giovedì 31 luglio 2014
Face à l'impunité israélienne : pour un féminisme décolonial
martedì 25 giugno 2013
Pinkwashing, omonazionalismo e normalizzazione
mercoledì 13 marzo 2013
Femonazionalismo / Femonationalism
mercoledì 9 gennaio 2013
Atlantide non si affonda!
martedì 11 dicembre 2012
Homonationalism, Sex, and Disability: Pinkwashing and Biopolitics in the Middle East
mercoledì 7 novembre 2012
Pinkwashing / Un incontro-dibattito non solo per chi non ne ha mai sentito parlare
sabato 1 settembre 2012
Queer sexualities, nationalism and racism in the new Europe
mercoledì 23 novembre 2011
Politiche di pinkwashing e strategie di resistenza
Articoli correlati in Marginalia alla query Omonazionalismo
sabato 10 settembre 2011
Omo/transnazionalismo, pinkwashing, glbt di destra, xenofobia : un incontro al Circolo Maurice

Alcuni link / materiali utili alla discussione:
http://www.facciamobreccia.org/content/view/503/1/
http://nohomonationalism.blogspot.com/
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/search/label/omonazionalismo
http://www.infoaut.org/blog/femminismoagenders/item/1683-pinkwashing-assad
http://www.ondarossa.info/category/tags/omonazionalismo
lunedì 13 giugno 2011
Amina Abdallah ieri a Radio Blackout
martedì 7 giugno 2011
Chi ha interesse a far tacere Amina Abdallah?
mercoledì 27 aprile 2011
Tra politiche dei diritti e pratiche omo-nazionaliste. Movimenti lgbtiq, supremazia occidentale e pratiche razziste
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Racialization, Neoliberalism and Queer Public Spheres
Fuori e dentro le democrazie sessuali / In and Out of Sexual Democracies
Repertori della sessualità e politiche razziste
Judith Butler: prendere le distanze dalla complicità con il razzismo
Sulla censura di Gay Imperialism e Out of Place
Queer arabi contro le strumentalizzazioni
Concia e L'altro
Genere e processi di razzializzazione nelle democrazie occidentali
mercoledì 13 aprile 2011
Racialization, Neoliberalism and Queer Public Spheres
martedì 29 marzo 2011
In and Out of Sexual Democracies / Fuori e dentro le democrazie sessuali
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Femminismi: un convegno internazionale a Torino
Repertori della sessualità e politiche razziste
Judith Butler: prendere le distanze dalla complicità con il razzismo
Sulla censura di Gay Imperialism e Out of Place
Queer arabi contro le strumentalizzazioni
Concia e L'altro
Genere e processi di razzializzazione nelle democrazie occidentali
lunedì 23 agosto 2010
Angela Davis sul "rifiuto" di Judith Butler
sabato 10 luglio 2010
Queer arabi contro le strumentalizzazioni
(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:
Judith Butler: prendere le distanze dalla complicità con il razzismo
Reportori della sessualità e politiche razziste
Sulla censura di Gay Imperialism e Out of Place
Gay Imperialism: a proposito della censura di Out of place
Anna Paola Concia è conciata male
venerdì 30 ottobre 2009
Sulla censura di Gay Imperialism e Out of Place
___________________
Abbiamo recentemente assistito all'ennesimo tentativo di mettere a tacere le voci che denunciavano politiche paternalistiche e neo-imperialiste battendosi contro posizioni islamofobiche e di attivismo omonazionalista. Il 7 settembre il libro Out of Place: Interrogating Silences in Queerness/Raciality (2008), a cura di Adi Kunstman e Esperanza Miyake, è stato dichiarato fuori stampa dal suo editore Raw Nerve. Il testo, primo volume accademico che si interroga sulla connessione tra queer e etnicità in Gran Bretagna, contiene un importante articolo - scritto da Jin Haritaworn, Tamsila Tauqir and Esra Erdem - , dal titolo "Imperialismo gay: discorso su genere e sessualità nella guerra del terrore", che spiega come discorsi sui diritti gay vengano strumentalmente utilizzati per giustificare politiche neo-imperialiste, "anti-migranti" e islamofobiche. Gli autori appartenenti ad etnie diverse da quella bianca, islamici queer e femministe migranti, partendo da posizioni Trans/queer, sottolineano come l'equazione di "Islam" con "omofobia" (tanto quanto sessista) ha contribuito al restringimento dei margini, alla ri-costruzione dell'occidente come campione di civilizzazione e modernità e alla vittimizzazione di queer islamici. In Germania, ai/alle migranti provenienti da "paesi islamici" che chiedono la nazionalità, viene richiesto di passare un "Test