Sabato una messe di graditissimi doni su Il Manifesto: l'articolo di Giovanna Zapperi Un autoritratto tutto per sé - sul rapporto politico e amicale tra Carla Lonzi e Carla Accardi da Rivolta femminile fino alla rottura, che porterà quest'ultima a fondare con altre artiste la Cooperativa di via del Beato Angelico - e un articolo/recensione di Alessandra Pigliaru dedicato ad Audre Lorde in occasione dell'imminente uscita italiana di due volumi: la traduzione italiana di Zami. A New Spelling of My Name (di Grazia Dicanio, a cura di Liana Borghi per le edizioni ETS) e la raccolta Sorella Outsider. I saggi politici di Audre Lorde, per le edizioni Il Dito e la Luna, di cui vi avevo già segnalato il fund-raising in corso. Grazie a tutte-tutte per questo così importante, necessario e splendido lavoro di diffusione, traduzione, scrittura e condivisione ...
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domenica 9 marzo 2014
martedì 3 dicembre 2013
Una firma per Alaa Al Yaacoubi
Ho firmato la nuova petizione per Alaa Al Yaacoubi, pseudonimo Weld El 15, il rapper tunisino già condannato a giugno a quasi due anni di prigione per la canzone Boulicia Kleb, in cui denunciava la violenza della polizia e ora nuovamente sotto processo per un concerto tenuto a Hammamet ad agosto
mercoledì 7 agosto 2013
Egitto: una dichiarazione di Fatma Ramadan
Ricevo da più parti, in diverse lingue, una presa di posizione di Fatma Ramadan, del Comitato Esecutivo della Federazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti contro il tentativo di strumentalizzazione delle lotte in atto in Egitto in nome della "lotta al terrorismo" da parte dell'esercito, del governo e dei sindacati. Di seguito la traduzione italiana (grazie a Dino Erba), mentre nel sito di Mena Solidarity Network e in quello di Entre les lignes entre les mots trovate il testo rispettivamente in inglese e in francese. Buona lettura e riflessioni // La “fiducia” ad Al-Sisi è un veleno mortale. I miei compagni, i lavoratori egiziani, stanno lottando per i loro diritti e per un Egitto migliore. I lavoratori egiziani sognano libertà e giustizia sociale, sognano il lavoro in un momento in cui ladri che vengono chiamati imprenditori chiudono le fabbriche per intascare miliardi. I lavoratori egiziani sognano salari equi mentre sono sottoposti al dominio di governi che pensano solo a fare investimenti a scapito dei lavoratori, dei loro diritti, e persino contro la loro vita. I lavoratori egiziani sognano una vita migliore per i loro figli. Sognano cure mediche quando sono malati, ma non le trovano. Sognano quattro mura in cui si potersi rifugiare. Già prima del 25 gennaio [2011] i lavoratori egiziani rivendicavano i loro diritti con scioperi e manifestazioni, sono le medesime richieste rimaste senza risposta anche dopo il rovesciamento di Mubarak. Sia i Fratelli Musulmani che l'esercito hanno negoziato con la sinistra, la destra e il centro, senza mai prendere in considerazione le esigenze dei lavoratori e i loro diritti. L’unico loro obiettivo è spegnere le scintille che i lavoratori hanno acceso con la loro lotta e far sì che, in questi tempi oscuri, restino scintille che ardono isolate l'una dall'altra. È stato proprio l’esercito a stroncare con la forza gli scioperi a Suez, al Cairo, a Fayyoum e in tutto l'Egitto! È stato proprio l’esercito ad arrestare tanti lavoratori sottoponendoli a processi militari, solo perché avevano messo in pratica il loro diritto di organizzarvi, scioperare e protestare pacificamente! I militari hanno sistematicamente operato per criminalizzare il diritto di sciopero con una legislazione che vieta a tutti gli egiziani di organizzare proteste pacifiche, scioperi e sit-in!
