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lunedì 11 novembre 2013

Berlusconi e le famiglie ebree

Da Incidenze l'ultimo capitolo della campagna revisionista di Silvio Berlusconi: «I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler . Abbiamo davvero tutti addosso»

venerdì 25 ottobre 2013

La bambina bionda e i rom

Ricevo dall'Osservatorio antidiscriminazioni una riflessione, dal titolo "Giù le mani da Maria!" sulla campagna mediatica e sulla psicosi anti-rom "rapitori di bambini" che si è scatenata (non solo in Italia) a partire dal caso della bambina (insistentemente definita dai media "bionda con gli occhi azzurri", "bianca", "dai tratti nordici") trovata in un campo rom in Grecia in compagnia di un uomo e di una donna poi risultati, tramite prova del dna, non suoi genitori "biologici". Nonostante le spiegazioni della coppia (la bambina era stata loro affidata piccolissima dalla "vera" madre che non poteva mantenerla e loro l'avevano cresciuta come "una figlia"), spiegazioni confermate sin dal primo momento da altri/e abitanti del campo (e nelle ultime ore dal ritrovamento della madre "biologica"), l'episodio ha riportato a galla, in tutta la sua virulenza, il razzismo verso quell'"altro da noi" di cui abbiamo parlato tante volte (vedi ad esempio qui, qui, qui e qui). Mi auguro che il testo dell'Osservatorio antidiscriminazioni (e la sua pubblicazione in Marginalia e altrove) possa contribuire ad innescare un effetto moltiplicatore dell'attenzione e della vigilanza  necessaria su questa e altre vicende // "Da giorni in Italia è in atto l’ennesima, preoccupante, campagna di odio antizigano, fomentato ad arte da trasmissioni sedicenti “di servizio pubblico”, rotocalchi di intrattenimento, telegiornali, quotidiani… Sappiamo che quando parliamo di rom, in questo paese che impedisce ai superstiti dei naufragi di Lampedusa di partecipare ai funerali, lo stato d’animo non è neutro. Questa non è una sensazione, ma una consapevolezza accertabile attraverso la frequentazione delle associazioni di solidarietà con le comunità romanés, la conoscenza e l’informazione attraverso le pubblicazioni, i testi di ricerca, le statistiche delle condizioni drammatiche nelle quali le famiglie rom sono costrette a sopravvivere a causa delle politiche istituzionali locali e nazionali, con la complicità di un razzismo popolare forse senza precedenti. Chi pretende di informare, chi si assume l’onore di fare informazione in Italia ha il doppio onere di essere informato e di trasmettere correttamente le notizie, senza allusioni o esplicite affermazioni di razzismo. E’ stato sostenuto, in una trasmissione televisiva della tv di Stato, che la bambina sarebbe stata rapita da un network di trafficking di minori con sede in Bulgaria, e che sarebbe stata successivamente comprata dalla famiglia rom per “purificare la razza” della comunità romanés. Spesso vediamo, nell’ “altro” da “noi”, lo specchio di ciò che siamo… Niente di quanto è stato sostenuto, con la presunzione e la certezza della Verità granitica, ha ancora alcun fondamento. Un’ipotesi come un’altra, ma che sembra “pesare” più di altre, scartate a priori. L’immagine di Maria e l’utilizzo del suo corpo mediatizzato e strumentalizzato secondo costruzioni comunicative che alludono, spingono a prendere parte, a parteggiare per i bravi (la polizia che l’ha “salvata” dagli “aguzzini”) contro i cattivi (la famiglia rom), denota il contrario della sensibilità dovuta in presenza della salvaguardia di un minore: le foto contrapposte della piccola con i capelli arruffati e le treccine più scure del biondo dei capelli e le manine sporche, contrapposta