domenica 31 gennaio 2010

Una giornata senza permesso rinviata ...

La Giornata senza permesso prevista per oggi è stata rinviata a causa di una bufera di neve ... Quando si dice "il brutto clima" che tira in Italia ... Se qualcuna/o legge in tempo utile questo post dia una mano avvertendo via sms quanta più gente possibile, nonostante il tempaccio non è da escludere che qualcuna/o si avventuri fin lì. Per aggiornamenti su nuove date/appuntamenti fate riferimento al sito del Coordinamento migranti
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L'impronta dell'altra


da Gioraro ...

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sabato 30 gennaio 2010

Antirazzismo: una giornata senza permesso! !يوم بدون إذن

Il Coordinamento migranti di Bologna e provincia invita tutte e tutti a partecipare domani, domenica 31 gennaio, a partire dalle 10, alla Giornata senza permesso:

Una giornata senza permesso è una giornata di festa! !! يوم بدون إذن هو يوم عيد
Una giornata senza permesso è una giornata libera dal razzismo!يوم بدون إذن هو يوم خالي من العنصرية
Una giornata senza permesso è un'occasione di dibattito sulla crisi e la vita dei/delle migranti! يوم بدون إذن هو مناسبة للنقاش حول الأزمة و حياة المهاجرين

Per maggiori informazioni e programma rinvio al sito del Coordinamento migranti
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mercoledì 27 gennaio 2010

La straniera: un incontro su razzismo e sessismo con Erre e Contropiano


Venerdì 29 gennaio, a Bologna, nuova presentazione de La Straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo (a cura di C. Bonfiglioli, B. De Vivo, L. Cirillo, L. Corradi, S. R. Farris e V. Perilli) organizzata dalle redazioni di Erre e Contropiano
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Ricordando le donne uccise per il pane dai fascisti e dai nazisti e le donne rinchiuse nei CIE ...

Ricevo (anche come prolungamento di uno scambio di vedute, grazie a Rho) un documento dal titolo "27 Gennaio Giornata della Memoria. Per costruire un futuro di diritti rispettati" del Comitato Madri per Roma Città Aperta, che oggi indicono un presidio a Roma (Ponte dell’Industria via di Porto Fluviale, zona ostiense, h. 15): "Attraversiamo quotidianamente la nostra città e ci rendiamo conto di quanto questa sia ricca di segni e simboli, più o meno nascosti, che parlano della sua storia e delle sue trasformazioni. Il cambiamento, del resto, è elemento centrale di una società viva. La costruzione di un percorso storico, la continua revisione degli elementi e la loro discussione in ambiti collettivi sono uno degli antidoti alle possibili manipolazioni; la memoria diviene elemento costitutivo del ragionare il presente e immaginare il futuro in una continua dialettica. Il 27 gennaio è il giorno della memoria della Shoah e può essere giorno di riflessione. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione è solo latente e non è sistema di pensiero. Ma quando il pensiero inespresso diventa premessa di un sillogismo, allora, al termine della catena, c´è il Lager. Questo è successo in Italia nel 1938 con le leggi razziali, questo è successo con i campi di sterminio nazisti ma questo può succedere se il sillogismo viene riproposto oggi. "Tutti gli stranieri sono nemici. I nemici vanno soppressi. Tutti gli stranieri vanno soppressi." Noi Madri per Roma Città Aperta riteniamo che proprio nel ricordare la storia dei campi di sterminio avvertiamo un sinistro segnale di pericolo. Risentiamo oggi quel sinistro segnale in ciò che ha provocato atti di violenza contro rom, sinti e cittadini italiani di origine straniera. Lo risentiamo nel clima d´intolleranza verso gruppi etnici o sociali non dominanti e vulnerabili e nella criminalizzazione dell´immigrazione irregolare. Lo risentiamo nei dispositivi che incidono lo stigma sociale anche sui corpi degli "altri": schedature e impronte digitali "etniche" in fondo sono l´equivalente funzionale della stella gialla. Lo risentiamo nella creazione dei Centri di Identificazione e di Espulsione, dove la marchiatura simbolica vale a differenziare e separare i corpi proliferanti e minacciosi da quelli "normali" [continua in Madrixromacittaaperta]
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lunedì 25 gennaio 2010

