Il 31 dicembre chiude, con una grande "svendita", la storica Libreria delle Moline, uno dei primissimi (e rari) luoghi in cui mi sono sentita veramente "accolta" quando, oramai molti anni fa, sono arrivata per la prima volta, ancora un po' sperduta, a Bologna. Tantissimi libri (tanti dei quali sono ora tra gli scaffali della mia stanza), e soprattutto la presenza di Gregorio e Marta, hanno reso questo luogo quasi magico. Ho tanti ricordi, mentre scrivo si accavallano uno dopo l'altro nella mente, incontri e discussioni appassionate, presentazioni, libri sfogliati, accarezzati, commentati insieme ... e tanti, tantissimi altri ricordi che adesso, per un innato (anche se magari fuori moda) riserbo, tengo stretti stretti solo per me. Dico soltanto che con la chiusura della Libreria delle Moline se ne va via un altro pezzettino del mio cuore ... Ma tra quelle mura, sotto quei portici, resterà per sempre qualcosa, incaccellabile, onde blu mare
domenica 21 dicembre 2014
venerdì 19 dicembre 2014
mercoledì 17 dicembre 2014
Marx & Foucault. Lectures, usages, confrontations.
Marx & Foucault. Lectures, usages, confrontations, Colloque International (Nanterre-Paris 18-20 décembre 2014). De Foucault à Marx, se tisse un rapport complexe qui ne cesse de produire des effets d’interprétation, de luttes, de critiquesLa première partie du colloque sera consacrée au rapport difficile, contrasté que Foucault a entretenu avec Marx et la tradition marxiste.La deuxième partie se penchera sur les effets que produit la lecture de Foucault sur l’interprétation de Marx. La troisième partie s’intéressera aux tentatives de conjugaison, d’hybridation et d’articulation des analyses de Marx et des travaux de Foucault dans la critique sociale actuelle et dans les mouvements sociaux. Per maggiori info e programma completo rinvio a Incidenze
sabato 13 dicembre 2014
Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo / Reminder
Reminder: Primo simposio del Gruppo Interdisciplinare di Ricerca su Razza e Razzismi (InteRGRace), Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo , 16 dicembre 2014, Università di Padova (v. del Vescovado 30 - Sala Bertolami). Maggiori info e programma completo sul sito di InteRGRace / Vedi anche: CSC, il Bo, Sissco, Sil, Diacronie, UniBo, Server Donne,
giovedì 11 dicembre 2014
Il dilemma della pace / Una presentazione a Bologna
Per una serie di spiacevoli contrattempi segnalo solo in extremis la presentazione del bel volume di Elda Guerra, Il dilemma della pace. Femministe e pacifiste sulla scena internazionale, 1914-1934 (Viella, 2014) che avevo già segnalato tempo fa.Per maggiori info sulla presentazione che si terrà stasera rinvio al sito del Server Donne
domenica 7 dicembre 2014
InteRGRace / Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo
Inizio lavori 9.30-13.30
Introduce Carlotta Sorba direttrice del Centro di Storia Culturale
Gaia Giuliani e Annalisa Frisina introducono InteRGRace
- Sessione mattutina: 10.00-13.00
Presiede:
Annalisa Oboe (Postcolonialitalia, Università di Padova)
Keynote:
Silvana Patriarca
Fordham University, NY
Continuità storiche e assenze storiografiche: sul razzismo antinero nell’Italia del dopoguerra
Intervengono:
Gaia Giuliani
Università di Bologna
Mappare le costruzioni del corpo nei loro percorsi transnazionali
Gabriele Proglio
Istituto Universitario Europeo, Firenze
Luoghi coloniali e corpi italiani: l’oltremare come occasione per ripensare l’italianità
Vincenza Perilli
InteRGrace
Dalle madame alle segnorine. Corpi genderizzati e razzizzati tra colonia e postcolonia
Tatiana Petrovich Njegosh
Università di Macerata
Meticciato/miscegenation: corpo, razza e nazione tra Italia e Stati Uniti
Devi Sacchetto
Università di Padova
La linea del colore nei processi lavorativi
Discussant:
Silvana Patriarca e Annalisa Oboe
Dibattito
- Sessione pomeridiana: 15.00-18.30
Presiede:
Gaia Giuliani
Keynote:
Cristina Demaria
Università di Bologna
Per una lettura semiotica del corpo: prospettive intersezionali
Intervengono:
Annalisa Frisina
Università di Padova
Corpi razzializzati, corpi resistenti. Sulla controvisualità delle figlie delle migrazioni in Italia
Elisa Arfini
Università di Bologna
Sexing disability. Soggettivazione sessuata e altre morfologie incorporate
Daniele Salerno
Università di Bologna
Migrazioni per mare. Corporeità, sicurezza, lavoro del lutto
Sabrina Marchetti
Istituto Universitario Europeo, Firenze
Corpi al lavoro, fra genere, razza e classe
Discussants:
Cristina Demaria – Università di Bologna
Alessandro Mongili – Università di Padova
Dibattito
lunedì 1 dicembre 2014
Archivi dei sentimenti e culture femministe dagli anni Settanta a oggi
Archivi dei sentimenti e culture femministe dagli anni Settanta a oggi: se ne discuterà il 6-7 e 8 dicembre a Firenze. Programma dettagliato del convegno e maggiori info sul sito de Il Giardino dei Ciliegi. Fly ...
domenica 23 novembre 2014
lunedì 17 novembre 2014
Femminismo e femministe in Italia negli anni Settanta
Narrare e rappresentare una storia: femminismo e femministe in Italia negli anni Settanta. Immagini, racconti, storie, è il titolo del seminario che si terrà sabato prossimo (22 novembre 2014, dalle 10 alle 18) presso il Centro di Documentazione delle Donne (via del Piombo, 5 - Bologna). Dalla presentazione delle organizzatrici: " Sono passati più di dieci anni da quando in seminari o riviste ci interrogavamo sulle ragioni della assenza di una storia del femminismo recente, sul nodo del rapporto tra storia e memoria, sulle difficoltà di dare forma nel linguaggio storiografico ad un'esperienza così intensa. Da allora molto è cambiato: sono stati scritti saggi, memorie, romanzi, prodotti film e documentari. Sullo sfondo di questo nuovo paesaggio abbiamo voluto organizzare una giornata di riflessione per uno scambio sul tanto lavoro fatto e per creare uno spazio di confronto tra i diversi modi di narrare e rappresentare questa vicenda". Programma: Ore 10.00 Il progetto di un seminario: Annamaria Tagliavini // Ore 10.15 Interventi di: Anna Rossi-Doria, Roberta Mazzanti e Serena Sapegno, Maddalena Vianello, Marzia Vaccari, Maria Luisa Boccia, Paola di Cori // Buffet // Ore 14.00 Interventi di: Emma Baeri, Antonia Cosentino, Cristina Zanetti, Graziella Gaballo e Paola De Ferrari, Alessandra Allegrini, Serena Simone, Vincenza Perilli // Ore 17.15 Suggestioni e riflessioni: Lea Melandri ed Elda Guerra
giovedì 13 novembre 2014
InteRGRace / Simposio
Manca ancora un po' di tempo e farò sicuramente un reminder in prossimità dell'evento, ma intanto anticipo che nella pagina delle news del sito di InteRGRace (http://www.intergrace.it/?page_id=127) c'è già il programma del nostro primo simposio che si terrà a dicembre all'Università di Padova, vi aspettiamo numeros@
lunedì 10 novembre 2014
Sbiancare un etiope
Giovedì 13 novembre, alle 10.15, all'interno del corso di Sociologia della letteratura del prof. Fulvio Pezzarossa (Aula di via s. Giacomo, 7 - Bologna), presentazione di Sbiancare un etiope di Federico Falloppa (Aracne, 2013) // Nell'immagine una delle cartoline della famosa serie di Enrico de Seta (1935-1936).
mercoledì 5 novembre 2014
Storie in Movimento / Assemblea generale a Milano
Anche quest’anno ci diamo appuntamento per l’assemblea generale di Sim. Si parlerà del funzionamento dell’associazione, dell’andamento della rivista cartacea («Zapruder») e di quella digitale in lingua inglese («Zapruder World»), dell’attività della redazione multimediale e dell’XI edizione del Simposio di storia della conflittualità sociale. Anche quest’anno lasceremo più tempo al dibattito, alle proposte di numeri di «Zapruder» e «Zapruder World» e alle candidature per le redazioni, per i gruppi di lavoro e il Comitato di coordinamento dell’associazione. Vi aspettiamo numerosi/e il 29 e 30 novembre a Milano, presso Macao! Info dettagliate e programma completo nel sito di Storie in Movimento
sabato 1 novembre 2014
Mailbombing e denunce
Mentre l’Istituto di Cultura Sinta di Mantova, Sucar Drom e l’Osservatorio contro le discriminazioni hanno presentato un esposto all'Ordine dei giornalisti (e una denuncia alla Procura di Torino) per diffamazione e istigazione all’odio etnico/razziale nei confronti del giornalista de La Stampa Massimo Gramellini che in un articolo aveva appoggiato la scelta del sindaco di Borgaro Torinese di bus separati per "rom" e "residenti", sul sito di Cronache di ordinario razzismo prosegue la campagna di mailbombing promossa dalle associazioni Lunaria e Straniamenti. Di seguito la mail che ho inviato a Claudio Gambino qualche giorno fa
Egregio Claudio Gambino, devo confessarle che quando qualche giorno fa ho letto su alcuni quotidiani della sua proposta di istituire sulla linea 69 che da Torino porta a Borgaro Torinese bus “separati” per “rom e residenti”, ho sperato si trattasse della trovata orwelliana di qualche giornalista in cerca di scoop. Dico “sperato” perché troppo grave sarebbe stato che una simile “proposta” venisse da qualcuno che, come lei, ricopre un'importante e delicata carica istituzionale e dal quale sarebbe lecito aspettarsi una maggiore consapevolezza storica e politica. Purtroppo la visione di una video-intervista rilasciata a un giornalista de Il Fatto Quotidiano il 24 ottobre 2014 in cui, contemporaneamente, lei rigetta con sdegno ogni accusa di razzismo ma ribadisce la validità (e necessità) della sua proposta, mi costringono a prendere atto che non si tratta di una boutade ma del preoccupante segnale che certe modalità di pensiero (destinate a tradursi in pratiche) rischiano di non essere più solo patrimonio del più profondo ventre razzista italiano.Non insisto nel ricordarle, come ha già fatto del resto il giornalista de Il Fatto, quanto la sua proposta rievochi vicende quali l'apartheid sudafricano (non ignora, penso, il nome di Nelson Mendela) o ancora la segregazione razziale negli Stati Uniti che proprio nella ribellione all'imposizione di posti “separati” secondo una rigida linea del colore sui mezzi di trasporto pubblici trovò, grazie a Rosa Parks ed altre militanti, uno dei momenti di lotta più significativi. Semmai, come studiosa della genealogia del razzismo italiano, mi permetta di ricordarle qui, a mò di chiusura, una pagina non certo esemplare della nostra storia patria. Mi riferisco al decreto del 19 luglio 1937, n. 41675 che, nelle allora colonie italiane in Africa, vietava tra l'altro ai “sudditi l'uso di autovetture in sevizio pubblico guidate da nazionali” (cfr. Centro Furio Jesi, La menzogna della razza, 1994, p. 293). Sperando di aver contribuito a suscitare in lei qualche costruttiva riflessione sulla dannosa e controproducente persistenza nel presente di pratiche e ideologie di un passato evidentemente non ancora troppo lontano, Cordialmente, Vincenza Perilli
mercoledì 29 ottobre 2014
Généalogies du racisme en Italie
Per chi è attualmente parigin@ segnalo che all'interno del seminario Les épistémologies politiques de la décolonisation. Pour une généalogie de la critique postcoloniale (sul sito di decolonisationsavoirs il programma completo), lunedì 3 novembre vi sarà un incontro dedicato al tema Généalogies du racisme en Italie, con Gaia Giuliani e Francesca Bertino.