a quella della bambina “ripulita” dei segni del suo passato “vergognoso”, con il vestitino nuovo e i capelli completamente biondi, al sicuro nell’associazione di affidamento, quasi a voler “smacchiare” una colpa. E’ forse una colpa essere poveri? No, non lo è. E’ una condizione sociale, non una condizione dello “spirito”, né ontologica, né tanto meno “innata”, proprio come la razzista equazione che sta nuovamente passando con ciò che è conosciuto per “linea del colore”: una piccola bionda non può essere figlia di genitori rom. E’ talmente “normale” l’orrore della “razza” che in questi giorni stanno moltiplicandosi, in Europa, massicci controlli nei confronti di famiglie rom con minori “bianchi”. Qualcuno ha forse pensato, riflettuto sul fatto che questi controlli non sono affatto “normali”, né basati su alcunché di scientifico? Al contrario, a seguito dell’oggettivazione del corpo di Maria – il corpo del reato – cresce l’accanimento poliziesco e razziale verso una minoranza vittima di molti olocausti, piccoli e grandi, nella storia passata e recente di una rilevante parte del mondo. Questo è l’orrore, questo ritorno del passato con gli abiti ipocriti di chi dice di voler tutelare i diritti dei più deboli, sbattendo i mostri in prima pagina: le foto di fronte e di profilo dei due rom del campo greco sulle televisioni pubbliche italiane. Foto terribilmente simili a quelle dei perseguitati del Casellario Politico fascista e dei reclusi nei campi di sterminio nazisti: in entrambi questi elenchi dell’abominio troverete volti di donne e uomini rom. Colpevoli di vivere secondo regole non scritte, colpevoli di essere poveri e di vivere in “discariche” a cielo aperto: non-luoghi nei quali le istituzioni nazionali li costringono a vivere, senza assistenza e lontani dal centro delle città, in periferie abbandonate e prive di mezzi di trasporto. I rom hanno molti doveri per lo Stato italiano, ma nessun diritto. Sono in maggioranza italiani, ma sono trattati peggio che se fossero stranieri. Sappiamo che la costruzione dell’immaginario passa attraverso i corpi, e attraverso le modalità con le quali alcuni corpi contano più di altri, e vengono “raccontati” con differenti “marcature”. Così la cameretta di Maria, in ordine, pulita e ben arredata, è elemento di sospetto in una famiglia poverissima. In un mondo colmo di pregiudizi, questo è ciò che il nostro “sguardo” vuol vedere. Così la giovane e coraggiosa Leonarda, pronta a percorrere la propria strada di autodeterminazione in Francia anche contro le violenze subite in famiglia, viene obbligata a scegliere tra ciò che è ritenuta essere la “sua razza” (la sua famiglia romanés, espulsa in Kosovo) e il cosiddetto diritto/dovere di studio, magari per diventare “una brava francese”. E magari per vergognarsi, in futuro, di avere genitori “rom”. Si parla tanto di aiutare le donne a denunciare chi le stupra e molesta: lo Stato francese si è reso complice della violenza contro Leonarda, spingendola a ritrattare le precedenti accuse verso il padre, a causa dell’attacco del governo francese contro la sua famiglia. Ma l’utilizzo del sessismo per politiche razziste e del razzismo per attacchi sessisti, noi, lo sappiamo riconoscere. Noi sappiamo da che parte stare. La piccola Maria non è figlia “biologica” di chi l’ha comunque accolta e nutrita, pur in povertà. I motivi per i quali la bambina è cresciuta in quella famiglia rom possono essere tantissimi. La tv di Stato e quella privata hanno già decretato il verdetto. Noi stiamo con Maria, con Leonarda e con il popolo rom (Osservatorio antidiscriminazioni, Giù le mani da Maria!, ottobre 2013).

