L'amore ai tempi dello Tsunami. Affetti, sessualità e modelli di genere in mutamento, a cura di Gaia Giuliani, Manuela Galetto e Chiara Martucci (Ombre corte, 2014), e con saggi di Porpora Marcasciano, Laura Fantone, Alessia Acquistapace, Elisa A.G Arfini, Giulia Selmi, Krizia Nardini, Chiara Bassetti, Daniela Crocetti, Laura Schettini, Cristian Lo Iacono, Mino Degli Atti, Liana Borghi. Dalla quarta di copertina: " Da tempo è in atto uno tsunami che travolge i modelli tradizionali di coppia, sessualità e ruoli di genere. Anziché attendere la quiete per contare le vittime, le autrici e gli autori di questo volume ne cavalcano le onde, restituendo racconti di esperienze eccentriche, fluide, molteplici e in continuo mutamento. pur diversi per collocazione disciplinare e forma narrativa, i contributi qui raccolti sono tuttavia accomunati da un esplicito posizionamento autoriflessivo, sullo sfondo delle grandi contraddizioni e trasformazioni del nostro tempo. Ne risulta ina polifonia di voci che restituisce una visione originale e articolata degli affetti, del desiderio e dei modelli di genere e sessualità vissuti in un contesto di precarietà, non solo economica e lavorativa ma fondamentalmente esistenziale. Riflessioni e ricerche di un lavoro corale che non si limita a fotografare e analizzare l'esistente, ma indica le strategie necessarie per mettere in discussione l'ordine delle cose, evocando una dimensione del pensare e dell'agire che da individuale diventa collettiva, assumendo così rilevanza sociale e politica". // L'immagine è un particolare di Seven in Bed di Louise Bourgeois (2001)
Visualizzazione post con etichetta eterosessismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta eterosessismo. Mostra tutti i post
domenica 25 maggio 2014
L'amore ai tempi dello tsunami
Etichette:
amicizia,
amore,
bibliografie,
calamità (in)naturali,
eterosessismo,
genere / gender,
intersessualità,
Louise Bourgeois,
modelli normativi,
pratiche di resistenza,
precarietà
domenica 30 marzo 2014
Ricordando Nicole-Claude Mathieu
A qualche giorno dalla morte, avvenuta il 9 marzo scorso a Parigi, avevo pubblicato qui un breve ricordo di Nicole-Claude Mathieu scritto con Sara Garbagnoli e Valeria Riberio Corossacz, L'anatomia è politica. Ieri il Manifesto, con il titolo redazionale di La natura inventata del genere sessuale, ha pubblicato un nostro più lungo contributo, di cui di seguito potete leggere la versione originale (mentre quella, leggermente più breve, pubblicata dal quotidiano è anche qui). Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo, mi preme però segnalare alcuni dei ricordi che sono stati dedicati a Mathieu, su siti italiani e non, nelle ultime settimane: anzitutto gli interventi di Rosanna Fiocchetto e Jacqueline Julien, pubblicati entrambi sul Guazzington Post di Paola Guazzo, il sito della Libera Università delle donne (che ha ripreso il saggio dedicato a Nicole-Claude Mathieu pubblicato in Non si nasce donna) come anche i post di Sonia Sabelli (che rinvia, tra l'altro, alla trasmissione andata in onda su Mfla) e di Azione gay e lesbica. In Francia infine, il sito del Ring ha aperto una pagina dedicata a Mathieu, che è in continuo aggiornamento. Vi lascio ora al testo, buona lettura // Per un'anatomia politica dei sessi: un ricordo di Nicole-Claude Mathieu (di Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz). Nicole-Claude Mathieu si è spenta a Parigi il 9 marzo scorso, lasciando un vuoto non misurabile in quelli che, a partire dai primi anni '70 del secolo scorso, sono stati i suoi ambiti privilegiati di produzione teorica, di impegno politico e di insegnamento: l’antropologia e la teoria femminista. Grazie ad un rigore, a un’audacia e una lucidità intellettuali e politiche di rara levatura, Mathieu ha contribuito a rielaborare criticamente l’epistemologia e a ridefinire le frontiere di tali saperi. Femminista lesbica materialista, nel 1977 è stata tra le co-fondatrici della rivista Questions Féministes, che, diretta da Simone De Beauvoir e animata, tra le altre, da Monique Wittig, Colette Guillaumin e Christine Delphy, ha prodotto nello spazio intellettuale francese un'analisi radicalmente