La violenta normalità, di Barbara Romagnoli, pubblicato su Carta [I link nel testo sono a nostra cura]
venerdì 27 novembre 2009
La violenta normalità.
La violenta normalità, di Barbara Romagnoli, pubblicato su Carta [I link nel testo sono a nostra cura]
Diritto e castigo. Movimenti e ordine pubblico in età contemporanea
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mercoledì 25 novembre 2009
Stupri non denunciabili e cariche poliziesche durante la "giornata internazionale contro la violenza sulle donne"
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Una scheda bibliografica per La straniera
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Per l'indice del numero e brevi schede sulle autrici rinviamo al sito delle Edizioni Alegre. Sui Quaderni Viola e La straniera si veda anche: Quaderni Viola sito e blog, Mapps, Femminismo a Sud, Aut-Aut, Incidenze, Diserzioni sensibili, ControStorie,
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Sui Centri di identificazione ed esplulsione e sulle ragioni "economiche" della complicità
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La vera principessa sul pisello: una storia contro gli stereotipi e i comportamenti sessisti imposti a bambine e bambini
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lunedì 23 novembre 2009
Verso il 25 novembre: tutti gli appuntamenti di donne, femministe e lesbiche contro i Cie e la violenza sessista e razzista
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Joyce Salvadori Lussu. Vita e opera di una donna antifascista
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sabato 21 novembre 2009
Take Back The Night: un corteo notturno e un blog contro la violenza sessista
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Sulla condizione politica del cyber femminismo: separatismo e mantenimento dei confini
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Femminismo, visualità e studi postcoloniali
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venerdì 20 novembre 2009
Transgender Day of Remembrance: per Brenda, uccisa da sessismo e razzismo
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giovedì 19 novembre 2009
White Christmas? Meglio Black Italians
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Finalmente un sito per i Quaderni Viola
martedì 17 novembre 2009
Colette Guillaumin: La colère des opprimées/ La collera delle oppresse
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Italiano uccide donna rumena: una notizia che non fa scalpore
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Violenze sulle donne migranti fuori e dentro i Cie: un dossier di Noi non siamo complici!
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domenica 15 novembre 2009
Rivolte toponomastiche sotto il Cie torinese di corso Brunelleschi per ricordare Mabruka e una legge infame
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Nei Cie si stupra: Un intervento di Noi non siamo complici! al Day of Action promosso ieri dall'Ifa, l'Internazionale di federazioni anarchiche
Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un presidio itinerante di donne verso il Cie di Porta Galeria ...
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Nella tua città c'è un lager. Alle porte di Roma, tra il Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c'è il Centro di identificazione ed espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria dove vengono rinchiuse, in condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso il lavoro. Con l'approvazione del “pacchetto sicurezza” e il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell'estate, sono scoppiate numerose rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi “lager della democrazia”. In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e l'autodeterminazione di Joy. Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita. Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte al silenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in quanto rappresentanti dell'istituzione, si sentono liberi di abusare delle recluse. Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne: perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla sopraffazione che sfocia nell'abuso del corpo e nell'offesa della mente. Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro – il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri. Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite sull’equazione razzista “clandestino uguale stupratore”, né delle leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste. Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.
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venerdì 13 novembre 2009
Migranti: sfruttamento, ghetti, sgomberi ed espulsioni
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mercoledì 11 novembre 2009
Un blog per "Noi non siamo complici!"
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13/10: Noi non siamo complici!
19/10: Noi non siamo complici: antirazziste in assemblea
25/10: Nous, nous ne sommes pas complices!
01/11: Un altro presidio itinerante verso il Cie di via Mattei ...
03/11: We are not accomplices!
05/11: Mentre ieri l'Italia razzista festeggiava ...
07/11: Un silenzio assordante: voci, racconti, testimonianze ...
09/11: Appello per la costruzione di iniziative locali contro i Cie ...
