martedì 29 aprile 2008

"Volevate braccia, arrivano persone": no ai confini, no alla precarietà, no alle nuove ineguaglianze


Questa foto [1] dello striscione - che ho trovato bello - dello spezzone migrante di Brescia alla manifestazione del 25 aprile a Verona, mi è sembrata l'immagine giusta per rinviare al MayDay, la manifestazione transnazionale di migranti e precari che si terrà anche questo primo maggio in varie città europee, e tra queste Milano [2].
Una giornata per mettere al centro la lotta contro la diffusa precarizzazione dei/delle "giovani" (termine che ha oramai poco a che fare con l'effettiva età anagrafica, si è giovani, in quanto precari, anche a 40anni) e la discriminazione contro i/le migranti in tutta Europa e non solo. Quest'anno saranno, significativamente, i/le migranti ad aprire la manifestazione.
Una bella occasione per continuare a stabilire relazioni e momenti di lotta comuni tra precari e precarie, nativi/e e migranti ... [3].
Io stavolta non ci sarò fisicamente, perché già da tempo mi ero impegnata a partecipare ad un'altra interessante (e credo utile) esperienza e cioè il laboratorio di genere e intercultura Incontrar/si: etica, politica a poetica dell'incontro, che si terrà a Prato dall'1 al 4 maggio 2008 (a Villa Fiorelli, Parco di Galceti).
Qui di seguito il programma se, dopo la manifestazione di Milano, qualcun* vuole raggiungerci:


Giovedì 1 maggio
Sistemi di rappresentazione
Ore 9,30-10,45
Renato Busarello: “Violenza e costruzione del maschile”
Anna Passarini: “Mi vedo in Televisione e dunque Sono: Rappresentazione e identità”
Ore 10,45-11,15
pausa caffè
formazione di 2 gruppi di discussione
Ore 11-13
1° gruppo con Renato Busarello e Lorenzo Bernini
2° gruppo con Anna Passarini, Elisa Coco, Francesca Manieri
Ore 13 pranzo
Ore 15-17
Continuazione dei workshop
Ore 17,30-18,30
Federica Frabetti: "Spettri del queer. La queer theory tra performatività e disorientamento"
Ore 20 CENA
Ore 21,30
La quarta via. Incontro con la scrittrice Kaha Mohamed Aden

Venerdì 2 maggio
Narrative dell’alterità
Ore 9,30-10,45
Anna Maria Crispino: “Trasposizioni di Rosi Braidotti”
Ambra Pirri: “Perché Mahasweta Devi”
Ore 10,45-11,15
pausa caffè
formazione di 2 gruppi di discussione
Ore 11-13
1° gruppo “Al cuore di un’agenda etica” con Anna Maria Crispino
2° gruppo “11°: Non addomesticare l’altro” con Ambra Pirri, Alessandra Marino,Vincenza Perilli
Ore 13 pranzo
Ore 15-17
Continuazione dei workshop
Ore 17,30-18,30
Fabrizia Di Stefano: "L’in-contro e l'oggetto. Il molteplice della differenza sessuale alla prova delle relazioni"
Ore 20 CENA
Ore 21,30
Incontri ravvicinati di altro tipo. Festa organizzata dalle Fiorelle Acrobate

Sabato 3 maggio
Ore 9,30-12,30
Discussione sui temi dell’incontro
con Clotilde Barbarulli e Liana Borghi
Ore 13 pranzo
Ore 15-17,30
Sarah Ahmed: "Multiculturalism and the Promise of Happiness/Multiculturalismo e la promessa della felicità
Ore 18-19,30
Stesura delle mappe concettuali sugli argomenti trattati
Ore 20 CENA
Ore 21,30
Incontro con la scrittrice Igiaba Scego

Domenica 4 maggio
Ore 9,30-13,00
Incontrarsi. Discussione sui temi dell’incontro e sulle mappe, coordinano le Fiorelle Acrobate

Per prenotazioni (è possibile anche pernottare il 30 aprile)
e informazioni:
Liana Borghi, e-mail liborg@unifi.it
cell. 338 6237094
oppure Clotilde Barbarulli,
CNR 055/452841; 055/486152
Materiali di studio e costi di partecipazione reperibili su http://xoomer.alice.it/raccontarsi

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[1] Per la foto (e non solo ...) grazie a Martina Guerrini
[2] Concentramento in piazza Ticinese, ore 15
[3] La lunga lista delle auspicabili alleanze continua ...
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venerdì 25 aprile 2008

