giovedì 3 aprile 2008

I Misteri della Rete. Un feuilleton dei nostri tempi [prima puntata]


In un articolo scritto a più mani quasi dieci anni fa, Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione, l'analisi di un episodio specifico (ovvero l'immissione in rete di messaggi negazionisti – in particolare Paul Rassinier, Robert Faurisson e Vieille Taupe di Pierre Guillaume – ad opera del collettivo “di sinistra” Transmaniacon), diveniva il pretesto per riflettere su un fenomeno che era all'epoca, almeno in Italia, abbastanza nuovo, ed anche sulle possibilità inedite offerte dal web ad operazioni di questo tipo.

In Negazionismo virtuale smontavamo la “favola” dell'uso del materiale negazionista “ai fini di uno smantellamento – da un punto di vista “rivoluzionario e di classe” – dell'antifascismo” da parte di questa ben poco rivoluzionaria combriccola, in quanto ci era chiaro che la critica dell'antifascismo consensuale e celebrativo sviluppata dai movimenti di estrema sinistra nel dopoguerra subisce una torsione verso un anti-antifascismo che ne altera violentemente la valenza e la cui pretesa efficacia 'sovversiva' diviene sempre più inverosimile, a fronte delle trasformazioni postfasciste in atto nella cultura e nella costtituzione italiana”.

Svelavamo altresì come l'uso di soprannomi, acronimi e vari pseudonimi (seppure espediente storicamente già sperimentato con successo in ambito revisionista/negazionista), trovava nel contesto telematico nuove e inedite sperimentazioni grazie a discorsi quali no name e dissoluzione del soggetto [1].

Constatavamo, infine, come “l'operazione revisionismo in rete ha svolto di fatto un ruolo “sperimentale”, diverso da quello intenzionale o dichiarato: ha funzionato come una prova in vitro, un test del grado di tollerabilità dell'intollerabile raggiunto negli ambiti alternativi, o antagonisti, trovando, oltre ad alcune puntuali risposte, significative e preoccupanti sacche di giustificazione o indifferenza. Anche su questa nuova zona grigia, preventivamente esplorata nel cyberspazio, si fonderanno in parte le precarie fortune dell'editoria negazionista italiana[2].

E' un testo sicuramente “datato” a rileggerlo ora dopo tanto tempo, eppure è stato importante, almeno per me. Negazionismo virtuale – e l'episodio che ne è all'origine – ha segnato da una parte il mio rapporto con una certa doxa del movimento (che all'epoca ha avvallato, giustificato o comunque non ritenuto importante criticare questa deriva negazionista) e dall'altra il mio rapporto con la rete, che ho guardato a lungo con una certa diffidenza. Utile strumento per comunicazioni veloci e scambio materiali tramite mail, il web è stato per me per molto tempo (spiace un po' dirlo) quello dei “siti della vergogna” [3], il luogo dove puoi acquistare l'uniforme – completa di berretto e stivali – di Hitler o Mussolini o il pugnale delle SS con la scritta “Sangue e onore”, il luogo che pullula di siti inneggianti all'antisemitismo e al razzismo, all'odio verso migranti, rom, gay e lesbiche (come, ad esempio i vari siti di Forza Nuova) e della diffusione di tesi revisioniste e negazioniste.

Col tempo ho scoperto che il web offre anche molto altro, anche se devo confessare che una buona dose di diffidenza mi è restata. Fare, ad esempio, una ricerca basandomi esclusivamente su fonti reperite in rete resta per me ancora impensabile e la casa piena di libri e le biblioteche più o meno polverose sono ancora per me luoghi belli e indispensabili .

Del come e dei perché che mi hanno portata poco più di un anno fa a Marginalia, ho già detto in uno dei primi post che ho pubblicato. Ed è stata un'esperienza interessante. Ho appreso (e continuo ad apprendere) molte cose, molte delle quali non potevo che imparare qui. E questo nonostante abbia dedicato a Marginalia veramente poco del mio (già poco) tempo [4]. Ciò nonostante ho tentato di far girare o rilanciare notizie che ritenevo importanti, dato spazio a cose ed esperienze poco visibili o marginali, appoggiato iniziative e sostenuto appelli [5]. E poi , ovviamente, grazie a Marginalia, ho fatto anche degli “incontri”.

