In un articolo pubblicato qualche settimana fa, Les premiers fruits amers de l’unité nationale, Saïd Bouamama rilevava, tracciando un bilancio dei "primi frutti amari dell'unità nazionale", come la grande manifestazione parigina successiva agli attentati del 7-9 gennaio scorsi fosse stata celebrata dall'insieme dei media francesi, dal governo e dalla quasi totalità della classe politica come simbolo di una necessaria "unità nazionale" contro la minaccia terrorista. In questo contesto tutte le voci discordanti sono state messe a tacere: "si tu n’es pas Charlie, tu soutiens les attentats". La vicenda di Ahmed, otto anni, è drammaticamente rappresentativa di questo clima, non solo francese. Qui la testimonianza di Ahmed, qui la petizione da firmare // Sull'argomento rinvio anche al lucidissimo Qu’est ce que ça fait d’être un problème? (di Chadia Arab, Ahmed Boubeker, Nadia Fadil, Nacira Guénif-Souilamas, Abdellali Hajjat, Marwan Mohammed, Nasima Moujoud, Nouria Ouali e Maboula Soumahoro) e, in italiano, agli interventi di Gabriele Proglio e Gaia Giuliani in Distopie
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