Happy birthday to Angela Davis


Domani è il compleanno della mitica Angela Davis. Marginalia le fa gli auguri rinviando ai tanti articoli in cui si fa riferimento a lei pubblicati qui in questi tre anni . Non ho tempo per i link, (sorry, ma basta cercare Angela Davis nell'elenco delle parole chiave sulla destra dello schermo), vi segnalo solo Blood In My Eye, scritto più di un anno fa e che riprendeva il titolo del libro di George Jackson, in italiano "Con il sangue agli occhi", come un bel documento della Fai che è girato in rete dopo le ultime rivolte migranti a Rosarno
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sabato 23 gennaio 2010

La prostituzione forzata nei lager nazisti in mostra

In molte mi hanno segnalato (ma ne avevo del resto anche letto in diversi blog e siti) della mostra che si apre oggi (e andrà avanti fino al 14 febbraio) presso il Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma: Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern (La Prostituzione forzata nei lager nazisti). Organizzata da Be Free (Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni), la mostra (creata dal gruppo viennese "Die Aussteller" e alcune ricercatrici della Universität der Künste di Berlino) viene presentata nei lanci di stampa come una mostra che per la prima volta in Italia "illustra la costrizione alla prostituzione subita da molte prigioniere del regime nazista e rende nota una pagina di estrema crudeltà rimasta finora nascosta alla conoscenza e alla coscienza civile e politica del nostro paese. [...] Ospitata per circa due anni presso il campo di concentramento femminile di Ravensbrück, la mostra contiene circa 200 pannelli con interviste a testimoni del tempo e documentazione sull'organizzazione burocratica della prostituzione forzata, comprese copie dei "buoni premio" che i prigionieri di sesso maschile ricevevano dalle SS per una "visita al bordello" come ricompensa per la buona condotta all'interno della macchina lavorativa concentrazionaria. Offre altresì materiali di conoscenza importanti per capire la valenza dell'istituzionalizzazione della prostituzione forzata nell'ambito del regime nazionalsocialista, come elemento teso a creare consenso e a rafforzare la dittatura". Mi piacerebbe vederla per capire come è stato affrontato (se è stato affrontato) il problema del rischio di "spettacolarizzazione" (forse non è il termine giusto, chiedo venia, ma spero si comprenda quanto voglio dire) connesso all'utilizzo in uno spazio pubblico di immagini di donne che subiscono forme di violenza così estreme (una questione che mi ero posta, insieme alla curatrice, quando avevamo presentato la mostra Le SS ci guardavano: per loro eravamo come degli scarafagg all'interno dell'iniziativa Donne e lesbiche negli anni del nazifascismo). E mi interesserebbe anche (e soprattutto) sapere /discutere (non ho trovato traccia in rete di riflessioni di questo tipo) come le organizzatrici italiane (che operano con la loro cooperativa nel Cie di Ponte Galeria a Roma) si pongono , a partire dalla loro esperienza, rispetto "all'oggetto" della mostra
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giovedì 21 gennaio 2010

L'impronta dell'altra: natura morta con calchi, poltrona e quadro


Modena, settimana scorsa. I piedi che sono serviti per i calchi sono i miei, ma le mani che li hanno modellati sono di Gioraro. E la poltrona pure, come il quadro - con anche una Ma (donna) fuori fuoco -, sullo sfondo
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mercoledì 20 gennaio 2010

Il coraggio della verità (e della rivolta)

La parrhèsia : le courage de la révolte et de la vérité (in Foucault dans tous ses éclats, L’Harmattan, 2005) di Fulvia Carnevale, un testo che mi era stato "segnalato" in un commento a proposito della verità e che ri-segnalato (in collegamento con quanto scrivevo solo qualche giorno fa) per una possibile discussione/riflessione (tra parresiastes ?)
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domenica 17 gennaio 2010

La straniera a Torino


Martedì 19 gennaio a L'altramartedì - Circolo Maurice (via Stampatori, 10 - Torino), presentazione dell'ultimo volumetto della collana Quaderni Viola, La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo a cura di C. Bonfiglioli, L. Cirillo, L. Corradi, B. De Vivo, S. R. Farris e V. Perilli (Edizioni Alegre, 2009). Interverranno Liliana Ellena e Vincenza Perilli

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Per maggiori info sul Quaderno e sulla serata rinviamo a: Edizioni Alegre , Quaderni Viola blog, Osservatorio sull'immigrazione in Piemonte, Nuova Società, Circolo Maurice . . .
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Il coraggio della verità

