Scrivo queste note a qualche ora dall'inizio della manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne. La manifestazione nasce grazie all' iniziativa di alcune militanti romane [1] che ai primi di ottobre fanno girare un appello dove si sottolinea l'urgenza di organizzare una manifestazione nazionale “dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne“.
Le adesioni all'appello sono migliaia [2]. Viene aperto il sito ControViolenzaDonne.org (che ha tra le sue sezioni anche un blog), per permettere una migliore circolazione delle notizie e una partecipazione il più allargata possibile all'organizzazione della manifestazione.
Una prima assemblea pubblica si tiene a Roma il 21 ottobre. Vi partecipano circa un centinaio di donne, militanti femministe e lesbiche provenienti da varie regioni italiane. Dall'assemblea esce un primo documento che – oltre che nel sito – circola anche in varie mailing list permettendo in questo modo a quante non erano fisicamente presenti a Roma – e che magari sono anche delle “singole”, non legate cioè a nessun gruppo o associazione – di intervenire attivamente ed anche criticamente sul testo. Non tutte le questioni sollevate nella discussione sono state ritenute nel documento finale, ma nella loro varietà tendono a "complicare" il discorso e fanno emergere la molteplicità di soggettività, posizioni e prospettive delle donne impegnate nella costruzione della manifestazione e che si riconosco in questo "processo politico collettivo". E' grazie anche a queste discussioni, ad esempio, che viene riformulato, radicalizzandolo, il rifiuto delle strumentalizzazioni in chiave securitaria e contro gli "stranieri" della violenza contro le donne. O ancora la necesità di nominare le lesbiche e la specifica violenza che subiscono. Da parte mia, avevo avanzato, tra l'altro, dubbi sull'uso della categoria "aggressività maschile" e soprattutto sul fatto che mettere in primo piano che la maggioranza delle violenze avvengono in famiglia da parte di padri, mariti, conviventi, ex o semplicemente conoscenti, se da una parte risponde efficacemente ai tentativi di spiegare la violenza sulle donne come opera di sconosciuti preferibilmente migranti e rompe l'apologia e l'idealizzazione della famiglia molto forte in Italia [2], dall'altra lascia nell'ombra altre violenze che si consumano tra "le pareti domestiche", ad esempio quelle inflitte alle donne migranti da parte non solo di familiari (come avviene per le italiane, familiari che possono essere anche italiani), ma anche dai "datori di lavoro", si pensi solo alle tante "colf", "badanti" e baby-sitter presenti nelle "nostre" case. Queste violenze fisiche (a volte esercitate anche dalle "padrone", cosa che veramente complica il quadro), che possono andare dalle molestie allo stupro, spesso non vengono denunciate perché la mancanza di un permesso di soggiorno rende spesso clandestine non solo le persone ma anche le violenze che subiscono [3].
Le adesioni all'appello sono migliaia [2]. Viene aperto il sito ControViolenzaDonne.org (che ha tra le sue sezioni anche un blog), per permettere una migliore circolazione delle notizie e una partecipazione il più allargata possibile all'organizzazione della manifestazione.
Una prima assemblea pubblica si tiene a Roma il 21 ottobre. Vi partecipano circa un centinaio di donne, militanti femministe e lesbiche provenienti da varie regioni italiane. Dall'assemblea esce un primo documento che – oltre che nel sito – circola anche in varie mailing list permettendo in questo modo a quante non erano fisicamente presenti a Roma – e che magari sono anche delle “singole”, non legate cioè a nessun gruppo o associazione – di intervenire attivamente ed anche criticamente sul testo. Non tutte le questioni sollevate nella discussione sono state ritenute nel documento finale, ma nella loro varietà tendono a "complicare" il discorso e fanno emergere la molteplicità di soggettività, posizioni e prospettive delle donne impegnate nella costruzione della manifestazione e che si riconosco in questo "processo politico collettivo". E' grazie anche a queste discussioni, ad esempio, che viene riformulato, radicalizzandolo, il rifiuto delle strumentalizzazioni in chiave securitaria e contro gli "stranieri" della violenza contro le donne. O ancora la necesità di nominare le lesbiche e la specifica violenza che subiscono. Da parte mia, avevo avanzato, tra l'altro, dubbi sull'uso della categoria "aggressività maschile" e soprattutto sul fatto che mettere in primo piano che la maggioranza delle violenze avvengono in famiglia da parte di padri, mariti, conviventi, ex o semplicemente conoscenti, se da una parte risponde efficacemente ai tentativi di spiegare la violenza sulle donne come opera di sconosciuti preferibilmente migranti e rompe l'apologia e l'idealizzazione della famiglia molto forte in Italia [2], dall'altra lascia nell'ombra altre violenze che si consumano tra "le pareti domestiche", ad esempio quelle inflitte alle donne migranti da parte non solo di familiari (come avviene per le italiane, familiari che possono essere anche italiani), ma anche dai "datori di lavoro", si pensi solo alle tante "colf", "badanti" e baby-sitter presenti nelle "nostre" case. Queste violenze fisiche (a volte esercitate anche dalle "padrone", cosa che veramente complica il quadro), che possono andare dalle molestie allo stupro, spesso non vengono denunciate perché la mancanza di un permesso di soggiorno rende spesso clandestine non solo le persone ma anche le violenze che subiscono [3].
Una seconda assemblea si tiene, sempre a Roma il 27 ottobre. Il documento, ridiscusso e modificato anche in base alle osservazioni e ai contributi emersi nei giorni precedenti, convoca una manifestazione nazionale “contro la violenza maschile sulle donne” per il 24 novembre a Roma. In questa occasione si afferma la volontà di caratterizzare l'iniziativa come una manifestazione di sole donne.
Questa scelta “separatista” provoca un'accesa discussione sia nel blog di controviolenzadonne.org (in particolare i commenti ai post Sommovimento femminista e Tutte a Roma il 24 novembre) che in siti e mailing list (come ad esempio quella di Facciamo Breccia). Alcune donne (ed in seguito anche alcuni uomini, fino a quel momento assenti dalla discussione [4]) si oppongono a una decisione che giudicano “discriminatoria” verso gli uomini, in particolare verso quelli che la violenza la subiscono e/o la combattono in prima persona, come i gay, i trans FtM o gli uomini impegnati in una critica della “mascolinità”. La decisione di promuovere una manifestazione di sole donne viene vista come prevaricatrice o peggio, imposta dall'alto o da una sorta di “comitato centrale”. Le donne che sostengono la scelta separatista (alcune delle quali impegnate tra l'altro in organizzazione "miste" ma che ritengono importante una manifestazione di sole donne contro la violenza), vengono tacciate di veterofemminismo (creando, tra l'altro una fittizia contrapposizione tra "giovani" e "vecchie"[5]) e di essere portatrici di un discorso di tipo identitario o essenzialista. Per le sostenitrici di un corteo "misto", attuare la scelta separatista significa buttare "via anni e anni di contaminazioni queer e critica trans ” [6].