antinaturalista dell’eterosessualità intesa come regime politico naturalizzato fondato sulla gerarchia tra i sessi e le sessualità. Ha fatto parte del Laboratoire d’anthropologie sociale creato da Claude Lévi-Strauss e ha insegnato per due decenni Antropologia e Sociologia dei sessi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Le sue ricerche riguardano la «categorizzazione sociale dei sessi», una definizione che rende chiaro che i sessi sono socialmente effettivi nel momento in cui sono investiti da una classificazione sociale, oggetto di analisi dell’antropologia e del femminismo. Il titolo della sua principale raccolta di saggi L’anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe (L’anatomia politica. Categorizzazioni e ideologie di sesso), pubblicata nel 1991 da Côté-femmes e rieditata pochi mesi fa dalle éditions iXe, concentra e esprime il suo programma di ricerca che mirava a combinare lo studio delle molteplici forme attraverso cui l’oppressione della classe delle donne si dispiega in diversi
contesti sociali. Come ha scritto Monique Wittig all'inizio degli anni '80, un approccio femminista materialista dell’oppressione delle donne distrugge l’idea che esse siano un «gruppo naturale»: Mathieu ha definito e studiato le donne come «una comunità di oppressione» attraversata da altre forme di gerarchizzazione (la classe, l'etnia, la sessualità...) e socialmente percepita come fosse «un gruppo naturale specifico» dalle cui supposte «specificità naturali» deriverebbero specifiche qualità, virtù, cultura. Lungi dal voler mostrare che non esistono differenze biologiche, fenotipiche tra le persone, le ricerche di Mathieu hanno indagato le modalità attraverso le quali differenze biologiche in sé non significative lo diventano socialmente. Attraverso fini analisi etnologiche Mathieu ha fatto emergere
come le differenze biologiche tra i sessi vengono ad avere significato e pertinenza sociale: uomini e donne sono costruzioni socio-economiche naturalizzate, classi antagoniste la cui funzione è quella di perpetuare l'oppressione materiale e simbolica delle donne. È difficile ricordare in poco spazio la ricchezza e la profondità delle sue analisi, delle interrogazioni sollevate, delle categorie critiche forgiate. Tra i contributi che hanno contraddistinto il suo lavoro, desideriamo almeno menzionare la costruzione di una definizione sociologica delle classi di sesso, la critica all’androcentrismo delle scienze sociali e dei processi di universalizzazione del punto di vista dominante che caratterizza
l’epistemologia che le sottende, lo studio degli effetti della dominazione maschile sulla «coscienza dominata» delle donne, l’analisi diacronica e sincronica dei diversi significati e usi sociali di «sesso» e di «genere», l’impatto del relativismo culturale sulla discussione dell’oppressione delle donne in paesi non occidentali. In «Quand céder n’est pas consentir», uno dei suoi articoli più penetranti, Mathieu contesta le analisi etnologiche e le ideologie correnti secondo cui le donne acconsentirebbero alla loro dominazione ed esamina gli effetti della dominazione maschile sulla coscienza e sull’inconscio delle donne, mostrando come l’oppressione produca una coscienza ed una
conoscenza della realtà frammentarie e contraddittorie. Un’esperienza insieme corporale e percettiva della dominazione che i dominanti ignorano come tale e che produce per le donne «un cedere
che non è un acconsentire». L'oppressione delle donne si dispiega, per Mathieu, così come per le altre femministe materialiste, attraverso un sistema di processi materiali sostenuti da un sistema
ideologico-discorsivo che produce come credibile la credenza dell'ordine sessuale come ordine trascendente, celando l'origine economico-sociale della «complementarietà» delle classi di sesso. Per la liberazione delle donne (e delle minoranze sessuali), occorre, per tali teoriche, distruggere politicamente, filosoficamente e simbolicamente le categorie di «uomo» e di «donna». Lo studio del
modus operandi dell’oppressione e dei suoi effetti sul corpo e sulle categorie di percezione del mondo dei minoritari ha portato Mathieu a formulare già dai primi anni '90, una critica alle