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martedì 10 novembre 2009
Zena el Kahlil e il suo A’Salaam Alaykum troppo grande per la chiesa (cattolica)
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Morire di Stato
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Sul campo del genere
valeria.ribeirocorossacz@
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lunedì 9 novembre 2009
La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo
Appello per la costruzione di iniziative locali di donne contro i Centri di identificazione ed espulsione per il prossimo 25 novembre
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sabato 7 novembre 2009
Sexe, race, classe: pour una épistémologie de la domination
La pensée féministe s’est historiquement attachée, depuis — voire en dehors de — la tradition matérialiste, à montrer que le rapport de classe n’épuise pas l’expérience de la domination vécue par les femmes et, plus généralement, par les minorités sexuelles. Plus encore, en élaborant des outils d’analyse tels que le « mode de production domestique », les « rapports sociaux de sexe » ou le « rapport de genre », la pensée féministe a travaillé sur l’imbrication des rapports de pouvoir, dénaturalisant la catégorie de « sexe » à l’aune de ses déterminations historico-sociales. Depuis quelques années en France, la réflexion sur l’imbrication des rapports de pouvoir s’est complexifiée davantage, notamment sous l’influence des travaux nord et sud-américains, mais aussi caribéens ou indiens. Les problématiques relatives aux identités sexuelles, aux régimes de sexualité, mais aussi celles articulant le genre et la nation, la religion et/ou la couleur, ont permis de développer un véritable champ de réflexion. La question cruciale de l’articulation du sexisme et du racisme, notamment, a ainsi renouvelé tout autant l’agenda des mouvements féministes que la recherche universitaire. Cet ouvrage a pour but d’interroger les différents outils critiques pour penser l’articulation des rapports de pouvoir. Tout en interrogeant leur mode propre de catégorisation (les catégories de « sexe » et de « race » ont-elles méthodologiquement le même statut que la classe ? À quelles conditions utiliser la catégorie de « race » comme une catégorie d’analyse ? L’analyse en termes de classe a-t-elle été éclipsée par l’analyse croisée du sexisme et du racisme, après les avoir longtemps occultés ?...) cet ouvrage discute les différents modes de conceptualisation de ce que l’on pourrait appeler « l’hydre de la domination » : analogique, arithmétique, géométrique, généalogique. À partir de différentes traditions disciplinaires (sociologie, science politique, philosophie, psychologie, littérature…), les contributions ici réunies présentent un état des lieux des diverses appréhensions de l’imbrication des rapports de pouvoir — « intersectionnalité », « consubstantialité », « mondialité », « postcolonialité », … et, ce faisant, (re)dessinent les contours d’une véritable épistémologie de la domination
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Un silenzio assordante: su Radio Onda Rossa una trasmissione con voci, racconti e testimonianze delle lotte antirazziste dentro e fuori i Cie
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giovedì 5 novembre 2009
Donne della realta's blog
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Difendere la "razza": online audio interventi presentazione a XM24
Anticipazioni dai Quaderni Viola: La straniera. Informazioni, sitobibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo
Noi non siamo complici: mentre ieri l'Italia razzista celebrava le sue missioni di "pace", un nuovo presidio itinerante contro Cie e guerra "interna"
