cancellato persino dalla memoria, e la politica delle donne nel fascismo era di estrema subordinazione. Nel novembre 1938, le ultime organizzazioni sopravvissute che avevano cercato di conciliare femminismo e fascismo furono sciolte, e le aderenti di origine ebraica con le leggi razziali, bandite da qualsiasi attività pubblica. Tra queste ultime c'era Olga Modigliani, costretta all'esilio. Nel nome del duce, della nazione e di una spuria solidarietà di classe, i fasci femminili rinunciarono a sostenere la solidarietà tra donne. Nel dicembre 1938, Rachele Ferrari del Latte proponeva che le militanti si dedicassero, 'con la loro esperta competenza, con la loro limpida onestà, con la loro seria dirittura', a un pesante problema nazionale: trovar lavoro alle domestiche che erano state costrette ad abbandonare il servizio presso le case ebree, secondo quanto imposto dalle leggi razziali. Le donne fasciste avrebbero dovuto darsi alla missione con zelo, convinte che 'in un prossimo avvenire le nostre domestiche si renderanno personalmente conto della grande ventura loro toccata di aver potuto sottrarsi all'influenza, all'insidia, al predominio dell'avida razza ebraica per crescere da italiane e da cristiane in una casa dove si pensa, si crede, si lavora e si vive con animo italiano'."[da Victoria de Grazia, La donna nel regime fascista, Marsilio 1993 (ed. or. inglese 1992), frammenti dalle pp. 313, 314, 315, 316 e 356].

giovedì 3 marzo 2011

Voci di donne dalle rivolte, uteri per la patria e guerre umanitarie

Seppure gli esiti delle rivoluzioni ancora in atto nei paesi a sud del mediterraneo siano incerti e in alcuni casi preoccupanti vista la volontà "occidentale" di metterci sopra le mani (come in Libia, dove già Usa-Europa-Nato ventilano un'operazione militare sotto la solita copertura della guerra umanitaria), resta una realtà incontestabile: queste rivolte hanno incrinato in maniera irrimediabile gli equilibri postcoloniali e messo in crisi (si spera definitivamente) certe percezioni e immagini "dell'altro/a". Abbiamo appena letto il manifesto di indizione dell'otto marzo delle organizzatrici della manifestazione nazionale del 13 marzo e ne siamo orripilate già dallo slogan: Rimettiamo al mondo l'Italia. Dopo l'appello alle "donne italiane" in nome di nazione, famiglia e religione, ecco l'appello agli uteri per la patria. Forse ci ritorneremo su, ma per intanto non abbiamo voglia né di commentare, né di perdere tempo a cercare il link del sito Se non ora quando (ci sembra abbiano già fin troppa copertura mediatica). Piuttosto vi lasciamo una piccola rassegna, tratta da diversi blog femministi, di voci di donne dalle rivolte nei paesi a sud del mediterraneo. Sono loro, come le donne migranti che incontriamo qui nella fortezza-europa, che ci trasmettono un po' di quell'entusiasmo e quella combattività di cui abbiamo bisogno per andare avanti. Nonostante.

Marginalia, Femministe e rivolte (in piazza Tahrir)
I consigli della zia Jo, Dalla Tunisia
Femminismo a Sud, Women of the Revolution in Egitto!
Lady Losca, Dall'Egitto e dalla Tunisia
Nasawiya, International Women's in Lebanon

domenica 1 febbraio 2009

San Valentino a CasaPound, dove il nero si tinge di rosa ...