correnti queer del femminismo statunitense, in particolare la Judith Butler di Gender Trouble, allora ancora pressoché sconosciuta in Francia. A giudizio di Mathieu queste elaborazioni
teoriche non produrrebbero un’analisi delle condizioni materiali oggettive dei rapporti di oppressione delle donne, né indagherebbero le condizioni sociali di possibilità della «capacità di agire» dei soggetti sessualmente minoritari. Come ha sottolineato Jules Falquet in un puntuale contributo pubblicato sulla rivista Cahiers du Genre, le/gli specialiste/i non ignorano certo le ricerche di Mathieu – apparse su prestigiose riviste francesi e internazionali e tradotte in almeno sette lingue – ma, nonostante questo e l'indubbia rilevanza scientifica del suo lavoro, esse non sono considerate quanto meriterebbero all'interno della disciplina antropologica. Questo stato di cose ha indubbiamente a che fare con quei meccanismi della derisione sessista, da lei brillantemente esaminati nei suoi articoli, uno dei dispositivi più ricorrenti per emarginare la produzione teorica con una marcata impronta femminista, tacciandola di non essere «oggettiva» e quindi «scientifica». D'altro canto il lavoro di Mathieu è poco noto edibattuto anche all'interno degli stessi studi femministi, sia in
Francia che nell'area anglofona, e ciò ci costringe ad interrogare, come osserva acutamente ancora Falquet, le logiche scientifiche delle diverse discipline, ma anche i meccanismi di diffusione, trasmissione e discussione dei saperi nell'ambito degli studi femministi. In Italia la situazione è ancora più sconfortante: il lavoro di Mathieu, come del resto la produzione teorica del femminismo materialista francese nel suo insieme, è a tutt'oggi pochissimo dibattuto e tradotto. Ricordiamo la pubblicazione su DWF, nel lontano 1989, del suo saggio «Critiche epistemologiche sulla problematica dei sessi nel discorso etno-antropologico» e qualche rara citazione. Tra i fattori che hanno determinato questo stato di cose, e che restano in gran parte da indagare storicamente, vi è da una parte la ricezione del femminismo francese fortemente influenzata da quella stupefacente
invenzione statunitense che è il French Feminism e dall'altra il poco spazio che l'approccio materialista poteva trovare nel contesto italiano, influenzato da altri paradigmi interpretativi del
rapporto tra i sessi, in particolare, anche se non unicamente, da quello egemonico della differenza sessuale. In questo senso la recente pubblicazione di Non si nasce donna. Percorsi,
testi e contesti del femminismo materialista in Francia (a cura di S. Garbagnoli e V. Perilli, Alegre/Quaderni Viola, 2013), recensita proprio su queste pagine da Alessandra Pigliaru, intende essere uno strumento di introduzione a un tipo di approccio quanto
mai necessario. Dedicato alle rappresentanti maggiori del femminismo materialista francofono – Monique Wittig, Paola Tabet, Colette Guillaumin, Christine Delphy e Nicole-Claude Mathieu – il volume traduce di quest'ultima la stringata ma densa «voce» pubblicata sul Dictionnaire critique du féminisme (Puf, 2000) preceduta da un saggio di Valeria Ribeiro Corossacz, «Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu», con l'auspicio che il lavoro di Mathieu possa continuare a vivere nello spazio intellettuale e femminista, anche italiano
Etichette:
ad memoriam,
bibliografie,
cyberspazio,
eterosessismo,
femminismi,
genere / gender,
materialismo,
Nicole-Claude Mathieu,
Nouvelles questions féministes
mercoledì 29 maggio 2013
Assassino è chi uccide. Ovunque