islamico", nel quale vengono poste domande del tipo: “Cosa faresti se tuo figlio fosse gay?” In Olanda, viene chiesto ai/alle richiedenti di reagire ad un video che mostra due uomini che si baciano. Prendendo spunto da Chandra Talpade Mohanty (1991) e Jasbir Puar (2007) l'articolo mostra la non casualità dell'attenzione puntata sui regimi non occidentali e sulla questione di genere e sessualità all'interno della comunità islamica, da cui deriva - allo stesso tempo, come nel caso della "Guerra del terrore" – l'aumento delle restrizioni delle politiche migratorie e, più in generale, l'accrescimento dell'islamofobia. Gli autori mettono in rilievo come i diritti gay e l'uguaglianza di genere, anche se sono stati raggiunti molto recentemente e non in modo esaustivo, sono divenuti nei paesi occidentali simbolo di civilizzazione e modernità. Pur se l'importanza (anche se limitata) di questi diritti e dell'uguaglianza non è messa in discussione, gli autori mettono in guardia dalla politica emancipatoria di matrice bianca e occidentale che si richiama all'universalità appropriandosi di donne e queer non bianch* e islamici non-occidentali e servendosi di discorsi razzisti e neo-imperialistici. Sembra piuttosto ovvio tracciare una linea parallela con le femministe abolizioniste occidentali che nutrono le leggi sulla sicurezza - criminalizzando migranti, lavoratori e sex worker - alimentando politiche di deportazione e marginalizzazione in nome della lotta contro la violenza di genere. Queste stesse società, che discriminano e negano le persone islamiche, criminalizzano sempre più i/le sex worker utilizzando l'idea dell'omofobia e della violenza di genere come strumenti per deportare e detenere migranti, sex worker e “people of colour”. Ci sono molti paralleli tra i discorsi abolizionisti e quelli islamofobici: la tendenza per la maggior parte dei bianchi e delle bianche occidentali di gruppi queer e di gruppi sui diritti gay, è quella di parlare per loro stess*, di salvare se stess*, ignorando e rafforzando una multipla oppressione, invece di lavorare con organizzazioni islamiche o non bianche e non occidentali (o anche semplicemente ascoltando che cosa questi gruppi abbiano da dire). Allo stesso modo, le femministe abolizioniste occidentali non ascoltano le voci dei e delle migranti sex worker, e così facendo li relegano in uno stato di vittime che necessitano per salvarsi della politica femminista occidentale o, anche, della polizia di frontiera che li assisterà nel ritorno a casa. Le/i Sex worker migranti sono paragonate/i con le vittime di tratta, viste solo come donne passive e ingenue, prive - contrariamente alla realtà -, di un vero e proprio progetto migratorio. L'articolo Gay Imperialism porta avanti proprio questa critica e traccia un' acuta analisi, fornendo bibliografia e riferimenti ai testi criticati. Gli autori, purtroppo, hanno fatto l'errore di citare, senza nasconderli dietro nomi inventati o in codice, esempi di politiche bianche sui diritti queer/gay che riproducono un approccio islamofobico e paternalistico nei confronti di persone queer islamiche - incluso Peter Tatchell in Gran Bretagna. Come risposta, l'editore Raw Nerve ha pubblicato scuse formali a Peter Tatchell, scuse che possono essere lette sul sito http://www.rawnervebooks.co.uk/Peter_Tatchell.pdf e ha ritirato l’intero libro dalla vendita. Le scuse ritengono l'articolo una falsa accusa di razzismo e islamofobia nei confronti di Peter Tatchell ed elencano una lunga serie di presunte falsità contenute nel testo, citate fuori dal contesto e erroneamente rappresentate come accuse a titolo personale. Proprio per questo, gli autori sottolineano ironicamente la difficoltà di avere una voce critica contro Peter Tatchell. L'intransigente censura è in forte contrasto con la radicale difesa della libertà di cui si fa promotore Tatchell. Questa sua intransigente difesa della libertà lo ha portato a partecipare nel 2006 alla Marcia Free Expression, a cui hanno aderito vari gruppi fascisti e razzisti. Ancora una volta, voci marginalizzate sono state minacciate e messe a tacere, ma questa volta, tale silenzio è stato deciso da chi si professa campione e promotore della libertà. Le campagne di Peter Tatchell sono esplicative dei limiti del modo post-politico dell' attivismo da celebrità, dove i bisogni di molti sono sacrificati per dare celebrità e potere