Comincio a leggere Le Courage de la vérité, l'ultimo corso di Foucault al Collège de France, tenuto nel 1984, pochi mesi prima della morte (Michel Foucault, Le Courage de la vérité. Le gouvernement de soi et des autres II, Cours au Collège de France, 1984. Paris, Éditions de l'École des Hautes Études en Sciences Sociales, Gallimard, Éditions du Seuil, coll. « Hautes Etudes », 2009, 368 p.). Perché il (un) problema continua ad essere (per me?) quello della verità, nella forma della parresia: "quando un filosofo si rivolge a un sovrano, a un tiranno, e gli dice che la sua tirannide è pericolosa e spiacevole, perché la tirannide è incompatibile con la giustizia, in quel caso il filosofo dice la verità, crede di stare dicendo la verità, e ancor più, corre un rischio (giacché il tiranno può adirarsi, può punirlo, può esiliarlo, può ucciderlo). Fu questa esattamente la situazione in cui si trovò Platone con Dionigi di Siracusa – sulla quale ci sono interessantissimi riferimenti nella Lettera settima di Platone, e anche nella Vita di Dionigi di Plutarco. Quindi, come vedete, il parresiastes è qualcuno che corre un rischio. Naturalmente, non è sempre il rischio della vita. Quando, per esempio, qualcuno vede un amico che sta commettendo un errore e rischia di incorrere nelle sue ire dicendogli che sta sbagliando, costui sta agendo da parresiastes. In tal caso, certo, non rischia la vita, ma può irritare l’amico coi suoi rilievi, e conseguentemente l’amicizia può risentirne. Se, in una discussione politica, un oratore rischia di perdere la sua popolarità perché la sua opinione è contraria a quella della maggioranza, o perché può condurre ad uno scandalo politico, egli sta usando la parresia. La parresia dunque è legata al coraggio di fronte al pericolo: essa richiede propriamente il coraggio di dire la verità a dispetto di un qualche pericolo. E nella sua forma estrema, dire la verità diventa un «gioco» di vita o di morte" (da M. Foucault, Discourse and Truth. The Problematization of Parresia, 1985; trad. it. a cura di Adelina Galeotti, Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli, Roma, 1996, p. 7)

venerdì 15 gennaio 2010

Staffetta


Domenica scorsa, al termine di una riunione partecipata e conviviale al Circolo Anarchico Berneri l'Assemblea Antifascista Permanente si è sciolta e passa il testimone, come potete leggere nel documento che trovate in calce a queste tre righe. Intanto nasce Staffetta ... L'immagine è una mia foto scattata durante la giornata del 25 aprile dello scorso anno. Che sia di buon auspicio

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Sono passati tre anni da quando un autoconvocato gruppo di antifascisti scese in strada, il 2 dicembre 2006, per contrastare una manifestazione di Forza Nuova. Nei giorni successivi ci costituimmo in Assemblea Antifascista Permanente, per cercare di dare continuità a un percorso di mobilitazione sociale contro il pericolo fascista e razzista, che si manifestasse nelle attività delle formazioni di estrema destra o nell’intolleranza di chi governa. Ci ha mosso anche la consapevolezza dell’insufficienza del solo approccio antifascista militante, inadeguato di fronte a una deriva culturale che pone la paura verso tutte le diversità come forma aggressiva di collante sociale e risposta a condizioni di vita sempre più precarie. Abbiamo sempre ritenuto inefficace, infatti, una concezione avanguardistica dell’antifascismo. Anzi, l’antifascismo è una pratica quotidiana che ha successo laddove l’antifascista con la sua presenza nei quartieri, nelle lotte per la casa, il lavoro, la salute, la libertà di tutte/i, riesca a creare un tessuto politico e sociale che sappia respingere la presenza fascista senza bisogno che ciò sia ogni volta onere o responsabilità di un gruppo ristretto di militanti. Di qui la scelta di agire un lavoro «permanente» di contrasto a partire dal territorio: sul piano militante, ma anche su quello sociale, culturale, informativo, con un’opera molteplice di sensibilizzazione, creando reti trasversali di lotta e solidarietà, rivendicando una battaglia pubblica per la libertà e l’eguaglianza sociale, antifascista antirazzista e antisessista. In tre anni l’AAP ha svolto un’azione continuativa articolata sul monitoraggio delle attività neofasciste e sulla controinformazione, con presidi e feste nei quartieri, convegni, presentazioni di libri, performance, manifestazioni, mobilitandosi sempre contro ogni presa di parola pubblica dei neofascisti. Di contro, pur dialogando e collaborando di volta in volta con diverse realtà antifasciste bolognesi, non siamo mai davvero diventati l’assemblea popolare a cui aspiravamo, e neppure nei fatti una rete cittadina trasversale al movimento e all’associazionismo: da tempo ormai non potevamo che riconoscerci come un gruppo «minore» di dibattito, d’inchiesta e d’iniziativa. Abbiamo dunque deciso, riuniti convivialmente al Circolo Berneri domenica 10 gennaio, che sia giunto il tempo di chiudere questa esperienza. Crediamo sia un gesto di chiarezza e onestà mettere un punto e a capo allorché un percorso di autorganizzazione sociale non costituisca più una efficace risposta al problema per cui è nato. Siamo però tutte e tutti convinti che non sia da disperdere quanto di importante abbiamo saputo costruire in questi anni, né si debba porre fine a un lavoro culturale e di controinformazione ancora vivo e fertile. Nessun rimpianto, nessun nodo alla gola: l’Assemblea Antifascista Permanente, responsabilmente e serenamente, si scioglie. E passa il testimone ...
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"La 'ndrangheta vuole schiavi, quale che sia il colore della loro pelle" : editoriale di Annamaria Rivera su razzismo e perdita di memoria