Ricevo dal Centro di Women’s Studies Milly Villa dell'Università della Calabria - e condivido - una riflessione sulla costruzione e (ri)produzione di un certo tipo di discorso pubblico sull'omicidio, avvenuto qualche giorno fa in provincia di Cosenza, di una ragazzina di quindici anni. Ecco il testo: "L’omicidio di Fabiana Luzzi ci interroga e ci fa riflettere. Crediamo che in questi casi sia necessario rispettare il dolore di una famiglia e di una comunità. Come Centro di Women’s Studies Milly Villa non possiamo tuttavia tacere rispetto alla costruzione e alla (ri) produzione del discorso pubblico a cui stiamo assistendo in queste ore. Non possiamo dare spazio alla costruzione del discorso mediatico che possa anche solo minimamente legittimare una posizione o rafforzare stereotipi e pregiudizi. C’è sempre un pericolo nascosto quando si esprime un giudizio o un’opinione che diventa pubblica: il pericolo del non approfondimento, della rinuncia a conoscere. Il pericolo è quello dell’inerzia o della frettolosità che fa irrigidire la definizione della realtà, investita emozionalmente da chi la esprime, in puro pregiudizio. L’omicidio di una donna è tale ovunque accada: non è il luogo a stabilire naturali predisposizioni. Non è biologia, né cultura naturalizzata. E’ violenza, e la violenza non conosce appartenenze territoriali o regionali. Assassini lo si diventa quando si uccide.E’ per questo che come Centro sottolineiamo il pericolo nascosto all’interno di ogni stereotipo che diventa pregiudizio: il pericolo di un razzismo che nasconde la realtà e che non permette di leggerla nelle sue tante dimensioni. Riteniamo indispensabile ripensare alle categorie attraverso le quali leggiamo la violenza di genere, attraverso cui proviamo a comprendere i cambiamenti nelle relazioni, nelle dinamiche di potere, di riconoscimento, di costruzione di una idea di relazione affettiva come possesso e dominio. Essere situate in una terra come la Calabria significa anche decostruire un immaginario legato alle donne del sud, agli uomini del sud, alle dinamiche tra i generi. A Sud, ma non solo. Significa decostruire concetti come quelli di emancipazione, per approfondire le diverse forse di dominio da cui liberarsi, ed uscire dalla logica che ci rende libere o oppresse nelle rispettive scelte di partire o restare. Significa decostruire quella visione ricorrente (a cui sembra che due ‘importanti’ giornali nazionali siano ormai affezionati) che tende a svalutare e razzizzare i sud - e la Calabria in particolare - confinandoli in una costruzione discorsiva che li vuole immobili, depauperati, senza storia, stretti dalla morsa del patriarcato. Significa, per lo stesso motivo, anche sfuggire ai discorsi che si arroccano intorno a una ‘presunta’ identità ferita, a una ‘calabresità’ offesa e da difendere: anche in questo caso il
rischio è quello di ‘naturalizzare’ la Calabria,annullare le criticità, i chiaroscuri, la forza di un paradigma eterosessista declinato al maschile. Come Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria speriamo che da questa orrenda vicenda si possa avviare una riflessione seria a partire dal linguaggio utilizzato dai media: parlare non di amore, di gelosia, di passione, ma di violenza, rabbia, calcolo e orrore. Speriamo che da qui si possa rimettere al centro la vita delle donne, la dignità delle persone, a partire dall’individuazione di nuove prospettive di analisi, dalla proposta di percorsi formativi ed educativi, dal sostegno ai centri antiviolenza, rafforzando ciò che esiste e resiste, spesso a fatica. Rinnoviamo la nostra vicinanza alla famiglia di Fabiana, e a tutte le vittime di femminicidio"
Etichette:
essenzialismo,
eterosessismo,
femminicidio,
genere / gender,
mass media,
pratiche di resistenza,
razzismo,
razzismo antimeridionale,
Sud,
violenza sulle donne
lunedì 27 maggio 2013
Analisi socio-politica delle pubblicità: genere, classe, razza, età e eterosessismo
Presentazione del volume a cura di Laura Corradi Specchio delle sue brame. Analisi socio-politica delle pubblicità: genere, classe, razza, età e eterosessismo (Ediesse, 2012) alla Biblioteca italiana delle donne lunedì 27 maggio (sul Server Donne maggiori info). Indice del volume: Specchio delle sue brame. Semiotica femminista e analisi socio-politica intersezionale nei commercials (Laura Corradi), Pubblicità di classe. Disuguaglianza, differenza e distanza (Emanuela Chiodo e Laura Corradi), "Sesso" e "razza" al muro. Il sistema razzismo/sessismo in pubblicità (Vincenza Perilli), Eteronorma e immaginari lgbt nelle pubblicità (Marta Baldocchi e Angela Tiano), Eternamente giovani: L'ageism nelle pubblicità (Laura Corradi), Per una sociologia politica del culo femminile nelle pubblicità italiane (Laura Corradi). Sul tema si veda anche 1, 2, 3 ...