Viene sottolineato, ad esempio, come "individuare nell’appartenenza 'biologica' a un genere la legittimità di partecipazione e mobilitazione e’ un arretramento pericoloso. O qualcuna di noi magari scoprira’ di non essere poi cosi’ distante da chi, cattolici e non, vincolano elementi anatomici a caratteristiche di genere, il genere al ruolo sociale, la fruizione di diritti alla supposta naturalità di ruoli e progetti affettivi e di vita… [...] La signora Santanche’, che usa strumentalmente la violenza contro le donne per la peggiore propaganda razzista ed eurocentrica, sostenendo la superiorita’ della civilta’ occidentale - laddove nella civilissima Italia sappiamo bene dove e chi agisce prevalentemente violenza sessuale, sara’ + bene accetta di realta’ associative come Maschile Plurale o il Mit?"[6].
A queste osservazioni risponde, tra le altre, una militante che ribadisce l'importanza che, in questa specifica occasione, riveste il carattere separatista del corteo "perché il messaggio che va dato all’esterno è quello di donne autorganizzate, autodeterminate e incazzatissime [...] Le riflessioni sui generi che ci facciamo tra noi sono, ovviamente, mille anni luce più avanti di questa società di merda, ma siccome è a questa società di merda e alle donne che la abitano che dobbiamo dare un messaggio forte (se no che andiamo in piazza a fare? a parlarci addosso?) dobbiamo muoverci su coordinate comprensibili. Questo non significa abbassare i toni, anzi! Mi viene in mente un concetto che Teresa De Lauretis cita sempre riprendendolo da Spivak: l’essenzialismo strategico. Ecco, penso che il separatismo in questo corteo vada letto consapevolmente in questi termini e non come controllo di ciò che ciascuno/a/*/°/# ha nelle mutande; cioè, usare strategicamente e consapevolmente l’essenzialismo, senza quindi cadere in biologismi o altre schifezze che ci hanno già ammorbate a sufficienza" [7].
Viene sottolineato, ad esempio, come "individuare nell’appartenenza 'biologica' a un genere la legittimità di partecipazione e mobilitazione e’ un arretramento pericoloso. O qualcuna di noi magari scoprira’ di non essere poi cosi’ distante da chi, cattolici e non, vincolano elementi anatomici a caratteristiche di genere, il genere al ruolo sociale, la fruizione di diritti alla supposta naturalità di ruoli e progetti affettivi e di vita… [...] La signora Santanche’, che usa strumentalmente la violenza contro le donne per la peggiore propaganda razzista ed eurocentrica, sostenendo la superiorita’ della civilta’ occidentale - laddove nella civilissima Italia sappiamo bene dove e chi agisce prevalentemente violenza sessuale, sara’ + bene accetta di realta’ associative come Maschile Plurale o il Mit?"[6].
A queste osservazioni risponde, tra le altre, una militante che ribadisce l'importanza che, in questa specifica occasione, riveste il carattere separatista del corteo "perché il messaggio che va dato all’esterno è quello di donne autorganizzate, autodeterminate e incazzatissime [...] Le riflessioni sui generi che ci facciamo tra noi sono, ovviamente, mille anni luce più avanti di questa società di merda, ma siccome è a questa società di merda e alle donne che la abitano che dobbiamo dare un messaggio forte (se no che andiamo in piazza a fare? a parlarci addosso?) dobbiamo muoverci su coordinate comprensibili. Questo non significa abbassare i toni, anzi! Mi viene in mente un concetto che Teresa De Lauretis cita sempre riprendendolo da Spivak: l’essenzialismo strategico. Ecco, penso che il separatismo in questo corteo vada letto consapevolmente in questi termini e non come controllo di ciò che ciascuno/a/*/°/# ha nelle mutande; cioè, usare strategicamente e consapevolmente l’essenzialismo, senza quindi cadere in biologismi o altre schifezze che ci hanno già ammorbate a sufficienza" [7].
Il 18 novembre l'inserto domenicale di Liberazione, Queer, dedicato alla manifestazione del 24, pubblica due articoli che dovrebbero illustrare le due posizioni separatismo si/separatismo no verso le quali si è rapidamente polarizzata – e, forse, cristalizzata – la discussione. L'articolo che contesta la scelta separatista, di Gaia Maqi Giuliani, Solo donne? Così ribadiamo i ruoli che generano violenza [8], riprende il concetto di essenzialismo strategico ma ritenendolo "controproducente" in questa specifica situazione: "l’essenzialismo potrebbe essere “strategico” solo qualora la sua decostruzione, critica e superamento fosse patrimonio di molti/e e dell’immaginario comune. Il problema è che non lo è. La stessa espressione di “violenza di genere” come strumento concettuale in grado di aprire la riflessione sulla natura e sulle conseguenze di una violenza che è culturalmente maschile ed eterosessista, allargando e complicando una concezione della violenza “fisica” “maschile” stereotipata e miope, non è entrata nel linguaggio comune tanto da poter essere messa nel cassetto e “strategicamente” sostituita con un semplificatorio essenzialismo “binario” (uomo-donna)".
La discussione su "separatismo si/separatismo no" cresce in maniera esponenziale man mano che la data della manifestazione si avvicina. Continua nelle mailing list, in siti e blog, come anche nei gruppi e associazioni coinvolte nell'organizzazione della manifestazione.
L'irrigidimento di questa contrapposizione ha, a mio avviso, indotto una semplificazione drastica e riduttiva delle ragioni e dei problemi in campo, oltre a un pericoloso allontanamento da quello che era l'obiettivo primario della manifestazione (ma che sarà bellissima :-) ...).
Nell'intreccio dei commenti, il tentativo di comprendere anche criticamente posizioni diverse e/o divergenti dalla propria, è stato soppiantato dall'istanza di incasellare i diversi punti di vista nell'uno o nell'altro lato della dicotomia “separatismo sì /separatismo no”. Una volta innescata, questa dinamica sembra vivere di vita propria, credo (spero?) anche al di là delle intenzioni di molt*.