"Quel che fa impressione, di questo paese alla deriva in ogni senso, non è solo il razzismo ormai senza freni, né soltanto il compimento di un processo che chi scrive aveva puntualmente previsto: cioè la saldatura fra razzismo istituzionale e razzismo popolare (o “di massa”, se preferite). Ciò che colpisce di più è l’impotenza della sinistra comunque aggettivata: impotenza al tempo stesso teorica e politica, coniugata con una tale perdita della memoria da far pensare a una sindrome patologica. Di fronte alla caccia all’uomo e alla deportazione delle vittime della violenza mafioso-padronal-popolare di Rosarno, il meglio che si è letto, sul versante delle voci non marginali, è l’indignazione stupefatta di chi sgrana gli occhi di fronte al fatto che “per la prima volta un’intera piana del sud è stata sgomberata da tutti gli uomini con la pelle nera che la popolavano” (Gad Lerner). Ciò che fa specie è quel “per la prima volta”. Abbiamo già dimenticato la strage di camorra che il 18 settembre 2008 uccise a Castelvolturno sei lavoratori africani e un italiano, nonché le dichiarazioni ignobili di Maroni (anche allora) e la caccia ai migranti “irregolari” che ne conseguirono? Già ci siamo lasciati alle spalle il pogrom di Ponticelli, ispirato dalla camorra e da interessi economico-istituzionali (anche centrosinistri), con la cacciata dell’intera popolazione rom della zona a pietrate e insulti popolari? Eppure Ponticelli metteva in scena il più classico esempio di pogrom: la propalazione, ad opera della camorra, di una “voce”, modellata sulla leggenda della zingara rapitrice d’infanti; l’accusa e la condanna di una giovane romnì innocente; il furore e la violenza popolari; l’espulsione dal territorio di tutti gli zingari…E Ponticelli a sua volta ripeteva il copione di Scampia: in quest’altro quartiere della periferia napoletana, nel lontano 2000, per due giorni bruciarono le favelas dei rom, dove si erano rifugiati profughi non riconosciuti, fuggiti dalla guerra civile in Jugoslavia. O forse inconsciamente si crede che i rom siano meno umani perfino dei “negri”? Se poi volessimo allungare lo sguardo all’indietro, di episodi simili ne troveremmo a decine all’epoca in cui dilagava la sindrome sicuritaria centrosinistra, fomentata e/o cavalcata ad arte da governanti e amministratori democratici. Questo per dire che, per chi avesse voluto coglierli, i segnali del precipitare di questo infelice paese verso il baratro del razzismo c’erano tutti già da lungo tempo. Per ribadire che, quando hanno governato, le “forze democratiche” hanno colpevolmente favorito la saldatura della quale abbiamo detto ed evitato come la peste di varare misure per rendere meno vulnerabili i senzadiritti, il che ha spianato la strada ai post-nazisti che oggi ci governano..." [continua su Liberazione, 15 gennaio 2009]


La marcia su Rosarno di Forza Nuova&CasaPound

Ci mancavano solo loro ... Ma nessuna meraviglia. Rinvio a Destra estrema e vittimismo. L'uomo nero di Rosarno
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mercoledì 13 gennaio 2010

