martedì 30 aprile 2013

Donne, fotografia e colonialismo

Ho appena finito di leggere (e condivido volentieri con voi) un bell'articolo di Monica Di Barbora, Donne in Aoi: fotografie tra sguardo pubblico e privato, pubblicato sull'ultimo numero di Officina della Storia, dedicato a storia e fotografia. Vi trascrivo un breve passaggio dalla parte iniziale dell'articolo che mi sembra significativo delle cautele e del rigore metodologico adoperato dall'autrice nel trattare una materia oltremodo complessa: "La mia riflessione si concentrerà, in particolare, sulla rappresentazione fotografica delle donne in quei territori che, dopo la proclamazione dell'impero nel maggio 1936, avrebbero preso il nome di Africa orientale italiana, allargandosi alla rappresentazione delle donne bianche, percorso meno battuto dalla storiografia italiana. La generica categoria “donne” risulta utile, da un punto di vista operativo, all'interno di una riflessione che si concentra sui modelli socialmente e culturalmente imposti, per definizione schematici e destinati a produrre un ordinamento classificatorio. Si tratta, tuttavia, di una categoria che, anche utilizzata in questo senso ristretto, necessita di ulteriori specifiche. Se, infatti, restituisce la comune esposizione a rapporti di potere fortemente squilibrati, vigenti nei rispettivi ambiti di provenienza, comprende in sé tanto le colonizzate che le colonizzatrici. Donne, quindi, con posizionamenti assai diversi rispetto a colore della pelle, potere all'interno della società coloniale, credo religioso, appartenenza, spesso ceto sociale. Oltre che, naturalmente, diverse per i percorsi individuali di vita. Abbiamo a che fare, quindi, con una categorizzazione che si pone al centro di tensioni e linee di forza che vanno sempre tenute presenti". Potete leggere la versione integrale dell'articolo nel sito di Officina della storia

lunedì 29 aprile 2013

Christine Delphy: prefazione a Refuser d’être un homme. Pour en finir avec la virilité

Grazie a Entre les lignes entre les mots, il blog di Didier Epsztajn, la prefazione di Christine Delphy al libro di John Stoltenberg : Refuser d’être un homme. Pour en finir avec la virilité (Syllepse, 2013)

Carla Lonzi, critique d’art et féministe on line

Vi avevamo già segnalato la giornata di studi Carla Lonzi, critique d’art et féministe, che si è tenuta a Parigi a gennaio con, tra le/o altre/i, Giovanna Zapperi, Griselda Pollock e Elisabeth Lebovici. Ora tutti gli interventi sono online su Travelling Féministe, un sito che nel giro di pochi mesi è diventato uno dei miei preferiti ... (Non ingelositevi)

sabato 27 aprile 2013

Studi di genere e trasmissione dei saperi

Leggo con un po' di ritardo sul blog di Sonia Sabelli - tra l'altro tra le promotrici dell'appello Dal margine degli studi di genere: una proposta politica e che ringrazio per il prezioso e puntuale lavoro di raccolta e pubblicazione di materiali in vista di una più ampia riflessione sulla trasmissione dei saperi in Italia -, gli ultimi aggiornamenti relativi al dibattito che si è aperto in seguito alla cancellazione del corso di Studi di genere di Laura Corradi, dal comunicato stampa del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, ad un intervento della stessa Laura Corradi che fa una prima valutazione degli esiti della petizione e del comunicato del suo Dipartimento. Ed è a questo spazio web che vi invito/invitiamo a fare riferimento per proseguire la discussione aperta dal documento Dal margine degli studi di genere: una proposta politica con contributi e riflessioni

