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martedì 21 maggio 2013

CasinoPound

Nel corso del dibattito su L’ortodossia erotica come prassi per un turismo elitario, il candidato sindaco di CasaPound, Diego Gaglini, ha proposto che il referendum per l’abrogazione della legge Merlin e la riapertura delle case chiuse parta da Viterbo, città che CasaPound intende trasformare in "capitale dell'erotismo"... Da Giornalettissimo

mercoledì 13 marzo 2013

Anonymous / Per farla finita con CasaPound

Tutte le sedi di CasaPound - organizzazione fascista, razzista, sessista e omofoba - vanno chiuse. Intanto un plauso ad  Anonymous che ne ha oscurato il sito e lancia una  nuova petizione per provare a farla finita, una volta per tutte, con questa banda di squadristi // Solo un link per memoria: Strage di Piazza Dalmazia. Ricordando Mor Diop e Samb Modou //

domenica 10 febbraio 2013

Le foibe e il giorno della mistificazione storica

In occasione del cosiddetto Giorno del ricordo - ricorrenza istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 su iniziativa di Roberto Menia, la cui carriera politica si snoda dalle organizzazioni giovanili del Movimento sociale italiano all'elezione nelle file di Alleanza Nazionale nel 1994-,   rinviamo ad un articolo di Claudia Cernigoi, Giorno della mistificazione storica, scritto lo scorso anno per denunciare, ancora una volta, l'utilizzo mistificatorio e revisionista delle "foibe". Nella fotografia (risalente al 1945) la famigerata Banda Collotti responsabile - oltre a rastrellamenti, efferate violenze e torture ai danni anche di civili, ebrei e partigiani - dell'infoibamento di diversi antifascisti. Oltre al sito La Nuova Alabarda, dove sulla questione è possibile reperire materiali e bibliografie, segnaliamo il numero monografico della rivista Zapruder Confini senza fine, a cura di Gino Candreva e Lidia Martin con articoli, tra gli/le altri/e, di Sandi Volk, Claudia Cernigoi e Boris Gombac. Vedi anche Incidenze

venerdì 25 gennaio 2013

Noi, con Bartleby, preferiamo di no

Noi, con Bartleby, preferiamo di no, il comunicato di solidarietà di Storie in Movimento / Zapruder alle compagne e ai compagni di Bartleby: "Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni di Bartleby che ieri, 23 gennaio 2013, sono stati violentemente sgombrati dai locali che animavano da tempo in via San Petronio Vecchio a Bologna. In questi ultimi anni Storie in Movimento / Zapruder ha collaborato con Bartleby in tante iniziative - B.I.R.R.A. Bagarre Internazionale Riviste Alternative, presentazioni di numeri di Zapruder e, più recentemente, il seminario per la costruzione di un futuro numero della rivista sul tema della violenza politica. Esprimiamo inoltre preoccupazione per i materiali della Common Library rimasti murati all'interno della struttura. Tra questi materiali anche il Fondo Roversi, alla cui catalogazione abbiamo partecipato in questi ultimi mesi, un lavoro importante che questo sgombero pregiudica. Uno sgombero che ci appare un ulteriore segnale della politica adottata in questa città da istituzioni locali, amministrazione comunale e Università contro gli spazi autonomi di espressione, di produzione e condivisione di saperi. Noi, con Bartleby, preferiamo di no e siamo sicuri che non saranno pochi mattoni a fermarlo"