domenica 7 aprile 2013

martedì 17 maggio 2011

Le forme del dominio. Razzismo e sessismo tra passato e presente

Le forme del dominio. Razzismo e sessismo tra passato e presente, è il titolo della discussione che si terrà venerdì prossimo (27 maggio 2011 - ore 18), presso la Libreria delle Moline (via delle Moline 3/a - Bologna) a partire dal volume di Alberto Burgio Nonostante Auschwitz. Il "ritorno" del razzismo in Europa (DeriveApprodi, 2010). Interventi di Vincenza Perilli (Razzismo e sessismo) e Mauro Raspanti (Razza, razzismo e neorazzismo). Seguirà dibattito con l'autore.

martedì 10 maggio 2011

Razzismo & Modernità

Il Centro di Documentazione di Pistoia ha da poco messo a punto un nuovo sito, all'interno del quale trovate anche gli indici della rivista Razzismo&Modernità, , di cui vi avevamo in passato già segnalato alcuni nostri contributi, come la recensione a La pelle giusta di Paola Tabet e il dossier su Sexe et Race. Nel sito tutte le indicazioni per acquistare i numeri arretrati, buona lettura.

sabato 7 maggio 2011

Quando contro i migranti si invoca anche Hitler

Mentre ci accingevamo a postare una breve nota in ricordo di Mabruka, suicida nel Cie di Ponte Galeria a Roma tre anni fa, ci è giunta segnalazione di un video che documenta uno dei tanti inquietanti episodi di razzismo "diffuso" (o "popolare") in Italia. Il titolo del video è Controllori di razza. Guardatelo, tenendo conto, beninteso, che tali episodi esistono (e si moltiplicano), perché leggittimati da una certa pratica politica e istituzionale.

(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:

Cie: rivolte, stupri, fughe e processi
Clandestini: licenza d'uccidere
Cie low cost
In nome del burqa: storie di ordinario razzismo
Prima le donne e i bambini (con riserva)
Stupri non denunciabili
Sui Cie e sulle ragioni economiche delle complicità
Nei Cie si stupra
Storia di un'ex-colonizzata ...
Donne migranti, rivolte e tentativi di stupro nei Cie
I Cie "hotel di lusso" per migranti
Vivre libre ou mourir. Per Mabruka, suicida in un Cie
Un'altra Rosa Parks

domenica 3 aprile 2011

Le foto "private" di Eva Braun


Proprio qualche giorno fa avevamo ricordato un vecchio articolo, L'innocenza di Eva, un testo che a partire dal caso limite del nazismo tentava di aprire qualche pista di riflessione sull'intersezione di sessismo e razzismo e sui rischi dell'amalgama , della confusione o della semplice giustapposizione dei due sistemi. In questa prima (e faticosa) ricognizione la critica della presunta "innocenza degli oppressi" ci era sembrata una questione cruciale. Raccontavamo del finto scoop della rivista femminista tedesca Emma che nel 1992 aveva annunciato la scoperta dei diari segreti di Eva Braun in cui la compagna di Hitler rivelava la sua "tacita opposizione al nazismo e la sua condanna del razzismo e sessismo quotidiani", e a partire dalle reazioni delle lettrici della rivista ci chiedevamo: "Quali culture, quali pregiudizi, quali schemi hanno fatto sì che si credesse che delle femministe, o presunte tali, proponessero un vistoso falso come rivelazione di una segreta e consolante verità?". Questa domanda ci è tornata in mente leggendo alcuni commenti nel web in seguito alla recente pubblicazione di alcune foto private e finora inedite di Eva Braun. C'è chi le trova "belle" o "divertenti", chi sottolinea come Eva Braun sia proprio come tutte le altre ragazze che tengono appeso al muro il ritratto del "fidanzato", chi la trova "simpatica" o "carina" e intuisce dalle foto "l'amore che provava per il suo uomo". Da parte nostra le troviamo tremende. E' terribile pensare che mentre i due "innamorati" si divertivano sul lago e in allegre riunioni con gerarchi nazisti e consorti, c'era chi moriva nei lager. Ci morivano anche i neri, come quello "imitato" nella foto qui sopra dalla compagna di Hitler, vestita da uomo e con la faccia ben annerita. La foto è datata 1937 ed è stata scattata durante una piacevole (presumiamo) serata in compagnia a casa della coppia, in cui Eva Braun "imita", per il divertimento di tutti/e, l'attore Al Jolson che nel film The Jazz Singer (molto noto all'epoca), aveva recitato a sua volta con la faccia annerita (cosa consueta all'epoca e in talune circostanze anche oggi)  nel ruolo di un afro-americano. L' ironia (amara e "doppia") è che Al Jolson era ebreo.

mercoledì 30 marzo 2011

R/esistenze a ... Salò

Del volume curato da Paola Guazzo, Ines Rieder e Vincenza Scuderi - R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista - avevamo già parlato qui in Marginalia in occasione del suo arrivo in libreria lo scorso anno (oltre ad aver partecipato ad una delle sue belle presentazioni/discussioni, ovvero quella organizzata all'interno dell'edizione 2010 del Festival delle Culture antifasciste. Ritorniamo sul volume, brevemente, per segnalare che il primo aprile, alle ore 21, ci sarà una nuova presentazione del libro, organizzata dalla sezione Anpi locale, presso il Centro Sociale Due Pini di Salò (non è un pesce d'aprile) .