Il 14 febbraio prossimo CasaPound rilancia la campagna Tempo di essere madri, con una sorta di tournée lampo, dalle 15.30 alle 18, tra Bologna e Parma, di Maria Bambina Crognale e Francesca Giovannini. Poche ore per presentare il "progetto" che (come si può leggere nel sito della campagna e in diversi altri siti CasaPound-friendly) prevede la riduzione, per le donne con figli di età compresa tra 0 e 6 anni, dell'orario lavorativo da 8 ore a 6 ore al giorno, mantenendo invariata la retribuzione (l’85% sarà garantito dal datore di lavoro, il restante 15% sarà a carico dello Stato). A decorrere dal sesto anno di vita del bambino (in questi siti il neutro va da sé) la "mamma" potrà scegliere di continuare a lavorare 6 ore a giorno, rinunciando però al contributo statale del 15% o tornare al full-time qualora lo desiderasse. Insomma, un progetto che ha lo scopo di salvaguardare "il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime ..."
Non posso escludere che qualcun* si faccia annebbiare dal fumo e dalla retorica populista di Tempo di essere madri, ma inviterei a riflettere (oltre che sul fatto che per molte donne la maternità non è una priorità) sui dati inerenti all'occupazione/disoccupazione femminile in Italia (tasso di disoccupazione tra i più alti d'Europa, tra le occupate part-time e precariato fanno la parte del leone e, per quante fanno un* figli* , essere licenziate in tempi brevi è il minimo ... rinvio a questo dossier). In questa realtà poco è il margine per la "scelta" e il "desiderio", margine che si restringe ancor di più nel caso delle donne migranti che subiscono anche il pesante ricatto rappresentato dal legame tra lavoro e permesso di soggiorno. Che questo "progetto" sia rivolto a poche "privilegiate" e soprattutto privilegiate "italiane doc" è la prima cosa che bisogna avere ben chiaro, magari informandosi un po' su promotori e promotrici di quest'ultima iniziativa di CasaPound.
L'iniziativa è stata presentata già in varie città dove da tempo è iniziata la raccolta firme, come a Verona (con il supporto di Marcello Ruffo, Elena Giacomini e Andrea Miglioranzi, consigliere della tristemente nota lista Tosi) e a Sassari (dove sembra addirittura che il comitato Tempo di essere madri abbia aperto una sede in via degli Astronauti, dando ulteriore conferma all'ipotesi che avevo formulato a prima vista leggendo il progetto, ovvero che fosse stato messo a punto da abitanti di altro pianeta). A Bologna e Parma sarà presentata, come dicevo, da Francesca Giovannini (coordinatrice regionale di CasaPound Emilia-Romagna) e da Maria Bambina Crognale già portavoce del gruppo DeA e ideatrice del progetto (come si afferma nel manifesto della giornata, oggi irreperibile in internet ma che mi ero premurata di scaricare qualche giorno fa). Maria Bambina, del resto, è nella redazione di Occidentale. Rivista di critica radicale ("radicale" e "non conforme" sono i due termini-prezzemolo di CasaPound e affini, con tutto il mio rispetto per il prezzemolo).
Fondata più di trenta anni fa dal Circolo dei Selvatici, animato soprattutto da reduci della RSI, Occidentale si poneva come obiettivo prioritario la difesa delle "tradizioni dell'Occidente" e la lotta contro "le menzogne dell'Occidente" e tra queste le "menzogne di Norinberga". Oggi è investita "da un'ondata giovanile" che intende continuarne e arricchirne i temi (come si legge nel sito della rivista), ondata giovanile costituita, tra gli altri, da Bambina Crognale e Gianluca Iannone, che ne è il direttore.
Così, giusto per dare qualche elemento utile ad inquadrare la cornice in cui si pone Tempo di essere madri. Il nome della campagna tra l'altro riprende parzialmente - e non so quanto consapevolmente - il titolo del capitolo Essere madri del volume di Victoria de Grazia, Le donne nel regime fascista che invito a (ri)leggere, poiché nonostante il quadro descritto dall'autrice non sia, ovviamente, sovrapponibile a quello odierno, credo possa offrire ancora notevoli spunti di riflessione.
Insomma, mi sembra che ci siano cose più piacevoli e utili da programmare per il giorno di San Valentino, ad esempio una gita romana per il No Vat ...

___________

venerdì 19 dicembre 2008

Figli per la Patria ...


