In un articolo scritto a più mani quasi dieci anni fa, Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione, l'analisi di un episodio specifico (ovvero l'immissione in rete di messaggi negazionisti – in particolare Paul Rassinier, Robert Faurisson e Vieille Taupe di Pierre Guillaume – ad opera del collettivo “di sinistra” Transmaniacon), diveniva il pretesto per riflettere su un fenomeno che era all'epoca, almeno in Italia, abbastanza nuovo, ed anche sulle possibilità inedite offerte dal web ad operazioni di questo tipo.
In Negazionismo virtuale smontavamo la “favola” dell'uso del materiale negazionista “ai fini di uno smantellamento – da un punto di vista “rivoluzionario e di classe” – dell'antifascismo” da parte di questa ben poco rivoluzionaria combriccola, in quanto ci era chiaro che “ la critica dell'antifascismo consensuale e celebrativo sviluppata dai movimenti di estrema sinistra nel dopoguerra subisce una torsione verso un anti-antifascismo che ne altera violentemente la valenza e la cui pretesa efficacia 'sovversiva' diviene sempre più inverosimile, a fronte delle trasformazioni postfasciste in atto nella cultura e nella costtituzione italiana”.
Svelavamo altresì come l'uso di soprannomi, acronimi e vari pseudonimi (seppure espediente storicamente già sperimentato con successo in ambito revisionista/negazionista), trovava nel contesto telematico nuove e inedite sperimentazioni grazie a discorsi quali no name e dissoluzione del soggetto [1].
Constatavamo, infine, come “l'operazione revisionismo in rete ha svolto di fatto un ruolo “sperimentale”, diverso da quello intenzionale o dichiarato: ha funzionato come una prova in vitro, un test del grado di tollerabilità dell'intollerabile raggiunto negli ambiti alternativi, o antagonisti, trovando, oltre ad alcune puntuali risposte, significative e preoccupanti sacche di giustificazione o indifferenza. Anche su questa nuova zona grigia, preventivamente esplorata nel cyberspazio, si fonderanno in parte le precarie fortune dell'editoria negazionista italiana” [2].
E' un testo sicuramente “datato” a rileggerlo ora dopo tanto tempo, eppure è stato importante, almeno per me. Negazionismo virtuale – e l'episodio che ne è all'origine – ha segnato da una parte il mio rapporto con una certa doxa del movimento (che all'epoca ha avvallato, giustificato o comunque non ritenuto importante criticare questa deriva negazionista) e dall'altra il mio rapporto con la rete, che ho guardato a lungo con una certa diffidenza. Utile strumento per comunicazioni veloci e scambio materiali tramite mail, il web è stato per me per molto tempo (spiace un po' dirlo) quello dei “siti della vergogna” [3], il luogo dove puoi acquistare l'uniforme – completa di berretto e stivali – di Hitler o Mussolini o il pugnale delle SS con la scritta “Sangue e onore”, il luogo che pullula di siti inneggianti all'antisemitismo e al razzismo, all'odio verso migranti, rom, gay e lesbiche (come, ad esempio i vari siti di Forza Nuova) e della diffusione di tesi revisioniste e negazioniste.
Col tempo ho scoperto che il web offre anche molto altro, anche se devo confessare che una buona dose di diffidenza mi è restata. Fare, ad esempio, una ricerca basandomi esclusivamente su fonti reperite in rete resta per me ancora impensabile e la casa piena di libri e le biblioteche più o meno polverose sono ancora per me luoghi belli e indispensabili .
Del come e dei perché che mi hanno portata poco più di un anno fa a Marginalia, ho già detto in uno dei primi post che ho pubblicato. Ed è stata un'esperienza interessante. Ho appreso (e continuo ad apprendere) molte cose, molte delle quali non potevo che imparare qui. E questo nonostante abbia dedicato a Marginalia veramente poco del mio (già poco) tempo [4]. Ciò nonostante ho tentato di far girare o rilanciare notizie che ritenevo importanti, dato spazio a cose ed esperienze poco visibili o marginali, appoggiato iniziative e sostenuto appelli [5]. E poi , ovviamente, grazie a Marginalia, ho fatto anche degli “incontri”.
Sarà a causa del poco tempo sarà per pigrizia ma ho “vagato” poco per il web e dunque la maggioranza di questi incontri non li ho “cercati”, ma sono “capitati”, quasi sempre tramite la citazione o la pubblicazione di un post di Marginalia in altri blog o siti. Sistematicamente – quando ne ho avuto notizia – ho segnalato questi “incontri” nella rubrica Feedback, ritenendo facessero parte – in ogni caso – della “storia” di Marginalia e di questa storia dovesse rimanere traccia. Alcuni di questi siti/blog mi sono piaciuti, altri meno o per niente. Con certi si è creato un qualche rapporto (commenti reciproci, segnalazioni, collaborazioni ...) e man mano dai Feedback sono finiti nelle varie rubriche che avevo creato (da Eppur si muove a Segnaletica). Altri non trovavano collocazione in nessuno degli spazi già esistenti in Marginalia e infine ho creato una rubrica apposita, Diversamente pensanti. Dal socialista che rivela posizioni pro-life alla sostenitrice di Israele, dallo studioso islamista alle italiane convertite all'Islam, per finire con un blog veramente “notevole”: mi riferisco a Kelebek.
Dovrei adesso tornare indietro di qualche mese e raccontare dell'incontro di Marginalia con quest'ultimo blog, per giungere alla vicenda della libreria Comunardi di Torino.
Forse sarebbe stato più “economico” togliere Kelebek dai miei link senza questo lungo post, ma non è il mio “stile”. Ed inoltre penso sia più “utile” così.
Ma stasera è tardi. Dunque, per intanto, aggiungo un “maneggiare con cura” ai Diversamente pensanti e rinvio alla prossima puntata.
NOTE:
[1] Su queste derive (e tanto altro) rinvio a Nuovo? No, lavato con Perlana.
[2] Nel cartaceo le citazioni sono a pp. 178, 177 e 179.
[3] Siti della vergogna è il titolo di un dossier – a cura di Saverio Ferrari e Riccardo Rudelli – presentato nel 2003 all'Istituto Ferruccio Parri di Bologna.
[4] 39 post in un anno sono proprio una miseria (mi dicono), soprattutto quando, spesso, si tratta di articoli già pubblicati altrove. Ma tant'è.
[5] E dalla critica dei "siti della vergogna" sono finita, sempre grazie a Marginalia, in liste quali Le firme della vergogna, per aver firmato un appello contro una conferenza di Faurisson, progettata da Claudio Moffa all'Università di Teramo. Interessante la discussione seguita alla pubblicazione dell'appello in Indymedia CH.
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Tanto per restare "sulla notizia" e in argomento: segnalo il presidio indetto dall'Assemblea Antifascista Permanente contro La Destra - Fiamma Tricolore, previsto per domani pomeriggio a Bologna .
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