Sarà a causa del poco tempo sarà per pigrizia ma ho “vagato” poco per il web e dunque la maggioranza di questi incontri non li ho “cercati”, ma sono “capitati”, quasi sempre tramite la citazione o la pubblicazione di un post di Marginalia in altri blog o siti. Sistematicamente – quando ne ho avuto notizia – ho segnalato questi “incontri” nella rubrica Feedback, ritenendo facessero parte – in ogni caso – della “storia” di Marginalia e di questa storia dovesse rimanere traccia. Alcuni di questi siti/blog mi sono piaciuti, altri meno o per niente. Con certi si è creato un qualche rapporto (commenti reciproci, segnalazioni, collaborazioni ...) e man mano dai Feedback sono finiti nelle varie rubriche che avevo creato (da Eppur si muove a Segnaletica). Altri non trovavano collocazione in nessuno degli spazi già esistenti in Marginalia e infine ho creato una rubrica apposita, Diversamente pensanti. Dal socialista che rivela posizioni pro-life alla sostenitrice di Israele, dallo studioso islamista alle italiane convertite all'Islam, per finire con un blog veramente “notevole”: mi riferisco a Kelebek.

Dovrei adesso tornare indietro di qualche mese e raccontare dell'incontro di Marginalia con quest'ultimo blog, per giungere alla vicenda della libreria Comunardi di Torino.

Forse sarebbe stato più “economico” togliere Kelebek dai miei link senza questo lungo post, ma non è il mio “stile”. Ed inoltre penso sia più “utile” così.

Ma stasera è tardi. Dunque, per intanto, aggiungo un “maneggiare con cura” ai Diversamente pensanti e rinvio alla prossima puntata.



NOTE:

[1] Su queste derive (e tanto altro) rinvio a Nuovo? No, lavato con Perlana.

[2] Nel cartaceo le citazioni sono a pp. 178, 177 e 179.

[3] Siti della vergogna è il titolo di un dossier – a cura di Saverio Ferrari e Riccardo Rudelli – presentato nel 2003 all'Istituto Ferruccio Parri di Bologna.

[4] 39 post in un anno sono proprio una miseria (mi dicono), soprattutto quando, spesso, si tratta di articoli già pubblicati altrove. Ma tant'è.

[5] E dalla critica dei "siti della vergogna" sono finita, sempre grazie a Marginalia, in liste quali Le firme della vergogna, per aver firmato un appello contro una conferenza di Faurisson, progettata da Claudio Moffa all'Università di Teramo. Interessante la discussione seguita alla pubblicazione dell'appello in Indymedia CH.

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Tanto per restare "sulla notizia" e in argomento: segnalo il presidio indetto dall'Assemblea Antifascista Permanente contro La Destra - Fiamma Tricolore, previsto per domani pomeriggio a Bologna .

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15 commenti:

Anonimo ha detto...

beh il socialista pro-embrione ha qualche "tradizione storica" a cui richiamarsi.

Ecco cosa diceva il socialista Bobbio , il filosofo della democrazia laica italiana "per eccellenza" (ed io sono più "tenero" di lui):

http://www.acquaviva2000.com/POLITICA/bobbio.htm

non badare al sito ultra-cattolico , è quello dove vi è l'intervista con l' URL più breve.


Ho visto che hai avuto il tuo incontro con i rossobruni (Campo Anti-imperialista, Eurasia, Sinistra Nazionale...) ;

io sono anni che ne segnalo il pericolo alle Sinistre perchè molti loro temi seducono i/le compagni/e .

Si pensi ad esempio ale loro posizioni filo-palestinesi al loro anti-americanismo che "sembrano" di Sinistra ... ciò è dovuto , a mio parere, ad un degrado della cultura di Sinistra dove il sociale ha lasciato posto al nazionale (l'odio anti-israeliano ed anti-americano più che la critica all'imperialismo ed al capitalismo) e al sedimentarsi di una "tradizione" che quando diventa "posizione politica" di per se è dogma e non più analisi politica del reale (il più grave peccato di chi fa politica).

Rimango tuttavia contrario ad impedire a Preve, a Ferrara di parlare.

Persino un fascista dichiarato ha il diritto di dire la sua

ciao

Anonimo ha detto...