sabato 25 ottobre 2014
Bus separati per "rom" e "residenti" / Una lettera di Giuseppe Faso
Bus separati per "rom" e "residenti" sulla linea n. 69, che da Torino porta nella cittadina di Borgaro: questa la proposta avanzata dal sindaco, Claudio Gambino (Pd) e da un assessore di Sel, Luigi Spinelli. La definiscono una "provocazione", forse ignari (come altri che prima di loro hanno avanzato simili proposte) del decreto del 19 luglio 1937 che all'interno della più ampia legislazione di segregazione razziale nelle colonie italiane in AOI, interdiceva "ai sudditi l'uso di autovetture in servizio pubblico guidate da nazionali" (cfr. La menzogna della razza, Grafis, 1994). Sulla vicenda pubblico una lettera che Giuseppe Faso (dell'associazione Straniamenti e autore, tra l’altro, di Lessico del razzismo democratico) ha inviato al sindaco di Borgaro Torinese. Per chi volesse imitarlo ecco la mail: sindaco@comune.borgaro-torinese.to.it .
Egregio sindaco, Le chiedo col massimo rispetto un ripensamento rispetto alla Sua idea, se riportata senza forzature dalla stampa. Si possono senza dubbio capire e rispettare le Sue preoccupazioni e il Suo senso di responsabilità nei confronti di un problema la cui gravità non posso certo giudicare io da centinaia di chilometri di distanza. La soluzione prospettata da Lei, quale appare dalla stampa, preoccupa: non è possibile immaginare di distinguere l’utenza dei bus secondo una provenienza sociale, etnica, razziale e rivendicare una distanza dal razzismo. Abbia pazienza, ma il razzismo consiste proprio nel categorizzare le persone, e attribuire loro responsabilità o quozienti di inaccettabilità, in base semplicemente a una presunta origine. Lei probabilmente è piemontese, e io sicuramente meridionale: “piemuntisi” erano per i miei bisnonni truppe di occupazioni, che sulla base di presunta pericolosità di intere popolazioni hanno compiuto crimini di massa. E persone nate e vissute da ragazzi dove io sono nato e vissuto da ragazzo in Comuni non lontani dal suo hanno operato negli ultimi decenni secondo logiche mafiose – partendo dal movimento terra e inquinando a volte municipi interi -; impediranno a Lei e a me di rispettarci come individui, e come individui responsabili del loro operato, e non della loro più o meno presunta appartenenza, giudicarci? Spero di no. Lei ha una grande responsabilità amministrativa: non si faccia ricordare come chi ha attuato quanto i Suoi colleghi leghisti hanno più volte minacciato. Non penserei che Lei è un razzista, non attribuisco a nessuno etichette totalizzanti. Ma i gesti, le decisioni, i comportamenti, quelli sì, possono essere razzisti, e non dipendono dalle Sue intenzioni, ma dalle categorizzazione che metterà o no in atto. Se Lei adopererà una categoria razzizzata, avrà deciso da solo del razzismo della Sua decisione. Certo, molti Le daranno ragione. Non mi faccia operare paralleli storici poco lusinghieri per chi a suo tempo ha dato o avuto consenso su questi temi. Cordialmente, Giuseppe Faso
(Photo credit: effetti sulla popolazione civile dei gas usati dagli italiani durante l'aggressione all'Etiopia 1936-1941, foto dal sito dell'Ecadf)
giovedì 23 ottobre 2014
Il dilemma della pace / Femministe e pacifiste sulla scena internazionale 1914-1939
Sarà in libreria a fine mese, ma già disponibile sul catalogo della casa editrice, il nuovo volume di Elda Guerra, Il dilemma della pace. Femministe e pacifiste sulla scena internazionale 1914-1939 (Viella,2014). In attesa di finire di leggerlo, copio-incollo la scheda di presentazione presente sul sito dell'editore: "Quali dilemmi dovettero affrontare le protagoniste del movimento politico delle donne nei nuovi drammatici contesti novecenteschi? Esito di un’ampia ricerca, il volume affronta le vicende dell’associazionismo internazionale femminile nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, dagli schieramenti di fronte alla Grande guerra alla ricerca di politiche innovative negli anni Venti e Trenta nel dialogo con la Società delle Nazioni, al giudizio su fascismi e totalitarismi, fino alla scelta tra pacifismo e difesa della democrazia nel precipitare degli eventi nella seconda guerra mondiale. Viene così introdotto, sulla base di una rigorosa analisi delle fonti, uno sguardo innovativo sulla storia del secolo appena concluso grazie alla ricostruzione delle grandi questioni della cultura politica delle donne nelle sue tensioni tra affermazione della giustizia per entrambi i sessi, ricerca di politiche di pace e crescita dei diritti e delle libertà delle donne e di tutti gli esseri umani". Buona lettura!
domenica 19 ottobre 2014
L'invenzione del colore
Ripubblico da il Manifesto di qualche giorno fa la recensione di Liliana Ellena - dal titolo L'invenzione del colore - , al volume di Gaia Giuliani e Cristina Lombardi-Diop, Bianco e nero. Storia dell'identità razziale degli italiani, buona lettura // Un gusto non troppo soffuso di melanconia postcoloniale pervade gli strascichi lasciati dalle celebr-azioni dei 150 anni dell’unità nazionale: l’idea secondo cui la «nostra» cultura nazionale, a differenzadi altri paesi, sarebbe stata «fino al recente arrivo di immigrati» straordinariamente omogenea perquanto riguarda il colore della pelle, la religione e pure la lingua. Un paradigma identitario chemostra come, nonostante la specifica ossessione del dibattito italiano per l’identità nazionale, restinoradicate e persistenti le resistenze a considerarne le relazioni con il razzismo. Appare quindi una sfida e una scommessa, fin dal titolo, il volume di Gaia Giuliani e CristinaLombardi-Diop Bianco e Nero. Storia dell’identità razziale degli italiani
(Le Monnier, pp. 214, euro 18). L’obiettivo esplicito è quello di rilanciare gli esiti più interessanti degli studi che hanno esplorato il nesso costitutivo tra appartenenza nazionale e immagini dell’alterità, per mettere a fuoco le forme di «autorazializzazione» che hanno modellato tanto la dimensione statuale dell’identità nazionale quanto le rappresentazioni diffuse di quella italiana, dal periodo unitario fino ai primi decenni repubblicani. In particolare, il volume individua continuità e rotture dello specifico caso italiano nelle fluttuazioni che si sono materializzate attorno alla linea del colore. Con gli occhi ben puntati sull’eclatante visibilità di cui sono investiti i corpi non-bianchi nei conflitti del presente, le due studiose si chiedono quali siano le genealogie storiche e politiche della norma, invisibile perché naturalizzata, che fa coincidere bianchezza e italianità e dei vocabolari attraverso cui si è articolata e continua ad articolarsi.Nel corposo saggio che apre il volume, Gaia Giuliani individua nel periodo che va dalla nascita dello stato liberale al 1936–37 un passaggio cruciale per comprendere come i confini della cittadinanza emergano da una definizione dell’appartenenza alla nazione per contrasto con spazi non-bianchi, identificati prima con il Sud interno e poi con le colonie. Le tensioni proprie dello stato liberale trarigenerazione nazionale e questione meridionale, da una parte, e tra migrazioni e colonialismodall’altra, diventano gli ingredienti di un processo di «sbiancamento» che culmina nell’idea fascistadi una mediterraneità bianca.Giuliani insiste qui, in particolare, sul ruolo giocato dalla riformulazione delle teorie mediterranistedi fine ottocento, nel fornire un fondamento «scientifico» all’idea totalitaria della nazione prop-ugnata dal fascismo. Nell’immediato dopoguerra è proprio la centralità di questa matrice a veicolarecontemporaneamente la veloce liquidazione della svolta arianista successiva al 1937e l’invisibilizzazione del razzismo, secondo la ferrea logica per cui l’italiano mediterraneo «non puòper sua natura essere razzista: partecipa della mediterraneità di molti altri popoli e territori, e allostesso tempo definisce gli italiani, a prescindere dalla pigmentazione della loro pelle, come più bian-chi di tutti gli altri paesi al limite dell’Europa o non europei».Nella seconda parte del volume Cristina Lombardi-Diop, sposta l’attenzione sul passaggio tra fasci-smo e primi decenni dell’Italia repubblicana, individuando nei saperi e nelle pratiche legateall’igiene e alla cura del corpo, un terreno di convergenza tra rappresentazioni delle bianchezzae processi di modernizzazione. L’accesso ai consumi e il diffondersi dell’industria culturale declinasul terreno depoliticizzato della sfera domestica, del corpo, delle pratiche quotidiane quel processodi sbiancamento degli italiani che aveva ispirato le campagne fasciste di bonifica della razza sul terr-itorio nazionale e nelle colonie.In questo senso particolarmente significativa è l’analisi dei codici simbolici delle pubblicità dei pro-dotti di bellezza e per la casa, dai Manifesti di Gino Boccassile degli anni ’50 al Carosello degli annisessanta e settanta. Calimero, il pulcino nero icona della pubblicità del detersivo Ava, è forsel’esempio più eclatante della combinazione tra la stigmatizzazione della nerezza associata a impurità,sporcizia e contagio con i motivi anticontadini, antimeridionali e paternalistici che dominavano lacultura diffusa dell’Italia industriale negli anni del boom economico e delle migrazioni interne. Attraverso l’interiorizzazione di modelli di comfort personale e domestico, la linea del colore contribuisce a modellare i processi di mobilità territoriale e quelli della mobilità sociale segnalando «uno