In un articolo pubblicato qualche giorno fa su Mediapart, Guerre d’Algérie et crimes d’Etat: le temps du reniement?, in occasione del cinquantunesimo anniversario dei massacri del 17 e 18 ottobre 1961, viene delineato il desolante quadro di una Francia che, anche nell'"era Hollande" continua sulla strada della riabilitazione del passato coloniale. Traduciamo alcuni passaggi dell'articolo, rinviando al sito di Madiapart per la lettura integrale del testo: "L'anno scorso, in occasione del cinquantesimo anniversario dei massacri del 17 e 18 ottobre 1961, durante i quali dozzine di Algerini furono assassinati a Parigi e in periferia dalle forze dell'ordine dirette da Maurice Papon, allora prefetto di polizia, il candidato alle elezioni presidenziali, François Hollande, partecipava, a Clichy, a una cerimonia in memoria delle vittime. Per quelle e quelli che da tempo esigevano dalle più altre cariche della Repubblica il riconoscimento di questo crimine di Stato, questa presenza fu interpretata come un segnale incoraggiante. Dopo anni di riabilitazione del passato coloniale, durante i quali Nicolas Sarkozy, il suo governo e la maggioranza, hanno elogiato in termini menzogneri 'l'opera compiuta' dalla Francia in Algeria e in altri territori dell'impero, questo gesto sembrava annunciare lo sperato cambiamento [...]. Ma così non è stato, quando, divenuto presidente della Repubblica, François Hollande avrebbe potuto scegliere diverse date ed avvenimenti per impegnarsi su questa strada, rompendo in questo modo con la notevole vigliaccheria dei suoi predecessori di sinistra [...]. Peggio ancora, si scopre ora, sul sito ufficiale del ministero della Difesa, che il tanto socialista Jean-Yves Le Drian, inaugurerà a Fréjus, il 20 novembre prossimo, la stele destinata ad accogliere le ceneri del generale Bigerard. Il tutto è accompagnato da un ritratto apologetico di questo militare, che fu, leggiamo 'più che un capo, un condottiero d'uomini, colui verso il quale si volgono gli sguardi nei momenti difficili' [...]. Viene dimenticato che il generale fu, dapprima in Indocina poi in Algeria, uno dei maggiori responsabili della guerra contro-rivoluzionaria, condotta, tra l'altro, ricorrendo alla tortura, alle esecuzioni sommarie e alle sparizioni forzate ...' (Da: Olivier Le Cour Grandmaison, Guerre d’Algérie et crimes d’Etat: le temps du reniement?). Alcuni articoli correlati in Marginalia e altrove: Noi non vogliamo un femminismo dell'oblio e delle parentesi // Nous ne voulons pas d'un féminisme de l'oubli et des parenthèses // Soldati senza causa. Memorie della guerra d'Algeria // Una manifestazione a Parigi // Ici on noié les algeriens //
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