D'accordo sulla valutazione negativa delle derive comunitariste, sono invece in forte dissenso riguardo al tema del "diritto di parlare".
Beninteso, non sto sostenendo un "divieto di parlare", ma penso che porre il problema in quei termini, come fa Filomeno, sia mistificante. In specifico, il caso della Libreria Comunardi, ha posto una questione diversa: non si trattava (astrattamente) di impedire a Preve "o a De Benoist di parlare, ma si poneva la questione della congruenza tra la storia della libreria Comunardi e una iniziativa "al di là di destra e sinistra" che avrebbe violentemente stravolto ed alterato lo spazio in cui la Libreria si era storicamente collocata.
A quanto ne so, il duetto Preve - De Benoist si è tenuto, nella serata prevista, in altro spazio, non lontano dalla libreria e nessuno l'ha impedito.
Penso che i frequentatori ed utenti (o clienti) di un esercizio pubblico abbiano il diritto di cercare di impedire ("minacciando" il boicottaggio economico, insomma: lo "sciopero" degli acquisti...) iniziative che disapprovano e che non intendono, anche indirettamente, "foraggiare".
Ma oggi il pretendere congruenza è ormai stigmatizzato come atto "liberticida"...

Anonimo ha detto...

io sapevo che fosse una presentazione di un libro e non si parlava di un' adesione all'ideologia di Preve.

Il dibattito intellettuale è da favorire , non da sabotare.

Sul danneggiare economicamente un ' attività economica.. beh sono molto prudente. Non lo considero impossibile ma da prendere con le molle .

il ricatto economico per influenzare qualcuno è cosa estremamente "sgradevole" nella mia visione delle cose.

Se non ti piace il libro, non lo compri! ma non puoi pretendere che non vengano presentati/venduti libri di determinati autori perchè a te sono sgraditi minacciando per ritorsione di non comprare il resto(tra l'altro, ho letto di minacce un po' più gravi)

Anonimo ha detto...

Per Filomeno: il socialista pro-embrione avrà sicuramente una tradizione storica come affermi, resta il fatto che simili posizioni non sono da me condivise, quindi ...
Per i rosso-bruni (non mi piace molto questa definizione ma la uso per comodità visto che l'adoperi anche tu) scriverò presto (spero! visti i miei tempi biblici) altre puntate de I Misteri della Rete ...
Già sapevo della tua posizione sulla vicenda della Libreria Comunardi (forse un tuo commento nel sito Kelebek?), ma anche su questo discordo. Credo che il "diritto di parlare" vada di pari passo con il "diritto di dissentire" e criticare, e opporsi.
Cattivo segno dei tempi quando gli scudi si levano a difendere il primo (che è sempre il "diritto" di chi già ce l'ha, vedi Giuliano Ferrara che non ha certo bisogno delle piazze per parlare) a scapito del secondo che , per un motivo o un altro, è sempre criminalizzato.
Non trovi?

Per Rudy: è strano trovarti qui :-))) e sono d'accordo, ovviamente

Anonimo ha detto...

guarda... che vi sia un rigetto di alcune teorie politiche progressiste e , quasi per "dispetto", il rifugiarsi in ambiti reazionari(come scrivevi tu nell'articolo) sono d'accordo.

Ritengo però che le Sinistre dovrebbero interrogarsi sul perchè ci sia questo fenomeno e sulle colpe : l'arrogarsi il diritto di non far parlare gli avversari(non succede solo a Ferrara ma anche a tanti militanti "sfigati") è , a mio parere, una fonte di problemi .

Leggenda politica narra che Fini si sia andato ad iscrivere all'MSI dopo che subì insulti mentre si recava al cinema per vedere "berretti verdi" , che la cosa sia vera o meno ... non è importante. Quel che conta è che sia verosimile: io conosco tanti tanti giovani che hanno maturato , ad esempio, anti-comunismo (spesso attivismo anticomunista) per
esser stati disprezzati in alcune loro scelte a-politiche "non politicamente corrette" od in alcuni loro pensieri politici "non politicizzati" e magari solo momentanei.

io stesso, se Ferrara non avesse proposto quella bestialità della moratoria, dopo l'ostracismo che ha subito l'avrei votato.


bisogna stare attenti a fare i gradassi anche quando si ha ragione.


ciao



p.s.
preciso solo una ultima cosa :
io sono favorevole alla 194

sono contrario all' "aborto libero"

Anonimo ha detto...