sabato 5 marzo 2011

Femminismo latino (frammenti per una memoria critica femminista)

"Olga Modigliani, al pari di molte donne borghesi istruite [...], era un ottimo esempio della nuova sintesi politica che nell'Italia degli anni trenta andava sotto il nome di femminismo 'latino', 'nazionale' o 'puro'. Erano questi i termini adottati da donne un tempo attive nei movimenti emancipazionisti, nel tentativo di riconciliare fascismo e femminismo . Il loro femminismo era 'puro' in quanto non contaminato dall'esasperato livellamento del riformismo socialista, né dallo stridente individualismo del movimento per la parità dei diritti anglo-americano. Era 'latino' perché sosteneva comportamenti considerati peculiari alla femminilità italiana: la devozione alla famiglia, l'attaccamento alla tradizione, il rispetto per la razza. Era 'nazionale' in quanto riconosceva la necessità di subordinare le aspirazioni delle donne ai più alti interessi dello Stato e del popolo italiano. Cosa vi fosse di femminista nel femminismo latino era decisamente più problematico.[...]. In fondo quello che abbiamo chiamata la nuova sintesi del femminismo latino era il tentativo di conciliare due tradizioni politiche decisamente antagonistiche: l'una, l'eredità emancipazionista del movimento delle donne dell'Italia di inizio secolo, l'altra, la politica di massa del fascismo [...]. Le femministe borghesi [...] con la speranza che il fascismo avrebbe permesso alle loro iniziative caritative di sopravvivere e magari di prosperare [...], ridefinirono la posizione dei propri gruppi nei riguardi dello Stato. Presero le distanze dal movimento internazionale delle donne [...], riscrissero la propria storia condannando il 'vecchio' femminismo per l'inconcludente strepitare e l'incapacità di comprendere la vera natura della donna italiana, della famiglia, della nazione, della razza [...]. Le donne si univano ai reticoli solidaristici del proprio genere per promuovere quelle che consideravano le migliori virtù della femminilità italiana [...].Per molte l''Italia nuova' era motivo di orgoglio patriottico [...], la dittatura sfruttava questa identificazione emotiva con la nazione-Stato trasformandola in uno sciovinismo militaristico che si pretendeva giustificato e virtuoso, e che poteva legittimare qualsiasi sacrificio [...]. In questo senso, il femminismo latino era il discorso e la pratica di un movimento politicamente subalterno [...]. La complessa storia dell'adeguamento del femminismo italiano al fascismo non è priva di collegamenti con quella che Nancy Cott, in una convincente generalizzazione fondata sull'analisi dell'esperienza delle femministe americane dopo la prima guerra mondiale, ha individuato come 'un più diffuso processo di cancellazione della memoria, attraverso il quale il femminismo fu assimilato selettivamente e represso' [...]. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, il femminismo storico era stato cancellato persino dalla memoria, e la politica delle donne nel fascismo era di estrema subordinazione. Nel novembre 1938, le ultime organizzazioni sopravvissute che avevano cercato di conciliare femminismo e fascismo furono sciolte, e le aderenti di origine ebraica con le leggi razziali, bandite da qualsiasi attività pubblica. Tra queste ultime c'era Olga Modigliani, costretta all'esilio. Nel nome del duce, della nazione e di una spuria solidarietà di classe, i fasci femminili rinunciarono a sostenere la solidarietà tra donne. Nel dicembre 1938, Rachele Ferrari del Latte proponeva che le militanti si dedicassero, 'con la loro esperta competenza, con la loro limpida onestà, con la loro seria dirittura', a un pesante problema nazionale: trovar lavoro alle domestiche che erano state costrette ad abbandonare il servizio presso le case ebree, secondo quanto imposto dalle leggi razziali. Le donne fasciste avrebbero dovuto darsi alla missione con zelo, convinte che 'in un prossimo avvenire le nostre domestiche si renderanno personalmente conto della grande ventura loro toccata di aver potuto sottrarsi all'influenza, all'insidia, al predominio dell'avida razza ebraica per crescere da italiane e da cristiane in una casa dove si pensa, si crede, si lavora e si vive con animo italiano'."[da Victoria de Grazia, La donna nel regime fascista, Marsilio 1993 (ed. or. inglese 1992), frammenti dalle pp. 313, 314, 315, 316 e 356].