mercoledì 15 maggio 2013
SFamily Day : oltre i modelli normativi, per altre forme di intimità e affettività
A cura di Kespazio! Per una ricerca queer e postcoloniale si terrà a Roma, il prossimo 25 maggio, la SFamily Day, un'occasione per condividere esperienze e sperimentazioni, relazioni e educazioni, fatti e diritti che coinvolgono le forme di intimità e di affettività, oltre i modelli normativi della famiglia e della coppia come unici luoghi di investimento emotivo e materiale. Sul tumblr di Kespazio! il programma completo della giornata alla quale parteciperanno, tra le altre Sara Garbagnoli, Gianfranco Rebucini, Gaia Guliani, Laura Corradi, il Laboratorio Smaschieramenti e tante altre favolosità ...
Etichette:
amicizia,
bambine/bambini,
eterosessismo,
laicità,
lesbofobia,
matrimonio,
modelli normativi,
movimento lgbtq,
omofobia,
postcoloniale,
privilegio,
teorie queer,
whiteness / bianchezza
lunedì 29 aprile 2013
Christine Delphy: prefazione a Refuser d’être un homme. Pour en finir avec la virilité
Grazie a Entre les lignes entre les mots, il blog di Didier Epsztajn, la prefazione di Christine Delphy al libro di John Stoltenberg : Refuser d’être un homme. Pour en finir avec la virilité (Syllepse, 2013)
venerdì 5 aprile 2013
L'inutilità degli studi di genere in Italia
Qualche mese fa un'intervista di Barbara Romagnoli a Serena Sapegno e Annalisa Perrotta in merito al corso di formazione per insegnanti Che genere di programmi? organizzato dal Laboratorio Sguardi sulle differenze, faceva emergere la "cancellazione del genere" dai programmi scolastici in Italia. La "cancellazione" arriva fino all'Università, dove tra i primi corsi a cadere sotto la mannaia dei cosiddetti "tagli" c'è il corso di Studi di genere tenuto da più di un decennio all'Università della Calabria da Laura Corradi, corso giudicato "superfluo" come la stessa docente racconta in un'intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano. Superfluo, quindi inutile. A futura memoria, ed esprimendo la nostra solidarietà personale e politica a Laura, pubblichiamo il bel programma del corso 2012-2013, corso che "si propone di presentare alle studentesse ed agli studenti la categoria sociologica di genere attraverso studi teorici ed empirici che riguardano la società contemporanea - in una vivace dimensione transculturale. La prospettiva adottata guarda al genere nella sua intersezione con altre categorie sociologiche: classe, razza/etnia, età, preferenze sessuali, religione". Programma del corso: 4 marzo - Introduzione al corso. Studi di genere e teoria intersezionale // 5 marzo - Genere, generazioni, orientamenti sessuali (C. Leccardi) // 7 marzo - Genere, generazioni e femminismo (M. Cacace) // 11 marzo - L'uso improprio del corpo della donna in pubblicità // 12 marzo - Il corpo della donna nei media (D. Preziosi) // 14 marzo - Femminismi, agency e leadership delle donne // 18 marzo - (Laboratorio) Donne disabili: salute, sessualità, leadership (N. Coppedè)// 19 marzo - (video) Ecofemminismo indiano - Vandana Shiva // 21 marzo - Le contadine e l'eco-femminismo indiano (B. Benedetti) // 25 marzo - (Laboratorio) Sessismo e razzismo in Italia (V. Perilli) // 26 marzo - Classe e genere nelle pubblicità (E. Chiodo) // 4 aprile - Problematiche di genere - pedofilia (T. Garistena)// 8 aprile - (Laboratorio) Problematiche di genere prostituzione e sex-workers (RhockHer) // 9 aprile - Sessismo ed ageism // 10 aprile - Giornata internazionale del social work // 11 aprile - Problematiche di genere prostituzione minorile // 15 aprile - (Laboratorio) Genere, maschilità e critica della violenza (S. Ciccone)// 16 aprile - Donne movimenti anticoloniali, donne migranti // 18 aprile - Femminismo transnazionale e Islam // 22 aprile - Donne e crisi economica (L.Cirillo)// 23 aprile - Genere, religioni, spiritualità // 29 aprile - (Intervista) Lavorare con le sex workers // 30 aprile - Problematiche: genere, transessualità e transgender // 2 maggio - Donne e leadership nel servizio sociale (L. Nigri)// 6 maggio - Brainstorming, gruppi di lavoro, discussione guidata // 7 maggio - Genere, casta e leadership - Bandit Queen // 9 maggio - Problematiche di genere: anoressia (A. Gullo)//