Poi sono arrivati Mursi e i Fratelli Musulmani, che hanno proseguito sulle orme di Mubarak con licenziamenti, arresti, blocco violento degli scioperi. È stato Mursi a scatenare i cani della polizia contro i lavoratori della Titan Cement di Alessandria, coprendosi le spalle con il Ministro degli Interni e i suoi scagnozzi. E quei poliziotti e ufficiali dell'esercito che oggi vengono osannati sono assassini! Sono gli assassini di onesti, giovani egiziani. Sono l’arma delle autorità contro tutti noi, e rimarranno sempre tali, a meno che quelle istituzioni non vengano ripulite. Mentre i capi dei Fratelli Musulmani progettano quotidianamente contro popolo egiziano quei crimini, che hanno causato la morte di persone innocenti, da parte loro esercito e polizia li fronteggiano con altrettanta brutale violenza e con l’assassinio. Tutti noi sappiamo bene quando intervengono l’esercito e la polizia! Intervengono molto tempo dopo l’inizio degli scontri, quando stanno per finire, dopo che il sangue è stato versato. Perché non intervengono per prevenire i crimini dei Fratelli Musulmani contro il popolo egiziano? Chi ha interesse che questa lotta e questo spargimento di sangue continui? È nell'interesse sia dei capi dei Fratelli Musulmani sia dei militari. Così come i poveri sono carne da cannone per le guerre tra stati, i poveri, gli operai e i contadini egiziani sono carburante per i conflitti interni. A Mokattam e a Giza, sono stati uccisi i figli innocenti idi facchini!Oggi, ci è stato chiesto di manifestare per autorizzare l'orgia assassina di Al-Sisi, e vediamo che tutte e tre le federazioni sindacali sono d’accordo: la Federazione sindacale del governo egiziano (FSE), il Democratic Labour Congress egiziano (EDLC), e la Federazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti (EFITU) (di cui io sono un membro del Comitato Esecutivo). Ho discusso con i membri del comitato esecutivo del’EFITU allo scopo di convincerli a non invitare i membri del nostro sindacato e il popolo egiziano a scendere in piazza il Venerdì, confermando con questo invito che l’esercito, la polizia, e il popolo sono mano nella mano, com'è detto nell'appello [di Al-Sisi].Io sono stata messa in minoranza, con quattro voti contro nove voti, e quindi tutte le tre federazioni sindacali hanno chiesto ai lavoratori di unirsi alle manifestazioni con il pretesto della lotta al terrorismo. Siamo quindi sul punto di cadere dalla padella nella brace. I Fratelli Musulmani hanno commesso crimini e devono essere ritenuti responsabili e perseguibili per questi crimini, proprio come gli ufficiali e gli uomini del regime di Mubarak, della polizia e dell'esercito devono essere ritenuti responsabili e perseguibili per i loro crimini. Non cadere nell’inganno di sostituire una dittatura religiosa con una dittatura militare. I lavoratori egiziani sono consapevoli, perché le loro esigenze sono sacrosante! Vogliono un lavoro per loro e per i loro figli, vogliono un salario dignitoso, leggi che tutelano i loro diritti contro le leggi che gli affaristi di Mubarak hanno fatto per proteggere i loro interessi contro i diritti dei lavoratori. I lavoratori vogliono uno stato che abbia un vero piano di sviluppo, l’apertura di nuovi stabilimenti che possano assorbire la crescente forza lavoro. I lavoratori vogliono la libertà, tutte le libertà, la libertà di organizzarsi, la libertà di sciopero. Vogliono un paese dove si possa vivere come liberi cittadini senza tortura o assassinii. È necessario capire che cosa si mette di mezzo tra i lavoratori e le loro richieste.