Staffetta antifascista

Posted by Picasa

Bologna, Piazza dell'Unità, 25 aprile 2008

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Articoli correlati in Marginalia:

Eredità partigiane
Il delirio razzista
La Battaglia della Bolognina sessantatre anni dopo



Eredità partigiane



Vincenza Perilli, L'eredità dei partigiani, in Portici, n . 4/5 2006 [1]

A compimento di una lunga, complessa e travagliata genesi, che rimonta alla volontà espressa dai partigiani all’indomani della Liberazione, è stato finalmente istituito il Museo della Resistenza di Bologna che, dopo una cerimonia d’apertura il 21 aprile di quest’anno, vedrà concluso il suo allestimento in autunno con un’inaugurazione prevista per il 7 novembre. Collocato negli spazi attigui all’Istituto Storico Parri che ha trovato nuova sistemazione per i suoi archivi, biblioteca e mediateca nei locali recentemente ristrutturati dell’ex convento di San Mattia in via S. Isaia 20, il Museo si propone come luogo non solo di conservazione museale, ma anche – e soprattutto – di ricerca e attività didattica e divulgativa. Non è casuale, infatti, che nei depliant informativi quattro delle cinque sale che costituiscono gli spazi espositivi del museo, siano denominate “aule”. Come spiega Stefania Vellani, coordinatrice del progetto, i referenti privilegiati del Museo sono, nelle intenzioni, i giovani e soprattutto gli studenti: nei primi due mesi di apertura, il Museo ha visto la presenza di circa 600 visitatori, tra i quali molti giovani e quattro classi, di cui tre superiori e una media inferiore. Ed è stata proprio la scelta di privilegiare questo tipo di utenza, che spesso fatica ad avvicinarsi a questi temi rendendo difficoltosa la trasmissione della memoria storica, che ha determinato precise scelte nel tipo di allestimento prevalentemente virtuale, solo in parte determinate dall’oggettiva difficoltà di reperimento di tracce “materiali” di quell'esperienza.

La prima aula “L’antifascismo prima della Resistenza”, propone il tema nei suoi aspetti nazionali ed internazionali, in particolare per quanto riguarda la Guerra Civile spagnola, che funzionò come vera e propria “palestra” per molti volontari italiani – tra i quali molti bolognesi – che svolsero poi un ruolo fondamentale nella lotta partigiana. Questo tema è illustrato da materiale documentario, di cui solo una piccola parte in originale, da foto e da videomantaggi di filmati dell’epoca che il pubblico può visionare attraverso due postazioni, dalle quali si può accedere anche alla banca data sulla guerra civile spagnola, realizzata dall’IBC e dall’Istituto Storico Parri.

L’aula “La Resistenza dopo la Resistenza”, propone la proiezione, a ciclo continuo, del filmato Ora e sempre … Resistenza in Emilia-Romagna 1945-2005. Realizzato da Luisa Cicognetti, Lorenza Servetti e Pierre Sorlin in occasione del Sessantesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione, il filmato è una videoinstallazione che, su tre schermi distinti (“Il contesto 11945-2005”, “In Emilia-Romagna”, “I percorsi della memoria”), ricostruisce la persistenza e le trasformazioni del riferimento alla Resistenza nella successiva storia d’Italia, attraverso materiali visivi della più diversa provenienza: spezzoni di programmi televisivi, documentari come La donna nella Resistenza di Liliana Cavani e il primo documentario sulla Resistenza Lettere di condannati a morte, materiali filmici, frammenti delle prime interviste a partigiani raccolte da Luciano Bergonzini.

Nella terza aula, un’istallazione permette al visitatore di navigare nei modelli virtuali di due tra i più significativi monumenti dedicati ai partigiani e alle vittime antifasciste bolognesi, ovvero il Monumento-Ossario dedicato ai partigiani alla Certosa di Bologna e il sacrario di piazza Nettuno. Questi modelli, che costituiscono le prime applicazioni messe a punto dal Museo Virtuale della Certosa, permettono non solo di percorrere le biografie dei caduti, ma di accedere a un gran numero di documenti, conservati in originale negli archivi dell’Istituto storico Parri, e qui elaborati e resi disponibili alla visione e alla lettura.

