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mercoledì 13 marzo 2013

Femonazionalismo / Femonationalism


Nell' articolo che vi abbiamo segnalato ieri  - Comprendre l’instrumentalisation du féminisme à des fins racistes pour résister (Comprendere la strumentalizzazione del femminismo a fini razzisti per resistere) -, si citavano una serie di ricerche che negli ultimi anni hanno contribuito a decostruire / denunciare la strumentalizzazione dei movimenti femministi e lgbtq da parte dei governi occidentali a fini razzisti e xenofobi. In questo quadro, sulla scorta del termine homonationalism ( omonazionalismo), coniato da Jasbir K. Puar per definire le forme di sostegno e identificazione dei movimenti lgbtq agli interessi e alle retoriche nazionaliste, Sara R. Farris introduce il termine di femonationalism (femonazionalismo) per descrivere "l'alleanza contemporanea tra i discorsi delle femministe occidentali e i movimenti nazionalisti e xenofobi sotto la bandiera della guerra contro il velo e del patriarcato musulmano". Ed è proprio sul femonazionalismo che Sara R. Farris terrà venerdì 15 marzo un workshop all’Amsterdam Research Center for Gender and Sexuality , workshop di cui Sonia Sabelli, che ringraziamo per il gran lavoro che continua a fare (nel web e fuori dal web), traduce l'abstract. Buona lettura e riflessioni! // L'immagine di questo post la "rubiamo" al Circolo Maurice, che l'aveva adoperata lo scorso anno per lanciare una serie di incontri seminariali su omonazionalismo, pinkwashing, gay di destra e xenofobia

mercoledì 7 novembre 2012

Pinkwashing / Un incontro-dibattito non solo per chi non ne ha mai sentito parlare

Si apre con una serie di domande quanto mai urgenti (Perché il governo di Israele finanzia i festival lesbo-gay-trans-queer come Gender Bender? Hai mai sentito parlare di pinkwashing? Cosa succede quando i nostri diritti si prendono una sciacquata di rosa?) il documento di Smaschieramenti /Antagonismogay che invita tutt* ad un incontro-dibattito sul pinkwashing sabato prossimo, 10 novembre, alle ore 17.30 ad Atlantide (Piazza di Porta Santo Stefano 6 - Bologna). Condividiamo gli spunti di riflessione e l'urgenza di aprire un dibattito su questioni restate ancora troppo ai margini, ripubblicando anche qui il documento e auspicando non solo una larga partecipazione all'incontro ma che questo sia l'inizio di un percorso condiviso. Buona lettura e riflessioni // Perché il governo di Israele finanzia i festival lesbo-gay-trans-queer come Gender Bender? Hai mai sentito parlare di pinkwashing? Cosa succede quando i nostri diritti si prendono una sciacquata di rosa? Con una precisa strategia di politica culturale, Israele si promuove come paese lgbtiq friendly per ripulire la propria immagine internazionale, macchiata da sessant’anni di occupazione militare dei territori palestinesi e da gravissime violazioni dei diritti umani contro le/i palestinesi. Come evitare che la nostra identità e le nostre lotte vengano strumentalizzate, in Israele come in Europa? Il finanziamento e il sostegno da parte dello stato di Israele ai festival lesbo-gay-trans-queer in Europa e in Nord America fa parte di una strategia di marketing globale lanciata su larga scala dai ministeri del turismo e dell’interno israeliani a partire dal 2005. (cfr. Sara Schulzmann in un editoriale apparso sul New Yok Times nel 2011). Solo nel 2010 lo stato di Israele ha investito 90 milioni di dollari per promuovere film filo israeliani nei maggiori festival queer internazionali e per realizzare campagne pubblicitarie destinate a coppie gay occidentali dai 18 ai 35 anni, con lo scopo di promuovere il 'brand Israel' e trasformare il paese in una meta del turismo gay internazionale. I movimenti queer transnazionalii hanno chiamato questa strategia pinkwashing (=lavarsi nel rosa), in analogia con il 'greenwashing', operazione di copertura attuata da aziende altamente inquinanti per ripulire la propria immagine attraverso una qualche azione ambientalista. Lo scopo dichiarato di queste politiche, infatti, non è tanto accaparrarsi una fetta del turismo LGBT, ma piuttosto 'ripulire' l’immagine dello stato israeliano. Magnificando la 'pulsante vita gay di Tel Aviv, degna delle grandi capitali occidentali', il governo cerca di dare un’immagine democratica del paese, con lo scopo di contrastare lo sdegno crescente dell’opinione pubblica internazionale per la sistematica violazione dei più elementari diritti umani de* palestines* da parte di questo stato. Da più di sessant’anni, infatti, Israele occupa illegittimamente i territori palestinesi e mette in atto una strategia di segregazione della popolazione e di distruzione sistematica dell’economia e della società palestinese attraverso il muro dell’apartheid, la vessazione quotidiana dei controlli e dei checkpoint, l’impoverimento, gli omicidi 'mirati', i bombardamenti di civili e le ripetute invasioni militari. Il pinkwashing strumentalizza le conquiste e le lotte del movimento lgbtiq israeliano e proietta sui palestinesi un’immagine di sessisti/omofobi/incivili, negando l’esistenza stessa de* queer palestines* e delle loro associazioni; in questo modo il governo di Israele cerca di indebolire il sostegno alla causa palestinese sia a livello internazionale che fra gli/le cittadin* israelian*. In realtà, il pinkwashing finisce per rappresentare tutto il mondo arabo come omofobo, antidemocratico, barbaro e incivile. Questa rappresentazione, nei paesi occidentali, è servita a costruire il consenso intono alla 'Guerra al terrore', agli interventi militari in Afghanistan e in Iraq, e intorno a politiche razziste contro i/le migranti (il cosiddetto 'omonazionalismo'). Jasbir Puar, in Terrorist assemblage. Homonationalism in queer times (2007), mostra come avviene l’assemblaggio del nemico, che dopo l’11 settembre e lo scatenarsi della 'guerra al terrore' ha preso le sembianze dell’arabo / musulmano / terrorista. Puar sottolinea come le politiche di pinkwashing si siano globalizzate e come il caso israeliano sia diventato un modello per l’emergere dell’omonazionalismo in Occidente. La lotta all’omofobia e per i diritti lgbitq viene così strumentalizzata e cooptata nella guerra antislamica, nelle politiche militariste e imperialiste, e nel razzismo interno generato da questo clima. In un recente articolo, Puar ci fa vedere come il pinkwashing e l’omonazionalismo non siano sostenuti solo dagli stati o dagli apparati di stato, ma anche da gruppi indipendenti, aziende o dalle stesse associazioni lgbtqi occidentali. In Italia, un caso emblematico è stato, nel 2005, l’appello contro la repressione dell’omosessualità in Iran, che ha portato a un presidio a Roma in cui esponenti gay nazionali affermavano che Israele andava difesa come baluardo di democrazia contro la barbarie islamista. In Gran Bretagna Peter Tatchell, storico esponente del gruppo Outrage!, ha più volte promosso appelli per porre fine alla persecuzione dei queer palestinesi, senza alcun contatto con le numerose realtà lgbitq palestinesi. Nel saggio Gay Imperialism Tatchell viene duramente criticato in quanto bianco occidentale gay che parla per conto de* queer migranti o colonizzati, vittimizzandol* e impedendo loro di prendere parola se non in quanto vittime dell’omofobia delle loro comunità d’origine. In un appello contro il pinkwashing i gruppi lgbtiq palestinesi Aswat, Helem, Al Quds, Palestinian Queer for BDS denunciano che l’omofobia esiste nella società palestinese come in tutte le altre società, e che non accettano di essere usati per screditare le ragioni del popolo palestinese, sottolineando che assieme all’omofobia subiscono anche l’embargo, l’apartheid, la distruzione sistematica e quotidiana portati avanti dal governo israeliano con la complicità della comunità internazionale. L’omonazionalismo e il pinkwashing ci chiamano in causa. L’idea che la vivibilità lgbitq di un paese si misuri solo in base ai diritti di cui godono gli/le omosessuali nativi moralmente ed economicamente rispettabili, o in base al grado di sviluppo raggiunto dai circuiti commerciali in cui ci è concesso di spendere i nostri soldi apre la strada alle strumentalizzazioni di Israele così come di qualunque altro stato, soggetto o partito. Bisogna allora rifiutare una visione spoliticizzata e isolata dei diritti lgbtiq. Siamo lesbiche, gay, trans, itersex, queer, e siamo allo stesso tempo lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti… I nostri bisogni e i nostri desideri non si riducono al poter sposare una persona dello stesso sesso o al poter ballare – portafogli permettendo – in una discoteca ma si articolano con le altre dimensioni della nostra vita, si intrecciano con le lotte contro il machismo, contro lo sfruttamento e la precarietà del reddito, contro il razzismo, l’imperialismo e ogni altra forma di oppressione"// Alcuni articoli e link utili: Pinkwatching Istrael // Madonna for palestinians // Omo/transnazionalismo, pinkwashing, glbt di destra // Politiche di pinkwashing e pratiche di resistenza// Sulla censura di Gay Imperialism e Out the Place //

