Tulipani, fave, fragole, bietole, menta, ravanelli, prezzemolo, un glicine in fiore. E semi di basilico, carote e insalate varie appena seminate ...
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mercoledì 13 aprile 2011
Orto urbano in primavera
Tulipani, fave, fragole, bietole, menta, ravanelli, prezzemolo, un glicine in fiore. E semi di basilico, carote e insalate varie appena seminate ...
giovedì 29 luglio 2010
Pancetta nera ...
Che dire ... Mi spiace che ancora una volta il titolo del post depisterà molti e molte. Ma, tra i tanti infami depistaggi che da decenni ci ammorbano, spero questo mi sarà perdonato da chi arriverà in Marginalia cercando su un motore di ricerca notizie su abbronzanti o simili. Argomento del post invece è ben altro, ovvero le cene cosiddette antidegrado organizzate in un ristorante bolognese, ristorante un tantino nostalgico delle eroiche imprese coloniali italiane. Data la fretta rinvio per tutti i particolari sulla vicenda a Incidenze e Staffetta. Del resto non saprei cosa aggiungere.
mercoledì 19 maggio 2010
Gastronomie migranti

Venerdi 21 ancora un appuntamento con le donne di Annassim per cucinare (imparare a), chiacchierare e infine mangiare insieme. Dopo i piatti marocchini della volta precedente, sarà la cucina palestinese ad essere portata in tavola. Per info sugli incontri (che si terranno al Centro Interculturale Zonarelli, via Sacco 14 - Bologna), basta telefonare ad Annassim (334128412). A tutte le partecipanti sarà fatto dono del volume I saperi delle donne insieme a menta palestinese (della quale attendo da tempo una piantina per il mio orto metropolitano ... magari dopo questo post me la merito ...). Tornate a casa (questo lo "offro" io) potrete gustarvi per concludere la serata il video della performance di Martha Rosler, Semiotics of the Kitchen (1975). Che effettivamente non c'entra nulla con la cucina palestinese (ne con quella egiziana del prossimo incontro), ma io amo le dissonanze.
mercoledì 13 gennaio 2010
Italian style: quando il "marocchino" è buono solo da bere al bar

sabato 19 dicembre 2009
Geo-gastronomie femministe
La cena post-laboratorio, in un posto nei dintorni della Sapienza (specialità della casa: penne alle alici con pachino e pecorino) ancora molto visual studies (& postcolonial, of course). Si è in tante, la prossimità delle feste ha facilitato i ritorni (da Utrecht, Parigi, Francoforte, città e cittadelle universitarie italiche, e altri luoghi non meglio precisati). Da un capo all'altro della tavola con le bottiglie di vino bianco passano frammenti di discorso (il calendario copto, autonarrazioni di donne provenienti dalle ex-colonie, il bel saggio di una comune amica - si scopre - sul Combahee River Collective e dintorni). Tornado a casa (si torna sempre a casa, infine, anche se è la casa di qualcun'altra, per qualche notte tua e/o di altre), in macchina, si parla ancora. Troppo tardi per andare a vedere lo spettacolo Madama Cie, e poi nessuna si ricorda dove. Lungo il percorso (Roma bellissima di notte, che banalità), chi c'era racconta del funerale di Sher Khan - stiamo passando da quelle parti - , per i giornali un barbone pachistano morto di freddo, per tanti/e un attivista, una tigre, da qualche decennio in Italia, ma pur sempre "clandestino", debilitato da uno sciopero della fame e dagli psicofarmaci che gli avevano somministrato durante l'ultimo soggiorno obbligato nel Cie di Porta Galeria. Il brunch del giorno dopo, al Pigneto, da Necci (non è più come un tempo, quando Pasolini ci giro Accattone, ma ci sono le fotografie) è più intimo, praticamente un tête-à-tête. Si parla di sesso (nella versione race, sex and class ma anche no, bien sûr) e il cibo è squisito (ed economico) ed è molto piacevole mangiare fuori (non