spostamento nella rappresentazioni razziali che si allontanano dalle categorie biologiche e si avvicinano a una comprensione più intima e privata della posizione di ciascuno nel progetto morale e nazionale della modernizzazione».Nel mettere in tensione corpo della nazione e disciplinamento biopolitico dei corpi individuali, il volume evidenzia come la linea del colore si materializzi all’intersezione di paradigmi diversi di naturalizzazione delle differenze legate al corpo. Il genere diventa qui un terreno cruciale per individuare le linee mobili attraverso cui l’identità razziale degli italiani è prodotta e contemporaneamente resa invisibile da altre forme di categorizzazione sociale. I riferimenti ai modelli visivi ed estetici che definiscono gli stereotipi di femminilità e mascolinità bianca e mediterranea, così come la trama razzializzata dei meccanismi di controllo e nazionalizzazione del corpo delle donne, individuano nella differenza sessuale il principale terreno attraverso cui la razza e il razzismo si manifestano nel contesto italiano.Uno dei principali meriti del volume, e uno dei suoi punti di forza, è di offrire una chiave interpretativa di lungo periodo che riesce a far dialogare efficacemente due ambiti di indagine finora largamente separati. Il primo è rappresentato da quel patrimonio di ricerche che negli ultimi anni ha riscattato la storia delle migrazioni e del colonialismo italiano da una posizione marginale per collocarle al centro delle dinamiche del nation building italiano. Il secondo è riconducibile a quell’insieme di approcci e griglie interpretative che in ambito anglosassone ha caratterizzato l’emersione dei whiteness studies, un’area trasversale di ricerca — conosciuta in Italia principalmente grazie al lavoro di traduzione di Giuliani — che ha riformulato le teorie critiche della razza assumendo come oggetto privilegiato l’analisi della costruzione storica, culturale e politica del «privilegio» bianco. A muovere questo dialogo è l’urgenza di identificare strumenti analitici adeguati a leggere nei con-flitti del presente un problema contemporaneamente storico e politico in grado di sollecitare nuovemappe dell’archivio delle nostre identità. Proprio su questo terreno la scommessa formulata dalle autrici del volume è stata rilanciata in questi mesi dalla nascita di InteRGRace (Gruppo interdisciplinare e intersezionale su razza e e razzismi/Interdisciplinary Research Group on Race and Racism),di cui Giuliani è una delle fondatrici. InteRGRace è una rete di produzione, diffusione e scambio a livello nazionale e internazionale che,articolandosi nella duplice veste di gruppo di ricerca accademica e di associazione rivolta ad un pub-blico non specialista, si propone come laboratorio di traduzione e contaminazione tra domande politiche e sfide teoriche (L. Ellena, il Manifesto, 15 ottobre 2014)
Etichette:
bibliografie,
fascismo italiano,
InteRGRace,
intersezionalità,
Liliana Ellena,
nazionalismo,
postcoloniale,
razzismo,
razzismo antimeridionale,
whiteness / bianchezza
venerdì 17 ottobre 2014
Postcolonialitalia / Archivi del futuro
Prorogato fino ai primi di novembre il termine per l'invio di proposte per il convegno Archivi del futuro. Il postcoloniale, l'Italia e il tempo a venire, organizzato da Postcolonialitalia e che si terrà a Padova nel febbraio 2015. Potete scaricare la call dal sito di Postcolonialitalia.
sabato 11 ottobre 2014
Mos maiorum. Mega-retata europea contro i migranti
Dal blog di Annamaria Rivera una versione ampliata del suo articolo sull'operazione europea Mos Maiorum pubblicato originariamente da Il Manifesto. Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo vi segnalo che sul sito del Coordinamento migranti è possibile scaricare e stampare un utile foglio informativo multilingue. Buona lettura e diffusione // L’hanno chiamata Mos Maiorum, la grande retata europea contro i migranti che scatterà il 13 ottobre per concludersi il 26. Infelice già nel nome che allude, con gusto della romanità di tipo mussoliniano, ai “costumi degli antenati”, cioè al sistema etico-normativo tradizionale che nella Roma patriarcale e pre-civica aveva al centro, tra gli altri valori e principi, la valentia militare. La spruzzata di romanità da incolti pretenziosi – o piuttosto un lapsus che ne rivela il subconscio razzista e imperialista – non riesce a occultare il vero scopo dell’operazione: fermare, controllare, identificare, schedare migranti irregolari e potenziali richiedenti-asilo, intercettati sul territorio europeo sulla base della presunzione della loro colpevolezza. Promossa dal governo italiano nel contesto del semestre di presidenza europea, approvata, il 10 luglio scorso, dal Consiglio dei ministri dell’Interno e della Giustizia, la mega-retata sarà coordinata dalla Direzione centrale per l’immigrazione e dalla Polizia di frontiera del ministero dell’Interno italiano, in collaborazione con Frontex ed Eurosur. Il principale scopo dichiarato di questa operazione transnazionale, ma che avrà l’Italia come teatro operativo principale, è stroncare le reti che trafficano in “clandestini”. In realtà, come abbiamo ribadito più volte, a creare gli irregolari e quindi il traffico di tale merce umana sono il proibizionismo europeo, l’assenza di canali d’ingresso legali e il Regolamento Dublino III. Quest’ultimo, impedendo i movimenti interni all’UE dei richiedenti-asilo, conferendo agli Stati, invece che alle persone, la facoltà di decidere dove chiedere protezione, prevedendo perfino che essi possano essere trattenuti se c’è “pericolo di fuga”, li induce ad affidarsi a reti illegali pur di raggiungere le mete desiderate.Come è ammesso esplicitamente nel documento ufficiale del Consiglio dell’UE, datato 10 luglio 2014, servirà anche a schedare i migranti e a “raccogliere informazioni rilevanti per scopi investigativi e d’intelligence”. Insomma, le vere finalità sono terrorizzare e criminalizzare migranti e potenziali richiedenti-asilo, soprattutto ripulire il territorio europeo, quello italiano in specie, da un buon numero di indesiderabili. Questa mega-retata non è una novità assoluta. Infatti, tra il 15 e il 23 settembre scorsi si era svolta l’operazione Archimedes (ancora il gusto della classicità!), vasta operazione di polizia, coordinata da Europol, contro il crimine organizzato transnazionale. Nell’ambito di questa operazione, l’Italia, con la collaborazione di Frontex, si era occupata, tra l’altro, d’immigrazione irregolare, identificando e schedando ben diecimila migranti in tutta Europa. Perlopiù persone ree di null’altro se non di sfuggire a miseria e altre calamità, in buona parte provocate dai rapporti di sfruttamento neocoloniale che le potenze occidentali impongono ai paesi del Sud o comunque non egemoni.Ciò che rende ancor più infame Mos Maiorum– non evoca forse le retate di massa, di triste memoria, contro altri indesiderabili?– è che si accompagni con l’annunciata fine di Mare Nostrum. Ancora un’operazione dal nome classicheggiante, ma che almeno, pur con delle ambiguità, ha sottratto più di centoventimila vite umane all’immenso cimitero marino che è divenuto il Mediterraneo. Dopo le lacrime di coccodrillo di Schultz e Mogherini a Lampedusa, nel corso della commemorazione della strage del 3 ottobre 2013, di nuovo coloro che sono costretti a fuggire da realtà funeste, prodotte o incrementate dagli apprendisti stregoni occidentali, tornano a essere nemici o, appunto, indesiderabili. E’ da molti giorni che le associazioni e le reti che difendono i diritti dei migranti lanciano l’allarme sulla Grande Retata e mettono in guardia i migranti e i profughi a rischio. Recente è, invece, la presa di posizione del Gue-Ngl, il raggruppamento di sinistra del Parlamento europeo. Sollecitato da Barbara Spinelli, il gruppo, con l’appoggio dei Verdi, ha denunciato il carattere discriminatorio dell’operazione in una lettera aperta al Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni. Nella lettera si rivendica, fra l’altro: il sostegno a Mare Nostrum; la creazione di corridoi umanitari; la garanzia della pienezza del diritto di asilo e di altri diritti fondamentali; la possibilità che i rifugiati raggiungano paesi europei diversi dal primo paese d’arrivo; la fine di ogni forma di detenzione dei migranti in quanto tali. Nel contempo, il Gue-Ngl si appresta a presentare una “richiesta di dichiarazione” del Consiglio durante la prossima plenaria del Parlamento europeo. Tutto ciò potrebbe sembrare banale routine politica. Eppure oggi, quando stragi e retate di migranti si consumano spesso nel silenzio e nell’indifferenza dei più, non è cosa da poco che nel Parlamento europeo vi sia qualche sussulto di opposizione alla Fortezza Europa (Annamaria Rivera, 11 ottobre 2014) // L'immagine che illustra questo post è un fin troppo eloquente graffito di Bansky, rimosso qualche giorno fa perché giudicato "offensivo e razzista". Ma è chiaro che "Banksy has not been banned from Clacton-on-Sea because he is a racist. He has been suppressed because he exposed the truth (Jonathan Jones, The Guardian)
Etichette:
Annamaria Rivera,
antirazzismo,
arte e dintorni,
autodifesa,
calamità (in)naturali,
confini,
conflittualità sociale,
fascismo italiano,
Fortezza Europa,
migranti
venerdì 10 ottobre 2014
Pour une anatomie politique des sexes. L'actualité de la pensèe de Nicole-Claude Mathieu