Nell’ultima aula, ancora in fase d’allestimento, è ripercorsa attraverso le interviste ad alcuni protagonisti della Resistenza bolognese, i filmati delle forze armate e le più significative immagini dell’archivio dell’Istituto Storico Parri, la vita a Bologna durante i mesi che vanno dall’otto settembre 1943 alla Liberazione avvenuta il 21 aprile del 1945. Alcune postazioni individuali permettono inoltre di consultare vari materiali, come l’intera raccolta di video interviste, alcuni dei più importanti fondi fotografici che illustrano la situazione di Bologna in guerra e il filmato Bound for glory, realizzato nel 1946 dall’Aviazione statunitense per ricostruire l’avanzata delle truppe alleate nel territorio bolognese e che è stato donato dall’Esercito statunitense all’Anpi e all’Istituto Storico Parri.

Infine, la Sala dell'ex Refettorio di San Mattia, è dedicata agli allestimenti temporanei. Dall'autunno questa sala ospiterà anche un programma di iniziative, tra cui una serie di incontri ceh si svolgeranno il mercoledì sera su temi inerenti alla Resistenza, anche in colaborazione co altri musei cittadini.

Il museo, ade ingresso gratuito, è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 16 al 19 e il sabato e domenica dalle 10 alle 13. Tel. 051 3397220

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[1] Oramai mi arrendo alla "mancanza di tempo" nonostante i miei continui tentativi di recuperarne un po' facendo tutto quello che altrimenti non riuscirei a fare (soprattutto qui ...) con la mia personale ricetta: sostituire il "fare a tempo perso" con "fare a sonno perso" ...
Mi arrendo e "reciclo" questo mio vecchio articoletto sul Museo della Resistenza per lasciare "traccia" di questa giornata qui in Marginalia, rinviando ai tanti bei post scritti in questa occasione dai/dalle blogger aderenti all'iniziativa lanciata da Mondine.it
Anche perché vorrei raggiungere la "staffetta partigiana" che stamattina porterà per le strade, in bicicletta, attraverso i luoghi della Resistenza, partigiane/i di ieri e militanti antifascisti/e di oggi. Una delle lapidi è nella via dove abito, un'altra poco lontana ricorda Amos Facchini, e poi la Battaglia della Bolognina, Caserme Rosse, Porta Lame...
La giornata si concluderà in Piazza dell'Unità, anche (ma non solo) con canti e danze.
E a proposito di musica vi lascio all'ascolto di Oltre il ponte, scritta nel 1957 da Italo Calvino, nella bellissima versione dei Modena City Ramblers contenuta in "Appunti partigiani". La voce è di Moni Ovadia.
Buona resistenza a tutti/e.



lunedì 21 aprile 2008

Il delirio razzista


Il Delirio Razzista
Giornata di studi
Mercoledì 23 Aprile, ore 21
sala dello Zodiaco, via Zamboni 13, Bologna

La giornata di studi costituisce una tappa all'interno della “primavera antifascista”, insieme di iniziative, promosse dall'Assemblea Antifascista Permanente e da altri gruppi e realtà, che ruota intorno alla storia degli ultimi giorni di aprile e a un rinnovato antifascismo.
Essa vuole essere un momento di confronto e approfondimento su un tema, quello del razzismo, assai complesso e che si intreccia inevitabilmente con altri temi: il fascismo, il totalitarismo, il sessismo, l'autoritarismo. Un'analisi storica di questo tema può servire a una migliore comprensione dei meccanismi di costruzione di quel “delirio razzista” e della sua trasformazione in un progetto politico coerente e totalitario. Il razzismo quindi anche oggi pone ostacoli non facili da superare nella costruzione di un mondo in cui le relazioni tra donne e uomini si basino sulla libertà e la dignità e che consideri la “diversità” una fortuna, una ricchezza.
E' cosa nota, purtroppo, come “sentimenti di intolleranza” siano ben presenti all'interno dell'odierna società e a ogni latitudine. Meccanismi psicologici duri da estirpare trovano nuova linfa nelle scelleratezze di un sistema autoritario sempre in bilico tra Stato di diritto e Stato totalitario. Così accade oggi in Italia, dove leggi xenofobe si affiancano a uno sdoganamento crescente del fascismo, in un clima di paura alimentato ad arte dai mass media in cui anche la Chiesa trova la sua faccia più inquietante, cercando di influenzare ancora “la morale” e attaccando diritti acquisiti.
Le crociate cosiddette “legalitarie” provano così a cancellare l'elementare concetto di umanità, rafforzando uno stato autoritario, massima espressione del “migliore dei mondi possibili”, nonché -si coglie tra le righe- l'unico possibile.
Eppure vi sono sul territorio uomini e donne che non si piegano certo a questa visione degradata della società e portano avanti da soli, in gruppi o in coordinamenti forme di autorganizzazione che sono in grado di intervenire fattivamente e di gettare i semi necessari per invertire una rotta tutt'altro che segnata.
La giornata di studi prende le mosse dalle acute riflessioni sul fascismo e il razzismo di Camillo Berneri, militante anarchico, attivo organizzatore antifascista, morto nella Spagna rivoluzionaria per mano della reazione stalinista, per poi affrontare “il delirio razzista” in alcune delle sue molteplici espressioni.