Lavoratori, non lasciatevi ingannare da chi vi vuole far combattere battaglie che non sono le vostre. Non date ascolto a chi oggi chiede il vostro aiuto e domani vi chiede di smettere di manifestare per le vostre esigenze e i vostri diritti, con il pretesto della lotta al terrorismo (Fatma Ramadan, venerdì 26 luglio 2013)
sabato 15 giugno 2013
Bella Ciao direngezi Taksim Square
Tramite la mailinglist di Rivistoriantago: Ancora una volta Bella ciao a Istanbul, nella versione suonata al pianoforte da Yiğit Özatalay e Davide Martello e cantata dalle/dai manifestanti. Video su YouTube
mercoledì 5 giugno 2013
Gezi Park canta Bella Ciao
Internazionalismo: via Staffetta, il blog curato dal Nodo Sociale Antifascista, un video dalle rivolte in Turchia, in cui le/i manifestanti al Gezi Park di Istanbul cantano Bella Ciao
lunedì 3 giugno 2013
Istanbul d'autore
Mentre la protesta contro Erdogan dilaga e da Istanbul ci arrivano immagini e notizie sempre più drammatiche, a Bologna - dopo la manifestazione di sabato scorso con la comunità turca - di Istanbul se ne parla anche così ... Segni dei tempi? (Foto via Photographium, Istanbul 1860-1890)
giovedì 7 febbraio 2013
In morte di Chokri Belaïd / Un appello dell'Associazione delle donne tunisine
Pubblichiamo la nostra traduzione dell'appello - diffuso in Italia tramite la mailing list Coordita -, scritto da Radhia Belhaj Zekri a nome dell'Association des Femmes Tunisiennes pour La Recherche et le Développement (Associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo) della quale è presidente, in seguito all'omicidio avvenuto ieri a Tunisi di Chokri Belaïd, segretario del partito dei Patriotes Democrates Unifiés (Patrioti Democratici Uniti), la coalizione di sinistra attualmente all'opposizione: // "È con costernazione che noi, aderenti all'Associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo (AFTURD), abbiamo appreso la notizia dell'assassinio del nostro amico Chokri Belaïd, militante politico, grande figura della resistenza alla dittatura di Ben Ali e infaticabile difensore dei diritti umani. Esprimiamo la nostra pena e la nostra indignazione davanti a questo crimine politico odioso che denunciamo con vigore e fermezza. Constatiamo con grande amarezza che questo atto fa parte di una serie di azioni premeditate per zittire tutte le voci libere che si oppongono all'instaurarsi di una nuova dittatura. La sanguinosa repressione dei movimenti popolari nelle regioni, i tentativi di imbavagliare i media, le violenze fisiche e verbali nei confronti degli attivisti e dei militanti politici , le armi accumulate illegalmente da due anni alla luce del sole da un lato, l'agire in tutta impunità "delle leghe di protezione della rivoluzione", i discorsi al vetriolo su emittenti e media sociali da mesi, le voci intorno a misteriosi "campi di addestramento" ed un partito politico al potere lassista e complice dall'altro, sono altrettante inquietanti premesse dei pericoli che minacciano una Tunisia in transizione ed un popolo che aspira alla libertà ed alla dignità. Invitiamo tutte le associazioni e tutte le voci libere nel mondo a solidarizzare con le lotte delle tunisine e dei tunisini per l'uguaglianza, la democrazia e la giustizia sociale. Gridiamo a voce alta e forte a coloro che attraverso questo omicidio volevano instaurare il terrore nei nostri cuori, che le vie delle nostre città inondate dalla marea di tunisine e tunisini che urlano la loro indignazione contro queste pratiche terroriste estranee al nostro paese, sono la prova che il fascismo non passerà e che Chocri non è morto invano. Ci uniamo all'iniziativa dei partiti democratici e della società civile di organizzare una giornata di lutto, di sciopero generale e di esequie nazionali venerdì 8 febbraio" (Traduzione dal francese di Vincenza Perilli) // Testo originale: "C’est avec consternation que nous, adhérentes de