In questo scenario non posso che rivendicare la mia "dissonanza", la mia postura marginale. Non sarò a Roma per cause di forza maggiore, ma, nel caso, sarei stata sicuramente nelle spezzone "separatista", eppure rifiuto di essere incasellata nella gabbietta "separatismo si" che annulla la mia specificità come quella di altre, che ci mette tutte insieme sotto un'etichetta, omologandoci (mentre eravamo tutte insieme, con le nostre differenze di percorsi e posizioni, per un progetto politico comune: lottare contro la violenza sulle donne).
Mi chiedo (non retoricamente: vorrei proprio saperlo) perché è intorno alla scelta di un corteo separato che si danno fuoco alle polveri, perché è intorno a questa scelta (e solo intorno a questa scelta in maniera così accesa e quasi "feroce") che ci si pone il problema dell'essenzialismo veicolato dai nostri discorsi e dalle nostre pratiche. Mi chiedo perché non lo si è fatto prima e su altre questioni ( che tranquillamente si possono - strategicamente - "mettere nel cassetto" senza suscitare contrapposizioni infuocate), perché si è voluto suscitare il "fantasma" degli anni 70, di cui il separatismo è uno degli "emblemi", essendo stato "l'atto fondatore e mitico" del femminismo di quel tempo. Come se ci si potesse permettere ancor oggi il lusso di ignorare quanto questo tipo di esorcismo della storia (accompagnato dalla vana apologia del "nuovo", e spesso sotto lo schermo di comodo del presunto "conflitto generazionale" di turno) è ormai da anni una delle armi preferite di tutti i processi di normalizzazione e di restaurazione; dell'aggressione e dello svuotamento di ogni esperienza che miri oltre questo presente. Mi sembra troppo facile e mistificante mettere sul conto dell'opzione in favore di una manifestazione separata, in una certa circostanza, "un" certo giorno, i guasti prodotti da un essenzialismo che, in Italia, ha nutrito una lunga egemonia del "pensiero della differenza sessuale" e che ancora pervade pratiche e discorsi di diversi femminismi. E' su questo che, da tempo, avrebbe dovuto concentrarsi la critica, come anche sulle difficoltà di molti femminismi di interrogarsi sul nodo cruciale sessismo e razzismo, che ha assunto con troppo ritardo - e solo "grazie" alla campagna ignobile montata da politici e media dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani - una posizione centrale nel dibattito pubblico. Senza peraltro, e mi sembra sintomatico, suscitare una riflessione sul razzismo "interno" alle stesse teorie e pratiche femministe.
E così "chi ha paura del separatismo?" sarà il titolo di un post che leggerete presto qui. Cercherò di rispondere ripercorrendo la storia del separatismo, delle diverse forme che ha assunto (a seconda dei contesti nazionali, dei momenti storici eccetera) nel movimento femminile/femminista (e non solo). Sarà l'occasione per parlare di differenzialismo e di sessismo e razzismo (nelle loro molteplici espressioni: lesbofobia, razzismo contro i migranti, antisemitismo, omofobia, razzismo anti rom, transfobia ...). E, intanto rinvio qui.
Chi ha paura del separatismo? Prossimamente su questi schermi...
_____________________________
NOTE:
[3] Non solo da parte del Vaticano. Si pensi all'istituzione nel nostro paese, di un Ministero della famiglia nel 1994, e al fatto che tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra le politiche economiche e sociali anche di carattere generale sono proposte all'insegna dei bisogni, del sostengno o dell'aiuto "alla famiglia", dove ovviamente la famiglia in oggetto è essenzialmente italiana, eterosessuale, con figli e possibilmente cattolica. E' uno dei motivi per cui proporrei di limitare nei nostri discorsi l'uso del termine "famiglia" soltanto per designare la cultura e i discorsi dominanti (magari ponendolo tra virgolette?), senza assumere noi stess* questo termine come qualcosa che va da sé.
[4] Del resto avevo sollevato le stesse questioni a proposito delle migranti in una mailing list bolognese in occasione della manifestazione cittadina contro la violenza sulle donne dello scorso anno.
[5] Ci sono ovviamente anche commenti di uomini che rispettando la decisione delle donne "accettano la sfida" di cominciare un percorso "tra uomini" contro la violenza sulle donne (per esempio il commento di Jacopo in Sommovimento femminista ).
[6Non intendo negare l'estistenza di conflitti generazionali nei femminismi, ma non mi sembra che a proposito della scelta separatista della manifestazione ci sia stato disaccordo tra "vecchie" e "giovani", come si può evincere, tra gli altri, dal commento di Claudia, 11 ottobre, in Sommovimento femminista.
[7] Commento di Maia, 30 ottobre, in Sommovimento femminista.
[8] Commento di Nic, ibid.
[9] Per chi si fosse perso questo interessantissimo numero di Queer, tutto dedicato alla manifestazione del 24, segnalo che tra qualche giorno dovrebbe essere consultabile on-line nel sito di Liberazione. Per intanto trovate l'articolo di Gaia Maqi Giuliani nel post Contro il separatismo di Femminismo a Sud.
La discussione su "separatismo si/separatismo no" cresce in maniera esponenziale man mano che la data della manifestazione si avvicina. Continua nelle mailing list, in siti e blog, come anche nei gruppi e associazioni coinvolte nell'organizzazione della manifestazione.
L'irrigidimento di questa contrapposizione ha, a mio avviso, indotto una semplificazione drastica e riduttiva delle ragioni e dei problemi in campo, oltre a un pericoloso allontanamento da quello che era l'obiettivo primario della manifestazione (ma che sarà bellissima :-) ...).
Nell'intreccio dei commenti, il tentativo di comprendere anche criticamente posizioni diverse e/o divergenti dalla propria, è stato soppiantato dall'istanza di incasellare i diversi punti di vista nell'uno o nell'altro lato della dicotomia “separatismo sì /separatismo no”. Una volta innescata, questa dinamica sembra vivere di vita propria, credo (spero?) anche al di là delle intenzioni di molt*.