Distopie

"Distopie vuole essere un luogo di analisi della cultura popolare distopica (dalla fantascienza all’horror e a tutti i loro sottogeneri) attraverso una serie di strumenti interpretativi che ci vengono forniti dagli studi coloniali e postcoloniali, dagli studi culturali, dalla letteratura comparativa, dalla filosofia politica, dai gender e queer studies e dagli studi critici sulla razza e sulla bianchezza. Distopie fa proprio un approccio intersezionale, ossia attento alla costruzione e all’intersecarsi delle linee di divisione di classe, genere, colore, cultura, e alla fissazione dei relativi privilegi" (da Distopie, il nuovo sito a cura di Gaia Giuliani e Gabriele Proglio)

martedì 23 aprile 2013

Donne contro. Ribelli, sovversive, antifasciste nel Casellario Politico Centrale

Donne contro. Ribelli, sovversive, antifasciste di Martina Guerrini, recentemente pubblicato da Zeroincondotta, è un volume che a partire dalle schede di "anonime" conservate presso il Casellario Politico Centrale, restituisce le biografie di donne che si opposero al fascismo, "dalle prime sovversive che contrastarono lo squadrismo, alle operaie ribelli al regime, passando dalle militanti della cospirazione clandestina sino alle partigiane che seppero impugnare anche le armi, il fascismo dovette fare i conti con donne che non accettarono di sottomettersi al ruolo sociale e all'ideologia sessista che le voleva soltanto prolifiche e ubbidienti 'giovani italiane'". Il volume sarà presentato domani al Circolo Anarchico Berneri, al cui sito rinviamo per ulteriori info sull'iniziativa. Buon 25 aprile a tutte/i

domenica 21 aprile 2013

Cirenaica : le vie dell'oblio?

Martedì 23 aprile 2013, con il titolo de Le vie della Resistenza, si terrà a Bologna un incontro organizzato dall'Anpi San Vitale in collaborazione con l' associazione Cirenaica e al quale parteciperanno, tra gli/le altri/e, il presidente della sezione San Vitale dell'Anpi e il figlio e la figlia dell'antifascista Rino Pancaldi. L'iniziativa si colloca all'interno delle celebrazioni per "Cirenaica centenaria", ovvero il centenario della scoperta - avvenuta nel 1913 durante la costruzione di nuovi caseggiati da parte dell'Ente Autonomo Case Popolari nell'area di quella che oggi è detta "Cirenaica", rione del Quartiere San Vitale di Bologna - di alcune tombe appartenenti alla civiltà villanoviana. Ma il 1913 è anche il centenario di ben altro avvenimento: è infatti nell'aprile del 1913 che il consiglio comunale bolognese si riunisce su richiesta dello Iacp affinché siano dati dei nomi alle nuove vie del rione e decide infine di attribuire a queste "nomi ricordanti i luoghi illustrati dal nostro esercito e dalla nostra flotta nella recente guerra" (Ascbo, delib. cons. del 9 aprile 1913). La guerra alla quale si fa riferimento è l'invasione coloniale della Libia che, cominciata dal governo Giolitti nel 1911, non si distingue in quanto a ferocia dalla successiva invasione coloniale fascista voluta da Mussolini negli anni 30. Basti pensare solo all'eccidio di Sciara Sciat dove, secondo Angelo Del Boca - uno dei maggiori storici del colonialismo italiano in Libia - furono uccise almeno 4000 persone (uomini, donne, bambini/e) e quasi altrettante deportate verso le carceri italiane (cfr. A. Del Boca, A un passo dalla forca, Baldini&Castoldi Dalai, 2007). E sono luoghi e avvenimenti di questa guerra ad essere scelti come nomi per le vie del nuovo rione: via Tripoli, via Bengasi, via Libia, via Derna, via Due Palme, via Homs ... (cfr. G. Gabrielli, Bologna e le sue colonie, in L'Africa in giardino, Grafiche Zanini, 1998). Solo nel 1949 le vie di quella che è oramai chiamata "Cirenaica" vengono rinominate con nomi di partigiani, anche e soprattutto  per la forte volontà dell'Anpi che già l'anno prima - con un atto di grande valore simbolico - aveva apposto nell'allora via Bengasi (poi Bentivogli) una targa per ricordare i nomi di trentatré "caduti per la nostra libertà". Per il resto la decisione di rinominare le vie incontrò forti resistenze e non fu unanime, come mostra la decisione di mantenere il nome della via Libia "a rappresentare-preservare quello che i toponimi soppressi, nell'insieme, rappresentavano" (V. Perilli, Da Dogali a Gramsci. Toponomastica e memoria coloniale a Bologna, in E. Petricola e A. Tappi, Brava Gente, Zapruder, 2010). In questo senso e ritenendo che la toponomastica come altri lieux de mémoire coloniali serva a “popolarizzare la prospettiva coloniale per mantenerne vivo il ricordo e aperta la strada” (N. Labanca 1996, L'Africa italiana, in I luoghi della memoria, 1996), evidenziamo il rischio che un'iniziativa di questo tipo, a prescindere dalle intenzioni, finisca di fatto per configurare una situazione ibrida dove le vie della Resistenza sono ridotte a fare da schermo a un passato coloniale italiano non esplicitato e quindi fungano, loro malgrado, da vie dell'oblio // Vincenza Perilli, Andrea Tappi, Elena Petricola, Rudy M. Leonelli, Gianluca Gabrielli, Barbara Spadaro, Mauro Raspanti  // Materiali: il volantino dell' iniziativa Le vie della Resistenza e il saggio Da Dogali a Gramsci. Toponomastica e memoria coloniale a Bologna (Zapruder, n. 23, 2010)

