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mercoledì 25 novembre 2015

Le dita tagliate / Un incontro con Paola Tabet

Per chi è a Bologna giovedì 3 dicembre: presentazione del volume di Paola Tabet Le dita tagliate (Ediesse, collana sessismo&razzismo, 2014) presso il Centro di documentazione donne (via del Piombo, 5) a partire dalle 18. Sarà presente l'autrice

venerdì 3 aprile 2015

La cataratta del cardinale

"La cataratta dell'ideologia del gender che impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale" (il cardinal Caffarra rivolto "ai giovani" nell'omelia della Veglia delle Palme di qualche giorno fa nella cattedrale di San Petronio a Bologna)

sabato 3 gennaio 2015

Maia/ Laboratorio di storia delle donne e di genere

Marginalia inaugura il 2015 con l'annuncio della nascita di Maia. Laboratoria di storia delle donne e di genere. Obiettivo del progetto, nato nell'ambito della collaborazione tra la Società Italiana delle Storiche e la Fondazione Iseccoordinato da Enrica Asquer e Monica Di Barbora, è quello di costruire, attraverso una serie di iniziative frequenti nel corso dell'anno, una consuetudine di riflessione e, nel tempo, un gruppo di lavoro sulle questioni legate al genere in una prospettiva storica a Milano. La Fondazione Isec ospiterà la grande parte del lavoro del laboratorio, che si articolerà in una serie di “rubriche”: Per maggiori info e elenco delle ricerche in corso rinvio al sito della Sis

sabato 13 dicembre 2014

Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo / Reminder

Reminder: Primo simposio del Gruppo Interdisciplinare di Ricerca su Razza e Razzismi (InteRGRace), Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo , 16 dicembre 2014, Università di Padova (v. del Vescovado 30 - Sala Bertolami). Maggiori info e programma completo sul sito di InteRGRace / Vedi anche:  CSC, il Bo, Sissco, Sil, Diacronie, UniBoServer Donne,

venerdì 10 ottobre 2014

Pour une anatomie politique des sexes. L'actualité de la pensèe de Nicole-Claude Mathieu

Segnalo che sull'ultimo numero della rivista (Re)Penser l'Exil, è stata pubblicata una versione ampliata del ricordo scritto da me insieme a Sara Garbagnoli e Valeria Ribeiro Corossacz in occasione della morte di Nicole-Claude Mathieu e originariamente pubblicato in italiano da Il Manifesto. Per chi volesse leggerlo: Pour une anatomie politique des sexes

lunedì 29 settembre 2014

Le dita tagliate / Una recensione di Valeria Ribeiro Corossacz

A proposito del recente volume di Paola Tabet, Le dita tagliate (Ediesse, collana sessismo&razzismo, 2014) - sul quale rinviamo alla bella intervista all'autrice -, segnalo l'uscita sull'ultimo numero di Micromega, della recensione di Valeria Ribeiro Corossacz, Sessualità e organizzazione sociale.  Il femminismo materialista di Paola Tabet. Buona lettura e riflessioni

martedì 17 giugno 2014

Habemus gender!

Sul sito di Intersexioni (tra l'altro impegnat@ nella campagna di autofinaziamento per The Interface Project), alcuni degli interventi presentati al convegno internazionale Habemus gender! Deconstruction of a Religious Conunter-Attacck, e tra questi la traduzione di una versione abbreviata dell'intervento di Sara Garbagnoli (già anche in Euronomade), Performace e performatività de "la teoria-del-genere" tra Francia e Italia. Buona lettura e riflessioni