In questo scenario non posso che rivendicare la mia "dissonanza", la mia postura marginale. Non sarò a Roma per cause di forza maggiore, ma, nel caso, sarei stata sicuramente nelle spezzone "separatista", eppure rifiuto di essere incasellata nella gabbietta "separatismo si" che annulla la mia specificità come quella di altre, che ci mette tutte insieme sotto un'etichetta, omologandoci (mentre eravamo tutte insieme, con le nostre differenze di percorsi e posizioni, per un progetto politico comune: lottare contro la violenza sulle donne).
Mi chiedo (non retoricamente: vorrei proprio saperlo) perché è intorno alla scelta di un corteo separato che si danno fuoco alle polveri, perché è intorno a questa scelta (e solo intorno a questa scelta in maniera così accesa e quasi "feroce") che ci si pone il problema dell'essenzialismo veicolato dai nostri discorsi e dalle nostre pratiche. Mi chiedo perché non lo si è fatto prima e su altre questioni ( che tranquillamente si possono - strategicamente - "mettere nel cassetto" senza suscitare contrapposizioni infuocate), perché si è voluto suscitare il "fantasma" degli anni 70, di cui il separatismo è uno degli "emblemi", essendo stato "l'atto fondatore e mitico" del femminismo di quel tempo. Come se ci si potesse permettere ancor oggi il lusso di ignorare quanto questo tipo di esorcismo della storia (accompagnato dalla vana apologia del "nuovo", e spesso sotto lo schermo di comodo del presunto "conflitto generazionale" di turno) è ormai da anni una delle armi preferite di tutti i processi di normalizzazione e di restaurazione; dell'aggressione e dello svuotamento di ogni esperienza che miri oltre questo presente. Mi sembra troppo facile e mistificante mettere sul conto dell'opzione in favore di una manifestazione separata, in una certa circostanza, "un" certo giorno, i guasti prodotti da un essenzialismo che, in Italia, ha nutrito una lunga egemonia del "pensiero della differenza sessuale" e che ancora pervade pratiche e discorsi di diversi femminismi. E' su questo che, da tempo, avrebbe dovuto concentrarsi la critica, come anche sulle difficoltà di molti femminismi di interrogarsi sul nodo cruciale sessismo e razzismo, che ha assunto con troppo ritardo - e solo "grazie" alla campagna ignobile montata da politici e media dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani - una posizione centrale nel dibattito pubblico. Senza peraltro, e mi sembra sintomatico, suscitare una riflessione sul razzismo "interno" alle stesse teorie e pratiche femministe.
E così "chi ha paura del separatismo?" sarà il titolo di un post che leggerete presto qui. Cercherò di rispondere ripercorrendo la storia del separatismo, delle diverse forme che ha assunto (a seconda dei contesti nazionali, dei momenti storici eccetera) nel movimento femminile/femminista (e non solo). Sarà l'occasione per parlare di differenzialismo e di sessismo e razzismo (nelle loro molteplici espressioni: lesbofobia, razzismo contro i migranti, antisemitismo, omofobia, razzismo anti rom, transfobia ...). E, intanto rinvio qui.
Chi ha paura del separatismo? Prossimamente su questi schermi...
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NOTE:
[1] Angela Azzaro, Beatrice Busi, Roberta Corbo,Annalisa D'Urbano, Olivia Fiorilli, Chiara Giorgi, Mariarosaria LaPorta, Maria Tiziana Lemme, Luciana Licitra, Aurelia Longo, Valentina Mangano, Ilaria Moroni, Monica Pepe, Elena Petricola, Valeria Ribeiro Corossacz, Barbara Romagnoli, Laura Ronchetti, Maria Russo, Marzia Saldan, Ornella Serpa, Marina Turi. La rete Controviolenzadonne.org che si costituisce in seguito a questo appello (e che promuoverà la manifestazione) comprende diversi collettivi : A/matrix, Assemblea femminista via dei volsci 22,Centro Donna L.i.s.a., Feramenta, Infinite voglie, La mela di Eva, Luna e le Altre, Martedì autogestito da femministe e lesbiche, Ribellule, donne CSOA-EXSNIA.
[2] Donne singole, collettivi, associazioni. Impossibile nominarle tutte: dalle Maistat@zitte di Milano alle Fuoricampo Lesbian Group di Bologna ... Per tutte le adesioni pervenute si veda qui. Alcune adesioni sono state rifiutate: "rifiutiamo l’adesione alla manifestazione del 24 novembre e la strumentalizzazione di questa giornata da parte dell’UGL e degli altri soggetti politici che hanno aderito al Family Day, che disconoscono l’autodeterminazione delle donne e sostengono le politiche razziste, familiste e ostili al riconoscimento dei diritti e della libertà di lesbiche, gay e trans della destra reazionaria, rilanciate in grande stile anche da un governo che si definisce di sinistra ", si legge in un comunicato della rete di controviolenzadonne.org.[4] Del resto avevo sollevato le stesse questioni a proposito delle migranti in una mailing list bolognese in occasione della manifestazione cittadina contro la violenza sulle donne dello scorso anno.
[5] Ci sono ovviamente anche commenti di uomini che rispettando la decisione delle donne "accettano la sfida" di cominciare un percorso "tra uomini" contro la violenza sulle donne (per esempio il commento di Jacopo in Sommovimento femminista ).
[6Non intendo negare l'estistenza di conflitti generazionali nei femminismi, ma non mi sembra che a proposito della scelta separatista della manifestazione ci sia stato disaccordo tra "vecchie" e "giovani", come si può evincere, tra gli altri, dal commento di Claudia, 11 ottobre, in Sommovimento femminista.
[7] Commento di Maia, 30 ottobre, in Sommovimento femminista.
[8] Commento di Nic, ibid.
[9] Per chi si fosse perso questo interessantissimo numero di Queer, tutto dedicato alla manifestazione del 24, segnalo che tra qualche giorno dovrebbe essere consultabile on-line nel sito di Liberazione. Per intanto trovate l'articolo di Gaia Maqi Giuliani nel post Contro il separatismo di Femminismo a Sud.
21 commenti:
guarda... personalmente ho vissuto questa scelta segregazionista come una pugnalata alla schiena: chi, maschio, voleva partecipare al corteo (o ha fatto pubblicità) non è certo maschilista, anzi subisce i controccolpi della lotta contro i pregiudizi degli uomini maschilisti che "tradisce" .
Sia chiaro inoltre che considero legittima la scelta segregazionista, per carità, ma nella mia concezione di Sinistra non rientra alcuna forma di separatismo e NON credo che donne/uomini di Sinistra dovrebbero partecipare ad un corteo segregazionista.
poi... sul titolo "contro la violenza maschile" ho scritto il pezzo satirico (sempre rivolto alle donne di Sinistra) che ti posto nel commento successivo.