martedì 23 novembre 2010

"Spettri dell'altro" di Riccardo Bonavita

A cinque anni dalla morte, è stato pubblicato - come vi avevamo segnalato -, il volume Spettri dell'altro. Letteratura e razzismo nell'Italia contemporanea, che raccoglie alcuni saggi di Riccardo Bonavita. Mercoledì, 24 novembre, Spettri dell'altro sarà presentato a Bologna (da Bartleby alle ore 19.30), da Giuliana Benvenuti (che ha curato il volume insieme a Michele Nani), Giorgio Forni e Rudy M. Leonelli. Da una recensione pubblicata qualche mese fa su Umanità Nova (e che potete continuare a leggere qui), riprendiamo le prime righe: "Studente della 'Pantera', intellettuale comunista, partecipe delle mobilitazioni antirazziste prima e dopo Genova, Riccardo Bonavita (1968-2005) è stato anzitutto uno studioso di letteratura italiana, ma ha inteso coniugare la sua formazione con un’indagine acuta e originale della storia del razzismo politico italiano, partendo dalla tesi che la cultura razzista in Italia non sia una breve parentesi circoscritta alle leggi razziali fasciste del 1938, ma un accumulo di lunga durata che si struttura già nel primo Ottocento controrivoluzionario proprio attraverso la letteratura e la manipolazione dell’immaginario collettivo".Qui invece, un frammento tratto da uno dei primi saggi di Riccardo Bonavita, Lo sguardo dall'alto. Le forme della razzizzazione nei romanzi coloniali e nella narrativa esotica, pubblicato nel catalogo della mostra La menzogna della razza (a cura del Centro Furio Jesi), momento fondamentale dello studio sul razzismo italiano.

domenica 21 novembre 2010

L'arcivescovo del genocidio: in ricordo di Marco Aurelio Rivelli

Qualche giorno fa si è spento Marco Aurelio Rivelli: solo tramite i suoi lavori - si legge in un ricordo fatto girare ieri dal Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - "molti di noi hanno potuto conoscere aspetti della storia del Novecento di cui è negato l'insegnamento nelle scuole, impedita la divulgazione sui media, omesso ogni approfondimento o iniziativa da parte degli Istituti di Storia contemporanea e del mondo accademico in genere". Rivelli è autore, oltre che di numerosi articoli, di tre volumi. Il primo, Le génocide occulté, basato sulla sua tesi di dottorato discussa nel 1978 a Milano, è stato pubblicato solo nel 1998 (quindi ben vent'anni dopo) da una casa editrice di Losanna in occasione della beatificazione dell'arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac. L'anno dopo la Kaos Edizioni pubblica L'arcivescovo del genocidio, un libro in cui Rivelli ripercorre le vicende dello Stato indipendente di Croazia, voluto dai nazifascisti negli anni 1941-1945 e dove gli ustascia di Ante Pavelic, sostenuti da Hitler e Mussolini, sterminarono migliaia di serbo-ortodossi e decine di migliaia di ebrei e rom in nome di una purezza etnico-religiosa perseguita anche attraverso l'imposizione di "conversioni" al cattolicesimo, sostenuti dal Vaticano e da parte del clero cattolico croato. Un ruolo di primo piano in questo massacro lo svolse appunto l'arcivescovo Stepinac, beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1998 (rinviamo ad un articolo dello stesso Rivelli pubblicato all'epoca da il manifesto). L'ultimo volume di Rivelli - pubblicato sempre dall'editrice Kaos nel 2002 - è stato Dio è con noi! La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo: eppure vogliono farlo Santo! Volumi che andrebbero letti (o riletti) e che collochiamo a pieno titolo nella nostra biblioteca della memoria .