Interventi di:

Luciano Nicolini – Berneri nel quadro del pensiero libertario
Massimo Varengo - Berneri e l'antifascismo
Mauro Raspanti - L'antigitanismo
Nadia Musolesi - Le leggi razziali del 1938
Vincenza Perilli – Razzismo: una “malattia” soltanto maschile?
Rudy Leonelli – “La razionalità dell’abominevole”: Foucault critico del razzismo

Seguiranno comunicazioni e interventi dell'Assemblea Antifascista Permanente di Bologna e del Coordinamento Migranti.

Promuovono:
Assemblea Antifascista Permanente, Centro Furio Jesi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Bolognina, Unione Sindacale Italiana, Circolo anarchico Camillo Berneri, Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana

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Tra le tante iniziative promosse in questi giorni in altre città segnalo la due giorni Uccisi dalla barbarie sepolti dal silenzio che si terrà a Verona il 25/26 aprile.
Ma invito ancora una volta tutt* a dare un'occhiata anche alle rubriche qui sulla destra. Ci sono tante cose che (per mancanza di tempo o per i miei tempi biblici nel fare nuovi post) trovate segnalate solo lì, da iniziative e appuntamenti (vedi "Bacheca"), a libri secondo me "imperdibili" (le "Letture di Marginalia"), agli appelli (in "Urgenze").
Fare un blog è molto bello ma anche incredibilmente faticoso, soprattutto per chi, come me, non è un/una blogger di "professione" e fa anche altro nella vita. Quindi fatemi contenta, almeno in questo caso andate un po' a destra ;-)
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sabato 19 aprile 2008

Sommovimento antirazzista e antisessista

Di seguito il volantino delle Sommosse antirazziste, in occasione della Terza Giornata dei migranti che si terrà domani in piazza dell'Unità a Bologna nell'ambito delle iniziative della Primavera antifascista e antirazzista .



SOMMOVIMENTO ANTIRAZZISTA E ANTISESSIS
TA
donne native e migranti insieme nella lotta!


La grande manifestazione contro la violenza maschile sulle donne che si è tenuta a Roma il 24 novembre scorso si è distinta anche per aver denunciato con forza l'ignobile campagna mediatica e politica all'indomani dell'omicidio di una “donna italiana” da parte di un “rumeno”. Questa campagna, riproponendo ancora una volta la sciagurata equazione violentatore=stupratore [1], ha scatenato una vera e propria “caccia allo straniero”, con aggressioni fisiche contro migranti e rom, leggi d'eccezione ed espulsioni di massa.


In quell'occasione abbiamo ribadito forte e chiara la nostra volontà di non essere strumentalizzate per fomentare il cosiddetto “scontro di civiltà” e le politiche securitarie: sappiamo che la violenza contro le donne non ha confini geografici, né di cultura o religione ma è l'espressione di un violento rapporto di potere esercitato dagli uomini sulle donne.


Partendo da qui, alcune di noi hanno proposto di porre al centro della riflessione il nesso razzismo/sessismo, consapevoli dei limiti dei discorsi (e delle pratiche) che finora sono state elaborate anche in ambito femminista e della necessità di cominciare a costruire relazioni concrete tra donne “native” e “migranti”.

Perché solo alla luce di questo rapporto (che sappiamo può anche essere conflittuale) è possibile interrogare e rimettere in discussione – insieme – le nostre pratiche e priorità politiche , in vista di una lotta comune, antisessista e antirazzista.