Segnalo che sull'ultimo numero della rivista (Re)Penser l'Exil, è stata pubblicata una versione ampliata del ricordo scritto da me insieme a Sara Garbagnoli e Valeria Ribeiro Corossacz in occasione della morte di Nicole-Claude Mathieu e originariamente pubblicato in italiano da Il Manifesto. Per chi volesse leggerlo: Pour une anatomie politique des sexes
giovedì 9 ottobre 2014
Le dita tagliate / Una recensione di Alessandra Pigliaru
Di seguito la recensione di Alessandra Pigliaru al recente volume di Paola Tabet, Le dita tagliate (Ediesse, collana sessismoErazzismo, 2014), pubblicata qualche giorno fa da Il Manifesto con il titolo La beffa del dono patriarcale. Con un grazie all'autrice e a Il Manifesto, buona lettura // Si intitola Le dita tagliate (pp. 323, € 15) ed è il nuovo generoso libro di Paola Tabet pubblicato per Ediesse nella collana sessismoerazzismo, diretta da Lea Melandri, Isabella Peretti, Ambra Pirri e Stefania Vulterini. Etnologa, antropologa e femminista, Tabet riprende i temi di ricerca che la caratterizzano dagli anni ‘70 a oggi. Il titolo del volume attiene a una pratica presso i Dugum Dani, in Nuova Guinea, secondo cui alle bambine vengono amputate alcune dita delle mani in segno di offerta durante le cerimonie funebri. Questa mutilazione diventa per Tabet motivo di riflessione più ampia intorno alle forme coercitive che fondano le società patriarcali, da quelle più semplici di caccia e raccolta a quelle capitalistiche. Centrale nella sua ricerca è da sempre l’analisi del rapporto sociale tra i sessi («un rapporto di classe»), le condizioni della dominazione maschile e dei mezzi con cui tale dominio si edifica e conserva. Tutto ciò la colloca accanto al gruppo femminista materialista nato intorno alla rivista Questions Féministes (in particolare Christine Delphy, Nicole-Claude Mathieu, Colette Guillaumin e Monique Wittig) con cui entra in contatto a Parigi nel 1978. Negli stessi anni comincia a occuparsi della divisione sessuale del lavoro e dell’utilizzo dei vari strumenti, rivolgendosi in particolare alle società di caccia e raccolta e indagando la gestione o meno dei mezzi di produzione. Il fuoco del primo capitolo è sullo scambio sessuo-economico inteso come gestione sociale della sessualità. Confortata da una solida documentazione etno-antropologica e dalle numerose interviste sul campo (importanti sono state quelle effettuate in Africa, in particolare in Niger), Tabet arriva a segnalare «la grande beffa» (titolo di un suo volume del 2004) insita nello scambio sessuo-economico non prima di averne definito il segno: anzitutto l’idea dello scambio investe la prostituzione così come il matrimonio e i cosiddetti rapporti amorosi, cioè «l’insieme delle relazioni tra uomini e donne che implicano una transazione economica». Transazione quest’ultima che prevede la fornitura di servizi (variamente dal sessuale al domestico) da parte delle donne, e un compenso (che sia o meno quantificabile in denaro, status sociale, prestigio e regali) offerto dagli uomini. Il punto fondamentale su cui si è basato il dominio degli uomini sulle donne è infatti secondo la studiosa la preclusione e il mancato accesso di alcune risorse. Chiamando in causa Malinowski, Mauss e Levi-Strauss, gli esempi riportati si riferiscono alle popolazioni del Mali, della Nuova Guinea, delle isole Trobriand e di molte altre parti del mondo visitato. Il fatto che Tabet si riferisca a paesi non occidentali non significa che il fenomeno sessuo-economico sia assente dalle attuali e più note società capitalistiche. Il problema sono proprio le relazioni tra uomini e donne, e affermando ciò esclude consapevolmente una serie non trascurabile di cose. L’oggetto di riflessione è infatti la gestione sociale dello scambio e non la sessualità in sé, per esempio, il desiderio, le pratiche di conflitto o la relazione tra donne e quella tra uomini. Dal Ghana all’Etiopia, dall’Uganda al Kenya, le indagini sul campo rafforzano invece il suo osservatorio secondo cui molte sono state le occorrenze in cui si è verificato il passaggio dal dono alla tariffa. Pagine interessanti sono dedicate al tema controverso del continuum perimetrato appunto da prostituzione e matrimonio nello scambio sessuo-economico. Difficile dare un significato universale di prostituzione, ne andrebbero contestualizzati i dati secondo le diverse strutture sociali e le risorse materiali. Per questa ragione, quando Tabet parla di prostituzione si riferisce in generale a definizioni politiche relative a un’area di rapporti tra i sessi. È pur vero che in questi anni molte sono state per Tabet le occasioni di confronto con numerose esperienze di donne, comprese – per quanto riguarda l’Italia – quelle di Carla Corso e Pia Covre e il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute. Il continuum degli scambi prevede certo variazioni e diversità eppure, nota Tabet, vi sono ancora delle riluttanze – soprattutto nelle società occidentali – a soffermarsi sullo «scambio» nelle relazioni «legittime». In uno scenario simile sono da tenere presenti le forme violente alle quali sono state sottoposte le donne, non solo in Africa ma – per esempio - in tutti i luoghi di guerra. Dallo stupro all’infibulazione, queste forme rappresentano un altro tassello della dominazione maschile sulle donne. In tale direzione vanno intese le migrazioni di donne che dai villaggi si dirigono alle città; una forza intesa come ricerca di autonomia che consente loro di smarcarsi dall’appropriazione privata del proprio corpo e della propria sessualità. Storicamente la modalità repressiva per normare la trasgressione delle donne «fuorilegge» non si è fatta attendere; dai reclutamenti delle prostitute ai riformatori per la «riabilitazione» forzata delle disobbedienti. Nonostante ciò, la storia delle femmes libres e delle free women, delle prostitute d’Africa con le quali Tabet ha intrattenuto numerose conversazioni, è pur sempre «la storia, difficile e complessa, di una resistenza». «Scrivi presto, lavora, prima che anche a te taglino le dita». È quel che Valeria Bertolucci Pizzorusso raccomanda all’amica Paola Tabet nel 1980. L’invito si è trasformato in una promessa mantenuta con coraggio e gratitudine, per raccontare l’orizzonte difficile e crudele ancora presente in alcuni luoghi del mondo. E per dire che le dita tagliate appartengono al distinguo doveroso secondo lo spettro materiale - e aggiungerei simbolico - singolare e collettivo delle vite di ciascuna. Una questione che si intreccia altrettanto saldamente alla libertà, quando la si può scegliere, agire e desiderare fortemente come ha fatto Paola Tabet nel corso della sua vita, personale e politica.
Etichette:
bibliografie,
Christine Delphy,
Colette Guillaumin,
femminismi,
materialismo,
Monique Wittig,
Nicole-Claude Mathieu,
Nouvelles questions féministes,
Paola Tabet
martedì 7 ottobre 2014
BlaxploItalian / Blackness in the Italian Cinema
Fred Kuwornu, regista italo-ghanese già autore di Inside Buffalo (2010) e 18 Ius Soli ( 2012) ha lanciato una campagna di raccolta fondi per potere terminare entro il 31 ottobre il suo nuovo film documentario, Blaxploitalian. Cent’Anni di Afrostorie nel Cinema Italiano. Ispirato dal volume L’Africa in Italia. Per una controstoria postcoloniale del cinema italiano (a cura di Leonardo de Franceschi, Aracne Ediitrice, 2013), Blaxploitalian si mette sulle tracce delle diverse centinaia di attori e attrici afrodiscendenti che hanno recitato nel cinema italiano (dai film neorealisti ai film storico-mitologici, dalla commedia anni ’60 ai polizieschi anni ’70) o che hanno inciso la memoria collettiva degli italiani e delle italiane con i loro passaggi televisivi (da Lola Falana a Rocky Roberts e altri/e). Nello stesso tempo Blaxploitalian si propone come una sorta di "campagna sociale" per contribuire alla sempre maggiore presenza di attori e attrici non-bianchi/e nella cinematografia italiana e in ruoli che vadano oltre le parti stereotipate in cui il cinema italiano li ha finora confinati. Per sostenere Fred e il suo progetto segnalo quindi il sito dove è possibile partecipare alla campagna di crowdfunding per Blaxploitalian, ugurandomi che come nel caso del volume di Audre Lorde Sister Outsider o dell'Atse Tewodros Project, tutto vada a buon fine e che Fred riesca a completare il suo documentario e iscriverlo al Sundance Film Festival
mercoledì 1 ottobre 2014
Zapruder a Roma
Lungo week-end zapruderiano a Roma: venerdì 3 ottobre presso la libreria Tuba presentazione del numero 33 della rivista, Movimenti nel mediterraneo a cura di Andrea Brazzoduro e Liliana Ellena, mentre sabato e domenica riunione di redazione (come sempre aperta a a tutt@) presso Officine Resistenti. Odg e ulteriori info sul sito di Storie in movimento. Fly! // Photo credit: Audrey Hepburn e Gregory Peck in Roman Holiday (William Wyler, 1953)
Orizzonti migranti / Donne e guerra
All'interno della terza edizione del festival Orizzonti che, nei 100 anni dalla Grande Guerra e nei 70 anni dalla Resistenza vuole stimolare una serie di riflessioni sulle guerre di quest'ultimo secolo e sulle forme di resistenza che ogni conflitto porta con sé, questa sera, alle ore 20.30, presso il Centro Documentazione delle Donne (via del Piombo 5 - Bologna) incontro sul tema Donne e guerra. Stupro come arma di guerra / Cina Giappone Bosnia Congo. Intervengono Maria Clara Donato (storica), Maria Chiara Risoldi e Patrizia Brunori (psicoterapeute), Vincenza Perilli (InteRGRace). A seguire reading teatrale di Judith Moleko (Cantieri Meticci).
