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domenica 31 gennaio 2010
Una giornata senza permesso rinviata ...
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sabato 30 gennaio 2010
Antirazzismo: una giornata senza permesso! !يوم بدون إذن
Una giornata senza permesso è una giornata libera dal razzismo!يوم بدون إذن هو يوم خالي من العنصرية
Una giornata senza permesso è un'occasione di dibattito sulla crisi e la vita dei/delle migranti! يوم بدون إذن هو مناسبة للنقاش حول الأزمة و حياة المهاجرين
Per maggiori informazioni e programma rinvio al sito del Coordinamento migranti
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mercoledì 27 gennaio 2010
La straniera: un incontro su razzismo e sessismo con Erre e Contropiano
Ricordando le donne uccise per il pane dai fascisti e dai nazisti e le donne rinchiuse nei CIE ...
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lunedì 25 gennaio 2010
Happy birthday to Angela Davis
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sabato 23 gennaio 2010
La prostituzione forzata nei lager nazisti in mostra
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giovedì 21 gennaio 2010
L'impronta dell'altra: natura morta con calchi, poltrona e quadro
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mercoledì 20 gennaio 2010
Il coraggio della verità (e della rivolta)
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domenica 17 gennaio 2010
La straniera a Torino
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Il coraggio della verità
venerdì 15 gennaio 2010
Staffetta
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Sono passati tre anni da quando un autoconvocato gruppo di antifascisti scese in strada, il 2 dicembre 2006, per contrastare una manifestazione di Forza Nuova. Nei giorni successivi ci costituimmo in Assemblea Antifascista Permanente, per cercare di dare continuità a un percorso di mobilitazione sociale contro il pericolo fascista e razzista, che si manifestasse nelle attività delle formazioni di estrema destra o nell’intolleranza di chi governa. Ci ha mosso anche la consapevolezza dell’insufficienza del solo approccio antifascista militante, inadeguato di fronte a una deriva culturale che pone la paura verso tutte le diversità come forma aggressiva di collante sociale e risposta a condizioni di vita sempre più precarie. Abbiamo sempre ritenuto inefficace, infatti, una concezione avanguardistica dell’antifascismo. Anzi, l’antifascismo è una pratica quotidiana che ha successo laddove l’antifascista con la sua presenza nei quartieri, nelle lotte per la casa, il lavoro, la salute, la libertà di tutte/i, riesca a creare un tessuto politico e sociale che sappia respingere la presenza fascista senza bisogno che ciò sia ogni volta onere o responsabilità di un gruppo ristretto di militanti. Di qui la scelta di agire un lavoro «permanente» di contrasto a partire dal territorio: sul piano militante, ma anche su quello sociale, culturale, informativo, con un’opera molteplice di sensibilizzazione, creando reti trasversali di lotta e solidarietà, rivendicando una battaglia pubblica per la libertà e l’eguaglianza sociale, antifascista antirazzista e antisessista. In tre anni l’AAP ha svolto un’azione continuativa articolata sul monitoraggio delle attività neofasciste e sulla controinformazione, con presidi e feste nei quartieri, convegni, presentazioni di libri, performance, manifestazioni, mobilitandosi sempre contro ogni presa di parola pubblica dei neofascisti. Di contro, pur dialogando e collaborando di volta in volta con diverse realtà antifasciste bolognesi, non siamo mai davvero diventati l’assemblea popolare a cui aspiravamo, e neppure nei fatti una rete cittadina trasversale al movimento e all’associazionismo: da tempo ormai non potevamo che riconoscerci come un gruppo «minore» di dibattito, d’inchiesta e d’iniziativa. Abbiamo dunque deciso, riuniti convivialmente al Circolo Berneri domenica 10 gennaio, che sia giunto il tempo di chiudere questa esperienza. Crediamo sia un gesto di chiarezza e onestà mettere un punto e a capo allorché un percorso di autorganizzazione sociale non costituisca più una efficace risposta al problema per cui è nato. Siamo però tutte e tutti convinti che non sia da disperdere quanto di importante abbiamo saputo costruire in questi anni, né si debba porre fine a un lavoro culturale e di controinformazione ancora vivo e fertile. Nessun rimpianto, nessun nodo alla gola: l’Assemblea Antifascista Permanente, responsabilmente e serenamente, si scioglie. E passa il testimone ...
