domenica 31 maggio 2009

Protesta con veli e kefiah nella reggia dei Savoia

Succede alla Reggia di Venaria, storica residenza dei Savoia (qui, qui e qui gli articoli dei quotidiani sull'accaduto). Una lettera anonima pubblicata da La Stampa in cui una turista si lamentava del fatto che alla reception ci fossero "due donne islamiche, una addirittura con il velo", provoca la protesta di tutto il personale del castello sabaudo, che il giorno dopo si presenta a lavorare indossando veli e kefiah (ovviamente le donne con il velo e gli uomini con la kefiah, sarebbe troppo pretendere stravolgimenti queer in spontanee rivolte antirazziste, ma lancio l'idea per il futuro). Del resto questa non era la prima volta che "la donna islamica con il velo", Yamna Amellal (originaria del Marocco, da cinque in Italia, cinque lingue parlate fluentemente e cinque euro all'ora di stipendio) subiva il razzismo non proprio velato dei/delle visitatori/visitatrici del Reggia. Tra questi anche il classico "tornatene al tuo paese". E l'altra "islamica"? In realtà si chiama Marina German ed è di origine calabrese ...
Tutta questa storia la conosco fin troppo bene.

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11 commenti:

Rosetta ha detto...

Hai letto questo articolo sul Corriere?
http://www.corriere.it/cronache/09_maggio_31/rodota_segno_sottomissione_c72a8fbc-4db7-11de-891f-00144f02aabc.shtml

Marginalia ha detto...

No, non lo avevo ancora visto, grazie della segnalazione. E' la solita robaccia, dal velo come "simbolo di sottomissione delle donne" alla retorica paternalista e neo coloniale delle donne "occidentali" (le donne libere ...) che dovrebbero "aiutare" le "altre" (le donne sottomesse) a liberarsi dal velo e dalla sottomissione ...
Cascano le braccia. Ma chi è questa Rodotà?

Rosetta ha detto...

E' la giornalista Maria Laura Rodotà, la figlia del famoso Rodotà

socialista eretico ha detto...

mmm...

donne vestite da uomo con il sigaro che discutono di "cose importanti"

ed io con lo sguardo basso che servo al tavolo...

potrebbe essere una pratica femminista a cui potrei interessarmi ;-)


(vestito da donna però no che dovrei spender l'ira di dio in depilazione)

Floréal ha detto...

Cinque euro all'ora è la vergognosa paga di tutte, mica solo della marocchina (come lo potrebbe dare a pensare il tuo articolo) che "parla cinque lingue", e allora? Cosa sarrebbe a dire, che quella è un genio? Prima di tutto tutti giornali riportano che ne parla 4 e non 5, e comunque hai un'idea del numero di studentesse in lingue straniere che ne parlano altretante e sicuramente anche meglio e che sarebbero anche loro disposte a lavorare anche per quei 5 euro all'ora durante le vacanze pur di farsi qualche soldo?

Ma secondo te, per "solidarietà" se lo terranno anche tutti i santi giorni, il foulard, le altre? Io scommetto che a lungo andare si romperanno le scattole e nemmeno poco, perché mica sono musulmane abbituate a questi salamalecchi.
E i maschi il kheffieh, ma ti pareva, ma quant'è carina sta "solidarietà", certo loro non se lo sono messo in testa, sono maschi, eh?

Il velo della "libera scelta"? Più che altro questo è la doxa del multiculturalismo, mica tutte la pensiamo come la Delphy, la pensiamo piuttosto cosi:
http://donnaproletaria.blog.tiscali.it//Marketing_islamico__per_l_Islam_le_donne_
sono_sacre__1578102.shtml
O cosi:
http://donnaproletaria.blog.tiscali.it//Bas_les_voiles___Via_il_velo_dal_
velo__1577877.shtml

Ma "Il prezzo del velo: la guerra dell'islam contro le donne", di Giuliana Sgrena, L'hai letto? Non mi verai mica a dire che la Sgrena sia di destra, paternalista e neo coloniale.... Secondo te lo avranno letto le colleghe solidali? Io credo di no, ma dovrebbero. Lo troverebbero sicuramente molto meno simpatico, questo velo.