lunedì 29 settembre 2014
Le dita tagliate / Una recensione di Valeria Ribeiro Corossacz
A proposito del recente volume di Paola Tabet, Le dita tagliate (Ediesse, collana sessismo&razzismo, 2014) - sul quale rinviamo alla bella intervista all'autrice -, segnalo l'uscita sull'ultimo numero di Micromega, della recensione di Valeria Ribeiro Corossacz, Sessualità e organizzazione sociale. Il femminismo materialista di Paola Tabet. Buona lettura e riflessioni
giovedì 25 settembre 2014
L'Italia e gli "altri" colonialismi / Approccio postcoloniale
Domani pomeriggio, venerdì 26 settembre 2014, all'interno del seminario promosso da SISSCO, Università di Cagliari, UNIMORE, Istituto Storico di Modena, MOXA e Centro Documentazione Memorie Coloniali (al cui sito rinvio per il programma completo), tavola rotonda coordinata da Gabriele Proglio "Approccio postcoloniale fra narrazione e immaginario, discorso pubblico e memoria"
domenica 21 settembre 2014
InteRGRace / Seminario: Estetizzazione della ‘razza’, razzializzazione della bellezza
Mercoledì 24 settembre 2014, ore 14.30‐ 17.30 (AULA 1 ‐ Via Cesarotti, 12 - Padova), seminario con il prof. Livio SansoneCentro de Estudos Afro‐Orientais Universidade Federal da Bahia. Introduce: Enzo Pace (Università di Padova). Discussants: Maria Teresa Milicia (Università di Padova) e Valeria Ribeiro Corossacz (Università di Modena e Reggio Emilia). Interventi di InteRGRace: Gabriele Proglio: "Il corpo della nazione: 'razza' e bellezza tra madrepatria e oltremare (1931‐1941)" // Tatiana Petrovich Njegosh: "Miss Italia, 1939‐2014: razza, genere e classe della bellezza nazionale" // Vincenza Perilli: "I corpi delle altre. Bellezza e "razza" nelle pagine di Noi donne (1950‐1970)" // Gaia Giuliani: "Bella e abbronzata. Genere, razza e bellezza nella televisione pubblica e privata italiana (1975‐): Drive In (1983‐1989) vs. Quelli della notte (1985) e Indietro tutta (1987‐1988)" // Annalisa Frisina: "Modelli di bellezza postcoloniale tra le figlie delle migrazioniin Italia" // InteRGRace
mercoledì 17 settembre 2014
Audre Lorde al Some Prefer Cake
Torna anche quest'anno il Some Prefer Cake con una programmazione ricchissima non solo di film ma anche di incontri, dibattiti e presentazioni di libri. Tra questi i due volumi , recentemente pubblicati in traduzione italiana e che avevo già segnalato qui in Marginalia dedicati a Audre Lorde (alla quale Some Prefer Cake aveva dedicato già spazio in una scorsa edizione presentando il bellissimo documentario Audre Lorde: The Berlin Years 1984 to 1992 di Dagmar Schultz). Si tratta di Sorella Outsider e Zami, che saranno presentati rispettivamente stasera e sabato. Per maggiori, info, orari e programma completo rinvio al sito del SPC, e a più tardi ;-)
lunedì 15 settembre 2014
Le dita tagliate / Un'intervista a Paola Tabet
Sul sito di Radio Radicale una bella intervista a Paola Tabet a proposito del suo ultimo volume, Le dita tagliate (Ediesse, collana sessismoerazzismo, 2014), libro di cui abbiamo parlato, in attesa di una vera e propria presentazione, nel corso dell'incontroorganizzato lo scorso venerdì da Orlando/Mujeres Libres intorno all'ultimo Quaderno Viola dedicato al femminismo materialista in Francia (sul sito del Server Donne la diretta streaming). Buon ascolto
martedì 9 settembre 2014
Non si nasce donna a Bologna
Presentazione del n. 5 dei Quaderni Viola Non si nasce donna. Testi, percorsi e contesti del femminismo materialista in Francia (Venerdì 12 settembre, alle ore 18.30, Palazzina in Via Del Piombo, 5 - Bologna) a cura dell'Associazione Orlando e del collettivo Mujeres Libres. Raffaella Lamberti e Paola Guazzo ne discutono con le curatrici Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli // Sull'incontro rinvio al sito del Server donne, mentre sul volume si vedano le recensioni di Paola Guazzo sul Guazzington Post, di Silvia Nugara su Iaph Italia, di Clotilde Barbarulli su Letterate Magazine e Alessandra Pigliaru sul Manifesto.
Etichette:
anni 70,
Christine Delphy,
Colette Guillaumin,
femminismo anni 70,
materialismo,
Monique Wittig,
Nicole-Claude Mathieu,
Nouvelles questions féministes,
Quaderni viola
domenica 10 agosto 2014
Estetizzazione della ‘razza’, razzializzazione della bellezza / Aesthetics of Race, Racialisation of Beauty
Prossimo appuntamento con InteRGRace: seminario con il prof. Livio Sansone (Centro de Estudos Afro‐Orientais Universidade Federal da Bahia), mercoledì 24 settembre 2014
(ore 14.30‐ 17.30, Università di Padova - AULA 1 ‐ Via Cesarotti, 12),Estetizzazione della 'razza’, razzializzazione della bellezza / Aesthetics of Race, Racialisation of Beauty. Locandina e programma dettagliato sul sito di InteRGRace // Discussants: Maria Teresa Milicia (Università di Padova) e Valeria Ribeiro Corossacz (Università di Modena e Reggio Emilia). Interventi di InteRGRace:
Gabriele Proglio: "Il corpo della nazione: 'razza' e bellezza tra madrepatria e
oltremare (1931‐1941)"; Tatiana Petrovich Njegosh: "Miss Italia, 1939‐2014: razza, genere e classe della bellezza nazionale"; Vincenza Perilli: "I corpi delle altre. Bellezza e "razza" nelle pagine di Noi donne (1950‐1970)"; Gaia Giuliani: "Bella e abbronzata. Genere, razza e bellezza nella televisione pubblica e privata italiana (1975‐): Drive In (1983‐1989) vs. Quelli della notte (1985) e Indietro tutta (1987‐1988)";
Annalisa Frisina: "Modelli di bellezza postcoloniale tra le figlie delle migrazioni in Italia"
giovedì 31 luglio 2014
Face à l'impunité israélienne : pour un féminisme décolonial
All'appello delle attiviste di Aswat, Take Action Against the Bombing of Gaza's Civilians, fa eco quello della rete francofona di ricercatrici/ricercatori in studi di genere/femministi Efigies , Face à l'impunité israélienne : pour un féminisme décolonial, che pubblico di seguito // Par le présent appel, l’association EFIGIES (association de jeunes chercheur-e-s en Études Féministes, Genre et Sexualités) fait acte de sa solidarité avec les Gazaoui-e-s assiégé-e-s, assassiné-e-s, et plus généralement avec les Palestiniennes et les Palestiniens dont l’assujettissement colonial perdure.À l’heure actuelle, l’islamophobie, le racisme, les représentations coloniales persistantes dévaluent les vies palestiniennes, criminalisent et déshumanisent les manifestant-e-s pro-palestiniennes. Étant donné notre engagement dans le champ académique en France, nous ne pouvons rester indifférent-e-s à l’implication de certains discours universitaires et féministes dans la production de l’islamophobie et du racisme, ou du moins leur désengagement au regard des réflexions postcoloniales. Ces représentations coloniales, qui imprègnent le soutien inconditionnel de la France à la politique de l’État israélien, doivent urgemment être déconstruites dans le cadre d’une épistémologie rigoureuse et non ethnocentrique, incluant les outils des études postcoloniales, notamment dans leur intrication aux formations genrées et aux catégories sexuelles. Le Pinkwashing et l’homonationalisme d’Israël commencent à être internationalement déconstruits et dénoncés. Mais en France, les féminismes hégémoniques, de par certains de leurs positionnements notamment face au port du voile et à la religion musulmane, entretiennent l’islamophobie et participent à la minimisation des crimes commis envers les Palestinien-ne-s. Alors que l’Université de Tel Aviv accorde aux étudiants qui servent dans l’attaque contre Gaza la gratuité des inscriptions pour un an, et qu’un avis diffusé à l’Université Hébraïque de Jérusalem annonce une collecte de produits pour les soldats au front, nous invitons les étudiant.e.s et chercheur.e.s en genre, féminisme et sexualité à participer personnellement au boycott académique d’Israël et à signer la pétition contre l’interdiction du soutien à la Palestine de l’association des Universitaires pour le Respect du Droit International en Palestine (AURDIP: http://www.aurdip.fr/Petition-contre-l-interdiction-du.html). Le site de l’AURDIP ayant été hacké, vous pouvez signer la pétition en suivant le lien suivant . Le colonialisme ne crée pas seulement de tels produits « symboliques », qui en retour l’étayent. Ses enjeux sont géopolitiques et économiques, et parce que nous ne distinguons pas notre engagement dans la recherche et nos positionnements pratiques, nous relayons également et vous invitons à diffuser l’appel de la campagne Boycott, Désinvestissement, Sanctions, réponse citoyenne et non-violente à l’impunité d’Israël (http://www.bdsfrance.org/). Pour signer l’appel: Pour un féminisme décolonial. En solidarité,
Le bureau d’EFIGIES // Articoli correlati in Marginalia: Pinkwashing // Gaza. Dei vivi che passano // Over my dead body
sabato 19 luglio 2014
ZapruderWorld / Online il primo numero!
Online il primo numero di ZapruderWorld, The Whole World is Our Homeland: Italian Anarchist Networks in Global Context 1870-1939, la nuova rivista legata al progetto Storie in Movimento di cui qui in Marginalia si è già parlato più volte (qui, quo, qua). Di seguito una breve presentazione a cura della redazione, da far circolare per mari e monti, thanks //Zapruder World, a digital, open source, thematic, international journal dedicated entirely to the history of social conflct is now online (www.zapruderworld.org/) with its inaugural issue on "Italian Anarchist Networks in Global Context:1870-1939." The second issue, entitled "Transformations without Revolutions? How Feminist and Lgbtqi Movements Changed the World" is under way. Upcoming themes and calls for publications will be announced regularly. Everyone is invited to not only contribute but also to participate actively in this project. Zapruder World is the brainchild of the now international network of activists and scholars called Storie in Movimento (SIM). We imagine Zapruder World to be a digital journal and a network of historians and social activists spread through different places, countries and continents, which will explore the many forms of social conflict and reconsider the notion of social conflict itself. In so doing, our aim is simultaneously to transform the way we look at history, the way historical research is organized, and the way historical knowledge is transmitted from one generation to another. Please circulate widely! ZapruderWorld editorial board
giovedì 3 luglio 2014
lunedì 30 giugno 2014
Paola Tabet / Le dita tagliate
Sarà in libreria il 9 luglio, nella collana sessismoerazzismo di Ediesse il nuovo libro di Paola Tabet, Le dita tagliate. Dalla scheda dell'editore: "Perché Le dita tagliate? Il titolo si riferisce a un dato: se le dita delle bambine dei Dugum Dani della Nuova Guinea si possono tagliare come donazione nelle cerimonie funebri – tranne il pollice e uno o due dita che basteranno loro per svolgere i lavori destinati alle donne – possiamo metaforicamente dire che tutte le donne hanno le dita tagliate? Sì, perché esiste ancora e largamente un gap tecnologico tra uomini e donne, un gap che appare chiaramente fin dalle società di caccia e raccolta, e che con l’evoluzione tecnica si è allargato a forbice e continua in varie forme nelle società industrializzate. Bisogna allora ricercare i fattori oggettivi, le costanti della divisione sessuale del lavoro e del rapporto di classe tra donne e uomini. Un rapporto di classe costitutivo nel cui ambito si pone lo scambio sessuo-economico che caratterizza l’insieme delle relazio ni sessuali tra uomini e donne. La transazione economica infatti non riguarda la sola prostituzione: la prostituzione non è un fenomeno separato, ma vi è un continuum di scambio sessuo-economico che va dai rapporti matrimoniali fino alle forme più comuni di prostituzione. E questo non solo nelle società africane o extraeuropee, ma anche in Europa e Nord America. Le attuali trasformazioni sociali nel rapporto tra i sessi rimettono in causa la dominazione maschile o piuttosto si tratta di una nuova configurazione di questa dominazione? Chi porta il peso di questa trasformazione e chi ne trae profitto? Paola Tabet ne discute nell’intervista (fattale da Mathieu Trachman) che conclude il libro: quale sarà la possibilità di una sessualità egualitaria, fuori cioè da ogni condizione di oppressione, senza costrizioni, una sessualità libera di esprimersi, di sperimentare, non legata alla divisione tra i sessi e alle relazioni di potere? Una possibilità difficile e complessa finché permane in qualche modo un dominio maschile"
martedì 17 giugno 2014
Habemus gender!