martedì 21 settembre 2010

Roghi dimenticati / Post scriptum a Roghi made in Usa

In Roghi made in Usa, accennavamo alla condanna della Cei dell'annunciato Burn of Koran Day da parte del reverendo Terry Jones: " Non dobbiamo dimenticare che la prima cosa che fecero i nazisti fu quella di bruciare i Talmud, i libri dell’ebraismo". Ma, come osserva Walter Peruzzi in Cattolicesimo reale (un sito che intendevamo segnalare già da tempo), la Cei , ancora una volta, ricorda i roghi degli altri ma non i propri. Tanto per dire: fu proprio papa Giovanni XXII a ordinare nel 1320 con la bollla Dudum Felicis "Riducete poi in cenere col fuoco il suddetto Talmud". E questo rogo non fu né il primo né l'ultimo. Per istruirsi sull'argomento rinvio all'articolo completo di Cattolicesimo reale, Roghi dimenticati.

domenica 19 settembre 2010

Khorakhané

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Khorakhané. A forza di essere vento di Fabrizio De André (via Gennaro Carotenuto).Una sorta di colonna sonora per il post che segue sulla recrudescenza dell' antiziganismo in Europa.

Antiziganismo in Europa: una barbarie che avanza

Sulla "questione Rom" segnalo alcuni interventi, pubblicati su il manifesto rispettivamente ieri e oggi. Il primo, Rom, una questione comune, è la rielaborazione dell'introduzione di Etienne Balibar al volume Romani Politics in Contemporary Europe, una raccolta di saggi sulla questione dei rom e l'Europa a cura di Nando Sigona e Nidhi Trehan pubblicata nel 2009. L'altro è un articolo di Annamaria Rivera, Una barbarie che parla alla sinistra, articolo che, a partire dalle "scorrerie razziste" del presidente francese Sarkozy e dell'immobilismo complice di una buona parte della sinistra europea, individua come "condizione primaria per qualsiasi progetto di ricomposizione della sinistra, o solo di alleanza in difesa della democrazia ... l'impegno antirazzista e la difesa incondizionata dei diritti dei rom, dei migranti, dei profughi".

(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:

Stranieri ovunque
Zingari d'Italia
La Banda della Uno bianca e l'assalto al campo nomadi
Economia politica dello stupro
L'estraneo tra noi

sabato 23 gennaio 2010

La prostituzione forzata nei lager nazisti in mostra

In molte mi hanno segnalato (ma ne avevo del resto anche letto in diversi blog e siti) della mostra che si apre oggi (e andrà avanti fino al 14 febbraio) presso il Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma: Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern (La Prostituzione forzata nei lager nazisti). Organizzata da Be Free (Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni), la mostra (creata dal gruppo viennese "Die Aussteller" e alcune ricercatrici della Universität der Künste di Berlino) viene presentata nei lanci di stampa come una mostra che per la prima volta in Italia "illustra la costrizione alla prostituzione subita da molte prigioniere del regime nazista e rende nota una pagina di estrema crudeltà rimasta finora nascosta alla conoscenza e alla coscienza civile e politica del nostro paese. [...] Ospitata per circa due anni presso il campo di concentramento femminile di Ravensbrück, la mostra contiene circa 200 pannelli con interviste a testimoni del tempo e documentazione sull'organizzazione burocratica della prostituzione forzata, comprese copie dei "buoni premio" che i prigionieri di sesso maschile ricevevano dalle SS per una "visita al bordello" come ricompensa per la buona condotta all'interno della macchina lavorativa concentrazionaria. Offre altresì materiali di conoscenza importanti per capire la valenza dell'istituzionalizzazione della prostituzione forzata nell'ambito del regime nazionalsocialista, come elemento teso a creare consenso e a rafforzare la dittatura". Mi piacerebbe vederla per capire come è stato affrontato (se è stato affrontato) il problema del rischio di "spettacolarizzazione" (forse non è il termine giusto, chiedo venia, ma spero si comprenda quanto voglio dire) connesso all'utilizzo in uno spazio pubblico di immagini di donne che subiscono forme di violenza così estreme (una questione che mi ero posta, insieme alla curatrice, quando avevamo presentato la mostra Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafagg all'interno dell'iniziativa Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo). E mi interesserebbe anche (e soprattutto) sapere /discutere (non ho trovato traccia in rete di riflessioni di questo tipo) come le organizzatrici italiane (che operano con la loro cooperativa nel Cie di Ponte Galeria a Roma) si pongono , a partire dalla loro esperienza, rispetto "all'oggetto" della mostra
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lunedì 21 settembre 2009

