giovedì 17 dicembre 2015
Storie in movimento ricorda Mario Dondero / Obiettivi bellici. Raccontare la guerra con le immagini
mercoledì 17 settembre 2014
giovedì 21 novembre 2013
La Libia e i «costruttori di pace»
martedì 19 aprile 2011
Ladri di bellezza e strade contro la guerra
sabato 19 marzo 2011
Annassîm nel paese delle donne
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Dal Medio Oriente al Nord Africa fino all'Italia
Voci di donne dalle rivolte, uteri per la patria e guerre umanitarie
E' l'Italia mercenaria che spara sulla folla in Libia
Muammar Gheddafi, Silvio berlusconi e l'Italietta postcoloniale
"Clandestini": licenza d'uccidere
lunedì 13 settembre 2010
Sakineh o della guerra in nome delle donne

venerdì 10 settembre 2010
Roghi made in Usa
giovedì 5 agosto 2010
Fuoco sul Centro di cultura islamica
giovedì 5 novembre 2009
Noi non siamo complici: mentre ieri l'Italia razzista celebrava le sue missioni di "pace", un nuovo presidio itinerante contro Cie e guerra "interna"
Mentre l’Italia razzista celebrava, con la festa delle forze armate, le infinite missioni di guerra fatte in nome della “democrazia”, il pomeriggio del 4 novembre un presidio itinerante di femministe e lesbiche partiva dal centro della città verso il Cie di via Mattei a Bologna, come già avvenuto il 13 ottobre in concomitanza con la sentenza del processo contro “le rivoltose e i rivoltosi” del Cie di via Corelli a Milano. “Noi non siamo complici!”, questa è la firma con cui abbiamo indetto questo nuovo presidio itinerante per denunciare alla città le vessazioni, le violenze e gli stupri che avvengono nei lager per migranti. Sull’autobus 14A che ci portava verso il Cie, mentre alcune compagne intervenivano al microfono e altre volantinavano, una giovane immigrata con un bimbo in braccio ha raccontato la sua storia di ordinario neocolonialismo: quel bimbo è figlio di un italiano sposato che l’ha messa incinta per poi sparire – esattamente come usavano fare i nostri nonni nelle colonie italiane – e lei ora, nonostante la paura di violente ritorsioni, vuole reagire a questa ingiustizia. Nello scambio, con lei, di consigli e numeri di telefono, ha acquisito ancora più importanza la nostra azione contro la guerra interna che lo stato razzista ha dichiarato nei confronti delle/dei migranti, una guerra in cui sfruttamento lavorativo e sfruttamento sessuale trovano nei Cie l’arma principale. Le donne migranti, sfruttate e molestate nei luoghi di lavoro e nelle italiche case, vivono, infatti, sotto il ricatto costante della deportazione nei Cie e della conseguente espulsione, mentre le attuali leggi razziste – dissimulate sotto il nome di “pacchetto sicurezza” – garantiscono la legittimità e l’impunità della violenza di stato. Nelle tante iniziative, importanti e necessarie, che ieri si sono svolte in tutta Italia per dire no alla guerra e alle sue logiche – che, dietro la “lotta al terrorismo e al fondamentalismo” e ancora una volta in nome di “noi donne”, nascondono nuove forme di aggressione neocolonialiste –, il nostro presidio itinerante ha affermato con forza che le guerre non sono soltanto altrove ma anche qui, in Italia. Armate di microfono, cartelli in cui affermavamo “meno Cie = meno stupri”, slogan e interventi in più lingue, abbiamo ribadito ancora una volta la nostra volontà di non essere complici del razzismo istituzionale e la nostra attiva solidarietà con le donne migranti che si ribellano dentro e fuori dai Cie. Presto torneremo di nuovo in strada e sotto al Cie per continuare a rompere l’isolamento delle tante Joy ed Hellen che si ribellano ai ricatti sessuali e alle violenze da parte dei loro aguzzini nei Centri di identificazione ed espulsione e dare sostegno e solidarietà fattiva a tutte quelle donne migranti – come Kante, Salmata, Raya, Fatima, Vira e le tante che sono restate senza nome ... – che dentro e fuori i Cie subiscono le pesanti conseguenze di un razzismo istituzionale e diffuso sempre più violento. Sappiamo che in altre città gruppi di compagne si stanno muovendo nella stessa direzione e siamo sempre più convinte dell’urgenza di moltiplicare queste azioni in tutti i territori. Stiamo lavorando in ambito locale perché il prossimo 25 novembre – giornata mondiale contro la violenza sulle donne – diventi espressione visibile e determinata della rottura di ogni complicità con il sessismo razzista e con tutte quelle forme di suprematismo – anche “femminista” – che riducono l’altra, la “straniera”, al ruolo di vittima sottomessa senza mettere in discussione le nostre connivenze col razzismo e la violenza di stato. Invitiamo le compagne, femministe e lesbiche, a promuovere per il 25 novembre, nei luoghi e nelle città in cui viviamo, iniziative contro i Cie per abbattere il muro d’omertà e rendere pubbliche le violenze che avvengono fra quelle “quattro mura” concentrazionarie dietro la copertura della nostra “sicurezza”.
Noi non siamo complici!
.
mercoledì 21 ottobre 2009
Avvistato burqa, Ufo postcoloniale?
_________________
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Il burqa nel cervello ...