l’Association des Femmes Tunisiennes pour La Recherche et le Développement (AFTURD), avons accueilli la nouvelle de l’assassinat de notre ami Chokri Belaïd, militant politique, grande figure de la résistance à la dictature de Ben Ali et infatigable défenseur des droits humains. Nous exprimons notre grande peine et notre indignation devant ce crime politique odieux que dénonçons avec vigueur et fermeté.Nous constatons avec beaucoup d’amertume que cet acte fait partie d’une série d’actions préméditées pour faire taire toutes les voix libres qui se mettent en travers de l’installation d’une nouvelle dictature : La répression sanglante des mouvements populaire dans les régions, les tentatives de musèlement des médias, les violences physiques et verbales à l’égard des activistes et militants politiques d’une part, les armes amassées illégalement depuis deux ans au vu et au su de tout le monde, l’agissement en toute impunité des « ligues de protection de la Révolution », les discours au vitriol sur les chaines et médias sociaux depuis des mois , les rumeurs autours de mystérieux « Camps d’entrainement » et un parti politique au pouvoir laxiste voire complice d’autre part sont autant de prémices inquiétants des dangers qui menacent une Tunisie en transition et un peuple qui aspire à la liberté et à la dignité .Nous appelons toutes nos associations partenaires et toutes les voix libre de par le monde à se solidariser aves les luttes des Tunisiennes et des Tunisiens pour l’égalité, la démocratie et la justice sociale. Nous crions haut et fort à ceux qui par ce meurtre, voulaient implanter la terreur dans nos cœurs, que les rues de nos villes inondées par des raz-de-marée de Tunisiennes et Tunisiens sortis crier leur indignation contre ces pratiques terroristes étrangères à notre pays sont la preuve que le fascisme ne passera pas et que Chocri n’est pas mort pour rien.Nous nous joignons à l’initiative des partis politique démocratiques et de la société civile d’organiser une journée de deuil, jour de grève générale et des obsèques nationales le vendredi 8 février". Si veda anche il sito del Cospe//
mercoledì 5 dicembre 2012
Jasmina Metwaly e il collettivo Mosireen
Un incontro con Jasmina Metwaly - artista polacco-egiziana, tra le fondatrici del collettivo di media-attivisti Mosireen nato nel febbraio 2011 come canale di informazione alternativo alla stampa ufficiale collusa con il potere - si terrà stasera a Torino al Centro Studi Sereno Regis. Grazie a Liliana Ellena e Vesna Scepanovic per la segnalazione! Che peccato non avere il dono dell'ubiquità ...
sabato 20 ottobre 2012
Rasha Azab / Words of Women from the Egyptian Revolution
Dopo la tre giorni a Roma, Words of Women from the Egyptian Revolution , Rasha Azab - attivista e giornalista egiziana, dai primissimi giorni in prima fila nelle giornate di piazza Tahrir - sarà questa sera all'XM24 (via Fioravanti, 24 - Bologna). Un'altra occasione per parlare (e discutere), anche a partire da alcuni video, della rivoluzione egiziana nel contesto della cosiddetta "primavera araba", focalizzando in particolare l'attenzione sull'esperienza delle donne in queste lotte, lotte che non si sono concluse con la caduta di Mubarak
mercoledì 17 ottobre 2012
Voci di donne dalla rivoluzione egiziana / Words of Women from the Egyptian Revolution
Su Mfla è possibile ascoltare la presentazione della tre giorni con Rasha Azab, Words of Women from the Egyptian Revolution (17-18-19 ottobre 2012), organizzata a Roma da Free Palestine e Le Ribellule
martedì 7 febbraio 2012
Di Cie in Cie / Fantasmi si aggirano per la "Fortezza Europa"