sabato 10 settembre 2011

Omo/transnazionalismo, pinkwashing, glbt di destra, xenofobia : un incontro al Circolo Maurice



Omo/transnazionalismo, pinkwashing, glbt di destra, xenofobia, sono le parole-chiave intorno alle quali si discuterà la settimana prossima al Circolo Maurice di Torino (al cui sito rinviamo per più dettagliate info sull'incontro),per tentare insieme di individuare nuove forme di agire politico e di contrasto all'avanzare,anche nelle comunità lgbtq, di culture e pratiche di destra.

Alcuni link / materiali utili alla discussione:

http://www.facciamobreccia.org/content/view/503/1/
http://nohomonationalism.blogspot.com/
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/search/label/omonazionalismo
http://www.infoaut.org/blog/femminismoagenders/item/1683-pinkwashing-assad
http://www.ondarossa.info/category/tags/omonazionalismo

mercoledì 30 marzo 2011

R/esistenze a ... Salò

Del volume curato da Paola Guazzo, Ines Rieder e Vincenza Scuderi - R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista - avevamo già parlato qui in Marginalia in occasione del suo arrivo in libreria lo scorso anno (oltre ad aver partecipato ad una delle sue belle presentazioni/discussioni, ovvero quella organizzata all'interno dell'edizione 2010 del Festival delle Culture antifasciste. Ritorniamo sul volume, brevemente, per segnalare che il primo aprile, alle ore 21, ci sarà una nuova presentazione del libro, organizzata dalla sezione Anpi locale, presso il Centro Sociale Due Pini di Salò (non è un pesce d'aprile) .

martedì 29 marzo 2011

In and Out of Sexual Democracies / Fuori e dentro le democrazie sessuali

Il 28 e 29 maggio prossimi, si terrà a Roma il convegno Fuori e dentro le democrazie sessuali, convegno promosso da Facciamo Breccia in collaborazione con Orgogliosamente Lgbtiq. Il convegno intende dare voce alle politiche femministe e Lgbtiq che si confrontano criticamente con il tentativo neoliberista di assimilare le istanze relative a genere e sessualità in chiave razzista e neocolonialista / The conference aims at giving voice to those feminist and Lgbtiq politics that deal critically with neo-liberalist attempts to assimilate the issues of gender and sexuality for racist, nationalist and neo-colonialist purposes. Rinviamo al sito di Facciamo Breccia per il testo integrale di presentazione e il call for paper del convegno, le diverse sezioni e tutte le info utili per partecipare.

(Alcuni) articoli correlati in Marginalia:

Femminismi: un convegno internazionale a Torino
Repertori della sessualità e politiche razziste
Judith Butler: prendere le distanze dalla complicità con il razzismo
Sulla censura di Gay Imperialism e Out of Place
Queer arabi contro le strumentalizzazioni
Concia e L'altro
Genere e processi di razzializzazione nelle democrazie occidentali

domenica 13 marzo 2011

No all'islamofobia in nome del femminismo / Islamophobie au nom du féminisme : non !