a pochi. Questa sua tendenza all'autocelebrazione si riflette nel fatto di aver denominato con il suo stesso nome la fondazione di cui è a capo (come la Peter Tatchell Human Right Fund). "Peter Tatchell", molto più che OutRage!, è uno dei nomi più citati nelle rappresentazioni dei media occidentali riguardo l'attivismo sui diritti gay. Le scuse di Raw Nerve trasformano in personalismi questioni che sono invece politiche facendo sì che la giusta e documentata critica portata avanti da Haritaworn, Tauqir e Erdem , e la successiva censura e ritiro del libro, sia vista come un problema personale fra gli autori e Peter Tatchell. Questo tuttavia elude il punto principale. Nessuno ha qualcosa di personale contro Peter Tatchell. Nessuno, inoltre, contesta che lui si consideri sinceramente antirazzista, antimperialista o anti-islamofobico. Comunque, fa parte del lavoro di alleanze assumersi la responsabilità di affermazioni o azioni che riproducono strutture oppressive. Fa parte dell'essere una persona pubblica l'apertura alla critica piuttosto che il volerla azzittire con la forza. Purtroppo, questa non è la prima volta che queer non bianch* e queer non occidentali hanno criticato Peter Tatchell e sono stati puniti per averlo fatto. Le campagne in Africa di Tatchell e Outrage! sono state fortemente criticate per non aver ascoltato gli/le attivist* LGBT africani che dichiaravano quanto le loro azioni fossero infatti dannose. In una lettera aperta citata dagli autori di Gay Imperialism, alcun* attivist* hanno descritto come Tatchell e Outrage! abbiano ripetutamente non rispettato vissuti, danneggiando le lotte e mettendone a repentaglio la sicurezza, di chi lotta per la difesa dei diritti umani africani (fonte: http://mrzine.monthlyreview.org/increse310107.html). Questo modo di agire viene definito neo-colonialismo, interpretazione che noi condividiamo. Questa dichiarazione, che si può ancora fortunatamente trovare nella rete, è stata anch'essa vittima di una risposta punitiva, risposta punitiva che è reiterata, nei confronti degli autori di Gay Imperialism dalle "scuse" di Raw Nerve. Condanniamo questo tentativo di reprimere le voci di queer of colour e di queer non occidentali ed esprimiamo il nostro supporto sia a chi difende i diritti umani dei queer africani, sia agli autori di Gay Imperialism che resistono alle dichiarazioni e alle azioni razziste e imperialiste fatte in nome delle politiche bianche e occidentali sui diritti della comunità LGBTQ. È senza dubbio all'interno della logica neo-imperialista che un uomo gay bianco e occidentale può ottenere il ruolo di colui che salva queer non-occidentali e islamici vittimizzati, e al contempo rafforzare i discorsi islamofobici che costruiscono un occidente moralmente superiore. Ed è ancora all'interno della logica neo-imperialista che si possono vedere le femministe bianche abolizioniste unire le forze con lo Stato che si fa portatore di un razzismo istituzionale in nome dei diritti delle donne. Come sappiamo dal nostro lavoro, per i/le sex worker migranti questo spesso significa il diritto di essere salvato e deportato, non il diritto di decidere sul proprio lavoro e sulle proprie vite. X:talk è nato dalla necessità di far sentire le voci marginalizzate, opponendole ai discorsi paternalisti e criminalizzanti che ci negano il diritto di parlare per noi stess*. Perciò condanniamo la censura di Out of Place come atto di forza che conferma la validità e la necessità politica di quell'articolo. La censura di Gay Imperialism e della raccolta Out of Place conduce verso una nuova preoccupante direzione. Molti di noi possono aver pensato che fosse stato raggiunto un certo grado di libertà di espressione per le voci marginalizzate. Invece è stato ribadito che vi è un prezzo da pagare quando si fa apertamente e seriamente critica antirazzista e, soprattutto, è stato ribadito chi è a pagare. Abbiamo perso un importante documento e la possibilità di formare un' opinione autonoma e non vincolata dai discorsi dominanti. Abbiamo la speranza che questa censura abbia l'effetto opposto: quello di intensificare e di far sentire ancora più forte le nostre voci; di potenziare nuove alleanze attraverso l'attivismo e i movimenti accademici, per combattere le oppressioni in tutte le sue facce – incluso il mantello con cui si veste il movimento femminista e il movimento dei diritti gay.