sabato 20 aprile 2013

Dal margine degli studi di genere: una proposta politica

Le voci di protesta che si sono levate in seguito alla chiusura del corso di “Studi di genere” tenuto da Laura Corradi all’Università della Calabria, stanno facendo finalmente emergere sotto gli occhi di tutte e di tutti un quadro grave e inquietante, che conferma come gli studi di genere siano una questione politica. Tale quadro va letto, a nostro parere, su diversi piani. Innanzitutto è necessario collocare questa vicenda in un orizzonte più generale che riguarda lo stato delle università italiane, dove i criteri del finanziamento pubblico e l’ingresso di forme di finanziamento privato privilegiano alcuni ambiti e oggetti di ricerca e ne marginalizzano, o escludono, altri. È noto come gli unici settori di ricerca che non soffrono dei tagli agli investimenti siano quelli relativi alla produzione bellica, alle nanotecnologie, agli strumenti tecnologici di controllo sociale. Il piano successivo è quello che riguarda nello specifico gli studi culturali e, soprattutto, gli studi di genere. Generalmente le tematiche di genere vengono trattate in modo quasi clandestino all’interno di corsi o moduli che portano un altro nome, oppure vengono relegati a “parte seminariale” afferente a un corso specifico. Se, invece, com’è il caso dell’insegnamento tenuto da Laura Corradi, esso si colloca apertamente nell’ambito degli studi di genere, accade che venga cancellato da un giorno all’altro. Dal nostro punto di vista, limitarsi a sostenere l’importanza degli studi di genere come una sorta di “valore aggiunto” nell’offerta formativa di questo o quell’ateneo rischia di essere controproducente e mistificatorio. Vogliamo, infatti, guardare la questione da un altro punto di vista e riteniamo che l’ostracismo contro gli studi di genere e/o la loro cancellazione siano il prodotto della cultura dominante in Italia: una cultura – se così la si può chiamare – che da una parte tende a ipersessualizzare le donne e dall’altra nega loro gli strumenti di critica e di autonomia. Inoltre, con un intero apparato scolastico uniformato su un’offerta che è in realtà più informativa che formativa – basata, quindi, sulla passività della/del discente – gli studi di genere rappresentano senz’altro un’eresia, poiché propongono un approccio complesso e intersezionale, non nozionistico ma critico, non unidimensionale ma interdisciplinare.Gli studi di genere offrono, in sostanza, delle griglie interpretative aperte e multiformi, stimolando a uno sguardo complesso e non riduttivo sull’esistente. E, ancora oltre, questo sguardo critico produce strumenti concreti di lavoro contro le discriminazioni e la violenza di genere, incluse le forme di razzismo e omo/transfobia – una ragione, questa, per cui dovrebbero essere inseriti nei curricula già a partire dalla scuola dell’obbligo. Invece, la realtà dimostra che chi è interessata/o ad acquisire o a sviluppare questi strumenti deve andare all’estero, poiché in Italia vige una sorta di censura della ricerca, della produzione teorica e del dibattito su questi temi. Sappiamo per esperienza quanto sia