Nell'Italia postcoloniale la maternità resta una virtù e i figli un valido e auspicabile contributo alla Patria, a patto che siano (ovviamente) italiani doc. Abbiamo scritto più volte che l'approvazione del "pacchetto sicurezza" (legge sulla sicurezza n. 733) ha istituito (in virtù del reato di ingresso e soggiorno illegale) per tutt* i/le migranti la fine dei diritti umani: cancellato il diritto alla salute per i/le cosiddett* "immigrati irregolari" , introdotta una tassa per il permesso di soggiorno, residenza subordinata all'idoneità dell'alloggio in cui si vive, imatrimoni ostacolati, delazione (di medici e anche presidi) incoraggiata. Nessun migrante, mentre in nome della sicurezza si istituiscono le ronde, è più "sicuro/a": adult* o bambin*, con permesso di soggiorno o no. A poco più di un mese dalla morte di Mabruka Mamouni, un'altra donna migrante, Vira Orlova, badante ucraina senza permesso di soggiorno, è morta dissanguata in seguito ad un aborto, sola nella sua stanza troppo spaventata delle conseguenze che poteva avere rivolgendosi ad una struttura ospedaliera senza documenti. Di fronte a questa situazione drammatica neanche i bambini e le bambine migranti sfuggono. Già vittime di un razzismo devastante (per il quale anche lo stupro di una bambina, se migrante, è percepito e trattato mediaticamente, in maniera diversa rispetto a quello di una coetanea italiana), oggi i bambini e le bambine migranti possono, ad esempio, essere separati dalla madre "clandestina" a poche ore dal parto (se questa ha l'ardire di rivolgersi a una struttura sanitaria come nel caso di Kante) o possono non avere un nome grazie alla nuova legislazione che impedisce la registrazione anagrafica dei bambini e delle bambine nati da genitori senza permesso di soggiorno. E così nell'Italia postcoloniale si nasce clandestini. E come clandestini i bambini e le bambine migranti, in questo paese ossessionato dallo spettro della denatalità (se "bianca"), possono vedersi esclusi dai centri estivi, come accade in questi giorni a Milano dove una circolare del Comune stabilisce che per partecipare alle attività educative e ricreative estive (a differenza delle lezioni durante l'anno che sono considerate scuola dell'obbligo per tutti/e) è necessario il “ permesso di soggiorno in regola con la normativa vigente". Ci saranno dunque bambini e bambine "irregolari" che, dopo aver frequentato normalmente l'anno scolastico, saranno ora separati dai bambini e dalle bambine "regolari". Non sappiamo ancora se questa circolare diventerà operativa (questo pomeriggio ci sarà un altro presidio del comitato antirazzista milanese), del resto ricorderete che il Comune di Milano aveva già tentato lo scorso anno di impedire l'iscrizione alle scuole materne di bambine e bambini figli di "clandestini", ma poi (anche in seguito a diverse iniziative di protesta) la magistratura impose l'ammissione dei bambini e delle bambine "irregolari". Ma comunque vada, restano gli effetti nefasti che simili iniziative hanno sui bambini e sulle bambine. E non solo su quelli/e "irregolari" (e in questo caso gli effetti dovrebbero essere facilmente immaginabili, se per qualcuno/a non lo sono lo saranno tra qualche anno ...), ma anche su tutti/e gli/le altri/e. Ovvero sui bambini e sulle bambine italiani/e purosangue, con tutti i documenti in regola e che stiamo tirando su a pane, nutella e razzismo. Oramai più di dieci anni fa Paola Tabet in La pelle giusta (un libro per me fondamentale e che avevo recensito sul primo numero della rivista Razzismo&Modernità, per inciso una delle mie primissime, e rare, recensioni) giungeva a conclusioni inquietanti. La sua indagine sulla presenza di schemi mentali propri dell'ideologia della razza nei/nelle bambini/e, dimostrava come i più beceri e triti stereotipi e pregiudizi razzisti sono precocemente (e saldamente) interiorizzati dai/dalle bambini/e. E non ci vuole molto ad indovinare come. Perché cari miei (e care mie) se clandestini si nasce, razzisti si diventa ...
________________Alcuni articoli correlati in Marginalia:
Piccoli razzisti crescono
Scuole matrigne
Scuola e quartiere senza frontiere
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7 commenti:
a questo indirizzo:
http://anpisalerno.splinder.com/post/20725096/
puoi trovare tre documenti sull' immigrazione che potrebbero interessanti
ciao
Grazie! Vado a guardarli subito ... e anche se è una faticaccia, non smollarlo il sito dell'Anpi salernitano! E' importante che ci sia :-)
Se il tuo articolo aveva lo scoppo di biasimare il cosidetto "pachetto sicurezza", sono d'accordo con te. E quanto più assurdo che mette a repentaglio la salute pubblica in generale per mancato controllo, oltre che a condannare a morte personne dissuadendole di andare a farsi curare. Per giunta è glauco assai questo modo di togliere i neonati alle madri (per magari darli in adozioni); ricorda l'accaduto di triste memoria in Argentina all'epoca della dittatura. Non può augurare niente di buono.
