giovedì 17 marzo 2011

Per carità di patria: uomini e donne, presenze e assenze, dell'epoca risorgimentale

Poiché il nostro Il colore della donne meridionali e l'unità d'Italia, poteva risultare - nell'impeto allergico provocato dall'insopportabile paccottiglia celebrativa dell'unità d'Italia -, semplificatorio (soprattutto a chi non ha il quadro di quanto in altre occasioni abbiamo meglio specificato), rinviamo via Incidenze al testo che annuncia il dibattito "Per carità di patria", che si terrà questo pomeriggio a partire dalle 15.30 all'Istituto storico Parri (via S. Isaia, 20 - Bologna) : "Il Risorgimento italiano fu una rivoluzione borghese e come tale si servì dei ceti popolari strumentalizzandoli al fine di rovesciare il dominio dell’aristocrazia. Ne fu una prova irrefutabile la diffidenza della maggioranza dei patrioti verso i contadini, giudicati arretrati e sanfedisti, nemici del progresso e della civiltà, minaccia alla proprietà privata.L’Italia del 1861 pertanto fu un’Italia senza consenso popolare e base di massa.Il Risorgimento italiano realizzò l’unità, ma non trasformò la società italiana. Accanto ai nuovi ceti dirigenti imbevuti di idealità romantico-rivoluzionarie, consolidarono il loro potere i ceti più retrivi del paese, come i grandi latifondisti che, in cambio del sostegno ai nuovi padroni, pretesero la conservazione dei propri privilegi e del proprio dominio sulle masse contadine. Ben presto le speranze di un rapido progresso economico e di una ritrovata solidarietà sociale dovettero cedere il passo ad amare disillusioni. Il Risorgimento italiano, nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni, tracciò gli orizzonti valoriali ad un popolo diviso e sottomesso da secoli, senza fiducia e coscienza di sé. Questa riserva di idealità può rappresentare ancor oggi una risorsa morale per le difficoltà e le ingiustizie del presente".

1 commento:

Enzo Patronelli ha detto...

Carissima V. La retorica che ci ha invaso oggi, ha quasi superato quella che sui libri di scuola esalta "l'Italia finalmente unita". Invece l'unificazione, non fu un atto voluto a furor di popolo da tutti gli italiani, ma una conquista coloniale da parte degli italiani del nord ai danni di quelli del sud. All'epoca i Savoia e Cavour avevano portato sull'orlo del fallimento le finanze del regno dissanguandosi nelle guerre contro gli austriaci, mentre al sud i Borboni avevano accumulato nelle casse dello Stato un tesoro immenso.
Tesoro che fu saccheggiato dagli invasori e che servi' anche a pagare quasi tutti i comandanti dell'esercito borbonico che si vendettero al nemico senza combattere.
Il risorgimento al sud fu solo un sogno romantico di pochi nobili e ricchi borghesi, il popolo non fu mai coinvolto ma subi' solo il peggioramento enorme delle condizioni che diedero vita al brigantaggio.
Quindi chi deve festeggiare l'Unificazione?
Il Sud che fu distrutto politicamente, moralmente e finanziariamente?
O il Nord che dopo averlo saccheggiato, lo considera oggi una palla al piede da staccare?
Un grande abbraccio, mentre festeggio solo l'unità delle mente aperte e autonomamente pensanti