mercoledì 19 dicembre 2012

Colonialismo / Guerra, deportazione e campi durante l’impero fascista in Etiopia

Stavo cercando le corna e la coda, ma non le avevano, è il titolo del documentario di Roman Herzog prodotto da Audiodoc all'interno di un più ampio progetto di ricerca, I campi fascisti dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò, avviato nel novembre 2011 e che intende realizzare un centro di documentazione con la mappatura completa delle centinaia di diversi campi e luoghi di internamento fascisti attraverso la raccolta delle testimonianze di superstiti ex internati, di documenti storici e di fotografie. In questo contesto Stavo cercando le corna e la coda, ma non le avevano è la prima ricostruzione storica dei crimini commessi da civili, militari e squadristi italiani in Etiopia durante il fascismo in formato di documentario. Registrato in Etiopia, Germania e Italia, il documentario ricostruisce con testimonianze orali e documenti la storia della guerra e dell'occupazione italiana dell' Etiopia ed è diviso in tre parti: la prima affronta il tema della guerra e dei crimini commessi, la seconda l'internamento degli etiopi in Africa Orientale e la terza la deportazione degli intellettuali etiopi in Italia e gli avvenimenti del dopoguerra. A parlare sono soprattutto gli ex-deportati etiopi Yeweinshet Beshah-Woured e Imru Zelleke, e storici da cinque diversi paesi, fra di loro Angelo Del Boca, Aram Mattioli, Richard Pankhurst e Wolfgang Schieder. Ne esce un discorso corale e drammatico, fedele ai fatti storici indagati, asciutto nella narrazione, di 210 minuti. Con l'attacco all'Etiopia, il 3 ottobre 1935, il regime fascista italiano diede inizio alla prima guerra fascista d'aggressione da parte di un paese europeo. Dopo sette mesi di ostilità e la proclamazione dell'Impero, ebbero inizio cinque anni di una sistematica politica di terrore e di pulizia etnica, nel tentativo di creare nel paese occupato uno spazio vitale per gli italiani. Il bilancio dell'occupazione è pesantissimo, con un numero complessivo di oltre 400.000 vittime. Nessuno dei 911 italiani accusati di crimini contro l'umanità ha mai risposto davanti a un tribunale

giovedì 13 dicembre 2012

Per la figlia senza nome di Samb Modou

Nell'anniversario della strage di piazza Dalmazia a Firenze pubblichiamo una poesia, Per la figlia senza nome di Samb Modou, che ci è stata inviata da Pina Piccolo, che ringraziamo:
Per la figlia senza nome di Samb Modou // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA* // Puoi smettere di aspettarlo // tredicenne dagli occhi ridenti // e col vestitino buono color di lillà comprato // per la foto da mandare a papà // con i soldi della rimessa // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // Il padre che anelavi // di carne e ossa e respiro // per 13 anni trafelato // a correre con borsoni // nella palestra dello stato italiano // destra e sinistra ne hanno allenati // polpacci, bicipiti e polmoni // ma non torna più sulle sue gambe // Ora dopo tredici anni // ti rimandano “la salma” // non in barcone // ma con l’aereo pagato // da lacrime di coccodrillo // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // Te lo rispediscono dal pulpito dolente politici malfattori e conniventi // abituati a lanciare il sasso // nascondendo la mano inguantata // di odio e superiore ingordigia // mentre dalla bocca cascano // perle d’ipocrisia // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // E nel rimestare le sue carni nere // potremmo trovare il virus // della Sindrome Italiana che stavolta // si abbatte su padri scuri // recisi da mogli e figlie mai viste // in terre assolate // di deserti, foreste e bianche spiagge ridenti // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // Città questa della sua morte // di cupole superbe // di fasti, amori, pittori, letterati alteri // lanaioli e banchieri // Non sviene soavemente //come turista colto dalla sindrome // del romanziere francese // alla vista delle sue bellezze // Modou Samb, questo padre straniero e cortese // un attimo dietro il banco // stramazza sull’asfalto // accanto a Diop Mor, // anche lui abile mercante senegalese // Accanto agli altri tre // nell’altro mercato // non quello operaio, quello di spensierati turisti // Colpiti tutti dallo stesso proiettile // che cova in tanti italici animi // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // Partito dalla canna di un uomo // all’apparenza mite // (“aveva l’aria di un buono” dice uno dei sopravvissuti) // che scriveva adagiato //nel molle ventre del fascismo // sdoganato da un’artritica democrazia //rispettosa di case dedicate a cantori di distruzione // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // E’ la pallottola rivestita del piombo che cola // dalle penne, dagli schermi // dagli arrotini della parola // che a lettere di fuoco squadrano // “quel che siamo e quel che vogliamo” // Parole aguzze come proiettili // tredicenne studentessa // nutrita dai versi di giustizia e libertà // di Leopold Senghor // vostro primo presidente poeta // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // E forse pentita l’ombra di Oriana Fallaci // adesso ci accompagna // in questo mesto corteo //per le vie di Firenze // non per intervistare // i Grandi della Storia // ma per chiedere scusa a te // triste ragazzina dal vestito lillà // che non le rilascerai interviste // se non per dirle // che non potrai mai sederti // sulle ginocchia di tuo padre // bersaglio del suo scontro di civiltà // nutrito dal suo orgoglio e dalla sua rabbia // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // Se per le strade di Firenze oggi s’intona un canto // che sia un richiamo di amore e di giustizia // che costringa l’UMANO a tornare nel suo alveolo // e che come tortora riprenda a tubare // silenziando lo stridio di drone e di Magnum. // DIEREDIEF SERIGNE TOUBA // (Pina Piccolo, 18 dicembre 2011) // *Canto funebre intonato per l’intera durata della manifestazione dallo spezzone dei senegalesi romani della confraternita islamica di Mourides dell’Africa occidentale che chiudevano il corteo per onorare Modou e Mor il 18 decembre a Firenze. Le parole significano,"Grazie guida di Touba" che è la capitale religiosa del mouridismo