.
sabato 17 ottobre 2009
Gay Imperialism: a proposito della censura di Out of Place al tempo della guerra al terrore
______________________
We have recently witnessed the umpteenth attempt to silence voices that denounce paternalistic, neo-imperialist politics and argue against Islamophobic positions and homonationalist activism. On 7th September 2009, the book Out of Place: Interrogating Silences in Queerness/Raciality (2008) edited by Adi Kunstman & Esperanza Miyake, was declared out of print by its publisher, Raw Nerve. The collection, which was the first academic volume on queerness and raciality in Britain, contained an important article which exposed the use of gay rights discourse as an instrument to justify neo-imperialist, anti-migrant and Islamophobic policies, namely ‘Gay Imperialism: Gender and Sexuality Discourse in the “War on Terror”‘ by Jin Haritaworn, Tamsila Tauqir and Esra Erdem. In ‘Gay Imperialism’ the authors - themselves academics and activists writing from different trans/queer of colour, queer Muslim and migrant feminist positions - pointed out how the equation of ‘Muslim’ with ‘homophobic’ (as well as sexist) has contributed to the tightening of borders, there construction of the West as the champion of civilisation and modernity, and the victimisation and patronising of Muslim queers. In Germany, migrants from ‘Muslim countries’ applying for nationality are required to pass a discriminatory ‘Muslim Test’ which asks questions such as: What would you do if your son was gay? In the Netherlands, applicants are asked to react to a video showing two men kissing. Drawing on the work of Chandra Talpade Mohanty (1991) and of Jasbir Puar (2007) the article shows how it is not incidental that the attention drawn to non-Western and Muslim gender and sexual regimes comes at the same time as the ‘War on Terror’, the increase in restrictive migration policies and the general upsurge in Islamophobia. The authors point out how, ‘gay rights’ and gender equality, even though they were achieved very recently and not at all exhaustively, have become symbols of the civilisation and modernity of Western countries. While the importance of these (even if limited) rights and equality is not disputed, the authors warn against a white Western single-issue emancipatory politics that claims universality and patronises non-white non-Western Muslim women and queers, while serving neo-imperialistic, racist discourses. It seems rather obvious to draw a parallel with how Western feminist abolitionists feed into security laws that criminalise migrant sex workers and effectively lead to deportation and further marginalisation in the name of combating gender violence. The same societies that demonise and discriminate against Muslims are increasingly criminalising sex workers, using ideas about both homophobia and gender violence as their tools to deport and detain migrants, sex workers and people of colour. There are further parallels between the abolitionist and the Islamophobic discourse: Instead of working with Muslim or non-white non-Western queer organisations (or even simply listening to what they are saying), the tendency for majority white, western gay rights and queer groups is to talk for them, to “save them”- ignoring and re-enforcing the multiple oppressions at stake. Likewise, Western abolitionist feminists do not listen to migrant sex workers’ voices, and by so doing they relegate them to the duped status of victims that need rescuing by the enlightened and modern Western feminist, or, even, by the border police that will ‘assist them home’. Migrant sex workers are equated with trafficked victims and trafficked victims with passive, naive women with no agency or no migratory project of their own. The ‘Gay Imperialism’ article made just such an informed, valuable critique. It drew on acute textual analysis and provided thorough references and links to the texts critiqued. Yet the authors made the “mistake” of naming examples of white queer/gay rights politics that re-produced Islamophobia and patronised queer Muslims, one of which included the gay rights activist Peter Tatchell in the UK. In response to this, the publisher Raw Nerve has issued an apology to PeterTatchell on its web-site and declared the whole book out of print. The apology deems the article as falsely accusing Peter Tatchell of being Islamophobic and racist and enlists a long series of ‘untruths’ contained in it, which are quoted