Siamo consapevoli che le trasformazioni in atto nell'attuale società “globalizzata” (precarizzazione selvaggia del lavoro e delle condizioni di vita, aumento di episodi di sessismo violento fino al femminicidio, virulenza dell'integralismo cattolico e familista, rimonta senza precedenti della xenofobia e del razzismo, dell'odio verso il “diverso” sia esso migrante, omosessuale, lesbica o trans) penalizzano in particolare i segmenti più “vulnerabili” della popolazione (dalle classi “popolari” ai migranti di ambo i sessi), ma hanno come bersagli e “vittime” privilegiate le donne, “native” e “migranti”.


Certo siamo consapevoli delle differenze che ci dividono ed anche dei “privilegi” di cui (talvolta) in quanto donne “native” godiamo.


Sappiamo che è diverso avere un documento d'identità in regola anziché dover attendere lunghi mesi per un permesso di soggiorno...


Sappiamo che la legge Bossi-Fini, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro (o al permesso dei propri padri/mariti, se si è entrate in Italia con il ricongiungimento familiare), costringe molte donne migranti al silenzio e alla clandestinità...


Sappiamo quanto più difficile può essere per una donna migrante denunciare le violenze subite “tra le pareti domestiche” magari – in quanto colf e badanti - dal proprio datore di lavoro ...


Sappiamo anche che essere donne non sempre è garanzia di non-razzismo ...


Ma siamo anche consapevoli di tutto quello che può unirci e della forza che possiamo trarne.

Il nostro è un invito alla lotta comune, donne native e migranti insieme.


Sommosse antirazziste

Bologna, 20 aprile 2008


per info e contatti: sommosseantirazziste@gmail.com


A BOLOGNA PROGETTIAMO PER SETTEMBRE UN CORSO DI ITALIANO ESCLUSIVAMENTE PER DONNE STRANIERE, IN LUOGO, DATA E ORARI DA DEFINIRSI

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[1] E' un lapsus. In realtà doveva essere "la sciagurata equazione stupratore=immigrato". Rinvio a quello che rispondo nei commenti a Zillah che me lo fa notare ... E a testimonianza della continua attualità di questo nodo rinvio qui ed anche qui.

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martedì 15 aprile 2008

Italiani/e, brava gente ...

Non c'è scampo.


Da oggi camminerò chiedendomi in mezzo a che gente vivo. Non che prima pensassi di vivere in chissà quale paese, ma oggi devo rassegnarmi al fatto che la maggioranza di coloro che incontro per strada ha direttamente o indirettamente accolto e premiato la destra xenofoba e razzista, omo-lesbo-transfobica e sessista, integralista, pro-life e guerrafondaia ...

Non c'è "illusione" possibile.


Anche considerando i voti - che potremmo definire di "protesta" o "dissenso" - dati a gruppi minori come Sinistra Critica o Partito comunista dei lavoratori, i conti non tornano.
E non tornano neanche se consideriamo l'astensionismo, questa volta certo aumentato, ma che non è possibile ricondurre a una motivazione o matrice unica, essendoci stata una massiccia campagna per l'astensione anche da destra, e in particolare dalla cosiddetta nuova destra [1].

Tra l'altro, e anche per quanto sopra, per me non è consolatoria neppure l'affermazione ricorrente "tanto sono tutti uguali".

Per chiudere con un riferimento colto e "femminista", non mi interessa in questo momento pensare che Virginia Woolf infine decise di non dare a nessuno le sue tre ghinee (e perché), ma mi colpisce a chi tanti/e, troppi/e hanno deciso di dare, oggi in Italia, il proprio obolo.


NOTE:

[1] Penso in particolare a Movimento Zero, fondato da Massimo Fini, il cui Manifesto vede tra i firmatari il maître à penser della Nouvelle Droite, Alain De Benoist.

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Articoli correlati in Marginalia:

Piccoli razzisti crescono
La pelle giusta
Un frammento per ricordare Riccardo
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domenica 13 aprile 2008

Corpi e politica: genere, razza e identità sessuale nelle culture politiche del Novecento

Comincerà martedi 15 aprile il seminario Corpi e politica: genere, razza e identità sessuale nelle culture politiche del Novecento tenuto da Liliana Ellena all'interno del nuovo corso di Storia delle donne e di genere all'Università di Torino.

