"Pochissimi incidenti spiacevoli si sono avuti fin qui, mentre pur essi non mancano mai in tempo di guerra. Per debito di cronista ve ne segnalo uno che può dirsi il più grave. E' una inevitabile conseguenza dello stato di guerra da una parte e della grave ignoranza di questa popolazione araba dall'altra. Iersera dunque, una nostra sentinella agli avamposti vide avanzare nell'ombra del crepuscolo un piccolo gruppo di persone vicinissimo al suo posto. Egli diede, come d'obbligo, il chi va là, ma nessuno rispose. Il piccolo gruppo esitò un momento, poi proseguì il suo cammino. Ripetuta l'intimazione non ebbe esito diverso. Il soldato allora sparò alcuni colpi di fucile nella direzione del gruppo. Si udirono alte grida di dolore. Accorsa una pattuglia dei nostri soldati fu dolorosamente constatato che giacevano al suolo i cadaveri di due donne arabe e altre due erano ferite. L'incidente è doloroso, ma a giustificazione della sentinella, oltre al resto, sta anche il fatto che difficilmente nelle ore della sera possono distinguersi le donne indigene dagli uomini i quali portano anche essi, come è noto, un ampio paludamento". [da Ernesto Vassallo, "Due donne arabe uccise per errore", L'Avvenire d'Italia, 19 ottobre 1911, p. 1]
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