è molto freddo), fumare e chiedere un bis di caffè. Da Tuba nel pomeriggio invece solo tè verde e mandarini, ma ci sono i libri e Zelda Bomba. Più tardi, nonostante una pioggerella che va e viene, grazie ai rendez-vous della sera prima e cellulare inaspettatamente non scarico, si riforma dalle parti di piazza Argentina un altro gruppo di discussione, che più che nomade definirei flâneur. Forse Baudelaire non avrebbe condiviso la scelta del trancio di pizza da degustare on the road, effettivamente ci va un po' di traverso quando ci imbattiamo in un manifesto del Pd che augura buona guarigione a Berlusconi, Presidente del Consiglio. Da Caliste la cioccolata calda con la panna indirizza decisamente il discorso su dolci natalizi, ricette, pranzi di Natale in famiglia e le nostre incerte e diversificate tradizioni culinarie tra empanadas, sfogliatelle napoletane e influenze arabe (forse anche kosher). Il seguito lo ometto. Link e ricette di queste geo-gastronomie femministe un'altra volta (forse). Buonanotte
.sabato 29 agosto 2009
Istantenee di fine agosto tra Berlusconi, bikini e burkini
Lì per lì non ho pensato di farne una fotografia, quindi niente immagine, ma mi sono imbattuta in uno sconcertante cartello all'entrata di un bar-pasticceria in quel di Policastro, località marina del Cilento. A pochi km da qui perle di rara bellezza (le calette raggiungibili solo in barca da Scario, le bellissime spiagge di sabbia e sassi di Camerota, le grotte di Palinuro) e mare azzurro-smeraldo (anche se dopo i liquami a Capri e Ischia chi ci crede più), ma Policastro è decisamente bruttina, acqua opaca e spiaggia coperta di immondizia (gli autoctoni imputano la monnezza ai "napoletani" che emigrano qui in massa durante i mesi estivi, ma si sa, lo stereotipo è più convincente della realtà anche da queste parti). Comunque ero di passaggio e la pasticceria Alba merita sicuramente una visita, sfogliate, cannoli e cornetti al cioccolato sono deliziosi, un po' meno il cartello che campeggia in vetrina : si prega di entrare vestiti. Paradossale (o forse no) che proprio in questa estate dominata da gossip e foto delle feste berlusconiane con fanciulle senza veli e maturi signori con portafogli gonfi (e dopo anni di sculettamenti in tivù, concorsi di Miss Italia e manifesti pubblicitari giganti con tutto in mostra di cui nessuno/a sembrava indignarsi più di tanto ....), l'Italia di Berlusconi riscopra il gusto spinto per l'abbigliarsi decoroso. Anche durante il G8 a L'Aquila erano state diramate precise norme alla cittadinanza, proibiti tra l'altro infradito, canottiere e abiti succinti (rinvio a Mapps per una puntuale analisi). Insomma, i divieti fioccano un po' dappertutto, una vera ondata moralizzatrice si abbatte anche in remote località marittime dove non si può girare per strada o entrare in un bar a pochi metri dalla spiaggia in bikini ... Che ne dite? Forse una soluzione comoda (?) sarebbe quella di acquistare uno di quei costumi super tecnologici e piuttosto castigati usati tra l'altro dalla medaglia d'oro Federica Pellegrini, si eviterebbe perlomeno la scocciatura, durante una giornata in spiaggia, di doversi vestire tutte le volte che si ha voglia di andare a bere una limonata al bar (dove quasi sempre campeggia un manifesto che pubblicizza la comparsata molto poco vestita di una velina o escort famosa in una discoteca della zona). Certo si potrebbe correre il rischio di essere scambiata per una donna musulmana in burkini, come quella alla quale è stato impedito di fare un tuffo in piscina nella Verona del leghista Tosi. Ma forse, caldo permettendo, il giorno che mi decido, potrei scrivere sul davanti (e per sicurezza anche sul didietro) del mio costumino fasciante un magrittiano "questo non è un burkini" ...