Sul sito di Intersexioni (tra l'altro impegnat@ nella campagna di autofinaziamento per The Interface Project), alcuni degli interventi presentati al convegno internazionale Habemus gender! Deconstruction of a Religious Conunter-Attacck, e tra questi la traduzione di una versione abbreviata dell'intervento di Sara Garbagnoli (già anche in Euronomade), Performace e performatività de "la teoria-del-genere" tra Francia e Italia. Buona lettura e riflessioni
venerdì 13 giugno 2014
La razza al lavoro / Una recensione
Sull'ultimo numero di Zapruder, Movimenti nel Mediterraneo, è stata pubblicata anche la mia recensione al volume La razza al lavoro, curato da Anna Curcio e Miguel Mellino. Per chi fosse interessat@ ho caricato il pdf nella mia pagina in Academia.edu
sabato 31 maggio 2014
Cultura, transcultura, razza
Etichette:
bianchezza,
Brasile,
confini,
decolonizzazione,
differenzialismo,
fascismo italiano,
politiche razziali e sessuali,
razzismo,
razzismo anti-rom,
transcultura
venerdì 30 maggio 2014
Movimenti nel Mediterraneo
Con molta gioia annuncio l'uscita del 33esimo numero di Zapruder, a cura di Andrea Brazzoduro e Liliana Ellena, Movimenti nel Mediterraneo. Relazioni, scambi, conflitti. Di seguito trovate indice , mentre sul sito di Sim tutte le info per sostenere questo progetto che,val la pena ricordarlo, è frutto del lavoro di un gran numero di persone, interamente autofinanziato e dal quale nessun@ trae alcun profitto se non quello dell'esistenza di uno spazio di espressione autonoma. Buona lettura // EDITORIALE: Andrea Brazzoduro e Liliana Ellena, Rovesciare la carta. Giochi di scale / ZOOM: Ilham Khuri-Makdisi, Migranti, lavoratori, anarchici. La costruzione della sinistra in Egitto, 1870-1914 / Emmanuel Blanchard, Massacro coloniale alla Nazione. Parigi, 14 luglio 1953 / Natalya Vince, «È la Rivoluzione che le proteggerà». Movimenti delle donne e “questione femminile” in Algeria e Tunisia / IMMAGINI: Giacomo Mirancola, Il Mediterraneo dalla soglia siciliana (a cura di Ilaria La Fata) / Patrick Altes, Una storia di rivoluzioni / SCHEGGE: Stéphane Dufoix, Diaspora. Metamorfosi di una parola globale / Vanessa Maher, «New Times and Ethiopians News». L’antifascismo e l’anticolonialismo di Sylvia Pankhurst e Silvio Corio / Renata Pepicelli, Le donne nei media arabi a due anni dalle rivolte. Pluralità di modelli e molteplicità di sfere pubbliche / Nicoletta Poidimani, Ius sanguinis. Una sintesi di dominio maschile e dominio razziale / LUOGHI / Enrico Grammaroli e Omerita Ranalli, Il Circolo Gianni Bosio di Roma / ALTRE NARRAZIONI: Davide Oberto, L’immagine latente. Rappresentazione e memoria nel lavoro di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige / Jolanda Insana , Giufà chi? / VOCI: Elisa A.G. Arfini, Paola Di Cori e Cristian Lo Iacono, Dialogo su questi strani tempi (a cura di Marco Pustianaz) / INTERVENTI : Vincenza Perilli, Desiring Arabs. L’occidente, gli arabi, l’omosessualità / Lia Viola, Utopie in movimento. Riflessioni sull’attivismo lgbti in Africa orientale / RECENSIONI: Fabrizio Billi (Margherita Becchetti, L’utopia della concretezza. Vita di Giovanni Faraboli, socialista e cooperatore), Salvatore Cingari (Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, Altri dovrebbero aver paura. Lettere e testimonianze inedite), Vincenza Perilli (Anna Curcio e Miguel Mellino, a cura di, La razza al lavoro) Renate Siebert (Quinn Slobodian, Foreign Front. Third World Politics in Sixties)
Etichette:
Africa,
Algeria,
anarchiche / anarchici,
bibliografie,
colonialismo,
decolonizzazione,
Egitto,
Etiopia,
Liliana Ellena,
Mediterraneo,
migranti,
omonazionalismo,
postcolonialismo,
Tunisia,
Zapruder
domenica 25 maggio 2014
L'amore ai tempi dello tsunami
L'amore ai tempi dello Tsunami. Affetti, sessualità e modelli di genere in mutamento, a cura di Gaia Giuliani, Manuela Galetto e Chiara Martucci (Ombre corte, 2014), e con saggi di Porpora Marcasciano, Laura Fantone, Alessia Acquistapace, Elisa A.G Arfini, Giulia Selmi, Krizia Nardini, Chiara Bassetti, Daniela Crocetti, Laura Schettini, Cristian Lo Iacono, Mino Degli Atti, Liana Borghi. Dalla quarta di copertina: " Da tempo è in atto uno tsunami che travolge i modelli tradizionali di coppia, sessualità e ruoli di genere. Anziché attendere la quiete per contare le vittime, le autrici e gli autori di questo volume ne cavalcano le onde, restituendo racconti di esperienze eccentriche, fluide, molteplici e in continuo mutamento. pur diversi per collocazione disciplinare e forma narrativa, i contributi qui raccolti sono tuttavia accomunati da un esplicito posizionamento autoriflessivo, sullo sfondo delle grandi contraddizioni e trasformazioni del nostro tempo. Ne risulta ina polifonia di voci che restituisce una visione originale e articolata degli affetti, del desiderio e dei modelli di genere e sessualità vissuti in un contesto di precarietà, non solo economica e lavorativa ma fondamentalmente esistenziale. Riflessioni e ricerche di un lavoro corale che non si limita a fotografare e analizzare l'esistente, ma indica le strategie necessarie per mettere in discussione l'ordine delle cose, evocando una dimensione del pensare e dell'agire che da individuale diventa collettiva, assumendo così rilevanza sociale e politica". // L'immagine è un particolare di Seven in Bed di Louise Bourgeois (2001)
Etichette:
amicizia,
amore,
bibliografie,
calamità (in)naturali,
eterosessismo,
genere / gender,
intersessualità,
Louise Bourgeois,
modelli normativi,
pratiche di resistenza,
precarietà
martedì 20 maggio 2014
Dall'abolizione all'azione affermativa: 126 anni di relazioni e gerarchie razziali in Brasile
Presso il Dipartimento di Filosofia, sociologia, Pedagogia e Psicologia
dell'Università di Padova (Fisppa - Aula 1 - via Cesarotti 11 - Padova), giovedì 22 maggio alle ore
10.30 seminario con il prof. Livio Sansone (Universidade Federal da
Bahia, Brazil), Dall'abolizione all'azione affermativa: 126 anni di
relazioni e gerarchie razziali in Brasile. Dalle ore 14.00 alle ore 17.00, Livio
Sansone incontra InteRGRace (con Annalisa Frisina, Gaia Giuliani,Vincenza Perilli e Tatiana Petrovich Njegosh). More info: http://www.intergrace.it/?page_id=127
giovedì 15 maggio 2014
InteRGRace / La sottile linea bianca. Intersezioni tra razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale
Rinviando al sito di InteRGRace per il programma di appuntamenti e iniziative dei prossimi mesi, per intanto segnalo che mercoledì 21 maggio 2014, presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione (Aula Rossa, terzo piano - via Azzo Gardino 23 - Bologna) dalle 16 alle 19, InteRGRace organizza discussione intorno alla tavola rotonda, a cura di Gaia Giuliani pubblicata in Studi Culturali (n. 2, 2013) con il titolo La sottile linea bianca. Intersezioni tra razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale . Introducono: Patrizia Violi (TraMe, Università di Bologna), Cristina Demaria (Co-direttrice “Studi Culturali”, Università di Bologna) Modera: Gaia Giuliani (Università di Bologna, InteRGRace). Intervengono: Sonia Sabelli ( Quale razza? Genere, classe e colore in Timira e L’ottava vibrazione) Tatiana Petrovich Njegosh (La linea del colore nella cultura di massa), Devi Sachetto (La gestione e la produzione delle differenze: razza e razzismo nei processi lavorativi italiani). Discutono: Vincenza Perilli (InteRGRace) e Gaia Giuiani
Etichette:
antirazzismo,
colonialismo,
InteRGRace,
intersezionalità,
neocolonialismo,
nomadismi personali,
postcoloniale,
sessismo e razzismo,
whiteness / bianchezza
domenica 11 maggio 2014
Zapruder / Riunione di redazione a Torino
Sabato e domenica prossimi (17 - 18 maggio 2014) riunione di redazione di Zapruder, presso l' Ardp (Archivio delle donne in Piemonte - via Palazzo di Città, 20). Ricordiamo che le riunioni redazionali di Zapruder sono aperte a tutt* i/le soci/socie di Storie in movimento (anche se ovviamente il diritto di voto spetta solo ai membri della redazione). Per maggiori info su orari e ordine del giorno consultare il programma dettagliato nel sito di Sim. Ci vediamo ;-)
mercoledì 7 maggio 2014
Noi che amiamo bell hooks
Via Sud De-genere, la traduzione di un'interessante intervista di Stephanie Troutman a bell hooks, pubblicata originariamente in thefeministwire il 14 marzo scorso. Buona lettura // Articoli correlati in Marginalia QUI
sabato 3 maggio 2014
Vita materiale e parole che ti uccidono
Sull'ultimo numero di Letterate Magazine, la rivista online della Società Italiana delle Letterate, (n. 94, 2014) una recensione di Clotilde Barbarulli (che ringraziamo) a Non si nasce donna. Percorsi testi e contesti del femminismo materialista in Francia (a cura di Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli, Alegre / Quaderni Viola, 2013). Prima di lasciarvi alla lettura vi ri-segnaliamo i link delle altre recensioni a Non si nasce pubblicate finora (rispettivamente di Silvia Nugara per Iaph Italia, di Alessandra Pigliaru per Il Manifesto e di Paola Guazzo per il Guazzington Post) che non sono poche per un volume che non è per tutti i palati (anche femministi) ... Buona lettura! //Ai primi di marzo è morta Nicole-Claude Mathieu, femminista lesbica materialista che ha condotto fin dagli anni Settanta un’analisi radicale
antinaturalista dell’eterosessualità intesa come regime politico fondato sulla gerarchia tra i sessi, tra le autrici raccolte nel volume Non si nasce donna.Il
lavoro suo, come quello del gruppo, in Italia è poco conosciuto,
soprattutto per la prevalenza del paradigma della differenza sessuale,
perciò questa ricerca su teoriche che hanno segnato profondamente il
femminismo francese e possono suscitare molti interrogativi, è
importante. Il riferimento di partenza è la celebre frase di Simone de
Beauvoir volta ad indicare che “la donnità è segnata da un ruolo a
lungo subalterno e dal monopolio maschile della tradizione simbolica”.