out of context and misrepresented as personal accusations. Ironically, the authors had warned about the difficulty of raising a critical voice against Peter Tatchell. The censorship stands in stark contrast to the radical defence of freedom of speech which Tatchell has made a name for himself. In 2006, this went as far as leading him to participate in the March for Free Expression, which was also attended by various racist and fascist groups. Once again, marginalised voices are being threatened and silenced, but this time, this silencing is instituted by the very champions of free speech themselves. Peter Tatchell’s political campaigns are illustrative of a post-political trend towards celebrity activism where the needs of the many are sacrificed to the empowerment of the few. This is reflected in his tendency to name his campaigns after himself (as in, the Peter Tatchell Human Right Fund). ‘Peter Tatchell’, even more than OutRage!, is one of the most quoted names in Western media representations of gay rights activism. The Raw Nerv apology repeats this personalisation of activism by making Haritaworn’s, Tauqir’s and Erdem’s critique and its subsequent suppression look like a personal problem between the authors and Peter Tatchell. This nevertheless misses the point. No-one has anything personal
against Peter Tatchell. No-one, further, disputes that he genuinely thinks of himself as anti-racist, anti-imperialist or anti-Islamophobic. However, part of doing allied work is being accountable when one’s statements or actions reproduce oppressive structures. Part of being a public person, further, is being open to public critique, rather than shutting it down with force. Sadly, this is not the first time that queers of colour and queers from the Global South have critiqued Peter Tatchell and been punished for it. Tatchell’s and Outrage!’s campaigning in Africa has been strongly criticised for not having listened to African LGBTI activists’ repeated warnings that their actions were in fact harmful. In an open letter quoted by the authors of ‘Gay Imperialism’, activists described how Tatchell and Outrage! had “repeatedly disrespected the lives, damaged the struggle, and endangered the safety of African Human Rights Defenders”. They identify this as neo-colonialism, which is an interpretation we share. While this statement is thankfully still to be found on the net, it has been met with a similarly punitive response, which the Raw Nerve ‘apology’ repeats. We condemn this attempt to quell the voices of queers of colour and queers from the Global South, and express our support to both the African Human Rights defenders and the ‘Gay Imperialism’ authors for resisting racist and imperialist statements and actions made in the name of a white Western ‘gay rights’ agenda. It is undoubtably within a neo-imperialist logic that a white Western Gay man can obtain the role of the saviour of victimised Muslim and non-Western queers, while re-enforcing Islamophobic discourses that construct the West as morally superior. And it is also within aneo-imperialistic logic that one sees white Western feminist abolitionists joining forces with anti-migrant state institutions in the name of women’s rights. As we know from our work, for migrant sex workers this often means the ‘right’ to be ’saved’ and deported, not the right to decide upon one’s work and lives. X:talk was born out the necessity for marginalised voices to be heard, against paternalising and criminalising discourses that deny us the right to speak for ourselves. We therefore condemn the censorship of ‘Out of Place’ as an act of force, that if anything confirms the article’s political validity and necessity. The censorship of ‘Gay Imperialism’ and the Out of Place collection points us in a worrying new direction. Many of us may had thought that a degree of freedom of expression for marginalised voices had been reached. Yet here we go - it has become clearer than ever what the price of anti-racist critique is, and who is paying it. An important document has been lost to us, and those who would like to form their own opinion on the matter can’t. Let us hope that the censorship will have the opposite effect, and lead us to raise our voices even louder. Let us hope that it will provide the impetus for new alliances across activist and academic movements, that join to fight oppression in all its faces, including the ones that wear the cloaks of feminism and gay rights.