penalizzante, in sede di concorso o di abilitazione o anche solo di semplice partecipazione ai bandi per contratti di docenza, avere nel proprio curriculum pubblicazioni inerenti queste tematiche. L’ostracizzazione e la cancellazione degli studi di genere, torniamo a ripetere, vanno dunque annoverate tra gli effetti del sessismo e del razzismo pervasivi e trasversali che sono dominanti in Italia. Al proposito ci teniamo a sottolineare come sia l’intero Paese, e non solo la Calabria, a rivelare l’urgenza di sviluppare strumenti efficaci per contrastare l’involuzione culturale che tende a coartare ancora una volta le donne, insieme alle soggettività che esprimono modelli di sessualità non conformi, in un ruolo subalterno e dipendente.Ciò che è avvenuto all’UniCal non è che lo specchio di un processo in atto da anni in tutto il Paese. Non vogliamo quindi, limitarci a dare la nostra più sentita solidarietà a Laura Corradi, o a chiedere a uno specifico ateneo di non chiudere un determinato corso. Vorremmo invece invitare tutte e tutti coloro che operano nell’ambito della trasmissione dei saperi a partecipare a una riflessione più ampia sugli obiettivi dell’istruzione pubblica oggi in Italia (dalla scuola dell’infanzia all’università) e sull’importanza dell’apporto non solo teorico ma anche pratico che gli studi di genere hanno o possono avere nella formazione e nella vita – lavorativa ma non solo – di ciascuna/o, per trovare insieme strategie e strumenti per un’azione efficace contro la restrizione degli spazi di dibattito, ricerca, formazione // Nicoletta Poidimani, Liliana Ellena, Sonia Sabelli, Sabrina Marchetti, Renata Pepicelli, Viola Lo Moro, Cristina Gamberi, Gaia Giuliani, Elisa G. A. Arfini, Lorenzo Bernini, Cristian Lo Iacono, Porpora Marcasciano, Vincenza Perilli, Jamila M.H. Mascat, Barbara De Vivo, Rachele Borghi, Brune Seban, Elena Petricola, Olivia Fiorilli, Laura Ronchetti, Valeria Ribeiro Corossacz, Sara Garbagnoli, Laura Scamorcin, Sara Gvero, Mariagabriella Di Giacomo, Sara De Simone, Laura Schettini, Domitilla Olivieri, Tiziana Mancinelli, Maria Antonietta Passarelli, Rita Debora Toti, Laura Talarico, Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone Sguardi sulle Differenze, Francesca Rinaldi, Elisa Brilli, Alessia Ronchetti // Tra i materiali girati finora sulla questione segnalo: l'appello e il censimento in corso di casi analoghi/affini promosso da Femminismo a Sud, l'intervento di Paola Di Cori, i comunicati del Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone Sguardi sulle differenzeCentro Studi Milly Villa dell'Università della Calabria e vari spunti di discussione qui e qui.

Aborto: ancora libere di scegliere?

In extremis ... A cura di Mujeres Libres, Collettivo Femminista Frida, Laboratorio Smaschieramenti … e altre singole favolosità

venerdì 19 aprile 2013

Nuovi femminismi / Reminder

Per tutte le amiche attualmente "milanesi" e che proprio non ho fatto in tempo a sentire in questi ultimi giorni: ci vediamo stasera (venerdì 19 aprile 2013) al Piano Terra? Tra l'altro sarò carica di libri da smerciare, da Femministe a parole a Non si nasce donna ;-)