Il più brevemente possibile, e per concludere questa piccola "incursione", resto del parere che sia bello, responsabile, che esistano lettori che scelgono una libreria in base alla politica culturale che fa, alle iniziative che promuove, e che, in contropartita, possono anche rifiutare di servirsi di una libreria se fa certe scelte. Soprattutto se si tratta di scelte "al di là di destra e sinistra", un ritornello ormai dominante, che in certi casi ed ambienti si pretende, con considerevole faccia tosta, di presentare come "anticonformista" (!?!).
Ho letto anch'io, da qualche parte in rete, di presunte "altre minacce" a cui fa riferimento Filomeno, ma quel che ho letto ha il valore del "sentito dire", non determinato e non provato, ed è circolato qua e là come un'accusa molto comoda, perché esente dall'onere della prova.
Per quel che ne so, l'iniziativa di contestazione di Torino si è limitata al comunicare alla Libreria Comunardi che, in caso di realizzazione del duetto bi (o post?) partisan, molti frequentatori abituali avrebbero orientato altrove le proprie preferenze e i relativi acquisti.
E mi piacciono i lettori esigenti, mi piacciono i lettori critici e attivi, mi piacciono i lettori non inerti e che si esprimono, e mi piacciono le scelte "di parte".

Anonimo ha detto...

Filomeno se ho capito bene secondo te è l'antifascismo che genera il fascismo, l'antirazzismo che crea il razzismo e magari l'antisessismo che crea il sessismo :-(((

Seguendo questa logica con tutte le aggressioni fasciste, razziste, sessiste e omo-lesbo-transfobiche che avvengono quotidianamente in questo benedetto paese, oramai la stragrande maggioranza della popolazione dovrebbe essere diventata di sinistra, antifascista, antirazzista, femminista e quanto meno "gay friendly" ... cosa che purtroppo non mi sembra essere accaduta

La "leggenda politica" di Fini che riferisci mi sembra funzionale a questa logica (che non condivido) e non rende "onore" al rapporto filiale del giovanissimo Fini con il non compianto Almirante, quello che all'area di servizio Cantagallo nessuno/a volle servire, memori delle imprese di costui durante il fascismo ...

E poi (forse mi ripeto) io quando penso alla violenza non mi vengono in mente né gli ortaggi o i fischi a Ferrara né il povero De Benoist costretto a fare qualche metro in più per andare a declamare il suo verbo ...

Il mio dubbio è: forse io e te non viviamo nello stesso paese o forse tu non vedi quello che vedo io

Il discorso sul tuo essere a favore della 194 andrebbe ripreso, ma l'ultima tua cosa che avevo letto sull'argomento (credo in Voglia di sinistra) mi era sembrata poco convincente e credo di averti già spiegato a suo tempo perché
Se nel frattempo le cose sono cambiate, riparliamone
v.

Anonimo ha detto...

Ti ricordo che a Ferara sono state anche buttate delle sedie e sono stati feriti dei giornalisti, ma ovviamente tu questo non lo vedi

Anonimo ha detto...

Caro/a anonimo/a penso tu ti riferisca alla contestazione bolognese a Ferrara. In realtà si è parlato molto di queste sedie e anche di questi giornalisti feriti, meno delle violente provocazioni dell'oratore che ha fatto di tutto per esasperare il clima e delle altrettanto violente e sproporzionate reazioni poliziesche.
E' pur vero che meglio sarebbe, in tante situazioni, non cadere in simili "trappole". Ma mi sembra importante denunciare che sono trappole e non dare addosso agli/alle "intrappolati/e".
Questione di punti di vista, presumo ...
Per quanto mi riguarda non so fischiare e gli ortaggi ... con quel che costano!!!

Anonimo ha detto...

-Filomeno se ho capito bene secondo te è l'antifascismo che genera il fascismo, l'antirazzismo che crea il razzismo e magari l'antisessismo che crea il sessismo-


Evidentemente hai capito male o hai voluto capire male.
E ti invito a rileggere.


Il discorso è piuttosto semplice: per me c'è differenza tra chi parla di democrazia e chi parla democraticamente, chi parla di antifascista e chi è antifascista.