E comunque, effettivamento, non vi è nessunissima ragione valida per chè un'impiegata in un'amministrazione di stato possa portare quel coso. Dovrebbe essere vietato. Se le frasi razziste come il "tornatene nel tuo paese" sono del tutto inaccettabilii, non dire niente ma cambiare fila è lecito: il pubblico, che paga la visita, non ha da essere costretto a prendere il biglietto da una dona col velo in un museo di stato, pubblico, in un paese laico.

Marginalia ha detto...

Per Rosetta: certo, questo lo so, era una domanda retorica ;-)

Per Socialista Eretico: vestito da donna, a sguardo basso e che servi ai tavoli io ti prendo anche con i peli dimensione foresta amazzonica ;-)))

Per Floréal: senza stare a cercare il pelo nell'uovo delle 4 o 5 lingue, che un salario di cinque euro all'ora sia vergognoso per tutte (e tutti) è pacifico e non capisco in che senso quanto ho scritto farebbe presupporre il contrario. Ma dovrai pur convenire con me che la realtà dei cinque euro condita per sovrappiù da "tornatene al tuo paese" e "marocchina di merda" riguarda in maggioranza solo alcune ... E non capisco cosa intendi quando parli delle tante studentesse di lingue disposte a lavorare per cinque euro (sottinteso: studentesse di lingue italiane): forse che "la marocchina" (come la definisci) ha poco da lamentarsi?
Per venire alla faccenda velo: il libro di Sgrena l'ho letto certo, e ho letto anche quello di Daniela Santanchè. Quest'ultima è lettura istruttiva di come situazioni diverse in contesti nazionali e politici diversi servano a costruire un discorso strumentalmente razzista.
Certo che non è obbligatorio pensarla come Delphy ( e verrò a leggere gli articoli che mi segnali, anche se visto il tono del tuo commento posso già immaginare come la pensi/pensate) ma riflettere e mettersi in ascolto di quanto dicono le donne direttamente coinvolte nella questione mi sembra pratica valida e necessaria. Avevo segnalato qui in Marginalia il recente volume di Ruba Salih, per esempio. E sui diversi significati del cosiddetto "velo islamico" ti consiglierei vivamente di leggere il libro di Sonia Dayan-Herzbrun "Femmes et politique au Moyen-Orient", sempre che il francese faccia parte delle 4 o 5 lingue che sicuramente parli ...

socialista eretico ha detto...

attenta ... che ci sto :-)

Floréal ha detto...

Se aggiungo il belgo, lo svizzero et il quebechese, arrivo vicino alla decina di lingue parlate, ma se ti scrivo in italiano capisci meglio.

Non conosco la Santanché. E un ex-velina? Credevo che ballassero, non che parlassero. Che adirittura scrivessero...mi pare per lo meno strano che chi non ha niente da dire si metta a scrivere.

Sono anti-velo. In modo incondizionale.
I "diversi significati" del velo sono tutte balle che servono ad una cosa soltanto: farci ingoiare l'islam ed il cosidetto muslticulturalismo. Che poi quando si parla di quest'ultimo, si tratta solo e soltanto d'islam. Una parola soft per alludere a quello. Che considero del tutto incompatibile con la laicita, in tutto e per tutto. E non è perché il concordato con la Chiesa cattolica non è di mio gradimento che debbo gradire l'islam e le sue richieste senza fine, poiché di fine non ne hanno finché un contesto non è completamente islamizzato. I musulmani chiamano l'islamizzazione "tolleranza", il ché mi farebbe ridere se fosse innocuo, ma non lo è.
Per ciò ritengo le loro richieste inaccettabili nella sfera pubblica.

Marginalia ha detto...

Florèal, je ne comprends pas du tout ton ironie sur les "veline" et je crois que Daniela Santanchè c'est bien plus dangereuse ...