Soggetti e oggetti dell'utopia

Soggetti e oggetti dell'utopia: archivi dei sentimenti e culture pubbliche è la scuola estiva che raccoglie la tradizione interculturale del Laboratorio Raccontar/si dove per anni il genere è stato articolato con le altre categorie, quali classe, 'razza', sessualità, disabilità, religione, nazione, ideologia. Organizzata dalla Rete toscana della Società Italiana delle Letterate, il Giardino dei Ciliegi in intesa con l'Università di Firenze, l'Associazione Centro Donna Evelina De Magistris di Livorno, l'Associazione Casa della donna di Pisa, l'Associazione Open di Carrara e con il patrocinio dell'Università di Sassari, quest'anno la scuola - che si terrà a Villa Alma Pace, Antignano, Livorno dal 22 al 28 giugno 2013 - si apre a un nuovo progetto che continua a interrogare la memoria e l’iscrizione del sentire attraverso oggetti tangibili e di conoscenza nel quotidiano, nella politica, nella letteratura, nell’arte (Taro, Modotti, Niki de Saint Phalle) e nelle culture pubbliche. La crisi del punto di vista, tipica dell’intercultura di genere intesa come molteplicità di approcci e visioni di resistenza, permette di ri-significare l’incontro con l’alterità. Attraverso testi di prosa, di poesia, immagini artistiche e rappresentazioni mediatiche emergeranno oggetti e soggetti legati all’utopia: utopie dei femminismi tra resistenza e visionarietà; utopia del potere e potere dell’utopia. Con, tra le altre Rachele Borghi, Alessia Acquistapace, Gabriella Kuruvilla e Liana Borghi. Per iscrizioni, richieste di borse di studio e programma dettagliato rinviamo al sito della scuola

mercoledì 17 aprile 2013

Studi di genere / Ancora su visibilità-invisibilità

Mentre la soppressione del corso di Studi di genere tenuto da Laura Corradi all'Università della Calabria porta ad una interrogazione parlamentare (di cui leggo in un articolo della giornalista Giovanna Pezzuoli pubblicato nel blog del Corriere della Sera che, sia detto en passant, cita anche un ampio stralcio del commento di Paola Di Cori sulla visibilità-invisibilità degli studi di genere in Italia, ma senza citare la fonte, ovvero questo blog, cosa che visto l'argomento dell'articolo fa riflettere), con tante in questi giorni ci stiamo chiedendo come costruire (a partire da questo episodio sintomatico sul quale auspichiamo si faccia chiarezza) un progetto politico collettivo e condiviso, che contribuisca non solo a rafforzare gli studi di genere in Italia e chi ci lavora ma anche a salvaguardarne la necessaria radicalità - che non possiamo mai dare per scontata neanche in questo campo -, contro processi di addomesticamento e neutralizzazione rafforzati da logiche baronali, riduzionismi burocratici e strumentalizzazioni politiche. Questione complessa e difficile che sarà possibile dipanare solo grazie alle riflessioni di tutte/i coloro che si occupano di studi di genere, dentro e fuori l'università, anche a partire da posizionamenti e percorsi diversi. Trovo preziosi in questo senso alcuni contributi che toccano aspetti cruciali, come il commento di Sara Garbagnoli al già citato intervento di Paola Di Cori e il testo del Centro di Women’s Studies dell'Università della Calabria “Milly Villa” pubblicato su Sud-DeGenere, il blog di Doriana Righini

Variabili femministe / Un seminario itinerante a partire da alcune parole chiave

Ad un anno dalla sua pubblicazione, e mentre siamo in attesa che si definiscano le prossime date di quello che abbiamo ironicamente definito tour, parte a Torino una bellissima iniziativa ovvero un ciclo seminariale itinerante ispirato proprio dal volume Femministe a parole (edito da Ediesse nella collana sessismoerazzismo) dal titolo Variabili femministe. Il ciclo - strutturato su di una serie di incontri a partire da alcune parole chiave condivise - è organizzato da FemminismItineranti, una rete di singole e realtà femministe torinesi nata a partire da incontri, scambi, desideri sollecitati dalla lettura del volume ed aperta a tutte/i coloro che condividono una prospettiva antirazzista, antisessista, antiomo&transfobica, e antifascista. Alla rete  hanno aderito AlmaTerra, Archivio delle Donne in Piemonte, Centro Studi del Pensiero Femminile, Donne in Nero-Casa delle Donne, Indignate Rosse, L’Altramartedì, Me-dea e SguardiSuiGeneris. Il primo incontro, a cura di quest'ultima realtà, si terrà questo pomeriggio a Palazzo Nuovo (e mi scuso della segnalazione in extremis ma è sempre più difficile stare dietro al ritmo di mille cose e a veri e propri scompensi temporali) e avrà per titolo Nazionalismi invadenti: genere, rappresentazioni, ruoli (sul sito di SguardiSuiGeneris maggiori dettagli e bibliografia), mentre per gli altri incontri sarà a breve disponibile il programma completo. Per info e contatti: femminismitineranti@gmail.com).