Per quanto mi riguarda, si è rotto qualcosa e si è rotto non solo per le modalità del corteo (che prima di conoscere nei suoi memi culturali avevo spalleggiato ) ma anche perchè le compagne che vi hanno partecipato e che frequento hanno giustificato tutto (sarebbe bastato dire: "premesso che ci sono stati questi errori e la prossima volta non si rifaranno, è stata una giornata bellissima")
da oggi in poi, non intendo più propagandare alcuna iniziativa proviente dalle organizzazioni e dalle partecipanti a quel corteo ..
e la mia battaglia per l'uguaglianza di genere sarà dedicata alla "questione maschile" poichè esiste anche un disagio maschile (a cominciare da alcune leggi sessiste antimaschio presenti in Italia, per una delle quali siamo sotto infrazione anche presso gli organi comunitari )
CONTRO LA VIOLENZA RUMENA
tempo fa i finiani (ma anche i veltroniani) hanno indicato i rumeni ed
i rom (poi fusi in un solo gruppo indistinto) come i colpevoli della
violenza in Italia... ultimi tra gli untori diffusori di tutti i
mali nella società (la droga, la prostituzione... e se sono musulmani
anche il terrorismo)
In effetti se si analizzano le stime sul crimine si vede che gli
immigrati ed in particolari alcune etnie sono sovradimensionate
rispetto ad altre
Organizziamo quindi una bella manifestazione contro la violenza rumena!
ma sia chiaro, non è mica una manifestazione razzista!
E' solo una manifestazione per le vittime della violenza :-p
e se ci sarà qualche campo nomadi incendiato e qualche ragazzino
inneggiante a Hitler... che volete che sia?!
è l'oppressione che ha uno sfogo liberatorio, bisogna comprenderlo
naturalmente alla manifestazione non sono ammesse NERI, musSsulmani e
ZINGARI
i giudei possono venire solo se dimostrano di non essere strozzini
io c'ero a Roma, sabato.
cara vincenza rispetto alla tua valutazione certamente io concordo con il fatto che neppure io voglio essere incasellata tra le "separatiste/no"
come tante immagino. io rivendico il diritto di stare in luoghi separati e anche misti. dipende dai momenti edalle circostanze. faccio parte di un gruppo di studio femminista, di una associazione femminista, sto in rete a fare condivisione con altre femministe e anche uomini. la realtà è molto più complessa del separatismo si o no, certo. infatti la scelta forzata ha prodotto una frattura prevedibile perchè insiste in un dualismo che produce altri schemi binari. io voglio essere libera di fare la separatista o la non separatista quando mi va e la questione di questo corteo non si inceppa giusto su questa questione.
non solo, almeno. si inceppa su un metodo praticato per l'organizzazione di tutto che ci ha costrette a dover scegliere da che parte stare. ma il problema sta a monte e cioè all'imposizione praticata senza fare rete e senza praticare reale condivisione. perciò si tratta di una questione di metodo piu' che di uno scontro sulle pratiche tutte dignitosamente rispettabili. il problema sorge quando una pratica decide di imporsi su tutte le altre senza un confronto ma con un impianto decisionale che tu stessa definisci con strutture gerarchiche. questo è il vero grosso problema. secondo me. grazie di questo contributo e di questa ricostruzione comunque perchè è davvero utile.
un bacio
Fika Sicula
Femminismo a Sud
Filomeno, grazie di esserti fatto risentire anche se io sono stata latitante :-)
Ovviamente trovo il tuo parlare di "segregazionismo" per definire la scelta di fare "una" manifestazione di sole donne, un "tantino" (ironia) discutibile.
Bisognerebbe finirla, per cominciare, - e soprattutto se vogliamo fare Sinistra, tanto per riprendere il titolo del tuo nuovo sito - , smetterla di adoperare metafore più o meno evocative (segregazionismo, pogrom, nazismo eccetera eccetera) per dare "forza" alle nostre argomentazioni.
Ovviamente rinunciarci significa fare uno sforzo di meningi un pochino più impegnativo, ma tant'è.
E poi: mi dicevi tempo fa di aver trovato interessante il mio vecchio articolo (Femminismi e nazismo), lo hai anche linkato All'osteria del porto ... ora mi chiedo: ma lo hai veramente letto? E' anche una critica di certe forme di amalgama...
Sul "separatismo" il discorso è lungo e ne parlerò "presto" (ho tempi lunghi, da ruminanti); ci sarebbe anche da chiedersi se in questo caso (la manifestazione di sabato) si possa effettivamente parlare di "separatismo".
Riguardo alla formulazione "violenza maschile contro le donne" anche a me non convince del tutto, forse si poteva trovare di meglio, ma ERA NECESSARIO nominare chi esercita questa violenza sulle donne, e non ci piove che sono gli uomini.
Nicola, tu c'eri. Va bene. E allora? Non polemicamente, ma davvero non capisco. Ho fatto anche un giro nel tuo blog che non conoscevo, ma non mi ha dato lumi su questa questione... Puoi esprimerti se vuoi, noi femministe abbiamo smesso da tempo di mangiare i maschietti che vanno alle manifestazioni di sole donne :-)
Dulcis in fundo - anche pensando alla torta al cioccolato :-))) - buonasera cara.
Deve essersi stabilita una qualche forma di telepatia con te: ieri sera avevo letto il tuo messaggio in lista e avevo pensato di inviarti una mail "privata", poi ero stanca e oggi - più o meno all'ora in cui hai postato il messaggio - ho pensato che dovevo proprio farlo, ma non era il momento (eravamo al presidio sotto la procura per il processo ai due che hanno tanti amici e amiche ... Giornata pesante - inizio 9 e 30, sentenza verso le 17 e 30 -, ma infine tutti i capi d'accusa sono stati riconosciuti, dalle percosse allo stupro di gruppo).
Venendo al tuo commento: però ti renderai conto che il tuo discorso è perfettamente reversibile o no? E poi, come dicevo a Filomeno, ma siamo sicuri che in questo caso fosse leggittimo parlare di "separatismo" (con tutto quello che ne consegue)?