Sfinita da 35 gradi all'ombra e dalla disgraziata congiuntura storica che stiamo vivendo, tento di imbastire pratiche di resistenza contro un sistema profondamente razzista e sessista, che denuda (o vorrebbe denudare) alcune mentre copre (o vorrebbe coprire) altre, per rinchiuderci tutte in un nuovo serraglio. Dal quale tirarci fuori quando (e come) "serve" ...
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Sfinita da 35 gradi all'ombra e dalla disgraziata congiuntura storica che stiamo vivendo, tento di imbastire pratiche di resistenza contro un sistema profondamente razzista e sessista, che denuda (o vorrebbe denudare) alcune mentre copre (o vorrebbe coprire) altre, per rinchiuderci tutte in un nuovo serraglio. Dal quale tirarci fuori quando (e come) "serve" ...
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giovedì 9 aprile 2009
Gay-Odin
No, non è l'insegna di un locale lgbtq ma quella del posto dove gustare il miglior cioccolato di Napoli. Veramente qui è il cibo degli dei (e delle dee, presumo). Con un buon carico di endorfine mi sembra più facile pensare, magari razzolando un po' tra i libri a Porta Alba, che è (e questo ha del meraviglioso) a due passi. Quando le energie vengono meno (insieme a un mucchio di altre cose), bisogna riprendere forza , non importa come e dove, l'importante è resistere. Questo mi sembra un buon posto e una buona maniera. Se continua a funzionare.
E tutto sembra più facile se addirittura c'è un po' di sole ...
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E tutto sembra più facile se addirittura c'è un po' di sole ...
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martedì 7 ottobre 2008
CasaPound Superstar

Stamani su Il Resto del Carlino (ah! come potrei sopravvivere quando sono a Bologna senza Il Resto del Carlino?) leggo di un'improbabile denuncia del responsabile provinciale di CasaPound Bologna, Alessandro Vignani, che nella mappatura della presenza fascista in città pubblicata sul sito dell'AAP, vede "un'istigazione alla violenza". Cito: "E' chiaro che qualcuno, in questa città, vuole istigare alla violenza [...] A che cosa può servire una mappatura (peraltro correlata di invenzioni degne di un romanzo) se non a identificare e a promuovere azioni contro tali persone e luoghi? [...] Con questi mezzi cercano di intimorire". E invita "chi di dovere a intervenire, per evitare che qualche esaltato passi dalle parole ai fatti".
Ma caso vuole che, da un bel po' di tempo, gli "esaltati" sono stati (e restano) gli appartenenti alla cosiddetta "destra radicale" nella cui galassia si colloca CasaPound e relativo sito, "esaltati" che sono passati dalle "parole ai fatti" contro migranti, rom e sinti, compagni e compagne (o semplicemente persone reputate , per il loro aspetto, "irregolari" o "di sinistra"), omosessuali, trans, donne e lesbiche vittime di "stupri punitivi" ... Ed è proprio per contrastare la disinvoltura di queste aggressioni (in diverse circostanze mortali) che l'Assemblea Antifascista Permanente ha realizzato questa mappa, che ha uno scopo puramente difensivo, uno strumento "necessario per fini di tutela collettiva", come è stato ripetutamente precisato sia in forma scritta che in occasioni pubbliche (ed anche in un recente comunicato).
E basta leggere questi documenti per rendersi conto che non soltanto non ci sono "fatti" da imputare, ma neanche "parole". Gli stessi nomi e cognomi presenti nella mappa sono nomi già noti grazie a informazioni pubblicate dagli organi di stampa.
Ad esempio il nome di Vigliani non mi era ignoto, in quanto è intervenuto qui in Marginalia con un commento al post Italo da rottamare, per precisare il suo esatto cognome che compariva in forma errata in un passaggio che avevo ricopiato da un articolo del Corriere.
