martedì 29 giugno 2010

Cie: Né frontiere, né nazioni / Pas de frontières, ni nations

Continuano senza sosta le lotte delle/dei migranti dentro i Cie, come si moltiplicano le iniziative di sostegno e sensibilizzazione delle/dei solidali. Mentre in Italia si va verso la manifestazione No-Cie del 10 luglio a Torino, a Steenokkerzeel (località vicino a Bruxelles) antirazziste/i provenienti ad diversi paesi europei hanno bloccato per un giorno, con un'azione definita a giusto titolo spettacolare, la costruzione di un nuovo centre fermé (i locali Centri di identificazione ed espulsione) grazie all'utilizzo di lock-ons (nella fretta solita non riusciamo a trovare termine adattoa tradurre in italiano, sono comunque dei tubi metallici all'interno dei quali due persone possono attaccare le braccia), di cui uno di diverse centinaia di kg ha bloccato l'accesso alle porte d'entrata. Lo slogan della giornata è stato “Pas de frontières, ni nations !”. Condividiamo.

domenica 27 giugno 2010

A Cyborg Manifesto: Donna Haraway au Centre Pompidou

Le mercredi 30 juin à Paris (Centre George Pompidou, Grande salle, niveau -1) rencontre-débat avec Donna Haraway. Philosophe des sciences et professeur à Santa Cruz, Donna Haraway est une figure majeure de la pensée contemporaine. Elle a développé depuis les années 1980 la théorie Cyborg, qui conteste l'essentialisme du genre et propose d'explorer le caractère hybride (machine et organisme) de l'être humain. Ses ouvrages ont profondément renouvelé et bouleversé les domaines de la primatologie, de la biologie et de la philosophie. Rencontre avec la philosophe Isabelle Stengers et Bruno Latour autour de quelques-uns de ses sujets de prédilection : sorcières, animaux et scientifiques.E qui la fine del post.

venerdì 25 giugno 2010

Nazi sessismo e arte

Una Minnie nuda e sexy (?) sovrastata da una svastica gigante è l'ultima trovata "creativa" di una galleria d'arte per pubblicizzare la mostra Abnormal nudes ... . Rinvio a Staffetta, del Nodo sociale antifascista, per le doverose considerazioni ... Chiedo a quanti/e ritengono, come già in altre occasioni, che il messaggio/linguaggio artistico è ironico e/o di "rottura", di astenersi dal commentare.

mercoledì 23 giugno 2010

Rotture postcoloniali / Ruptures postcoloniales

Roptures postcoloniales. Les nouveaux visages de la société française è un volume recentemente pubblicato(a cura di Nicolas Bancel, Florence Bernault, Pascal Blanchard, Ahmed Boubeker, Achille Mbembe e Françoise Vergès) che pone delle questioni cruciali per guardare, alla luce dei post-colonial e subaltern studies, la Francia di oggi offrendo nello stesso tempo spunti interessanti per meglio comprendere gli effetti odierni del periodo coloniale anche in altri contesti nazionali e ripensare la mondializzazione e i movimenti diasporici. Per l'indice del volume (con saggi; tra gli/le altri/e di Ann Laura Stoler,Mamadou Diouf, Elsa Dorlin), rinvio al sito della casa editrice, La Découverte