Marine Le Pen - alla quale lo scorso gennaio suo padre, Jean-Marie Le Pen, ha lasciato la presidenza del Front National, il partito di estrema destra francese -, sembra confermare in maniera sinistra il proverbio "buon sangue non mente" ed insieme la capacità della destra di modificarsi per meglio adattarsi ai tempi. La frase con la quale Marine Le Pen paragonava, in un discorso tenuto a Lyon il 10 dicembre 2010, la presenza di musulmani raccolti in preghiera sulle vie pubbliche in Francia all'occupazione nazista durante la II guerra mondiale, segnava una mutazione rispetto all'affermazione paterna di qualche anno prima in cui si giudicava l'occupazione nazista "pas si inhumaine que cela". La destra lepeniana sembra abbandonare l'eredità del collaborazionismo: il riferimento all'"occupazione" cambia di segno, se non per condannare l'occupazione nazista sicuramente per meglio stigmatizzare l'Islam. Rivelatrice un'altra frase pronunciata da Le Pen figlia nello stesso discorso: "Dans certains quartiers, il ne fait pas bon être femme, ni homosexuel, ni juif, ni même français ou blanc" ("In certi quartieri, non è bene essere donna, nè omosessuale, nè ebreo, come anche francese o bianco", dove per "certi quartieri" si intendono le banlieues, abitate per la maggior parte da una popolazione proletaria "non bianca"). In un articolo su Libération dal titolo Pourquoi Marine Le Pen défend les femmes, les gays, les juifs…, Eric Fassin inseriva la frase di Marine Le Pen in quella "nuova virtù democratica dei populisti di destra e d'estrema destra" che si scoprono femministi, filosemiti e gay-friendly per poter tracciare una frontiera razzializzata all'inerno della nazione tra "noi" e "loro" in nome dell'uguaglianza e della libertà dei sessi, dando un tocco di modernità alle retoriche tradizionali dei partiti di destra/estrema destra. Un tema questo, che abbiamo più volte dibattuto e che riteniamo cruciale. Per chi è attualmente parigina/a ed è interessata/o al tema segnaliamo che domenica prossima, 20 marzo, a Parigi (dalle 15 e 30 alla Maison des Associations du Xème, 206 quai de Valmy, métro Jaurès) Les Indivisibles, Les Mots Sont Importants, Les Panthères roses e Les TumulTueuses organizzano un dibattito dal titolo "Islamophobie au nom du féminisme : NON !", con la partecipazione, tra le/glia altre/i, di Jessica Dorrance dell’associazione LesMigraS di Berlino. Per chi non può essere a Parigi (e non è neanche francofona/o) traduciamo al volo il documento di indizione della giornata: "Noi, femministe, denunciamo l'utilizzazione delle lotte femministe e lgbt a fini razzisti e precisamente islamofobi. Marine Le Pen ha recentemente utilizzato la difesa degli omosessuali per meglio propagare il razzismo. E' ugualmente in nome delle donne che i nostri dirigenti e media mainstream hanno fino alla fine sostenuto un tiranno come Ben Ali, presentato come il protettore dei/delle tunisini/e contro un patriarcato necessariamente islamista. Infine l'indegno dibattito sul niqab, in occasione del quale dei parlamentari uomini, fino a quel momento completamente indifferenti alla causa femminista, si sono improvvisamente eretti in difensori dell'uguaglianza uomini/donne. Adesso basta! Condanniamo il razzismo e rifiutiamo che colpisca in nostro nome! Costruiamo degli strumenti, delle risposte femministe per disinnescare queste "evidenze" insopportabili - musulmano=islamista=estremista=minaccia per le donne e le minoranze sessuali - che già si annunciano come le vedette dei prossimi scambi elettorali. E' più che mai necessario ricordare che numerosiedonne straniere o francesi vivono il razzismo, il sessismo e un sessismo razzista. Decolonizziamo le lotte femministe e lgbt! Non lasciamo le femministe bianche dare lezioni alle altre! Fermiamo quelle e quelli che si alleano a delle iniziative politiche e dei discorsi razzisti, compresi quelli portati avanti sotto delle bandiere (pseudo)femministe e 'gay-friendly'!" (traduzione di Vincenza Perilli per Marginalia)

Per il testo in francese cliccare qui ;-)

lunedì 31 maggio 2010

Repertori della sessualità e politiche razziste nelle società multiculturali: derive a destra dei movimenti di liberazione?

Domani, martedì 1 giugno, nell'ambito del Festival sociale delle culture Antifasciste, si terrà l'incontro Repertori della sessualità e politiche razziste nelle società multiculturali: derive a destra dei movimenti di liberazione? (ore 17.00, Parco di viale Togliatti, spazio Alì) a cura di Facciamo Breccia e Laboratorio Smaschieramenti. Intervengono Tavolo LGBTQ* Trento e Vincenza Perilli, coordina Titti Castiello. Il dibattito vuole affrontare gli effetti delle politiche razziste sui movimenti di liberazione delle donne e delle minoranze sessuali. Sesso e razza sono stati sempre due discorsi intrecciati alle politiche di dominio. La costruzione del soggetto coloniale da parte dei colonizzatori si è sempre avvalsa di retoriche che attingevano a un repertorio di significati relativi alla sessualità, ora esotizzata, ora, al contrario, degradata. Quanto è avvenuto negli ultimi anni in relazione alle politiche securitarie dimostra che le retoriche coloniali sopravvivono ai processi di decolonizzazione mettendosi in circolo nelle metropoli dell’occidente. In un mondo multiculturale le politiche sessuali si articolano ancora una volta come discorso di dominio sui soggetti migranti e i soggetti minoritari (donne, lesbiche, trans, gay) sono chiamati a sostenere questi programmi politici razzisti Se da una parte questi programmi politici razzisti hanno tentato strenuamente di “arruolare” le donne, che ne è stato di lesbiche gay e trans, in un paese in cui non si è neppure compiuto il processo di riconoscimento dei diritti civili? Ci sono segnali che anche le lesbiche, i gay e i/le trans possano fare la loro parte dentro il paradigma securitario razzista? Possiamo dire che anche in Italia si è assistito a un effettivo spostamento a destra dei movimenti di liberazione delle donne e delle minoranze sessuali così come è successo in altre parti d’Europa? A questo proposito vorremmo analizzare in che modo il movimento delle donne da una parte il movimento LGBTQ dall’altra e ha risposto e sta rispondendo a questo tentativo di strumentalizzazione razzista contro i/le migranti.

venerdì 25 settembre 2009

Gianni Alemanno e Imma Battaglia: due cuori e una celtica

da Il Messaggero:

