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lunedì 9 febbraio 2015

Apologia del terrorismo

In un articolo pubblicato qualche settimana fa, Les premiers fruits amers de l’unité nationale, Saïd Bouamama rilevava, tracciando un bilancio dei "primi frutti amari dell'unità nazionale", come la grande manifestazione parigina successiva agli attentati del 7-9 gennaio scorsi fosse stata celebrata dall'insieme dei media francesi, dal governo e dalla quasi totalità della classe politica come simbolo di una necessaria "unità nazionale" contro la minaccia terrorista. In questo contesto tutte le voci discordanti sono state messe a tacere: "si tu n’es pas Charlie, tu soutiens les attentats". La vicenda di Ahmed, otto anni, è drammaticamente rappresentativa di questo clima, non solo francese. Qui la testimonianza di Ahmed, qui la petizione da firmare // Sull'argomento rinvio anche al lucidissimo Qu’est ce que ça fait d’être un problème? (di Chadia Arab, Ahmed Boubeker, Nadia Fadil, Nacira Guénif-Souilamas, Abdellali Hajjat, Marwan Mohammed, Nasima Moujoud, Nouria Ouali e Maboula Soumahoro) e, in italiano, agli interventi di Gabriele Proglio e Gaia Giuliani in Distopie

venerdì 11 aprile 2014

Perché Atlantide deve viveve

Poco più di un anno fa, ospiti di "Atlantide" per una delle nostre riunioni come gruppo bolognese di "Storie in Movimento", invitavamo a firmare la petizione Atlantide deve vivere, convint@ dell'importanza di questo spazio come luogodi produzione, condivisione, circolazione di progettualità politica e sapere critico. A distanza di un anno Atlantide è nuovamente sotto la minaccia di uno sgombero imminente. Rinnoviamo la nostra solidarietà e l'invito a sostenere le atlantidee, firmando la petizione online e partecipando ai prossimi appuntamenti pubblici: di produzione, condivisione, circolazione di progettualità politica e sapere critico. A distanza di un anno Atlantide è nuovamente sotto la minaccia di uno sgombero imminente. Rinnoviamo la nostra solidarietà e l'invito a sostenere le atlantidee, firmando la petizione online e partecipando ai prossimi appuntamenti pubblici (http://atlantideresiste.noblogs.org) // Il gruppo bolognese di Storie in Movimento / Zapruder (Articoli correlati in Marginalia: Atlantide non si affonda!)

martedì 3 dicembre 2013

Una firma per Alaa Al Yaacoubi

Ho firmato la nuova petizione per Alaa Al Yaacoubi, pseudonimo Weld El 15, il rapper tunisino già condannato a giugno a quasi due anni di prigione per la canzone Boulicia Kleb, in cui denunciava la violenza della polizia e ora nuovamente sotto processo per un concerto tenuto a Hammamet ad agosto

sabato 23 novembre 2013

Africa da vip

Negli ultimi mesi quasi centomila persone hanno firmato la petizione contro Mission, un reality-show prodotto dalla Rai con la stupefacente collaborazione di organizzazioni quali Unhcr e Intersos . Il format, ambientato nei campi profughi congolesi (e altri nei territori confinanti) e con la partecipazione di vip di seconda mano (Emanuele Filiberto, Al Bano, Paola Barale ed altri/e) si preannuncia infatti come un'indegna spettacolarizzazione della sofferenza umana dei/delle rifugiati/e. Ma nonostante tutte queste firme, depositate qualche giorno fa alla Commissione di Vigilanza Rai, dal 26 novembre al 2 dicembre dovrebbero essere registrate, negli studi Rai di via Verdi a Torino, le due puntate di Mission che andranno poi in onda su Rai 1 nelle serate del 27 novembre e del 4 dicembre. Ricevo da Liliana Ellena, che ringrazio, segnalazione che oggi, per iniziativa del Centro Frantz Fanon, diverse realtà cittadine torinesi si sono incontrate per discutere ed elaborare insieme efficaci modalità di protesta da mettere in campo per fermare la registrazione delle puntate di questo reality-show. Qui il documento elaborato dalla varie realtà presenti a questo primo incontro, che si ritroveranno martedì prossimo sotto la sede Rai di via Verdi per dire no all'ennesima pornografia della sofferenza. Pubblico sperando in un effetto moltiplicatore anche altrove

giovedì 13 giugno 2013

No al ritorno della dittatura in Grecia

Una lettera-appello firmata - tra le/gli altre/i - da Étienne Balibar, Wendy Brown, Judith Butler, Sara R. Farris, Éric Fassin, Sandro Mezzadra, Beatriz Preciado, Joan W. Scott, sulla situazione in Grecia che rischia di precipitare verso una nuova dittatura: su Libération il testo (in francese), Non au retour de la dictature en Grèce