lunedì 21 giugno 2010

Judith Butler: prendere le distanze dalla complicità con il razzismo

Qualche segnale importante: mentre in Italia in tant* hanno detto con forza che al Pride (?) romano Noi non ci saremo (e l'appuntamento è per tutt* coloro che possono esserci il 26 a Napoli come lo è stato già il 19 a Torino, per il bellissimo pride promosso congiuntamente dal Coordinamento Torino Pride Lgbt, Donne di Torino per l'autodeterminazione e Collettivo Immigrati Auto Organizzati ...), in Germania Judith Butler ha rifiutato il Zivilcourage Prize (ovvero "premio al coraggio civile") assegnatole dal pride di Berlino (e lo ha fatto in maniera plateale, direttamente dal palco, godetevi il video), affermando con molta nettezza la necessità di "prendere le distanze dalla complicità con il razzismo". Su questo rifiuto butleriano, che ha suscitato l'ovvio entusiasmo di molt*, pubblico il documento di Suspect (su questo nuovo gruppo di attivist*/queer/ trans migranti/people of colour e loro alleati, rinvio al sitoNo homonationalism), nella traduzione di Tiziana Mancinelli (che Marginalia ringrazia ancora una volta per il suo lavoro di traduttrice militante). Ecco il testo: "Come attivist* Trans e queer neri e alleati accogliamo con molto piacere la decisione di Judith Butler di rifiutare Zivilcourage Prize conferitole dal Pride di Berlino. Apprezziamo il fatto che una delle teoriche più affermate abbia utilizzato la sua notorietà per sostenere la critica ‘queer of colour’ contro il razzismo, la guerra, le frontiere, la violenza della polizia e l’apartheid. Soprattutto, consideriamo un atto dirompente la sua denuncia e la sua critica aperta alla connivenza degli organizzatori/trici con le organizzazioni omonazionaliste. Il suo coraggioso discorso testimonia la sua apertura a nuove idee e la prontezza nel confrontarsi con il nostro lungo percorso politico e il nostro lavoro accademico che non soltanto portiamo avanti nell’isolamento e nella precarietà ma troppo spesso finisce per essere strumentalizzato e appropriato indebitamente da altri/e. Purtroppo, ancora una volta le organizzazioni di attivisti/e neri/e, che secondo Butler avrebbero meritato il premio molto più che lei stessa, non stati neanche menzionati nei comunicati del Pride. Butler ha dedicato il premio a GLADT www.gladt.de), LesMigraS (www.lesmigras.de), SUSPECT e ReachOut (www.reachoutberlin.de). Nonostante ciò l’unico spazio politico riportato nei comunicati è il Transgenial Christopher Street Day, un Pride alternativo a predominanza bianca. Invece di affrontare il tema del razzismo, la stampa si è concentrata sulla semplice critica alla commercializzazione, nonostante le parole di Butler siano state molto chiare: “Devo prendere le distanze dalla complicità con il razzismo, compreso il razzismo islamofobico”. Ha inoltre sottolineato che non solo gli omosessuali ma anche “bi, trans e i soggetti queer possono essere strumentalizzati da quelli che alimentano lo stato di terrore. Il comitato organizzativo, per voce di Renate Künast del partito dei verdi (che sembrava avere difficoltà nel pronunciare il nome della vincitrice e nell’introdurre aspetti basilari dei suoi scritti) ha presentato Butler come una teorica determinata. Cinque minuti dopo, la stessa determinazione critica ha fatto cadere a terra le facce dei presentatori. Piuttosto che appoggiare il suo discorso, Jan Salloch e Ole Lehmann hanno pensato bene di rifiutare completamente ogni accusa di razzismo e di attaccare i circa cinquanta queer of colour e alleati che erano