[...] Alemanno ha poi baciato Imma Battaglia, presidente di Gay Project, e dopo averla baciata, sotto il palco collocato al Colosseo dove si è conclusa la fiaccolata contro ogni razzismo e l'omofobia, organizzata stasera a Roma, le ha detto: «Ce l'abbiamo fatta». L'assessore alla cultura del Comune di Roma Umberto Croppi, davanti a loro, ha commentato: «Solo un anno fa era impensabile, ma ci abbiamo lavorato tanto». Poi c'è stato un altro siparietto con la Battaglia che ha detto ad Alemanno: «Prima la legge contro l'omofobia e poi alla fine anche i matrimoni gay». A quel punto Alemanno ha riso di gusto e si è avvicinata alla parlamentare del Pd Paola Concia, la quale ha commentato: «Sposerà me Alemanno». E poi dandogli una pacca sulla spalla ha aggiunto: «Lascerà la moglie e sposerà me». E la risata è stata generale. «Solo Roma poteva essere capace di fare questa manifestazione - ha detto Alemanno - Trentamila persone sono un successo perché questa era una manifestazione difficile e al tempo stesso unica». «Sono molto soddisfatta perché la considero anche una vittoria della mia politica trasversale», ha detto Imma Battaglia commentando l'esito della manifestazione.
[...]

Senza commento, per carità.
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martedì 15 settembre 2009

Terrone sinonimo di maleducato ... Riflessioni solitarie a partire dal manuale di bon ton di un gay-friendly leghista

Credo che i fatti, dopo i tanti articoli, comunicati e prese di posizione, siano noti. Riassumo: la settimana scorsa, a Bologna, dopo una festa gay ai Giardini Margherita, un gruppo di almeno quattro persone aggredisce fisicamente un giovane omosessuale. Nel clima attuale, caratterizzato da una preoccupante escalation di aggressioni contro soggetti lgbt (pestaggi, accoltellamenti, locali dati a fuoco, bombe carta, minacce sui muri ...) l'episodio non poteva che destare legittima preoccupazione. Ma sulla stampa, dopo una dichiarazione della vittima (che avrebbe affermato di "fare fatica a definire omofobica l'aggressione, perché non sono state pronunciate parole di quel segno, ma è convinto che gli aggressori fossero eterosessuali"), l'aggressione viene presto derubricata come un banale litigio per futili motivi, sembra per una sigaretta negata. Inutile dire che nè la dichiarazione della vittima, nè il cosiddetto "futile motivo" (come dimenticare che anche Nicola Tommasoli è stato ammazzato per una sigaretta negata ?) sono parsi a molte/i motivi sufficienti per ritenere quanto accaduto "banale". Ma oggi sulla stampa mainstream la vicenda viene arricchita di un altro particolare: sembra che all'origine dell'aggressione non ci sia una sigaretta rifiutata ma un insulto che un amico dell'aggredito ha urlato agli aggressori, un gruppo di giovani napoletani. L'insulto è di quelli che ben conosco, terrone. E si da anche il caso che colui che l'ha proferito sia un militante della Lega Nord, un attivista "strutturato" del partito di Bossi e Salvini (quello di "Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”... ma ne hanno per tutti, migranti, islamici, meridionali in genere). Ci sarebbero tutti gli elementi per cogliere in questa vicenda la preoccupante e incrociata presenza di elementi sessisti e razzisti, ma la stampa riporta subito una dichiarazione del gay-friendly in camicia verde che rimette tutte le cose a posto. Giura "che quell'epiteto non è stato usato a scopo discriminatorio. Volevo solo dare del maleducato ad una persona ubriaca che mi aveva infastidito. Era solo un sinonimo, credo che nella cultura settentrionale quella parola venga usata spesso in questo modo. Nessuna discriminazione". E' alleggerisce anche le responsabilità degli aggressori: "Ho l'impressione che questa storia sia stata gonfiata ad arte. Nessuno di quei ragazzi ha pronunciato frasi anti-gay". Ma che bravi tutti, evviva! E probabilmente stupida io che sto qui a scrivere. Del resto non mi interessa (da tempo) chiedermi come si può essere gay e votare Lega o essere vittima di razzismo ed essere omofobo (ognuno si suicida come vuole), ma tornare a riflettere ancora una volta, e amaramente, sul fatto che essere "oppressi/e" non garantisce nulla, e per cominciare nessuna innocenza. Puoi essere gay ed essere razzista fino al buco del culo, essere un soggetto storicamente razzializzato (meridionale, nero, migrante ...) ed essere un omofobo o un sessista di merda. E , sia detto a scanso di equivoci, neanche essere donna preserva da simili derive. Donne lesbofobe. Donne lesbofobe e razziste nello stesso tempo. Solo razziste. Non lesbofobe, ma islamofobe . Una volta una si complimentò perché non avevo un "marcato accento meridionale" (ma questo non è razzismo! dicono). Ne ho conosciute fin troppe, molte delle quali si dichiarano anche femministe. O fanno finta di crederci. O hanno convinto qualcuna/o, non si sa bene come, di esserlo. Perché dichiararsi femministe, o antifasciste/i, antirazziste/i, antisessiste/i è un giochetto. "Esserlo" è un tantino più difficile, soprattutto è difficile essere tutte queste cose insieme. E così può accadere che sei gay ma strizzi l'occhio a CasaPound, che sei antisessista e antifascista ma poi fai il macho con la prima donna che ti capita a tiro, che sei femminista ma stigmatizzi altre donne perché portano la gonna troppo lunga e il velo (o la gonna troppo corta e le tette da fuori), che ti definisci antifascista e poi fai il quotidiano radical chic che ammicca ai fasciofuturisti ... E potrei continuare. Ma in questo modo quale mondo si spera di sovvertire?
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sabato 13 dicembre 2008

Una quasi cronaca della manifestazione antirazzista, antisessista e antifascista (e di qualcuno dei suoi retroscena)