domenica 25 maggio 2014

L'amore ai tempi dello tsunami

L'amore ai tempi dello Tsunami. Affetti, sessualità e modelli di genere in mutamento, a cura di Gaia Giuliani, Manuela Galetto e Chiara Martucci (Ombre corte, 2014), e con saggi di Porpora Marcasciano, Laura Fantone, Alessia Acquistapace, Elisa A.G Arfini, Giulia Selmi, Krizia Nardini, Chiara Bassetti, Daniela Crocetti, Laura Schettini, Cristian Lo Iacono, Mino Degli Atti, Liana Borghi. Dalla quarta di copertina: " Da tempo è in atto uno tsunami che travolge i modelli tradizionali di coppia, sessualità e ruoli di genere. Anziché attendere la quiete per contare le vittime, le autrici e gli autori di questo volume ne cavalcano le onde, restituendo racconti di esperienze eccentriche, fluide, molteplici e in continuo mutamento. pur diversi per collocazione disciplinare e forma narrativa, i contributi qui raccolti sono tuttavia accomunati da un esplicito posizionamento autoriflessivo, sullo sfondo delle grandi contraddizioni e trasformazioni del nostro tempo. Ne risulta ina polifonia di voci che restituisce una visione originale e articolata degli affetti, del desiderio e dei modelli di genere e sessualità vissuti in un contesto di precarietà, non solo economica e lavorativa ma fondamentalmente esistenziale. Riflessioni e ricerche di un lavoro corale che non si limita a fotografare e analizzare l'esistente, ma indica le strategie necessarie per mettere in discussione l'ordine delle cose, evocando una dimensione del pensare e dell'agire che da individuale diventa collettiva, assumendo così rilevanza sociale e politica".  // L'immagine è un particolare di Seven in Bed di Louise Bourgeois (2001) 