Sur la question "voile" je pense on ne peut pas parler de "la femme" mais seulement des "femmes", et on ne peut pas parler au nom de toutes les femmes pour affirmer que le voile est un signe de soumission. N'est pas possible aussi, de parler du "voile" en général, il faut (toujours)spécifier ce dont on parle, de quelle situation ou contexte spécifiques. Quand je dis que le voile a une multiplicité de significations je pense, par exemple, a des jeunes filles en France que j'ai connu. Ces filles portent le voile pour une revendication identitaire contre le racisme de la société française ou encore pour s'automatiser par rapport à leurs parents (qui, comme dans autres pays, ne les laisseraient pas sortir autrement). Dans autres situation l'adoption du voile par les filles en France est du a les pression des association islamiques qui cherchent à convaincre les jeunes filles d'origine musulmane que l'on n'est pas une bonne musulmane si l'on ne se voile pas ... La situation est encore différent en Iran ou dans d'autres pays ou le port du voile est obligatoire, et encore différent en Italie ... C'est pour ça, pour cette multiplicité de significations et situations différents, que je pense on ne peut pas dire d'être pour o contre le voile d'une façon générale.

J'espere que mon discours c'est clair et je m'excuse si je écris en (mauvaise)français, mais je ne parle pas " il belgo, lo svizzero et il quebechese"

à bientôt

Floréal ha detto...

Si si parli un ottimo belgo, capisco benissimo. Per me è un sollievo, almeno il mio italiano non è peggiò del tuo francese.

Ho afferrato chi è questa Santanché (l'ho trovata su wikipedia dove c'è di tutto di più e il contrario di tutto). Mah, a me pare una delle tante espressioni del berlusconismo. Del resto non la trovo mica peggiò dell'imam col quale a quanto pare ebbe un diverbio, che poi gli è valso una fatwa. Inoltre ha ragione lei a dire che nel corano il velo per le donne non è un'obbligo, perché è vero.

Il velo non è altro che un segno di sottomission, fondamentalmente, storicamente, e dal punto di vista della storia del costume. Che poi possa avere diversi significati secondo i vari contesti e le varie consuetidini è un'altra cosa. Che adirittura possa essere usato alla rovescia in segno di contestazione e di emancipazione, effettivamente è anche vero.

Ma che cosa ce ne viene a noi occidentali? Se per loro è fonte di emancipazione, "femminista", tanto meglio. Nei paesi musulmani pero, là dove l'islam è stramaggioritario. Che non venghino a dire che le dobbiamo considerare qui come femministe, perché di femminista quel segno che è il velo non ha proprio niente.
Scusa tanto, ma vedersele apparire in manifestazioni femministe e rivendicare di essere considerate come tali, è un pò come se massaie in grembiule con bigodini in testa ci venissero a dire che lo sono e che portono i loro simboli di emancipazione. E per definizione un non senso.

In Europa non me ne viene proprio niente, delle loro "rivendicazioni identitarie". Siamo in europa, appunto, in paesi laici, non in paesi musulmani. Hanno pure la libertà di metterlo o no, qui (non parlo ovviamente di quelle che vi sono costrette dalla famiglia o dal marito, né di quelle che se lo mettono nelle "cités", cioè nelle sbarre di alveari delle periferie, dove non riuscirebbero proprio ad atraversare il cortile senza essere violentate in men che meno se non lo portassero), come quella di Venaria, appunto, che proclama beatamente portalo per "libera scelta". Sarei proprio curiosa di conoscere la reazione del marito pakistanese se un bel giorno decidesse di toglierselo... Ma tant'è.

Comunque sia, nel ambito della funzione pubblica, come un museo, in questo caso, per me è assolutamente inaccettabile, fuori legge proprio. Un impiegata velata a Versailles o in un castello della Loira, non riesco ad immaginarmela proprio. Quel giorno oltralpe vi sarà la guerra civile. E per me le sue colleghe "solidali" sono altrettante "idiote utile all'islam".

Rosetta ha detto...

Vincenzina bella, riesci anche ad essere spiritosa mentre parli di cose serie ma però devi pensare anche a chi come me non parla belgo e neanche francese, appena appena italiano e un po' d'inglese scolastico ;)