Mentre a CasaPound lanciano la campagna Tempo si essere madri, la ministra della Gioventù Giorgia Meloni (già presidente di Azione Giovani, organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale) intervistata da Il Giornale parla di necessario "riconoscimento della maternità", anche magari con qualche incentivo, ad esempio per ogni figlio un anno in meno verso il traguardo della pensione (che, come sapete, il governo vuole portare anche per le donne a 65 anni). Lei per intanto figli niente, ma prima o poi, assicura "un contributo alla Patria voglio darlo" (dice proprio così) ...
Ma le sinergie tra CasaPound e Azione Giovani non si limitano ai figli per la patria. Basta dare un'occhiata, per esempio, al sito di Daniele Caroleo, già presidente della "comunità militante" Terra di mezzo in quel di Crotone e recentemente nominato, proprio da Giorgia Meloni, dirigente nazionale di Azione Giovani ...
.

domenica 7 dicembre 2008

Le mamme di CasaPound

Il 3 maggio scorso si era tenuto a Bologna un incontro del movimento di donne neofasciste DEA, Donne e Azione (un trafiletto su un quotidiano locale, mi sembra, parlava della nascita di un "femminismo" di estrema destra). La portavoce è tal Maria Bambina, per la cronaca moglie di Gianluca Iannone, dicono ex-picchiatore (ma recentemente ha subito una condanna dal tribunale di Sulmona ...), ex dirigente nazionale della Fiamma Tricolore (poi espulso), candidato, poi non eletto, per La Destra, presidente di CasaPound Italia, ideatore e fondatore di Radio Bandiera Nera e cantante del gruppo nazirock ZetaZeroAlfa ...
Le "rivendicazioni" di DEA (gruppo che può contare sulla trasmissione radiofonica FuturArdita in onda ovviamente su Radio Bandiera Nera e che si è già distinto, mi dicono, in opere caritatevoli come la distribuzione di abiti usati ai poveri in quel di Roma) come riassumeva il suddetto trafiletto (che a suo tempo si era fatto girare anche in varie mailing list) sono il totale appoggio e partecipazione alle iniziative di CasaPound e Blocco Studentesco, ma soprattutto l'attenzione alle tematiche "femminili". Ovvero: richiesta di sostegni da parte dello stato alla maternità, possibilità di mantenere il lavoro in caso di gravidanza, riconoscimento lavorativo dei permessi per l'allattamento e riduzione dell'orario di lavoro delle donne (mamme) da 8 a 6 ore (con stipendio all'85%) per consentire alla donna di meglio accudire i figli, accompagnarli a scuola eccetera eccetera ...
Recentemente quest'ultima proposta è stata rilanciata in grande stile, con la creazione del comitato Tempo di essere madri, che lancia una vera e propria campagna con tanto di raccolta firme (presumibilmente nelle varie sedi di CasaPound oramai sorte in tutta Italia) per "sostenere la proposta di legge del part time alle madri lavoratrici mantenendo lo stipendio pieno". Sorvolo sulle perle stile Omni di memoria fascista presenti nel testo ( "il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime ...") e mi soffermo basita a pensare che le "mamme di CasaPound" vivono proprio su di un altro pianeta ... sicuramente non il mio.

______________________

Volutamente questo post è senza link, ma rinvio a :

CasaPound Superstar
CasaPound: il volto attraente dei nuovi fascisti
Ave Italo!
Chi è veramente CasaPound
Un Italo da rottamare
.