Le femministe del gruppo, impegnate in un radicale antiessenzialismo, si
sono raccolte nel 1977 intorno alla rivista Questions Féministes
che – contaminata da varie influenze, fra cui il marxismo, la
psicanalisi, le teorie anticoloniali e il movimento afroamericano –
intende mantenere un forte legame fra teoria e “femminismo-movimento”,
tra ”rivoluzione della conoscenza” ; “rivoluzione della realtà sociale”
(Perilli). Colette Guillaumin definisce le analisi delle pensatrici del gruppo
(Christine Delphy, Nicole-Claude Mathieu, Paola Tabet e Monique Wittig )
come una “rimessa in questione delle ‘evidenze’, forma sacralizzata
dell’ideologia” con riferimento al sesso e alla razza che dicotomizzano
lo spazio sociale. Rivisitando il pensiero marxista, analizzano
l’intreccio tra rapporti materiali e di senso nelle relazioni di dominio
da cui nasce la naturalizzazione che s’iscrive efficacemente nei corpi,
nel linguaggio, nelle categorie mentali e istituzionali. In realtà il
sesso e la razza non emergono come un dato, un’essenza, ma come un
marchio (l’equivalente del feticcio marxiano) che nasconde e
cristallizza i presistenti rapporti di dominio e sfruttamento. Le curatrici intendono con questo libro colmare il vuoto esistente in
Italia su tali autrici,come evidenzia la bibliografia allegata, e dar
conto di un paradigma che da dieci anni dialoga con una nuova
generazione di femministe, nell’intreccio con il Black Feminism, gli
studi gay e lesbici, l’approccio queer e gli studi postcoloniali. Allo
scopo offrono articoli inediti in italiano con brevi introduzioni: dal
saggio di Di Cori sull’invenzione statunitense del French Feminism alla
riflessione sul genere di Delphy, dall’antropologia materialista di
Mathieu alla costruzione sociale della disuguaglianza tra i sessi di
Tabet; fino al linguaggio fatto di “parole che ti uccidono” in quanto
veicola l’ordine straight (intreccio delle nozioni di normalità, rettitudine, ordine e eterosessualità) del pensiero per Wittig. Interessante in particolare appare Guillaumin per la sua critica al concetto di differenza
perché nasconde l’ideale secondo cui “tutti appartengono allo stesso
universo, ma in termini di differenti forme dell’essere, per sempre
fissate”, perciò mette in guardia di fronte alla sostanziale ambiguità
del “diritto alla differenza culturale” (1980). Già nel 1972, come
sottolinea Siebert, anticipa sia alcune impostazioni postcoloniali
considerando l’ideologia razzista “una organizzazione percettiva della
individuazione del simile e del differente”, lo “stato cristallizzato di
un immaginario”, sia altre tematiche cruciali, quali i dibattiti tra
posizioni femministe bianche/occidentali e posizioni postcoloniali, tra
femminismo del privilegio e femminismo della “classe delle donne”: negli
odierni processi le conquiste dell’emancipazioni femminile nei paesi
ricchi sono state pagate con lo sfruttamento delle immigrate e
Guillaumin può aiutare; a riflettere ulteriormente sull’uso politico del
concetto di differenza nei movimenti delle donne, nella tensione fra
liberazione individuale e liberazione collettiva per focalizzare la
coscienza di classe. Mathieu, evidenzia Ribeiro Corossacz,; ha studiato le donne come una comunità di oppressione attraversata da altre forme di gerarchizzazione (la classe, l’etnia, la sessualità…) e socialmente percepita come “un gruppo naturale
specifico”. Sottolinea, come Tabet, la vocazione comparativa
dell’antropologa per allargare il senso delle possibilità umane
illustrando modi diversi “per ciò che riguarda la categoria sociologica
di sesso e i rapporti tra i sessi”. Fin dai primi anni Novanta ha
criticato però le correnti queer del femminismo, in particolare
Butler, per il rischio che nascondino le condizioni materiali oggettive
dei rapporti di oppressione delle donne e non indaghino le possibilità
di agire dei soggetti sessualmente minoritari. Verrebbe cioè lasciata
in secondo piano l’organizzazione del sesso sociale che continua a
poggiare sull’oppressione, privilegiando gli aspetti simbolici,
discorsivi e periodici del genere a scapito della realtà materiale e
storica. Se ogni rottura epistemologica richiede un vocabolario nuovo ,e, come
invita Wittig, occorre passare al vaglio ciascuna parola, “scuotere il
linguaggio nel caleidoscopio del mondo, e, nella misura in cui lo si
scuote, operare rivoluzioni nella coscienza” (1992), questo libro
stimola a riflettere anche oggi su teoria, parole, esperienze,
contribuendo a creare “i germi” di una “rivoluzione cognitiva, ovvero
politica”, per non dimenticare mai i rapporti materiali che sottendono
qualsiasi problematica (Clotilde Barbarulli, LetterateMagazine, n. 94, 2014).
Etichette:
bibliografie,
Christine Delphy,
Colette Guillaumin,
materialismo,
Monique Wittig,
Nicole-Claude Mathieu,
Nouvelles questions féministes,
Paola Tabet
giovedì 1 maggio 2014
5x1000 a Storie in movimento e «Zapruder»
Per le amiche e gli amici di Storie in Movimento e della rivista «Zapruder» che hanno un lavoro ( e quindi un reddito) regolare: come probabilmente sapete ognun@ di noi (senza alcun onere) può devolvere il 5 x milledel suo reddito a favore di associazioni iscritte in un apposito elenco semplicemente indicando il codice fiscale nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi e firmando. E' possibile sostenere Storie in Movimento e «Zapruder» indicando sul modulo per la scelta del 5 x 1000, nella casella "associazioni del volontariato", il seguente codice fiscale: 91309100377. Tale codice fiscale appartiene all'Archivio "Marco Pezzi" di Bologna: poiché' SIM non è nell'elenco delle associazioni beneficiarie del 5 x 1000, gli amici dell'Archivio "Marco Pezzi" hanno deciso di devolvere l'intero ammontare del loro 5 x mille a Storie in Movimento . Vi chiediamo di fare questo semplice gesto con lo scopo di difendere e sostenere un progetto che per scelta, anche economicamente, non vuole dipendere da nessuno. I fondi raccolti saranno interamente utilizzati per i seguenti scopi:
- organizzazione del SIMposio estivo
- finanziamento della rivista «Zapruder»,
- organizzazione di incontri culturali coerenti con il nostro progetto
L'Associazione si impegna a rendere conto pubblicamente di come saranno utilizzati i fondi raccolti attraverso il 5 x mille.
domenica 27 aprile 2014
Fisppa / Modelli mediatici di femminilità e mascolinità in discussione
Martedì 29 aprile 2014, alle ore 13.30 (aula A, via Bassi, 2 - Padova), presentazione dei risultati della ricerca condotta dagli studenti del Corso di Metodologie e tecniche della ricerca sociale IIdella Professoressa Annalisa Frisina , organizzata dal FISPPA (Dipartimento di Filosofia,Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata dell'Università di Padova) in collaborazione con il Liceo delle Scienze Sociali Marchesi Fusinato. Intervengono Claudia Padovani, Vincenza Perilli e Lorenza Perini
domenica 13 aprile 2014
venerdì 11 aprile 2014
Perché Atlantide deve viveve
Poco più di un anno fa, ospiti di "Atlantide" per una delle nostre riunioni come gruppo bolognese di "Storie in Movimento", invitavamo a firmare la petizione Atlantide deve vivere, convint@ dell'importanza di questo spazio come luogodi produzione, condivisione, circolazione di progettualità politica e sapere critico. A distanza di un anno Atlantide è nuovamente sotto la minaccia di uno sgombero imminente. Rinnoviamo la nostra solidarietà e l'invito a sostenere le atlantidee, firmando la petizione online e partecipando ai prossimi appuntamenti pubblici:
di produzione, condivisione, circolazione di progettualità politica e sapere critico. A distanza di un anno Atlantide è nuovamente sotto la minaccia di uno sgombero imminente. Rinnoviamo la nostra solidarietà e l'invito a sostenere le atlantidee, firmando la petizione online e partecipando ai prossimi appuntamenti pubblici (http://atlantideresiste.noblogs.org) // Il gruppo bolognese di Storie in Movimento / Zapruder (Articoli correlati in Marginalia: Atlantide non si affonda!)
mercoledì 9 aprile 2014
Transmission Nicole-Claude Mathieu
Nella pagina (che avevamo già segnalato) del sito della Féderation de recherche sur le genre (Ring), dedicata a Nicole-Claude Mathieu, è stato inserito l'articolo pubblicato la scorsa settimana da Il Manifesto, ripreso anche dal sito di Intersexioni. Sperando in una sempre più ampia "trasmissione" del lavoro/pensiero di Nicole-Claude Mathieu (e del femminismo materialista) ...
