Alcune iniziative molto interessanti a proposito delle rappresentazioni visuali dei corpi femminili, ci offrono lo spunto per alcune ulteriori riflessioni sulla costruzione della bianchezza e del privilegio. La prima iniziativa alla quale facciamo riferimento è la pubblicazione on-line delle immagini raccolte in una mostra di qualche anno fa, Le rappresentazioni della femminilità nera: dal mito della Black Venus alle artiste nella musica reggae. La mostra, curata tra le altre da Sonia Sabelli, è divisa in quattro sezioni: la storia di Sarah Bartmann, la cosiddetta “Venere ottentotta”, e le contro-rappresentazioni che ha ispirato, le rappresentazioni visuali dei corpi delle donne nere durante il colonialismo italiano, l’uso dei corpi di donne e uomini dalla pelle nera per pubblicizzare i “frutti” della colonizzazione durante il fascismo e il modo in cui le artiste nere hanno decostruito gli stereotipi razzisti e sessisti che sono ancora attivi nella musica contemporanea e che rappresentano un’eredità della schiavitù e del colonialismo. La seconda iniziativa è un seminario organizzato dal Laboratorio Sguardi sui Generis e dal Cirsde, Corpi senza donne, che si terrà a Torino mercoledì 18 maggio e che ruota intorno alla discussione, in presenza delle autrici, del video di Elisa Giomi e Daniela Pitti Se questa è una donna. Il corpo femminile nei messaggi pubblicitari. Se la mostra indaga quindi, nei suoi molteplici aspetti, l'uso/abuso dei corpi "neri", il corpo che emerge dal video al centro dell'iniziativa torinese, è un corpo essenzialmente "bianco" (la rara presenza di alcune immagini pubblicitarie che fanno riferimento o mettono in mostra corpi "neri" - come quello utilizzato per pubblicizzare una birra con lo slogan "Fatti la cubana" - non viene problematizzata). Come dicevamo queste iniziative (il loro "accostamento") ci offrono stimoli, spunti di riflessione e domande, alcune delle quali già al centro dell'analisi delle attuali retoriche razziste e sessiste analizzate alla luce delle rappresentazioni visuali dei corpi maschili/femminili e bianchi/neri nei manifesti di propaganda europei, nel nostro intervento dello scorso anno al convegno States of Feminism / Matters of State (e per una rassegna dei manifesti di propaganda italiani rinvio al sito Cronache di ordinario razzismo). Domande che stiamo tentando di mettere meglio a fuoco in un nostro contributo su Sessismo, razzismo, pubblicità all'interno di un più ampio progetto di ricerca sulle rappresentazioni dei corpi in pubblicità (progetto coordinato da Laura Corradi e di cui una parte è stata già pubblicata nel numero di marzo di Leggendaria). Ci chiediamo, ad esempio, che tipo di relazione (o, potremmo dire, di nesso quasi costitutivo) esiste tra una certa rappresentazione (e costruzione) del corpo nero e la rappresentazione/costruzione del corpo bianco, della sua "bianchezza"? Attraverso quali traiettorie si costruisce il privilegio di alcune all'interno di un processo di di-sumanizzazione che, articolato secondo diversi assi di differenzazione, coinvolge il corpo di tutte? Come "complicare" un approccio di tipo intersezionale (anche) alle rappresentazioni visuali dei corpi (neri e bianchi), all'interno di quella complessa dinamica di rapporti sociali di dominio che diversamente rischia di restare opaca?
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