domenica 30 marzo 2014

Ricordando Nicole-Claude Mathieu

A qualche giorno dalla morte, avvenuta il 9 marzo scorso a Parigi, avevo pubblicato qui un breve ricordo di Nicole-Claude Mathieu scritto con Sara Garbagnoli e Valeria Riberio Corossacz, L'anatomia è politica. Ieri  il Manifesto, con il titolo redazionale di La natura inventata del genere sessuale, ha pubblicato un nostro più lungo contributo, di cui di seguito potete leggere la versione originale (mentre quella, leggermente più breve, pubblicata dal quotidiano è anche qui). Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo, mi preme però segnalare alcuni dei ricordi che sono stati dedicati a Mathieu, su siti italiani e non, nelle ultime settimane: anzitutto gli interventi di Rosanna Fiocchetto e Jacqueline Julien, pubblicati entrambi sul Guazzington Post di Paola Guazzo, il sito della Libera Università delle donne (che ha ripreso il saggio dedicato a Nicole-Claude Mathieu pubblicato in Non si nasce donna) come anche i post di Sonia Sabelli (che rinvia, tra l'altro, alla trasmissione andata in onda su Mfla) e di Azione gay e lesbica. In Francia infine, il sito del Ring ha aperto una pagina dedicata a Mathieu, che è in continuo aggiornamento. Vi lascio ora al testo, buona lettura // Per un'anatomia politica dei sessi: un ricordo di Nicole-Claude Mathieu (di Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz). Nicole-Claude Mathieu si è spenta a Parigi il 9 marzo scorso, lasciando un vuoto non misurabile in quelli che, a partire dai primi anni '70 del secolo scorso, sono stati i suoi ambiti privilegiati di produzione teorica, di impegno politico e di insegnamento: l’antropologia e la teoria femminista. Grazie ad un rigore, a un’audacia e una lucidità intellettuali e politiche di rara levatura, Mathieu ha contribuito a rielaborare criticamente l’epistemologia e a ridefinire le frontiere di tali saperi. Femminista lesbica materialista, nel 1977 è stata tra le co-fondatrici della rivista Questions Féministes, che, diretta da Simone De Beauvoir e animata, tra le altre, da Monique Wittig, Colette Guillaumin e Christine Delphy, ha prodotto nello spazio intellettuale francese un'analisi radicalmente antinaturalista dell’eterosessualità intesa come regime politico naturalizzato fondato sulla gerarchia tra i sessi e le sessualità. Ha fatto parte del Laboratoire d’anthropologie sociale creato da Claude Lévi-Strauss e ha insegnato per due decenni Antropologia e Sociologia dei sessi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Le sue ricerche riguardano la «categorizzazione sociale dei sessi», una definizione che rende chiaro che i sessi sono socialmente effettivi nel momento in cui sono investiti da una classificazione sociale, oggetto di analisi dell’antropologia e del femminismo. Il titolo della sua principale raccolta di saggi L’anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe (L’anatomia politica. Categorizzazioni e ideologie di sesso), pubblicata nel 1991 da Côté-femmes e rieditata pochi mesi fa dalle éditions iXe, concentra e esprime il suo programma di ricerca che mirava a combinare lo studio delle molteplici forme attraverso cui l’oppressione della classe delle donne si dispiega in diversi contesti sociali. Come ha scritto Monique Wittig all'inizio degli anni '80, un approccio femminista materialista dell’oppressione delle donne distrugge l’idea che esse siano un «gruppo naturale»: Mathieu ha definito e studiato le donne come «una comunità di oppressione» attraversata da altre forme di gerarchizzazione (la classe, l'etnia, la sessualità...) e socialmente percepita come fosse «un gruppo naturale specifico» dalle cui supposte «specificità naturali» deriverebbero specifiche qualità, virtù, cultura. Lungi dal voler mostrare che non esistono differenze biologiche, fenotipiche tra le persone, le ricerche di Mathieu hanno indagato le modalità attraverso le quali differenze biologiche in sé non significative lo diventano socialmente. Attraverso fini analisi etnologiche Mathieu ha fatto emergere come le differenze biologiche tra i sessi vengono ad avere significato e pertinenza sociale: uomini e donne sono costruzioni socio-economiche naturalizzate, classi antagoniste la cui funzione è quella di perpetuare l'oppressione materiale e simbolica delle donne. È difficile ricordare in poco spazio la ricchezza e la profondità delle sue analisi, delle interrogazioni sollevate, delle categorie critiche forgiate. Tra i contributi che hanno contraddistinto il suo lavoro, desideriamo almeno menzionare la costruzione di una definizione sociologica delle classi di sesso, la critica all’androcentrismo delle scienze sociali e dei processi di universalizzazione del punto di vista dominante che caratterizza l’epistemologia che le sottende, lo studio degli effetti della dominazione maschile sulla «coscienza dominata» delle donne, l’analisi diacronica e sincronica dei diversi significati e usi sociali di «sesso» e di «genere», l’impatto del relativismo culturale sulla discussione dell’oppressione delle donne in paesi non occidentali. In «Quand céder n’est pas consentir», uno dei suoi articoli più penetranti, Mathieu contesta le analisi etnologiche e le ideologie correnti secondo cui le donne acconsentirebbero alla loro dominazione ed esamina gli effetti della dominazione maschile sulla coscienza e sull’inconscio delle donne, mostrando come l’oppressione produca una coscienza ed una conoscenza della realtà frammentarie e contraddittorie. Un’esperienza insieme corporale e percettiva della dominazione che i dominanti ignorano come tale e che produce per le donne «un cedere che non è un acconsentire». L'oppressione delle donne si dispiega, per Mathieu, così come per le altre femministe materialiste, attraverso un sistema di processi materiali sostenuti da un sistema ideologico-discorsivo che produce come credibile la credenza dell'ordine sessuale come ordine trascendente, celando l'origine economico-sociale della «complementarietà» delle classi di sesso. Per la liberazione delle donne (e delle minoranze sessuali), occorre, per tali teoriche, distruggere politicamente, filosoficamente e simbolicamente le categorie di «uomo» e di «donna». Lo studio del modus operandi dell’oppressione e dei suoi effetti sul corpo e sulle categorie di percezione del mondo dei minoritari ha portato Mathieu a formulare già dai primi anni '90, una critica alle correnti queer del femminismo statunitense, in particolare la Judith Butler di Gender Trouble, allora ancora pressoché sconosciuta in Francia. A giudizio di Mathieu queste elaborazioni teoriche non produrrebbero un’analisi delle condizioni materiali oggettive dei rapporti di oppressione delle donne, né indagherebbero le condizioni sociali di possibilità della «capacità di agire» dei soggetti sessualmente minoritari. Come ha sottolineato Jules Falquet in un puntuale contributo pubblicato sulla rivista Cahiers du Genre, le/gli specialiste/i non ignorano certo le ricerche di Mathieu – apparse su prestigiose riviste francesi e internazionali e tradotte in almeno sette lingue – ma, nonostante questo e l'indubbia rilevanza scientifica del suo lavoro, esse non sono considerate quanto meriterebbero all'interno della disciplina antropologica. Questo stato di cose ha indubbiamente a che fare con quei meccanismi della derisione sessista, da lei brillantemente esaminati nei suoi articoli, uno dei dispositivi più ricorrenti per emarginare la produzione teorica con una marcata impronta femminista, tacciandola di non essere «oggettiva» e quindi «scientifica». D'altro canto il lavoro di Mathieu è poco noto edibattuto anche all'interno degli stessi studi femministi, sia in Francia che nell'area anglofona, e ciò ci costringe ad interrogare, come osserva acutamente ancora Falquet, le logiche scientifiche delle diverse discipline, ma anche i meccanismi di diffusione, trasmissione e discussione dei saperi nell'ambito degli studi femministi. In Italia la situazione è ancora più sconfortante: il lavoro di Mathieu, come del resto la produzione teorica del femminismo materialista francese nel suo insieme, è a tutt'oggi pochissimo dibattuto e tradotto. Ricordiamo la pubblicazione su DWF, nel lontano 1989, del suo saggio «Critiche epistemologiche sulla problematica dei sessi nel discorso etno-antropologico» e qualche rara citazione. Tra i fattori che hanno determinato questo stato di cose, e che restano in gran parte da indagare storicamente, vi è da una parte la ricezione del femminismo francese fortemente influenzata da quella stupefacente invenzione statunitense che è il French Feminism e dall'altra il poco spazio che l'approccio materialista poteva trovare nel contesto italiano, influenzato da altri paradigmi interpretativi del rapporto tra i sessi, in particolare, anche se non unicamente, da quello egemonico della differenza sessuale. In questo senso la recente pubblicazione di Non si nasce donna. Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia (a cura di S. Garbagnoli e V. Perilli, Alegre/Quaderni Viola, 2013), recensita proprio su queste pagine da Alessandra Pigliaru, intende essere uno strumento di introduzione a un tipo di approccio quanto mai necessario. Dedicato alle rappresentanti maggiori del femminismo materialista francofono – Monique Wittig, Paola Tabet, Colette Guillaumin, Christine Delphy e Nicole-Claude Mathieu – il volume traduce di quest'ultima la stringata ma densa «voce» pubblicata sul Dictionnaire critique du féminisme (Puf, 2000) preceduta da un saggio di Valeria Ribeiro Corossacz, «Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu», con l'auspicio che il lavoro di Mathieu possa continuare a vivere nello spazio intellettuale e femminista, anche italiano