martedì 7 maggio 2013

Siamo tutte donne velate / Nous sommes toutes des femmes voilées

Segnalo una delle ultime petizioni che ho ritenuto di firmare, Nous sommes toutes des femmes voilees, lanciata in Francia dopo le dichiarazioni di qualche settimana fa di François Hollande il quale auspica l'estensione della legge che prevede l'interdizione dei segni religiosi anche ad alcuni luoghi di lavoro dove "ci sono contatti con bambini". La petizione - lanciata, tra le altre, da Sonia Dayan-Herzbrun - è stata firmata da un nutrito gruppo di studiose, militanti e femministe sia francesi (Eleni Varikas, Laure Bereni, Rada Ivekovic, Christine Delphy, Elsa Dorlin tra le altre) che non (e tra queste Angela Davis, Amina Wadud, Joan W. Scott ...) e può essere firmata sul sito di Change.org

domenica 21 aprile 2013

Cirenaica : le vie dell'oblio?

Martedì 23 aprile 2013, con il titolo de Le vie della Resistenza, si terrà a Bologna un incontro organizzato dall'Anpi San Vitale in collaborazione con l' associazione Cirenaica e al quale parteciperanno, tra gli/le altri/e, il presidente della sezione San Vitale dell'Anpi e il figlio e la figlia dell'antifascista Rino Pancaldi. L'iniziativa si colloca all'interno delle celebrazioni per "Cirenaica centenaria", ovvero il centenario della scoperta - avvenuta nel 1913 durante la costruzione di nuovi caseggiati da parte dell'Ente Autonomo Case Popolari nell'area di quella che oggi è detta "Cirenaica", rione del Quartiere San Vitale di Bologna - di alcune tombe appartenenti alla civiltà villanoviana. Ma il 1913 è anche il centenario di ben altro avvenimento: è infatti nell'aprile del 1913 che il consiglio comunale bolognese si riunisce su richiesta dello Iacp affinché siano dati dei nomi alle nuove vie del rione e decide infine di attribuire a queste "nomi ricordanti i luoghi illustrati dal nostro esercito e dalla nostra flotta nella recente guerra" (Ascbo, delib. cons. del 9 aprile 1913). La guerra alla quale si fa riferimento è l'invasione coloniale della Libia che, cominciata dal governo Giolitti nel 1911, non si distingue in quanto a ferocia dalla successiva invasione coloniale fascista voluta da Mussolini negli anni 30. Basti pensare solo all'eccidio di Sciara Sciat dove, secondo Angelo Del Boca - uno dei maggiori storici del colonialismo italiano in Libia - furono uccise almeno 4000 persone (uomini, donne, bambini/e) e quasi altrettante deportate verso le carceri italiane (cfr. A. Del Boca, A un passo dalla forca, Baldini&Castoldi Dalai, 2007). E sono luoghi e avvenimenti di questa guerra ad essere scelti come nomi per le vie del nuovo rione: via Tripoli, via Bengasi, via Libia, via Derna, via Due Palme, via Homs ... (cfr. G. Gabrielli, Bologna e le sue colonie, in L'Africa in giardino, Grafiche Zanini, 1998). Solo nel 1949 le vie di quella che è oramai chiamata "Cirenaica" vengono rinominate con nomi di partigiani, anche e soprattutto  per la forte volontà dell'Anpi che già l'anno prima - con un atto di grande valore simbolico - aveva apposto nell'allora via Bengasi (poi Bentivogli) una targa per ricordare i nomi di trentatré "caduti per la nostra libertà". Per il resto la decisione di rinominare le vie incontrò forti resistenze e non fu unanime, come mostra la decisione di mantenere il nome della via Libia "a rappresentare-preservare quello che i toponimi soppressi, nell'insieme, rappresentavano" (V. Perilli, Da Dogali a Gramsci. Toponomastica e memoria coloniale a Bologna, in E. Petricola e A. Tappi, Brava Gente, Zapruder, 2010). In questo senso e ritenendo che la toponomastica come altri lieux de mémoire coloniali serva a “popolarizzare la prospettiva coloniale per mantenerne vivo il ricordo e aperta la strada” (N. Labanca 1996, L'Africa italiana, in I luoghi della memoria, 1996), evidenziamo il rischio che un'iniziativa di questo tipo, a prescindere dalle intenzioni, finisca di fatto per configurare una situazione ibrida dove le vie della Resistenza sono ridotte a fare da schermo a un passato coloniale italiano non esplicitato e quindi fungano, loro malgrado, da vie dell'oblio // Vincenza Perilli, Andrea Tappi, Elena Petricola, Rudy M. Leonelli, Gianluca Gabrielli, Barbara Spadaro, Mauro Raspanti  // Materiali: il volantino dell' iniziativa Le vie della Resistenza e il saggio Da Dogali a Gramsci. Toponomastica e memoria coloniale a Bologna (Zapruder, n. 23, 2010)