Ne ho tratto l'impressione, oggi confermata, che Vignani sia assillato dalla ricerca di un po' di notorietà. Alla storia di CasaPound nel mirino non ci crede nessuno e, come riferisce l'articolo del Carlino, non ci crede nemmeno la Questura (notoriamente non sempre tenera con gli/le antifascisti/e ...) ... Perché mai dovremmo crederci noi?
E no, questa storia non ce la beviamo. Figurarsi se ce la mangiamo ...
_______________________________
Non ricordo se ho segnalato già la mappa, comunque la trovate qui
Qui invece potete scaricare in pdf un utile dossier nel caso abbiate ancora qualche dubbio su chi è veramente CasaPound
... e grazie a L'Ombroso per la bella immagine che ho ripreso dal suo blog!
Ma caso vuole che, da un bel po' di tempo, gli "esaltati" sono stati (e restano) gli appartenenti alla cosiddetta "destra radicale" nella cui galassia si colloca CasaPound e relativo sito, "esaltati" che sono passati dalle "parole ai fatti" contro migranti, rom e sinti, compagni e compagne (o semplicemente persone reputate , per il loro aspetto, "irregolari" o "di sinistra"), omosessuali, trans, donne e lesbiche vittime di "stupri punitivi" ... Ed è proprio per contrastare la disinvoltura di queste aggressioni (in diverse circostanze mortali) che l'Assemblea Antifascista Permanente ha realizzato questa mappa, che ha uno scopo puramente difensivo, uno strumento "necessario per fini di tutela collettiva", come è stato ripetutamente precisato sia in forma scritta che in occasioni pubbliche (ed anche in un recente comunicato).
E basta leggere questi documenti per rendersi conto che non soltanto non ci sono "fatti" da imputare, ma neanche "parole". Gli stessi nomi e cognomi presenti nella mappa sono nomi già noti grazie a informazioni pubblicate dagli organi di stampa.
Ad esempio il nome di Vigliani non mi era ignoto, in quanto è intervenuto qui in Marginalia con un commento al post Italo da rottamare, per precisare il suo esatto cognome che compariva in forma errata in un passaggio che avevo ricopiato da un articolo del Corriere.
Ne ho tratto l'impressione, oggi confermata, che Vignani sia assillato dalla ricerca di un po' di notorietà. Alla storia di CasaPound nel mirino non ci crede nessuno e, come riferisce l'articolo del Carlino, non ci crede nemmeno la Questura (notoriamente non sempre tenera con gli/le antifascisti/e ...) ... Perché mai dovremmo crederci noi?
E no, questa storia non ce la beviamo. Figurarsi se ce la mangiamo ...
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Non ricordo se ho segnalato già la mappa, comunque la trovate qui
Qui invece potete scaricare in pdf un utile dossier nel caso abbiate ancora qualche dubbio su chi è veramente CasaPound
... e grazie a L'Ombroso per la bella immagine che ho ripreso dal suo blog!
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sabato 19 gennaio 2008
Multiculturalismo culinario
Tratto da: Doré Ogrizek, Il mondo a tavola. Guida brillante della gastronomia internazionale, Editoriale Domus, Milano 1953 (ed. or. Le monde à table, Ed. Odé, Paris), pp. 354-355.
"Le tradizioni si perdono. L'antropofagia sta per scomparire e oggi ha solo pochi adepti in qualche tribù del centro dell'Africa e dell'Oceania.
Secondo l'opinione di molte personalità scientifiche, la carne umana sarebbe quella che meglio coverebbe alla nutrizione della creatura umana, quella più facilmente e proficuamente assimilabile dall'organismo. Crediamo sulla loro parola.
Verso il 1890 il Padre Allaire, missionario dello Spirito Santo, fu accolto da queste parole urbanissime quando si presentò dinanzi al capo negro della tribù dei Bondjos: " La carne di un bianco, e soprattutto di un capo bianco, è eccellente con le banane; non ha pelle; vedo solo del grasso".