lunedì 15 aprile 2013

Nuovi femminismi al Piano Terra

Nuovi femminismi è il titolo della serata che si terrà al Piano Terra di Milano venerdì 19 aprile, una serata per discutere - come scrivono le organizzatrici - a partire "da due testi che ci hanno appassionato, ci hanno fatto pensare e ci hanno fornito termini nuovi e tracce da seguire non scontate: Femministe a parole (Ediesse) e Lo schermo del potere (ombre corte). Senza dimenticare alcunché delle genealogie femministe ma tenendo in conto il desiderio e il piacere di avventurarsi lungo strade originali, entrambi i testi rispondono alla necessità urgente di affrontare problematiche inedite, fornendo interpretazioni e indicazioni per il pensiero e l’agire della politica delle donne nella contemporaneità". Vi aspettiamo! numerose/i ;-)

Du côté obscur : Féminismes Noirs / From The Dark Side: Black Feminisms

Oggi la deadline del cfp del numero 0 - a cura di Keivan Djavadzadeh, Elsa Dorlin et Myriam Paris - della nuova rivista internazionale di filosofia femminista e teoria queer di cui vi avevamo annunciato la nascita qualche tempo fa, Comment S'en Sortir, dal titolo Du côté obscur: Féminismes Noirs . Intanto sul sito della rivista il nuovo cfp: Transféminismes : politiques des transitions féministes, a cura di Kira Ribeiro e Ian Zdanowicz

sabato 13 aprile 2013

Edward Said Memoriali Conference

Vi segnaliamo la conferenza internazionale dedicata a Edward, che si terrà lunedì 15 aprile a Utrecht con un ricchissimo programma, fitto di interventi di ospiti prestigiose/i per quanto riguarda l'ambito degli studi di genere e postcoloniali, da Lila Abu-Lughod a Judith Butler, da Gayatri Spivak a Jamila M.H Mascat! Assolutamente da non perdere per chi può ...

giovedì 11 aprile 2013

Le confessioni di Marginalia

Ho più o meno smesso di fumare (passando alla e-cigarette) da una settimana, quindi mi sembra di andare un po' a rilento tra le (solite) mille cose da fare/chiudere/inviare ... Quindi siate clementi (e pazienti) almeno per quanto riguarda Marginalia, anche perché diversamente potrei mordere ... // Immagine: Vicky Lane via Flickr

Intersezioni discontinue / Discontinuous intersections:

Discontinuous intersections: second-generation immigrant girls in transition from school to work è un articolo di Sara R. Farris e Sara de Jong pubblicato sull'ultimo numero di Ethnic and Racial Studies, articolo che propone un approccio intersezionale per analizzare le diverse forme (strutturali, istituzionali e discorsive) di discriminazione di cui sono oggetto le ragazze migranti dette di "seconda generazione". E un grazie alle autrici per aver reso disponibile il testo attraverso la rete NextGenderation ;-)

mercoledì 10 aprile 2013

Made in Italy. Identità in migrazione al Modo Infoshop

Domani, giovedì 11 aprile, al Modo Infoshop, presentazione di Made in Italy. Identità in migrazione, il numero di Zapruder curato da Andrea Brazzoduro, Enrica Capussotti e Sabrina Marchetti di cui vi avevamo già parlato qualche mese fa. Per una breve presentazione e indice del volume rinviamo al sito di Storie in Movimento. Speriamo vedervi numerose/i!

martedì 9 aprile 2013

Paola Di Cori / La misteriosa condizione di visibilità-invisibilità degli Studi di Genere in Italia