Il fondamentalismo del pelo superfluo
Burqa laptop
L'Islam fa male alle donne?
In memoria di Marwa al Sherbini, una donna che indossava la hijab
.
venerdì 25 settembre 2009
Contro l'imposizione del silenzio

Firmatarie/ri: Antonella Selva, Vincenza Perilli, Mohamed Rafia Boukhbiza, Rudy M. Leonelli, Giusi Sasdelli, Alberto Masala, Sandra Cassanelli, Leo Rambaldi, Daniela Spiga, Enrica Capussotti, Silvana Sonno, Daniela Danna, Lidiamaria Cirillo, Graziella Bertozzo, Flavia Branca, Gabriella Cappelletti, Sara Farris, Antonella Caranese, Marco Poggi, Maria Grazia Negrini, Stefania Biondi, Donatella Breveglieri, Alice Bruni, Marinella Zaniboni, Donatella Mungo, Norma Bertullacelli, Eugenio Lenardon, Rossella Cecchini, Claudio Cantù, Patrizia Ottone, Carla Govoni, Ilaria Turrini, Larissa Cioverchia, Irene Patuzzi, Alessandro Paesano, Marina Sammarchi, Mariangela Casalucci, Anna Acacci, Gaetano Apicella, Marco Trotta, Andrea Coveri, Marinella Gondoni, Lisa Prandstraller, Giovanna Garrone, Stefano Pezzoli, Grazia Bollin, Piero Cavina, Stefano Tampieri, Gerlando Argento, Andrea Martocchia, Vincenzo Zamboni, Massimiliano Garlini, Gabriele Spadacci, Cristina Tagliavini, Franco Sacchetti, ...
Per adesioni: nosilenzio chiocciola gmail.com
Adesioni in aggiornamento su Marginalia
.
lunedì 21 settembre 2009
Auschwitz. Prima e oltre. Nuovi conflitti e percorsi altri tra esclusione, identità e differenza
_________________
Attorno ad Auschwitz come evento paradigmatico del costruirsi e dello sfaldarsi di categorie tanto storiche quanto politiche si sono condensati studi eriflessioni che ne hanno indagato ampiamente origini ed effetti ben aldi là dell’orizzonte novecentesco. L’intento di queste giornate di studio è quello di proporre una rilettura di quelle circostanze (storiche, sociali, politiche, culturali, filosofiche) che, anche attraverso progressive dissipazioni del senso dei limiti, hanno avviato a regimi in cui tutto è apparso possibile. A questa analisi, che si propone di mettere a confronto discipline e approcci differenti, si vuole affiancare un tentativo di guardare alla contemporaneità, segnatamente ai nuovi conflitti che non di rado accompagnano forme di chiusura identitaria, alla luce di quelle modalità diesclusione/discriminazione che investono spesso le differenze tout court. L’intento di andare oltre Auschwitz, rivitalizzando un’idea di memoria non meramente conservativa ma che tenti di stabilire raccordi con l’oggi, induce a guardare a quelle forme di opposizione ai conflitti, dai movimenti pacifisti alla non violenza, che si sono raffinati nel corso del Novecento. All’interno di questa cornice di carattere più generale potranno essere affrontate in maniera più specifica le seguenti tematiche: Esclusione e discriminazione delle minoranze, violenza di genere: donna come soggetto e oggetto dei totalitarismi, pacifismo e movimenti per la pace, identità e politica: classe, etnia e genere, nuove forme di opposizione ai conflitti dopo Auschwitz e Hiroshima, conflitti nel mondo contemporaneo, biopolitica del campo.
.
domenica 9 novembre 2008
Classer, dominer. Qui sont les "autres"? Un nuovo libro di Christine Delphy
Ricopio traducendo (ma velocemente e senza avere il tempo materiale di ricontrollare. Mi scuso) dalla quarta di copertina di Classer, dominer: "L'ideologia dominante ci ingiunge di tollerare l'Altro. In questo libro si parla di diversi Altri, gruppi oppressi e stigmatizzati: le donne, gli omosessuali, gli Arabi, i Neri ... I modi attraverso i quali questi gruppi sono oppressi hanno un punto in comune: lo statuto inferiore di questi gruppi viene spiegato attraverso la loro alterità. Se essi sono dove sono - in basso - è perchè sono differenti. L'ingiunzione umanista a tollerarli è emanata dagli Uni, coloro che hanno il potere di nominare, classificare, di collocare degli interi gruppi in una categoria ideologica e materiale, quella che ingloba tutti gli Altri. La rivolta degli Altri è considerata una minaccia contro quell'universale che gli Uni - gli uomini bianchi eterosessuali - pretendono di incarnare, fondando attraverso esso il loro potere: l'oppresso/a è tollerabile a una sola condizione: mostrarsi discreto/a. La parità, le lotte di femministe e omosessuali, Afghanistan, Guantanamo, legge sul velo, Indigeni in una società postcoloniale: altrettanti marchi della dominazione, che questo libro decripta andando contro le interpretazioni convenute".
Les Uns derrière les autres
Pour l'égalité: action positive plutôt que parité
L'humanitarisme républicain contre les mouvements homo
Une guerre infinie?
Guantanamo et la destruction du droit
Une guerre pour les femmes afghanes?
Intervention contre une loi d'exclusion
Race, caste et genre en France
Un mouvement, quel mouvement?
Antisexisme ou antiracisme? Un faux dilemme
.