Auschwitz. Prima e oltre. Nuovi conflitti e percorsi altri tra esclusione, identità e differenza

Di seguito il call for papers per il convegno promosso dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell'Università degli Studi di Macerata, dall'Osservatorio di genere e dall'Istituto Storico della Resistenza e dell'età contemporanea Mario Morbiducci, che si terranno a Macerata il 27, 28, e 29 Gennaio 2010. Quanti/e intendano partecipare ad uno dei workshop tematici sono invitati ad inviare, entro e non oltre il 30 settembre 2009, un abstract del proprio intervento (max 300 parole) a: csgeneremc@gmail.com (o via fax allo 0039 0733 258 2551). Saranno accettati soltanto gli abstract in lingua italiana e/o inglese che indicheranno: nome e cognome, indirizzo di posta elettronica, titolo dell’intervento e un breve curriculum vitae et studiorum (max 2000 battute, spazi inclusi). Ulteriori info: Dip. Scienze della Comunicazione: g.calamanti@unimc.it e/o Osservatorio di Genere: csgeneremc@gmail.com

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Attorno ad Auschwitz come evento paradigmatico del costruirsi e dello sfaldarsi di categorie tanto storiche quanto politiche si sono condensati studi eriflessioni che ne hanno indagato ampiamente origini ed effetti ben aldi là dell’orizzonte novecentesco. L’intento di queste giornate di studio è quello di proporre una rilettura di quelle circostanze (storiche, sociali, politiche, culturali, filosofiche) che, anche attraverso progressive dissipazioni del senso dei limiti, hanno avviato a regimi in cui tutto è apparso possibile. A questa analisi, che si propone di mettere a confronto discipline e approcci differenti, si vuole affiancare un tentativo di guardare alla contemporaneità, segnatamente ai nuovi conflitti che non di rado accompagnano forme di chiusura identitaria, alla luce di quelle modalità diesclusione/discriminazione che investono spesso le differenze tout court. L’intento di andare oltre Auschwitz, rivitalizzando un’idea di memoria non meramente conservativa ma che tenti di stabilire raccordi con l’oggi, induce a guardare a quelle forme di opposizione ai conflitti, dai movimenti pacifisti alla non violenza, che si sono raffinati nel corso del Novecento. All’interno di questa cornice di carattere più generale potranno essere affrontate in maniera più specifica le seguenti tematiche: Esclusione e discriminazione delle minoranze, violenza di genere: donna come soggetto e oggetto dei totalitarismi, pacifismo e movimenti per la pace, identità e politica: classe, etnia e genere, nuove forme di opposizione ai conflitti dopo Auschwitz e Hiroshima, conflitti nel mondo contemporaneo, biopolitica del campo.
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domenica 17 maggio 2009

E il settimo giorno, come Dio, anche le attiviste femministe ogni tanto si riposano ...

Magari leggendo, sprofondata nel divano, Céline en chemise brune di Hans Erich Kaminski, nella traduzione pubblicata dalle Edizioni Ipazia nel 1980 (ma il libro di Kaminski è del 1938).
Con qualche senso di colpa però, perchè le cose da scrivere qui sarebbero, anche oggi, tante. Mi limito allora a rilanciare il lavoro di chi invece non si è riposat*:

Il Manifesto dell'antisessismo nei luoghi misti antifascisti ripreso da Umanità Nova dal sito dell'Assemblea Antifascista Permanente, un testo che spero possa avviare una discussione , divenuta urgente viste le evidenti difficoltà ad affrontare la questione dopo lo stupro avvenuto al termine della May Day milanese (oltre le polemiche e strumentalizzazioni giornalistiche).

Il dossier pubblicato su Storie Migranti, Pacchetti sicurezza, che ricorda anche Kante e Mabruka, due storie di ordinaria insicurezza.

La denuncia dello scellerato patto tra Italia e Libia, con l'articolo di Federica Sossi che ha riassunto le varie tappe di questo "patto di guerra" fatto sulla pelle dei/delle migranti e il film /progetto Come un uomo sulla terra che è importante sostenere e far girare.