Un pomeriggio plumbeo, freddo e umido, con a tratti una pioggerella sottile, in un quartiere periferico quasi deserto e verso sera addirittura spettrale. Qualcun* osserva da dietro le finestre, altr* guardano incuriositi, interloquiscono interessati, altri* sono un po' infastiditi. Da queste parti i cortei non sono all'ordine del giorno.
Non siamo in tant*, va detto. Forse, certo, avremmo potuto esserlo un po' di più se non fosse stato per la pioggia, se non ci fossero state altre iniziative in città e altrove, o se solo avessimo rinunciato (ma non volevamo rinunciarci) a venire fin qui, restando nel centro città, tra via Indipendenza e piazza Maggiore illuminate a festa. Forse saremmo stati di più se non ci fosse stato un quasi generalizzato silenzio stampa (parlo della stampa mainstream ovviamente), se si esclude l'allarmismo de Il Resto del Carlino, che stamattina ha piazzato in prima pagina una foto di manifestanti sovrastandola con una scritta in grossi caratteri neri "A volto coperto", mentre nell'editoriale (a firma Pierluigi Visci), si legge che "un clima pesante, e non solo meteorologicamente, opprime la città. Non c'è giorno, ormai che la vita dei bolognesi non sia sconvolta da cortei, manifestazioni, violenze". Le violenze sarebbero ovviamente quelle dei cosiddetti "centri sociali", non certo le aggressioni neofasciste contro migranti, donne, lesbiche, miltanti di sinistra, gay, trans, senzatetto che denunciavamo nell'appello. Si ha la spiacevole sensazione che i neofascisti di CasaPound e affini, siano trattati molto meglio.
Beh, spiace tanto per Visci&Co, ma la manifestazione è stata pacata, solidale e comunicativa, come negli intenti. Anche la musica non è stata, volutamente, assordante , si è privilegiato qualche canto di resistenza e interventi dal microfono aperto. C'erano anche i palloncini. E soprattutto c'erano tante realtà diverse, non sempre "unite" in passato, insieme per dire no al razzismo, al sessismo, al fascismo.
E non ci sono state neanche le "provocazioni" che di questi tempi si ha sempre ragione di temere. Non si sono visti i/le cosiddett* Itali/e, e neanche i loro "sponsor" (consapevoli o inconsapevoli ? ma forse è una domanda tranello). Quest* ultimi* preferiscono presentarsi alle assemblee cittadine, ventilare possibili querele, dare lezioncine di storia dell'arte e della grafica e deprecare la mancanza di senso dell'ironia di noi, presunt* poveri* "militont*".
Questa è una storia che avevo pensato di non raccontare, risale alla sera del 3 dicembre. E' successo durante l'assemblea cittadina all'Iqbal Masih per preparare la manifestazione di oggi. Erano le 23.30 circa, l'assemblea era quasi finita. Se non ricordo male si dovevano ancora decidere piccole questioni "tecniche" (chi avrebbe fatto i volantini, chi il manifesto ...), e comunque in molt* erano già andat* via. Io vado un attimo fuori dalla saletta riunioni a fumare una sigaretta. Vengo avvicinata da un giovane uomo sconosciuto: "Sei Vincenza?". Alla mia risposta affermativa chiede conferma: "Vincenza di Marginalia?". Sono un po' stupita, gli chiedo come fa a saperlo. Mi risponde che ho un nome "facilmente riconoscibile e identificabile" (e qui apro una parentesi: cosa significa che il mio nome è facilmente riconoscibile e identificabile? Forse che è un nome di chiare origini svizzere? O che è un nome "noto", scritto chiaramente qui sotto ogni post e in decine di saggi e articoli? Non posso credere sia una forma di minaccia, seppur velata ...). Mi dice che lui è "Q". Non capisco al volo, allora specifica: "Sono Lorenzo "Q" Griffi" . "Italo!", proprio non riesco a non esclamare. Eh sì, proprio il "papà" del famoso Italo che per me era da rottamare, quel Lorenzo "Q" Griffi che a suo tempo era anche intervenuto con dei commenti qui in Marginalia (questo blog ha vissuto una breve fase di celebrità, anche Alessandro Vigliani di CasaPound mi aveva "onorato" di un suo intervento) ...
Poi mi dice di non andar via, di rientrare nella saletta, che è lì con una delegazione del Comitato Pride e hanno da dirci delle cose. Quando rientro la "delegazione" (due donne e un uomo, presenti dall'inizio dell'assemblea) ha già cominciato a parlare. Sembra siano venuti per denunciare il fatto che nell'ultimo dossier dell'Assemblea antifascista permanente, "Monitoraggio antifascista a Bologna", Lorenzo "Q" Griffi sarebbe annoverato tra i "fiancheggiatori" di CasaPound, che è ora di finirla, che sono venuti per avvertirci, che dobbiamo smetterla con il linciaggio di "Q", che la campagna del Pride è stata approvata da tutto il Comitato e che la rivendicano, che è ora di smetterla di dire falsità su "Q", di trattarlo come un fascista, che ci siamo bevuti le idiozie pubblicate su Indymedia ...
Le loro affermazioni vengono contestate una per una. Qualcun* fa notare che nel dossier dell'APP non si dice che Griffi è un "fiancheggiatore di CasaPound", ma (testualmente) che "Il progetto 'futurista' di CasaPound è quello di unire violenza concreta e violenza artistica, squadrismo reale e simbolico. Come Blocco Studentesco, fanno campagna nelle scuole. Promuovono Radio Bandiera Nera. Vogliono passare per fascisti creativi, patriottici e socialmente impegnati. In questo, dà loro una mano Lorenzo 'Q' Griffi che, per publicizzare il Gay Pride del 2008, inventa la figurina di Italo, omosessuale fascista che frequenta CasaPound" ... Altr* ricordano i fatti del Pride, il vergognoso arresto di una compagna, gli interventi di "Q" su siti della destra estrema come VivaMafarka, dell'assenza, nel comunicato per il Pride, di ogni accenno all'antifascismo ...
Altr* ancora fanno presente che comunque quella non è un'assemblea dell'AAP, ma un'assemblea cittadina composta da diverse realtà come diverse, del resto, sono le realtà che hanno criticato e contestato Italo. Ma la "delegazione" continua imperterrita, avverto distintamente la ferocia tutta animale di chi si avventa su chi ritiene in quel momento più "debole" (sull'APP, su istigazione di Vigliani di CasaPound, la Procura aveva da poco aperto un fascicolo per istigazione a delinquere) , provocatoriamente srotolano un manifesto di Italo (enorme), la prima cosa che vedo é la celtica seminascosta dalla maglietta ... Loro ne decantano le qualità "artistiche" che solo il nostro essere "rozz*" non riesce a cogliere ...
Il clima rischia veramente di degenerare. Li invitiamo ad andare via ...
Vi chiederete perché ne scrivo solo ora. Non avevo voglia (come del resto altr* partecipanti all'assemblea), di fare "eco" e/o creare tensioni, soprattutto prima della manifestazione. E del resto, caratterialmente, ho la tendenza a giudicare meno "gravi" episodi che mi coinvolgono direttamente e/o personalmente. Solo stasera a iniziativa (ben) conclusa, accolgo l'invito , che in tant* mi hanno rivolto, di scriverne.
Sono effettivamente cose che è bene si sappiano.
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venerdì 10 ottobre 2008

Ehi Mambro, mambo italiano, ehi Mambro, mambo italiano ...