Sul concetto di intersezionalità: un convegno a vent'anni da Demarginalizing the Intersection of Race & Sex di Kimberlé Crenshaw

L'11 e 13 marzo prossimi si terrà a Los Angeles presso la UCLA School of Law, il 4th Annual Critical Race Studies Symposium dal titolo Intersectionality: Clallenging Theory, Reframing Politics, Trasforming Movements che vedrà la partecipazione (tra le/gli altre/i) di Chandra Talpade Mohanty. Grazie alla pubblicazione dei fondamentali articoli di Kimberlé Crenshaw (Demarginalizing the Intersection of Race & Sex pubblicato nel 1989 e Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics & Violence Against Women of Color del 1994) il concetto di intersezionalità è oggi divenuto centrale per tutte quelle analisi che, rifiutando posizioni e riduzioni di tipo essenzialista, tentano una lettura critica del presente individuando nell'intersezione di genere, "razza" e classe il terreno fecondo su cui agire per scardinare rapporti di potere e dominazione. Non so quante/i delle/dei lettrici/lettori di Marginalia avranno la possibilità di andare in California (io no purtroppo) ma mi è sembrato interessante far girare la notizia (possiamo sempre sperare negli atti o in un report della fortunata o del fortunato che ci va). Per chi intendesse saperne di più sul convegno rinvio al sito dell'Ucla, mentre per una panoramica sul concetto di intersezionalità con realtiva bibliografia rinvio al recente quaderno La Straniera (1, 2, 3 ...)
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Italian style: quando il "marocchino" è buono solo da bere al bar

Ricordo ancora la sensazione spiacevolissima che avevo provato, anni fa, davanti alla vetrina di una boulangerie-pâtisserie a Saint Denis, dove troneggiava (con tanto di cartellino con nome e prezzo) un dolce al cioccolato, invitante nell'aspetto quanto agghiacciante nel nome, Gâteau petit nègre. Dolce che non ho mai assaggiato ma del quale, cercando in rete, ho trovato la ricetta in un sito "femminile", Le Journal des femmes: "un gâteau moelleux toujours apprécié à l'heure du café avec les copines". Toujours apprécié, sempre apprezzato ... Superato l'attimo di smarrimento mi rendo conto di quanto questo piccolo episodio "gastronomico" sia eloquente: il passato coloniale e il suo razzismo continuano a nutrire in nostro presente, in Francia come altrove. In Italia, complice la nostra passione per caffè&cappuccini ecco allora il marocchino che si può bere al bar - non manca la ricetta anche in questo caso -, certo più gradito ai/alle più (e maggiormente in sintonia con l'italian style) del "marocchino" in carne ed ossa che da Rosarno, in un video, racconta l'italico razzismo
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lunedì 11 gennaio 2010

Contro i media razzisti, sessisti e ... umanitari

La critica del ruolo giocato dai media nel sostenere, attivare e fomentare razzismo e sessismo è stato dal suo nascere uno degli assi portanti di Marginalia. I media (mainstream, di regime ... chiamateli come volete) fomentano razzismo e sessismo talvolta sciacallando - come recentemente a proposito di una donna rom morta per un aborto da Cytotec, morte attribuita alla "cultura rom"-, altre volte seppellendo le notizie nel silenzio, come nel caso dell'assassinio di Ibrahim M'bodi, una "non persona" (come Jon Cazacu, Andrea Cosmin, Mohamed Saif e tanti/e altri/e), la cui morte "per i complici degli omicidi che lavorano nei media, può essere occultabile". Per scelta e necessità questo blog solo raramente è "stato sulla notizia" come si dice in gergo, ma quando lo ha fatto ha sempre tentato di fare (o dato spazio a chi fa) un'analisi critica dei media mainstream (carta stampata, televisione, web), e questo fin dai tempi dell'ignobile campagna mediatica in chiave anti-Islam seguita all'omicidio di Hina Saleem (campagna che anticipò quella, feroce, in chiave anti- romeni/rom in occasione dello stupro/omicidio di Giovanna Reggiani). Ho sempre ritenuto questo esercizio critico uno degli strumenti privilegiati per contrastare il razzismo e sessismo istituzionale e diffuso (1, 2, 3 ...), ritenendo dunque importanti, nonostante differenze nell'approccio, esperienze come il forum Giornalisti contro il razzismo o/e il lavoro quotidiano che tante/i mediaattiviste/e svolgono quotidianamente per smascherare e denunciare il razzismo e sessismo (anche) dei media. E mi spiace molto non avere sempre il tempo di riprendere (per rilanciare alla discussione e rendere più "visibili") le loro analisi. Sulla morte di Fathia Fickri, della quale parlavo stamani, rinvio ora a un articolo che svela il sessismo e razzismo impliciti nel modo in cui la notizia è stata ripresa da La Stampa, Come siamo umanitari noi italiani, scritto da No(b)logo che già altre volte ha offerto spunti preziosi. Perché razzismo e sessismo vanno attaccati da più fronti ...
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Per Fathia Fickri: morire di lavoro migrante