Una delegazione si aggira per l´Italia. Viene dalla Tunisia e a differenza di uno spettro ben più famoso, quello che si aggirava tempo fa per l´Europa, è lei a cercare fantasmi. Sono due mamme e quattro papà che cercano i loro figli diventati fantasmi da mesi nel loro viaggio verso l´Europa. 680 è il numero che viene dato da questa delegazione: 680 ragazzi che dopo aver preso una barca nei mesi subito successivi alla rivoluzione tunisina non si sa che fine abbiano fatto. Sono morti? Vivi? Catturati in un sistema detentivo dalle politiche europee di controllo e governo delle migrazioni? Diciamolo pure: sono fantasmi, resi tali da queste politiche. Cercati da una delegazione di genitori che da qualche giorno è a Palermo e ha iniziato un giro per i Centri di identificazione ed espulsione italiani, mentre in un video,dopo la visita al Cie di Trapani, dice a tutte e a tutti noi lo shock che ha provato nel vedere come si trattano gli esseri umani. "Un uomo mi ha raccontato che un poliziotto italiano gli ha rotto la bocca con un calcio. Perché fai così? Spiegacelo? Perché? Se noi non siamo uomini, allora moriamo tutti e lasciamo l´Europa, sola, libera. Il governo italiano non ci dà la possibilità di cercare i miei ragazzi. Tutte le possibilità sono bloccate. Il perché non lo so. Se un uomo italiano ha un incidente in Tunisia, la Tunisia lo dichiara, si espone. Noi qui in Italia siamo diecimila e sembriamo dei cani, delle vacche".Cie per Cie è quello che questa delegazione vuole fare, mentre cercherà ad Agrigento di confrontare con la questura le impronte dei propri figli. E mentre loro cercano fantasmi e ci dicono il loro sconcerto nel trovare ragazzi tunisini ridotti a "cani e vacche", le istituzioni italiane, abituate a scambiarsi impronte con tutti i consolati dei cosiddetti "paesi terzi" quando si tratta di espellere, continuano a non rispondere alla domanda di collaborazione che tutte le famiglie dei "fantasmi" avevano rivolto loro già mesi fa, prima di mandare in Italia questa delegazione: un confronto delle impronte. Ritrovare i fantasmi, e ridargli vita o morte, come solitamente si fa con gli esseri umani. Certo, non c´è alcuno stupore nel vedere che le istituzioni italiane ed europee abituate a trattare come "cani e vacche" i migranti o a renderli fantasmi - che siano vivi o morti, al lavoro regolare o irregolare, con o senza permesso di soggiorno - rimangano mute dinanzi a una richiesta così sconcertante.Lo stupore, invece, ha a che fare proprio con questa richiesta: per la prima volta dei genitori organizzati vengono qui e pretendono che si riconoscano come loro figli dei fantasmi. Li segue, a ruota, la lettera che il sottosegretario del ministero per le Migrazioni tunisino indirizza al governo italiano per proporgli "di intraprendere un´esperienza che porti alla costruzione di un prototipo di rapporti virtuosi sulle migrazioni ", iniziando proprio dalla questione dei dispersi, diventata prioritaria per la Tunisia "perché dobbiamo stabilire che la loro vita conta quanto quella di tutti gli altri, e che non possiamo essere una democrazia senza mettere a disposizione tutti i nostri mezzi per stabilirlo".Uno stupore, perché è un´assoluta novità. Non più la voce di denuncia di alcuni antirazzisti collocati da questa parte della sponda, sempre più isolati e comunque inascoltati, ma parole che dall´altra sponda arrivano qui, chiare nella loro risolutezza a farla finita con le politiche dei fantasmi. E mentre la delegazione continuerà a aggirarsi per l´Italia, forse tutte noi e tutti noi dovremmo lasciarci risvegliare da quello stupore (da Le Venticinqueundici / Articolo all'interno della campagna Da una sponda all'altra: vite che contano).
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sabato 7 gennaio 2012
Da una sponda all'altra : vite che contano
Dalle Venticinqueundici segnalazione di un'iniziativa che prosegue la campagna /appello che vi avevamo segnalato mesi fa per i migranti tunisini dispersi (نداء من أجل التونسيين المهاجرين المفقودين/Appel pour les migrants tunisiens disparus/Petition for missing Tunisian migrants), Da una sponda all'altra: vite che contano.