Infine il lavoro di chi è impegnato in/per la campagna Da che parte stare e la manifestazione di sabato prossimo a Milano ...
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martedì 5 maggio 2009

Ammiccamenti razzisti al muro


Probabilmente chi ha pensato e realizzato questo manifesto pubblicitario si trastulla evocando (consapevolmente o "spontaneamente") il fantasma dell'epurazione a mezzo sterminio. Come posso non pensare, guardando questo manifesto, al razzismo nazista per il quale gli/le ebre* erano "parassiti" (come del resto anche i cosiddetti "zingari") da eliminare a tutti i costi per evitare la contaminazione della "pura razza ariana", "pidocchi" da sterminare con lo Zyklon B? E come posso non rivedere in questi ammiccamenti razzisti al muro la cartolina di De Seta Armamenti, che ben esemplifica l'atteggiamento del fascismo italiano verso gli/le african*, considerati alla stregua di insetti per sterminare i quali l'insetticida è "l'arma più opportuna"? E, più recentemente, come posso non pensare ai deliri xenofobi e razzisti dei vari Calderoli (per non parlare dei rosari di Forza Nuova) contro la cosiddetta "invasione islamica"e le "orde di clandestini"?
Per me questo manifesto è intollerabile.

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La foto l'ho scattata ieri a Bologna. Ma presumo che lo stesso manifesto sia stato affisso anche in altre città

martedì 17 marzo 2009

L'occidente visto dagli altri


E' in libreria il nuovo numero di Zapruder, Riflessi incrociati. L'occidente visto dagli altri, gennaio-aprile 2009. Di seguito l'indice, che potete consultare (insieme ad altri interessanti materiali e al calendario delle iniziative) sul sito di Storie in movimento.

Editoriale

Cristina Mattiello e Andrea Tappi, Lo sguardo dell'Altro


Riflessi incrociati. L'Occidente visto dagli altri.

Simone Bordini, Oltre l’occidente. L’Islam guarda l’Europa medievale
Chiara Peri, Il mare del dragone. Il viaggio verso Roma di un monaco mongolo (XIII secolo)
Giorgio Mariani, Il buco nella coperta. Nativi americani e bianchi tra storia e immaginario
Francesca Di Pasquale, Libici per la patria Italia. Esperienze di lavoro e di vita nelle lettere degli operai coloniali durante la prima guerra mondiale


Le immagini

Cristiana Pipitone, La guerra di Luciano. Scene dal conflitto italo-etiopico


Schegge

Daniele Comberiati, Voci e sogni da Mogadiscio. La percezione dell’Italia nell’opera di tre scrittrici

Sara Muraro, Bushrangers nel deserto. Caratteri del banditismo sociale australiano

Angelo Vecchi, Dentro il tunnel. I costi umani del Sempione


Luoghi

Enrico Grammaroli, Audiostorie. L’Archivio sonoro Franco Coggiola del Circolo Gianni Bosio di Roma

Roberto Bianchi, Lezioni di frontiera. El Paso e Ciudad Juárez tra Otto e Novecento nella ricostruzione di David Romo


Voci

Alessandro Portelli, Across the line. Neri e bianchi nella storia orale (a cura di Cristina Mattiello)


Storia al lavoro

Claudio Tosatto, Il leone in gabbia. Storia e vicissitudini del film The Lion of the Desert


Storie di classe

Dino Renato Nardelli, Fare come se... Il laboratorio di storia nella scuola del ministro Gelmini


Interventi

Luciano Ardesi, La Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni


Recensioni

Tatiana Bertolini (Ilan Pappe, La pulizia etnica della Palestina); Andrea Brazzoduro (John Chalcraft e Yaseen Noorani, a cura di, Counterhegemony in the colony and postcolony); Marco Fincardi (William Gambetta e Massimo Giuffredi, a cura di, Memorie d’agosto); Claudia Galli (Anne Sofie von Otter, Terezín/Theresienstadt); Alessandra Gissi (Gloria Chianese, a cura di, Mondi femminili in cento anni di sindacato); Maria Eleonora Landini (Silvana Cerruti Canducci, Rosso: il fronte); Vincenza Perilli (Nerina Miletti e Luisa Passerini, a cura di, Fuori della norma); Fiorella Vegni (Shlomo Venezia, Sonderkommando Auschwitz); Anna Zembrino (Daniela Antoni, a cura di, Revisionismo storico e terre di confine)

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