martedì 11 dicembre 2012

Strage di piazza Dalmazia / Ricordando Mor Diop e Samb Modou

Il 13 dicembre di un anno fa, in piazza Dalmazia a Firenze, il militante di estrema destra vicino a CasaPound Gianluca Casseri, sparava contro alcuni lavoratori senegalesi, uccidendone due - Mior Diop e Samb Modou - e ferendone gravemente altri tre - Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike -. Casseri - che si spara in un parcheggio poco dopo - viene subito descritto dalla stampa e dalla polizia come un "folle isolato" e le indagini vengono chiuse dopo appena un mese. Ma ad un anno di distanza troppe sono ancora le domande senza risposta. Rinviamo all'articolo pubblicato da Staffetta in occasione dell'anniversario della strage e della manifestazione che si terrà  giovedì 13 dicembre a Firenze

venerdì 23 novembre 2012

Chiudere CasaPound / Reminder

L'appuntamento per la manifestazione antifascista contro l'agibilità politica di formazioni neo-fasciste come CasaPound è per domani pomeriggio. Noi ci saremo, speriamo che altri/e facciano altrettanto. Tra l'altro il tempo promette anche bello, niente di meglio per una bella passeggiata insieme // Chiudiamo CasaPound // CasaPound: facciamola finita // Dalla parte dei migranti e delle migranti, per la chiusura di CasaPound //