giovedì 29 maggio 2008

Un Italo da rottamare


L'Italo qui sopra, che "odia i froci" ma "ama il suo camerata" è uno dei tanti supereroi della vita quotidiana , ideati da Lorenzo "Q" Griffi e Michele Soma, al centro della campagna comunicativa del Gay Pride bolognese del 28 giugno. Soprannominati puraido [1], "trasudano cultura manga ma ritraggono persone in carne e ossa, sono figure molteplici che abbattono ogni stereotipo, portando in pubblico ciascuna il proprio nome, età, esperienza".
Sarà, ma il camerata Italo credo proprio che vada rottamato [2], e cercherò di spiegare (dal mio punto di vista), perché. Non è semplice ovviamente, tant'è che questo post è stato in "quarantena" per giorni [3], volevo evitare un "commento a caldo", ma neanche mi sembrava eticamente corretto cavarmela con un freddo (ma sicuramente più elegante) "no comment". E purtroppo questi tempi bui ci costringono continuamente a sporcarci le mani.
A scanso di equivoci dico subito che non sono un'anima bella: ho sempre avuto ben chiaro che l' innocenza degli oppressi è poco più di una favola e che essere soggetti storicamente "dominati" e "inferiorizzati" (donne, gay/lesbiche, "neri/nere"...) non garantisce un "innato" (o "naturale" e "spontaneo") antifascismo, antirazzismo e antisessismo.
So benissimo che ci sono sempre stati gay di destra (e oggi GayLib ne è solo la faccia più presentabile), come anche gay nazisti, antisemiti, razzisti ... Per non parlare di quelli "islamofobi" [4]. Per inciso penso che questo sia vero anche per le lesbiche (e infatti non capisco, se si volevano rompere gli "stereotipi", perché Italo e non Itala ...) [5].
Quindi l'esistenza e la miseria dei gay di destra mi/ci sono note. Non è questo il punto. Le questioni sono altre. E secondo me piuttosto gravi.
In molt* [6] hanno preso le distanze da lettere e inviti di note organizzazioni lgbt ad Alemanno e ad altri esponenti della destra di governo, rifiutando l'ingiunzione "
al pragmatismo, alla ricerca del dialogo, anche con rappresentanti delle istituzioni che si ispirano ad ideologie fasciste". E' questo un "problema" che non riguarda solo il movimento lgbt: sappiamo che il "superamento" di destra e sinistra è uno dei leitmotiv della nuova destra, da tempo abbracciato anche da esponenti di sinistra, istituzionali e non.
Ma se è vero che questo paese sta accelerando la corsa verso una compiuta forma di fascismo (e credo che sia vero[7]), abbiamo la responsabilità - tutti e tutte - di vigilare e prestare maggiore attenzione critica (e autocritica).
E in questo scenario che il "camerata Italo" è tutt'altro che "
simpatico, sereno e tranquillizante" e non capisco quale sia, nel caso di questo puraido specifico, la capacità di "veicolare dei messaggi che, in questi giorni, trovo veramente fondamentali", come scrive qualcun*.
Per quanto mi riguarda - molto pragmaticamente -, i messaggi che veicola sono quelli che possiamo leggere di fianco alla (simpatica, beninteso) immagine:
"Essere maschio significa picchiare, soprattutto i froci, meglio se in tanti contro uno, perché l'onore virile deve essere difeso. Se poi ti accorgi che il sabato sera, a CasaPound, al concerto del tuo gruppo nazirock preferito la vista del tuo camerata a torso nudo ti eccita, ti racconti che non importa, perchè tanto tu e lui siete camerati, e poi non puoi essere frocio, perché non ti senti "sensibile", non vesti alla moda, non ascolti Madonna"[8].
Effettivamente CasaPound è
sbarcata a Bologna il 18 maggio con l'apertura di un "centro sociale" (CasaPound Italia Bologna) in via Toscana, alla periferia sud-est della città, in uno stabile in affitto dalla Fiamma Tricolore, tra manifesti di Iannone (creatore di CasaPound a Roma) e Radio Bandiera Nera.
Dal Corriere di Bologna: "si definiscono 'antimperialisti, anticlericali, fascisti e fieri di esserlo'. Revisionisti se - spiegano - per revisionismo si intende raccontare la verità sulle foibe [9]. 'A Bologna siamo all'inizio, nonostante sia una città a noi ostile, siamo convinti di poter fare molto', spiega Carlo Marconcini, ideatore del centro sociale e voce della radio insieme ad Alex Vignali, che aggiunge: 'CasaPound nasce anche per occupare, ma per farlo ci vogliono i numeri e noi, a Bologna, forse non siamo ancora abbastanza. Ci sono i transfughi di Azione Giovani, ragazzi che frequentano Forza Nuova, gli oramai ex Fiamma come noi, ci sono le ragazze di Donne Azione e quelli del Blocco studentesco'. In tutto, per ora, una trentina di camerati 'duri e puri', che rifiutano di avvicinarsi alla Destra di Storace, che definiscono 'amici con percorsi diversi' i militanti di Forza Nuova e che di Alleanza Nazionale sentenziano: 'sono nulli'".
Non so quant* hanno voglia di ritrovarseli vicini al Gay Pride. Dico così per dire, ovviamente. Perché - per intanto - i segnali di "dialogo" da parte di costoro mi sembrano veramente poco incoraggianti: alcuni manifesti con i puraido in bella mostra sono stati imbrattati con svastiche e scritte affatto dialoganti [10].