Stridente associazione di idee : Mambo italiano cantata da Miranda Martino (o se preferite la versione inglese di Rosemary Clooney), l'omonima commedia del canadese Emile Goudreault sul coming out di un giovane gay di origini italiane (in very real&genuine&veracious famiglia italo-americana spaghetti-mamma-pummarò-pizza-San Gennaro ...) e le ultime esternazioni di Imma Battaglia, presidente di Di'Gay Project Onlus, che ha espresso solidarietà a Francesca Mambro, terrorista dei Nar, condannata per la strage della stazione di Bologna, ma che in questi giorni ha ottenuto la libertà condizionale ( e nel 2013 sarà libera ) *:

"Contrariamente alle polemiche innescate da Mario Adinolfi penso che da parte della Mambro e di Fioravanti ci sia stata una evoluzione positiva della loro esperienza. Mi piace ricordare che in occasione del Wolrd Pride del 2000 Mambro e Fioravanti hanno saputo dialogare con le posizioni più estremiste contrarie alla manifestazione gay, mostrando non solo coraggio, ma l’intelligenza di essere al corteo dell’orgoglio gay e di sapere parlare a tanti giovani di estrema destra o di destra, ma anche a tanti giovani di sinistra. Quindi rispetto alle polemiche di queste ore trovo giusto esprimere la mia solidarietà alla Mambro" (I. Battaglia, Solidarietà alla Mambro)".

Stridente associazione di idee offerta in meditazione a coloro che un mesetto fa, su un mensile molto gay-fashion (mi dicono), hanno definito "militonti sedicenti antagonisti" incapaci di "saper leggere i più elementari codici della comunicazione satirica" quant* avevano criticato la campagna pubblicitaria del Pride 2008 e in specie Italo.
E che ora si dicono "sdegnati" delle dichiarazioni di Battaglia.

A quale codice comunicativo risponde lo sdegno tardivo?
Elementare ...

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* Provvedimento che Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, ha definito "l'ennesimo premio all'omertà di stato".
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lunedì 21 luglio 2008

Ave Italo!


Sono riemersa a Bologna ieri sera, con poca voglia devo dire. E con altrettanta poca voglia sono stata costretta (per una volgarissima questione lavorativa) a riconnettermi, appena in tempo per essere sommersa da una valanga spropositata di posta inevasa (chiedo venia a quant* attendono risposta ma avevo proprio bisogno di staccare un po' la spina) e da una altrettanto spropositata valanga di "notizie" e "aggiornamenti" vari.
Tra questi la vicenda dell'Italo qui di fianco, assurto alla ribalta dopo il Pride nazionale grazie - sembra - ad un intervento critico di Sabina Guzzanti e ad un articolo del Corriere di Bologna sul presunto linciaggio con "toni da fatwa e minacce" contro il grafico bolognese inventore di Italo (spero di poter definire fazioso questo articolo senza temere di essere stigmatizzata come una "dura e pura". Del resto non me ne stupirei, è notorio che nelle fasi di recrudescenza fascista in senso lato c'è sempre chi è pronto a dare una mano quando si tratta di criminalizzare chi in un modo o nell'altro non si adegua ad una certa "norma". E disgraziatamente sappiamo qual è la norma che va per la maggiore da un bel po').
All'articolo del Corriere ha risposto il coordinamento Facciamo Breccia (trovate il comunicato in coda a questo post), che ha indetto per dopodomani sera un'assemblea cittadina, Quel che resta del Pride. Quindi evito di dilungarmi e mi limito a qualche precisazione e ad una piccola notarella finale.
Le precisazioni le ritengo necessarie visti i tempi e perché nel comunicato della Breccia il mio articolo Un Italo da rottamare viene indicato come quello che ha dato il via alla "campagna" per la cosiddetta rottamazione di Italo. In un certo senso è vero, poiché ho scritto questo post in tempi decisamente preistorici rispetto all'esplosione del "caso Italo", ovvero il 29 maggio, dunque quasi un mese prima del Pride. Ma la "campagna" non c'è stata: nonostante avessi inviato - in forma rigorosamente non anonima - il mio articolo a svariate liste di discussione, siti e quotidiani cartacei e online (compreso GayNews di Franco Grillini), i problemi che sollevavo sono caduti sotto una spessa coltre di silenzio, ad esclusione del sito dell'AAP (che in Ricordare Stonewall ha ripreso il mio post), del blog Paesanini Land, del link nella rubrica Posizioni di Incidenze e del vago accenno ad Italo (ma non al mio post) nel comunicato di "adesione critica" al Pride di Facciamo Breccia. Un po' pochino, mi pare.
E stendo un pietoso velo, anzi una trapunta, su chi ha liquidato la faccenda con la storiella (oramai vecchia) che Italo fosse solo una simpatica o ironica trovata. E, sia detto per inciso, non mi riferisco soltanto ad Arcigay (e zone limitrofe). Il comitato promotore/organizzatore del Pride, restato su questa questione muto per un po' troppo tempo, non era solo l'Arcigay ...
In ogni caso visto che oramai sono balzata agli onori della cronaca e già vengo indicata da qualcun* come "cattiva maestra" ci tengo a precisare che la presunta (e fallita) "campagna" era per rottamare Italo e non certo il suo inventore, Lorenzo "Q" Griffi. Che comunque, e va detto, mi sembra molto meno "innocuo" di come i suoi difensori del Corriere e dintorni vorrebbero far credere. Per lo meno a prestar fede a quanto scrive nel forum di destra (vicino a CasaPound) di Vivamafarka. Non ho avuto tempo (e non penso che ne avrò) per leggere le presunte minacce e insulti di cui è stato vittima nel web. Ma sfido chiunque a trovare ombra di insulti e minacce nelle prese di posizione di quant* hanno "aderito" (in maniera molto poco anonima) alla cosiddetta campagna "lanciata" da Un Italo da rottamare. Ma condivido anch'io il desiderio (che mi auguro sia ancora legittimo) espresso da molt* di non avere rapporti di sorta, politici e non, con questo ennesimo signor "Q" ( e qui sono costretta come Debord a non dire tutto. Ma chi ha memoria lunga non ha bisogno che io scriva di più).
E con le precisazioni ho finito.
Per quanto riguarda la notarella: era stato pubblicato in maggio, sempre sul Corriere (che coincidenza!), l'articolo che annunciava l'apertura della sede bolognese di CasaPound. Con toni che oserei definire fin troppo sobri visto che i personaggi che ruotano intorno a questo "centro sociale di destra" non sono precisamente delle mammolette. Eppure, quando vuole, il Corriere sa usare ben altri toni ... Fate pure due più due.
E con questo chiudo, anche perché ho fretta. Devo mettermi a lavorare: disgraziatamente come ebbe a scrivere Clara Zetkin all'amico Karl Kautsky "il denaro è merda, ma purtroppo la merda non è denaro".