Alcuni anni prima si vendeva ancora carne umana sul mercato di Brazzaville, come da noi la carne di bue o di montone.
Fra le tribù cannibali del Congo, i Batetelas mangiano i loro genitori al primo segno di decrepitezza e son convinti di render loro un servizio cosi facendo. I Fans fanno a meno dei funerali e li sostituiscono con un banchetto. I Bondjios ingrassano degli schiavi per metterli in pentola. I Pahuin mangiano il nemico ucciso in guerra per assimilarne le virtù.
Le opinioni sono diverse sul sapore di questo alimento. Secondo i Canachi ha il gusto della banana; gli abitanti delle isole Figi assicurano che ha un gusto di nocciola; un gusto di vitello un pò scipito, o di maiale, precisano alcuni buongustai senza pregiudizi... Noi lasceremo il problema aperto.
Ma, secondo l'esploratore Roger Chauvelot, "la carne più apprezzata è quella dell'Australiano, perché quella dell'Europeo ha un gusto sgradevole (è questa, indubbiamente, la causa dello scarso successo avuto dal cannibalismo nei nostri paesi ...).
Noi ci accontenteremo di citare, senza garanzia, le parti scelte. Secondo gli intenditori sono il palmo della mano, le coste, il posteriore, le cosce. Ma vi faremo grazia della ricetta dell"arrosto di uomo allo spiedo" data da William Seabrook nel suo libro sull'Africa, pieno di coscienziose precisazioni tecniche, perchè probabilmente questi particolari toglierebbero l'appetito ai nostri lettori, e questo non è certo lo scopo che si prefigge questo libro di gastronomia".
Secondo l'opinione di molte personalità scientifiche, la carne umana sarebbe quella che meglio coverebbe alla nutrizione della creatura umana, quella più facilmente e proficuamente assimilabile dall'organismo. Crediamo sulla loro parola.
Verso il 1890 il Padre Allaire, missionario dello Spirito Santo, fu accolto da queste parole urbanissime quando si presentò dinanzi al capo negro della tribù dei Bondjos: " La carne di un bianco, e soprattutto di un capo bianco, è eccellente con le banane; non ha pelle; vedo solo del grasso".
Alcuni anni prima si vendeva ancora carne umana sul mercato di Brazzaville, come da noi la carne di bue o di montone.
Fra le tribù cannibali del Congo, i Batetelas mangiano i loro genitori al primo segno di decrepitezza e son convinti di render loro un servizio cosi facendo. I Fans fanno a meno dei funerali e li sostituiscono con un banchetto. I Bondjios ingrassano degli schiavi per metterli in pentola. I Pahuin mangiano il nemico ucciso in guerra per assimilarne le virtù.
Le opinioni sono diverse sul sapore di questo alimento. Secondo i Canachi ha il gusto della banana; gli abitanti delle isole Figi assicurano che ha un gusto di nocciola; un gusto di vitello un pò scipito, o di maiale, precisano alcuni buongustai senza pregiudizi... Noi lasceremo il problema aperto.
Ma, secondo l'esploratore Roger Chauvelot, "la carne più apprezzata è quella dell'Australiano, perché quella dell'Europeo ha un gusto sgradevole (è questa, indubbiamente, la causa dello scarso successo avuto dal cannibalismo nei nostri paesi ...).
Noi ci accontenteremo di citare, senza garanzia, le parti scelte. Secondo gli intenditori sono il palmo della mano, le coste, il posteriore, le cosce. Ma vi faremo grazia della ricetta dell"arrosto di uomo allo spiedo" data da William Seabrook nel suo libro sull'Africa, pieno di coscienziose precisazioni tecniche, perchè probabilmente questi particolari toglierebbero l'appetito ai nostri lettori, e questo non è certo lo scopo che si prefigge questo libro di gastronomia".
giovedì 13 dicembre 2007
Dolci notizie dall'Italia ...