lunedì 20 gennaio 2014

Una nuova Mrs Dalloway

Rientrando ieri sera in treno dopo la riunione zapruderiana a Roma, ho finalmente finito di leggere Mrs Dalloway di Virginia Woolf nella nuova traduzione di Anna Nadotti per Einaudi. Una traduzione davvero "luminosa", come la definisce Susanna Basso in una bella intervista alla traduttrice (Tu dai voce a me, io do voce a te, che potete leggere sul sito della rivista Tradurre ), che - dopo tanti anni - mi ha fatto ri-leggere questo romanzo scoprendolo diverso da quella cosa un po' sbiadita e quasi "noiosa" che ricordavo (a mia giustificazione: ero giovanissima e di Virginia Woolf mi sono innamorata dopo, leggendo Una stanza tutta per sé, i diari, Le tre ghinee, le lettere a Vita e soprattutto Orlando per la mia tesi di laurea sull'Orlando di Sally Potter). Insomma non mi ero ancora accorta di quanto Mrs Dalloway fosse bello e neanche (coming out!) che Sally in realtà avesse baciato Clarissa e non un fiore. Grazie dunque ad Anna per questa lettura, mi è dispiaciuto arrivare all'ultima pagina // Ho rubato l'immagine utilizzata per illustrare questo post a Blogging Woolf, un blog "Focusing on Virginia Woolf and her circle, past and present"

