A qualche giorno dalla morte, avvenuta il 9 marzo scorso a Parigi, avevo pubblicato qui un breve ricordo di Nicole-Claude Mathieu scritto con Sara Garbagnoli e Valeria Riberio Corossacz, L'anatomia è politica. Ieri il Manifesto, con il titolo redazionale di La natura inventata del genere sessuale, ha pubblicato un nostro più lungo contributo, di cui di seguito potete leggere la versione originale (mentre quella, leggermente più breve, pubblicata dal quotidiano è anche qui). Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo, mi preme però segnalare alcuni dei ricordi che sono stati dedicati a Mathieu, su siti italiani e non, nelle ultime settimane: anzitutto gli interventi di Rosanna Fiocchetto e Jacqueline Julien, pubblicati entrambi sul Guazzington Post di Paola Guazzo, il sito della Libera Università delle donne (che ha ripreso il saggio dedicato a Nicole-Claude Mathieu pubblicato in Non si nasce donna) come anche i post di Sonia Sabelli (che rinvia, tra l'altro, alla trasmissione andata in onda su Mfla) e di Azione gay e lesbica. In Francia infine, il sito del Ring ha aperto una pagina dedicata a Mathieu, che è in continuo aggiornamento. Vi lascio ora al testo, buona lettura // Per un'anatomia politica dei sessi: un ricordo di Nicole-Claude Mathieu (di Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz). Nicole-Claude Mathieu si è spenta a Parigi il 9 marzo scorso, lasciando un vuoto non misurabile in quelli che, a partire dai primi anni '70 del secolo scorso, sono stati i suoi ambiti privilegiati di produzione teorica, di impegno politico e di insegnamento: l’antropologia e la teoria femminista. Grazie ad un rigore, a un’audacia e una lucidità intellettuali e politiche di rara levatura, Mathieu ha contribuito a rielaborare criticamente l’epistemologia e a ridefinire le frontiere di tali saperi. Femminista lesbica materialista, nel 1977 è stata tra le co-fondatrici della rivista Questions Féministes, che, diretta da Simone De Beauvoir e animata, tra le altre, da Monique Wittig, Colette Guillaumin e Christine Delphy, ha prodotto nello spazio intellettuale francese un'analisi radicalmente antinaturalista dell’eterosessualità intesa come regime politico naturalizzato fondato sulla gerarchia tra i sessi e le sessualità. Ha fatto parte del Laboratoire d’anthropologie sociale creato da Claude Lévi-Strauss e ha insegnato per due decenni Antropologia e Sociologia dei sessi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Le sue ricerche riguardano la «categorizzazione sociale dei sessi», una definizione che rende chiaro che i sessi sono socialmente effettivi nel momento in cui sono investiti da una classificazione sociale, oggetto di analisi dell’antropologia e del femminismo. Il titolo della sua principale raccolta di saggi L’anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe (L’anatomia politica. Categorizzazioni e ideologie di sesso), pubblicata nel 1991 da Côté-femmes e rieditata pochi mesi fa dalle éditions iXe, concentra e esprime il suo programma di ricerca che mirava a combinare lo studio delle molteplici forme attraverso cui l’oppressione della classe delle donne si dispiega in diversi
contesti sociali. Come ha scritto Monique Wittig all'inizio degli anni '80, un approccio femminista materialista dell’oppressione delle donne distrugge l’idea che esse siano un «gruppo naturale»: Mathieu ha definito e studiato le donne come «una comunità di oppressione» attraversata da altre forme di gerarchizzazione (la classe, l'etnia, la sessualità...) e socialmente percepita come fosse «un gruppo naturale specifico» dalle cui supposte «specificità naturali» deriverebbero specifiche qualità, virtù, cultura. Lungi dal voler mostrare che non esistono differenze biologiche, fenotipiche tra le persone, le ricerche di Mathieu hanno indagato le modalità attraverso le quali differenze biologiche in sé non significative lo diventano socialmente. Attraverso fini analisi etnologiche Mathieu ha fatto emergere
come le differenze biologiche tra i sessi vengono ad avere significato e pertinenza sociale: uomini e donne sono costruzioni socio-economiche naturalizzate, classi antagoniste la cui funzione è quella di perpetuare l'oppressione materiale e simbolica delle donne. È difficile ricordare in poco spazio la ricchezza e la profondità delle sue analisi, delle interrogazioni sollevate, delle categorie critiche forgiate. Tra i contributi che hanno contraddistinto il suo lavoro, desideriamo almeno menzionare la costruzione di una definizione sociologica delle classi di sesso, la critica all’androcentrismo delle scienze sociali e dei processi di universalizzazione del punto di vista dominante che caratterizza
l’epistemologia che le sottende, lo studio degli effetti della dominazione maschile sulla «coscienza dominata» delle donne, l’analisi diacronica e sincronica dei diversi significati e usi sociali di «sesso» e di «genere», l’impatto del relativismo culturale sulla discussione dell’oppressione delle donne in paesi non occidentali. In «Quand céder n’est pas consentir», uno dei suoi articoli più penetranti, Mathieu contesta le analisi etnologiche e le ideologie correnti secondo cui le donne acconsentirebbero alla loro dominazione ed esamina gli effetti della dominazione maschile sulla coscienza e sull’inconscio delle donne, mostrando come l’oppressione produca una coscienza ed una