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Risposta di Facciamo Breccia all'articolo del Corriere di Bologna:

Facciamo Breccia intende chiarire alcune “imprecisioni” pubblicate nell’articolo “Gay radicali contro il grafico del pride Bologna: «quel manifesto l'ha fatto un fascista»” apparso sul Corriere di Bologna in data 20 luglio 2008.

Facciamo Breccia, che si dichiara dalla sua nascita antifascista, in questo momento storico ritiene che l’antifascismo debba essere al centro della riflessione e dell’azione del movimento lgbt e di tutti i movimenti. Proprio su questa base era stata mossa una critica al Bologna Pride, a nostro avviso eccessivamente “neutro”, e alla campagna di comunicazione ideata per il pride bolognese stesso da Lorenzo Q Griffi, membro del Direttivo Bologna Pride: “Sabato 28 giugno saremo anche a Bologna, per dare visibilità a i valori etici che Facciamo Breccia promuove e rilancia ogni giorno: autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione. Parteciperemo con uno spezzone di Facciamo Breccia perché i nostri corpi e le nostre pratiche abbiano la meglio, senza alcuna ambiguità, su marionette e pupari, specie quelli che, come "Italo" non rappresentano né orgoglio né gioia né liberazione”, si può leggere nel documento di partecipazione di Facciamo Breccia.

Questo è il nostro posizionamento politico a cui altri danno l’etichetta di “radicale” o “duro”.

L’uso dell’immagine di un neofascista per promuovere il pride (la figurina di Italo che “odia i froci ma ama il suo camerata” a cui si riferisce l’articolo del Corriere) non è stata criticata solo da Facciamo Breccia ma anche, ad esempio, dal blog http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/ che ha lanciato la campagna “Un Italo da rottamare”. Proprio in seguito a questa campagna sono divenute note, (pubbliche lo erano già) le posizioni di Lorenzo Q Griffi che sul forum Vivamafarka – destra radicale e dintorni, affermava: “Verosimilmente il fatto che è stata proprio l'interazione col comitato pride che mi ha reso "fascista”".

Facciamo Breccia ricorda anche di non avere mai usato la parola “fascista” né per definire il Comitato Bologna Pride né Arcigay - al contrario di quanto invece ha fatto il presidente di questa associazione, Aurelio Mancuso, nei confronti di Facciamo Breccia in un comunicato pubblico - proprio perché sappiamo cos’è il fascismo e non lo confondiamo né con il qualunquismo né con l’incapacità di accettare il dissenso politico.

Rigettiamo fortemente il tentativo messo in atto da Arcigay e Comitato Pride Bologna di criminalizzare Facciamo Breccia e diffonderne una visione violenta: ovviamente noi non abbiamo minacciato nessuno e Lorenzo Q Griffi può fare e andare dove vuole, noi vogliamo solo non dover fare politica con lui. Invece utilizzare frasette anonime che sarebbero apparse sul web per attaccare Facciamo Breccia ci sembra davvero una miseria politica a cui non vogliamo prendere parte.

Facciamo Breccia è un coordinamento che basa la propria analisi e il proprio agire sull’autodeterminazione, l’antifascismo e l’autorganizzazione, che utilizza pratiche di movimento mai violente e che, nonostante i tentativi di ridurci alla mera difesa di noi stesse/i in tribunale e sui media, continuerà il proprio percorso. A partire da martedì 22 luglio quando proprio a Bologna Facciamo Breccia ha indetto, insieme a Antagonismo gay, Fuoricampo e Coordinamento trans Sylvia Rivera Bologna, l’assemblea “Quel che resta del pride” (ore 21, 30, Vag 61, via Paolo Fabbri). La nostra unica arma sono le parole, chi vuole può ascoltarle e dire la propria, chi non vuole la smetta di indicarci ridicolamente come “soggetto pericoloso”.

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Feedback a questo post: Paesanini Land,
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giovedì 29 maggio 2008