andati alla manifestazione in sostegno di Butler; “Potete urlare finché volete. Non siete la maggioranza. Questo è tutto”. Il finale è stato una fantasia imperialista intonata sullo sfondo del Brandenburger Tor: “Il Pride non è solo la continuazione di questo programma… Non importa cosa… In tutto il mondo e qui a Berlino… È sempre stato così e sempre così sarà”. In questi ultimi anni, il razzismo è stato il filo rosso dei Pride internazionali, da Toronto a Berlino, come anche del panorama gay in generale (guarda l’articolo premonitore, del 2002, ‘Monster Terrorist Fag’ – ‘mostro terrorista frocio’, scritto dalle due teoriche queer of colour, Jasbir Puar e Amit Rai). Nel 2008, il pride di Berlino aveva un motto ‘Hass du was dagegen?’, che si potrebbe tradurre come “hai un problema o cosa?” (la frase in tedesco imita in modo razzista la parlata dei/delle migranti). Homophobia e Transphobia sono state perfettamente tedesco, o la cui identità tedesca è sempre messa in discussione, e semplicemente non appartengono a quella società. Il 2008 è anche l’anno in cui i discorsi suicrimini d’odio sono entrati a far parte significativamente delle politiche sulla sessualità in Germania. La rapida assimilazione di questi concetti è stata aiutata dal fatto che il violento criminale omofobo aveva già un volto: migranti, che erano già stati criminalizzati, incarcerati e anche deportati – un fenomeno che cresce costantemente e con molta facilità. Questo panico moralista è stato reso credibile da discutibili pratiche mediatiche e dai cosiddetti studi scientifici: dove ogni caso di violenza che può essere collegato a persone gay, lesbiche, bi o trans (non importa se il presunto responsabile sia bianco o no e non importa se il movente sia l’omofobia, la transfobia o una lite per un parcheggio) viene diffuso come l’ultimissima prova di ciò che sappiamo già – che i gay, in particolare gli uomini gay bianchi, sono quelli che stanno peggio di tutti e che la colpa è del migrante omofobo. Questa “verità” sempre più accettata è in larga misura il frutto del lavoro di organizzazioni omonazionaliste come Lesbian and Gay Federation Germany e la gay helpline Maneo, la cui stretta collaborazione con il Pride ha fatto sì che Butler rifiutasse il premio. Il loro lavoro consiste in larga parte di campagne mediatiche che rappresentano i migranti come “arretrati”, “patriarcali”, “omofobi”, “violenti” e che non si possono “integrare” nella società occidentale. Nonostante tutto questo, è ironico il fatto che una di queste associazioni riceve fondi pubblici per “proteggere” persone nere dal razzismo. Il ‘Rainbow Protection Circle against Racism and Homophobia’ nel quartiere gay Schöneberg è stato spontaneamente accolto dal capo della giunta del quartiere aumentando la presenza del controllo della polizia. Da antirazzisti sappiamo purtroppo molto bene cosa significa quando avere più polizia (LGBT o no) in una zona dove molte persone nere vivono soprattutto in tempi di “guerra al terrore” e “sicurezza, ordine e decoro”. È questa, quindi, la tendenza della politica gay bianca, quella di sostituire una politica della solidarietà, di relazioni e di trasformazione radicale con una polica di criminalizzazione, militarizzazione e sempre più forte difesa dei confini nazionali, che Butler ha denunciato, anche in risposta alle critiche e agli scritti di soggetti queer neri. Diversamente dalla maggioranza dei/delle queer bianche, Butler si è esposta avendo una posizione chiara e decisa. Consideriamo questo un atto di vero coraggio.