[1] Qui e qui trovate la spiegazione del termine puraido, se ho ben capito la translitterazione della parola katakana ovvero orgoglio (pride).
[2] Il concetto di "rottamazione" applicato al camerata Italo mi viene da Paola Guazzo, che ringrazio.
[3] E tra l'altro è stato scritto "a tappe" (cerco di chiuderlo oggi, venerdì 30): il solito poco - anzi pochissimo - tempo e tante altre spiacevolissime urgenze verso le quali ho cercato di convogliare le mie energie in esaurimento. L'ultima notizia è che i testimoni della morte di Hassan Nejl sono stati prontamente "rimpatriati" in Marocco con un volo dall'aeroporto di Malpensa.
[4] Ho sempre avuto delle grosse perplessità circa il termine islamofobia. Lo uso per semplicità, perché oramai è entrato nel dibattito corrente e tutt* ne capiscono il senso.
[5] Tutt'al più posso immaginare che le lesbiche, pur di destra, rifiutino il ruolo di madre, moglie, angelo del focolare con scopa e ramazza rivendicato, anche pubblicamente, da altre appartenenti al genere femminile. Se è una mia pia illusione non esitate a comunicarmelo.
[6] Ad esempio qui.
[7] Basti pensare all'omicidio di un ragazzo a calci e pugni ad opera di un gruppo di fascisti vicini a Forza Nuova fatto passare per atto di bullismo, al quasi linciaggio di alcune trans romane ad opera di una folla inferocita sotto lo sguardo compiacente della polizia, ad Almirante (antisemita, fucilatore di partigiani/e e terrorista) che diventa un "esempio da seguire", agli attacchi con bombe molotov ai cosiddetti "campi nomadi" in diverse parti d'Italia in seguito alla falsa notizia (strombazzata dalla maggioranza dei media) dell'ennesimo rapimento di un bambino da parte di una zingara, e infine alla morte di Hassan nel Cpt di Torino (che è solo l'ultima di una lunga serie) e al "rimpatrio" degli unici testimoni ...
[8] Probabilmente chi ha schizzato questo ritratto del "camerata Italo" non ha letto George L. Mosse, Sessualità e nazionalismo (1982).
[9] Peccato che la verità sulle fobie sia già stata raccontata. E bene. Vi invito a leggere l'articolo di Claudia Cernigoi, Il pozzo artificiale, pubblicato sull'ultimo numero di Zapruder (che ho segnalato
qui) e il sito La Nuova Alabarda, che trovate qui di fianco in Segnaletica.
[10] Qualcun* ovviamente potrebbe obiettarmi che non si tratta del manifesto con il camerata Italo. Content* voi ...
.

domenica 25 maggio 2008

Allarmi siam fascisti ...



Postfascisti???