Dalla parte dei migranti e delle migranti, per la chiusura di CasaPound

Da qualche mese, a Bologna, viene concessa una larga agibilità politica a una associazione neo-fascista denominata CasaPound. A distanza di quasi un anno non abbiamo certo dimenticato quanto accaduto a Firenze quando un militante di Casa Pound ha ferito tre migranti uccidendone altri due. Di qualche giorno fa sono poi le notizie delle “ronde anti-immigrati” in Abruzzo e la costituzione della prima cellula italiana di “Alba Dorata”, partito neonazista greco. Non abbiamo dimenticato, ed è per questo che non permetteremo che tutto ciò accada ancora e non abbasseremo la guardia contro i fascisti di ieri e di oggi. Ormai in diverse parti d’Italia gruppi neo-fascisti perseguitano i migranti con atti violenti. Noi, migranti e italiani, non possiamo permettere che il fascismo continui a ottenere spazi di visibilità. Noi sappiamo inoltre che una legge, la Bossi-Fini, quotidianamente ricatta milioni di migranti legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Le leggi dello Stato trattano i migranti come uomini e donne che possono essere espulsi anche dopo anni di lavoro in Italia. Uomini e donne che possono essere rinchiusi nei Cie e privati della loro libertà. Da anni diciamo che la Bossi-Fini va abolita e anche in questa occasione di rifiuto di tutti i fascismi lo ribadiamo ad alta voce. Sappiamo anche che con la crisi economica i migranti pagano il prezzo più alto a causa del razzismo istituzionale. Nella crisi, le leggi vedono nei migranti i lavoratori che possono essere sacrificati per primi, sempre messi alla prova,come corpi estranei. Ovunque i datori di lavoro si sentono in diritto di trattare i migranti come oggetti, tanto più se ci si ribella contro lo sfruttamento: è successo a Rosarno come a Mantova. Mentre molti migranti perdono il permesso di soggiorno e vedono le proprie famiglie dividersi a causa della crisi, gruppi apertamente razzisti si sentono tutelati, liberi di muoversi, e ottengono sedi per riunirsi e agibilità politica. Noi pensiamo che il razzismo istituzionale e il razzismo di Casa Pound non possono trovare spazio in questa città . Noi, migranti e italiani, rifiutiamo i gruppi fascisti e lottiamo contro il razzismo istituzionale e la legge Bossi-Fini. A Bologna, città che tanto ha dato alla lotta antifascista e che tutt’oggi è attraversata da molte pratiche, gruppi e associazioni politiche e culturali uniti nel nome dell’antifascismo e dell’antirazzismo, la presenza di uno spazio politico affidato a Casa Pound è inaccettabile. Per queste ragioni sosteniamo la manifestazione del 24 novembre per l’immediata chiusura di Casa Pound. Perché saremo noi, migranti e italiani, a togliere il permesso a tutte le forme di razzismo e fascismo. Per la libertà dei e delle migranti, contro ogni fascismo! // Coordinamento Migranti Bologna // S.I.M. XM24 // Connessioni Precarie // Sportello medico giuridico Al-Sirat // Migranda //

lunedì 19 novembre 2012

CasaPound / Facciamola finita

Chi frequenta Marginalia sa chi è CasaPound e soprattutto cosa ne pensiamo, quindi non la facciamo troppo lunga. In coda comunque qualche link, per memoria. Per questo ed altro ancora abbiamo aderito (e parteciperemo) alla manifestazione Chiudere Casa Pound promossa dal Coordinamento Antifascista Murri che si terrà sabato prossimo a Bologna (concentramento ore 15, piazza Carducci). Perché è ora di farla finita con i sedicenti "fascisti del terzo millennio" (come si autodefiniscono): bisogna loro togliere qualsiasi agibilità politica, e ogni silenzio è complice // Le mamme di CasaPound // CasaPound Superstar // CasaPound: il volto attraente dei nuovi fascisti // Ave Italo! // Chi è veramente Casa Pound // Per Mor Diop e Samb Modou //.

sabato 3 novembre 2012

Camera oscura

Da Incidenze un lucido necrologio di Pino Rauti, costruito contrappuntando le parole di "cordoglio" del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, con una serie di link che ricostruiscono la storia di una delle più losche figure del neofascismo italiano