13 maggio - Presentazione tesine // 14 maggio - Problematiche: omosessuali e religione // 16 maggio - Sessismo, eterosessismo, omofobia, transfobia // 20 maggio - Presentazione tesine // 21 maggio - Genere e sessualità (A.Tiano) 23 maggio - Ripasso concetti e problematiche - Conclusione corso - modalità d'esame
Etichette:
classe,
eterosessismo,
genere / gender,
immagini razziste/sessiste,
intersezionalità,
mass media,
omofobia,
prostituzione forzata,
sessismo e razzismo,
sex worker
sabato 23 febbraio 2013
Elezioni, donne, bambole e sante
Una noiosa influenza mi costringe in casa, il mal di testa mi impedisce di dedicarmi a letture più impegnative, quindi mi ritrovo a fare zapping davanti alla tv e al pc, aggiornandomi - in extremis - sul tema per me poco entusiasmate delle elezioni "al femminile". Passo in un crescendo di sgomento dalla lettura del manifesto Sono una donna non sono una bambola pubblicato a pagamento sul Corriere della Sera da un lungo elenco di "donne comuni" (parrucchiere e avvocate, pensionate e casalinghe, giovani e meno giovani ) che annunciano la loro volontà di votare Berlusconi "per la loro libertà" perché "le donne sono uguali e ciascuna è diversa ... ci rispettiamo e vogliamo rispetto", alla campagna sociale - che ha ottenuto il patrocinio di Pubblicità Progresso - Se crescono le donne, cresce il Paese di Snoq, affiancata dalla campagna di mobilitazione video Un paese per donne: le parole per dirlo, "una rappresentazione corale delle condizioni, delle idee e dei desideri delle donne, dal Sud al Nord". Anche qui infine le donne sono tutte diverse e tutte uguali: come sottolinea Simona De Simoni "C’è la studentessa, la professionista rientrata dall’estero, la vittima di tratta, la casalinga, la manager, l’operaia, la madre, la single", ma "tutte chiedono più lavoro, più riconoscimento, più merito (manco a dirlo), più conciliabilità con gli impegni famigliari. Tutte sognano la stessa vita e lo stesso tipo di realizzazione personale: dividersi equamente e serenamente tra il lavoro e il privato (generalmente nella forma della famiglia)". Sullo sfondo in entrambe le prese di posizione emerge la richiesta del riconoscimento di una "specificità femminile", che per le une "è di genere (le donne partoriscono, gli uomini fecondano) non sociale o culturale o politica" per le altre si materializza nei "temi delle donne" da inserire nell'agenda politica: "a cominciare dalla conciliazione dei tempi casa-lavoro, ai servizi, a una riforma del welfare che non faccia pagare solo alle donne il peso
della crisi". Una lettura annichilente (Giorgia Meloni che condanna l'ultima trovata omofoba dei sui "fratelli" di partito meriterebbe discorso a parte, ma rinviamo a un post di qualche anno fa, ancora attuale), che ci da la misura del baratro in cui è sprofondato questo paese, ma anche di quanto sia importante continuare a lavorare, a valorizzare e dare visibilità a punti di vista femministi critici, che fortunatamente non mancano // Il video è la registrazione dell'esibizione di Rosanna Fratello a Canzonissima nel 1971, lo stesso anno della pubblicazione di La donna clitoridea e la donna vaginale nei Libretti Verdi di Carla Lonzi / Rivolta Femminile
Etichette:
bibliografie,
Carla Lonzi,
cyberspazio,
deliri,
differenzialismo,
donne di destra,
donne e lavoro,
essenzialismo,
eterosessismo,
mamme,
mass media,
memoria,
omofobia,
Silvio Berlusconi
domenica 25 novembre 2012
Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne / Smaschieriamoci contro la violenza (del) maschile