A proposito della chiusura del corso di Studi di Genere tenuto all'Università della Calabria da Laura Corradi e dell' appello per la sua riapertura, riceviamo un commento di Paola Di Cori - della quale ricordiamo, tra le più recenti pubblicazioni la raccolta di saggi Asincronie del femminismo e i contributi in Joan W. Scott. Genere, politica, storia (Viella) e Non si nasce donna (Quaderni Viola / Alegre). In questo suo intervento Paola ripercorre alcune delle tappe di quella che definisce la misteriosa condizione di visibilità-invisibilità" degli studi di genere in Italia. Buona lettura e condivisione! // " L’adesione all’appello contro l’abolizione del corso tenuto da Laura Corradi all’università della Calabria è un obbligo per tutte quelle che insegnano e hanno insegnato per decenni questi studi nelle università italiane. Come ho avuto modo di scrivere in molte occasioni, la realtà degli studi di genere in Italia è avvolta in una misteriosa condizione di visibilità-invisibilità fin dagli anni ’70. Sono esistiti sotto denominazioni di comodo quando non era possibile inserirli in un piano di studi approvato dalle facoltà; quando sono divenuti finalmente riconoscibili, ammessi e inseriti istituzionalmente - soltanto dopo il 2000!! - si sono immediatamente dovuti confrontare con i cosiddetti processi di razionalizzazione e snellimento dei programmi in seguito alla riforma del 3+2: erano sì possibili, ma assai ridotti in numero di ore e di crediti acquisiti, e raramente ci sono state docenti ordinarie in numero tale (mettendo da parte le differenze di opinione su quali fossero gli obiettivi preferibili) da poter imporre qualche soluzione non minoritaria alle facoltà o ai senati accademici. Si sono salvati qua e là alcuni dottorati nei settori della letteratura e della storia, attualmente massacrati dal taglio di finanziamenti che ha riguardato tutti i dottorati. Ha fatto benissimo Laura Corradi a denunciare pubblicamente l’ennesima discriminazione. Purtroppo l’abolizione di questo corso accompagna la silenziosa sparizione di decine di corsi di studi di genere diffusi e inaugurati negli ultimi anni. E’ noto che questi studi non hanno visibilità alcuna nelle università italiane; chi li ha insegnati è stata punita nella carriera e ridotta per decenni a un isolamento faticoso e improduttivo in termini di risultati sul piano dell’aiuto concreto alle generazioni di donne e uomini nati/e dopo gli anni ‘60. E’ una fortuna che tante giovani donne abbiano potuto contare sull’esistenza di un gran numero di corsi e di dottorati in università straniere; quando purtroppo tornano in Italia, con esperienze di ricerca e dottorati di tutto rispetto, non si devono confrontare soltanto con l’assenza di possibilità di inserimento, ma con una antiquata tradizione che ancora oggi porta la quasi totalità dei docenti e dei colleghi ad ammettere obtorto collo che si tratta di studi degni di questo nome. La maggior parte di lor (uomini e molte donne) non hanno mai investito né scommesso nulla in proposito; dubito che saranno disposte/i a farlo in un periodo di così grande miseria materiale e morale. A meno che… come sta accadendo in questo caso, si levi un vasto movimento di opinione e di resistenza che denunci lo stato di arretratezza culturale dell’insieme dell’università italiana. Non è una novità, ma vale la pena di impegnarsi per riuscire a mantenere le poche posizioni ancora occupate. Coraggio Laura, e coraggio anche tutte noi!" //( Paola Di Cori, Roma - 9 maggio 2013)