Yeliz Çelik, Sanchita Basu, Lucy Chebout, Lisa Thaler, Jin Haritaworn, Jen

Petzen, e Cengiz Barskanmaz - SUSPECT

domenica 20 giugno 2010

Tutti i colori del bianco

Segnalo l'uscita del nuovo numero di Studi Culturali, con un inserto ( a cura di Gaia Giuliani e con articoli di Valeria Ribeiro Corossacz, Giulietta Stefani e Fernando Tavares Pimenta).che si prospetta veramente molto interessante per chi ritiene cruciale una riflessione su "razza", bianchezza e privilegio. Rinvio al sito di Studi Culturali per l'indice completo (e per scaricare articolo in pdf)


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Noi/altre e Ella ...
Bianchezza e privilegio
Retoriche razziste e sessiste e costruzione dell'altra
Noi/altre
Razza, privilegio e identità
"Sexe" et "race" dans le féminismes italiens

sabato 19 giugno 2010

Proposta indecente

Ho appena ricevuto una proposta in-decente dall'Italia, e precisamente da Ella. Magari se ne viene fuori qualcosa condivideremo. Chiedo venia se sono brachilogica più del dovuto, ma sempre meglio un post laconico che parlare di altre indecenze. Per evitare polemiche, bien sur.

giovedì 17 giugno 2010

Per amore o per forza. Femminilizzazione del lavoro e biopolitiche del corpo

Causa scarsa sintonia tra i tempi troppo lenti del servizio postale italiano e quelli ben più veloci degli spostamenti transnazionali, non mi è ancora stato possibile leggere l'ultimo libro di Cristina Morini, Per amore o per forza. Femminilizzazione del lavoro e biopolitiche del corpo (Ombre Corte, 2010). Ma intanto ve lo segnalo, rinviando ad una recensione pubblicata su Liberazione ma che avevo letto via Femminismo a Sud. Ritorneremo a parlarne, intanto Marginalia ne approfitta per scusarsi per questo ed altri "ritardi" e/o "silenzi", ma per un po' il blog avrà un andamento oltremodo incostante. Ma indipendentemente da queste pagine ... ci siamo

giovedì 10 giugno 2010

Violet Gibson, la donna che sparò a Mussolini


Per chi domani è a Roma (io no ... vorrei essere ubiqua) da Tuba un appuntamento interessante: Gabriella Romano parlerà del suo documentario su Violet Gibson, la donna che il 7 aprile 1926 sparò a Mussolini. L'attentato fallì, il duce fu colpito solo di striscio, lei - salvata a malapena dal linciaggio della folla - fu arrestata, interrogata, processata e infine rinchiusa in un manicomio inglese dove rimase circa trent'anni, fino praticamente alla morte.

mercoledì 9 giugno 2010

In nome del burqa: cronache di ordinario razzismo (e sessismo)

Mentre in Francia il Consiglio di Stato deve riconoscere che un divieto assoluto del cosiddetto burqa (velo integrale, niqab ...), non troverebbe "alcuna base giuridica incontestabile", altrove continuano le campagne mediatiche finalizzate alla propaganda dell'odio (come in Catalogna, dove partiti decisamente xenofobi agitano la questione del fondamentalismo islamico in vista delle prossime elezioni autunnali). Anche in Italia il burqa è sempre sula cresta dell'onda, e mentre a Cremona il centrodestra si spacca su come/quando/dove "migliorare" la legge proposta dal gruppo parlamentare della Lega Nord (che nella formulazione non è abbastanza chiara nel proclamare "l'illegalità del burqa"), a Udine un consigliere della Lega Nord, tal Luca Dordolo, dopo aver inutilmente intimato ad una donna a passeggio con figli e marito, di togliersi il niqab, l'ha fotografata con il telefonino e poi ha chiamato la Digos per farla identificare, poiché si stavano dirigendo verso il duomo "obiettivo sensibile". I quotidiani locali riferiscono dell'imbarazzo del consigliere quando è risultato che la donna era "moglie di un ingegnere della Danieli". E se fosse stata moglie di un qualsiasi migrante, operaio possibilmente in nero e senza documenti? La Lega avrebbe esultato insieme ai media, e non è certa la fine che avrebbe fatto lui (pericoloso terrorista) e lei (povera donna vittima del fondamentalismo). La notizia non è recentissima (25 maggio), mi è stata segnalata solo adesso (grazie a Naima) ma si presta a interessanti riflessioni su genere, "razza" e classe, come anche sulla "falsa emancipazione" che ci viene proposta (e di cui parla il volantino distribuito da antirazziste/i solidali con i/le recluse/i nei Cie, qualche giorno fa a Roma, durante l'interruzione della presentazione alla Sapienza del volume Womenomics: perché le donne sono il motore dell’economia, presenti, tra le altre, Isabella Rauti e Giorgia Meloni). Intanto Dordolo imperterrito dichiara di voler lanciare uno slogan: "Sono belle senza il velo, fotografiamole tutte".

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La subalterna può parlare?
Avvistato burqa, Ufo postcoloniale?
Il fondamentalismo del pelo superfluo
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Burqa laptop

lunedì 7 giugno 2010

Elsa Dorlin: letture esagonali di Judith Butler

Mercoledì 9 giugno nell'ambito della giornata conclusiva del seminario Philosophie et sciences sociales (organizzato dall'èquipe Philosophies Contemporaines all'Università Paris I/Panthéon-Sorbonne), Elsa Dorlin terrà una conferenza dal titolo La philosophie française contemporaine se donne-t-elle un genre ? Lectures hexagonales de Judith Butler. L'incontro si terrà nella sala di lettura di NoSoPhi (entrata dal numero 1 di rue de la Sorbonne, scala K in fondo alla Galerie Dumas, II piano, sala G 615 bis ...)