Il fatto che nel documento non si parlasse di separatismo, ma di manifestazione delle donne per le donne e solo per le donne, è stato letto da molte (mi sembra anche da te nel blog, se sbaglio sorry) in questi termini: avete dato un segnale ambiguo, non si capiva che era una manifestazione separatista e in questo modo alla fine ce l'avete imposta. Su questa lettura ho dei dubbi, e questo è uno dei punti sui quali varebbe la pena secondo me di continuare a ragionare.
Per il discorso sulle "strutture gerarchiche" nell'organizzazione della manifestazione, ne parliamo volentieri se vuoi ma adesso aiutami!!! Dov'è che avrei detto anch'io che ci sono state?
baci
v.
oh vi. ma di mestiere fai la prof che mi bacchetti sempre sulle mie espressioni?
:-p
(vai un po' al link indicato , quando vuoi, e con i tempi biblici che ti fan comodo:
http://fainotizia.radioradicale.it/2007/11/27/le-donne-non-sono-minorate ho esposto in modo più organico il ragionamento... che certamente troverai cavernicolo :-p )
più seriamente io temo che la manifestazione più che spingere quegli uomini non impegnati nell'anti-sessismo ma non sessisti verso culture tipo Maschile Plurale, li abbia spinti verso Maschi Selvatici :-((
se hai quel file che ti ho chiesto nel commento al post successivo, spediscimelo, altrimenti come faccio ad essere un maschio discente ;-)
filomeno
Caro discente,
c'è qualcosa che non funziona con il link, riesci a controllarlo e rinviarmelo? Magari pausa pranzo riesco a darci un'occhiata così poi stasera ti ri-bacchetto ;-)
v.
ok, te lo re-invio sul tuo mail di yahoo ... ma non aspettarti questione filosofiche, è un commento sulla manifestazione (dal di fuori)
sul documento femminista da farmi leggere, ricordati che l' "intellettuale" aperto che sto costruendo deve tenere a bada le reazioni del rozzo ignorante giovane irpino cresciuto in ambiente tutt'altro che progressista... quindi vacci con gradualità (io sono uno di quelli partiti da Dio,Patria, Famiglia, bravi Craxi ed Andreotti)
cara Vi la torta è sempre pronta per te quando vuoi :)***
della sentenza so perchè ho ricevuto un messaggio bellissimo nel cuore della notte che mi diceva semplicemente "Vincere si puo'" che come vedi è anche il titolo del post che ho messo su oggi. Ora aggiungo anche le note sulla sentenza perchè non le conoscevo in maniera precisa e avevo paura di sbagliare.
rispetto alla discussione: si c'e' una interpretazione che è quella che dici tu. una decisione iniziale dell'assemblea che non viene comunicata con chiarezza. l'affermazione delle organizzatrici che ritengono di aver bene precisato nel documento declinato al femminile. la richiesta di molte di rianalizzare la decisione presa sostanzialmente in un contesto romano e non condivisa da molte donne nel resto d'italia. il parere di molte donne che fino alla terza assemblea hanno ritenuto possibile poter rimettere in discussione quella decisione iniziale di cui poche avevano capito (vedi comunicato uds e anche dichiarazioni di altre che dicono di essere venute o di aver dato adesione senza comunque condividere quell'aspetto). e il ribadire quella decisione nell'ultima assemblea. queste sono state le fasi per come la vedo io che però non sono stata a roma e mi baso su quello che ho acchiappato a voce, per telefono e tramite mail da altre donne che ci sono state o che ricevevano notizie di varia natura come me.
questo sta nella gerarchia che mi pare (e ora non lo trovo ma c'ho l'occhio annebbiato che stanotte non ho dormito molto :)) tu abbia definito quando dicevi che una organizzazione responsabile di una cosa così grossa doveva avere per forza una struttura gerarchica a meno che non me lo sono sognato :)))
sul fatto di saper leggere o meno in quel documento un'annuncio di pratica separatista io posso dirti solo che nella comunicazione bisognerebbe scegliere un linguaggio comprensibile per tutte dato che non tutte le donne evidentemente sanno che documento declinato al femminile sta per annuncio di corteo separatista. la precisazione successiva che è arrivata anche piuttosto chiaramente ha suscitato infatti grande sorpresa.
puoi dire quindi che tra le donne non c'e' una formazione separatista o una conoscenza dei linguaggi del separatismo, puoi dire che la scelta separatista forse nelle modalità e pratiche attuali è diventata inusuale se non come momenti di gruppo (non applicato a manifestazioni pubbliche, insomma) poichè di separazioni ne vediamodi più solo tra identità politiche differenti (es: manifestazione antagonista o manifestazione moderata)
e generalmente vengono stigmatizzate come settarie, troppo radicali, insufficienti, povere (anche in senso numerico).
per cultura cio' che si stacca ed è separato e tenta di spostare l'attenzione a partire dal proprio punto di vista è guardato un po' con sospetto.
e questa operazione infatti è più tipica dei gruppi ideologicamente più radicali o antagonisti che adesione per i propri contenuti e per le proprie pratiche e rivela però anche una incapacità di mediazione con parti differenti.
la manifestazione del 24 ha quindi due momenti di rottura forti: quello in cui acchiappa l'iniziativa su una manifestazione che dato il casino sulla donna romana seviziata e altre cose avvenute dello stesso tenore altrove era impossibile potesse fallire. acchiappando l'iniziativa evidentemente si aggiudica anche la opportunità di dettare parole d'ordine e modalità sacrificando il dialogo per un obiettivo che condivisibile o meno aveva comunque una sua grande valenza. l'altro momento di rottura avviene sulle pratiche, cioè proprio tra i nuovi femminismi con i quali peraltro i gruppi della organizzazione sono in rete. in questo caso la questione è più complessa perchè sono stati sacrificati il fare rete, l'esercizio della condivisione cui siamo abituate, la coesistenza di varie pratiche all'interno di una lotta con obiettivi comuni. e per fare questo si è a mio avviso preso in prestito un metodo che è antico e non ci appartiene.
e ora mi sono persa perchè mi sa che il commmento è troppo lungo :))
spero di aver spiegato..
un bacione
Fika Sicula
Femminismo a Sud
Filomeno, ho letto la versione "lunga" del tuo articolo.
Guarda, io tutta questa violenza non la vedo proprio! Poi - cosa strana -, quando la "violenza" la esercita chi si ribella a un "potere" (lo Stato, la Chiesa, quello degli uomini sulle donne...) tutt* pronti a gridare allo scandalo. Il resto capita piuttosto raramente, mi pare. Insomma la violenza per me stà proprio da tutt'altra parte.