Questo è il manifesto affisso a Milano da Alleanza Nazionale in questi giorni: Giorgio Almirante un esempio da seguire? E intanto il neo-sindaco di destra Alemanno (che fu instancabile organizzatore dei funerali di Almirante alla fine dei quali Gianfranco Fini pronunciò un accorato elogio funebre) propone di dedicare a Giorgio Almirante una via della capitale. Un'analoga proposta del nostalgico di turno di qualche anno fa in quel di Grosseto ebbe esito negativo. Ma sembra che i tempi siano cambiati. E la memoria è (sempre più) corta.
Allora se anche già in tanti lo hanno fatto, vorrei ricordare anch'io chi è questo "grande italiano", questo "esempio da seguire": caporedattore del Tevere (periodico che, ben prima delle leggi razziali del '38, portò avanti una massiccia campagna antisemita), segretario di redazione della rivista Difesa della razza (i cui redattori furono tutti firmatari del famigerato Manifesto della razza, base "teorica" delle leggi razziali promulgate dal fascismo di lì a poco), funzionario di spicco della Repubblica Sociale di Salò, massacratore e fucilatore di partigiani, nel '45 fondatore dei Fasci di azione rivoluzionaria, poi segretario del Movimento sociale italiano.
Ricordo di aver visto da qualche parte una sua vecchia foto degli anni 70 (che ho cercato inutilmente nel web) con un giovanissimo (e già "promettente") Fini. Di quegli anni è anche il coinvolgimento di Almirante nella strage di Peteano, la sua colpevolezza fu provata ma se la cavò dapprima con l'immunità parlamentare poi con un'amnistia praticamente ad personam. Concordo pienamente con chi propone che l'unica via che gli si può dedicare è questa: via Giorgio Almirante terrorista.
Assunta Almirante sarà di tutt'altro avviso, ovviamente. Non ho notizia di sue recenti esternazioni, ma basta leggere il suo libro Giorgio. La mia fiamma e la presentazione che ne fece Stefania Craxi in occasione dell'incontro pubblico per l'uscita del volume nel giugno del 2005: "Già il titolo del libro lascia capire il contenuto [...] E' un bel titolo, con tanto di doppio senso [...] la fiamma è quella del Movimento sociale italiano, la creatura di Giorgio Almirante, che l'aveva costruita mattone su mattone, comizio dopo comizio, con infinita pazienza, fede, coraggio. Ma la fiamma di Assunta è lui Almirante, l'uomo Almirante [...], un gran signore. Ma anche la fiamma che sta nel simbolo del MSI è un amore di Assunta [...]. Perché la fiamma aveva, è vero, una reminiscenza fascista, ma era il simbolo della purezza che Giorgio aveva voluto far rivivere, quei sentimenti di onore e italianità che avevano portato tanti giovani a combattere, e anche morire, sotto le insegne della Repubblica di Salò. Attraverso mille parole d'amore Assunta ci restituisce un Almirante come veramente era [...]. La storia della sua vita che lei ci racconta è una storia di felicità, di una donna che si sente baciata dalla fortuna, perché ha trovato l'amore e questo amore l'ha accompagnata tutta la vita e ancora la sorregge con il calore del ricordo".
Non credo di dover aggiungere altro...


venerdì 23 maggio 2008

Fascismo, sessismo e pulizie securitarie


Ieri sera a Bologna si è tenuto un presidio (indetto da Mujeres Libres, collettivo di giovani militanti femministe), sotto la bella scalinata del Pincio (che da via Indipendenza conduce al Parco della Montagnola), dove era prevista una "pubblica discussione" di Alleanza Femminile su "vivibilità e sicurezza".
Per diradare ogni equivoco (se ce ne fosse bisogno): non si tratta di quell' Alleanza femminile - associazione democratica, apartitica e aconfessionale - che aveva come scopo l'azione in favore del suffragio femminile e che, nata nel 1902, aveva avuto tra le fondatrici Anna Maria Mozzoni e Argentina Bonetti Altobelli (militante socialista, segretaria, tra l'altro, della Federterra, associazione sciolta dal regime fascista). In sintonia con i tempi l'Alleanza Femminile è in questo caso la costola femminile di Alleanza Nazionale, che ieri sera ha dato pietosa mostra di sé: dopo un breve e confuso intervento di una delle rappresentanti femminili di questa inquietante organizzazione - e numerosi interventi dei (veri) maschi del partito che hanno blaterato su sicurezza e degrado -, le nuove paladine dell'ordine patriarcale e della pulizia securitaria, hanno imbracciato scope e ramazze e si sono dedicate alla pulizia della scalinata.
Nonostante tutto questo fosse già annunciato nel programma della serata, vederlo è stato per tutte quantomeno scioccante. E preoccupante.
Per non parlare del clima (pesantissimo) di intimidazione, dell'identificazione di molte delle (poche) manifestanti, del nutrito schieramento di polizia e Digos che ha tentato (invano) di tenere lontano il dissenso.
Per fretta, urgenza di dedicarmi ad altro e ineliminabile senso di nausea che mi provoca il solo ripensare alla serata, lascio a voi tutt* ulteriori commenti.
.