Mentre l’Italia razzista celebrava, con la festa delle forze armate, le infinite missioni di guerra fatte in nome della “democrazia”, il pomeriggio del 4 novembre un presidio itinerante di femministe e lesbiche partiva dal centro della città verso il Cie di via Mattei a Bologna, come già avvenuto il 13 ottobre in concomitanza con la sentenza del processo contro “le rivoltose e i rivoltosi” del Cie di via Corelli a Milano. “Noi non siamo complici!”, questa è la firma con cui abbiamo indetto questo nuovo presidio itinerante per denunciare alla città le vessazioni, le violenze e gli stupri che avvengono nei lager per migranti. Sull’autobus 14A che ci portava verso il Cie, mentre alcune compagne intervenivano al microfono e altre volantinavano, una giovane immigrata con un bimbo in braccio ha raccontato la sua storia di ordinario neocolonialismo: quel bimbo è figlio di un italiano sposato che l’ha messa incinta per poi sparire – esattamente come usavano fare i nostri nonni nelle colonie italiane – e lei ora, nonostante la paura di violente ritorsioni, vuole reagire a questa ingiustizia. Nello scambio, con lei, di consigli e numeri di telefono, ha acquisito ancora più importanza la nostra azione contro la guerra interna che lo stato razzista ha dichiarato nei confronti delle/dei migranti, una guerra in cui sfruttamento lavorativo e sfruttamento sessuale trovano nei Cie l’arma principale. Le donne migranti, sfruttate e molestate nei luoghi di lavoro e nelle italiche case, vivono, infatti, sotto il ricatto costante della deportazione nei Cie e della conseguente espulsione, mentre le attuali leggi razziste – dissimulate sotto il nome di “pacchetto sicurezza” – garantiscono la legittimità e l’impunità della violenza di stato. Nelle tante iniziative, importanti e necessarie, che ieri si sono svolte in tutta Italia per dire no alla guerra e alle sue logiche – che, dietro la “lotta al terrorismo e al fondamentalismo” e ancora una volta in nome di “noi donne”, nascondono nuove forme di aggressione neocolonialiste –, il nostro presidio itinerante ha affermato con forza che le guerre non sono soltanto altrove ma anche qui, in Italia. Armate di microfono, cartelli in cui affermavamo “meno Cie = meno stupri”, slogan e interventi in più lingue, abbiamo ribadito ancora una volta la nostra volontà di non essere complici del razzismo istituzionale e la nostra attiva solidarietà con le donne migranti che si ribellano dentro e fuori dai Cie. Presto torneremo di nuovo in strada e sotto al Cie per continuare a rompere l’isolamento delle tante Joy ed Hellen che si ribellano ai ricatti sessuali e alle violenze da parte dei loro aguzzini nei Centri di identificazione ed espulsione e dare sostegno e solidarietà fattiva a tutte quelle donne migranti – come Kante, Salmata, Raya, Fatima, Vira e le tante che sono restate senza nome ... – che dentro e fuori i Cie subiscono le pesanti conseguenze di un razzismo istituzionale e diffuso sempre più violento. Sappiamo che in altre città gruppi di compagne si stanno muovendo nella stessa direzione e siamo sempre più convinte dell’urgenza di moltiplicare queste azioni in tutti i territori. Stiamo lavorando in ambito locale perché il prossimo 25 novembre – giornata mondiale contro la violenza sulle donne – diventi espressione visibile e determinata della rottura di ogni complicità con il sessismo razzista e con tutte quelle forme di suprematismo – anche “femminista” – che riducono l’altra, la “straniera”, al ruolo di vittima sottomessa senza mettere in discussione le nostre connivenze col razzismo e la violenza di stato. Invitiamo le compagne, femministe e lesbiche, a promuovere per il 25 novembre, nei luoghi e nelle città in cui viviamo, iniziative contro i Cie per abbattere il muro d’omertà e rendere pubbliche le violenze che avvengono fra quelle “quattro mura” concentrazionarie dietro la copertura della nostra “sicurezza”.
Noi non siamo complici!
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martedì 3 novembre 2009
"Ma sottomessa a chi?" : ancora a proposito delle donne musulmane, del cosiddetto velo islamico e della cosiddetta libertà
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We are not accomplices!