Di seguito presentazione e programma:


Corpi e politica: genere, razza e identità sessuale nelle culture politiche del Novecento


Il corso si propone di analizzare in una prospettiva di genere la rilevanza del corpo nella storia della cittadinanza e delle forme di mobilitazione politica tra Otto e Novecento. Accanto a specifici casi di studio relativi ai regimi totalitari e alle società democratiche verrà presa in considerazione la storia dei movimenti sociali e politici in cui il genere si è intrecciato con dimensioni diverse legate alle rappresentazioni del corpo come la generazione, la razza, l’identità sessuale: dai movimenti delle donne della fine dell’Ottocento e del Novecento ai movimenti antirazzisti e a quelli legati alle identità sessuali che hanno segnato i decenni più recenti.

Orari delle lezioni:

Martedì h 16-18 Seminario 1, IV Piano

Mercoledì h 11-13, Seminario 1, IV Piano

Giovedì h 11-13, Seminario 1, IV Piano

Calendario:

Martedì 15 aprile:

Introduzione: Corpo/corpi in prospettiva storica

Mercoledì 16 aprile:

Corpo individuale e corpo politico

Giovedì 17 aprile:

Abolizionismo e suffragismo

Martedì 22 aprile:

Maschile e femminile nelle rappresentazioni del corpo politico: popolo e masse

Mercoledì 23 aprile:

Genere e razza: il caso francese

Giovedì 24 aprile:

Genere e razza: il caso italiano

Martedì 29 aprile:

“Degenerazioni”: omosessualità maschile e femminile nel periodo tra le due guerre

Pazza d’azzurro (1996) e L’altro ieri (2001) di Gabriella Romano

Martedì 6 maggio:

Corpi in rivolta: i movimenti anticoloniali

Mercoledì 7 maggio:

Film: La Battaglia di Algeri, Gillo Pontecorvo, 1966

Giovedì 8 maggio:

Femminismi: corpi politici/politiche del corpo

Martedì 13 maggio:

Razzismo e sessismo (intervento di Vincenza Perilli)

Mercoledì 14 maggio:

Film: Paris is burning, di Jennie Livingston, 1999 (Presentazione di Cristian Lo Iacono)

Giovedì 15 maggio:

Movimenti transessuali e transgender
Film: TransAzioni, di Mary Nicotra, 2004

Martedì 20 maggio:

Genere e identità postcoloniali: il dibattito sul velo in una prospettiva transnazionale

Mercoledì 21 maggio:

Conclusioni


Per info: liliana.ellena@unito.it

lunedì 7 aprile 2008

Piccoli razzisti crescono


L'indagine sulla presenza di schemi mentali propri dell'ideologia della razza nei/nelle bambini/e, svolta in La pelle giusta di Paola Tabet, ha un esito inquietante. Attraverso i temi proposti (quali Se i miei genitori fossero neri) emerge come tutta una serie di stereotipi e pregiudizi razzisti sono precocemente e saldamente interiorizzati. E ci aiuta a vedere altro.
Come scrivevo nella mia recensione al libro, in questi scritti i "neri" si rivelano come gli "altri" per eccellenza, ma "neri" sono, spesso, per i/le bambini/e, albanesi, tunisini, marocchini, zingari, jugoslavi ed anche bambini/e italiani/e meridionali perché, come scrive un bambino [1] di IV elementare "Io un negro non saprei come definirlo ... i negri nascono di tre razze di pelle nera, gialla e bianca" [2]. Questa relativa indipendenza dal colore della pelle in questa ed altre definizioni, segnala che l'idea di "razza" preesiste alla percezione visiva ed è coerente con i criteri di definizione dei gruppi stigmatizzati nella storia del razzismo. Come scrive Tabet: "Le definizioni in termini di colore e di razza non fanno che camuffare e attribuire alla natura un rapporto politico. la 'pelle giusta', l'unica pelle giusta, è quella di chi in una misura o nell'altra detiene il potere, di chi può fissare le regole e le categorie di appartenenza, è la pelle del gruppo dominante" [3].
Ciò contribuisce a mettere in discussione la presupposizione (tenace) del carattere "naturale" o "spontaneo" delle percezioni e stereotipi razzisti dimostrandone invece il carattere "indotto": il razzismo che emerge da questi temi non ha nulla di "spontaneo" ma si rivela essere l'esito di una lunga e complessa storia di rapporti sociali caratterizzati da disuguaglianze di potere economico e politico, della definizione materiale e spesso legislativa di barriere tra "noi" (gli "umani") e "gli altri" (i "non-umani"). E questa storia, pur se spesso denegata dal persistente mito secondo il quale "gli italiani non sono razzisti", è storia anche italiana: antigiudaismo cattolico, antisemitismo e leggi razziali del '38, colonialismo e razzismo antimeridionale riattivato in anni recenti dalla Lega Nord [4]. E quest'ultimo, pur se meno appariscente, sembra essere ancora ben saldo.
Di questi giorni la notizia - che non è stata granché rilanciata dalla "stampa" nè da altri canali di comunicazione, cartacei e non - di un bambino napoletano che, nelle pagine del suo diario, meditava il suicidio. Perseguitato e deriso dai compagni di scuola, che amavano apostrofarlo con "monnezza" (Tabet in La pelle giusta, ricorda il caso di un altro bambino meridionale chiamato invece "mafiuzzo"[5]) il bambino probabilmente non vedeva altra via d'uscita. L'unica che hanno trovato i genitori, invece (vista la scarsa solidarietà ricevuta e il clima di omertà e impunità che ha circondato la vicenda) è stata quella di trasferirlo in altra scuola. Italiani, brava gente ...
L'episodio è avvenuto in provincia di Treviso e ne ho notizia da Gennaro Carotenuto. Grazie.