giovedì 3 aprile 2014
InteRGRace online
«Race is a textual thing [...] Race after all the violence remains a social construct; it changes with the context, it is relational, not essential, and never be finely fixed, but subject to the constant process of redefinition and appropriation [...]. It is a signifier, an empty sign, it is not fixed in a nature, it can not be secured in its meaning, floats in a sea of relational differences» (Stuart Hall, Race. The Floating Signifier, MEF, 1996). Il sito di InteRGRace è finalmente online: http://www.intergrace.it
domenica 30 marzo 2014
Ricordando Nicole-Claude Mathieu
A qualche giorno dalla morte, avvenuta il 9 marzo scorso a Parigi, avevo pubblicato qui un breve ricordo di Nicole-Claude Mathieu scritto con Sara Garbagnoli e Valeria Riberio Corossacz, L'anatomia è politica. Ieri il Manifesto, con il titolo redazionale di La natura inventata del genere sessuale, ha pubblicato un nostro più lungo contributo, di cui di seguito potete leggere la versione originale (mentre quella, leggermente più breve, pubblicata dal quotidiano è anche qui). Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo, mi preme però segnalare alcuni dei ricordi che sono stati dedicati a Mathieu, su siti italiani e non, nelle ultime settimane: anzitutto gli interventi di Rosanna Fiocchetto e Jacqueline Julien, pubblicati entrambi sul Guazzington Post di Paola Guazzo, il sito della Libera Università delle donne (che ha ripreso il saggio dedicato a Nicole-Claude Mathieu pubblicato in Non si nasce donna) come anche i post di Sonia Sabelli (che rinvia, tra l'altro, alla trasmissione andata in onda su Mfla) e di Azione gay e lesbica. In Francia infine, il sito del Ring ha aperto una pagina dedicata a Mathieu, che è in continuo aggiornamento. Vi lascio ora al testo, buona lettura // Per un'anatomia politica dei sessi: un ricordo di Nicole-Claude Mathieu (di Sara Garbagnoli, Vincenza Perilli e Valeria Ribeiro Corossacz). Nicole-Claude Mathieu si è spenta a Parigi il 9 marzo scorso, lasciando un vuoto non misurabile in quelli che, a partire dai primi anni '70 del secolo scorso, sono stati i suoi ambiti privilegiati di produzione teorica, di impegno politico e di insegnamento: l’antropologia e la teoria femminista. Grazie ad un rigore, a un’audacia e una lucidità intellettuali e politiche di rara levatura, Mathieu ha contribuito a rielaborare criticamente l’epistemologia e a ridefinire le frontiere di tali saperi. Femminista lesbica materialista, nel 1977 è stata tra le co-fondatrici della rivista Questions Féministes, che, diretta da Simone De Beauvoir e animata, tra le altre, da Monique Wittig, Colette Guillaumin e Christine Delphy, ha prodotto nello spazio intellettuale francese un'analisi radicalmente antinaturalista dell’eterosessualità intesa come regime politico naturalizzato fondato sulla gerarchia tra i sessi e le sessualità. Ha fatto parte del Laboratoire d’anthropologie sociale creato da Claude Lévi-Strauss e ha insegnato per due decenni Antropologia e Sociologia dei sessi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Le sue ricerche riguardano la «categorizzazione sociale dei sessi», una definizione che rende chiaro che i sessi sono socialmente effettivi nel momento in cui sono investiti da una classificazione sociale, oggetto di analisi dell’antropologia e del femminismo. Il titolo della sua principale raccolta di saggi L’anatomie politique. Catégorisations et idéologies du sexe (L’anatomia politica. Categorizzazioni e ideologie di sesso), pubblicata nel 1991 da Côté-femmes e rieditata pochi mesi fa dalle éditions iXe, concentra e esprime il suo programma di ricerca che mirava a combinare lo studio delle molteplici forme attraverso cui l’oppressione della classe delle donne si dispiega in diversi
contesti sociali. Come ha scritto Monique Wittig all'inizio degli anni '80, un approccio femminista materialista dell’oppressione delle donne distrugge l’idea che esse siano un «gruppo naturale»: Mathieu ha definito e studiato le donne come «una comunità di oppressione» attraversata da altre forme di gerarchizzazione (la classe, l'etnia, la sessualità...) e socialmente percepita come fosse «un gruppo naturale specifico» dalle cui supposte «specificità naturali» deriverebbero specifiche qualità, virtù, cultura. Lungi dal voler mostrare che non esistono differenze biologiche, fenotipiche tra le persone, le ricerche di Mathieu hanno indagato le modalità attraverso le quali differenze biologiche in sé non significative lo diventano socialmente. Attraverso fini analisi etnologiche Mathieu ha fatto emergere
come le differenze biologiche tra i sessi vengono ad avere significato e pertinenza sociale: uomini e donne sono costruzioni socio-economiche naturalizzate, classi antagoniste la cui funzione è quella di perpetuare l'oppressione materiale e simbolica delle donne. È difficile ricordare in poco spazio la ricchezza e la profondità delle sue analisi, delle interrogazioni sollevate, delle categorie critiche forgiate. Tra i contributi che hanno contraddistinto il suo lavoro, desideriamo almeno menzionare la costruzione di una definizione sociologica delle classi di sesso, la critica all’androcentrismo delle scienze sociali e dei processi di universalizzazione del punto di vista dominante che caratterizza
l’epistemologia che le sottende, lo studio degli effetti della dominazione maschile sulla «coscienza dominata» delle donne, l’analisi diacronica e sincronica dei diversi significati e usi sociali di «sesso» e di «genere», l’impatto del relativismo culturale sulla discussione dell’oppressione delle donne in paesi non occidentali. In «Quand céder n’est pas consentir», uno dei suoi articoli più penetranti, Mathieu contesta le analisi etnologiche e le ideologie correnti secondo cui le donne acconsentirebbero alla loro dominazione ed esamina gli effetti della dominazione maschile sulla coscienza e sull’inconscio delle donne, mostrando come l’oppressione produca una coscienza ed una
conoscenza della realtà frammentarie e contraddittorie. Un’esperienza insieme corporale e percettiva della dominazione che i dominanti ignorano come tale e che produce per le donne «un cedere
che non è un acconsentire». L'oppressione delle donne si dispiega, per Mathieu, così come per le altre femministe materialiste, attraverso un sistema di processi materiali sostenuti da un sistema
ideologico-discorsivo che produce come credibile la credenza dell'ordine sessuale come ordine trascendente, celando l'origine economico-sociale della «complementarietà» delle classi di sesso. Per la liberazione delle donne (e delle minoranze sessuali), occorre, per tali teoriche, distruggere politicamente, filosoficamente e simbolicamente le categorie di «uomo» e di «donna». Lo studio del
modus operandi dell’oppressione e dei suoi effetti sul corpo e sulle categorie di percezione del mondo dei minoritari ha portato Mathieu a formulare già dai primi anni '90, una critica alle
correnti queer del femminismo statunitense, in particolare la Judith Butler di Gender Trouble, allora ancora pressoché sconosciuta in Francia. A giudizio di Mathieu queste elaborazioni
teoriche non produrrebbero un’analisi delle condizioni materiali oggettive dei rapporti di oppressione delle donne, né indagherebbero le condizioni sociali di possibilità della «capacità di agire» dei soggetti sessualmente minoritari. Come ha sottolineato Jules Falquet in un puntuale contributo pubblicato sulla rivista Cahiers du Genre, le/gli specialiste/i non ignorano certo le ricerche di Mathieu – apparse su prestigiose riviste francesi e internazionali e tradotte in almeno sette lingue – ma, nonostante questo e l'indubbia rilevanza scientifica del suo lavoro, esse non sono considerate quanto meriterebbero all'interno della disciplina antropologica. Questo stato di cose ha indubbiamente a che fare con quei meccanismi della derisione sessista, da lei brillantemente esaminati nei suoi articoli, uno dei dispositivi più ricorrenti per emarginare la produzione teorica con una marcata impronta femminista, tacciandola di non essere «oggettiva» e quindi «scientifica». D'altro canto il lavoro di Mathieu è poco noto edibattuto anche all'interno degli stessi studi femministi, sia in
Francia che nell'area anglofona, e ciò ci costringe ad interrogare, come osserva acutamente ancora Falquet, le logiche scientifiche delle diverse discipline, ma anche i meccanismi di diffusione, trasmissione e discussione dei saperi nell'ambito degli studi femministi. In Italia la situazione è ancora più sconfortante: il lavoro di Mathieu, come del resto la produzione teorica del femminismo materialista francese nel suo insieme, è a tutt'oggi pochissimo dibattuto e tradotto. Ricordiamo la pubblicazione su DWF, nel lontano 1989, del suo saggio «Critiche epistemologiche sulla problematica dei sessi nel discorso etno-antropologico» e qualche rara citazione. Tra i fattori che hanno determinato questo stato di cose, e che restano in gran parte da indagare storicamente, vi è da una parte la ricezione del femminismo francese fortemente influenzata da quella stupefacente
invenzione statunitense che è il French Feminism e dall'altra il poco spazio che l'approccio materialista poteva trovare nel contesto italiano, influenzato da altri paradigmi interpretativi del
rapporto tra i sessi, in particolare, anche se non unicamente, da quello egemonico della differenza sessuale. In questo senso la recente pubblicazione di Non si nasce donna. Percorsi,
testi e contesti del femminismo materialista in Francia (a cura di S. Garbagnoli e V. Perilli, Alegre/Quaderni Viola, 2013), recensita proprio su queste pagine da Alessandra Pigliaru, intende essere uno strumento di introduzione a un tipo di approccio quanto
mai necessario. Dedicato alle rappresentanti maggiori del femminismo materialista francofono – Monique Wittig, Paola Tabet, Colette Guillaumin, Christine Delphy e Nicole-Claude Mathieu – il volume traduce di quest'ultima la stringata ma densa «voce» pubblicata sul Dictionnaire critique du féminisme (Puf, 2000) preceduta da un saggio di Valeria Ribeiro Corossacz, «Per un'anatomia politica dei sessi: l'antropologia materialista di Nicole-Claude Mathieu», con l'auspicio che il lavoro di Mathieu possa continuare a vivere nello spazio intellettuale e femminista, anche italiano
Etichette:
ad memoriam,
bibliografie,
cyberspazio,
eterosessismo,
femminismi,
genere / gender,
materialismo,
Nicole-Claude Mathieu,
Nouvelles questions féministes
Iscriviti a:
Post (Atom)