giovedì 1 novembre 2012

Violenza poliziesca e conflittualità sociale

"La Verdi 15 non è un centro sociale, ma una residenza universitaria autogestita, una comunità in lotta formata da più di sessanta studenti provenienti da tre diversi continenti. La maggior parte di noi ha scelto l’Italia, e in particolare Torino, allettata dall’eccellenza dei suoi poli universitari e dalla promessa di dodicimila borse di studio, improvvisamente tradita. Ognuno di noi porta con sé la propria lingua, la propria cultura, una sua personale coscienza politica, la propria esperienza di vita. Qualcosa di irriducibile in un’etichetta ad uso e consumo dei politici che non tollerano il dissenso e dei giornalisti al loro servizio. Ciò che ci accomuna è la determinazione nel lottare contro chi, nella Torino che Fassino aveva promesso di trasformare in 'città dei giovani', sta smantellando il diritto allo studio lasciando senza un tetto e senza borsa di studio migliaia di studenti meritevoli, contro chi vuole ritornare ad un università classista, contro chi, complice delle banche, vuole farci indebitare con i prestiti d’onore' ": così si descrivevano qualche mese fa nel loro sito, gli studenti della Verdi 15 di Torino, dopo essere stati definiti dai giornali una “succursale dell’Askatasuna”, “autonomi antagonisti” ed “estremisti dei centri sociali”. Ieri la residenza universitaria - che tra l'altro il 17-18 novembre avrebbe dovuto ospitare l'XI assemblea generale di Storie in Movimento, l'associazione che edita Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale -, è stata sgomberata, con modalità estremamente violente (e razziste: studenti pakistani separati da tutti gli altri e costretti a stare faccia al muro), da una polizia in assetto di guerra ...

lunedì 29 ottobre 2012

Prendiamoci cura delle nostre perversioni!

Dal Laboratorio Smaschieramenti / antagonismogay: "Lo striscione di Forza Nuova, Le perversioni vanno curate, è un attacco a tutte noi che ogni giorno allegramente ci ribelliamo "agli schemi tradizionali maschio/femmina". Un attacco che proviene da un formazione politica che non è semplicemente portatrice di "ignoranza" e "inciviltà", ma che è espressione di logore culture fasciste che continuamente cercano di sdoganarsi come opinioni tra le altre, quando invece andrebbero respinte senza appello dalle persone LGBTIQ, da tutta la cittadinanza e dalle istituzioni. Per quanto grottesco e antiquato, il fastidio dei fascisti di fronte all'affermarsi di forme molteplici e complesse di sessualità, piaceri e transiti tra i generi non è una patologia, così come non lo è la violenza contro donne, lesbiche, gay, trans.Si tratta invece della parte più visibile ed estrema della cultura patriarcale e machista che ci circonda e che ogni giorno combattiamo. Eppure c'è una verità racchiusa nello slogan usato dai forzanovisti e nel loro rispolverare la categoria "freudista" di perversione. Le perversioni vanno curate, ma non in senso patologico, come vorrebbero farci credere un manipolo di ciarlatani, sedicenti psicologi e cattolici integralisti. Vanno curate nel senso che bisogna prendersi "cura di sè", coltivare le proprie perversioni, aiutarle a crescere e a dispiegarsi, perché sono costitutive della sessualità, dell'eterosessualità come dell'omosessualità e di tutte le posizioni di desiderio. Coraggio, ancora uno sforzo e anche "I tre saggi sulla sessualità" di Freud potrebbero entrare nella cul-tura - del resto, la cultura è sempre incarnata in un corpo - di questi inconsapevoli fans di Gender Bender, che puntualmente si ripresentano a ogni edizione in cerca del piacere perverso della visibilità"

mercoledì 13 giugno 2012

Condannato per stupro uno degli agenti / auguzzini di Bolzaneto

La Corte d' appello di Genova ha confermato ieri la condanna dell'agente Massimo Pigozzi, già noto  (e condannato) per le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001. La nuova condanna riguarda lo stupro di due donne di nazionalità rumena (sul Secolo XIX "due prostitute romene") e di averne "palpeggiato" (ibidem) altre due mentre si trovavano in stato di fermo nella questura genovese. Notizie così da qualche tempo non abbiamo più lo stomaco di commentarle, ma rinviamo ad un articolo "in tema" tratto dal nostro archivio.

lunedì 7 maggio 2012

Il duce in autobus : odierni tragitti della creatività (neo) fascista

Bisogna convenire che la fantasia creativa dei fascistucoli italioti di ogni risma è notevole e, nell'ultimo periodo, in crescita. Siamo passati dalle tristi cartoline e altri polverosi cimeli venduti come souvenir, alle crociere sul Lago di Garda e alle cene a base di pancetta nera, fino ad arrivare alla scritta Onore al duce portata in giro per Roma sul display di un autobus dell'Atac come a suggerire che  il capolinea di questo paese è quello di un fascismo sempre più pervasivo. Ma, come sappiamo, la creatività è incentivata dal mecenatismo di cui gode la destra (neo)fascista grazie ad assunzioni, incarichi, regalie e addirittura premi in Campidoglio ai camerati.