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Scambi di genere online
Un osservatorio sulle questioni razziali e sessuali
Sexe, race, classe: pour une épistémologie de la domination
Effetto Black Power
La matrice della razza
Gender (and Race) Trouble
La "différence sexuelle et les autres"

sabato 5 giugno 2010

Cie: rivolte, stupri, fughe e processi

Mentre è in discussione l'apertura di un nuovo Centro di identificazione ed espulsione a Verona, in quelli già esistenti continuano le rivolte e le fughe (le ultime a Ponte Galeria e al Restinco di Brindisi) delle/dei migranti, ma anche i pestaggi, gli arresti, i rimpatri coatti, i respingimenti e i pattugliamenti a difesa della Fortezza Europa. Si moltiplicano però anche le azioni solidali, gli appelli, i piccoli/grandi atti quotidiani di rifiuto, ribellione e non complicità all'esterno dei Cie. In questo clima si terrà, martedì a Milano, il cosiddetto "incidente probatorio" per la vicenda di Joy , la giovane migrante nigeriana che, come tutte/i ben ricordiamo, denunciò il tentativo di stupro da parte dell'ispettore capo del Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, il quale a sua volta la denunciò per "calunnia". Sappiamo, dai tempi di Processo per stupro, cosa significa per una donna trovarsi in un'aula di tribunale. E sappiamo anche (grazie a decenni di riflessioni e lotte delle donne, in specie di quelle "razzializzate") quanto può pesare, soprattutto in questi casi, il micidiale intreccio di sessismo, razzismo e potere. Martedì, a partire dalle 14, 30 sotto il tribunale di Milano (c.so di Porta Vittoria) si terrà un presidio di diverse realtà antirazziste, femministe e non, gruppi e singole/i, in solidarietà a Joy ed Hellen (la sua compagna di cella, sua unica "testimone a favore"), mentre diversi presidi, azioni di controinformazione e sostegno si svolgeranno anche in altre città (da Roma a Palermo, da Mantova a Taranto, da Ravenna a Pisa, da Perugia a Londra). Non possiamo che augurarci che il moltiplicarsi delle iniziative, degli approcci, dei linguaggi, delle modalità e dei percorsi, riesca a portare non solo un "fattivo" ma anche un efficace contributo a chi, come Joy ed Hellen e tutte/i le/i migranti dentro e fuori i Cie, vivono direttamente sulla propria pelle i risultati di un razzismo istituzionale sempre più feroce e pervasivo.

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Centri di identificazione ed espulsione: un appello
Centri di identificazione, espulsione e morte
Contro i rimpatri forzati delle/dei migranti
Cie low cost
Per Joy, Hellen, Florence, Debby e Priscilla ...
Buone lotte
Stupri non denunciabili
Sui Cie e sulle ragioni economiche delle complicità
Verso un 25 novembre contro i Cie ...
Rivolte toponomastiche sotto il Cie torinese
Nei Cie si stupra
Un blog per Noinonsiamocomplici
Un silenzio assordante
Storia di un'ex-colonizzata ...
Donne migranti, rivolte e tentativi di stupro nei Cie
I Cie "hotel di lusso" per migranti
Vivre libre ou mourir. Per Mabruka, suicida in un Cie

giovedì 3 giugno 2010

Scambi di genere online

Grazie al Fronte di liberazione della carta, alcuni testi sul genere cominciano ad essere disponibili online, uploadabili gratuitamente direttamente dalla rete. Il primo testo in libera condivisione è Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity di Judith Butler, nella versione italiana Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio (Sansoni, 2004). Lo trovate nel blog del Collettivo femminista Sommosse Perugia,liberetutte.noblogs.org. Buona lettura ;-).