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mercoledì 19 ottobre 2011
La misura della rabbia. Considerazioni prima e dopo il 15 ottobre
Da (s)Conessioni precarie // Coordinamento migranti Bologna e provincia, La misura della rabbia.
lunedì 17 ottobre 2011
Una manifestazione a Parigi a cinquant'anni dal massacro del 17 ottobre 1961
Lo scorso anno, ricordando il massacro avvenuto a Parigi il 17 ottobre del 1961 (quando una manifestazione per l'indipendenza dell'Algeria venne violentemente repressa dalla polizia diretta all'epoca dal famigerato Papon), scrivevamo che quei fatti sono ancora sospesi tra storia ed oblio, ed ancora capaci di suscitare aspri e dolorosi conflitti come quello denunciato nel documento Nous ne voulons pas d'un féminisme de l'oubli et des parenthèses mais d'un féminisme combattant l'ensemble des oppression, che per Marginalia avevamo tradotto. Oggi, nel cinquantenario di quegli avvenimenti, una manifestazione è indetta a Parigi, per chiedere (come si legge in un documento di Lutte Ouvriere tradotto da Lia Anita Di Peri Silviano, che ringraziamo) che "le più alte autorità della Repubblica riconoscano il massacro commesso dalla polizia parigina il 17 ottobre del 1961 e nei giorni seguenti, come crimine di Stato".
martedì 27 settembre 2011
Autofinanziamo l'antimilarismo : verso la giornata di studio sull'anarchico Augusto Masetti e la guerra coloniale italiana in Libia del 1911
Sabato prossimo, 1 ottobre, presso il Circolo Berneri, si terrà una cena antimilitarista, la prima di una serie di iniziative di autofinanziamento verso la giornata di studi sull' anarchico Augusto Masetti e la guerra coloniale italiana in Libia del 1911 che si svolgerà il 30 ottobre prossimo a Bologna. La data non è casuale: il 30 ottobre 1911, infatti, Augusto Masetti manifestò il suo rifiuto di partecipare alla guerra contro la Turchia e l'invasione della Libia, sparando contro un ufficiale alla caserma Cialdini a Bologna. Il tentativo da parte delle autorità politiche e militari fu di depotenziare e neutralizzare l'accaduto, trasformandolo da gesto di rivolta politica ed esistenziale a semplice manifestazione di disturbi mentali e psichici, condannando Masetti a lunghi anni di detenzione nei manicomi criminali. Nel centenario degli avvenimenti, il convegno (con interventi di Roberto Zani, Laura De Marco, Rudy M. Leonelli, Mauro Raspanti, Vincenza Perilli, Marco Rossi, Laura Orlandini, Alessandro Luparini e una video intervista rilasciata per l'occasione da Angelo del Boca - seguirà programma dettagliato), si propone di rievocare quell'episodio senza nessun intento celebrativo, ma a partire dall'approfondimento della sua vicenda, cercare di capire le ragioni e le modalità della guerra coloniale e le condizioni del suo rifiuto poiché le rifrazioni della storia rendono attuali quelle vicende che si ripropongono sinistre nell'attualità. La cena di autofinanziamento di sabato si aprirà con un antipasto del disertore per proseguire con pasta alla Masetti, secondi libertari, contorni sovversivi e dolci dell'avvenir, il tutto innaffiato da bevande comunarde ... Si consiglia di prenotare al 3357277140
L'accoglienza di Lampedusa
Qualche giorno fa, in seguito ad una rivolta nel Centro di primo soccorso e accoglienza (!) di Lampedusa, un nutrito gruppo di migranti tunisini è stato rimpatriato forzatamente, tra gli sputi e le bastonate di una folla inferocita, aizzata dai discorsi xenofobi e razzisti del sindaco dell'isola e spalleggiata da una polizia compiacente. Sull'episodio rinviamo all'articolo di Annamaria Rivera pubblicato qualche giorno fa su Il Manifesto e poi ripreso sul suo blog: Lampedusa: ma quale 'guerra tra poveri'!.