[1] O bambina. Nel libro non è indicato il genere di chi scrive i vari temi.
[2] P. Tabet, La pelle giusta, p. 151.
[3] p. 150.
[4] Si tratta di storia più antica. Uno dei primi testi in cui viene teorizzata l'inferiorità dei/delle meridionali, è Italiani del Nord, italiani del Sud di Alfredo Niceforo (1901). Ma ancora negli anni 60, in alcune grandi città del Nord, come Torino, era possibile trovare cartelli con su scritto "Non si affitta a meridionali".
[5] Gli esempi potrebbero essere anche altri. Magari tratti dal mio "archivio" personale.
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giovedì 3 aprile 2008

I Misteri della Rete. Un feuilleton dei nostri tempi [prima puntata]


In un articolo scritto a più mani quasi dieci anni fa, Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione, l'analisi di un episodio specifico (ovvero l'immissione in rete di messaggi negazionisti – in particolare Paul Rassinier, Robert Faurisson e Vieille Taupe di Pierre Guillaume – ad opera del collettivo “di sinistra” Transmaniacon), diveniva il pretesto per riflettere su un fenomeno che era all'epoca, almeno in Italia, abbastanza nuovo, ed anche sulle possibilità inedite offerte dal web ad operazioni di questo tipo.

In Negazionismo virtuale smontavamo la “favola” dell'uso del materiale negazionista “ai fini di uno smantellamento – da un punto di vista “rivoluzionario e di classe” – dell'antifascismo” da parte di questa ben poco rivoluzionaria combriccola, in quanto ci era chiaro che la critica dell'antifascismo consensuale e celebrativo sviluppata dai movimenti di estrema sinistra nel dopoguerra subisce una torsione verso un anti-antifascismo che ne altera violentemente la valenza e la cui pretesa efficacia 'sovversiva' diviene sempre più inverosimile, a fronte delle trasformazioni postfasciste in atto nella cultura e nella costtituzione italiana”.

Svelavamo altresì come l'uso di soprannomi, acronimi e vari pseudonimi (seppure espediente storicamente già sperimentato con successo in ambito revisionista/negazionista), trovava nel contesto telematico nuove e inedite sperimentazioni grazie a discorsi quali no name e dissoluzione del soggetto [1].

Constatavamo, infine, come “l'operazione revisionismo in rete ha svolto di fatto un ruolo “sperimentale”, diverso da quello intenzionale o dichiarato: ha funzionato come una prova in vitro, un test del grado di tollerabilità dell'intollerabile raggiunto negli ambiti alternativi, o antagonisti, trovando, oltre ad alcune puntuali risposte, significative e preoccupanti sacche di giustificazione o indifferenza. Anche su questa nuova zona grigia, preventivamente esplorata nel cyberspazio, si fonderanno in parte le precarie fortune dell'editoria negazionista italiana[2].