Anzi ti dirò di più: mi va benissimo la cacciata della Prestigiacoma&Co. Ma cosa credevano? Che solo perché hanno la "cosina" tra le gambe sarebbero state accolte a braccia aperte nonostante l'avvallo al pacchetto sicurezza in chiave anti-migranti e l'appoggio al Family Day? Tra l'altro, quest'ultima cosa è interessante anche perché mostra l'inconsistenza di certe critiche che suonavano più o meno così : riufiutate gli uomini e poi magari farete sfilare la Santachè solo perchè è donna. Ora a parte che la Santachè non si è vista neanche, cio' denota che ancora non è chiaro cosa significa parlare di "donne" e "uomini" come categorie sociali.
Per quanto riguarda le "strumentalizzazioni" della stampa e il messaggio che in questo modo "si dà al Paese " come scrivi tu, non me ne preoccuperei eccessivamente. Anzi, che noia!
Piuttosto potenziamo i nostri circuiti di informazione (non solo in rete; credo che ancora non si possa fare a meno del cartaceo, quindi ben vengano riviste, fanzine, manifesti e volantini possibilmente non in zona universitaria ma nei mercati, davanti alle fabbriche ... eh, si su queste questioni sono decisamente vetero), protestiamo con la stampa quando scrivono idiozie (io lo faccio abbastanza sistematicamente; non pubblicano quasi mai, ma io archivio tutto. Arriva sempre il giorno che i conti si fanno ...).
Insomma bisognerebbe "drammatizzare" meno certi aspetti, che tutto sommato fanno parte di un rapporto di potere e guai a pensare: se stiamo buonin* magari la prossima volta ci trattano meglio...
Per i maschietti: guarda peggio di così!!! Anche tu, comunque, mi sembri sulla strada del Maschio selvatico, ma magari sei ancora in tempo a chiedere accoglienza in Maschile Plurale :-)
Per l'articolo "divulgativo" sul femminismo, di mio non ho nulla. Di altre ci devo pensare. magari, visto che è tanto che volevo provare a rimettere a posto la voce "femminismo" in Wikipedia, appena mi decido scrivo qualcosa anche per te. Ma non prima di gennaio. Dalla prossima settimana sono in viaggio per un mese e avrò troppo tempo. Troppo tardi?
'Notte
v.
Fikula cara(ti ho trovato un diminuitivo, eh!eh!eh!), se capisco bene il punto per te è - indipendentemente da tutte le altre questioni di cui abbiamo già parlato e sulle quali mi sembra siamo riuscite a trovare un minimo di accordo, almeno a grandi linee - che proprio non ti è piaciuto il modo in cui la manifestazione è stata organizzata e gestita dall'inizio alla fine soprattutto per una questione di scarsa condivisione, gerarchia e stravolgimento di pratiche condivise. Guarda, sarà che sono stanca (e devo ancora guardarmi la posta), ma quello che mi viene ora da dirti è che secondo me per una manifestazione nazionale, organizzata dal basso, senza auiti vari da partiti e istituzioni, non mi sembra che sia andata troppo male. Rispetto alla "gerarchia", guarda che è difficile organizzare una cosa così, autonoma, nazionale, senza grandi mezzi e gestirla "democraticamente" tutte insieme che siamo tra l'altro sparse per tutto lo stivale!!!(forse mi riferivo a questo?) Senza voler sminuire la percezione che hai di come è andata (anzi parliamone ancora, magari io che un po' ci sono un po' no mi sono persa qualcosa) se ripenso ad altre situazioni (per esempio la manifestazione contro la violenza sulle donne del 25 novembre dell'anno scorso qui a Bologna), mi sembra proprio che a Roma si sia fatto un bel lavoro. E comunque non ho avuto la percezione, se errori ci sono stati, che siano stati fatti con lo scopo di escludere "volontariamente qualcuno. Comunque metterne a nudo i limiti organizzativi mi sembra utile, solo se concretamente si indicano delle metodologie alternative per al prosima volta, che spero sia presto!
Quindi cara, rimbocchiamoci le maniche che questa volta non possiamo neanche contare sull'appoggio di Filomeno ;-)
ehm, ho riletto "l'anteprima" che già non era più anteprima, ci sono tanti refusi, scusatemi la sciatteria (che generalmente non mi piace), ma si vede che sono proprio stanca :-(
Ne correggo solo uno: in viaggio avrò troppo POCO tempo ...
Veramente 'notte
v.
"Anche tu, comunque, mi sembri sulla strada del Maschio selvatico"
non mi pare :-(((
non credo proprio che il cammino di uno indirizzato verso il "selvatico" preveda contattare una femminista e chiedere spiegazioni sul movimento femminista e sulle tematiche femminili direttamente alle interessate onde sfatare eventuali distorsioni che si hanno da fuori.
(e tra l'altro , con i segni delle bacchettate dekke compagne , non mi accetterebbero neanche tra i selvatici :-p )
"appena mi decido scrivo qualcosa anche per te. Ma non prima di gennaio. Dalla prossima settimana sono in viaggio per un mese e avrò troppo tempo. Troppo tardi?"
ok grazie.
non saprei se è tardi, io penso di essere attualmente anti sessista ma tu mi dici che sono già tendente al maschilismo...
" rimbocchiamoci le maniche che questa volta non possiamo neanche contare sull'appoggio di Filomeno ;-) "
sfotti eh? :-p
comunque Filomeno è passato da fiancheggiatore di quart'ordine , a discente.
Se ho delle pecche di formazione potrebbe essere anche un passo avanti... sempre a trovare persone e libri giusti
io rimango convinto di quel che ho detto : sia su quale è la forma mentis dei movimenti di liberazione da appoggiare , sia sulla necessità strategica di presentarsi con un lato comprensibile e affascinante ...
necessità non per chi , come Maschile Plurale, è già convinto; e neanche per chi come Maschi Selvatici è dall'altra parte, ma per tutti coloro che non sono sessisti e tuttavia non hanno mai fatto battaglia antisessista e quindi non digeriscono certi toni ed attegiamenti.
ciao
p.s.
per comunicare, please, usiamo la mail altrimenti diventa difficile sapere quando ci si scrive
Infatti, scherzavo, non lo hai visto che c'era la faccina così :-)?
Ma magari se non proprio sulla strada di Maschi Selavatici ...
Sono invece contenta che discutiamo, mi dispiace solo non avere abbastanza tempo! Questa sarebbe la mia pausa pranzo ...