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"La 'ndrangheta vuole schiavi, quale che sia il colore della loro pelle" : editoriale di Annamaria Rivera su razzismo e perdita di memoria
"Quel che fa impressione, di questo paese alla deriva in ogni senso, non è solo il razzismo ormai senza freni, né soltanto il compimento di un processo che chi scrive aveva puntualmente previsto: cioè la saldatura fra razzismo istituzionale e razzismo popolare (o “di massa”, se preferite). Ciò che colpisce di più è l’impotenza della sinistra comunque aggettivata: impotenza al tempo stesso teorica e politica, coniugata con una tale perdita della memoria da far pensare a una sindrome patologica. Di fronte alla caccia all’uomo e alla deportazione delle vittime della violenza mafioso-padronal-popolare di Rosarno, il meglio che si è letto, sul versante delle voci non marginali, è l’indignazione stupefatta di chi sgrana gli occhi di fronte al fatto che “per la prima volta un’intera piana del sud è stata sgomberata da tutti gli uomini con la pelle nera che la popolavano” (Gad Lerner). Ciò che fa specie è quel “per la prima volta”. Abbiamo già dimenticato la strage di camorra che il 18 settembre 2008 uccise a Castelvolturno sei lavoratori africani e un italiano, nonché le dichiarazioni ignobili di Maroni (anche allora) e la caccia ai migranti “irregolari” che ne conseguirono? Già ci siamo lasciati alle spalle il pogrom di Ponticelli, ispirato dalla camorra e da interessi economico-istituzionali (anche centrosinistri), con la cacciata dell’intera popolazione rom della zona a pietrate e insulti popolari? Eppure Ponticelli metteva in scena il più classico esempio di pogrom: la propalazione, ad opera della camorra, di una “voce”, modellata sulla leggenda della zingara rapitrice d’infanti; l’accusa e la condanna di una giovane romnì innocente; il furore e la violenza popolari; l’espulsione dal territorio di tutti gli zingari…E Ponticelli a sua volta ripeteva il copione di Scampia: in quest’altro quartiere della periferia napoletana, nel lontano 2000, per due giorni bruciarono le favelas dei rom, dove si erano rifugiati profughi non riconosciuti, fuggiti dalla guerra civile in Jugoslavia. O forse inconsciamente si crede che i rom siano meno umani perfino dei “negri”? Se poi volessimo allungare lo sguardo all’indietro, di episodi simili ne troveremmo a decine all’epoca in cui dilagava la sindrome sicuritaria centrosinistra, fomentata e/o cavalcata ad arte da governanti e amministratori democratici. Questo per dire che, per chi avesse voluto coglierli, i segnali del precipitare di questo infelice paese verso il baratro del razzismo c’erano tutti già da lungo tempo. Per ribadire che, quando hanno governato, le “forze democratiche” hanno colpevolmente favorito la saldatura della quale abbiamo detto ed evitato come la peste di varare misure per rendere meno vulnerabili i senzadiritti, il che ha spianato la strada ai post-nazisti che oggi ci governano..." [continua su Liberazione, 15 gennaio 2009]
La marcia su Rosarno di Forza Nuova&CasaPound
mercoledì 13 gennaio 2010
Sul concetto di intersezionalità: un convegno a vent'anni da Demarginalizing the Intersection of Race & Sex di Kimberlé Crenshaw
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Italian style: quando il "marocchino" è buono solo da bere al bar
lunedì 11 gennaio 2010
Contro i media razzisti, sessisti e ... umanitari
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Per Fathia Fickri: morire di lavoro migrante
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sabato 9 gennaio 2010
Con/per le rivolte migranti a Sud contro razzismo e caporalato di mafia
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giovedì 7 gennaio 2010
Chiudere un blog (trans) femminista è un crimine
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