lunedì 13 gennaio 2014

Non si nasce donna al Maurice

Segnaliamo con gioia che l'ultimo Quaderno Viola, Non si nasce donna. Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia, sarà prossimamente presentato al Circolo Maurice glbtq di Torino con Cristian Lo Iacono, Liliana Ellena, Sara Garbagnoli e Silvia Nugara. Per maggiori info sull'incontro rinvio al sito del Maurice, mentre per riflessioni sul volume alle recensioni di Alessandra Pigliaru, Silvia Nugara e Paola Guazzo. Segnalo infine che sulla rivista online InGenere potete leggere un estratto della lezione inaugurale di Joan W. Scott al VI congresso della Società Italiana delle Storiche , pubblicata in Non si nasce donna nella traduzione di Sara Farris (il testo completo è ora incluso nella raccolta di scritti di e su Joan W. Scott, Genere, politica, storia, pubblicata lo scorso anno da Viella a cura di Paola Di Cori)

venerdì 10 gennaio 2014

Transformations without Revolutions? How Feminist and Lgbtqi Movements Changed the World

Call for Articles: Transformations without Revolutions? How Feminist and Lgbtqi Movements Changed the World. A special issue of Zapruder World: Transnational Journal for the History of Social Conflicts edited by Sabrina Marchetti, Vincenza Perilli and Elena Petricola // Zapruder World is a new online open-access journal run by the network of activists and scholars, both academic and independent, that has gathered since 2002 in an organization called SIM-Storie in Movimento and publishes the Italian journal Zapruder. This new editorial project stems from our desire to broaden, at a global level, the scope of the organization and of its publications. It is guided by the same principles that have inspired SIM so far, namely direct participation, self-funding, and horizontal decision-making. The aim of Zapruder World is to create a wide arena in which to exchange critical knowledge based on both individual research and collective elaboration. The journal focuses on social conflict paying particular attention to conflicts as movements rather than focusing on their resolutions, so as to better connect the history of social conflicts with current transnational cycles of protest. It therefore uses ‘social conflict’ as an interpretative category rather than simply an object of analysis, exploring it through concepts and methodologies that address the complex interaction between the “local” and the “global”. Zapruder World is animated by an aspiration towards “global history” but intentionally leaves its actual definition, contents, and methods open for discussion. Along these lines, this second issue entitled “Transformations without Revolutions” wants to discuss the kind of politics that feminist and lgbtqi movements have created from the 1960s to the present, in their critical approaches to the private/public dichotomy, embodiment and sexuality, as well as to power relations. In doing so, these movements have transformed the everyday lives of many people, as well as political imaginaries, cultures and practices. Most importantly, in the view of this special issue, these movements have in common the attempt to reinterpret, negotiate, and give expression to the notion of Revolution, in new critical ways. Yet the contribution brought by feminist and lgbtqi movements to a new understanding of the category of Revolution needs to be further explored. What is the relationship between these movements and the political, ideological and organizational traditions that more firmly refer to the notion of Revolution? How have these movements eventually conceived of an alternative politics, without losing their transformative dimension? How are they positioned within the dialectic of normalization and transformation? In order to answer to these questions, our issue wants to explore the contradictions, challenges and choices experienced by people and organizations belonging to these kinds of movements. We invite contributions that especially address the transformations brought about by feminist and/or lgbtqi movements and their relationship with the notion of Revolution, with regard to one or more of the following fields: (paid) sexual practices, reproduction, family and parenting, affects, relationships and solidarity, cities and urban spaces, science and technology, labour and economics, languages, education. The geographical scope of the issue includes feminist and/or lgbtqi movements that have developed in Western as well as formerly colonized and migratory contexts. Although history is the main focus of this journal, contributions that merge an historical perspective with other disciplines are highly appreciated. Intersectional approaches to gender and sexuality are also particularly welcomed. Submissions: Full articles (6,000-9,000 words) shall be sent by 15 of April 2014 to info@zapruderworld.org. All contributors will be informed about the selection by May. Final drafts, after reviews and comments, are expected by the 1st of September 2014 in order to have the issue published in Fall 2014. The Manifesto of Zapruder World, the first issue of the journal (on the global history of anarchism), and guidelines for authors can be found at: www.zapruderworld.org