Mangiando un croissant pur beurre apprendo (prima dalla mail di una amica, poi leggendo le mie pagine preferite nel web) che la sede del Pd e quella della Rai a Roma sono state fatte oggetto di un attacco di bomboloni alla crema. Di seguito ecco il comunicato di rivendicazione:
Molto poco caro Partito Demokratico…questo è un KRAPFEN ATTACK!
In questo 12 dicembre di lutto e di memoria mai sopita, siamo qui aringraziarvi dolcemente per averci regalato un bel “pacco sicurezza”.L’avete fatto per il bene di tutti e tutte noi, per farci sentire tutti etutte più a nostro agio nella nostra quotidianità di “produci, consuma, crepa”.
In questo 12 dicembre di lutto e di memoria mai sopita, siamo qui aringraziarvi dolcemente per averci regalato un bel “pacco sicurezza”.L’avete fatto per il bene di tutti e tutte noi, per farci sentire tutti etutte più a nostro agio nella nostra quotidianità di “produci, consuma, crepa”.
FINALMENTE ORA ABBIAMO DELLE SICUREZZE
Molto poco caro Partito Demokratico…questo è un KRAPFEN ATTACK!
Sicuri di morire bruciati grazie a un padrone delle ferriere alla quarta ora di straordinario (defiscalizzato) con gli estintori scarichi e l’allarme disattivato per risparmiare sui costi. Sicuri di cadere da un ‘impalcatura senza misure di sicurezza, in nero a trenta euro al giorno, nei cantieri dei vostri amici palazzinari, per far crescere il PIL di Roma Capitale. Sicure di andare a dormire in baracca sotto un ponte, visto che con i famosi trenta euro una casa te la sogni, e di essere trattate come criminali da rispedire al mittente in nome della sicurezza nazionale, versione postmoderna della pulizia etnica. Sicuri di un futuro da precari, creatori di ricchezza che poi finisce nelle tasche di qualcun altro. Sicure di subire violenza tra le mura domestiche o all’ombra di una sacrestia.Sicuri di essere discriminati per le nostre preferenze sessuali. Sicure che i torturatori di Bolzaneto e della scuola Diaz (Genova 2001) saranno omaggiati di una bella promozione. Sicuri di morire in carcere pestati dalle guardie per avere coltivato qualche piantina di maria. Sicuri di morire ammazzati da un pistolero di stato che fa il tiro a segno in un autogrill. Sicure di finire in galera per antifascismo militante.Sicuri di vivere in un paese in guerra che in nostro nome bombarda uomini, donne e bambini “terroristi” e che per questo aumenta a dismisura le spese militari.Sicure di essere trattate come “nemico interno” se manifestiamo contro la guerra.Sicuri di svegliarsi una mattina e ritrovarsi davanti al naso un inceneritore, una centrale a carbone, una nuova discarica, una base militare, un’inutile ferrovia superveloce.Sicure che la mafia è diventata talmente potente che ormai è innominabile (è un’invenzione di chi vuole male al paese).Sicuri di essere controllati, spiati, ascoltati, monitorati 24 ore su 24.Sicure che il vostro simbolo elettorale è una schifezza grafica che fa il paio con la vostra schifezza morale.
Sicuri e sicure che state mettendo in opera un progetto di deriva autoritaria, finalizzata a reprimere il conflitto sociale e il dissenso di tutti coloro che non amano la pacificazione vagheggiata dalla governance di SuperWalter.
Allora beccatevi i nostri krapfen umanitari, le nostre bombe alla crema intelligenti, che vi vadano di traverso.
12 dicembre 1969 NO ALLA STRATEGIA DELLA TENSIONE
12 dicembre 2007 NO ALLA STRATEGIA DELLA PAURA
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Aggiornamento: per la video-ricetta di Krapfen e bomboloni andate qui.
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Aggiornamento: per la video-ricetta di Krapfen e bomboloni andate qui.
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