Pubblichiamo, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, un documento del Laboratorio Smaschieramenti con il quale ci sentiamo particolarmente in sintonia, anche per la capacità - che ci sembra ancor oggi così rara - di riflettere a partire dal proprio posizionamento e fare la "storia" del proprio percorso politico, rifuggendo da comode e consolanti "soluzioni". // 25 Novembre 2012 - Giornata internazionale contro la violenza maschile: Smaschieriamoci contro la violenza (del) maschile // Quando parliamo di violenza maschile contro le donne non ci riferiamo solo alle forme di violenza comunemente riconosciute come tali -
assassini, stupri, violenza domestica - che pure sono fenomeni molto più diffusi di quanto si pensi, in tutti gli ambienti sociali e in tutte le fasce d'età. Parlare di violenza maschile significa individuare un meccanismo che determina e condiziona /continuamente/ le nostre esistenze. Non si tratta di un fenomeno isolabile dal resto, di un incidente di percorso, o soltanto di un cattivo comportamento da cui prendere le distanze: la violenza maschile sulle donne è parte integrante della nostra società e della nostra cultura, che vogliono tenere ben distinti due sessi e due generi per mantenere la supremazia, più o meno velata, di uno dei due sull'altro.In questo senso,la violenza contro le persone transessuali e transgender, della quale abbiamo ricordato le vittime il 20 novembre, è in stretta relazione con la violenza di cui sono oggetto le donne e le lesbiche.Dobbiamo essere capaci di vedere la continuità che esiste fra tutta una serie di esperienze ben presenti nella vita di ognuna/o/u di noi: la divisione asimmetrica del lavoro di cura nelle famiglie, l'imposizione, diretta o indiretta, di rapporti sessuali non desiderati all'interno delle relazioni di coppia, la forma stessa delle relazioni amorose con il loro portato di aspettative e pretese, la colpevolizzazione della donna che "abbandona" il partner e tutte le piccole e grandi vendette conseguenti; gli sguardi, le parole, gli atteggiamenti arroganti, la scarsa considerazione ed il paternalismo di cui spesso siamo oggetto in quanto donne; la cultura perbenista e misogina che ci pone come unica alternativa quella fra moglie e puttana, o fra
/brava-ragazza-che-studia-e-lavora/ e velina; l'educazione che bambini e
bambine ricevono fin da piccoli/e affinché si conformino a precisi ruoli di genere; lo sfruttamento, subdolo ma intensissimo, delle nostre presunte attitudini "femminili" o "maschili" sul lavoro; il ricatto economico che, con la crisi, costringe sempre più donne a rimanere docilmente nell'ambito familiare o di coppia; i mille ostacoli che ci impediscono di esercitare liberamente il diritto di decidere /se/, /quando/ e /come/ diventare madri (si pensi solo a quanto è difficile procurarsi la pillola del giorno dopo, alla colpevolizzazione che circonda le donne che abortiscono, ai medici obiettori, alla deresponsabilizzazione dei maschi rispetto alla contraccezione, o al fatto che l'educazione sessuale delle/degli adolescenti nel nostro paese è affidata di fatto soltanto ai mass media, al sentito dire e all'industria pornografica mainstream). Agli estremi di questo /continuum/ ci sono la violenza fisica, lo stupro, l'uccisione. Ma questo vuol dire anche che, *essendo tutte/i/ implicat@, tutte/i/ abbiamo la possibilità di fare qualcosa per smontare un piccolo pezzo di quel grande sistema culturale che sostiene la violenza maschile contro le donne e contro chi trasgredisce i confini dei generi sessuali. Il Laboratorio Smaschieramenti è nato proprio a seguito della grande manifestazione contro la violenza maschile contro le donne del 24 novembre 2007 a Roma: una manifestazione alla quale gli uomini non erano stati invitati. Piuttosto che criticarla, abbiamo deciso di lasciarci interpellare da questa decisione: per questo abbiamo costituito un gruppo misto, formato da soggettività codificate come "donne" e soggettività codificate come "uomini", con relazioni omosessuali, lesbiche e/o eterosessuali, che riflettessero a partire dai propri diversi posizionamenti sul privilegio maschile, sulla sua costruzione sociale e culturale e su come sabotarla. In questi cinque anni di lavoro, abbiamo capito