domenica 7 aprile 2013

venerdì 5 aprile 2013

L'inutilità degli studi di genere in Italia

Qualche mese fa un'intervista di Barbara Romagnoli a Serena Sapegno e Annalisa Perrotta in merito al corso di formazione per insegnanti Che genere di programmi? organizzato dal Laboratorio Sguardi sulle differenze, faceva emergere la "cancellazione del genere" dai programmi scolastici in Italia. La "cancellazione" arriva fino all'Università, dove tra i primi corsi a cadere sotto la mannaia dei cosiddetti "tagli" c'è il corso di Studi di genere tenuto da più di un decennio all'Università della Calabria da Laura Corradi, corso giudicato "superfluo" come la stessa docente racconta in un'intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano. Superfluo, quindi inutile. A futura memoria, ed esprimendo la nostra solidarietà personale e politica a Laura, pubblichiamo il bel programma del corso 2012-2013, corso che "si propone di presentare alle studentesse ed agli studenti la categoria sociologica di genere attraverso studi teorici ed empirici che riguardano la società contemporanea - in una vivace dimensione transculturale. La prospettiva adottata guarda al genere nella sua intersezione con altre categorie sociologiche: classe, razza/etnia, età, preferenze sessuali, religione". Programma del corso: 4 marzo - Introduzione al corso. Studi di genere e teoria intersezionale // 5 marzo - Genere, generazioni, orientamenti sessuali (C. Leccardi) // 7 marzo - Genere, generazioni e femminismo (M. Cacace) // 11 marzo - L'uso improprio del corpo della donna in pubblicità // 12 marzo - Il corpo della donna nei media (D. Preziosi) // 14 marzo - Femminismi, agency e leadership delle donne // 18 marzo - (Laboratorio) Donne disabili: salute, sessualità, leadership (N. Coppedè)// 19 marzo - (video) Ecofemminismo indiano - Vandana Shiva // 21 marzo - Le contadine e l'eco-femminismo indiano (B. Benedetti) // 25 marzo - (Laboratorio) Sessismo e razzismo in Italia (V. Perilli) // 26 marzo - Classe e genere nelle pubblicità (E. Chiodo) // 4 aprile - Problematiche di genere - pedofilia (T. Garistena)// 8 aprile - (Laboratorio) Problematiche di genere prostituzione e sex-workers (RhockHer) // 9 aprile - Sessismo ed ageism // 10 aprile - Giornata internazionale del social work // 11 aprile - Problematiche di genere prostituzione minorile // 15 aprile - (Laboratorio) Genere, maschilità e critica della violenza (S. Ciccone)// 16 aprile - Donne movimenti anticoloniali, donne migranti // 18 aprile - Femminismo transnazionale e Islam // 22 aprile - Donne e crisi economica (L.Cirillo)// 23 aprile - Genere, religioni, spiritualità // 29 aprile - (Intervista) Lavorare con le sex workers  // 30 aprile - Problematiche: genere, transessualità e transgender // 2 maggio - Donne e leadership nel servizio sociale (L. Nigri)// 6 maggio - Brainstorming, gruppi di lavoro, discussione guidata // 7 maggio - Genere, casta e leadership - Bandit Queen // 9 maggio - Problematiche di genere: anoressia (A. Gullo)// 13 maggio - Presentazione tesine // 14 maggio - Problematiche: omosessuali e religione // 16 maggio - Sessismo, eterosessismo, omofobia, transfobia // 20 maggio - Presentazione tesine // 21 maggio - Genere e sessualità (A.Tiano) 23 maggio - Ripasso concetti e problematiche - Conclusione corso - modalità d'esame

mercoledì 3 aprile 2013

Non si nasce donna sul Guazzington Post

Siamo onoratissime che, a poco più di una settimana dalla sua uscita, il nuovo Quaderno Viola dedicato al femminismo materialista francese sia stato rilanciato da quello che riteniamo il miglior sito di informazione non vanilla, ovvero il prestigiosissimo Guazzington Post di Paola Guazzo, per noi un vero e proprio mito (a suo modo)

Angela Davis / Un simbolo da distruggere

In occasione dell'uscita del film di Shola Lynch, Free Angela & All Political Prisoners, è stata pubblicata da L' Express un'interessante intervista ad Angela Davis, J'étais devenue un symbole à détruire. Ho cominciato a tradurla, ma poiché la cosa rischia di andare un po' per le lunghe (il tempo a disposizione per Marginalia si restringe sempre più), intanto la segnalo per le/i francofone/i: potete leggerla qui