lunedì 29 ottobre 2012

Per un femminismo di movimento e di lotta

Dai Quaderni Viola, un appello a partecipare all'incontro "Le donne di fronte alla crisi, al debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe", che si terrà il 9 novembre a Firenze: "Riteniamo indispensabile e irrimandabile prendere posizione di fronte alla crisi economica e alla sua drammatizzazione in Europa. La disperazione del popolo greco non solo ci sdegna per ragioni di solidarietà politica ed umana empatia, ma anche ci inquieta perché l'Italia potrebbe essere la Grecia di domani. L'équipe di persone di fiducia delle banche che da qualche tempo ci governa, ci sta sottoponendo infatti alla stessa terapia a cui è stato sottoposto quel disgraziato paese. Dappertutto comunque la crisi viene utilizzata per concentrare ricchezza e potere nelle mani di pochi, intensificando lo sfruttamento della forza lavoro, colonizzando i corpi e le menti di donne e di uomini, chiudendo spazi democratici e reprimendo lotte e movimenti..." (continua a leggere sul blog dei Quaderni Viola)

domenica 30 settembre 2012

Per l'Istituto italiano di studi filosofici

La Biblioteca dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, messa insieme da Gerardo Marotta in mezzo secolo di pazienti ricerche presso fondi librari e antiquari in tutta Europa, costituisce il nucleo fondamentale dell'Istituto fondato nel 1975 a Roma, nella sede dell’Accademia dei Lincei, da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e Gerardo Marotta, che ne è anche il presidente. La Sovrintendenza ai beni librari della Regione Campania ha riconosciuto nel 2008 il valore di questa raccolta, che oggi conta circa trecentomila opere, dichiarando che essa «presenta i segni di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, frutto, non di casuale sedimentazione, ma delle attività di studio, ricerca e formazione promosse dall'Istituto di appartenenza». La delibera, attestando «il grande valore bibliografico e culturale» della biblioteca, decreta «la necessità di salvaguardarne l'inscindibile legame con l'Istituto di emanazione» e «l'opportunità e l'utilità sociale di predisporne le migliori condizioni di fruizione pubblica». Fu in questo spirito che la Regione, già nel 2001 con delibera n. 6039, individuò come sede della biblioteca i locali dell'ex-CONI in Piazza Santa Maria degli Angeli n. 1, a pochi passi da Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto, al fine di garantire la necessaria vicinanza tra la biblioteca e il luogo in cui quotidianamente si svolge un'intensa attività di seminari, così da assicurare la fruibilità del patrimonio librario al vasto pubblico di studiosi e ricercatori. Venne dunque formulato un progetto che, tenendo conto dei locali disponibili e dello spazio occupato dai volumi, consentisse, attraverso un sistema di scaffalature compatte, una sistemazione adeguata, congrua e razionale della raccolta. Tuttavia, inspiegabilmente, l’attuale Giunta regionale emana nel 2011 un nuovo atto che opera una radicale inversione di rotta rispetto al complesso processo iniziato dieci anni prima: con la delibera n. 283 si inseriscono due elementi che minacciano di stravolgere letteralmente il progetto originario per cui erano stati stanziati anche specifici fondi europei. Viene difatti prospettata per i locali individuati l'utilizzazione «come fondo iniziale dei volumi che obbligatoriamente vengono trasmessi in copia alla Regione Campania da editori e aziende tipografiche allorquando pubblicati» e l'attivazione di una «Biblioteca pubblica “a scaffale aperto”». Ciò significherebbe non solo sfregiare l'armonica razionalità interna della raccolta dell’Istituto, che la rende specchio di una dimensione culturale internazionale, con l'inserimento di un fondo avente come unico criterio quello dell'appartenenza geografica regionale, ma significherebbe soprattutto impedire materialmente l'allocazione della biblioteca dell'Istituto, la cui dimensione è tale da occupare per intero lo spazio dei locali e solamente qualora sia rigorosamente seguito il progetto delle scaffalature compatte. È inaccettabile assistere a questo avvilimento dell'Istituto e alla sepoltura della sua biblioteca in un triste deposito, un ex capannone industriale di Casoria. Per scongiurarlo vi invitiamo a firmare questa petizione