che, da parte di chi vive in abiti maschili in una società come questa, non è sufficiente proclamare di essere un maschio "diverso", sensibile, solidale, magari gay per poter stare credibilmente in piazza il 25 novembre e in tutte le lotte contro la violenza maschile sulle donne. Un discorso contro la violenza maschile sulle donne pronunciato da "uomini" è credibile solo se parte dal riconoscimento del /privilegio/ che viene loro accordato in ogni più piccolo aspetto della vita, anche a dispetto degli sforzi e dell'eventuale scelta di essere maschio "diverso" o "dissidente". Un privilegio che li rende comunque in qualche modo /strumento/ della violenza contro le donne. È necessario allora mettere in atto *pratiche concrete* di smarcamento dal maschile dominante, che di volta in volta, nelle varie situazioni pubbliche e private, nella vita di relazione come nelle pratiche politiche, spezzino la nostra potenziale complicità con esso.Non si tratta solo di non picchiare e non stuprare. La cultura machista che alimenta e sostiene la violenza contro le donne è fatta anche di tutta quella lunga serie di battutine, risate, commenti pesanti, luoghi comuni sulla sessualità che affollano le conversazioni. Allora si tratta, per esempio, di rifiutare la propria complicità, spezzare il "cameratismo" (o il quieto vivere) e non restare in silenzio
in queste situazioni. Parte di questa lotta è anche la produzione consapevole di maschilità non egemoniche - froce, butch, drag king... - che contribuiscano a denaturalizzare il binarismo dei sessi e dei generi, e con esso il
maschile e i suoi privilegi. La violenza contro le donne non può essere ridotta a una questione di ordine pubblico, e il compito di contrastarla non può essere semplicemente delegato a un impianto legislativo, ma deve essere il punto di partenza per ripensare il binarismo dei sessi e dei generi e tutte le dinamiche di potere che pesano sulle nostre vite //.
Etichette:
bambine/bambini,
eterosessismo,
genere / gender,
giocattoli sessisti,
movimento lgbtq,
pratiche di resistenza,
separatismo,
violenza sulle donne
lunedì 29 ottobre 2012
Prendiamoci cura delle nostre perversioni!
Dal Laboratorio Smaschieramenti / antagonismogay: "Lo striscione di Forza Nuova, Le perversioni vanno curate, è un attacco a tutte noi che ogni giorno allegramente ci ribelliamo "agli schemi tradizionali
maschio/femmina". Un attacco che proviene da un formazione politica che non è semplicemente portatrice di "ignoranza" e "inciviltà", ma che è espressione di logore culture fasciste che continuamente cercano di sdoganarsi come opinioni tra le altre, quando invece andrebbero respinte senza appello dalle persone LGBTIQ, da tutta la cittadinanza e dalle istituzioni. Per quanto grottesco e antiquato, il fastidio dei fascisti di fronte all'affermarsi di forme molteplici e complesse di sessualità, piaceri e transiti tra i generi non è una patologia, così come non lo è la violenza contro donne, lesbiche, gay, trans.Si tratta invece della parte più visibile ed estrema della cultura patriarcale e machista che ci circonda e che ogni giorno combattiamo. Eppure c'è una verità racchiusa nello slogan usato dai forzanovisti e nel loro rispolverare la categoria "freudista" di perversione. Le perversioni vanno curate, ma non in senso patologico, come vorrebbero farci credere un manipolo di ciarlatani, sedicenti psicologi e cattolici integralisti. Vanno curate nel senso che bisogna prendersi "cura di sè", coltivare le proprie perversioni, aiutarle a crescere e a dispiegarsi, perché sono costitutive della sessualità, dell'eterosessualità come dell'omosessualità e di tutte le posizioni di desiderio. Coraggio, ancora uno sforzo e anche "I tre saggi sulla sessualità" di Freud potrebbero entrare nella cul-tura - del resto, la cultura è sempre incarnata in un corpo - di questi inconsapevoli fans di Gender Bender, che puntualmente si ripresentano a ogni edizione in cerca del piacere perverso della visibilità"
Iscriviti a:
Post (Atom)