giovedì 21 aprile 2011
150 anni contro: contro-corsi sulla storia d'Italia
Sono partiti il 7 aprile i contro-corsi organizzati dal Circolo Berneri, 150 anni contro: contro corsi sulla storia d'Italia 1861-20011. 150 anni di rivolte e repressioni. Motivati dall'esigenza di " mettere in discussione l’operazione politico-ideologica che tramite le celebrazioni dei 150 anni di esistenza dello stato italiano, tende a rinsaldare il nazionalismo", i contro-corsi, inaugurati dall'intervento di Giuseppe Galzerano ("Costruzione di una nazione: l’Unità, il brigantaggio, la questione meridionale. Carlo Pisacane"), proseguiranno l'11 maggio con interventi di Nicoletta Poidimani ("Una prospettiva di genere sul colonialismo italiano") e Vincenza Perilli ("Corpi coloniali e corpi per la nazione"), il 14 maggio con Claudio Venza ("Rivolte popolari e repressione statale tra ’800 e ’900") e Laura Orlandini ("La settimana rossa"), il 21 maggio con l'intervento di Pippo Gurrieri ("La La quaestio linguistica: costruzione della lingua, repressione delle lingue"), il 28 maggio con Italino Rossi ("La resistenza tradita. Speranze e delusioni nel secondo dopoguerra")ed infine l'11 giugno con Sante Norarnicola e Valerio Lucarelli (" Anni ’70 e lotte carcerarie: il Movimento dei Dannati della terra, l’esperienza dei N.A.P"). Per maggiori info su orari e luoghi in cui si terranno i contro-corsi, rinviamo al sito del Circolo Berneri.
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martedì 19 aprile 2011
Ladri di bellezza e strade contro la guerra
E' appena "nato", dopo una lunga gestazione, Ladri di bellezza, un blog di resistenza all'incedere del brutto. Si apre con un post dal titolo Streets Against the War, traduzione inglese del titolo di un video, frutto del progetto ideato dall'omonimo gruppo di attivisti/e turchi/e, Sokak Savaşa Karşı (Strade contro al guerra, appunto). Questo video è il primo furto della banda: guardatelo, infiltratevi, consigliateci prossimi colpi, dividete con noi il bottino, diventate a vostra volta ladri di bellezza. Opponiamoci all'incedere del brutto.
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giovedì 17 marzo 2011
Per carità di patria: uomini e donne, presenze e assenze, dell'epoca risorgimentale
Poiché il nostro Il colore della donne meridionali e l'unità d'Italia, poteva risultare - nell'impeto allergico provocato dall'insopportabile paccottiglia celebrativa dell'unità d'Italia -, semplificatorio (soprattutto a chi non ha il quadro di quanto in altre occasioni abbiamo meglio specificato), rinviamo via Incidenze al testo che annuncia il dibattito "Per carità di patria", che si terrà questo pomeriggio a partire dalle 15.30 all'Istituto storico Parri (via S. Isaia, 20 - Bologna) : "Il Risorgimento italiano fu una rivoluzione borghese e come tale si servì dei ceti popolari strumentalizzandoli al fine di rovesciare il dominio dell’aristocrazia. Ne fu una prova irrefutabile la diffidenza della maggioranza dei patrioti verso i contadini, giudicati arretrati e sanfedisti, nemici del progresso e della civiltà, minaccia alla proprietà privata.L’Italia del 1861 pertanto fu un’Italia senza consenso popolare e base di massa.Il Risorgimento italiano realizzò l’unità, ma non trasformò la società italiana. Accanto ai nuovi ceti dirigenti imbevuti di idealità romantico-rivoluzionarie, consolidarono il loro potere i ceti più retrivi del paese, come i grandi latifondisti che, in cambio del sostegno ai nuovi padroni, pretesero la conservazione dei propri privilegi e del proprio dominio sulle masse contadine. Ben presto le speranze di un rapido progresso economico e di una ritrovata solidarietà sociale dovettero cedere il passo ad amare disillusioni. Il Risorgimento italiano, nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni, tracciò gli orizzonti valoriali ad un popolo diviso e sottomesso da secoli, senza fiducia e coscienza di sé. Questa riserva di idealità può rappresentare ancor oggi una risorsa morale per le difficoltà e le ingiustizie del presente".
giovedì 30 luglio 2009
Honduras: Feministas en Resistencia
Altri video e info sulle lotte femministe in Honduras QUI, QUI e QUI. Per un bilancio ad un mese dal golpe rinvio all'articolo di Gennaro Carotenuto.
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