E non ho nessun problema a dire che molti che si dichiarano antifascisti in realtà hanno una forma mentis fascista pronta a negare la libertà altrui.

il discorso sulla 194 possiamo riaprirlo quando e come vuoi, io purtroppo non ho cambiato idee ed anzi continuando nelle mie ricerche per cambiarle ... ho trovato solo conferme. Felice se mi farai cambiare idea così da non subire ogni volta aggressioni per le mie posizioni

Anonimo ha detto...

Filomeno ho riletto, ma mi sembra che tu dica quello: cioè uno (o una) diventa fascista perché certi/e antifascisti/e sono "prepotenti" o fanno i/le "gradassi/e".
E questa non mi sembra una spiegazione accettabile, soprattutto perché una cultura e una tradizione fascista (in particolare in questo paese) esistono.
Anche sul tuo concetto di "libertà" da parte mia ho dei dubbi. Anzi, credo che sia uno dei nodi da cui si dipana il nostro "non comprenderci".
Tempo fa ho letto delle pagine molto interessanti su questo argomento ( da Stuart Mill fino alle riflessioni più recenti di Geymonat, che tra l'altro è stato anche un antifascista rigoroso). Le cercherò per te.

E non dire che ti "aggredisco", perché non mi sembra proprio

Anonimo ha detto...

Ho letto un tuo commento a Nazirock in Femminismo a Sud. Mi piacerebbe tu tornassi sull'argomento, è uno dei pochi spunti che esce dai luoghi comuni dell'antifascismo "di movimento" che molto spesso non sa neanche di cosa parla. Ecco, se vedo un limite della sinistra sta qua, non nel fare i gradassi come dice Filomeno. Grazie

Anonimo ha detto...

-cioè uno (o una) diventa fascista perché certi/e antifascisti/e sono "prepotenti" o fanno i/le "gradassi/e" -

io dico che subire il disprezzo porta a detestare chi ci ha disprezzato.

E spesso ci si rifugia in una cultura opposta(in questo caso la fascista).

Per cui attegiamenti illiberali o delinquenziali(si pensi alla corruzione) nel fronte antifascista, laico e via dicendo..

possono portare(non è detto) alcuni individui a spingersi verso culture antagoniste ad essi.

E non in base a forti adesioni ideologiche ma a scelte di "reazione" all'ingiustizia vissuta o vista nel quotidiano.

E' qualcosa che personalmente ho visto avvenire su singoli individui,

è qualcosa che non contrasta(anzi) con la crescita nella storia italiana ed internazionale di movimenti contestatari e/o rivoluzionari/reazionari.


La libertà, la solidarità , l'onestà non si fanno a parole ma si dimostrano sul campo.

Ogni volta che si tradiscono generano problemi di quel che l' "eccezione" vorrebbe risolvere.

ciao


p.s.
le "aggressioni" a cui ho accennato per le mie idee pro-embrione non erano certamente le tue ... te ti rimprovero di irritanti toni da "maestrina severa e sospettosa" :-p

Anonimo ha detto...

Per Filomeno: ma certo capisco, ci possono essere casi come quelli che racconti tu, ma non puoi farne (secondo me)una "chiave di lettura" di fenomeni che hanno ben altre origini. Tutto qui.
Per i toni irritanti da maestrina severa mi spiace, sarà un effetto generato dalla modalità scrittura. In realtà sono tutt'altro e se magari qualcuno/a si decidesse ad organizzare un qualcosa in quel di Salerno o Avellino potrei dimostrarlo ;-)))
Per quanto riguarda il "sospettosa", forse è vero, ma anche recenti avvenimenti (non mi riferisco a te), mi danno motivo di esserlo qui in rete.

Per Clash: grazie a te. Concordo abbastanza con quanto dici. Ma talvolta non è solo "ignoranza" dei fatti, ma mancanza di "strumenti" per leggere questioni che sono sicuramente molto complesse, anche perché vedono come "protagonisti" personaggi che hanno fatto dell'ambiguità, dell'assunzione di "maschere" e della confusione voluta tra scampoli di argomenti di destra e di sinistra un'arte ...
Tornerò sull'argomento sicuramente nelle prossime puntate de I Misteri della Rete. Spero di averti tra i/le lettori/rici ;-)))

E buona domenica a tutti/e!!!

Anonimo ha detto...

Sicuramente leggerò, anzi non vedo l'ora!