conoscenza della realtà frammentarie e contraddittorie. Un’esperienza insieme corporale e percettiva della dominazione che i dominanti ignorano come tale e che produce per le donne «un cedere
che non è un acconsentire». L'oppressione delle donne si dispiega, per Mathieu, così come per le altre femministe materialiste, attraverso un sistema di processi materiali sostenuti da un sistema
ideologico-discorsivo che produce come credibile la credenza dell'ordine sessuale come ordine trascendente, celando l'origine economico-sociale della «complementarietà» delle classi di sesso. Per la liberazione delle donne (e delle minoranze sessuali), occorre, per tali teoriche, distruggere politicamente, filosoficamente e simbolicamente le categorie di «uomo» e di «donna». Lo studio del
modus operandi dell’oppressione e dei suoi effetti sul corpo e sulle categorie di percezione del mondo dei minoritari ha portato Mathieu a formulare già dai primi anni '90, una critica alle
correnti queer del femminismo statunitense, in particolare la Judith Butler di Gender Trouble, allora ancora pressoché sconosciuta in Francia. A giudizio di Mathieu queste elaborazioni
teoriche non produrrebbero un’analisi delle condizioni materiali oggettive dei rapporti di oppressione delle donne, né indagherebbero le condizioni sociali di possibilità della «capacità di agire» dei soggetti sessualmente minoritari. Come ha sottolineato Jules Falquet in un puntuale contributo pubblicato sulla rivista Cahiers du Genre, le/gli specialiste/i non ignorano certo le ricerche di Mathieu – apparse su prestigiose riviste francesi e internazionali e tradotte in almeno sette lingue – ma, nonostante questo e l'indubbia rilevanza scientifica del suo lavoro, esse non sono considerate quanto meriterebbero all'interno della disciplina antropologica. Questo stato di cose ha indubbiamente a che fare con quei meccanismi della derisione sessista, da lei brillantemente esaminati nei suoi articoli, uno dei dispositivi più ricorrenti per emarginare la produzione teorica con una marcata impronta femminista, tacciandola di non essere «oggettiva» e quindi «scientifica». D'altro canto il lavoro di Mathieu è poco noto edibattuto anche all'interno degli stessi studi femministi, sia in
Francia che nell'area anglofona, e ciò ci costringe ad interrogare, come osserva acutamente ancora Falquet, le logiche scientifiche delle diverse discipline, ma anche i meccanismi di diffusione, trasmissione e discussione dei saperi nell'ambito degli studi femministi. In Italia la situazione è ancora più sconfortante: il lavoro di Mathieu, come del resto la produzione teorica del femminismo materialista francese nel suo insieme, è a tutt'oggi pochissimo dibattuto e tradotto. Ricordiamo la pubblicazione su DWF, nel lontano 1989, del suo saggio «Critiche epistemologiche sulla problematica dei sessi nel discorso etno-antropologico» e qualche rara citazione. Tra i fattori che hanno determinato questo stato di cose, e che restano in gran parte da indagare storicamente, vi è da una parte la ricezione del femminismo francese fortemente influenzata da quella stupefacente
invenzione statunitense che è il French Feminism e dall'altra il poco spazio che l'approccio materialista poteva trovare nel contesto italiano, influenzato da altri paradigmi interpretativi del
rapporto tra i sessi, in particolare, anche se non unicamente, da quello egemonico della differenza sessuale. In questo senso la recente pubblicazione di Non si nasce donna. Percorsi,
testi e contesti del femminismo materialista in Francia (a cura di S. Garbagnoli e V. Perilli, Alegre/Quaderni Viola, 2013), recensita proprio su queste pagine da Alessandra Pigliaru, intende essere uno strumento di introduzione a un tipo di approccio quanto
mai necessario. Dedicato alle rappresentanti maggiori del femminismo materialista francofono – Monique Wittig, Paola Tabet, Colette Guillaumin, Christine Delphy e Nicole-Claude Mathieu – il volume traduce di quest'ultima la stringata ma densa «voce» pubblicata sul Dictionnaire critique du féminisme (Puf, 2000) preceduta da un saggio di Valeria Ribeiro Corossacz, «Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu», con l'auspicio che il lavoro di Mathieu possa continuare a vivere nello spazio intellettuale e femminista, anche italiano
domenica 30 marzo 2014
Ricordando Nicole-Claude Mathieu
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giovedì 27 marzo 2014
Maledetto Sud
