Ovviamente anche la storia della quindicenne pugnalata e poi bruciata viva dal "fidanzato" la scorsa settimana ha seguito i tempi classici del "fare informazione" e alla sovraesposizione mediatica dei primi giorni - in quel coacervo ributtante di vuoyerismo, sessismo e razzismo di cui ha parlato anche Sonia Sabelli - è seguito il silenzio della stampa mainstream e non. Semplicemente questa morte non fa più "notizia" e finirà presto nel dimenticatoio insieme a tutti quegli articoli che hanno contribuito alla costruzione e (ri) produzione di un discorso pubblico/mediatico inficiato da stereotipi e pregiudizi violentemente razzisti/sessisti quali la presunta "specificità calabrese" dell'omicidio. Tra questi articoli mi sembra che valga la pena ricordare, a futura memoria, quello pubblicato su Donne di fatto, la pagina "rosa" de Il Fatto Quotidiano, dal titolo Calabria, la donna non vale nulla. L'autore - che utilizza una formula retorica consolidata, ovvero quella di dichiarare il suo "essere calabrese" come prova dell'autenticità/verità di quanto afferma - si lancia in una sorta di indagine sociologica/antropologica sulla "condizione delle donne calabresi". Dopo un fiume di commenti che contestano quanto scrive, il giornalista pubblica qualche giorno dopo un altro articolo per spiegare e giustificare, punto per punto, quanto scritto in precedenza, ma le sue spiegazioni e giustificazioni non fanno che confermare la fitta ragnatela di immaginari razzisti e sessisti in cui l'autore si dibatte
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