venerdì 23 dicembre 2011

CasaPound Superstar e Marginalia

Una lettrice ci segnala una pagina di vivamafarka (il forum di CasaPound che prende il nome dal romanzo di Marinetti Mafarka il futurista, romanzo dove, tra l'altro, si esalta lo "stupro delle negre"). La pagina è effettivamente dedicata a questo blog, ma è roba piuttosto vecchiotta, risale al 2009 quando CasaPound era già abbastanza superstar ma in tanti/e faticavano ancora ad accorgersene (in questo paese ci si sveglia veramente solo con i morti, cosa che troviamo alquanto "triste"). Comunque è una pagina che avevamo già visto all'epoca ma poi smemorizzato. Del resto altre pagine, di tenore molto più pesante, erano poi state cancellate dai mafarkiani (ma da qualche parte ne conserviamo copia). Comunque grazie della segnalazione, magari sarà utile, sparita finalmente questa feccia e tutto il contorno, per ricostruire frammenti di memoria storica.

E visto che ci siamo: vecchi articoli su CasaPound in Marginalia

giovedì 29 settembre 2011

L'Unità d'Italia e Salò

Una crociera sul lago di Garda, su di un piroscafo dal nome evocativo, con tappa in quel di Salò. La notizia non si ricava da qualche cronaca del Ventennio, ma è fresca-fresca: l'idea è del Pdl trentino per festeggiare il centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Il tutto è stato organizzato dal senatore Cristiano De Eccher, berlusconiano oggi ma leader nel Triveneto di Avanguardia nazionale quarant'anni fa, buon amico di Delle Chiaie, habitué delle inchieste sull'eversione nera. Per tutti i particolari rinviamo ad un articolo di Andrea Fabozzi su il manifesto

venerdì 25 marzo 2011

Almirante, l'altra faccia di un grande italiano

Dopo i tentativi di dedicargli nuove vie e di additarlo ad "esempio da seguire", la prossima settimana si terrà a Trieste, con il patrocinio del comune di quella città, un convegno sulla figura di Giorgio Almirante, dal titolo Almirante, un grande italiano. Riceviamo (e pubblichiamo) il testo con cui le/gli antifasciste/i triestine/i indicono una conferenza stampa per domani, sabato 26 marzo, alle ore 11, presso il Knulp (via Madonna del mare 7/a - Trieste). Ecco il testo : "Con il patrocinio del Comune di Trieste, si terrà lunedì un convegno sulla figura di Giorgio Almirante. Memori dell’opera di Almirante come redattore de “La Difesa della Razza”, del suo ruolo istituzionale nella RSI che lo portò a firmare un bando per la fucilazione di altri Italiani, del suo operato nel corso degli anni della strategia della tensione in Italia, tra cui il finanziamento al terrorista Cicuttini per un’operazione alle corde vocali che rendesse impossibile la perizia fonica dato che lui era stato il telefonista che aveva attirato i carabinieri nella trappola della strage di Peteano (3 morti), noi antifascisti terremo una conferenza stampa con distribuzione di un dossier esplicativo".

lunedì 11 ottobre 2010

La mia casa è dove sono

La mia casa è dove sono è il titolo (bellissimo) dell'ultimo libro di Igiaba Scego, discendente di una famiglia che il colpo di stato di Siad Barre in Somalia nel 1969 costringe all'esilio. Sicuramente torneremo a parlarne una volta finito di leggere, intanto rinviamo alla scheda in LettErranza. Peccato che, quasi in contemporanea, la stessa casa editrice che pubblica il libro di Scego - Rizzoli - dia alle stampe anche un improbabile romanzo in cui si enfatizzano le imprese di alcuni militanti di Blocco Studentesco/CasaPound ...