Mentre domani pomeriggio, come già il 13 ottobre, un corteo itinerante si snoderà fin sotto il Cie di via Mattei a Bologna - per ribadire ancora una volta, come femministe e lesbiche, la nostra non complicità con il razzismo istituzionale e le sue leggi, che legittimano, permettono e strumentalizzano la violenza contro le donne - ecco finalmente la traduzione in inglese di Noi non siamo complici (qui in italiano e qui in francese) a cura di Fabiana e Katia, altre due fantastiche traduttrici militanti. Fate girare, please. E poi se in giro ci fosse qualcuna che ha il tempo di tradurre Noi non siamo complici! in arabo o in altre lingue (o semplicemente fare un report/riassunto di quanto sta succedendo), veramente non sarebbe male. Insomma, noi in silenzio non ci siamo proprio mai state e addirittura ci piace urlarlo in più idiomi ;-)
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How many times, studying 20th Century’s History it happened to ask ourselves why during Nazism, people pretend to not be seeing what was going on in the streets of their cities – mopping ups, abuses, violence – and not to know what happened in lagers? And how many times the answer is “I could not pass by ...” So why today many, too many people, pretend not to be seeing what happens in the streets, pretend not to understand the mortal effects has the so called “security packet” on life of thousands human beings. They pretend not to know that in our towns there are places that – for the way one is locked up there or for some abuses exerted there – recall to our minds the notorious nazi lagers? These places are called Cie – Centre of identification and expulsion, new name for Cpt – Centre of temporary permanence, created in 1998 with Turco-Napolitano Law, spread all over Italy. For long time women and men detained denounce the horrible life conditions inside the Cie, the continuous abuses and humiliations , the beating ups, the not treated illnesses and the doubtful deaths. In spite of that minister Maroni recently announced , in the name of security, the building of new centres of identification and expulsion. They try to tell that in the Cie are locked “i clandestini”, because the foreigners would be all - according to the rhetoric of institutional racism – criminals, potentially rapists, so, even if they didn’t commit any crime, it’s right to keep them closed there even till 6 months and then being rejected from Italy. But we know what is the Security they are talking about. We do Know what Cie are. And we know what is institutional racism. And we do know what violence is. We know that dangerous places for women are above all the houses in which we live, the places where we work, the clergy-man house, and the police station if we have the bad luck to go there. And also the 4 walls of the Cie , where many women suffer tortures, abuses, rapes by their guardians. Humiliations and abuses that migrant women never stop to denounce. As Raya, one of the migrant women in the via Mattei Cie of Bologna, she was beaten up by an officer in civilian clothes, then left on the floor, failed, under the indifferent eyes of Misericordia ( the merciful agency that runs the centre) employers. Or like migrant women that in the centre of Lampedusa have started a long revolt at the beginning of this year, to protest against the repatriations, to denounce the conditions inside Cie and to ask for it being closed. Or like the protest of Mabruka, a woman with Tunisian origin, for 30 years in Italy, who hanged herself in the Cie of Ponte Galeria in Rome, in april, because she didn’t want to be deported, the protest spread also in the men dormitory. Or like Joy, an African woman imprisoned and processed in Milan for her rebellion, last August , to an attempt of rape by the chief inspector of the Cie, Vittorio Addesso and the inhuman conditions in which she and other women and men are obliged to live in the Via Corelli Cie. For her declarations, Joy risks now a process for false accusation, because in the third millennium Italy these lagers can’t be questioned, and what happens there must be silently hidden.Just like sexist violence women suffer inside the family or at work. We know and we don’t want to be silent. We don’t want to be accomplices of violence against migrant women in the name of “security”. The 4th and the 25th of November, as the 13 October – in the same time there was the sentence for the revolt in the Cie of Milan – we chose to meet in front of the Cie of Bologna to express our solid nearness to the women locked there, but also to denounce outside what happen inside this third millennium lagers.
And you? Will you go on pretending not to know?
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domenica 1 novembre 2009
Un altro presidio itinerante verso il Cie di via Mattei: noi non siamo complici!
Per Hamida Ben Sadia, militante femminista e antirazzista
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Rinvio ad alcuni articoli/video su/con Hamida Ben Sadia, disgraziatamente tutti in francese (aggiornerò domani con eventuali materiali in italiano, vista l'ora e una certa tristezza non riesco a cercare adesso): l'intervista di OummaTv in occasione dell'uscita del suo libro, un omaggio del collettivo Lmsi che rinvia anche ad una recensione di Itinéraire d’une femme française pubblicata su Politis e quello di Algeria Watch.