Mentre continuano le strumentalizzazioni in chiave anti-migranti della rivolta di Rosarno (un'ottima sintesi su Indymedia Calabria, una raccolta di articoli in Osservatorio sulla repressione) leggo un trafiletto su un quotidiano a distribuzione gratuita: Fathia Fickri, 43 anni, lavoratrice migrante marocchina, è morta a Mantova. La sua bambina di cinque anni ne ha vegliato il corpo per ore. Scrivono che era malata da tempo "ma non andava dal medico per paura di doversi mettere in malattia e perdere il lavoro". Perdere il lavoro è una tragedia per tutt*, ma sappiamo cosa significa "in più" per una/un migrante ... Ed anche questa è "violenza"
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Aggiornamento: mi hanno appena segnalato questo articolo di Monica Perugini, Chi si indigna per Fathima? che, nonostante il nome diverso, credo proprio si riferisca alla stessa donna morta di razzismo e precarietà
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sabato 9 gennaio 2010

Con/per le rivolte migranti a Sud contro razzismo e caporalato di mafia

Nonostante la necessità di "darmi tempo" (quel tempo che non ho mai a sufficienza, soprattutto per fare "la blogger") impossibile non scrivere nulla delle rivolte migranti contro razzismo istituzionalizzato e caporalato di mafia di questi ultimi giorni a Rosarno (molt* non sanno neanche dov'è: provincia di Reggio Calabria). Impossibile non esprimere (per quel che vale) solidarietà e vicinanza ai/alle migranti in lotta - molt* dei/delle quali già rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione -, come già avevo fatto un anno fa per la strage di Castelvolturno e la sacrosanta rivolta che ne seguì. Impossibile anche non provare disgusto per come anche questa storia viene strumentalizzata dalla destra (e, in maniera inversa, da una certa sinistra immemore delle proprie responsabilità). Noi, tentiamo di fare "la cosa giusta" , continuiamo ad agire la nostra non complicità
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giovedì 7 gennaio 2010

Chiudere un blog (trans) femminista è un crimine

Potrei rispondere all'amica che, dopo aver letto Marginalia closed, mi ha inviato mail con una frase lapidaria corredata da link - "chiudere un blog (trans) femminista è un crimine" -, che tenerlo aperto potrebbe essere se non un suicidio sicuramente una pazzia. A chiudere ci penso già da un po', è notorio, e con l'anno nuovo ci avevo fatto un serio pensierino. Ma ho saputo per le solite vie traverse (gossip telefonico, fenomeni paranormali, mail girate per errore o apposta) che quando la notizia della (presunta) chiusura si è diffusa in molt* (duole dirlo, ma non mi riferisco soltanto a coloro ai quali tante volte ho inviato da queste pagine il solito messaggio) hanno manifestato la propria soddisfazione: c'è chi ha ringraziato la Madonna, chi ha brindato con pessimo vinello, chi non è riuscit* a trattenerla per la gioia, chi ha concluso che Dio esiste. Sarà che invecchiando si diventa più permalosi* (o semplicemente più espert* nell'arte della guerra) ma sono stat* quest'ultim* a convincermi a desistere dal proposito di chiudere baracca. Non se ne abbiano a male coloro che, come l'amica di cui sopra, mi hanno scritto mail e commenti per convincermi a continuare. Chiudere un blog non equivale a sparire (almeno per me), nel caso avrei semplicemente continuato a fare quello che faccio altrove. Comunque va bene, per intanto resto qua, a presidiare il mio pezzetto di cyberspazio, magari rallenterò solo un po' i ritmi. Mi dispiace (retorica) per quell* che ci avevano sperato nel Marginalia closed. Magari più in là sarete accontentat*. Infine forse è vero, un blog può anche essere una forma di performance ...
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