Parlare d'Italia "post-coloniale" mi sembra invece ridicolo; a mio parere mescoli due cose diverse. Che sappia l'Italia si era insediata in Somalia, Eritrea, e Libia. E sono ben poco numerose le persone originarie di questi paesi.
Le comunità più numerose in Italia sono invece in ordine i rumeni, albanesi, marocchini e cinesi, se non sbaglio. Non mi risulta che l'Italia abbia mai "colonizzato" questi paesi.
Certo Floréal, il mio scopo è proprio quello di criticare il pacchetto sicurezza e il razzismo istituzionale. Ma intendevo porre anche l'attenzione su altri aspetti: primo fra tutti il fatto che il razzismo non è un fatto "naturale" ma si apprende e una certa cultura ce la sta mettendo tutta, oggi, per istruire i razzisti di domani.
Per quanto riguarda invece l'altro tuo commento (ti scrivo qui per velocità) pensavo, appena trovo un po' più di tempo, di tornare sull'argomento con un nuovo post. Per intanto ti dico solo che ci starei attenta a prendere sottogamba un discorso come quello di Daniela Santanchè che da voce ai pregiudizi più beceri sull'Islam. Del resto sono tantissime le donne di religione islamica che combattono le frange religiose più estremiste (quello che definiamo fondamentalismo islamico) proprio in nome del Corano, anche per la questione velo. Quindi Santanché ha scoperto l'acqua calda ed è vergognoso che si faccia paladina dei diritti delle donne per far passare meglio i suoi discorsi volgarmente razzisti.
Come "donna occidentale" sul velo non ho da dire un bel niente, ma se permetti credo di poter denunciare l'uso strumentale che si fa di questo discorso per fomentare il cosiddetto scontro di civiltà. Ed inoltre mi interessa mettermi in relazione con queste donne e non ho la presunzione che l'unico (e vero)femminismo sulla faccia della terra sia il mio. E poi ripeto non possiamo parlare in generale delle "donne con il velo" come se fossero un blocco monolitico. Probabilmente con una musulmana integralista ho poco da condividere (così come con le cattoliche integraliste dei vari movimenti per la vita), ma con altre credo proprio di poter scambiare molto. Anche come femminista.
Ma non sono certa che è questo che intendevi quando mi chiedevi "che ce ne viene a noi donne occidentali", quindi continuiamo pure a discutere se ti va
buona serata
PS: ma no, il tuo italiano non è per niente male, a parte "peggio" con l'accento sulla ò, mi sembrava il classico italiano di persona italiana che scrive di fretta e maldestramente su una tastiera. Quindi se non sei madrelingua, complimenti
Per Rosetta: bella, a questo punto rispondo qui anche a te ;-)
Certo che non mi dimentico di "quelle come te", ma non sottovalutarti e possibilmente ... studia! Essere prigioniere di una lingua sola non va bene
Non so il perché ma francamente, il modo che ha floreal, di commentare mi lascia un pò perplessa. Lo sento molto arrogante e tendenzioso. Faccio parte della generazione delle "gonne a fiori" e la prima cosa che ho imparato dal femminismo, è stata la prassi della mediazione. Attraverso le pratiche della differenza,ciò che in altri contesti poteva sembrare inconciliabile, diventava motivo di irriducibilità dei soggetti (della donna all'uomo, delledonne alle donne). E' vero che la libertà della donna pone l'ulteriore problema dell'integrazione di questa (libertà) con quello dell'appartenenza ad un gruppo (multietnico).Ma la libertà non è in primo luogo, esercizio del diritto individuale? Se la scelta di portare il velo rientra nella possibilità di esercitare un diritto indiviaduale(quindi,non imposto)perché devo considerare quella donna ad un profilo più basso?
Ho come la sensazione che il problema per floreal, non sia il velo (islamico),ma l'Islam: sic e simpliciter.
Flo (da non confondere con floreal)
Buongiorno Flo,
mi fa piacere risentirti. Che dire? Beh, in un certo senso siamo in sintonia, credo che anche per me in un certo senso una delle grandi lezioni del (dei) femminismo/i sia stata quella della "mediazione" (o forse si potrebbe trovare altro termine ma a quest'ora del mattino poco ancora connetto). Ed è quella che sto cercando di mettere in pratica anche qui con Floréal a partire dal suo primo commento al mio post "Protesta con veli e kefiah alla reggia dei Savoia". Non so se il suo "problema", sic et simpliciter, sia l'Islam, sicuramente le pesano addosso tutta una serie di semplificazioni tipiche della stramaledetta cultura dominante. Sull'Islam, certo, ma anche sulle donne migranti/con il velo, tutte sottomesse e "non-femministe".Ho visto emergere troppo spesso questo aspetto in tante donne (femministe), ad esempio alcune reazioni emerse durante le mobilitazioni contro la guerra a Gaza mi hanno lasciata veramnte basita. Credo che il problema grosso, risieda nell'incapacità (di troppe, molte) di mettere in discussione la loro whiteness, come la chiamano gli/le anglosassoni ...
buona giornata cara
PS: se non vuoi essere confusa con Floréal o altri/e ti basterebbe (nell'opzione nome/url nella finestra commenti dove ti si chiede di scegliere un'identità) mettere l'url del tuo blog "Il vento e l'anima" ;-)
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