Bene, ti invierò ora mail per avvertirti che ho postato un commento per te, ma io ad esempio ho attivato una funzione per cui apena c'è un nuovo messaggio vengo avvertita. Ma ora non ricordo più come ho fatto :-(
ciao, mio caro (ed unico! ... almeno al momento...) discente ;-)
Contro il razzismo ? Allora dobbiamo essere contro gli arabi e contro i negri, perchè in Africa sono avvenute delle stragi razziali da far impallidire Hitler, e tuttora ne avvengono. Quindi lotta dura contro il razzismo, e contro i mussulmani che ci schiavizzano e i negri che ci infibulano.
allora ci sentiamo quando torni prof :-)
nel frattempo torni, se vi sono "supplenti" sui cui siti/blog posso capire un po' del femminismo, basta che mi dai i link ... andrò a leggere periodicamente-
ma che sia roba semplice ....per uno appena uscito fuori dalla selva
buon appetito
filomeno :-)
Confesso che avevo grosse perplessità e un pochino le ho ancora su questa scelta separatista della manifestazione e infatti avevo scritto qualcosa di ironico su questo che forse hai visto.
Però sei riuscita a mettermi dei dubbi! Adesso aspetto il prossimo post per decidere se diventare anch'io discente di Marginalia come Filomeno...
ciao
Franci
Per il signor Anonimo (o signora Anonima?): ovviamente è troppo chiederti di assumerti - almeno con una firma -, la responsabilità delle tue(stupide)affermazioni.
Per Filomeno: guarda che faccio un viaggio sul pianeta Terra, quindi anche se non avrò molto tempo non è detto che dobbiamo aspettare il mio ritorno per risentirci :-)
Intanto comunque potresti leggere Le deuxième sexe di Simone de Beauvoir, testo (a torto) oramai passato nel dimenticatoio. E invece, secondo me, nonostante sia un po' datato e letto con l'occhio di oggi dimostri tutti i suoi limiti, vale ancora la pena di essere letto. Almeno per cominciare ...
Mi chiedevi di gruppi/siti/blog interessanti sul femminismo e anche il mio curriculum! ...
Quest'ultimo me lo hai chiesto via mail perché evidentemente una richiesta così balzana non te la sentivi di farla pubblicamente, eh? :-(((
Comunque sulla destra nelle rubriche che ho denominato "Eppur si muove" e "Segnaletica" trovi molte realtà interessanti, un bel sito (e molto utile) è quello della Sis (Società italiana delle storiche). Poi per decidere se hai ancora intenzione di essere mio discente, puoi consultare, sempre qui sulla destra, il mio ritratto bio-bibliografico. E se non ti basta puoi leggere la recensione che Luisa Passerini ha scritto su Liberazione circa la recente pubblicazione di un numero monografico sui femminismi transnazionali della rivista Zapruder (numero al quale ho colaborato). Ecco il link:
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/2007/08/che-cosa-resta-del-femminismo_1720.html
E comunque non farti problemi per me nel caso la tua valutazione dovesse essere negativa. A parte il fatto che avere dei discenti non è mai stata la mia preoccupazione, credo di aver trovato un/una "sostituto/a" :-)))
A proposito: grazie Franci. Non ho ancora avuto il tempo di leggere il tuo post ironico sul separatismo ma lo farò appena posso. Intanto grazie di tutto e sono molto contenta quando riesco a seminare "dubbi" ...
allora chiariamo:
il cv (??) era una richiesta di sapere chi mi sta passando info.
Nella mia frequentazione di socialismi, ho conosciuto alcuni ambienti che citavano ed erano esperti di socialismi... salvo poi non essere riconosciuti tali dagli altri.
Ci sono tutte le esperienze del comunitarismo ad esempio ; io, come molti, considera di Destra il comunitarismo ma , per alcuni con meno preparazione, possono essere presi come "comunisti sui generis" .
e sapendo che vi sono di queste problematiche con i vari movimenti di liberazione, ho voluto saperne di più sul "cv"
del resto, sul femminismo sono ignorante confesso... quindi credo evidente che mi si può rifilare tutto ... ho voluto quindi cautelarmi a beneficio mio (ma anche delle femmniste)
La richiesta pv perchè era comunque legata alla tua persona sebbene diciamo chiaro: io NON ti abbia chiesto nulla di privato, nè cv lavorativi nè altro ma solo preparazione intorno al femminismo
Andiamo Vi. concedemi un po' di fiducia, non tutto quello che dico e faccio è senza logica o guidato da aggressività maschilistica :-p
e poi ti ho spiegato che preferisco le mail ai commenti sul blog, quindi per me è strano scrivere qui e non via mail
sul resto, ho salvato il commento e l'intera pagina del tuo blog così da leggere con calma tutto .
(per contattarmi usa mail)
ciao
p.s.
se fossi nelle femministe, non sottovaluterei l'opera divulgativa che si può e deve fare online presso i maschi di Sinistra .
Come si è potuto vedere , ci sono molti fraintendimenti da chiarire anche nella cultura di Sinistra .
Certo poi... se il rapporto è che qualsiasi cosa dice un pene-munito deve essere rimproverato diventa difficile!!
come ho detto ad altre compagne...
alle medie mi si raccontava questa storia:
il lupo era un concorrente dell'Uomo,
si uccidevano a vicenda,
un giorno una donna cominciò a trattare con dolcezza dei cuccioli di
lupo,
e così venne addomesticato e da allora difese i villaggi ed aiutò
nella caccia :-p
quindi femministe... siate gentili :-)
commento anonimo del 30 nov ore 15.35 sul "cv" è mio
Filomeno
La fiducia si costruisce non si concede, del resto anche tu mi sembri un tantino diffidente ...
Comunque appena trovo un attimo di calma mi faccio sentire via mail
v.
Ps: avevo capito che il commento "anonimo" precedente era tuo. Quando parlavo della necessità di assumersi la responsabilità di quanto si afferma, mi riferivo all'anonimo (o anonima) che ha postato qui un commento spiccatamente razzista contro "negri" e "mussulmani".
per "andare a vedere" l'altra parte la fiducia bisogna concederla .
Su cosa "costruisci" un rapporto che non'cè!? e per giunta, come fai notare, con chi sei abituato a guardare con diffidenza?
per rimanere a dialogare bisogna costruire
Tu non stai contribuendo a nessuna delle due cose
filomeno
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