martedì 7 aprile 2009

Segregazioni neocoloniali nell'Italia del pacchetto sicurezza

Da ieri è stata attivata a Foggia la doppia linea dell'autobus numero 24, una riservata ai "cittadini", l'altra agli "immigrati", giustificata per ragioni di "comodità" e "di ordine pubblico". Mi colpisce che (ancora una volta), nelle tante prese di posizione critiche, venga frequentemente evocato l'apartheid sudafricano o il regime segregazionista contro il quale si ribellarono negli Stati Uniti Rosa Parks ed altr* afroamerican*, (con titoli invero fortemente suggestivi e dunque efficaci come un bus di colore viola) ma mai il regime coloniale italiano, che pure attuò (soprattutto a partire dalla guerra d’Etiopia e la fondazione dell'impero) una forma di segregazione razziale che non ha paragoni nell'Africa coloniale (se non appunto nell'esperienza dell'apartheid sudafricano). Si pensi all'istituzione di tutta una serie di provvedimenti che impongono la separazione tra "le due razze" (sempre per ragioni "di ordine pubblico e di igiene"), imponendo agli "indigeni" di risiedere in quartieri diversi da quelli degli "italiani", (allo scopo le case e i negozi dei nativi in prossimità dei quartieri "bianchi" vennero espropriati), il divieto d'accesso per gli indigeni a uffici e luoghi della zona "bianca" e l'utilizzo degli stessi mezzi di trasporto, la costruzione di sale cinematografiche separate, l'assoluto divieto di rapporti sessuali interraziali. Il culmine sarà raggiunto con l'introduzione, nel 1939, del reato di "lesione del prestigio di razza", che colpisce chiunque, bianco o "negro", agisca in modo da sminuire o ledere il prestigio della razza "dominatrice" (rinvio qui per un quadro più dettagliato).
Colgo, in questa difficoltà ad usare, per descrivere o contrastare il nostro presente, metafore o immagini che rinviano al passato coloniale italiano, un sintomo dell'efficacia persistente del mito degli italiani brava gente. A più di trent'anni dai primi volumi di Angelo del Boca sull'impresa coloniale italiana (1976), oblio, cancellazione, rimozione sono i termini che ancora meglio descrivono il nostro rapporto con il (nostro) passato. Eppure nell'Italia del cosiddetto pacchetto sicurezza (più precisamente legge sulla sicurezza n. 733, e rinvio alla puntuale analisi di Sergio Bontempelli), ci sarebbe veramente bisogno di una maggiore consapevolezza storica (e politica).

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Brevemente (perché devo andare a lavorare) segnalo che domani è la Giornata Internazionale dei Rom e Sinti, in ricordo dell'8 aprile 1971 in cui si costituì l'Unione Romanì. Una giornata che dovrebbe spingerci a riflettere su come (e perché) è stata creata la figura dell'estraneo tra noi.
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7 commenti:

Zillah ha detto...

Io non so se il problema è quello della persistenza del mito "italiani, brava gente". Per me siamo ancora oltre, nel senso che il colonialismo non viene citato perché proprio non lo si conosce. Forse anche perché "poco riuscita" (c'è ancora gente che si lamenta di quanto fossimo inefficienti nel colonizzare), l'esperienza coloniale è sconosciuta a moltissimi. Non si studia nemmeno a scuola, o quanto meno io non l'ho studiata; nei libri di testo è appena appena nominata. Non ci sono film, o se ci sono non hanno la diffusione di un film come "La forza del singolo", che per l'appunto parla di apartheid. Da piccola l'ho visto almeno 4 volte in tv. Non ci sono iniziative di memoria.
Come possiamo aspettarci che le cose stiano diversamente?

Negroski ha detto...

Mi viene in mente il film "Il Leone del deserto" con Anthony Quinn nel ruolo del capo della resistenza libica Omar Mukhtar, un film mai trasmesso in Italia... e una puntata de "La storia siamo noi" di qualche settimana fa.
Comunque poca roba rispetto al crimine.
Il solito tentativo di edulcorare il fascismo per legittimarlo, sdoganarlo e "separarlo" dall'oggettivamente malvagio nazismo. Cosa perfettamente riuscita visti i La Russa e compagnia cantante al governo.

celeste ha detto...

bravo Vincenza pour ce billet.
J'en ai fait un article sur mon blog.

baci

v. ha detto...

Per Zillah: infatti, non lo si conosce proprio per quel processo di "rimozione" e "abbelllimento" del passato coloniale italiano ben riassunto dal mito degli "italiani, brava gente". Un mito che è stato letteralmente costruito a tavolino, a partire dal dopoguerra. In un articolo scritto per Controstorie (e che avevo anche pubblicato qui) ricordavo ad esempio la vicenda dell'opera (in cinquanta volumi!!!) "L'Italia in Africa", a cura del Ministero degli Affari Esteri: spacciata come una sintesi e un bilancio della presenza italiana nelle colonie, è invece una colossale mistificazione che esalta i "meriti" della colonizzazione italiana ...

Per Negroski: vero purtroppo, e temo che andrà sempre peggio. Da qui l'importanza di far circolare "sapere" intorno a queste questioni

Per Celeste: bonjour Claudine, je viens de lire ton billet que je trouve très intéressante et proche de mes préoccupations. Et je suis ravie que ça soit accessible aussi au "public français" ... ;-)
A très bientôt, j'espère (pour un petit café avec le soleil?)
bisous

Clash77 ha detto...

Da dire che non è una trovata della Lega o dei fasci:(

Anonimo ha detto...

Ma il passato coloniale dell'Italia è ormai completamente dimenticato come dimenticate sono altre vicende del fascismo italiana di cui viene sempre più spesso diffusa una visione edulcorata, per rilevarne le presunte grandi differenze con il nazismo. Del resto fin dall'inizio del dopoguerra lo Stato italiano, fascista, non fu depurato completamente dalle sue componenti fasciste e più in generale non si volle voltare completamente pagina e quindi certi atteggiamenti odierni traggono a mio avviso origine in quelle vicende ormai lontane nel tempo, risalenti al dopoguerra.
Ciao

Paolo Borrello

v. ha detto...

Completamente d'accordo con te, proprio a questo proposito ricordavo i volumi de "L'Italia in Africa" a cura del Ministero degli Affari Esteri nell'immediato dopoguerra. Per quel che possiamo, mi sembra importante far circolare sapere e memoria
Buona giornata
v.