A partire dal recente volume di Vito Teti Maledetto Sud (Einaudi 2013) e mettendo a confronto diverse forme artistiche che s’interrogano sul rapporto arcaicità/modernità, Nord/Sud, stereotipi/realtà, come anche su molte altre sfaccettature rivelate da queste contrapposizioni, sabato 29 marzo dalle ore 18,30 presso la Libreria delle Moline (via delle Moline, 3 - Bologna) una serata di discussione e riflessione che, strutturata con il filo conduttore dell’intervista all’autore condotta da 100 Thousand Poets for Change – Bologna, sarà frammezzata da interventi musicali della band calabro-emiliana Il Parto delle Nuvole Pesanti, dalla proiezione del corto Le Corbusier in Calabria di Fabio Badolato e Jonny Costantino e di alcune immagini dalla serie Italy Below di Giulio Rimondi e le memorie e re-invenzioni del liutaio Vitantonio Malfarà. Per maggiori info Pina Piccolo 3386268250
martedì 25 marzo 2014
Razza e razzismi moderni e contemporanei. Italia e Stati Uniti d'America a confronto
Venerdì 28 marzo, presso l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia (via Laura, 48 - Firenze) dalle 16 alle 19, presentazione dei volumi Bianco e nero. Storia dell'identità razziale degli italiani e Parlare di razza. la lingua del colore tra Italia e Stati Uniti, organizzata dal Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia, l'associazione Straniamenti e InteRGRace - Interdisciplinary/Intersectional Research Group on Race and Racisms
lunedì 17 marzo 2014
Intersezionalità / La de-politicizzazione bianca
Dal blog Chronik d'un nègre inverti, un articolo che mi sembra utile e ricco di spunti di riflessione sull'intersezionalità e i meccanismi di de-politicizzazione messi in atto nel processo di trasmissione/diffusione/utilizzo di questa da parte del sistema universitario bianco, L’intersectionnalité en question: la dépolitisation blanche //
sabato 15 marzo 2014
Nina Simone / Ain't Got No, I Got Life
Ain't Got No, I Got Life di Nina Simone, stasera effetto loop e con la stessa dedica di mesi fa
giovedì 13 marzo 2014
Un frammento da «Sexe, Race et Pratique du Pouvoir»
L'entrée des minoritaires dans le domaine théorique ne conduit pas à proprement parler à un "affinement" ou à une "diversification" des connaissances. Cela certes peut se produire, mais l'essentieln'est pas là, il est dans le bouleversement des perspectives, dans la subversion qu'ils introduisent. [...] Ces textes minoritaires, dont déjà la publication n'est pas aisée, sont à leur parution considérés à la fois comme légers et dangereux, comme plaisanterie de plus ou moins bon goût et menace. Mais après, il n'est plus jamais question de poser les problèmes de la même façon qu'antérieurement (Colette Guillaumin, Sexe, Race et Pratique du Pouvoir, Côté-femmes, 1992).
lunedì 10 marzo 2014
L'anatomia è politica. In ricordo di Nicole-Claude Mathieu
Ieri, 9 marzo 2014, se n'è andata Nicole-Claude Mathieu. Vogliamo ricordarla insieme, per la sua preziosa lucidità e la sua instancabile determinazione nel conoscere e nominare con precisione i rapporti di potere tra i sessi. Continuerà sempre ad alimentare la nostra rivoluzione: l'anatomia è politica
Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz
Condividiamo il saggio che Valeria Ribeiro Corossacz ha dedicato al pensiero di Nicole-Claude Mathieu con l' auspicio di contribuire a farlo vivere come merita anche nello spazio intellettuale italiano:
Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu (in Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli, Non si nasce donna. Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia, Alegre/Quaderni Viola, 2013), qui una bibliografia
Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz
Condividiamo il saggio che Valeria Ribeiro Corossacz ha dedicato al pensiero di Nicole-Claude Mathieu con l' auspicio di contribuire a farlo vivere come merita anche nello spazio intellettuale italiano:
Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu (in Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli, Non si nasce donna. Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia, Alegre/Quaderni Viola, 2013), qui una bibliografia
domenica 9 marzo 2014
Un otto marzo tra Rivolta e Audre Lorde
Sabato una messe di graditissimi doni su Il Manifesto: l'articolo di Giovanna Zapperi Un autoritratto tutto per sé - sul rapporto politico e amicale tra Carla Lonzi e Carla Accardi da Rivolta femminile fino alla rottura, che porterà quest'ultima a fondare con altre artiste la Cooperativa di via del Beato Angelico - e un articolo/recensione di Alessandra Pigliaru dedicato ad Audre Lorde in occasione dell'imminente uscita italiana di due volumi: la traduzione italiana di Zami. A New Spelling of My Name (di Grazia Dicanio, a cura di Liana Borghi per le edizioni ETS) e la raccolta Sorella Outsider. I saggi politici di Audre Lorde, per le edizioni Il Dito e la Luna, di cui vi avevo già segnalato il fund-raising in corso. Grazie a tutte-tutte per questo così importante, necessario e splendido lavoro di diffusione, traduzione, scrittura e condivisione ...
venerdì 7 marzo 2014
sabato 1 marzo 2014
Storie in movimento / Riunione gruppo bolognese
Mercoledì 5 marzo 2014, alle ore 20.00, c/o Lortica (via Mascarella, 26 - Bologna) riunione del gruppo bolognese di Storie in movimento, l'associazione che edita Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale. Maggiori info e odg sul sito di Sim.Come sempre le riunioni sono aperte a tutte/i, quindi vi aspettiamo numeros*!
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