E' un testo sicuramente “datato” a rileggerlo ora dopo tanto tempo, eppure è stato importante, almeno per me. Negazionismo virtuale – e l'episodio che ne è all'origine – ha segnato da una parte il mio rapporto con una certa doxa del movimento (che all'epoca ha avvallato, giustificato o comunque non ritenuto importante criticare questa deriva negazionista) e dall'altra il mio rapporto con la rete, che ho guardato a lungo con una certa diffidenza. Utile strumento per comunicazioni veloci e scambio materiali tramite mail, il web è stato per me per molto tempo (spiace un po' dirlo) quello dei “siti della vergogna” [3], il luogo dove puoi acquistare l'uniforme – completa di berretto e stivali – di Hitler o Mussolini o il pugnale delle SS con la scritta “Sangue e onore”, il luogo che pullula di siti inneggianti all'antisemitismo e al razzismo, all'odio verso migranti, rom, gay e lesbiche (come, ad esempio i vari siti di Forza Nuova) e della diffusione di tesi revisioniste e negazioniste.

Col tempo ho scoperto che il web offre anche molto altro, anche se devo confessare che una buona dose di diffidenza mi è restata. Fare, ad esempio, una ricerca basandomi esclusivamente su fonti reperite in rete resta per me ancora impensabile e la casa piena di libri e le biblioteche più o meno polverose sono ancora per me luoghi belli e indispensabili .

Del come e dei perché che mi hanno portata poco più di un anno fa a Marginalia, ho già detto in uno dei primi post che ho pubblicato. Ed è stata un'esperienza interessante. Ho appreso (e continuo ad apprendere) molte cose, molte delle quali non potevo che imparare qui. E questo nonostante abbia dedicato a Marginalia veramente poco del mio (già poco) tempo [4]. Ciò nonostante ho tentato di far girare o rilanciare notizie che ritenevo importanti, dato spazio a cose ed esperienze poco visibili o marginali, appoggiato iniziative e sostenuto appelli [5]. E poi , ovviamente, grazie a Marginalia, ho fatto anche degli “incontri”.

Sarà a causa del poco tempo sarà per pigrizia ma ho “vagato” poco per il web e dunque la maggioranza di questi incontri non li ho “cercati”, ma sono “capitati”, quasi sempre tramite la citazione o la pubblicazione di un post di Marginalia in altri blog o siti. Sistematicamente – quando ne ho avuto notizia – ho segnalato questi “incontri” nella rubrica Feedback, ritenendo facessero parte – in ogni caso – della “storia” di Marginalia e di questa storia dovesse rimanere traccia. Alcuni di questi siti/blog mi sono piaciuti, altri meno o per niente. Con certi si è creato un qualche rapporto (commenti reciproci, segnalazioni, collaborazioni ...) e man mano dai Feedback sono finiti nelle varie rubriche che avevo creato (da Eppur si muove a Segnaletica). Altri non trovavano collocazione in nessuno degli spazi già esistenti in Marginalia e infine ho creato una rubrica apposita, Diversamente pensanti. Dal socialista che rivela posizioni pro-life alla sostenitrice di Israele, dallo studioso islamista alle italiane convertite all'Islam, per finire con un blog veramente “notevole”: mi riferisco a Kelebek.

Dovrei adesso tornare indietro di qualche mese e raccontare dell'incontro di Marginalia con quest'ultimo blog, per giungere alla vicenda della libreria Comunardi di Torino.

Forse sarebbe stato più “economico” togliere Kelebek dai miei link senza questo lungo post, ma non è il mio “stile”. Ed inoltre penso sia più “utile” così.

Ma stasera è tardi. Dunque, per intanto, aggiungo un “maneggiare con cura” ai Diversamente pensanti e rinvio alla prossima puntata.



NOTE:

[1] Su queste derive (e tanto altro) rinvio a Nuovo? No, lavato con Perlana.

[2] Nel cartaceo le citazioni sono a pp. 178, 177 e 179.

[3] Siti della vergogna è il titolo di un dossier – a cura di Saverio Ferrari e Riccardo Rudelli – presentato nel 2003 all'Istituto Ferruccio Parri di Bologna.

[4] 39 post in un anno sono proprio una miseria (mi dicono), soprattutto quando, spesso, si tratta di articoli già pubblicati altrove. Ma tant'è.

[5] E dalla critica dei "siti della vergogna" sono finita, sempre grazie a Marginalia, in liste quali Le firme della vergogna, per aver firmato un appello contro una conferenza di Faurisson, progettata da Claudio Moffa all'Università di Teramo. Interessante la discussione seguita alla pubblicazione dell'appello in Indymedia CH.

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Tanto per restare "sulla notizia" e in argomento: segnalo il presidio indetto dall'Assemblea Antifascista Permanente contro La Destra - Fiamma Tricolore, previsto per domani pomeriggio a Bologna .

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