Un Italo da rottamare


L'Italo qui sopra, che "odia i froci" ma "ama il suo camerata" è uno dei tanti supereroi della vita quotidiana , ideati da Lorenzo "Q" Griffi e Michele Soma, al centro della campagna comunicativa del Gay Pride bolognese del 28 giugno. Soprannominati puraido [1], "trasudano cultura manga ma ritraggono persone in carne e ossa, sono figure molteplici che abbattono ogni stereotipo, portando in pubblico ciascuna il proprio nome, età, esperienza".
Sarà, ma il camerata Italo credo proprio che vada rottamato [2], e cercherò di spiegare (dal mio punto di vista), perché. Non è semplice ovviamente, tant'è che questo post è stato in "quarantena" per giorni [3], volevo evitare un "commento a caldo", ma neanche mi sembrava eticamente corretto cavarmela con un freddo (ma sicuramente più elegante) "no comment". E purtroppo questi tempi bui ci costringono continuamente a sporcarci le mani.
A scanso di equivoci dico subito che non sono un'anima bella: ho sempre avuto ben chiaro che l' innocenza degli oppressi è poco più di una favola e che essere soggetti storicamente "dominati" e "inferiorizzati" (donne, gay/lesbiche, "neri/nere"...) non garantisce un "innato" (o "naturale" e "spontaneo") antifascismo, antirazzismo e antisessismo.
So benissimo che ci sono sempre stati gay di destra (e oggi GayLib ne è solo la faccia più presentabile), come anche gay nazisti, antisemiti, razzisti ... Per non parlare di quelli "islamofobi" [4]. Per inciso penso che questo sia vero anche per le lesbiche (e infatti non capisco, se si volevano rompere gli "stereotipi", perché Italo e non Itala ...) [5].
Quindi l'esistenza e la miseria dei gay di destra mi/ci sono note. Non è questo il punto. Le questioni sono altre. E secondo me piuttosto gravi.
In molt* [6] hanno preso le distanze da lettere e inviti di note organizzazioni lgbt ad Alemanno e ad altri esponenti della destra di governo, rifiutando l'ingiunzione "
al pragmatismo, alla ricerca del dialogo, anche con rappresentanti delle istituzioni che si ispirano ad ideologie fasciste". E' questo un "problema" che non riguarda solo il movimento lgbt: sappiamo che il "superamento" di destra e sinistra è uno dei leitmotiv della nuova destra, da tempo abbracciato anche da esponenti di sinistra, istituzionali e non.
Ma se è vero che questo paese sta accelerando la corsa verso una compiuta forma di fascismo (e credo che sia vero[7]), abbiamo la responsabilità - tutti e tutte - di vigilare e prestare maggiore attenzione critica (e autocritica).
E in questo scenario che il "camerata Italo" è tutt'altro che "
simpatico, sereno e tranquillizante" e non capisco quale sia, nel caso di questo puraido specifico, la capacità di "veicolare dei messaggi che, in questi giorni, trovo veramente fondamentali", come scrive qualcun*.
Per quanto mi riguarda - molto pragmaticamente -, i messaggi che veicola sono quelli che possiamo leggere di fianco alla (simpatica, beninteso) immagine:
"Essere maschio significa picchiare, soprattutto i froci, meglio se in tanti contro uno, perché l'onore virile deve essere difeso. Se poi ti accorgi che il sabato sera, a CasaPound, al concerto del tuo gruppo nazirock preferito la vista del tuo camerata a torso nudo ti eccita, ti racconti che non importa, perchè tanto tu e lui siete camerati, e poi non puoi essere frocio, perché non ti senti "sensibile", non vesti alla moda, non ascolti Madonna"[8].
Effettivamente CasaPound è
sbarcata a Bologna il 18 maggio con l'apertura di un "centro sociale" (CasaPound Italia Bologna) in via Toscana, alla periferia sud-est della città, in uno stabile in affitto dalla Fiamma Tricolore, tra manifesti di Iannone (creatore di CasaPound a Roma) e Radio Bandiera Nera.
Dal Corriere di Bologna: "si definiscono 'antimperialisti, anticlericali, fascisti e fieri di esserlo'. Revisionisti se - spiegano - per revisionismo si intende raccontare la verità sulle foibe [9]. 'A Bologna siamo all'inizio, nonostante sia una città a noi ostile, siamo convinti di poter fare molto', spiega Carlo Marconcini, ideatore del centro sociale e voce della radio insieme ad Alex Vignali, che aggiunge: 'CasaPound nasce anche per occupare, ma per farlo ci vogliono i numeri e noi, a Bologna, forse non siamo ancora abbastanza. Ci sono i transfughi di Azione Giovani, ragazzi che frequentano Forza Nuova, gli oramai ex Fiamma come noi, ci sono le ragazze di Donne Azione e quelli del Blocco studentesco'. In tutto, per ora, una trentina di camerati 'duri e puri', che rifiutano di avvicinarsi alla Destra di Storace, che definiscono 'amici con percorsi diversi' i militanti di Forza Nuova e che di Alleanza Nazionale sentenziano: 'sono nulli'".
Non so quant* hanno voglia di ritrovarseli vicini al Gay Pride. Dico così per dire, ovviamente. Perché - per intanto - i segnali di "dialogo" da parte di costoro mi sembrano veramente poco incoraggianti: alcuni manifesti con i puraido in bella mostra sono stati imbrattati con svastiche e scritte affatto dialoganti [10].



[1] Qui e qui trovate la spiegazione del termine puraido, se ho ben capito la translitterazione della parola katakana ovvero orgoglio (pride).
[2] Il concetto di "rottamazione" applicato al camerata Italo mi viene da Paola Guazzo, che ringrazio.
[3] E tra l'altro è stato scritto "a tappe" (cerco di chiuderlo oggi, venerdì 30): il solito poco - anzi pochissimo - tempo e tante altre spiacevolissime urgenze verso le quali ho cercato di convogliare le mie energie in esaurimento. L'ultima notizia è che i testimoni della morte di Hassan Nejl sono stati prontamente "rimpatriati" in Marocco con un volo dall'aeroporto di Malpensa.
[4] Ho sempre avuto delle grosse perplessità circa il termine islamofobia. Lo uso per semplicità, perché oramai è entrato nel dibattito corrente e tutt* ne capiscono il senso.
[5] Tutt'al più posso immaginare che le lesbiche, pur di destra, rifiutino il ruolo di madre, moglie, angelo del focolare con scopa e ramazza rivendicato, anche pubblicamente, da altre appartenenti al genere femminile. Se è una mia pia illusione non esitate a comunicarmelo.
[6] Ad esempio qui.
[7] Basti pensare all'omicidio di un ragazzo a calci e pugni ad opera di un gruppo di fascisti vicini a Forza Nuova fatto passare per atto di bullismo, al quasi linciaggio di alcune trans romane ad opera di una folla inferocita sotto lo sguardo compiacente della polizia, ad Almirante (antisemita, fucilatore di partigiani/e e terrorista) che diventa un "esempio da seguire", agli attacchi con bombe molotov ai cosiddetti "campi nomadi" in diverse parti d'Italia in seguito alla falsa notizia (strombazzata dalla maggioranza dei media) dell'ennesimo rapimento di un bambino da parte di una zingara, e infine alla morte di Hassan nel Cpt di Torino (che è solo l'ultima di una lunga serie) e al "rimpatrio" degli unici testimoni ...
[8] Probabilmente chi ha schizzato questo ritratto del "camerata Italo" non ha letto George L. Mosse, Sessualità e nazionalismo (1982).
[9] Peccato che la verità sulle fobie sia già stata raccontata. E bene. Vi invito a leggere l'articolo di Claudia Cernigoi, Il pozzo artificiale, pubblicato sull'ultimo numero di Zapruder (che ho segnalato
qui) e il sito La Nuova Alabarda, che trovate qui di fianco in Segnaletica.
[10] Qualcun* ovviamente potrebbe obiettarmi che non si tratta del manifesto con il camerata Italo. Content* voi ...
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