martedì 10 dicembre 2013

L'anatomia politica. Categorizzazioni e idiologie del sesso

Momento magico, in Francia, per il lavoro di Nicole-Claude Mathieu: mentre è in libreria il recente volume a sua cura, Une maison sans fille est une maison morte, vien ristampato anche L'anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe. E in Italia? Per intanto dobbiamo accontentarci della traduzione di un suo breve articolo (Sesso e genere) nel "nostro" Non si nasce donna, l'ultimo della collana dei Quaderni Viola. Per leggerlo, visto l'impossibilità di reperirlo in libreria, ci si può rivolgere al sito dell'editore

domenica 17 novembre 2013

Femministe a parole / Una recensione di Ottavia Nicolini

Sull'ultimo numero di DWF, Gli spazi dell'agire politico. Tra radicalità, esperienza e conflitto (2013, n. 1, vol. 97), anche una recensione di Ottavia Nicolini al "nostro" Femministe a parole. Grovigli da districare, pubblicato nellacollana «sessismoerazzismo» di Ediesse. Trovate la recensione, insieme a tutta la rassegna stampa del volume, nel sito dell' editore, buona lettura!

giovedì 7 novembre 2013

Approcci transdisciplinari sul genere e l'intersezionalità

Approches transdisciplinaires sur le genre et l’intersectionnalité è il bel seminario proposto per questo anno accademico dal Cedref, a cura di Azadeh Kian, Dominique Fougeyrollas e Jules Falquet. Inaugurato da Azadeh Kian e Patrick Farges con una lezione su L’intersectionnalité : Réception-récupération-détournement et renouveau, il seminario che si concluderà in maggio ospiterà tra gli altri Valeria Ribeiro Corrossacz, Fatima Ait Ben Lmadani, Nasima Moujoud, Danièle Kergoat e Sirma Bilge. Chi è a Parigi ne approfitti. Programma dettagliato qui // (Alcuni) articoli correlati in Marginalia: Pinar Selek. Devenir un homme en rampant, Femmes, genre et mobilisations collectives en Afrique, Approches post-colonialeset décoloniales en études genre et féministes e «Sexe» et «race» dans les féminismes italiens. Jalons d’une généalogie

lunedì 21 ottobre 2013

Seminario di ricerca etno-antropologica / Paola Tabet

Domani pomeriggio, all'interno del seminario di ricerca etno-antropologica dell'Università di Modena e Reggio Emilia (qui il programma completo), Valeria Ribeiro Corossacz terrà una lezione su Paola Tabet. Già docente di antropologia all'Università di Siena e all’Università della Calabria, Tabet si è occupata di tradizioni popolari – C'era una volta (1978) – e di razzismo – La pelle giusta (1997), ma tema centrale della sua ricerca è, dal 1975, la costruzione sociale dei rapporti tra i sessi. Tra i suoi volumi ricordiamo La construction sociale de l’inégalité des sexes. Des outils et des corps (1998) e La grande beffa. Sessualità delle donne e scambio sessuo-economico (2004). Recentemente uno dei saggi contenuti in La construction sociale de l’inégalité des sexes. Des outils et des corps è stato tradotto in Non si nasce donna, con un'introduzione di Gabriella Da Re. Una sua raccolta di saggi è in via di pubblicazione

Elsa Dorlin : Pour un féminisme révolutionnaire

 
Elsa Dorlin in un estratto del film Notre Monde (2013, Agat/LBP/Sister,118’) di Thomas Lacoste (per maggiori info sul film rinviamo al sito Notre Monde). Per un femminismo rivoluzionario sarà anche il titolo della lectio magistralis che Elsa terrà a Bologna il prossimo 28 ottobre nell'ambito della rassegna Soggettiva (qui il programma completo). Poiché il suo lavoro (complice la mancanza di traduzioni) è poco conosciuto in Italia mi permetto di rinviare alla mia recensione al volume La matrice de la race, pubblicata qualche anno fa in Zapruder. E qui altri articoli correlati. Buona visione e lettura